Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:29 pm

Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja
viewtopic.php?f=194&t=1808

Speculazioni politiche ed economiche sul fenomeno "invasione dei migranti"
https://www.facebook.com/groups/altridi ... 8416595503
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi sto sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:30 pm

La grande fuga dalla Libia: gli scafisti ora forzano i tempi perché temono blitz sui loro porti
Caricano le carrette all’inverosimile finché hanno libertà di manovra
http://www.lastampa.it/2015/08/29/ester ... agina.html

francesco grignetti inviato a palermo

Mai come in queste ultime settimane si moltiplicano le partenze dalla Libia. Gli scafisti stanno mettendo in mare ogni carretta che riescono a trovare e la riempiono all’inverosimile. Mai si erano viste le stive così piene, addirittura con centinaia di disgraziati ammassati, chiusi sottocoperta, stretti come sardine. Non c’è da meravigliarsi se si moltiplicano i morti. E allora, qui da noi, l’intelligence si interroga: perché questa accelerazione? Che cosa sta accadendo in Libia? E che cosa c’è dietro l’angolo?

Gli scafi peggiori

La prima risposta degli analisti è banale, ma efficace: dopo diversi anni, in Libia i barconi migliori sono finiti e ora si ricorre al peggio che c’è. Scafi che non potrebbero mai tenere il mare, ma che vengono avviati lo stesso perché tanto si sa che le navi di Frontex, di Medici senza Frontiere, e di Eunavform sono vicinissime.

Il cinico calcolo degli scafisti è che queste carrette del mare devono tenere la rotta per poche miglia marine, e poi, appena in acque internazionali, lancino pure l’Sos. Nel frattempo, loro, i mafiosi libici, si guardano bene dall’accompagnare le imbarcazioni perché hanno imparato che poi i poliziotti italiani li individuano, li arrestano e li fanno condannare. Perciò prendono dalla massa qualche disgraziato più capace degli altri e gli affidano il controllo della barca. Ovviamente, però, questi barconi sono ingovernabili. Basta un niente e si rovesciano. E la gente muore.

La seconda spiegazione, che non contraddice la prima ma la integra, è che gli scafisti sono attentissimi a quello che succede nel mondo. Vedono anch’essi che il flusso di siriani si sta inaridendo perché ormai passano quasi tutti per i Balcani, così come gli afghani. Caricano molti africani e pakistani, allora. Gente che paga meno perché può meno. E per questi disgraziati di serie B vengono predisposti viaggi che sembrano una corsa certa verso la morte. Gli scafi assomigliano sempre più ai vagoni piombati del 1943. Gli 007 in fondo danno ragione a Marco Pannella che ieri parlava di nuovo Olocausto.

Infine un’annotazione di politica internazionale. Anche gli scafisti si sono resi conto che l’Europa non potrà tollerare a lungo questo crescendo di stragi del mare. Leggono le dichiarazioni dei leader, scrutano le mosse dei militari, osservano le pressioni sui clan locali, capiscono che una stretta al loro business è prossima. La nostra intelligence ritiene che a Zuwara e dintorni sia scattata la frenesia di arraffare tutto quel che si può prima che finisca la pacchia. Ora o mai più. Per questo inzeppano barconi fatiscenti e li buttano in mare aperto. Perché temono che stia per finire la corsa all’oro.

Il ruolo di Tripoli

Già, Zuwara. Una specie di capolinea per chi ha attraversato l’Africa o il Medio Oriente. Anche il principale trampolino per l’Europa. Dacché ha chiuso l’ultima fabbrica cittadina, l’unico business che funziona lì è il traffico di essere umani. Qualche volta, però, come ieri, capita che il naufragio avvenga proprio sotto costa. Sono costretti a raccogliere corpi. In città non c’è neppure più un medico legale, c’è però un veterinario, un buon samaritano che si presta a esaminare i cadaveri, e a stilare i certificati di morte. «In due anni è diventato un esperto», dicono. Le salme ripescate dal mare finiscono poi di nascosto al cimitero. Quel po’ di autorità locale che è rimasta, infatti, non gradisce che i cadaveri siano ostentati e nemmeno contati perché è una brutta pubblicità nei confronti del governo (autonominatosi) di Tripoli, da cui Zuwara formalmente dipende. E se poi la questione dell’immigrazione clandestina finisse nel gorgo delle trattative internazionali? Meglio spegnere ogni riflettore.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi sto sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:31 pm

