Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:23 am

Ensorxense venete e l tradimento de Venesia
viewtopic.php?f=160&t=2375


Parké i veneti de tera łi xe ensorxenti contro łi envaxori e opresori françoxi de Napoleon e i venesiani no?
Parké Venesia ła ga tradesto i veneti, xbandonandołi ai françoxi?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:24 am

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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:24 am

Giovanni Albieri dito Venerio - ensorxensa de Crespin
Ensorxense venete contro i françoxi: el caxo de Crespin
viewtopic.php?f=187&t=2336
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:25 am

Ensorxensa de Skio

1809, A SCHIO SI FONDÒ UN GOVERNO NEL NOME DI SAN MARCO
di ETTORE BEGGIATO

http://www.miglioverde.eu/1809-a-schio- ... -san-marco


L’insorgenza veneta del 1809 è sistematicamente ignorata dalla storiografia “ufficiale”: nessuna sorpresa per la verità, è tutta la nostra storia veneta che viene sistematicamente nascosta o mistificata, visto che gli storici del regime parlano di “briganti” o di “straccioni”. Si conoscono a memoria i nomi dei sette re di Roma ma ben poco sanno di quanto straordinaria sia la loro storia, la storia del popolo veneto.
Napoleone aveva portato il Veneto tutto in condizioni di miseria e disperazione come mai nella nostra storia, imponendo la coscrizione obbligatoria e una serie di tasse pesantissime (pensiamo a quella sul macinato, vera e propria tassa sulla fame).
Il nostro popolo reagì con particolare vigore, al suono della campana a martello: i francesi, in nome della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, riportarono l’ordine con centinaia e centinaia di morti.
Particolarmente interessante è un passo del diario della contessa Ottavia Negri Velo che ricorda come il 10 luglio 1809 “A Schio si è fondato la sede del loro governo, il maggior numero vuole San Marco”: una preziosa testimonianza del fatto che fra le venete e i veneti che scesero in piazza c’era una notevole dimensione culturale e politica della vicenda, altro che briganti o straccioni.
Una pagina, quella del 1809, che meriterebbe di essere conosciuta dal popolo veneto; mancò una figura leggendaria come il tirolese Andreas Hofer che guidasse il nostro popolo, e mancò anche chi, come il grande pittore spagnolo Francisco Goya tramandasse ai posteri l’eroismo di chi lottava per la propria libertà e contro i crimini dell’occupante napoleonico.
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:26 am

Ensorxense çinbre

Le persecuzioni ricordate dai cimbri
Occupazione francese
23.06.2016

http://www.ilgiornaledivicenza.it/terri ... scroll=108

Nove luglio 1809, l'Altopiano insorse contro le imposizioni francesi chiedendo libertà e autonomia e rifiutando di versare le tasse ritenute particolarmente esose dai capi famiglia. Nelle prime schermaglie le truppe di Napoleone furono sconfitte e costrette ad abbandonare prima Asiago e poi l'Altopiano.

La reazione francese fu immediata. Con l'uso dell'artiglieria l’esercito francese riprese il controllo dei paesi con una repressione sanguinosa. Oltre duemila altopianesi, soprattutto donne, anziani e bambini, vennero trucidati. Solo ad Asiago furono 70 le persone uccise ed i loro corpi esposti sugli alberi come segno della sconfitta dei cimbri. ???

Quella tragedia sarà ricordato il 9 luglio prossimo al Parco delle Rimembranze di Asiago con una cerimonia organizzata dalla Federazione dei Cimbri dei 7 Comuni. Alle 10.30 sarà celebrata la Messa alla chiesetta di Santa Maria Liberatrice e a seguito sarà deposto una corona d'allora in ricordo di quei caduti per la libertà. (...)
Leggi l’articolo integrale sul giornale in edicola


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 7inbre.jpg
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:26 am

