Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

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Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 6:38 pm

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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eliani.jpg


“Sterminare gli ebrei, soggiogare i cristiani”
Agghiacciante sermone alla tv palestinese
18 maggio 2005

http://www.israele.net/sterminare-gli-e ... -cristiani

La fase finale della storia sarà l’assoggettamento dei paesi cristiani all’islam e lo sterminio di tutti gli ebrei. È quanto ha affermato un leader religioso palestinese nel suo sermone di venerdì scorso, diffuso dalla televisione dell’Autorità Palestinese. Gli ebrei sono così malvagi, predica Ibrahim Mudayris, che non possono essere assoggettati come i paesi cristiani, per cui la sola soluzione per loro è la morte: letteralmente, lo sterminio di ogni singolo ebreo.
Nel suo sermone, Ibrahim Mudayris ha ripreso molti dei temi classici tradizionalmente utilizzati dalla propaganda estremista islamica palestinese per giustificare l’uccisione di ebrei e la prospettiva del loro genocidio.
Ecco alcuni dei brani più significativi del sermone del 13 maggio:

“Dio ha messo in guardia il suo Beneamato Profeta (Maometto) dagli ebrei, che hanno assassinato i loro profeti, che hanno falsificato le Scritture, che per tutta la loro esistenza sono stati corrotti e corruttori, che hanno violato i trattati e gli accordi. Centinaia di versetti su di loro sono scesi (dal cielo) e appaiono nel Corano. In essi si parla della corruzione dell’indole degli ebrei e delle loro malvagie intenzioni”.

“Se Dio non avesse protetto il Beneamato (Profeta), egli sarebbe caduto vittima del tradimento ebraico, e sarebbe stato uno delle migliaia di profeti assassinati dagli ebrei”.

“Questo giorno (anniversario dell’indipendenza di Israele) è il più duro, perché con la perdita della Palestina, la nazione araba fu perduta. Con la creazione del falso Stato di Israele, la nazione islamica fu perduta”.

“Israele è un cancro che si diffonde nel corpo della nazione islamica, giacché gli ebrei sono un virus come quello dell’Aids, che causa sofferenze a tutto il mondo. È dimostrato dalla storia. Leggete la storia. Non chiedo di leggere il Corano, perché il Corano è chiaro e definitivo e noi tutti gli crediamo. Ma a coloro che non credono, diciamo: leggete la storia. Troverete che gli ebrei stanno dietro a ogni conflitto sulla Terra. Le sofferenze delle nazioni? Vi sono dietro gli ebrei”.

Ibrahim Mudayris prosegue spiegando che le persecuzioni subite dagli ebrei nel corso della storia non sono altro che una legittima reazione di autodifesa contro la loro malvagità. Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Russia zarista, Germania nazista: tutte hanno perseguito e/o espulso gli ebrei come atto di autodifesa e di vendetta. “Non chiedete alla Germania cosa ha fatto agli ebrei, giacché gli ebrei furono quelli che provocarono i nazisti affinché il mondo entrasse in guerra contro la Germania. Quando gli ebrei, col movimento sionista, spinsero le nazioni del mondo a combattere la Germania, quel giorno eruppe la rabbia dei tedeschi”.

“Gli ebrei fanno cose peggiori di quelle che sono state fatte a loro all’epoca della guerra nazista. Alcuni ebrei sono stati uccisi, ma loro esagerano la descrizione (della Shoà) per guadagnarsi i mass-media e le simpatie del mondo”.

“Furono gli inglesi che promisero agli ebrei una sede nazionale nella terra di Palestina. Perché? Perché gli inglesi erano disgustati della presenza degli ebrei fra loro e volevano esserne liberati, e così promisero di creare una sede nazionale per gli ebrei in Palestina”.

“La potenza degli ebrei è un pallone gonfiato, non è reale. Perché? Perché gli ebrei traggono la loro forza dalla debolezza dei musulmani, dalla nostra debolezza. Gli ebrei non hanno forza di carattere, non hanno determinazione né la forza della fede. Dio dice che gli ebrei sono codardi, temono i musulmani più di quanto temano Dio”.

“Noi musulmani dominavamo il mondo e verrà un giorno, grazie a Dio, in cui domineremo il mondo. Verrà il giorno in cui domineremo l’America, la Gran Bretagna e il mondo intero. Ma non gli ebrei. Perché gli ebrei non accetteranno di vivere sotto il nostro dominio, giacché sono sempre stati traditori per natura. Verrà un giorno in cui tutti saranno liberati dagli ebrei, anche l’albero e la pietra dell’Hadith che tutti voi conoscete, l’albero e la pietra che vogliono che il musulmano ponga fine a ogni ebreo. Ascoltate il Beneamato (Profeta), che vi parla della fine inesorabile che attende ogni ebreo”.

L’Hadith a cui si riferisce Mudayris è il seguente: “Verrà l’ora in cui il musulmano muoverà guerra all’ebreo e lo ucciderà, e finché vi sarà un ebreo nascosto dietro una roccia o un albero, la roccia e l’albero diranno: musulmano, servo di Dio, c’è un ebreo nascosto dietro di me, vieni e uccidilo”.

Il testo (tradotto in inglese) del sermone tenuto da Ibrahim Mudayris nella moschea di Gaza venerdì 13 maggio, nonché brani del video originale trasmesso dalla televisione dell’Autorità Palestinese (con aggiunta di sottotitoli in inglese) sono reperibili sul sito del Palestinian Media Watch

http://www.pmw.org.il

Sullo stesso sito, alla pagina http://www.pmw.org.il/KAJ_eng.htm , un rapporto (in inglese) intitolato “Kill a Jew – go to Heaven”, che documenta l’uso sistematico della giustificazione del genocidio degli ebrei nella propaganda e pubblicistica dell’Autorità Palestinese.

(Da: Palestinian Media Watch Bulletin, 16.05.05)
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 6:38 pm

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1963525726

In moschea l'imam brandisce il coltello e ordina di uccidere gli ebrei per ordine di Allah e di Maometto

Venerdì scorso in una moschea a Rafah, nella Striscia di Gaza controllata da Hamas, l'imam ha impugnato il coltello nel corso del sermone ordinando ai fedeli di uccidere gli ebrei nel nome di Allah ed emulando le gesta di Maometto.

Il ricorso al coltello, l'arma simbolo di quella che viene indicata come la “Terza Intifada”, la nuova rivolta palestinese caratterizzata da un'ondata di accoltellamenti di ebrei, trova riscontro nei versetti coranici:
«Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo (…) Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi». (8, 12-17)
“Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati”. (47, 4)
Così come è illuminante l'esempio di Maometto che nel 627, alle porte di Medina, partecipò di persona allo sgozzamento e alla decapitazione di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza.

Nel dicembre 1987 esplose la Prima Intifada, ribattezzata “delle pietre”, l'arma con cui i shabab, i giovani, palestinesi colpivano coloni e soldati israeliani. Il 28 settembre 2000, quando l'allora leader dell'opposizione Ariel Sharon fece una passeggiata sulla Spianata delle Moschee (per i musulmani) o Monte del Tempio (per gli ebrei), è considerato come la data d'inizio della Seconda Intifada, connotata dall'uso del kalashnikov in azioni armate contro militari e civili israeliani. C'era stata, ancor prima, una sanguinosissima ondata di attentati terroristici suicidi, firmati da Hamas, Jihad Islamica e Al Fatah, dopo la storica stretta di mano tra Rabin e Arafat il 13 settembre 1993, per far fallire il neonato processo di pace israelo-palestinese.

