Noumerasion

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Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 10:43 pm

Noumerasion
viewtopic.php?f=102&t=462



Il sistema di numerazione etrusco

http://www.dti.unimi.it/~citrini/Tesi/r9/num_etr.html


Dopo una prima fase di conteggi per mezzo di intermediari concreti (quali tacche fatte in pezzi di legno o stecchi infilati in asticelle, chiodi conficcati o sassolini), col passare del tempo i popoli etruschi fecero uso di una specie di numerazione scritta.
Di essa ci sono rimaste tracce in qualche iscrizione sepolcrale ed in qualche monumento di altro genere. Del resto, le iscrizioni etrusche, anche se numerose (circa 10.000), vengono in grandissima parte da necropoli; sono perciò di carattere funerario e generalmente molto brevi. Esse ci danno perciò soprattutto, se non soltanto, nomi di persona e indicazioni anagrafiche elementari.
La numerazione etrusca ha come base il sistema quinario, è di tipo additivo, ha qualche relazione con la numerazione greca ed è somigliantissima alla romana, da cui differisce, però, per il sistema bustrofedico, dagli etruschi conservato nella numerazione come nella scrittura: sia nella scrittura che nella numerazione, cioè, questo popolo iniziava a scrivere partendo da sinistra e giunti alla fine della riga ricominciavano immediatamente sotto, cioè da destra verso sinistra.
Per quanto riguarda i simboli numerici usati, distinguiamo vari segni per uno stesso valore; si tratta di varietà dipendenti dalle diverse datazioni dei documenti e dalle diverse località di ritrovamento. Essenzialmente, comunque, i simboli numerici usati in Etruria erano i seguenti:

Immagine

Tali simboli, come si vede, rispecchiavano molto i numerali romani: in etrusco come in latino, i segni adottati per 1 e per 10 erano gli stessi. Per quanto riguarda il segno del 5, pare che esso si otteneva dimezzando quello per il 10: gli etruschi, però, optarono per la metà inferiore Immagine; i romani per quella superiore Immagine.


Immagine

Infine, questa numerazione era usata non solo in Etruria ma, con piccole variazioni, anche presso gli osci, gli umbri ed i sanniti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 10:50 pm

La grafia de la noumerasion ke vien dita romana en realtà la xe talega come ca testemogna la variansa etrusca, prasiò dir ke lè na noumerasion romana no xe justo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di ... one_romano

o almanco cognaria dir ke la grafia de la noumerasion doparà a Roma e ente l'ara talega e altrove, entel periodo dito roman, la xe na grafia ke no la xe stasta enventà dai romani ma ke la ga orexeni asè pì vece e ka la jera doparà anca da le altre xenti de l'ara talega.




GLI ETRUSCHI E I ROMANI

http://www.dti.unimi.it/~citrini/Tesi/r9/etr_rom.html

La storia di Roma è intrinsecamente legata a quella degli etruschi, popolo stanziatosi nell’Italia centrale che fiorì a partire dal X secolo a.C., e fu definitivamente inglobata nella civiltà romana entro la fine del I secolo a.C. alla fine di un lungo processo di conquista e assimilazione culturale che ebbe inizio con la data tradizionale della conquista di Veio da parte dei romani nel 396 a.C.

La civiltà etrusca
La civiltà romana

Fig.1
Per quanto riguarda le notazioni numeriche, sia la numerazione etrusca che quella romana hanno la stessa indubbia origine e sono entrambe di tipo additivo. Presentano inoltre dei segni pressoché identici, sebbene si differenzino per il carattere bustrofedico della numerazione, oltre che della scrittura, etrusca.
Il sistema di numerazione etrusco
La numerazione romana
Esempio interattivo: “La numerazione romana”
L’origine delle cifre etrusche e romane