8 LUGLIO 1809, LORIA E LE DONNE VENETE INSORTE CONTRO NAPOLEONE
di ETTORE BEGGIATO

http://www.miglioverde.eu/8-luglio-1809 ... -napoleone

L’insorgenza veneta del 1809 è sistematicamente ignorata dalla storiografia “ufficiale”: nessuna sorpresa per la verità, è tutta la nostra storia veneta che viene sistematicamente nascosta o mistificata, visto che gli storici del regime parlano di “briganti” o di “straccioni”.
Napoleone aveva portato il Veneto tutto in condizioni di miseria e disperazione come mai nella nostra storia, imponendo la coscrizione obbligatoria e una serie di tasse pesantissime (pensiamo a quella sul macinato, vera e propria tassa sulla fame). Il nostro popolo reagì con particolare vigore, al suono della campana a martello: i francesi, in nome della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, riportarono l’ordine con centinaia e centinaia di morti.
Particolarmente interessante è un passo del diario di Pietro Basso, sartor di Asolo nel giorno 8 luglio 1809: “Le done se Loria, accordate con quele de Besega, le a desfà la municipalità”; siamo in provincia di Treviso ma tutto il Veneto stava per insorgere contro Napoleone.
Una pagina, quella del 1809, che meriterebbe di essere conosciuta dal popolo veneto; mancò una figura leggendaria come il tirolese Andreas Hofer che guidasse il nostro popolo, e mancò anche chi, come il grande pittore spagnolo Francisco Goya tramandasse ai posteri l’eroismo di chi lottava per la propria libertà e contro i crimini dell’occupante napoleonico.
*Autore di “1809: l’insorgenza veneta. La lotta contro Napoleone nella Terra di San Marco” .
P.S. L’opera che rappresenta l’insorgenza di Loria è di Martina Tauro “La Poiana
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:28 am

.
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:33 am

???

Insorgensa veneta

http://www.beggiato.itgo.com/insorgenza_veneta.html

Immagine


E’ USCITO IL NUOVO LIBRO DI ETTORE BEGGIATO:
“1809: l’insorgenza veneta.
La lotta contro Napoleone nella Terra di San Marco”
Editrice Veneta – Vicenza


INTRODUZIONE: Banditi o patrioti veneti ?