Il Corano è un testo profondamente anti-ebraico, al punto da far impallidire il Mein Kampf di Hitler.
Gli ebrei sono presentati come “i più feroci nemici di coloro che credono”, “coloro che Allah ha maledetto”, perché “uccidevano ingiustamente i profeti”, “praticano l’usura”, “con falsi pretesti divorano i beni della gente”, che Allah “ha trasformato in scimmie e porci”, che “somigliano a un asino”.

La legittimazione dell'odio, della violenza e dell'uccisione degli ebrei e dei cristiani è sancita da Allah nel Corano:

«Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia
è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole
di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah (…)”. (9, 30)

La “Terza Intifada dei coltelli” è l'onda lunga delle decapitazioni dei terroristi dello “Stato islamico” dell'Isis, meno eclatante mediaticamente perché manca l'ostentazione della testa mozzata, ma più diffusa tra la popolazione e che si conclude comunque con l'uccisione dei nemici dell'islam.
L'augurio è che la Sinistra non ripeta l'errore di schierarsi pregiudizialmente al fianco dei palestinesi, anche quando accoltellano a morte gli ebrei, immaginandoli come le vittime storiche ed eterne di un'ingiustizia che si sostanzia con la stessa presenza dello Stato di Israele.

L'augurio è anche che la Chiesa di Papa Francesco cessi di assecondare acriticamente una politica incentrata sul buonismo, che l'ha portata a riconoscere uno Stato palestinese inesistente e che non è mai esistito nella Storia. La pace vera, stabile, sicura e duratura tra israeliani e palestinesi ci sarà solo quando sarà sconfitto il terrorismo palestinese ed islamico, che disconosce aprioristicamente, nel nome di Allah e di Maometto, il diritto di Israele ad esistere come Stato del popolo ebraico.
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 7:05 pm

In Israele continuano le aggressioni. Netanyahu vede Kerry a Berlino
Un ebreo ha attaccato due militari a Gerusalemme. Due palestinesi feriti dopo aver preso di mira un passante
Lucio Di Marzo - Gio, 22/10/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/isr ... 85546.html

Mentre il premier Benjamin Netanyahu vola a Berlino, dove sarà impegnato in una serie di incontri con il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro Frank-Walter Steinmeier e Federica Mogherini, Alto rappresentante per la Politica estera nell'Unione Europea, in Israele si ricominciano a contare le aggressioni.
Una bandiera israeliana alla finestra di una casa nel quartiere di Silwan, Gerusalemme Est
L'ennesimo attacco contro un passante è stato messo a una trentina di chilometri da Gerusalemme, da due palestinesi armati di coltello. È rimasto ferito soltanto in maniera lieve l'assalitore, preso di mira in una strada del centro a Bet Shemesh, ferito uno degli aggressori e ucciso l'altro.
I due uomini volevano colpire su un autobus, ma sono stati i passeggeri a impedirgli di salire. Da qui la decisione di prendere di mira un 25enne che passava da quelle parti.
Un'altra aggressione, questa volta contro due militari, a Gerusalemme. Un uomo è stato colpito a morte a via Yirmiyahu, vicino alla linea di separazione tra la parte israeliana e quella palestinese della città. Si trattava non di un palestinese ma di un israeliano ebreo.
L'elenco delle vittime si allunga ancora con i nomi di tre palestinesi uccisi a Hebron dai militari israeliani, dopo che questi avevano cercato di investirli con un'automobile vicino al villaggio di Beit Ummar. Quattro i soldati feriti, prima che gli aggressori venissero ammazzati.
Chiarissima la posizione di Khaled Mashaal, leader di Hamas, che parlando in Sudafrica ha ribadito che l'ondata di accoltellamenti continuerà. Gli islamisti di Gaza - che sarebbero pronti a una nuova campagna di attacchi suicidi - parlano di una "Intifada di Gerusalemme", tentanto di mettere il cappello su azioni che al momento sembrano piuttosto prive di una guida politica.
"Deve cessare ogni violenza", ha detto da Berlino John Kerry, prima di un faccia a faccia con il premier israeliano. L'incontro tra i due è iniziato poco prima delle otto e condannato una retorica che non serve a una soluzione della situazione. Sabato, ad Amman, il Segretario di stato americano vedrà il re di Giordania e il presidente palestinese Abu Mazen.
Dura la condanna alle autorità da parte di Netanyahu: "Non c'è dubbio che questa ondata di attacchi viene spinta direttamente dall'incitamento, dall'incitamento di Hamas, dall'incitamento del movimento islamico in Israele e dall'incitamento, mi dispiace dirlo, del presidente Abbas (Abu Mazen, ndr) e dell'Autorità palestinese".
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 7:06 pm

"Hitler non voleva sterminio ebrei", bufera su Netanyahu
"Olocausto voluto da Muftì". Anp, "vuole cambiare la storia"
Massimo Lomonaco TEL AVIV
22 ottobre 2015
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/m ... aadab.html


Bufera su Benyamin Netanyahu: in un discorso al Congresso mondiale sionista ha addossato la responsabilità della Shoah ai palestinesi. All'epoca Hitler - ha detto il premier - voleva "espellere gli ebrei" non "sterminarli, ma fu convinto alla Soluzione finale dall'allora Muftì di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, timoroso di un loro arrivo in Palestina sotto mandato britannico. Un'affermazione - poco dopo ha fatto retromarcia - che gli ha tirato contro una valanga di contestazioni interne ed esterne. A partire dai palestinesi: il presidente Abu Mazen, incontrando a Ramallah il segretario dell'Onu Ban Ki moon, ha respinto le dichiarazioni definendole "indifendibili e diffamatorie".

"Netanyahu - ha tuonato Abu Mazen - vuole cambiare la storia del popolo ebraico". Anche la Germania - dove per ironia della sorte Netanyahu è arrivato oggi - si è sentita in dovere di intervenire: "non c'è nessun motivo per cambiare la storia - ha osservato il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert - Conosciamo bene l'origine dei fatti ed è giusto che la responsabilità sia sulle spalle dei tedeschi". Il capo dell'opposizione Isaac Herzog ha accusato Netanyahu (figlio di uno storico) di avere compiuto una "pericolosa distorsione storica" e gli ha chiesto di correggerla perchè in questo modo si "minimizza la Shoah".

Lo stesso Centro Wiesenthal di Gerusalemme ha parlato di "affermazioni totalmente senza basi": "che il Muftì spingesse sui nazisti e volesse l'invasione della Palestina è fuori discussione, ma Hitler - ha detto Efraim Zuroff all'ANSA - non doveva essere convinto da nessuno". "Non ho avuta alcuna intenzione - ha ribattuto il premier israeliano - di sollevare Hitler dalla responsabilità per l'Olocausto e la Soluzione Finale. Hitler è il responsabile della Soluzione Finale e dell'eliminazione dei 6 milioni di ebrei. Lui ha preso la decisione. Allo stesso modo - ha proseguito - è assurdo ignorare il ruolo svolto dal Muftì di Gerusalemme al-Husseini, un criminale di guerra che incitò, spronò Hitler, Ribbentrop, Himmler e altri a sterminare gli ebrei di Europa".