L’origine delle cifre etrusche e romane

http://www.dti.unimi.it/~citrini/Tesi/r9/origine.html

Anteriori a ogni tipo di scrittura, e dunque a qualsiasi alfabeto, le cifre etrusche e romane e i valori corrispondenti pare siano stati scelti in base alle facoltà umane di percezione immediata dei numeri, che assai raramente sorpassano il numero quattro.
I popoli vissuti sul suolo italico, ben prima degli etruschi e dei romani, praticarono dalla più remota antichità, la pratica dell’intaglio: una volta incise le prime quattro tacche, su un pezzo d’osso o di legno, veniva modificata la forma della tacca per il quinto segno, in modo che si potesse cogliere a vista d’occhio quella quantità, che altrimenti avrebbe richiesto l’artificio del conteggio. Questo accadeva per livelli successivi, segnati sulla bacchetta, che corrispondevano esattamente a: 1, 5, 10, 50, 100, 500, 1000, ecc.; tappe consecutive che assicuravano lo sviluppo regolare del sistema, evitando la successione di più di quattro segni identici.
Così, è del tutto naturale che le tacche intagliate siano pervenute dapprima alle seguenti sigle:

Immagine

e poi a queste altre, introdotte semplicemente aggiungendo ai segni V e X una barra verticale.

Immagine

Quindi non c’è dubbio: le cifre romane, come quelle etrusche, discendono dalla pratica dell’intaglio.
Eredi di questa tradizione, però, gli etruschi e i romani di queste sigle conservarono solo le forme seguenti:

Immagine

Per quanto riguarda il numero 1000, i segni utilizzati furono i seguenti:

Immagine

Una sigla simile, ad esempio, è riprodotto in una gemma che rappresenta un contabile etrusco mentre effettua operazioni aritmetiche su una tavola di conto per mezzo di sassolini. Nella mano sinistra, egli tiene un libro contabile, in cui si distingue abbastanza chiaramente la serie etrusca.
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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 10:56 pm

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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 11:05 pm

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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 11:08 pm

LE BASI NUMERICHE NELLA STORIA DELLA NUMERAZIONE

http://www.dti.unimi.it/~citrini/Tesi/r9/app9.html

La base 2
Prima di giungere all’astrazione numerica, si ricorreva come già detto alle sole capacità naturali di riconoscimento immediato dei numeri, capacità che arrivavano, come sappiamo, al più al numero quattro. Ecco perché la prima base di numerazione utilizzata dall’uomo fu, senza dubbio, la base due. Tali sistema era forse diffuso in tutto il mondo. Attualmente, tuttavia, vista la netta diffusione del sistema decimale, ne ritroviamo tracce solo presso alcuni popoli «primitivi» odierni, ancora al «grado zero» della tecnica numerica.

La base 5
Con la comparsa della mano come strumento di computazione, altre basi numeriche fanno la loro apparizione. È il caso della base cinque.
Una numerazione concreta (orale o scritta) è detta «quinaria» o «a base cinque» se il sistema è costruito secondo una periodicità regolare che scandisce la successione naturale dei simboli in gruppi quinari consecutivi e gerarchizzati.
La base cinque è presente in Africa, Oceania e nel Sud dell’India, luoghi dove ancora sopravvivono sistemi residuali di tal tipo.

La base 20
Ben presto la base 5 si è legata ad un’altra base, pure derivante dagli arti ed dalle dita: la base venti. In realtà è più corretto dire che le basi 10 e 20 siano tentativi di estendere la base 5, in quanto il calcolo delle dita di una mano si può estendere a tutte e due le mani (base 10) ed alle dita delle mani e dei piedi insieme (base 20).
Comunque, invece di contare per decine, come fece la maggioranza dei popoli, certe etnie, come i celti, i maya e gli aztechi dell’America centrale precolombiana, presero, assai presto nel corso della storia, l’abitudine di contare per ventine.
L’origine di questo modo di contare è certamente antropomorfa: la ragione per la quale i popoli in oggetto furono indotti ad adottare la ventina come base unitaria del conteggio ha infatti origine dall’abitudine che avevano i popoli che lo usavano di impiegare le dieci dita delle mani e le dieci dei piedi.
Infine, una numerazione con base venti fu utilizzata anche in alcune tribù africane, quali Malinke, Banda, Yesu, Yoruba.