Le foto dei bimbi annegati: la gogna per gli scafisti presi
30 agosto 2015 Marina Mastroluca
http://www.unita.tv/focus/le-foto-dei-b ... isti-presi

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Libia.jpg

Dopo le proteste, le milizie di Zuwara arrestano tre uomini per il naufragio di giovedì notte costato la vita a oltre 300 persone

Uno a fianco all’altro, il volto ben in mostra. Non hanno ceppi a polsi e caviglie, ma non c’è dubbio che la loro sia una gogna. Sono tre scafisti, o almeno li presentano come tali, responsabili dell’ultimo tragico naufragio a poche centinaia di metri dalla costa libica: 110 i corpi ripescati, altri duecento quelli dispersi in mare. E di quei cadaveri i tre uomini esibiscono visivamente la responsabilità. Le milizie di Zuwara che li hanno fermati e arrestati li hanno costretti a posare tenendo tra le mani le foto dei bambini morti nel naufragio: piccoli che la corrente ha risbattuto a riva e che il bagnasciuga sembra cullare un’ultima volta. Uno ha ancora il pannolino addosso, gonfio d’acqua salata. È la prima volta che accade. La prima in cui ci vengono vengono esibiti i trafficanti di uomini, o forse solo la manovalanza spicciola, quella che fa il lavoro sporco, che picchia e persino accoltella i migranti che provano a farsi trattare da esseri umani. È la prima volta che gli scafisti vengono costretti a mostrare le conseguenze più tragiche del loro commercio, in una sequenzialità perfetta di causa ed effetto: bambini annegati perché qualcuno lucra sopra le loro vite. Ed è inedito per Zuwara, che pure è l’hub del traffico di migranti dalla Libia, che si facciano nomi e cognomi dei fermati: Alyasse Krshman, 21 anni, Ayou Askeer, 32, e Nasem Azzbi, 26 anni. Mai – dal 2011 – è stato arrestato un solo scafista in quella che è la capitale dei trafficanti, che da Zuwara fanno passare di tutto: droga e armi, oltre a esseri umani. Di solito la guardia costiera se intercetta qualche imbarcazione tende più ad arrestare i migranti, che non chi li conduce. Stavolta è andata diversamente. Forse anche perché venerdì scorso – anche questo fatto insolito – centinaia di persone si sono radunate in una piazza del porto dopo la notizia della strage. «Zuwara non dovrebbe essere nella mani delle sanguisughe», c’era scritto sui loro cartelli.

Se gli arresti siano un’operazione di facciata o l’anticipazione di una svolta possibile, è davvero impossibile dirlo. Zuwara è nelle mani di milizie che fanno capo al governo islamista di Tripoli, quello che la comunità internazionale non ha riconosciuto ma con il quale si sta cercando di tessere una mediazione che possa riunire le fazioni: per combattere l’Isis, che oggi domina a Sirte e a Derna, e per tentare di rimettere in piedi quello che oggi è solo uno Stato fallito, presupposto necessario per qualunque azione politica di controllo del traffico di esseri umani. E le milizie, a Zuwara come nei porti vicini che fanno lo stesso commercio, hanno spesso la loro parte di tornaconto nel grande giro d’affari che ruota intorno ai migranti. Non sono le sole. C’è tutta un’economia che nella Libia implosa del dopo-Gheddafi fiorisce all’ombra dei barconi: le mazzette sono moneta di scambio, per chiudere un occhio. E poi di lavoro non ce n’è, il malaffare è l’unica risorsa. Ai tempi del raìs invece si dice che il porto fosse affidato alle cure del figlio Saadi Gheddafi, sarebbe stato lui ad aprire o chiudere la valvola delle partenze, una sorta di monopolio: voci mai provate, ma i soldi che non arrivavano dal traffico di esseri umani, Gheddafi li chiedeva direttamente all’Europa per il servizio – cinque miliardi aveva chiesto in un’occasione per risparmiare al Vecchio continente il dispiacere di vedersi invaso dai neri.