L'analisi storica di Netanyahu (non nuovo a queste uscite) è legata - secondo molti analisti - all'attuale situazione nella regione dove c'è stato un elevato tasso di allarme. Una soldatessa israeliana è stata ferita in modo grave da un palestinese (poi ucciso dalle forze di sicurezza) che l'ha pugnalata nella zona di Ramallah. In mattinata - secondo l'esercito - una palestinese di 15 anni ha provato ad entrare nell'insediamento ebraico di Yitzhar in Cisgiordania per un tentato accoltellamento ma è stata ferita dai soldati. In serata, almeno un razzo lanciato da Gaza è caduto nel Neghev occidentale, nelle comunità israeliane attorno alla Striscia, senza provocare nè danni nè feriti. Ad Hebron un palestinese di 54 anni, secondo fonti palestinesi, è morto per aver inalato gas lacrimogeni durante scontri con l'esercito israeliano. La tensione resta dunque alta in tutta la zona e gli occhi sono puntati all'incontro che domani il segretario di stato Usa John Kerry avra' con Netanyahu a Berlino prima di incontrare Abu Mazen ad Amman.

Il ministro Gentiloni ha telefonato a Netanyahu per esprimere la preoccupazione dell'Italia per "la grave violenza". Lo scontro in atto si è spostato anche all'Unesco dove l'assemblea ha votato una risoluzione di condanna della gestione israeliana della Spianata delle Moschee a Gerusalemme ma senza riconoscere, come volevano i palestinesi, il Muro del Pianto come parte integrante della moschea di Al Aqsa, e quindi luogo di culto islamico. Una risoluzione che Israele ha respinto "totalmente" definendola "vergognosa" perchè "mira a trasformare il conflitto israelo-palestinese in uno scontro di religioni".







Netanyahu: "Hitler non voleva sterminare gli ebrei, fu il Gran Mufti a dargli l'idea"

Il premier israeliano ha pronunciato parole sulla Shoah che stanno facendo discutere. "Così fa il gioco dei negazionisti dell'Olocausto", ha detto il leader dell'opposizione Herzog. Il portavoce della Merkel: "La colpa ricade sulle spalle dei tedeschi". E poi, messo alle strette, cerca di difendersi

http://www.repubblica.it/esteri/2015/10 ... -125573420

GERUSALEMME - Stanno suscitando scalpore le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu: ha detto che Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di sterminare gli ebrei, voleva solo espellerli, ma fu convinto dal gran muftì Haj Amin al-Husseini.

Frasi che ovviamente fanno discutere, in Israele e fuori. "C'è un limite alla deformazione della storia" e le affermazioni di Netanyahu "fanno il gioco dei negazionisti dell'Olocausto", ha attaccato il leader dell'opposizione israeliana Itzjak Herzog. Un altro deputato, il laburista Itzik Shmuli, ha chiesto che il premier si scusi con i sopravvissuti all'Olocausto. "Il capo del governo israeliano al servizio dei negazionisti! Questo non si era mai visto finora. Non è la prima volta che Netanyahu deforma la storia però una frottola di questa caratura è veramente nuova", ha affermato, citato dal quotidiano Ynet.

In un intervento al congresso sionista mondiale, Netanyahu ha dichiarato ieri che "Hitler non voleva sterminare gli ebrei, solo espellerli". Ma in un incontro avvenuto nel 1941 a Berlino, il muftì disse al leader nazista: "Se tu li espelli, verranno tutti qui (in Palestina)". Allora, secondo Netanyahu, Hitler gli chiese: "Cosa dovrei fare con loro?". E la risposta del muftì sarebbe stata: "Bruciali". Come ricorda oggi il quotidiano Haaretz, Netanyahu aveva già sostenuto tale tesi in un discorso tenuto alla Knesset nel 2012, quando definì Husseini "uno dei principali architetti" della soluzione finale. Una ricostruzione avanzata da diversi storici, ha sottolineato il quotidiano, ma respinta dai più accreditati ricercatori sull'Olocausto.

Interpellati oggi dal quotidiano Yedioth Aharonot, diversi storici hanno di nuovo respinto tale ricostruzione. Il professore Dan Michman, a capo dell'Istituto per la ricerca sull'Olocausto dell'Università di Bar-ilan, Tel Aviv, e presidente dell'Istituto internazionale per la ricerca sull'Olocausto dello Yad Vashem, ha confermato l'incontro tra Hitler e il muftì, sottolineando però che questo avvenne quando la soluzione finale era già stata avviata. Anche il presidente degli storici dello Yad Vashem, Dina Porat, ha respinto la ricostruzione di Netanyahu: "Non si può dire che è stato il muftì a dare a Hitler l'idea di uccidere o bruciare gli ebrei. Non è vero".

"Lo Stato di Palestina denuncia le affermazioni (di Benyamin Netanyahu, sulla Shoah, ndr) in quanto moralmente indifendibili ed infiammatorie". Lo afferma il segretario generale dell'Olp, Saeb Erekat. "Gli sforzi palestinesi contro il regime nazista sono profondamente radicati nella nostra storia" ha affermato Erekat, in un comunicato. "La Palestina non li dimenticherà mai, anche se sembra che il governo estremista di Netanyahu lo abbia fatto". "A nome delle migliaia di palestinesi che hanno combattuto assieme alle truppe alleate in difesa delle giustizia internazionale - ha aggiunto - lo Stato di Palestina denuncia quelle affermazioni, moralmente indifendibili ed infiammatorie". Con le sue dichiarazioni di ieri "Netanyahu ha incolpato i palestinesi dell'Olocausto, assolvendo completamente Adolf Hitler dell'odioso ed inaccettabile genocidio del popolo ebraico". Queste affermazioni, secondo Erekat, "hanno l'effetto di approfondire le divisioni in un momento in cui una pace giusta e durature è più necessaria che mai".

Una ricostruzione "storicamente inesatta", "fuori dalla storia" e che "suscita ambiguità". Si aggiunge anche il commento di Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma. "Fare un'affermazione di questo tipo è un fatto molto forte e bisogna avere un grande senso di responsabilità. I politici facciano i politici, gli storici facciano gli storici", ammonisce il direttore del museo della shoah, che sottolinea come le affermazioni di un politico possano essere spesso "approssimative e superficiali". E aggiunge: "Hitler ed il muftì erano sicuramente alleati, ma il primo incontro che ebbero i due avvene alla fine del novembre del 1941. In quel momento lo sterminio era già in atto, non è quindi certo lui ad aver convinto Hitler alla soluzione finale. Dire che il muftì ha una responsabilità sul processo decisionale è veramente molto azzardato: siamo fuori dalla storia, nel campo delle ipotesi del terzo tipo".

Una versione che non convince neanche Berlino. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, è stato deciso: "Non c'è nessun motivo per cambiare la storia". E ha continuato: "Conosciamo bene l'origine dei fatti ed è giusto che la responsabilità sia sulle spalle dei tedeschi". "Non ho avuta alcuna intenzione di sollevare Hitler dalla responsabilità per l'Olocausto e la soluzione finale": ha replicato alla fine Netanyahu mentre si imbarcava per un volo diretto in Germania in vista dell'incontro con la cancelliera Merkel. "Hitler è stato responsabile della soluzione finale e dello sterminio dei sei milioni. Fu lui a prendere la decisione", ha detto il premier israeliano, "ma è ugualmente assurdo ignorare il ruolo avuto dal mufti...Che incoraggiò Hitler, Ribbentrop, Himmler e altri a sterminare gli ebrei europei".
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 7:06 pm

Israele, Netanyahu ce la mette tutta per far deflagrare la Terza Intifada
di Massimiliano Sfregola | 18 ottobre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... da/2138174

Netanyahu sta cercando con tutti i mezzi di creare le condizioni affinché deflagri la terza Intifada; ce la sta mettendo tutta, con la sciatta propaganda muscolare del suo governo, che ondeggia fin dal suo insediamentro tra sparate incendiarie e diplomazia neoliberale (a tutela degli investimenti stranieri, unica intromissione negli affari dello Stato di Israele accettata di buona lena da Bibi e soci).

