Banke robarie e depredasion talegheviewtopic.php?f=165&t=224https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RFSTA/edit Sta kive no la me par na bona tratasion sol signorajo e so coelo ke goadagna co l’emision de li skei le Banke ÇentraliMarco De La Luna sol so livro "Eurosciavi" el ga scrito pì de coalke robeta xbajà.http://www.youtube.com/watch?v=RixHcElZCy0http://www.youtube.com/watch?v=FBQeBDG5wV8"Euroschiavi" I segreti del signoraggio.
http://www.youtube.com/watch?v=a16_MgvB7dQ Ke ensemense kel conta Miclavez!
http://fraternity.it/sites/default/file ... chiavi.pdfBCE
http://www.ecb.int/ecb/html/index.it.html http://tallonedachille.blogspot.it/p/post-spot.html ======================================================================================================================================
Sta kive la me par na bona tratasion sol signorajo e so coelo ke goadagna co l’emision de li skei le Banke Çentralihttp://digilander.libero.it/togiga/signoraggio.pdfCARO SIGNORAGGISTA, IL VERO TRUFFATORE RESTA LO STATO
http://www.lindipendenza.com/caro-signo ... a-lo-statoCaro signoraggista, io non ti voglio male.
So che ti sei convinto di essere vittima di una gigantesca truffa.
E in gran parte ti do ragione. Ma ti voglio solo dire una cosa: tu sbagli bersaglio.
Te la prendi con le banche, in particolar modo con le banche centrali.
Ma possibile che non riesci a vedere che il vero truffatore è e resta lo Stato?Il signoraggio, da definizione enciclopedica, è il reddito che il governo ottiene tramite la creazione di nuova base monetaria in condizione di monopolio. Si chiama così, perché furono i signori feudali nel Medioevo ad arrogarsi il diritto di essere gli unici possibili coniatori di monete. Allora si parlava di monete d’oro e d’argento, la carta non c’era ancora. I signorotti di allora, dunque, si tenevano una parte dell’oro e dell’argento usato per coniare le monete.
Oggi non si usa più né l’oro né l’argento. Ma il reddito da signoraggio si calcola nello stesso modo, con metodi riattualizzati: è la differenza fra i costi della stampa e gli interessi ricavati dai titoli acquistati in contropartita all’emissione di moneta. Chi ci guadagna è la versione moderna del signorotto feudale: il governo.
E qui sarai tentato di rispondermi: è la banca che ci guadagna.
No, caro mio.
La banca centrale è solo uno strumento burocratico dello Stato. Niente altro.
Non vuol dire niente il fatto che sia organizzata come una società privata.
Anche le Fs sono teoricamente una Spa, ma sono e restano un ente statale. Anche negli Usa, la Federal Reserve è un ente solo teoricamente privato e indipendente. Ma è, a tutti gli effetti, una burocrazia pubblica. In Europa ci siamo fatti l’illusione che esista una banca (centrale europea) indipendente dai governi nazionali. Ma la sostanza non cambia: è un ente politico. Come credi che sia diventato Mario Draghi il suo presidente? Per carriera? Per merito? O per nomina politica? Forse non ti ricordi le battute al vetriolo nella lite a distanza fra il presidente francese (ormai ex) Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi: litigavano sulla nomina del nuovo presidente della Bce, sui suoi vice e sui voti di scambio. Il reddito da signoraggio sul conio delle monete metalliche va ai singoli Stati membri europei. Quello sulle banconote di carta viene ripartito fra le banche centrali proprietarie della Bce. Ciascuna di queste, essendo un ente statale a tutti gli effetti, gira la stragrande maggioranza di questo reddito (nel caso della Banca d’Inghilterra, il 100%) al proprio Stato.
Quindi, caro signoraggista, non capisco proprio quando tu mi parli di “governo delle banche”.
Le banche sono parte integrante del governo.
E sono sempre i governi gli unici che ci guadagnano dalla stampa di nuova moneta.
E ora arriviamo all’aspetto che più di fa infuriare: la truffa.
La truffa consiste nello stampare più moneta, in modo da aumentare i redditi da signoraggio.
Ci perdono i cittadini, che si ritrovano in mano pezzi di carta il cui valore è sempre inferiore (come sai, più moneta circola, meno ha valore).
Ma ci guadagna lo Stato, che incamera maggiori redditi dalla stampa delle banconote.
Questo simpatico trucchetto, fortunatamente, non dura molto tutte le volte che è stato tentato. Perché alla fine, la moneta perde talmente tanto valore da far collassare il sistema.
-Ci provò la Russia nella Prima Guerra Mondiale, per pagare le immense spese militari che doveva sostenere. Il sistema implose e l’esito fu drammatico: la rivoluzione russa.