La morte del raìs è stato come un segnale di via libera, il mercato è diventato «libero». Zuwara oggi, e lo confermano tutte le ong che si occupano della questione migranti, è il posto giusto dove andare a cercare un passaggio per l’Europa. Vicina al confine tunisino, canale di sbocco naturale delle rotte che attraversano l’Africa, ma possibile terminal anche per i siriani e quanti fuggono dall’insicurezza di tutta la regione. Di fronte al fiorire del mercato, la guardia costiera è rimasta a pescare cadaveri e mazzette, a seconda dei casi. «Facciamo il meglio che possiamo», ha detto solo un paio di mesi fa un ufficiale locale parlando ai giornalisti del sito Migrant Report, gli stessi che hanno diffuso la foto degli scafisti fermati. Il meglio che si può fare con una barca che ha il motore che si surriscalda e spesso li lascia alla deriva e due barche veloci cedute in prestito all’occorrenza dalla vicina raffineria. Dicono di aver chiesto aiuto all’Europa, alla Germania, all’Italia, per avere fuoristrada, barche, strumenti per la vigilanza: «in prestito, la proprietà sarebbe rimasta loro». Se dall’altra parte c’è stata diffidenza, non è difficile immaginare il perché.

Adesso però qualcuno fa mostra di voler cambiare registro. Non tutti a Zuwara ci credono, come racconta il Guardian. Perché a volerlo, in una città tanto piccola si fa presto a individuare chi ha fatto fortuna in una notte. Ma non risulta che i nuovi ricchi siano mai finiti dietro alle sbarre. Semmai ieri, dopo la notizia dell’arresto dei tre, nella città sono state rafforzate le misure di sicurezza, temendo possibili ritorsioni dai grandi trafficanti e dai loro amici: una risposta eclatante ad un gesto eclatante come quello della gogna. «Oggi niente partenze da Zuwara, perché la brigata ha risposto con forza. Ma non sappiamo quale potrà essere la risposta dei trafficanti».
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi sto sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:34 pm

Corusion tałiana e romana
viewtopic.php?f=22&t=278

Mafia, appalti e tangenti: 37 arresti a Roma. Indagato Alemanno, in carcere anche ex Nar

http://www.lastampa.it/2014/12/02/itali ... agina.html

Maxi-operazione di carabinieri e Finanza. Il ministro Alfano: «L’inchiesta è solida». A capo della cosca Massimo Carmianti, il “Nero” di “Romanzo criminale”. Sequestrati beni per 200 milioni di euro. Nei guai politici locali e consiglieri regionali

Un collaudato e redditizio patto di ferro tra mafia e politica a Roma, non a caso definito dagli inquirenti «Mafia capitale». L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è indagato per associazione mafiosa e, per lo stesso reato, in manette è finito, tra gli altri, l’ex terrorista nero Massimo Carminati, «il Nero» di Romanzo Criminale (personaggio di spicco nella banda della Magliana è accusato anche dell’omicidio Pecorelli) interpretato al cinema da Riccardo Scamarcio. Saltano subito all’occhio questi due nomi nella maxi operazione della Procura e dei carabinieri del Ros di Roma, con Massimo Carminati ritenuto al vertice dell’associazione mafiosa. La prima, in assoluto, di connotazione esclusivamente romana.

I NOMI ECCELLENTI
Nel complesso gli arrestati sono 37, tra cui anche l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, oltre a una serie di «eccellenti» indagati. Ma l’aspetto più inquietante è la scoperta di un sistema mafioso per l’aggiudicazione di appalti pubblici con il coinvolgimento di funzionari e politici del Comune di Roma e della Regione Lazio. I Ros hanno perquisito il Campidoglio, la Regione e diverse abitazioni private tra cui quella dell’ex sindaco Alemanno. Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello Pdl Luca Gramazio, e il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti.

COME AGIVA LA “CUPOLA” DELLA CAPITALE
È stato, insomma, individuato un sodalizio mafioso da anni radicato nella capitale con diffuse infiltrazioni nel mondo imprenditoriale per ottenere appalti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, anche per quanto riguarda i campi nomadi e i centri di accoglienza per gli immigrati. I reati ipotizzati sono associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati ancora. L’indagine è coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dai sostituto Paolo Ielo e Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli. Contestualmente all’operazione «Mafia capitale», la Guardia di Finanza sta procedendo al sequestro di beni per oltre 200 milioni di euro, in applicazione di un decreto firmato dal Tribunale di Roma.