La nuova ondata di terrore incarna in pieno la politica schizoide e bipolare di questa strana epoca storica: la Palestina istituzionale incassa un successo internazionale dopo l’altro eppure il gradimento tra gli stessi palestinesi, tanto per Hamas quanto per l’Autorità, è ai minimi. Stesso discorso vale per gli arabi d’Israele: la Lista Araba ha mandato alla Knesset la più folta rappresentanza di deputati dal ’48 eppure la loro azione più che la politica di un gruppo che rappresenta oltre 1/5 degli elettori di Israele sembra una lotta disperata per la sopravvivenza. In un certo senso sembra che i tempi siano maturi per una soluzione definitiva alla questione palestinese ma dall’altro pare invece che il sogno etnocratico di Netanyahu, trasformare Israele nello Stato degli ebrei con i palestinesi relegati al ruolo marginale di minoranza etnica, si faccia più verosimile che mai.

Prendiamo il casus belli, la questione del Monte del Tempio: a dispetto delle parole concilianti di Netanyahu che per una volta non attacca l’Autorità Palestinese e alle dichiarazioni dello stesso Bibi “Israele non metterà mano allo status quo” sembra che le intenzioni del governo siano ben altre.

Tra proposte di legge draconiane (10 anni di carcere per lancio d’oggetti, la messa al bando del Movimento Islamico, lo stop ai finanziamenti pubblici per ‘istigazione al boicottaggio’ -anche degli illegalissimi prodotti delle colonie) ed un lento erodersi dello “status quo”, mantenuto di diritto ma superato di fatto, la marginalizzazione della componente araba sembra l’unica politica attiva portata avanti dall’elite.

Netanyahu ripete che lo status quo sulla Spianata delle Moschee non è oggetto di discussione. Vediamo rapidamente di cosa si tratta: un decreto del periodo ottomano sopravvissuto alle acquisizioni territoriali del ’67, riserva ai soli musulmani l’accesso alla moschea di Al aqsa e all’area circostante riconoscendo agli ebrei il diritto di pregare presso il Muro del Pianto. La sovranità di fatto su Gerusalemme, non riconosciuta a livello internazionale è israeliana, l’amministrazione del Monte è giordana. Pare che Israele fino ad oggi abbia rispettato gli accordi di partizione ma diversi segnali fanno pensare che la situazione sia da qualche tempo in fase di mutamento: il numero di visite religiose non islamiche e di turisti, incoraggiati dalle autorità israeliane, ha raggiunto nel 2014 un picco record mentre il divieto di accesso a gruppi arabi, soprattutto di giovani uomini, imposti in maniera arbitraria dall’Idf è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni.

Aggiungendo a questo la complessa situazione di Gerusalemme est e l’espansione senza fine delle colonie è il caso di dire che Israele ha sposato in pieno la metafora della “goccia che scava la roccia”, metafora fino ad oggi attribuita alla coriacea resistenza del popolo palestinese. Se Gaza è stritolata, senza un’economia e senza un futuro, la Cisgiordania consumata da dentro, l’ultimo – e più importante – assignment del governo Netanyahu rimane quello di far capitolare Gerusalemme, colpendo i luoghi sacri (non solo ai musulmani).

Queste osservazioni non sono paranoia internazionale o persecuzione di stampo antisionista, come spesso Bibi etichetta chiunque da fuori osi criticare le politiche del suo governo, ma le preoccupazioni alla base della richiesta del governo francese di inviare Osservatori internazionali per monitorare il rispetto dello status quo da parte delle autorità israeliane. Richiesta alla quale, naturalmente, il governo Netanyahu ha risposto picche.

Perché, di fronte all’ennesima escalation, Israele rifiuta – come sempre d’altronde- la presenza dell’Onu, quindi della comunità internazionale? Perché oltre a deridere i giudici dell’Aja, Bibi non prende in considerazione l’ipotesi di aderire allo Statuto di Roma? La questione tra Israele e Palestina non è affare loro ma ci riguarda tutti: non fosse altro perché la catastrofe umanitaria, soprattutto a Gaza, è evitata dalla comunità internazionale. E non fosse altro perché i profughi palestinesi vengono, in gran numero, a chiedere protezione in Europa.

L’impressione, purtroppo, è che Netanyahu, dalla sua posizione di forza, voglia spingere con la soluzione “uno Stato per un popolo” dove i palestinesi non avrebbero il loro, non sarebbero la componente costitutiva di un’entità condivisa ma solo una minoranza etnica, magari senza riconoscimento, come i curdi in Turchia. Anzi, beffa più grande, la Palestina sarebbe uno Stato riconosciuto da mezzo mondo ma senza un territorio.




Netanyahu, scoop: Hitler non era così cattivo. Se serve a distogliere l’attenzione
di Alon Altaras | 22 ottobre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... ne/2151494

Come tanti politici in difficoltà, anche Netanyahu ha deciso – in questi giorni di terrorismo in Israele e nei Territori – di usare una dichiarazione scioccante per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla povertà di proposte sue e del suo governo a risolvere i problemi di Israele con i suoi vicini.

Netanyahu è in difficoltà, questo è chiaro, ma scegliere di ribaltare la storia della Shoah a scopi politici di cortissima durata è un errore che costerà caro allo stato ebraico. Non si può ritenere casuale che Netanyahu abbia deciso di affermare, proprio davanti al congresso sionista, che fu il Mufti Haj Amin Al-Husseini, nel suo incontro con Hitler nel 1941, a suggerire allo sterminatore tedesco di bruciare tutti gli ebrei. Hitler – sostiene il premier israeliano e improvvisato storico della Shoah – voleva solo espellerli dall’Europa prima che un leader arabo palestinese gli suggerisse la crudele idea. Non vorrei sottolineare gli errori storici di Netanyahu su questa faccenda. Chi fosse interessato ad ascoltare o leggere la trascrizione di quell’incontro, la può trovare su diversi siti internet, anche israeliani. Ascoltandoli è del tutto chiaro che il nazista aveva già in mente il genocidio ebraico senza l’infelice suggerimento di Al Husseini, leader molto marginale nello scacchiere mondiale di quei tempi.
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L’affermazione di Netanyahu è grave quasi da ogni punto di vista, ma la cosa più importante è che un’affermazione del genere può essere letale nelle mani dei negazionisti della Shoah, pronti a moltiplicarsi nei prossimi decenni, dopo la morte – questa volta naturale – dei testimoni sopravvissuti del genocidio, voluto e pianificato da Hitler. Il presidente del consiglio dello stato ebraico, figlio di uno storico, non doveva commettere un errore del genere. Il conflitto israeliano-palestinese è complesso, anche senza analogie inesistenti fra la leadership palestinese passata e attuale, e i gerarchi nazisti degli anni ’40.

Il premier israeliano ha spiegato questa sua sortita adducendo l’intenzione di far capire che i leader palestinesi volevano uccidere gli ebrei molto prima dell’occupazione e degli insediamenti. Una tesi che ahimè odora di negazionismo, simile a quello di David Irving o Robert Faurisson.

Vent’anni fa, in questo mese, moriva uno dei più grandi storici israeliani, Amos Funkenstein, professore a Stanford e a Tel Aviv. Ho avuto l’onore di essere suo allievo e poi anche suo amico. Una volta ci siamo dati appuntamento in un caffè a Tel Aviv. Era molto turbato e gli chiesi cosa gli fosse successo. “Prima di venire qua – rispose – ho sentito una pubblicità alla radio che per me, storico ebreo, è una affermazione inaccettabile. Diceva: “Non importa il futuro, non importa il passato, la cosa più importante sono le salse piccanti della ditta Zabar”.