-Ci provò la Repubblica di Weimar subito dopo la Grande Guerra. E il risultato fu altrettanto drammatico: collasso economico, instabilità politica e, infine, l’ascesa di Hitler.
-Ci provarono, con conseguenze meno drammatiche, tutti i governi italiani degli anni ’70 e ’80. I cui reduci, oggi, pontificano contro le banche e il potere dei banchieri. I governi sono abilissimi a truffare e a dar la colpa a qualcun altro.
Oggi la truffa si può ripetere. Il problema è che non c’è alcun limite all’emissione di moneta, soprattutto da quando è stata sganciata dall’oro.
Gli euroburocrati credono che basti creare una banca indipendente, guidata da tecnici, per contenere l’emissione di moneta.
Ma non esistono tecnici “indipendenti”.
Come ti ho detto prima, Draghi è un politico, a tutti gli effetti.
Ora inizia a pensare, pressato dai governi, che emettere più moneta è un bene.
Dunque può ricominciare la solita vecchia truffa in ogni momento, sempre che non sia già iniziata.
Ma per evitarla, per non farti fare fesso, per favore, non invocare l’intervento dello Stato.
Se gli chiedi di riprendere la “sovranità” sull’emissione di moneta, non fai altro che affidarti alle mani del tuo rapinatore.La purpietà de le banke:http://digilander.libero.it/togiga/signoraggio.pdf 7.3 Banca Centrale, potere effettivo, conflitto di interessi e proprietà delle banche
I partecipanti al capitale della Banca d'Italia non sono azionisti qualsiasi. La legge bancaria del 1936 art. 2012 riserva le quote a banche, assicurazioni e istituti di previdenza rimasti fino al 1992 di proprietà pubblica.
Oggi tra i principali azionisti delle banche, trasformate in spa o banche di credito cooperativo dalla legge Amato-Ciampi (o Amato-Carli del 1990 ?) del 1992 (o del 1998 ?), ci sono le fondazioni bancarie, i cui consigli di amministrazione sono nominati dagli enti locali e dalle organizzazioni professionali.
Anche se trasformata in spa, la proprietà di molte banche resta sotto il controllo pubblico sotto forma di fondazione bancaria.
Perciò se dovessimo applicare la logica di chi dice che la Banca d'Italia è privata perché sono privati i suoi azionisti, dovremmo concludere che la Banca non è affatto privata e, paradossalmente, non sarebbe privata neppure se fosse organizzata come una società per azioni.
Infatti le banche -seguendo tale logica- sono da considerarsi pubbliche, visto che le fondazioni che le controllano non appartengono ad azionisti privati né seguono interessi privati.
Ma se le banche che possiedono quote del capitale della Banca d'Italia non sono private, neanche la Banca lo è e non lo sarebbe neanche se fosse organizzata sotto forma di spa.
Il potere effettivo degli azionisti è di fatto nullo.
Lo disse nel 1926 J.M.Keynes che riferendosi alla Banca d'Inghilterra ha scritto: è un “caso di istituzione che teoricamente è di proprietà assoluta di alcune persone private” ma che “non vi è classe di persone nel Regno quanto i suoi azionisti cui il governatore della Banca d'Inghilterra pensi di meno quando decide circa la sua politica”.
Senza potere, scompare il conflitto di interessi, in nome del quale, peraltro, già nel 1936 lo Statuto della Banca esclude dal Consiglio superiore della Banca gli amministratori delle banche. Ce lo ricorda lo storico De Rosa14 che racconta di come il presidente dell'Associazione delle casse di risparmio italiane, De Cataldo, dopo aver chiesto alle banche associate di convertire le 140.000 azioni possedute e di incrementare il numero delle quote di Bankitalia, puntasse a far valere il peso degli associati nella nuova Banca d'Italia.
Attesa delusa. Il governatore Azzolini spiegò che era stato Mussolini a volere l'esclusione degli amministratori delle banche dal Consiglio superiore “sulla base del principio che gli Istituti vigilati non potevano diventare nello stesso tempo organi vigilanti”15.
Fondasion bancarahttp://it.wikipedia.org/wiki/Fondazione_bancaria Una fondazione bancaria è una persona giuridica mista pubblico-privata senza fini di lucro.
Le fondazioni bancarie sono state introdotte per la prima volta nell'ordinamento italiano con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta "legge-delega Amato-Carli", con lo scopo di perseguire valori collettivi e finalità di utilità generale.
Boldrin vs. politici italiani e fondazioni bancarie (Agorà, 25/1/2013)http://www.youtube.com/watch?v=9dlowhlr9vgBoldrin e le Fondazioni Bancariehttp://www.youtube.com/watch?v=h43tV-h8miIhttp://tallonedachille.blogspot.it/p/post-spot.html I partiti in lotta per le fondazioni bancarie -L'odore dei soldi orienta la lotta politica
http://www.leftcom.org/it/articles/2005 ... i-bancarie (2005)
Nel patto segreto firmato a suo tempo fra Berlusconi e Bossi, assieme alle altre clausole che "verranno rese note al momento opportuno" (così diceva il Senatur), si trova anche la riforma delle Fondazioni bancarie, con l'intenzione di rivedere le regole del gioco, fissate ai tempi della DC nel settore economico e finanziario del paese.