IL CAPO ERA CARMINATI
Intercettazioni telefoniche, pedinamenti e una proficua e altamente professionale attività investigativa ha consentito di smascherare uno scandalo tra mafia e politica di dimensioni inimmaginabili. Che risale, peraltro, a molti anni fa. Si legge infatti nell’ordinanza del gip Flavia Costantini: «E’ difficile stabilire esattamente il tipo di collegamento tra l’odierna organizzazione mafiosa riconducibile a Massimo Carminati e il substrato criminale romano degli anni ottanta, nel quale essa certamente affonda le sue radici. Esistono indiscutibili corrispondenze sul piano soggettivo e sul piano oggettivo». E ancora: «Sul piano soggettivo Mafia Capitale si è strutturata prevalentemente attorno alla figura di Massimo Carminati, il quale ha mantenuto e mantiene stretti legami con soggetti che hanno fatto parte della Banda della Magliana o che comunque le gravitavano intorno».

PIGNATONE: “OMERTA’ E ASSOGGETTAMENTO”
Mafia e politica che hanno fruttato fior di quattrini. Tutto grazie - come si legge nell’ordinanza - «al riferimento alla forza di intimidazione del vincolo associativo deve intendersi che l’associazione abbia conseguito in concreto, nell’ambiente circostante nel quale essa opera, un’effettiva capacità di intimidazione, sino ad estendere intorno a sè un alone permanente di intimidazione diffusa, tale che si mantenga vivo anche a prescindere da singoli atti di intimidazione concreti posti in essere da questo o quell’associato». L’inchiesta Mafia Capitale del procuratore Giuseppe Pignatone viene ben riassunta dal gip nell’ordinanza: «Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di una organizzazione criminale di stampo mafioso operante nel territorio della città di Roma, la quale si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere delitti e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici».

L’EX SINDACO: “DIMOSTRERO’ LA MIA ESTRANEITA’”
In un comunicato Gianni Alemanno si difende e respinge le accuse: «Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità». «Sono sicuro - conclude - che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti».

ALFANO: “INCHIESTA SOLIDA”
«Ho grande stima e considerazione per il procuratore capo di Roma che ha grande spessore competenza equilibrio, quindi sono convinto della solidità dell’inchiesta» commenta il ministro dell’Interno Angelino Alfano a «Di martedì» su La7 aggiungendo: «Su persone che conosco, come Alemanno, mi auguro riesca a dimostrare la sua estraneità così come ha detto». «Se l’inchiesta è fondata - ha aggiunto Alfano - ci sono cialtroni che non smettono di rubare; inutile fare le leggi se si continua a rubare, non si deve rubare!», ha tuonato il ministro.



Mafia Capitale, inchiesta bis: 44 arresti e 21 perquisizioni. In manette consigliere regionale Gramazio

L'inchiesta sul "Mondo di mezzo" della Procura di Roma prosegue. Operazione del Ros nel Lazio, in Sicilia e Abruzzo. Nel mirino anche la gestione dell'accoglienza di immigrati. A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” la nuova bufera giudiziaria ha investito politici di Fi e Pd. Confermato il “sistema Odevaine” pensato per garantire un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza. In manette i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione. Buzzi: "Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini..."

di Andrea Palladino e Giovanna Trinchella | 4 giugno 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... ni/1745826

“Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini …. faccio come … ma perché io devo sta agli ordini tuoi …. te pago … ma va a fanculo”. Salvatore Buzzi, l’uomo delle coop che diceva: “Pago tutti”, spiega in una intercettazione l’asservimento totale dei politici agli ordini di Mafia Capitale. Il secondo atto dell’inchiesta è arrivato questa mattina: 44 arresti, 21 perquisizioni A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” arriva una nuova tempesta giudiziaria sulla politica. Ci sono, tra gli altri: l’ex consigliere regionale di Forza Italia (Luca Gramazio), l’ex presidente Pd del Consiglio comunale in Campidoglio (Mirko Coratti) e l’ex assessore alla Casa del Pd (Daniele Ozzimo). E poi i consiglieri comunali di Fi (Giordano Tredicine) e “Centro democratico con Tabacci” (Massimo Caprari). Ma anche l’ex presidente Pd del X Municipio di Ostia (Andrea Tassone) e l’ex assessore Pd alle Politiche sociali (Angelo Scozzava).

Come nella prima tranche nel mirino degli inquirenti sono finiti democratici e forzisti, alcuni dei quali risultavano già indagati. Cuore di questa seconda parte di inchiesta il business degli immigrati di cui parlava in una famosa intercettazione Buzzi: “Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga”. In manette anche i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione.