La base 12
Altra base numerica storicamente importante è la base 12. Essa è stata molto diffusa e tuttora ha sparsi molti relitti in tutto il mondo (es. fra tutti il termine dozzina). Fu usata da sumeri e assiro-babilonesi come misura per le lunghezze, le superfici, i volumi e le capacità. In questo contesto la durata della giornata era suddivisa in 12 periodi detti danna di 2 ore ciascuno; a sua volta il cerchio, l’eclittica e lo zodiaco erano suddivisi da queste popolazioni in 12 beru (settori) di 30° ciascuno. Per i Romani l’asse, unità di misura di peso e moneta, era divisa in 12 once come pure in Francia un soldo tornese era divisibile in 12 denari tornesi. Per quanto riguarda le lunghezze britanniche:
1 piede = 12 pollici
1 pollice = 12 linee
1 linea = 12 punti
come pure, per le misure di peso, 1 libbra = 12 once e, per le misure monetarie, 1 scellino = 12 pence.
L’origine della base 12 sta forse nel numero delle falangi (3 per ogni dito) computabili utilizzando il pollice come cursore (3x4=12). Altra ragione, forse più probabile, è che un sistema numerico con base 12 ha un numero maggiore di divisori interi rispetto ad uno in base 10; infatti un sistema in base 10 ha solo l’unità, il 2, il 5 ed il 10; mentre il 12 può essere diviso per 1, 2, 3, 4, 6 e 12 e questo poteva tornare spesso utile.
La base 12 è presente in Indocina, India, Pakistan, Afghanistan, Iran, Iraq, Turchia, Siria ed Egitto (tale diffusione fa pensare ad un utilizzo relativamente recente in ambito islamico).

La base 60
Una base numerica importante è, poi, la base 60. Continuiamo infatti a servirci del sistema sessagesimale per esprimere le misure del tempo, in ore, minuti e secondi, come quelle degli archi e degli angoli, in gradi.
Il sistema sessagesimale, per i greci e poi presso gli arabi, è stato un sistema dotto di numerazione. Salvo rare e tarde eccezioni, questo sistema, a cominciare dai greci, è stato impiegato soltanto per esprimere le frazioni.
Precedentemente, invece, serviva a Babilonia, per esprimere sia le frazioni che gli interi. Era un sistema di numerazione completo, usato dai matematici e dagli astronomi.
Ancora, presso i sumeri, predecessori dei babilonesi, il sistema sessagesimale, prima di essere un sistema dotto (cioè impiegato solo nei testi di carattere “scientifico”), era stato il modo abituale ed esclusivo di numerazione.
In realtà, però, il sistema sessagesimale, che procede per potenze successive di 60, presenta un grave inconveniente, conseguenza dell’entità della base. In teoria questo sistema non comporta altre unità che 1, 60, 602, 603, ecc., e l’uso di tale base esige la conoscenza di sessanta nomi diversi per ogni numero da uno a sessanta. Ma lo scarto tra queste unità è troppo vasto, perché la pratica, per alleggerire la memoria, non abbia fatto intervenire una unità ausiliaria. Proprio per questo motivo, i sumeri, a sostegno intermedio fra le differenti unità sessagesimali del loro sistema di numerazione, introdussero la decina.

