«Legalizzate gli spinelli» Lo chiede l’antimafiahttp://ilgarantista.it/2015/03/06/legal ... lantimafiaNon lo dice Marco Pannella. Non è una campagna dei radicali. Signori, è il procuratore nazionale antimafia, che parla. O meglio, l’organismo da lui presieduto, la Dna: depenalizzate.
Rendete lecito l’uso e la diffusione delle droghe leggere. Non perdete tempo. Perché di tempo, a dare la caccia agli spinelli, ne stiamo perdendo pure troppo.Lo dice con una chiarezza micidiale la relazione annuale 2014 della Direzione Nazionale Antimafia. Ci sono sei cartelle interamente dedicate alla questione degli stupefacenti – e riportate interamente in questa pagina. C’è un’analisi impietosa del fenomeno, con dati che fanno impressione: in Italia l’anno scorso sono stati immessi sul mercato 3 milioni di kg di cannabis, tra hashish marijuana e piantine. Tradotto in dosi, fanno 200 per ciascuno italiano. Duecento spinelli a testa, vecchi e bambini compresi. Parliamo dunque di qualcosa come 10 miliardi di dosi, o canne, commercializzate ogni anno nel nostro Paese. E questo si legge nella relazione dell’antimafia, nonostante siano impiegata «enormi risorse umane e materiali» per contrastare il fenomeno. Ma è come voler svuotare il mare con un secchiello da spiaggia. «Con le risorse attuali non è né pensabile né auspicabile, non solo impegnare ulteriori mezzi ed uomini sul front anti-droga inteso in senso globale, comprensivo di tutte le droghe », ma neppure « tantomeno, è pensabile è pensabile spostare risorse all’interno del medesimo fronte, vale a dire dal contrasto al traffico delle (letali) droghe pesanti al contrasto al traffico di droghe “leggere”. In tutta evidenza sarebbe un grottesco controsenso».
Ecco: sarebbe un grottesco controsenso. Si darebbe la caccia agli spinelli, anziché perfezionare per esempio l’azione nei confronti di produttori e spacciatori di droghe sintetiche, campo nel quale «la tecnica d’indagine» non è ancora sufficientemente «matura».
Tenete poi conto, ci dice la direzione anti-mafia guidata da Franco Roberti, di altre due questioni. Da una parte «le ricadute che la depenalizzazione avrebbero in termini di deflazione del carico giudiziario di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali» e, soprattutto, « di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite»( e qui nulla si aggiunge quanto a introiti che lo Stato potrebbe ricavare con la vendita legale). Dall’altra parte, l’antimafia ricorda opportunamente«la minore deterrenza delle norme penali riguardanti le cosiddette droghe leggere, sancita dalla recente sentenza numero 32/2014 della Corte costituzionale, che sostanzialmente non consentono l’arresto in flagranza».
Quest’ultimo particolare aspetto fa prevedere, sempre nella relazione, una diffusione sempre in maggiore crescita delle droghe leggere. E d’altra parte se la Dna è arrivata a chiedere apertamente la depenalizzazione della cannabis (del suo uso privato e, evidentemente, anche della sua commercializzazione) è proprio perché i dati del 2014 sopra ricordati corrispondono addirittura al 120% di quelli del 2013. Cioè, nel nostro Paese, in un anno appena, la quantità di hashish e marijuana che c’è in giro è assai più che raddoppiata. Si tratta ormai di «un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di tabacco ed alcool».
La conclusione del documento difficilmente avrebbe potuto essere più chiara: «Spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia». Ma a questo punto, come si fa ad avere ancora dubbi?
Marijuana, la svolta schock della Direzione nazionale antimafia: "La repressione? Ha fallito. Depenalizziamola"http://www.huffingtonpost.it/2015/03/07 ... 22246.htmlPubblicato: 08/03/2015
"Davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro [...] sia opportuna una depenalizzazione della materia". La bomba la lancia la Direzione Nazionale Antimafia.
Il pool guidato da Franco Roberti ha presentato lo scorso 25 febbraio la sua relazione al Parlamento. Dietro la scrivania lo stesso procuratore generale, accompagnato dalla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi. Nel tomo, che consta di oltre 700 pagine, la svolta: l'ammissione del fallimento della repressione del mercato illegale di cannabinoidi e la secca apertura alla depenalizzazione del loro consumo.
Parole pesantissime, se considerato che non arrivano da chi ha sempre sostenuto con forza la necessità di liberalizzare e depenalizzare il consumo di marijuana&co. (vedi i Radicali) ma da chi è in prima linea nella battaglia quotidiana per far rispettare la normativa vigente. Una manciata di paginette, dalla 355 alla 360, che sono sfuggite alla maggior parte di coloro che hanno spulciato nel testo, ma che risultano esplosive.
La Dna sottolinea che il quantitativo sequestrato "è di almeno 10/20 volte inferiore a quello consumato". Ci si trova, dunque, dinanzi a "un mercato che vende, approssimativamente, fra 1,5 e 3 milioni di Kg all’anno di cannabis". Tradotto, sarebbero all'incirca 200 canne pro capite, anziani e giovanissimi compresi. Poi l'ammissione di sostanziale fallimento:
"Di fronte a numeri come quelli appena visti - e senza alcun pregiudizio ideologico, proibizionista o anti-proibizionista che sia - si ha il dovere di evidenziare a chi di dovere, che, oggettivamente, e nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva".
Il punto, sottolinea l'Antimafia, è che "il sistema repressivo ed investigativo nazionale, che questo Ufficio osserva da una posizione privilegiata, è nella letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi".
Insomma, "con le risorse attuali, non è né pensabile né auspicabile, non solo impegnare ulteriori mezzi ed uomini sul fronte anti-droga inteso in senso globale". La Dna spiega che se si volessero spostare risorse e uomini per contrastare l'uso di marijuana e affini, "di conseguenza rimarrebbero “scoperte” e prive di risposta investigativa altre emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso, estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione, ecc".
Qual è la soluzione? La depenalizzazione. L'agenzia guidata da Roberti non lo fa capire tra le righe, ma lo dice chiaro e tondo:
"Davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che, nel bilanciamento di contrapposti interessi, si dovranno tenere presenti, da una parte, le modalità e le misure concretamente (e non astrattamente) più idonee a garantire, anche in questo ambito, il diritto alla salute dei cittadini (specie dei minori) e, dall’altra, le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite".
Non solo. L'Antimafia equipara le droghe leggere a fumo e alcolici: "I dati statistici e quantitativi nudi e crudi, segnalano, in questo specifico ambito, l’affermarsi di un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di sostanze lecite (ma, il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco ed alcool".
Sarebbe dunque un harakiri "spostare risorse all’interno del medesimo fronte, vale a dire dal contrasto al traffico delle (letali) droghe pesanti al contrasto al traffico di droghe leggere". La soluzione? Depenalizzarle. E no, non lo dice il solito Marco Pannella. Parole, nero su bianco, di una delle più alte e stimate autorità indipendenti dello stato italiano.
La relazione della Dna (la parte sulle droghe leggere da p. 355 in poi)