Tra gli arrestati uomini di Forza Italia e del Pd

Tra i 44 arresti del Ros c’è Luca Gramazio, consigliere di Forza Italia in Regione Lazio che si era dimesso dal capogruppo subito dopo la prima tranche dell’inchiesta, ma non aveva lasciato la poltrona di consigliere alla Pisana. Per lui l’accusa è di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati per aver favorito sfruttando la sua carica politica: prima come capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale e in seguito come capogruppo Pdl (poi FI) appunto in Consiglio Regionale. Per gli inquirenti era stato a cena nel 2013 insieme al padre con Carminati: “Nulla da rimproverarmi – aveva detto rispondendo alla domanda sulla nomina alla commissione Trasparenza – Non faccio parte di un sistema”. In una intercettazione, il 23 luglio del 2013, però Carminati gli diceva: “Mo te sto a guarda’ ‘sta cosa per la … commissione trasparenza”.

Misura cautelare anche per l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, che si era autosospeso dal Partito democratico a dicembre. Lo scorso gennaio contro il suo ufficio politico c’era stato un attentato incendiario. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo (Pd): quest’ultimo era alla cena risalente al 2010 che per qualche giorno ha rappresentato con una fotografia della capacità di infiltrazione di Mafia capitale nelle istituzioni. I Ros hanno eseguito gli arresti anche dei consiglieri comunali Giordano Tredicine (vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore di Forza Italia per il Lazio), Massimo Caprari (capogruppo Centro democratico in Comune), l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone (Pd), Fabrizio Franco Testa, Angelo Scozzava, ex assessore alle Politiche sociale e già alla guida del dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della salute del Comune. Nuova ordinanza di custodia cautelare anche per Carminati e Buzzi.

Il gip Flavia Costantini ha firmato l’ordine di cattura anche per Stefano Bravo (già protagonista delle polemiche politiche legate alla prima ondata di arresti, perché tra i creatori della fondazione Human di Giovanna Melandri) e Pierpaolo Pedetti (Pd), presidente della commissione comunale Patrimoni. Domiciliari per Stefano Venditti, ex presidente della Lega Coop Lazio, il dirigente della Regione Lazio Guido Magrini nella veste di responsabile del dipartimento politiche Sociali, Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio, Franco Figurelli (misura carcere) che lavorava presso la segreteria di Coratti. Domiciliari per il costruttore Daniele Pulcini.

I carabinieri del Ros hanno eseguito misure cautelari per 44 persone con accuse di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. E la procura di Roma allarga al resto d’Italia l’inchiesta sulle relazioni pericolose tra colletti bianchi e criminali ormai organizzati: gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Perquisite 21 persone c’è anche l’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, Maurizio Venafro. L’ex braccio destro del presidente della Regione è indagato dai pm romani per il reato di tentativo di turbativa d’asta. La vicenda, per la quale Venafro si è dimesso nel marzo scorso, è relativa ad una gara d’appalto per l’acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione) che venne indetta e poi revocata nel dicembre scorso dallo stesso Zingaretti dopo che il bando era finito nelle carte dell’inchiesta.

I carabinieri, questa mattina all’alba, sono arrivati nella sede della cooperativa La Cascina a Tor Vergata (Roma) per acquisire documenti. Cuore di questa seconda tranche di il business degli immigrati di cui parlava in una famosa intercettazione l’ex uomo delle coop, Salvatore Buzzi: “Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga”. La rete di cooperative sociali, grazie a Mafia Capitale, si “sono assicurate numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.

Arrestati i manager della cooperativa La Cascina

I manager della cooperativa La Cascina,. vicina a Cl, erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici. Per questo il gip ha emesso una misura nei confronti anche di Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.

Secondo il Gip, Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Nello specifico, Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina.

Il business degli immigrati e il sistema Odevaine

Al centro dell’indagine che ha portato agli arresti c’è appunto il “ramificato sistema di corruzione” creato per favorire un cartello di imprese interessato alla gestione dei centri di accoglienza, in grado di accedere ai consistenti finanziamenti pubblici stanziati per i flussi migratori. Un business che conosceva bene Luca Odevaine che nel marzo scorso ha ammesso di aver intascato tangenti. Negli atti dell’inchiesta gli inquirenti descrivevano così l’indagato: “Odevaine è un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati”. Un figura importante perché “la qualità pubblicistica di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione” e al contempo è “esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo“. E anche oggi il ruolo di Odevaine, nella veste di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, viene confermato. Era lui che “doveva garantire consistenti benefici economici ad un ‘cartello d’imprese’ interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti”. Per Odevaine il gip ha respinto la richiesta d’arresto.