Chissà perché questo episodio mi è venuto in mente proprio adesso. Ora che si sa cosa pensa Netanyahu del tragico passato del popolo ebraico, non si può stare tranquilli pensando al futuro che egli ha in mente per lo stato ebraico.

http://ilmanifesto.info/la-violenza-fig ... -netanyahu
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 7:27 pm

La Lega Araba: Netanyahu falsifica la storia. È bufera sul premier israeliano
di Antonio Pannullo
giovedì 22 ottobre 2015

http://www.secoloditalia.it/2015/10/leg ... israeliano

Non accenna a placarsi la bufera sul premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo le dichiarazioni a proposito del Gran Muftì di Gerusalemme e di Adolf Hitler, bufera che si innesta sul difficilissimo momento che stanno attraversando le relazioni israelo-palestinesi, iniziate qualche giorno fa con la cosiddetta Intifada dei coltelli, cui è seguita la dura reazione di Tel Aviv. Sono «ridicole» le dichiarazioni di Netanyahu che ha addossato la responsabilità della Shoah ai palestinesi.

Lo afferma Ahmed Ben Helli, assistente del segretario generale della Lega Araba, secondo cui quelle parole rappresentano «un’umiliazione per le vittime del nazismo e mostrano l’estremismo di Netanyahu che falsifica la storia per incitare il mondo contro i palestinesi».

Ahmed Ben Helli ha poi aggiunto che Netanyahu non «tiene in considerazione le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede di mettere fine all’occupazione israeliana dei Territori palestinesi».

Le affermazioni del premier israeliano, ha concluso, «alimentano la violenza e l’odio dei coloni estremisti contro i palestinesi e creano uno stato di squilibrio e di caos nella regione». Come si ricorderà, nella polemica che oppone Israele ai palestinesi, il premier israeliano ha insistito anche in queste ore a Berlino sulle responsabilità del Gran Muftì nell’olocausto: «Abbas (ossia Abu Mazen) dovrebbe lasciarsi chiedere come possa glorificare come padre della nazione uno che fu un collaborazionista dei nazisti».

Numerosi gli interventi sull’argomento, però che il Gran Muftì collaborasse coi nazisti non ci sono dubbi, è storicamente provato: «L’affermazione di Netanyahu è totalmente senza basi», dice Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, ma riconosce: «Che il Muftì spingesse sui nazisti e volesse l’invasione della Palestina è fuori discussione, ma Hitler non doveva essere convinto da nessuno». Da parte sua il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, sostiene che «la chiara responsabilità della Shoah di Adolf Hitler e del nazionalsocialismo non dovrebbe mai essere relativizzata. Una netta presa di distanze di Netanyahu dalla sua affermazione sarebbe auspicabile», ha aggiunto. Anche dall’opposizione alla Knesset giungono critiche a Netanyahu.

Netanyahu a Berlino ha incontrato Kerry

Ma, come si diceva, queste polemiche storiche vengono a cadere proprio in uno dei momenti peggiori dei rapporti tra ebrei e arabi. Le diplomazie sono già al lavoro, ma gli osservatori non credono che avranno successo nel breve periodo: «È necessario mettere fine all’incitamento e alla violenza» in Medio oriente. Lo ha detto il segretario di stato Usa John Kerry, a Berlino dove ha incontrato il premier israeliano Netanyahu che ha invece accusato Abu Mazen di spargere menzogne su Israele. Kerry ha aggiunto di aver parlato con Abu Mazen e con il re Abdullah di Giordania e che entrambi gli hanno assicurato il loro impegno alla calma. «Penso che la gente voglia una de-escalation», ha detto Kerry riferendosi ad Abu Mazen e Abdullah, che incontrerà sabato ad Amman. Il segretario di Stato Usa ha aggiunto che «queste conversazioni sarebbero molto importanti per concordare sui passi che possono essere presi oltre alle condanne e oltre alla retorica» per mettere fine alla violenza.
Da parte sua, Netanyahu ha detto a Kerry che «non c’è dubbio che questa ondata di attacchi viene spinta direttamente dall’incitamento, dall’incitamento di Hamas, dall’incitamento del movimento islamico in Israele e dall’incitamento, mi dispiace dirlo, del presidente Abbas e dell’Autorità palestinese».
Il premier israeliano ha aggiunto: «Penso che sia arrivato il momento per la comunità internazionale di dire chiaramente al presidente Abbas di fermare lo spargimento di menzogne su Israele. Sono menzogne che Israele voglia cambiare lo status quo alla Spianata delle Moschee, sono menzogne che Israele stia giustiziando i palestinesi. Tutto ciò è falso». Kerry poi ha espresso cauto ottimismo dopo l’incontro a Berlino con il premier israeliano. Lo ha dichiarato a margine della bilaterale col collega tedesco Frank-Walter Steinmeier.
Kerry si è detto anche moderatamente incoraggiato dal fatto che nei prossimi giorni probabilmente si metteranno sul tavolo alcuni argomenti, che potrebbero avere effetti positivi su una distensione della situazione. Di questo vorrà parlare fra gli altri con Abu Mazen, ha aggiunto il segretario di Stato Usa. Beato lui…
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 8:46 pm

Ma Odifreddi il negazionista ci è o ci fa?
Le cavillose spiegazioni del matematico mascherano altre gaffe antisemite
di Luciano Capone | 16 Ottobre 2015

http://www.ilfoglio.it/cultura/2015/10/ ... e_c348.htm

Ma Odifreddi ci è o ci fa? Antisemita s’intende. Il Foglio ha ricordato le sue parole di qualche anno fa su Israele “dieci volte peggio dei nazisti” comparse (e poi censurate) sul suo blog su Repubblica e l’autodefinito “matematico impertinente”, che ha assunto il ruolo di Michel Onfray o Christopher Hitchens della penisola (ognuno ha gli ateisti che si merita, d’altronde siamo il paese il cui David Letterman è Fabio Fazio), ha risposto che questo giornale è un “Foglio da stracciare”. Odifreddi scrive che il suo blog non è stato chiuso, “è attivo e in ottima salute”, si lancia in cavillose precisazioni sul fatto che è su Repubblica.it e non su Repubblica e che è stato solo censurato ma non chiuso, nessuna parola sul contenuto delle affermazioni.

Ma d’altra parte c’è poco da spiegare, certe uscite del matematico filosovietico sono inequivocabili e ripetute. “In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine”, scriveva nel 2012, ricordando che gli israeliani si erano già resi colpevoli di un crimine “dieci volte superiore” con l’operazione Piombo Fuso. Per Repubblica quel post risultò talmente osceno da richiederne l’immediata cancellazione, scelta a cui Odifreddi rispose chiudendo il blog dopo “809 giorni di libertà” per poi ripensarci. Quando non ha paragonato lo stato ebraico ai nazisti, Odifreddi lo ha accostato ad altre ideologie razziste: “Israele è come il Sudafrica di una volta, c'è l'apartheid. È uno stato fascista, imperialista, che pretende di occupare territori non suoi”. A chi gli dà dell’antisemita, Odifreddi risponde che la sua è una critica al governo non al popolo ebraico. Figurarsi, lui ha anche amici ebrei.

