All’Università islamica d’Italia c’è chi invoca la “soluzione finale per i sionisti”, lo “sterminio” di IsraeleUn post su Facebook del responsabile della segreteria della Fondazione Università islamica di Lecce recita così: " Gli ebrei reali sono vittime". Che dice, ministro Giannini?
di Giulio Meotti | 23 Agosto 2016
http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/08/ ... e_c195.htmRoma. Pensata sul modello della Cattolica di Milano ma con la faccia rivolta a est, in direzione della Mecca, l’Università islamica d’Italia è stata lanciata un anno fa a Lecce. Sede legale, amministrazione, rettorato, moschea e college per cinquemila studenti. Tre i corsi di laurea previsti finora, Scienze umanistiche, Scienze agrarie-ambientali e Medicina. Come ha spiegato la Gazzetta del Mezzogiorno, “dietro il progetto dell’Università islamica promosso a Lecce dalla Confederazione di imprese mediterranee ci sono i barili di petrolio provenienti dalla Lega araba e dall’Opec, l’organizzazione che riunisce i paesi esportatori di ‘oro nero’. Non solo. Ci sono l’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) e la Qatar Foundation”. Emblematico il motto della raccolta fondi: “Un milione di barili di petrolio per la gloria di Allah”. Fra i partner accademici dell’Università islamica d’Italia troviamo anche l’Università al Azhar del Cairo. Voluta da Giampiero Khaled Paladini, presidente della Fondazione e imprenditore-filantropo convertito all’islam, questa università nel fine settimana è stata al centro di un caso diplomatico fra Italia e Israele. Il primo a riportare le parole di Raffaello Yazan Abdallah Villani, responsabile della segreteria della Fondazione università islamica di Lecce e referente dell’associazione Mediterraneo Islam Italia, è stato il Centro di documentazione ebraica di Milano.
La notizia è poi rimbalzata su tutti i siti di informazione israeliani. “Un [sic] altra soluzione finale”, ha scritto su Facebook il dottor Villani. “Ma questa volta fatta bene… ci vorrebbe. Ma per i sionisti… solo per loro. Sterminio completo. Gli ebrei reali sono vittime”. Il post, poi cancellato, è stato scoperto dall’ambasciata di Israele a Roma e dal ministero dell’Interno ed è stato condannato dal fondatore dell’Università islamica Paladini: “Tale situazione sarà sottoposta al Comitato scientifico di Unislamitalia, ma fin da subito posso esprimere il mio personale pensiero: tale dichiarazione non è condivisibile assolutamente nei suoi contenuti né nel linguaggio usato”. Che un funzionario di una università accreditata presso il Miur invochi la cancellazione dello stato ebraico, paragonandola alla soluzione finale pianificata dai nazisti a Wannsee per i sei milioni di ebrei, non è cosa da poco. Molti nomi noti siedono nel board scientifico della Università islamica d’Italia. Come Franco Cardini, celebre medievista e islamologo, ma anche Abdel Fattah Hassan, imam della Grande moschea di Roma, che all’Università islamica d’Italia sarà responsabile del corso di formazione per imam. Cosa ne pensa delle parole di Villani il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che un anno fa aveva elogiato l’Università islamica di Lecce come un esempio di “diplomazia culturale”?
Un “ponte” verso l’islam che, nelle intenzioni di alcuni suoi funzionari, sembra anche auspicare una “Endlösung der Israel-Frage”. La soluzione finale per i sei milioni di ebrei israeliani.
A lezione dai nazislamistidi Gianluca Veneziani
Giovedì, 25 Agosto, 2016
http://www.lintraprendente.it/2016/08/a ... zislamistiC’è da dire che eravamo stati ottimisti. Quando un anno e mezzo fa si era iniziato a parlare della possibilità di creare un’Università islamica a Lecce, temevamo che sarebbe diventata un porto franco dove insegnare la sharia (timore peraltro confermato, visto che tra gli altri corsi di laurea che dovrebbero essere attivi a partire da ottobre, ci sarà anche un master in Diritto islamico). Nulla però lasciava pensare che da subito i protagonisti di questa avventura accademica si facessero cassa di risonanza del più becero odio antisemita e antisionista. Non immaginavamo insomma che il responsabile della segreteria della Fondazione Università Islamica di Lecce, Raffaello Yazan Abdallah Villani, potesse scrivere sulla sua pagina Facebook un post di questo tono, presto denunciato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e dall’ambasciata d’Israele a Roma: “Un’altra soluzione finale, ma questa volta fatta bene, ci vorrebbe. Ma per i sionisti, solo per loro, sterminio completo. Gli ebrei reali sono vittime” (sic!).