Giuseppe Boerio nel suo “Dizionario del dialetto veneziano” stampato a Venezia nel 1856 parla dei “briganti” in questi termini: “Con tale nome erano comunemente chiamati nell’anno 1809 coloro che nelle varie nostre provincie si sollevarono”; lo storico trentino Aldo Bertoluzza anticipa l’utilizzo del termine, almeno per quanto riguarda il Veneto, al 1797: “La denominazione di briganti che verrà riportata da gran parte degli storici risale al mese di aprile 1797, quando avvenne l’emigrazione nel Trentino di fuoriusciti veneti antifrancesi e la formazione di quei primi nuclei che Napoleone stesso battezzava briganti, e che diventeranno poi gli affiancatori dei malcontenti tirolesi e di Andreas Hofer nel 1809” Attraverso il concetto di “brigante” si tentava, e si tenta, di screditare chi lottava comunque per un’idea, per difendere la propria terra, la propria casa, la propria tradizione. E così “briganti” furono tutti coloro che in tantissimi comunità della penisola italiana resistettero alle orde napoleoniche e giacobine, “briganti” furono chiamati i Vandeani che pagarono con il sangue la difesa della loro identità, “briganti” divennero più tardi coloro che si ribellavano nei confronti dei “liberatori” sabaudi e che vedevano i loro paesi rasi al suolo da certi figuri che ora campeggiano nelle nostre piazze. L’insorgenza del 1809 assume il carattere di una vera e propria ribellione contro il conquistatore, contro l’Infame Napoleone. Si può certamente parlare di una guerra di liberazione contro l’invasore straniero e i suoi collaborazionisti locali (i giacobini veneti) in un contesto che assume una caratteristica europea e che parte dalla Vandea tocca il Tirolo incendia la Spagna e coinvolge, in forme diverse, l’intero continente Da una parte i popoli decisi a difendere la loro terra, la loro storia, le loro tradizioni dall’altra Napoleone e i suoi alleati; da una parte la difesa della propria religiosità dall’altra l’offensiva del laicismo; da una parte le “piccole patrie” dall’altra l’espansionismo francese, da una parte la battaglia autonomista dall’altra il centralismo più ottuso e rapace che affama la nostra gente con nuove tasse particolarmente odiose come quella sul macinato.. Si calcola che dal 1796 al 1815 le varie insorgenze coinvolsero nella sola penisola italiana più di 300.000 persone; sicuramente ne morirono più di centomila. Ed anche nel nostro Veneto ci sono numeri impressionanti che testimoniano una partecipazione straordinaria: ad Orgiano piccolo centro del bassovicentino, fonti della polizia parlano di quindicimila persone in piazza, ma sono le piazze dell’intero Veneto ad infiammarsi, sono i campanili delle nostre comunità che diventano il simbolo della rivolta (non ci avevo mai pensato: dalle campane a martello del 1809 al campanile di San Marco dei Serenissimi del maggio 1997…..). Una sollevazione straordinaria come partecipazione, come coinvolgimento generale dell’intera popolazione, interclassista si direbbe oggi (altro che rivoluzione degli straccioni!), come riaffermazione della propria identità veneta e come lotta per riconquistare la libertà perduta (la bandiera con il leone di San Marco sventola in tante piazze e a Schio viene anche insediato un Governo Veneto…) alla quale si reagisce con brutalità impressionante con centinaia e centinaia di patrioti veneti fucilati e impiccati; certo, ci fu anche chi si dedicò alla razzia: ma fu comunque una esigua minoranza. Sicuramente mancò la capacità “politica”, mancarono i capi, non certo l’ardore e l’eroismo della nostra gente. Ma tutto questo nei libri della scuola italiana non compare e nella pubblicistica del “regime” viene censurato o minimizzato. E d’altra parte basta pensare a chi “controlla” le università venete, o meglio le università italiane nel Veneto per rendersi conto di come la storia veneta sia ostaggio di logiche e di “culture” estranee alla nostra terra e al nostro popolo. Possiamo chiedere a questi “storici” sfornati dalle università italiane del Veneto come mai in Spagna gli insorti antinapoleonici vengono considerati degli eroi, immortalati nel famoso quadro di Fransisco Goya, e nella nostra terra veneta gli stessi insorti antinapoleonici vengono ignorati o trattati come delinquenti comuni? Ed è la stessa storiografia che continua a presentare il Veneto polentone, abituato a dire “comandi!” a chiunque passi per questa terra. Nulla di più sbagliato! Il nostro popolo ha sempre lottato per riacquistare la propria sovranità, la propria libertà. C’è un filo rosso (o meglio azzurro che è il colore nazionale di noi veneti) che unisce tante pagine della nostra storia nelle quali è costante la lotta del nostro popolo per l’autonomia, per l’autogoverno.
Vediamole, schematicamente e senza pretesa di completezza.

1) Nel 1797 i Veneti lottano strenuamente per difendere la Serenissima. Eroica la difesa dei veronesi durante le “Pasque” ma in tutto il Veneto ci sono manifestazioni di fedeltà alla Repubblica di San Marco e di resistenza contro i francesi;

2) Nel 1809 i Veneti, come vedremo, insorgono contro Napoleone

3) Nel 1848, il 22 marzo inizia la grande rivoluzione veneta; viene ricostituita la Repubblica Veneta e Venezia sarà l’ultima città d’Europa a cadere, il 23 agosto 1849, sotto l’impressionante offensiva dell’esercito asburgico. Per le cinque giornate cinque di Milano ci sono interi scaffali di volumi, un anno e mezzo di indipendenza veneta viene sistematicamente ignorata. Dieci anni dopo Napoleone III propone a Francesco Giuseppe di assimilare la questione veneta a quella del Lussemburgo. Nel 1866 attraverso un plebiscito-truffa il Veneto viene annesso all’Italia.

4) Nel 1920 subito dopo la fine della grande guerra quasi interamente combattuta nel nostro Veneto e che ha portato lutti, tragedie e disperazione a non finire, Luigi Luzzatti, già presidente del Consiglio dei Ministri, profondo conoscitore della nostra gente, scrive al suo successore Vittorio Emanuele Orlando il 7 febbraio 1919 del timore che potesse sorgere 'un'Irlanda Veneta, mutando i paesi più patriottici e più sobri nel chiedere, in ribelli della disperazione e il prefetto di Treviso segnala al Ministero la possibilità che nel Trevigiano si crei un movimento separatista tendente a staccare il Veneto dall'Italia.