Sberle a Odifreddi Va bene criticare Israele, ma almeno non si neghi il suo diritto all’esistenza. Anche di questo Odifreddi non è proprio convinto. Riferendosi all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo cui bisognava combattere “ogni rigurgito di antisemitismo anche quando si traveste da antisionismo, perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita”, il nostro diceva che è sbagliato questo “pensiero unico” che non distingue “l’odioso antisemitismo e il legittimo antisionismo”. Per lui il governo israeliano è peggio dei nazisti, è fascista, è razzista come il Sudafrica, non ha pieno diritto di esistere, ma rifiuta l’etichetta di antisemita. Odifreddi non ce l’ha con gli ebrei, non con tutti, ma con qualcuno in particolare sì, come il compianto prof Giorgio Israel - che ha sempre criticato il suo razionalismo e ateismo da macchietta - da lui definito “un virulento, un intellettuale di nicchia, una testa calda. In più esercita il vittimismo dell’ebreo” (dichiarazioni che secondo Odifreddi sarebbero state inventate dal giornalista Sabelli Fioretti, che però ha detto di avere la registrazione dell’intervista).

Qualche anno dopo il “matematico impenitente” non si è fatto mancare un’uscita negazionista (ancora visibile sul blog su Repubblica), scrivendo che le camere a gas sono solo “un’opinione”: “Di esse so soltanto ciò che mi è stato fornito dal ministero della propaganda alleato nel dopoguerra e non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che uniformarmi all'opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti, e che le cose possano stare molto diversamente da come mi è stato insegnato”. Oltre a mettere in discussione l’esistenza delle camere a gas, con i neonazisti Odifreddi ha in comune anche posizioni eugeniste come quando chiese, sempre sul blog, l’aborto forzoso per una minore: “In mancanza di adeguate prospettive che rendano l'adempimento di queste condizioni [salute, istruzione, lavoro] se non certe almeno probabili e prevedibili, i tribunali dovrebbero intervenire per impedire la procreazione. Anzitutto, in maniera preventiva, forzando all'uso di anticoncezionali. E poi, quando la prevenzione avesse fallito, imponendo la cessazione della gravidanza" (poi dirà che era solo una provocazione).

Sempre per restare nel campo del negazionismo, il suo anti-cristianesimo lo ha portato persino a negare l’esistenza storica di Gesù Cristo, ma su questo è stato messo a cuccia da Benedetto XVI che in una lettera gli ha scritto: "Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po' più competente da un punto di vista storico". Un cazziatone di cui tra l’altro Odifreddi va orgoglioso: “Pochissime persone al mondo possono comprendere la sorpresa e l'emozione che si provano nel ricevere un'inaspettata lettera di un Papa.

Sarà impertinente e impenitente, ma Odifreddi nonostante la sua tetragona ottusità non ha il pregio di essere coerente. Quando Repubblica gli censurò il famigerato nazipost, il matematico scrisse che avrebbe chiuso il blog: “Il problema è che se continuassi a tenere il blog, d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso o scrivo può non essere gradito a coloro che lo leggono. Preferisco fermarmi qui”. E invece poi ha ricominciato. Da qui la naturale sensazione che Odifreddi sia antisemita anche quando parla d’altro. Che ci è anche se non ci fa più.



Non capire Israele significa non capire l’occidente
Appunti sul caso Boldrini-imam. Ci si può girare attorno, ma la sostanziale indifferenza che accompagna la notizia dell’invito in Parlamento di un imam che auspica la fine di Israele corrisponde a un’indifferenza più grande, che porta a osservare in modo pigro e quasi svogliato la violenza improvvisa di matrice terroristica con cui Israele si ritrova a fare i conti da due settimane
di Claudio Cerasa | 18 Ottobre 2015

http://www.ilfoglio.it/cultura/2015/10/ ... e_c205.htm

Ci piacerebbe molto dire che il problema riguarda solo Laura Boldrini e che il caso del presidente della Camera – e il suo invito a Montecitorio rivolto a un imam che professa la necessaria distruzione di Israele – sia un caso isolato, unico, raro e persino inimitabile. Ci piacerebbe molto dire che a parte Laura Boldrini esiste, in Italia, una sensibilità profonda, nella classe dirigente e nella classe politica, rispetto alla difesa dello stato ebraico; in un passaggio storico in cui il disimpegno dell’occidente nell’intero Medio Oriente ha coinciso con due fenomeni che solo apparentemente possono essere considerati separati l’uno dall’altro: il rafforzamento politico dell’Iran e l’isolamento politico di Israele.

Ci si può girare attorno quanto si vuole ma la sostanziale indifferenza che accompagna la notizia dell’invito in Parlamento di un imam che auspica la fine di Israele, che giustifica gli attacchi suicidi dei terroristi palestinesi e che rifiuta il dialogo con il cristianesimo – invito che è venuto meno sabato scorso, anche dopo gli articoli del nostro giornale, che per primo è intervenuto sul tema, ma che è venuto meno in una forma surreale, con il presidente della Camera che ha fatto sapere non di aver ritirato l’invito ma semplicemente di aver ricevuto dall’imam la comunicazione del ritiro della sua presenza – questa sostanziale indifferenza, si diceva, corrisponde a un’indifferenza più grande, che porta a osservare in modo pigro e quasi svogliato la violenza improvvisa di matrice terroristica con cui Israele si ritrova a fare i conti da due settimane.

Chiunque abbia degli amici tra Tel Aviv e Gerusalemme sa perfettamente che l’ondata di violenza che sta colpendo da giorni Israele è qualcosa in più di una semplice nuova intifada: è qualcosa che riguarda da vicino un fenomeno più grande e più corposo in cui il terrorismo è più simile a quello degli anni Trenta che a quello degli anni Novanta, e in cui l’odio per gli ebrei deriva non dalla spinta legata a un progetto politico (la Palestina libera) ma da una dimensione religiosa in cui al centro di tutto vi è l’islam radicale e il suo profondo e viscerale antisemitismo, unico grande collante tra tutti i fondamentalismi islamici, sia di matrice sciita sia di matrice sunnita. Ci piacerebbe dunque dire che la superficialità con cui si osservano gli accoltellamenti e i segnali di terrorismo a bassa intensità che colpiscono da giorni Israele riguardino solo Laura Boldrini e i suoi compagni che scambiano merende con gli imam radicali.

Ma il disinteresse verso Israele – rafforzato anche dal fatto che a differenza delle ultime intifade quella di oggi è un’intifada praticamente senza immagini e senza icone, che colpendo il corpo dell’ebreo con un pugnale è come se riuscisse a circoscrivere il raggio del terrore solo dentro i confini di Israele – è un disinteresse più profondo e radicale che è maturato in un contesto politico in cui le grandi potenze occidentali hanno scelto in modo deliberato di allontanarsi da Israele nello stesso momento in cui hanno deciso di trasformare nel grande stabilizzatore del Medio Oriente l’Iran, ovvero uno stato le cui massime autorità religiose professano ancora oggi, e con estrema convinzione, la necessaria distruzione di Israele. L’accordo sul nucleare iraniano non sappiamo ancora se impedirà la costruzione di una bomba atomica per il regime degli ayatollah ma sappiamo già oggi che ha avuto l’effetto di lasciare detonare un’altra bomba che ha fatto saltare in aria quel piccolo schermo protettivo che l’occidente aveva costruito intorno a Israele per difendere lo stato ebraico da tutti i suoi vicini di casa che sognano la sua fine (Hamas, Hezbollah, l’Iran). E l’indifferenza che si registra oggi nell’osservare quotidianamente ebrei feriti o uccisi nelle città di Israele è la spia di un’indifferenza più grande che riguarda naturalmente una più grande disattenzione e una conseguente inazione dell’occidente di fronte alla minaccia del terrorismo islamico.