Le Fondazioni sono proprietarie di importanti quote di capitale di banche di rilevanti dimensioni.
Dichiarate oggetto di diritto privato, il tentativo di ripubblicizzarle per dare alle attuali consorterie governative il controllo della nomina degli organi collegiali, dei settori di intervento, ecc., è stato ed è uno degli obiettivi politico-economici più interessanti per alcune fazioni borghesi, presenti nel governo di centro-destra.
Le attuali 89 Fondazioni del settore bancario sono nate dalla trasformazione delle casse di risparmio e degli istituti di diritto pubblico in società per azioni controllate da banche.
Dovrebbero, tendenzialmente, contribuire al cosiddetto "progresso sociale ed economico", liberandosi da ogni condizionamento politico. I forzieri custodiscono un patrimonio di circa 36 miliardi di euro, sul quale, indubbiamente, la "tradizione popolare e religiosa degli italiani" ha fino a ieri - attraverso la mano indisturbata dei suoi rappresentanti politici democristiani e socialisti, nonché nazional-comunisti - proficuamente operato.
Su questi forzieri vorrebbero mettere le mani quelle Regioni nelle quali ciascuna Fondazione ha sede e limitando così le aree geografiche del suo intervento.
Si parla inoltre di almeno 19 miliardi di euro immobilizzati in partecipazioni bancarie (Unicredito, San Paolo IMI, Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena, Intesa BCI).
Il grosso del malloppo - che la Lega in particolare guarda con interesse - è detenuto dalle Fondazioni del Nord.
Per tutte non vi è alcun obbligo di trasparenza e di rendimento, né sugli utili complessivi annuali di 2/3 miliardi né sui “contributi” erogati per centinaia e centinaia di miliardi di euro ad una clientela ufficialmente operante nel campo artistico e culturale, volontariato, istruzione, assistenza sociale, sanità e, naturalmente, partiti. ???
Dopo le sue trascorse esperienze quale Studio Tremonti e Associati (poi Vitali Romagnoli Piccardi e associati) in qualità di commercialista fiscalista, l'ex ministro Tremonti aveva tentato di consegnare al Tesoro le suddette Fondazioni col proposito di trasformarle in una cassaforte degli enti locali, nettamente separata dalle banche e trasferendo così l'accaparramento di soldi e poteri non più formalmente alla "società civile" dei privati borghesi ma a Regioni, Province e Comuni.
Alle fazioni borghesi oggi al potere converrebbe infatti imporre alle Fondazioni (fino a ieri soggetti di diritto privato) una maggioranza di nomine politiche, stabilendo fra l'altro che nella raccolta di soldi per i vari progetti governativi un minimo di fondi venga reinvestito per la realizzazione di infrastrutture regionali.
Limitando la loro autonomia e accresciuti i poteri del ministro del Tesoro e della Economia, le Fondazioni sarebbero messe in buona parte al servizio degli interventi pubblici in perenne crisi di fondi, con indicazioni e paletti posti ai loro fin qui "privati" interventi.
Oltre 1500 le poltrone in gioco (consigli amministrativi e società operative): il 66% dei Consiglieri d'Amministrazione verrebbe nominato dagli Enti Locali mentre alla "società civile" rimane una presenza molto più limitata che nel passato. Tremonti avrebbe voluto far propria anche la scelta delle Società di Gestione del Risparmio incaricate di gestire i pacchetti azionari delle Fondazioni e diventando quindi le loro nuove casseforti. Di "gare europee", secondo le richieste di Bruxelles, non se ne è mai parlato.
Prima ancora delle sue dimissioni forzate, Tremonti si vedeva negato il suo tanto desiderato potere discrezionale che, sia pure indirettamente, mirava a disturbare i maggiori gruppi creditizi del paese.
La Corte Costituzionale sgambettava Tremonti sancendo la parziale incostituzionalità della sua riforma.
In cambio concedeva l'ingresso delle Fondazioni nella nuova Cassa Depositi e Prestiti per finanziare le infrastrutture.
Rimane aperto il contenzioso di fondo: le Fondazioni hanno carattere di organo di diritto pubblico (che oggi fa comodo al centro-destra) oppure mantengono la natura e autonomia privatistica?
In tutti i casi continua la lotta "democratica" - tutta interna ai gruppi di interessi privati e pubblici, di destra e di sinistra - per accaparrarsi quote di potere ed occupare poltrone ai vertici delle Fondazioni.