E Guido Bergamo parlamentare trevigiano scrive 'Il governo centrale di Roma, questo governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati, non si accorgerà di noi se non ci decideremo a far da noi e ancora 'Ora basta! Il problema veneto è così acuto che noi da oggi predicheremo la ribellione dei veneti. Cittadini, non paghiamo le tasse, non riconosciamo il governo centrale di Roma, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l'ammontare delle imposte dirette nel Veneto.

5) Nel 1945, nell’immediato dopoguerra il ministro dell’interno chiede informazioni alla prefettura di Venezia su “persone che tendano ad una autonomia integrale del Veneto e alla costituzione di una Repubblica di San Marco”

6) Nel 1970 nascono le regioni e il Veneto è l’unica regione che si da uno statuto nel quale si parla di “popolo”: l’articolo due recita: “L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”

7) Nel 1983 alle elezioni politiche per la prima volta in una regione a statuto ordinario una forza politica autonomista riesce a far eleggere due rappresentanti al parlamento italiano: è la Liga Veneta, la madre di tutte le leghe.

8) Nel 1997, il 9 maggio otto “serenissimi” si impossessano del campanile di S. Marco e issano la bandiera veneta. Un gesto e un sacrificio determinanti a far risvegliare nel popolo veneto la coscienza della propria identità e dei propri diritti.
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 8:36 am

Ƚe colpe, ƚe responsabeƚetà e ‘l tradimento dei venesiani
viewtopic.php?f=167&t=1277

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... nesian.jpg

Ła Repiovega Veneto Venesiana lè termenà entel 1797 par responsabeletà e colpa de l'arestograsia venesiana e no de altri
viewtopic.php?f=160&t=807

https://it.wikipedia.org/wiki/Caduta_de ... di_Venezia
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Re: Ensorxense venete e l tradimento de Venesia

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 12:58 pm

La neotrałetà venesiana, ła xe sta na ensemensa e na vargogna granda
Venesia ła ga łasà ke Napoleon e l'Aostria łi se fese ła goera drento ła tera veneta, en pì łi ghe dava a Napoleon 1 miłion al mexe par mantegner el so exerçeto en canpagna contro l'Aostria, dixeme valtri se se pol ver stima e amor pai sti venesiani.

https://it.wikipedia.org/wiki/Caduta_de ... di_Venezia

Nel corso del conflitto la Repubblica di Venezia aveva mantenuto l'ormai tradizionale posizione di neutralità, ma i suoi territori si trovavano a questo punto nel pieno della direttrice d'avanzata dell'esercito francese in direzione di Vienna, dopo che la Francia aveva denunciato il 20 maggio l'accordo armistiziale, riprendendo le ostilità.
All'avvicinarsi dell'esercito francese, già il 12 maggio 1796 il Senato della Serenissima aveva istituito un Provveditore generale per la Terraferma, con l'incarico di sovrintendere a tutti i magistrati delle province (i reggimenti). Ma lo stato delle difese era disastroso: scarsi gli armamenti, cattiva la manutenzione delle fortificazioni. Le terre della Lombardia veneta vennero presto invase dalle masse di profughi in fuga dalla guerra, dalle truppe austriache sbandate o in fuga, cui si aggiunsero in breve le prime infiltrazioni di contingenti francesi. A stento le autorità veneziane riuscirono a distogliere prima gli austriaci del generale Kerpen, poi i francesi di Berthier al loro inseguimento, dall'attraversare Crema. Giunse infine in città lo stesso Napoleone, portando una proposta di alleanza tra la Francia e Venezia, cui però non venne data risposta.

Sia il governo che le autorità di terraferma, in considerazione del cattivo stato delle difese, opposero una blanda resistenza all'attraversamento del territorio veneto da parte degli austriaci in fuga. Venezia oppose però un fermo diniego alle richieste dell'ambasciatore imperiale di fornire, seppur segretamente, viveri e magazzini alle forze asburgiche. In breve, comunque, la situazione si fece critica per la Repubblica: non solo la Lombardia, ma lo stesso Veneto erano minacciati. Prima il comandante in capo austriaco, generale Beaulieau, si impadronì con l'inganno di Peschiera, poi, il 29 maggio, la divisione francese del generale Augereau entrò a Desenzano. La notte tra il 29 e il 30 maggio Napoleone attraversò in forze il Mincio, mettendo in fuga il nemico verso il Tirolo. Alle lagnanze della Serenissima, che per bocca del provveditore generale Foscarini lamentava i danni portati dalle truppe francesi al loro passaggio, Bonaparte rispose minacciando di mettere a ferro e fuoco Verona e marciare su Venezia. Egli ribatteva infatti che la Repubblica aveva favorito l'Imperatore, non dichiarando guerra dopo il fatto di Peschiera, e i nemici della Francia, avendo dato ospitalità al pretendente francese Luigi.