La base 10
La base che ha storicamente trionfato è la base 10, un felice compromesso, né troppo grande (con l’inconveniente di troppi segni elementari) né troppo piccola (con l’inconveniente di complicate combinazioni di pochi segni). Inoltre tale base è ben radicata nella costituzione degli arti dell’essere umano (le 10 dita).
Il sistema decimale è simmetrico, ed esteticamente gradevole, con una procedura di costituzione periodica dei numeri a tutti livelli praticamente identica (in pratica non c’è bisogno di basi ausiliarie come nel caso della base 60).
Storicamente la scelta della base 10 si è definita in maniera quasi ufficiale e politica con le decisioni prese dalla Convenzione di Parigi dopo la Rivoluzione francese che disciplinò anche i sistemi di misurazione almeno per ciò che riguarda l’Europa continentale.
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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » dom gen 26, 2014 11:59 pm

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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2014 12:01 am

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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2014 12:05 am

Sistema de noumerasion inte 'a cultura dei canpi de urne:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di ... pi_di_urne

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_dei_campi_di_urne

Durante la fase iniziale della cultura dei campi di urne, intorno al 1200 a.C. apparirono nell'Europa centrale alcune falci di bronzo con incisi dei segni interpretati come un sistema numerico.
Nel 1946 fu scoperto in Sassonia un deposito con più di 250 falci risalenti al 1500-1250 a.C.
Questa scoperta è solo una parte di tutte quelle risalenti alla Cultura dei campi delle urne fatte vicino al fiume Saale, dove vennero ritrovati circa 600 falci ed altri oggetti. Le falci si pensa che siano state create ne depositi a scopo rituale.

L'attenzione degli scopritori cadde su una serie di segni posti in due posizioni: semplici segni vicino all'impugnatura ed altri più complessi nell'angolo della lama o sulla base.
Furono proprio i segni più semplici ad essere interpretati come un sistema di numerazione.
Furono scoperti anche altri oggetti che riportano gli stessi segni, come per esempio il bollo di Ruthen (risalente all'età del Bronzo) ed il vaso di Coswig (risalente al periodo tra il 1200 e il 1000 a.C.) che riportano il simbolo ////\\\\\.
Nel caso del vaso di Coswig, sembra che il simbolo sia scrito da una mano allenata che ha scritto una serie complessa di simboli sull'argilla ancora fresca.

/ 1 // 2 /// 3 //// 4 \ 5 /\ 6 //\ 7 ///\ 8 ////\ 9 \\ 10 /\\ 11 //\\ 12 ///\\ 13 ////\\ 14 \\\ 15 /\\\ 16 //\\\ 17 ///\\\ 18 ////\\\ 19
\\\\ 20 /\\\\ 21 //\\\\ 22 ///\\\\ 23 ////\\\\ 24 \\\\\ 25 /\\\\\ 26 //\\\\\ 27 ///\\\\\ 28 ////\\\\\ 29

..........................


http://en.wikipedia.org/wiki/Urnfield_culture

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ronxee.jpg
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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2014 8:01 am

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Re: Noumerasion

Messaggioda Berto » lun gen 27, 2014 8:09 am

Carta de i retrovamenti arkeołojeghi de łe tołete ciamà “BROTLAIBIDOLE”:

Tolete enigmateghe

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ysepag.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... osfww3.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lete-1.jpg

Vixion:
http://www.luoghimisteriosi.it/lombardia_cavriana.html

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 1blmad.jpg

Łe xe coaxi tute grande cofà dei paketi de sigarete o dei tełefoni.

Vengono chiamate anche “BROTLAIBIDOLE” nome che in tedesco significa “Idoli a forma di pagnotta” e sono piccole tavolette della lunghezza di circa otto centimetri, di forma ovale o rettangolare, stanno infatti comodamente in una mano e recano scolpiti piccoli segni molto semplici, come cerchi, linee, croci. Sono prevalentemente fatte di terracotta (solo 5 sono in pietra) e la loro diffusione va dal 2100 a.C. al 1400 a.C (età del Bronzo Antica e Media), data in cui misteriosamente iniziarono a scomparire. Le zone in cui sono state ritrovate investono l’Italia centro-nord e l’Europa centro-est.