Pochi giorni fa, come ha ricordato la scorsa settimana il nostro Giulio Meotti sul Foglio, un imam di Gaza ha brandito un coltello durante un sermone e ha invitato i fedeli dell’islam a seguire l’esempio di Khaybar, quando Maometto nel 627 partecipò di persona allo sgozzamento di ottocento ebrei della tribù Banu Qurayza. E’ anche uno degli slogan più usati nelle strade palestinesi: “Khaybar, Khaybar, oh ebreo, l’esercito di Maometto tornerà”. Laura Boldrini e Piergiorgio Odifreddi non saranno d’accordo ma mai come in questo momento per capire la superficialità con cui l’occidente osserva e combatte il fondamentalismo islamico – “le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al cento per cento secondo la legge islamica”, ha spiegato in modo illuminato l’imam Tayyeb – bisogna osservare lo spirito con cui l’occidente descrive le lame dei palestinesi come se fossero ogni giorno meno affilate e tutto sommato giustificabili, di fronte a questi signori che non hanno altra colpa se non quella di essere ebrei. E non capire oggi il dramma di Israele, e il suo oggettivo stato di assedio, significa non capire il dramma dell’occidente, e i rischi che si corrono ogni giorno nel rimandare nel tempo la nostra azione, militare e culturale, contro i fondamentalismi islamisti.

Il nemico più sinuoso di Israele è la disinformazione
Oltre ai coltelli. Cancellate le vittime ebraiche del terrore
di Giulio Meotti | 12 Ottobre 2015

http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/10/1 ... e_c276.htm
Trentatré anni fa Bruno Zevi, esule in America durante le leggi razziali, salì in Campidoglio dopo l’attentato alla sinagoga costato la vita a Stefano Gay Taché: “Noi accusiamo. In un mondo sconvolto dalla violenza, i nostri mezzi di informazione hanno dato il massimo rilievo solo alle azioni dell’esercito israeliano. E i terroristi palestinesi sono considerati mansueti, pacifici…”. Chissà cosa direbbe quell’antifascista di rango se vedesse quel che scrivono oggi i giornali su Israele. Perché lo stato ebraico, oltre ai coltelli della Terza Intifada, deve affrontare anche un nemico più sinuoso: la disinformazione. La Stampa: “Sette palestinesi uccisi”. Il Fatto: “Venerdì d’Intifada con sette palestinesi uccisi”. Il Messaggero: “L’esercito uccide sette palestinesi”. Gli israeliani feriti e assassinati sono scomparsi, mentre i palestinesi non sono morti, ma “uccisi”. “Polizia e giovani palestinesi si scontrano” e non si sa perché. E la stampa pedissequa accetta la storia delle moschee minacciate.

E cosa c’è di meglio di una mostra al Museo di arte contemporanea di Roma? E’ “Wallonwall” della fotografa tedesca Kai Wiedenhöfer, dove la barriera di Israele, che sta limitando la conta di morti e feriti del terrorismo, è paragonata al Muro di Berlino. Non poco scandalo ha generato in Germania, tanto da spingere i socialdemocratici a chiederne la sospensione. Un graffito sul fence israeliano reca la scritta “Varsavia 1943”, accompagnato da una svastica e dalla stella di Davide. Clemens Heni, politologo studioso di antisemitismo, ha detto che le foto di Wiedenhöfer sono “la tipica espressione del nuovo antisemitismo”. A differenza delle barriere fra Stati Uniti e Messico o le due Coree, che servono per fermare i movimenti di popolazione, quella d’Israele è l’unica al mondo che deve impedire che inermi cittadini vengano pugnalati e fatti saltare in aria. L’inversione dei ruoli prevede anche che Israele diventi l’aggressore. Mercoledì, alla benemerita Fondazione Einaudi in largo dei Fiorentini a Roma, sarà presentato un libro dal titolo sinistro: “Israele, il killer che piange”. E in Francia ha fatto scandalo la decisione del colosso editoriale Larousse, in un libro per bambini, di definire l’antica “terra promessa” come la “moderna Palestina”. In questo modo il terrorismo contro Israele viene accettato come se fosse una risposta naturale contro coloro che “occupano” una terra altrui. Lunedì il Guardian, giornale simbolo delle élite pacifiste inglesi, ha ospitato un editoriale a favore dell’Intifada firmato niente meno che da Marwan Barghouti, che sconta cinque ergastoli in un carcere israeliano non perché sogni “la pace”, ma perché ha ordinato l’uccisione di tanti israeliani. Palermo, la città delle stragi di mafia, gli ha anche concesso la cittadinanza onoraria.

Per tornare a trentatré anni fa, il grande Arnaldo Momigliano disse che “sarebbe una follia concludere su una nota di ottimismo quando un bambino ebreo può essere assassinato nella sinagoga di Roma senza che si manifesti un sollevamento dell’opinione pubblica”. Oggi l’opinione pubblica è stata direttamente anestetizzata sull’uccisione degli ebrei. Soltanto lunedì sono stati quattro gli attentati a Gerusalemme. Papa Francesco ha aperto i lavori del Sinodo con una preghiera per “Siria, Iraq, Gerusalemme e Cisgiordania”. Non manca il nome di uno stato nella lista?


L'Imam di al Azhar, unità arabi contro nemico sionista. Su sua visita a Roma era scoppiato caso
Le parole nel suo discorso di domani anticipato dalla Mena
15 ottobre 2015

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/m ... caef6.html

"Islam, religione di pace". Così è annunciata la 'lectio magistralis' per deputati e senatori che il grande Imam di Al Azhar, Ahmed al Tayyeb, terrà il prossimo 21 ottobre nella Sala della Regina a Montecitorio, affiancato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, e dal presidente della Commissione Affari Esteri, Fabrizio Cicchitto. Ma, ancora prima che il 44esimo Sheikh del più importante centro teologico sunnita del mondo sbarchi in Italia, già infuriano le polemiche contro chi lo ha invitato. Ad aprire il fuoco sulla Boldrini è stato stamane il quotidiano 'Il Foglio', che accusa il teologo e filosofo egiziano di aver "invocato più volte la distruzione di Israele". "C'è da domandarsi - si chiede il giornale - cosa sia passato per la testa della presidente della Camera che ha invitato Tayyeb" proprio "nelle settimane in cui in Israele gli ebrei sono uccisi a coltellate, asfaltati con le automobili e assassinati a fucilate sotto gli occhi dei loro figli".

A rincarare la dose, in serata, è intervenuto l'ex ambasciatore di Israele in Italia, Avi Pazner, che ha esortato senza troppi giri di parole Laura Boldrini a ripensarci e ad "annullare l'invito". "Penso sia un errore fatale - ha detto il diplomatico - invitare ad una conferenza sulla pace un integralista che non riconosce il diritto all'esistenza di Israele". Roberto Natale, portavoce della presidente della Camera, replica che il grande imam è una figura importante nella lotta al terrorismo fondamentalista dell'Isis e che la sua visita romana "nasce nel segno del contributo alla pace, al dialogo e alla sicurezza internazionale". A riprova di ciò, al Tayyeb sarà ricevuto da "altre cariche istituzionali", tra cui - a quanto si apprende - anche lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "L'invito - precisa poi Natale - è stato formulato dalla presidente Boldrini sulla base di una espressa richiesta della Commissione Affari Esteri di Montecitorio, che ne aveva sollecitato 'l'autorevole contributo' come figura di rilievo nell'indispensabile azione di contrasto al dilagare del terrorismo e alla strumentalizzazione estremista della fede".