Il 1º giugno il provveditore Foscarini, desideroso di non provocare ulteriormente Napoleone, acconsentì all'ingresso dei soldati francesi in Verona. Le terre di Venezia divennero così campo di battaglia tra gli opposti schieramenti, mentre in molte città si venne progressivamente a creare una difficile condizione di convivenza tra le truppe veneziane, gli occupanti francesi e la popolazione locale.
...
Nel corso dell'autunno e dell'inverno la presenza francese in Italia si andò rapidamente consolidando, tanto che il 15 e 16 ottobre vennero costituite la Repubblica Cispadana e la Repubblica Transpadana. Contemporaneamente, nella Terraferma Veneziana i soldati napoleonici presero progressivamente il controllo del sistema difensivo, prendendo il controllo di città e fortezze. Mentre le direttive provenienti da Venezia continuavano ad ingiungere ai magistrati posti a capo dei vari reggimenti di fornire la massima collaborazione e di evitare qualunque motivo di conflitto, dal canto loro i francesi spinsero sempre più apertamente alla rivolta i gruppi giacobini locali.
...
Tutti questi fatti spinsero infine i magistrati veneziani di Terraferma ad autorizzare la parziale mobilitazione delle cernide e l'apprestamento difensivo di Verona, principale piazzaforte militare. Gli occupanti francesi furono inizialmente costretti a salvaguardare le apparenze, acconsentendo a non interferire con le forze veneziane intente a riprendere il controllo delle città della lombardia veneta. In questo sostenute dall'accordo stipulato il 1º aprile, con cui Venezia accondiscendeva al pagamento di un milione di lire al mese a Napoleone per il finanziamento della sua campagna contro l'Austria. In tal modo la Repubblica sperava infatti di favorire al contempo una rapida conclusione del conflitto, con il conseguente sgombero degli occupanti, e l'acquisto di una certa libertà d'azione contro i rivoluzionari lombardi.

Di fronte però al diffondersi delle sollevazioni popolari a favore di Venezia e alla rapida avanzata delle truppe venete, i francesi furono costretti a soccorrere i giacobini lombardi, svelando definitivamente le loro reali intenzioni. Il 6 aprile un drappello di cavalleria veneziana venne fatto prigioniero a tradimento dai francesi e condotto a Brescia. L'8 aprile il Senato fu informato di scorrerie compiute fin alle porte di Legnago da rivoluzionari bresciani dotati di divise francesi. Il 9 aprile un proclama napoleonico invitò la popolazione della Terraferma ad abbandonare il governo di Venezia, che si era sino a quel momento premurato della sicurezza della sola capitale. Contemporaneamente il generale Junot ricevette dal Bonaparte una lettera in cui si lamentava la generale sollevazione antifrancese della Terraferma veneta. Il 10 aprile, quindi, i francesi, dopo aver catturato una nave veneziana carica di armamenti sul Garda, accusarono Venezia di aver rotto la neutralità istigando gli abitanti delle valli bresciane e bergamasche alla rivolta anti-giacobina. Il generale Miollis accusò l'aggressione subita da un battaglione di volontari polacchi che era intervenuto in uno degli scontri. Il 12 aprile venne ordinata poi la massima vigilanza nei porti veneti per la sempre più frequente presenza di navi da guerra francesi. Il 15 aprile, infine, l'ambasciatore di Napoleone a Venezia informò la Signoria dell'intenzione francese di sostenere e promuovere le rivolte contro il tirannico governo della Repubblica. Questa rispose emanando un bando per imporre a tutti i sudditi la calma e il rispetto della neutralità.
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