Ste tołete xe in parte cofà de i pałotołari, contadori, na speçe de regołi/makinete pa far de conto; e na parte podaria esar cofà skede de rejistrasion contabiłe de ła produsion, dei magaxini, dei scanvi, del dar e de l’aver.

http://www.tavoletteenigmatiche.it


MANTOVA - Quattromila anni fa, in piena Età del Bronzo, le popolazioni dell'Italia centro-settentrionale e quelle di una vasta area dell'Europa centro-orientale avevano un codice in comune. Era impresso su dei manufatti in terracotta o in pietra grandi più o meno come un telefono cellulare. Ne sono stati ritrovati circa 300 ma il loro significato e la loro funzione sono ancora sconosciuti, tanto da renderli noti tra gli studiosi come "tavolette enigmatiche". Per far luce su questo mistero dell'antichità è partito un progetto internazionale a guida italiana, che utilizzerà tecnologie modernissime ed anche internet.
"Assegni" o "cambiali" utilizzati nei commerci preistorici, talismani, elementi inseriti in qualche sistema di registrazione, oggetti dal significato rituale. Sono molte le ipotesi sulla funzione di queste tavolette ricoperte di segni di vario genere, come righe, cerchi, punti o croci. Quel che è certo è che erano usate come supporto non deperibile per conservare informazioni e che erano conosciute in comunità lontane e assai diverse, dedite anche all'agricoltura ed unite da frequenti contatti e scambi.

Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, ma soprattutto Italia settentrionale. Le tavolette enigmatiche, dette anche "Brotlaibidole" (in tedesco "idoli a forma di pagnotta"), sono state trovate in un'area molto ampia, ma in gran numero nella zona a sud del lago di Garda. Proprio da qui, dal Museo dell'Alto Mantovano di Cavriana (Mn), è nata l'idea di unire per la prima volta i migliori archeologi europei che le hanno studiate e di adottare un approccio interdisciplinare. "In passato ci sono state diverse pubblicazioni, ma sono mancate le occasioni di confronto", dice il direttore Adalberto Piccoli, 69 anni, che si occupa delle tavolette dal 1976. "Al progetto, che è entrato nella fase operativa da un paio di mesi, stanno collaborando anche l'istituto di Linguistica, Letteratura e Scienze della comunicazione dell'università di Verona ed il dipartimento di Optoelettronica dell'università di Brescia. Quest'ultimo farà scansioni
tridimensionali dei reperti per verificare le tecniche di lavorazione ed eventuali reiterazioni dei segni".

Per svelare il significato delle misteriose "Brotlaibidole", sarà importante anche creare un catalogo che riporti tutti gli esemplari conosciuti e che sia facilmente accessibile. Per questo alla fine di giugno è stato inaugurato il sito internet www. tavoletteenigmatiche. it, sul quale saranno inseriti tutti i dati disponibili. Non solo: le pagine web saranno anche utilizzate per raccogliere segnalazioni. "Domenica scorsa è stata trovata una nuova tavoletta in Slovacchia - continua Adalberto Piccoli, che durante i suoi scavi ne ha recuperate sette - Il sito ci permetterà di aggiornare continuamente il catalogo. Inoltre ci sono sicuramente dei privati che ne possiedono: c'è la possibilità di compilare una scheda di segnalazione, anche in forma anonima".

I primi punti di arrivo del progetto saranno una mostra ed un convegno internazionale, che si terranno a Cavriana nella primavera del 2010. Sarà forse ancora presto per riuscire a comprendere a pieno questa forma di pre-scrittura, ma è probabile che per allora si sia scoperto qualcosa in più sulla funzione delle tavolette enigmatiche. Oggetti diffusi per secoli, tra il 2100 e il 1400 a. C., e poi scomparsi nell'Età del Bronzo Recente, probabilmente non a caso: in quel periodo si intensificarono i contatti con il Mediterraneo orientale e l'incontro con il sistema di segni codificato e consolidato della civiltà micenea potrebbe aver condannato all'oblio il misterioso codice impresso sulle "Brotlaibidole".