Il primo troncone dell’indagine aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e in carcere Massimo Carminati e l’uomo delle coop Salvatore Buzzi. I pm romani Cascini, Ielo e Tescaroli, coordinati dall’aggiunto Michele Prestipino e dal procuratore Giuseppe Pignatone, hanno lavorato a lungo in questi mesi sul nuovo fronte.



http://www.panorama.it/news/mafia-capitale-inchiesta
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... le/1992950
http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA ... 8208.shtml
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi sto sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:35 pm

Sto kì: Furio Colonbo lè ono de łi omani pì buxiari e skifoxi ke me sipia tocà de scoltar:

QUELLO DEI MIGRANTI È UN OLOCAUSTO (Furio Colombo) 30/08/2015
https://triskel182.wordpress.com/2015/0 ... io-colombo

La parola “Olocausto” è quella giusta per raccontare ciò che sta succedendo intorno a noi in tempo reale: gente morta annegata, gente morta asfissiata, gente condannata a strisciare sotto barriere di filo spinato, gente ammanettata per essere riuscita a passare, navi piene di morti, camion pieni di morti, spiagge piene di morti, bambini perduti, soli per sempre (non ci sono più i genitori o sono finiti altrove). Oppure i loro corpi galleggiano a faccia in giù, in acqua e benzina nel sottofondo di un barcone. La miglior polizia francese e inglese garantisce il blocco a Calais, a Ventimiglia o sulla bianche scogliere di Dover. La migliore forza militare d’Unghe – ria usa gas e mezzi blindati casomai i siriani che tentano di salvarsi dal massacro riuscissero ad avvicinarsi.

La parola “Olocausto”l’ha detta Marco Pannella.
Sapeva benissimo che era ovvia, ma i leader europei, impegnati e mobilitati a esigere certi debiti dalla Grecia, avevano altro a cui pensare. Se la Grecia non paga i debiti, la sua cacciata immediata dall’Europa (Grexit) è inevitabile. Se l’Ungheria alza una barriera di strati di filo spinato, alta quattro metri e lunga centinaia di chilometri, per impedire ogni passaggio umano dalla Serbia (dunque dalla Siria) il fatto è ordinaria politica interna.
E benché sia il confine dell’Europa (pensate l’Europa di Spinelli, Colorni, Rossi), all’Europa non importa nulla di essere complice di strage.
Persino l’America, in un modo non proprio esemplare, ci manda un appello alla lotta contro i perfidi trasportatori di morte (i famosi trafficanti) e non una parola sui nostri confini di morte e sul blocco totale e assoluto di qualunque corridoio umanitario.
Sì, la parola Olocausto è la parola giusta. Talmente giusta che Angela Merkel, che fino ad ora si era dedicata solo al debito greco, si è svegliata di soprassalto e ha ordinato l’accoglienza, la più larga possibile, per i siriani. Ma finora neppure lei ha avuto qualcosa da dire sull’immorale e vergognoso blocco ungherese, che ha trasformato in un lager i confini dell’U ni o n e Europea. Neanche il presidente Junker ha avuto da obiettare, E la vice presidente Mogherini, che è l’Alto rappresentante per la politica estera europea dell’Ue, non si è mai presentata alla frontiera di morte ungherese, per aprire la porta sbarrata dell’Europa.
Sapete perché un decente intervento di chi rappresenta l’Europa non c’è stato ?
Perché gli scafisti e i trafficanti di esseri umani sono tra noi.
Sono i Salvini, i Le Pen, gli Orbán, i ministri degli interni dei migliori Paesi europei, che scatenano le loro polizie per stanare gli esseri umani che potrebbero salvarsi, che sono già salvi, per ricacciarli o imprigionarli per il reato di avere cercato di garantire la vita a se stessi e ai propri bambini.

