Sto kì lè ... bon da far rosto!Pensionato uccide ladro: io voglio vivere in un Paese dove almeno si ricerca la verità. E voi?Fabrizio Capecelatro Giornalista, scrittore e conduttore radiofonico Giovedì 22 Ottobre 2015
http://www.nanopress.it/cronaca/2015/10 ... -voi/96341«Marescià e mi dovevo far sparare per sapere se la pistola era vera o falsa?» Rispose così un ristoratore, napoletano a Milano, al Carabiniere che, intervenuto in seguito a una rapina “a mano armata”, chiedeva all’ignaro gestore del locale se la pistola che il delinquente impugnava fosse vera o finta. E tutto sommato non aveva tutti i torti: che ne poteva mai sapere lui, che per mestiere maneggiava (e anche molto bene) pizze e supplì, di pistole? Certo forse avrebbe potuto notare il materiale, la pesantezza o un qualche particolare che avrebbe potuto identificare quell’arma fasulla, un giocattolo! Ma siamo consapevoli di quale possa essere lo stato di agitazione e paura che si trova ad affrontare la vittima di una rapina o chi, svegliandosi nel cuore della notte, trova un ladro in casa propria?
È difficile, forse perfino impossibile, mantenere la calma e soprattutto la lucidità necessaria per analizzare il reale livello di rischio e quindi calibrare la legittima difesa in base a questo. L’eccesso di legittima difesa è pertanto un reato che deve necessariamente tenere conto di quale fosse lo stato emotivo del reo. Questa, però, è una attenuante e servirà a valutare la pena, non se il fatto è avvenuto o meno. Servirà dunque durante il processo, non certo durante l’indagine che, invece, è volta ad appurare come sono avvenuti i fatti: la verità.
Che un uomo sia stato ucciso da un altro uomo in un determinato luogo e in un determinato momento è, infatti, un fatto, una certezza. E io, da cittadino, voglio che lo Stato appuri, con precisione, come sono andati i fatti. Lo voglio perché quello che è morto, per quanto fosse un ladro, era anch’egli uomo che questo Stato deve tutelare, almeno ricostruendo con esattezza il modo in cui è morto. Lo voglio perché potrebbe succedere anche a me di morire in circostanze poco chiare e, benché di professione non faccia il ladro, in cui sembri che “me la sono cercata”.
Appurata la verità, ricostruiti con certezza e senza pregiudizi, dovuti al fatto che la vittima fosse un delinquente (e pure immigrato, direbbe qualcuno!), i fatti per come sono accaduti e non per come li ha raccontati l’unico dei due che può raccontarli, allora si aprirà il dibattimento processuale e lì saranno tenute in considerazioni tutte le attenuanti del caso.
Prima, però, è necessario sapere cosa la Giustizia dovrà giudicare: per questo l’iscrizione del pensionato della provincia di Milano che ha ucciso un ladro scoperto in casa sua non è solo un atto dovuto, ma è anche un atto giusto. Un atto che io, da cittadino italiano, pretendo che il mio Stato, quello a cui pago le tasse, faccia, se non altro perché è necessario per appurare i fatti.
Poi sarà il processo a stabilire il perché di quei fatti.
Da cittadino mi interesserebbe anche sapere come mai un ex commerciante, oramai in pensione, dorme con una pistola sul comodino, perché – che questo sia omicidio volontario o eccesso di legittima difesa – di sicuro se non ci fosse stata quell’arma sarebbe stato meglio! Se è vero che il ladro sarebbe potuto essere armato e quindi avrebbe potuto colpire il pensionato, è anche vero che in questo caso – come in molti altri – non lo era e il mettere in circolazione sempre più armi aumenta i rischi, più che ridurli.
A prescindere, infatti, dal fatto che, qualora il ladro fosse stato armato, quell’arma se la sarebbe procurata in modo illegale e non sarebbe stato lo Stato a dargli il permesso di sparare, se entrambi fossero stati disarmati oggi non ci sarebbe nessun morto; se entrambi fossero stati armati il rischio che ci fosse un morto, se non due, era lo stesso identico di se fosse stato armato soltanto uno dei due. E il compito di uno Stato non è quello di fare in modo che sia il “buono” a uccidere il “cattivo”, quanto quello di ridurre al minimo il rischio che sia il buono che il cattivo muoiano.
Uccidere un ladro in casa: si può? I casi più famosiDi Kati Irrente Mercoledì 21 Ottobre 2015
http://www.nanopress.it/cronaca/2015/10 ... mosi/36567-Nel 2014 a Giovanni Capuozzo di Gioia Sannitica sono stati inflitti 10 anni di carcere perché il 6 luglio del 2012 ha ucciso un uomo albanese di 39 anni che si stava entrando in casa sua attraverso il tetto. Il giudice ha deciso anche il risarcimento da versare alla famiglia del ladro, visto che la moglie della vittima si è costituita parte civile al processo. Nel caso di Giovanni Capuozzo la sentenza parla di omicidio volontario.
-Daniele Bianchetti di Portomaggiore, Ferrara, nel giugno del 2011 sparò un colpo di fucile a un uomo romeno che stava per introdursi in casa sua. Secondo l’accusa e la parte civile, Bianchetti avrebbe agito in preda alla paura di un furto. L’imputato si è difeso dicendo che il colpo era partito accidentalmente, perché aveva inciampato. Bianchetti è stato condannato a sei anni, confermate nel 2014 in appello.
-Mirko Franzoni nel dicembre del 2013 ha ucciso un ladro sorpreso a casa del fratello Ezio, a Serlio, nel Bresciano. Il colpo sarebbe partito in seguito alla colluttazione che si è verificata tra lui e Eduardo Ndoj, 26enne di origine albanese. Frazoni dapprima era stato indagato e arrestato per omicidio, e poi scarcerato per assenza di gravi indizi di colpevolezza.
-Nel settembre del 2006 Antonio Monella, imprenditore edile, uccise un ladro di origine albanese che tentava di rubargli il Suv nel cortile. L’uomo è stato condannato a sei anni e in suo favore sono state raccolte 10.000 firme, per chiedere al tribunale che venisse applicata alla grazia.
-Nell’aprile del 2012 il tabaccaio Franco Birolo di Correzzola, Padova, ha ucciso Igor Ursu, 23enne moldavo che era entrato nel suo negozio. Birolo è stato iscritto nel registro degli indagati ed è stato accusato di omicidio volontario. La Procura ha poi derubrica il reato: da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa. Birolo sparò da distanza ravvicinata con una calibro 9 (deteneva una semiautomatica Glock), ma fu stabilito che non era un esperto d’armi.