(15 luglio 2008)

http://www.repubblica.it/2008/07/sezion ... tiche.html

***********

Mantova Ritrovate nella zona del Garda. Ipotesi a confronto online
L' enigma delle tavolette Dalla preistoria al web
Un sito per decifrare il codice inciso nelle antiche pietre. Il direttore del Museo archeologico dell' Alto Mantovano lancia il sito http://www.tavoletteenigmatiche.it per risolvere il casoLa funzione *** Forse servivano per agevolare gli scambi di merci, forse erano degli essereoggetti rituali

MANTOVA - Sono grandi, più o meno, come un telefonino cellulare. E, a quanto pare, le usavano per lo stesso motivo: comunicare. Cosa, però, non è dato saperlo. Sennò, mica le avrebbero chiamate «tavolette enigmatiche». Adesso, per cercare una soluzione al preistorico enigma, hanno deciso di far ricorso al più moderno degli strumenti: internet. Da oggi, al sito http://www.tavoletteenigmatiche.it, si potrà sapere tutto sulle tavolette del mistero. Ma, soprattutto, gli studiosi avranno un angolo di cyberspazio nel quale scambiarsi dati, ipotesi, fotografie e quant' altro per far luce sugli ermetici oggetti arrivati dall' Età del bronzo (2100-1400 avanti Cristo). L' idea è venuta ad Adalberto Piccoli, 69 anni, direttore del Museo archeologico dell' Alto Mantovano di Cavriana, che ha trovato l' appoggio convinto di università ed enti vari. «È dal 1976 che studio queste tavolette - spiega l' archeologo -. In tutta Europa saremo una quindicina di studiosi
ad occuparci della materia. Grazie al sito, che coinvolge esperti di nove nazioni, sarà più facile scambiarci dati e opinioni». Una delle cose che si potranno fare via internet, ad esempio, sarà confrontare scansioni elettroniche dei misteriosi segni sulle tavolette, per capire se siano stati impressi con gli stessi punzoni, ricostruendo così il «tragitto» degli oggetti misteriosi. Cosa, che peraltro, nel museo mantovano si è già cominciato a fare: nella teca che custodisce le preziose tavolette, tanti spilli colorati su una cartina indicano le zone d' Italia (in gran parte nella zona a sud del lago di Garda, tra Mantovano, Bresciano e Veronese) in cui sono state ritrovate. «In tutto sono state ritrovate circa trecento tavolette - spiegano al museo - in gran parte nell' area benacense, ma anche attorno a Firenze e nell' Europa danubiano-carpatica». Quelle righe e quei cerchi impressi in pietre e terrecotte, devono essere un codice di comunicazione o di interazione fra culture diverse. Ma a che scopo? «A mio parere - spiega Piccoli - forse servivano per facilitare lo scambio di merci. Ma, mentre per le tavolette assire è facile intuire che una spiga stilizzata indicava il grano, decifrare questi simboli è molto più complicato». Le tavolette potrebbero essere una sorta di fattura, o una specie di assegno o cambiale. Non mancano però ipotesi alternative: chi parla di un sistema di registrazione, tipo «anagrafe» ante-litteram. Chi di oggetti rituali, come suggerirebbe il nome tedesco con cui furono all' inizio designate: Brotlaibidole, «Idoli a forma di pagnotta». La soluzione, forse, arriverà nel convegno internazionale che si terrà, proprio a Cavriana, nella primavera del 2010. Nel frattempo, tavolettologi di tutto il mondo, cliccate. Luca Angelini La scheda *** Le tavolette enigmatiche sono reperti in pietra o terracotta dell' Età del bronzo, con misteriosi simboli
incisi

Angelini Luca


Pagina 12
(28 giugno 2008) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 8018.shtml


Altro ancora ... kì

http://www.tavoletteenigmatiche.it

Per la traduzione del testo della tavoletta di Tartaria ho utilizzato il dizionario summeriano-inglese intitolato “Sumerian Lexicon, version 3.0 by John A. Halloran”, che e disponibile per scaricarlo dall'indirrizzo di internet:
http://www.sumerian.org/sumerlex.exe
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