Trafficanti e scafisti esistono, come esiste una costosissima flotta militare che occupa il Mediterraneo, e avrebbe già sparato agli scafisti, se non fosse tenuta a bada da navi come la “Phoenix ” della famiglia Catambrone, che ha salvato, da sola, migliaia di naufraghi, o la nave dei Medici senza frontiere. Infatti è in vigore il blocco assoluto voluto con forza dai “piazzisti di morte” di cui ha parlato il vescovo Galantino.
Ma qui occorre tornare alle ossessioni di Pannella.
Perché tanta criminalità e un così immenso guadagno intorno alla droga? Perchè il proibizionismo ha creato il paradiso della malavita organizzata. Ecco ripetuto il modello, a cura dei nuovi piazzisti: bloccare, proibire, chiudere. Se non esiste alcun modo di accostarsi legalmente all’Europa (salvo il visto in consolati già devastati e abbandonati da anni), perché non dovrebbe nascere un reticolato illegale, pericoloso e privo di scrupoli, per quel passaggio verso la salvezza che non può aspettare la prossima stagione e un cambiamento del torvo umore europeo?
E poiché i “buoni ”, in Europa, non hanno il coraggio che ha avuto Monsignor Galantino (redarguito per settimane) e continuano a trattare con i piazzisti di morte come fossero politici e come se la condanna a morte di milioni di profughi fosse una delle opzioni possibili, ecco che l’Ue, e ciascuno dei suoi governi, è forzata a non avere alcuna politica, dedicandosi a danzare intorno al palo degli scafisti cattivi e dei trafficanti spietati, senza badare al fatto che quella gente non è che una agenzia criminale creata da noi.


Migranti, i tafferugli della Lega nel silenzio quasi totale
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... le/1779189
di Furio Colombo | 14 giugno 2015

Oggi, mentre leggete, l’Italia ha una grande donna da onorare, una rivolta pericolosa da respingere, un partito eversivo da condannare, e il compito di salvare l’onore e la legge del Paese, di fronte ad atti gravi che (per incomprensibile decisione) sono passati quasi in silenzio.

La donna è Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, che il giorno 6 giugno, dopo avere ascoltato l’editto di Maroni, che vieta l’accoglienza di rifugiati nella Regione Lombardia, ha detto subito, senza cautele politiche: “È una scelta ignobile”. Per essere precisi, Maroni ha detto (lo stesso giorno): “Ho deciso di scrivere una lettera ai prefetti lombardi per diffidarli dal portare qui in Lombardia nuovi clandestini e ho deciso di scrivere ai sindaci per dirgli di rifiutarsi di prenderli, mentre ai sindaci che dovessero accoglierli ridurremo i trasferimenti regionali come disincentivo, perché non devono farlo, e chi lo fa, violando la legge, subirà questa conseguenza”.

Come si vede la frase, oltreché ignobile, è detta con perfetto analfabetismo costituzionale, violazione della funzione di presidente di Regione (la cui autorità termina dove inizia quella dello Stato), invocazione rovesciata della legge. Inoltre il presidente della Lombardia, senza che nessun politico lombardo abbia avuto niente da dire, autorizza se stesso a dare direttive ai prefetti. Per sapere di fronte a quale atto di irresponsabile rivolta contro lo Stato ci si trovi di fronte (Maroni è un ex ministro dell’Interno) si noti che i rifugiati che la Lombardia di Maroni rifiuta di accogliere, vengono definiti, da Maroni stesso, “clandestini”, parola giuridicamente priva di senso, salvo che nella Corea del Nord, e moralmente indegna, per definire persone che hanno e attendono diritto di asilo.

Ma all’iniziativa di Maroni, che abusa gravemente della sua autorità, si aggiunge l’appello alla rivolta contro la Repubblica del segretario dello stesso partito di Maroni, Matteo Salvini, Lega Nord (per informazioni sul livello morale di questo gruppo nella storia recente, vedi la distribuzione di diamanti fra i precedenti dirigenti di quel partito): “Siamo pronti a presidiare, e occupare le prefetture che vogliono requisire spazi per ospitare gli immigrati”. Non si capisce come Stefano Folli, nella sua nota (Repubblica, 12 giugno) possa parlare di “tela logorata della solidarietà”. Non si tratta di tela logorata, ma di tela brutalmente e deliberatamente strappata, per fini elettorali e con strumenti di rivolta contro lo Stato.

È facile a questo punto ricordare perché, ingiustamente, quasi tutti i media abbiano parlato e continuino a parlare di “rivolta delle Regioni del Nord”. Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, e Piero Fassino, sindaco di Torino, hanno denunciato subito l’assurdità e illegalità della chiamata alla rivolta contro la Repubblica di Maroni e Salvini. Del resto due personaggi più accorti e meno irresponsabili, come Zaia (Veneto) e Toti (Liguria), apparentemente solidali con Maroni, hanno trovato modo di esserci e di non esserci. Zaia: “Smettiamola con l’illusione di poter sopportare e gestire un esodo biblico (…) ma le vite umane si salvano, non si discute”. Toti: “Io non lo posso ancora fare (respingere i “clandestini”, ndr) perché non sono ancora in carica”.