Le frasi non sono solo il condensato più vomitevole dell’odio personale verso lo Stato d’Israele, nei confronti dei cui abitanti e sostenitori si auspica addirittura la replica, magari ottimizzata nei numeri, dell’Olocausto: una Shoah 2.0 in cui cambino i carnefici ma restino tali e quali le vittime. Ma espressioni simili, nella loro brutalità, sono soprattutto l’ennesima conferma dell’inopportunità di realizzare un centro accademico islamico all’interno del nostro Paese.
Di ragioni contro il lancio di questo progetto già ne avevamo avanzate alcune. La prima riguardava l’errore di creare un’università confessionale all’interno di un sistema di istruzione laico come quello italiano: a differenza dell’Università Cattolica che – a dispetto del nome – è un centro di cultura libero e laico, non certo un coacervo di seminari religiosi, corsi di catechismo e indottrinamento al Vangelo, l’Università Islamica nasce per suo statuto come ente che promuove l’insegnamento del Corano (sarà così nel corso di laurea in Teologia coranica e nelle lezioni di Recitazione del Sacro Corano), che mira a formare imam (il corso ad hoc sarà tenuto dall’imam della Grande Moschea di Roma Abdel Fattah Assan) e a favorire la conoscenza della sharia, indicandola come fondamento per poter poi affermarsi nel mondo della finanza («Non è la finanza che orienta la politica e il diritto ma esattamente il contrario: è il diritto e la Sharia che detta l’azione e l’etica finanziaria», si legge ad esempio nella brochure illustrativa del master in Diritto e Finanza islamica). Lo scopo generale dell’Università risulta dunque “formare una nuova classe dirigente musulmana” (come è scritto nel programma del corso per imam), confermando nella fede italiani convertiti all’islam (sono tali pressoché tutti i primi iscritti ai corsi) e magari facendo proselitismo verso italiani attratti dall’universo culturale-religioso musulmano. Uno scopo confessionale, che nulla a ha a che vedere con le finalità di libera educazione al libero apprendimento e al libero sviluppo di uno spirito critico, proprie del nostro sistema universitario; e che dovrebbero essere gli unici valori regolativi del Ministero dell’Istruzione, che pure, col ministro Giannini, ha già elogiato questo centro accademico come esempio di “diplomazia culturale”.
La seconda perplessità era relativa alla natura e alla provenienza dei finanziamenti dell’Università islamica. Se a consentire la sua nascita dovevano essere, tra gli altri, fondi derivanti dal Qatar (come quelli accertati della Qatar Foundation, ritenuta emblema di un islam tradizionalista), cioè da un Paese che da sempre finanzia attività non proprio amichevoli nei confronti dell’Occidente (giusto per usare un eufemismo), era lecito avanzare qualche preoccupazione.
A questi aspetti sostanziali e all’intenzione di creare un’Università islamica in un momento in cui proprio l’applicazione letteralistica del Corano finisce per cozzare con la difesa della nostra civiltà e la sicurezza d’Occidente, si aggiunge la circostanza episodica, ma non meno strutturale, dell’attacco sbracato contro Israele, che appalesa la mentalità violentemente antisionista che anima le teste di certi responsabili dell’Università (sebbene il fondatore Giampiero Khaled Paladini abbia preso nettamente le distanze dalle affermazioni di Villani) e induce a porsi una domanda: come può attecchire alla base dell’Europa e sul Mediterraneo, in una terra in passato oggetto di aspro scontro tra cristianesimo e islam, un’Università in cui Israele, fiero baluardo d’Occidente in Medio Oriente, viene ritenuta da un suo funzionario nemico da abbattere e i sionisti esseri inferiori da sterminare?
Sono passaggi inquietanti che confermano le analogie ormai sempre più stringenti tra gli islamici radicali e i nazisti, guidati da una stessa ideologia intollerante, dalla stessa volontà di occupare e sottomettere l’Europa, dalla stessa convinzione di essere razza eletta e pura e dalla conseguente necessità di eliminare gli infedeli o gli impuri. Il vocabolario spesso coincide, le azioni di terrore cominciano a sovrapporsi. Non sarebbe il caso di fermare la deriva, prima che il passato si ripresenti con tutti i suoi corsi e ricorsi?
Intanto sarebbe già un enorme passo avanti avere il coraggio di chiamare le cose per nome. Sì, si tratta di Nazislam.