In nome dell'interesse nazionale, sia chiaro.
Nel frattempo, il proletariato continua a frugare nelle proprie tasche trovandole sempre più vuote.
Fondazioni bancarie: la casta inamovibile dei politici trombati e ottuagenarihttp://www.lindipendenza.com/fondazioni ... ttuagenari Sono considerate indispensabili per la stabilità delle banche. Ma anche un freno per il rinnovamento, soprattutto in termini generazionali. Le Fondazioni restano al centro del sistema finanziario e continuano a dividere esperti e politici, quando e’ in corso una stagione di rinnovi all’insegna della continuità nei ruoli di vertice.
Il primo marzo Antonio Finotti (foto in alto), 84 anni, ha ricevuto un’investitura fino al 2018 alla presidenza di Cariparo, ente di Padova e Rovigo.
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Pochi mesi prima, a Treviso, Dino De Poli, sempre (foto in mezzo) 84 anni, è stato confermato alla guida di Cassamarca fino al 2018.
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E tra poco Giuseppe Guzzetti (foto sotto), 78 anni, presidente dell’Acri e di Cariplo, incasserà un nuovo mandato scadenza 2019.
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Facile per molti parlare di casta, quando in Parlamento è sbarcata una nutrita pattuglia di Grillini e anche i vertici delle banche, una volta impermeabili, si sono aperti alla logica di un avvicendamento fisiologico, legato ai risultati e al gradimento degli azionisti.
Ebbene, le Fondazioni sembrano da questo punto di vista inespugnabili.
Quando invece, come sostiene Andrea Resti, professore di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari alla Bocconi, servirebbe linfa nuova. Più che di ricambio ai vertici, spiega “preferirei parlare di un ricambio culturale: mercati finanziari sempre più instabili e strumenti finanziari sempre piu’ complessi e opachi, proposti da banche d’investimento non proprio disinteressate, rendono necessarie competenze che vent’anni fa non erano così cruciali”.
Forse, ragiona l’economista, “sono finiti i tempi in cui anche un politico trombato poteva fare un buon lavoro, purché avesse intuito e conoscenza del territorio”. Le parole di Resti si inseriscono in un’analisi piu’ ampia.
In materia di fondazioni bancarie, dice, “ci sono certamente passi avanti da fare. Una maggiore trasparenza dei bilanci per esempio non guasterebbe: viene da chiedersi per quale motivo le banche siano assoggettate a complessi e approfonditi schemi di bilancio obbligatori (con allegati e prospetti di dettaglio predefiniti) e il soggetto che sta al piano di sopra (e che pure è un investitore professionale che può acquistare derivati e in qualche caso addirittura investire a leva) abbia vincoli informativi cosi’ poco stringenti”.
Il pericolo “più grave”, secondo Resti, è tuttavia quello di “un passo indietro”. È vero, argomenta, che con la crisi finanziaria “alcune fondazioni hanno conosciuto risultati deludenti, ma si tratta proprio di quelle fondazioni che sono state maggiormente restie a seguire il percorso di sviluppo tracciato dalle leggi Amato e Ciampi (che chiedevano di ridurre l’influenza sulla banca conferitaria e di diversificare il portafoglio anziché restare appesi al settore finanziario come babbuini a un banano)”.
Il caso Mps e le responsabilità emerse per la gestione della fondazione senese, del resto, rendono il dibattito particolarmente attuale. A caldo, nei giorni successivi all’emergere dello scandalo senese, il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, rendeva bene l’idea di un’esigenza di rinnovamento che secondo molti osservatori riguarda tutto il sistema delle Fondazioni. Primo, diceva Fassina, “nel riformare la legge Ciampi si potrebbe qualificare la composizione delle nomine di provenienza politica”. In sostanza, “per evitare ossificazioni si potrebbero imporre regole sul ricambio ai vertici delle Fondazioni, garanzie sulle competenze dei nominati”. Perche’ “regole diverse e nuove, senza spirito punitivo, sarebbero nell’interesse di tutti”.
Resta comunque nutrita la schiera dei ‘difensori d’ufficio’ delle Fondazioni. “Sono totalmente scettico rispetto all’idea di un rinnovo generazionale a prescindere. Deve continuare a prevalere l’idea di una societa’ meritocratica. E vale in Parlamento come nelle fondazioni bancarie”, premette Giorgio La Malfa. L’ex ministro, esperto di temi finanziari, interpellato dall’Adnkronos, riconosce agli Enti il merito di aver “assicurato stabilita’” al sistema in un momento particolarmente difficile. Le Fondazioni, tiene a sottolineare, “sono invece tutte gestite abbastanza bene. Non si puo’ dire che ci sia stata una cattiva gestione e non ci sono effetti negativi sulla governance delle banche”.
Fonte originale: Adn Kronos