Il Grande Imam, dopo la strage di Charlie Hebdo, aveva pronunciato un discorso durissimo ("devono essere crocifissi") contro i terroristi del Califfato e aveva chiamato a raccolta tutto il mondo islamico, denunciando la manipolazione dei testi coranici. "Al Tayyeb è considerato un interlocutore moderato nel mondo occidentale. Non possiamo parlare solo con chi è uguale a noi. Lui esprimerà il suo punto di vista e poi interverremo io e Boldrini e denunceremo, oltre che l'islamofobia, anche l'antisemitismo", ha detto ai giornalisti il presidente della Commissione Esteri Cicchitto. Lo scorso anno, l'Imam ha tenuto un discorso molto apprezzato alla Camera dei Lord britannica e collabora attualmente con la Francia - si ricorda a Montecitorio - per istituire severi meccanismi di controllo sul messaggio diramato dalla galassia di moschee e di associazioni dell'area islamica. "Non vi è autorità istituzionale al più alto livello che oggi, recandosi in Egitto - sottolinea Natale - non incontri il Grande Imam". Al Tayyed intanto, in vista di parlare a Montecitorio e nel pieno della nuova Intifada dei coltelli, ha per il momento già redatto la sua predica di domani, venerdì - anticipata dall'agenzia egiziana Mena - in cui invoca l'unità del mondo arabo e musulmano contro il "comune nemico sionista", accusato di continuare "la sua aggressione contro la moschea di al Aqsa". Parole che, probabilmente, non calmeranno le acque della politica italiana.
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 8:56 pm

“In 25 anni Israele sparirà”
L’ayatollah e quelle “cene antisemite”. Ora Khamenei getta ponti pure in Europa
Parlamentari inglesi che parlano di “razza ebraica”, merci e professori israeliani boicottati. Storie dalla settimana dell’odio
di Giulio Meotti | 12 Settembre 2015
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/09/1 ... e_c303.htm

Roma. L’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, usa tre parole in farsi per spiegare cosa vorrebbe fare di Israele: nabudi (annientare), imha (dissolvere) e zaval (cancellare). Sono impresse in un libro, “Palestine”, in cui Khamenei espone il suo piano per cancellare dalla mappa geografica quel “tumore canceroso”, lo stato ebraico. Ieri, Khamenei è tornato a scandirlo: “Se Allah vuole, entro i prossimi 25 anni non ci sarà più nessun regime sionista”. Non è stata certo mitigata dai negoziati nucleari con gli Stati Uniti la furia antisemita dell’Iran.

Londra è distante da Teheran. Ma qualche giorno fa Sajid Javid, ministro inglese delle Attività produttive, ha tenuto un discorso drammatico durante la serata di raccolta fondi per l’educazione sulla Shoah. Javid ha attaccato “le cene antisemite”, un fenomeno tipico delle “chattering classes” inglesi che durante le cene sedute, i “dinner parties” nei quartieri benestanti della capitale inglese, “persone rispettabili della classe media che avrebbero un sussulto di orrore se fossero accusate di razzismo sono molto felici di ripetere calunnie sugli ebrei”. Gli ayatollah hanno saputo costruire ponti in questa fragile psiche europea, che come ha spiegato il rabbino Giuseppe Laras in un discorso pubblicato in esclusiva dal Foglio online, era già gravemente malata di antisemitismo.

E questa è stata una settimana proficua per la raccolta dell’odio antiebraico. A Londra, l’arrivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato accolto da petizioni per il suo arresto (oltre 110 mila le firme) e da manifestazioni antisemite. In un video virale, un’attivista, Pamela Hardyment, dichiara senza inibizioni che sei milioni di ebrei israeliani “devono andare in mare”. A firmare la petizione contro Netanyahu anche dei parlamentari inglesi, come Tommy Sheppard, e i principali capi dei sindacati inglesi con una lettera sul quotidiano Guardian. Un parlamentare dello Scottish National Party, Paul Monaghan, ha parlato di “orgogliosa razza ebraica” che “perseguita il popolo di Gaza”.

In Lussemburgo, la più grande catena di supermercati, Cactus, ha sospeso la vendita di prodotti israeliani dalla Cisgiordania. Una decisione che ieri Netanyahu ha paragonato al boicottaggio antiebraico negli anni Trenta. Il premier stava commentando il voto del Parlamento europeo (525 a favore, 70 contrari) che chiede la marcatura dei prodotti ebraici provenienti dai territori contesi, ricalcando perfettamente la linea del movimento Bds per il boicottaggio di Israele.

Ad Aachen, in Germania, la banca Sparkasse ha ospitato nei suoi uffici un dibattito in cui hanno preso parte attivisti che hanno firmato un manifesto per “il completo smantellamento del regime israeliano dalla Palestina storica, dal mare al fiume”. Ovvero la cancellazione dello stato ebraico. In Francia, la richiesta di due scienziati israeliani di ottenere un campione di antisiero è stata respinta da un professore di Biologia presso l’Università di Bordeaux, a causa della loro nazionalità. Nella sua risposta alla richiesta, l’accademico ha scritto: “Finché non vedo un serio sforzo fatto dal vostro paese per raggiungere la pace con coloro che vivevano in Palestina prima dell’attuale popolazione non manderò alcun antisiero”.

In Olanda, l’editore ThiemeMeulenhoff ha difeso la pubblicazione di un libro di testo per le scuole superiori in cui, a pagina 23, si legge: “Il governo britannico aveva urgente bisogno di denaro durante la Prima guerra mondiale. Banchieri ebrei erano pronti a offrire quel prestito se il governo avesse fatto un gesto verso il popolo ebraico”. Inoltre, si legge che Israele è “basato sull’ingiustizia”.
Il supremo turbante iraniano non avrebbe saputo dirlo meglio. Con posto a tavola.
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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 9:01 pm

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Re: Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe

Messaggioda Berto » gio ott 22, 2015 9:43 pm

Forse tre-coarti łi jera migrà musulmani!

“Arrestare Benjamin Netanyahu” Cosa ci dicono i centomila che hanno firmato la petizione inglese
di Redazione | 02 Settembre 2015
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/09/0 ... e_c143.htm

Centomila cittadini britannici hanno firmato una petizione per far arrestare per “crimini di guerra” il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che a settembre si recherà a Londra in visita ufficiale. Qualsiasi cittadino britannico può lanciare una petizione sulla piattaforma del governo, costringendo Downing Street a rispondere pubblicamente che “i capi di stato stranieri in visita in un altro paese godono di immunità e dunque non possono essere arrestati”. Ovviamente si tratta di una petizione senza conseguenze reali per Netanyahu e il suo staff, ma che getta luce sulle correnti profonde di disprezzo e inimicizia per Israele che covano persino in un paese civile come l’Inghilterra. E poi non è neppure così fuori dalla realtà.

Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha cancellato una visita a Londra per paura di essere arrestato con l’accusa di “crimini di guerra”. Gli israeliani devono potersi muovere in Europa, viaggiare e lavorare; queste petizioni hanno l’obiettivo di intimidire lo stato ebraico. Giorno dopo giorno, Israele diventa sempre più debole. L’ex ministro Avi Dichter ha rinunciato a partecipare a una conferenza londinese sul processo di pace per non rischiare di essere arrestato. E il generale Aviv Kochavi progettava di andare in Gran Bretagna per dei corsi di una accademia militare, ma ha rinunciato per paura di essere arrestato. Gerald Steinberg, direttore di Ngo Monitor, ha spiegato che è una guerra legale che parte dalla “strategia Durban”: “Israele per gli attivisti è come il Sudafrica dell’apartheid e i suoi criminali di guerra non devono essere parte della società globale”. E’ più facile disfarsi di uno stato paria.
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