Passano le ore, trascorrono alcuni giorni e i media insistono nel persuaderci che siamo a una rivolta coalizzata di tutto il nord, che la gravità dell’invasione sta raggiungendo il picco (eppure i numeri dei nuovi arrivati sono più bassi di quando Maroni era ministro), la parola “scabbia” (malattia cara alla Lega, portata e diffusa, secondo loro, ma non secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, dagli immigrati) compare, benché i casi siano rarissimi, nei titoloni di prestigiosi giornali. E compaiono fotografie di qualche decina di neri nelle stazioni di Roma e Milano, dimostrando, evidentemente che nessuno ha mai fotografato, un anno fa o tre anni fa, o cinque anni fa, il dormitorio notturno intorno alla Stazione Termini di Roma o a Santa Maria Novella a Firenze. E si evita sempre, per non interferire nella campagna elettorale della Lega, il rapporto fra causa ed effetto.

Se in alto, in questa pagina, leggete l’intimazione Maroni-Salvini a non dare, a nessun costo, in nessun caso, spazio di accoglienza agli immigrati, è inevitabile che chi arriva sano e salvo dal mare (secondo l’auspicio di Zaia) si sieda per terra nelle stazioni, in attesa che qualcuno torni al senso comune e alla legge della Repubblica. Maroni naturalmente ha un piano. Lo può raccontare perché sa che non sarà irriso da tv e giornali, che con la Lega vogliono andarci piano.

Ha detto che si possono costruire in Libia (non è precisato fra quali linee di combattimento) campi Onu vigilati da Caschi blu, dove si sistemeranno coloro che chiedono asilo (alla Libia?). Come è noto, tutte le fazioni in lotta in quel Paese stanno aspettano i Caschi blu, e i loro campi potrebbero sorgere accanto ai campi Isis, già precedentemente descritti per noi, con sicurezza assoluta, da Maroni e Salvini, da cui i terroristi si preparano a imbarcarsi per l’Italia.

L’elenco di chi ha preso subito le difese della Repubblica (ma anche della comune umanità e del buon senso) purtroppo è breve: la presidente della Camera Boldrini, Chiamparino, Fassino (meglio dunque non intitolare “tutto il Nord rifiuta gli immigrati”), l’editorialista de L’Avvenire. Purtroppo in questo brevissimo elenco di interventi d’urgenza manca il presidente della Repubblica. Avrebbe potuto essere la sua prima occasione di difendere la Costituzione dal mobbing volgare e squilibrato della Lega.

Qualcuno avrebbe potuto raccontargli che, nel 1956, un presidente americano, Dwight Eisenhower, conservatore e repubblicano, quando ha saputo che a Little Rock (Arkansas) una folla di bianchi impediva da giorni l’ingresso a scuola di una bambina nera, ha mandato i paracadutisti federali a scortare la bambina fino in classe.

il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2015

Par sto omo ensemenio e cofà lù a ghe nè tanti, màsa, par evitar ste trajedie a dovarisimo ndarsełi tor co łe navi, a portarsełi caxa par mantegnersełi e servirłi.
A copemo tuti łi nostri veci, łi nostri parimare e a ghe demo łe so caxe.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi sto sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 4:35 pm

Più ci affidiamo all'Europa e più aumentano i clandestini e i morti in mare. Subito un blocco navale!
di Magdi Cristiano Allam 30/08/2015
http://www.ioamolitalia.it/editoriale/p ... avale.html
Più viene coinvolta l’Unione Europea, più si intensifica il pattugliamento navale ed aereo nel Mediterraneo, più soldi si spendono, più vengono ridistribuiti volontariamente o forzosamente i “migranti”, e più aumentano sia gli sbarchi di clandestini sia i morti annegati o intenzionalmente affogati. I conti non tornano.

Renzi, Alfano, Gentiloni e la Mogherini hanno ripetuto ossessivamente che questa invasione di clandestini si sarebbe risolta solo coinvolgendo l’Unione Europea, solo ripartendoci gli oneri, solo impegnando più mezzi e risorse di tutti gli Stati membri, solo contrastando unitariamente i trafficanti di esseri umani, solo ridistribuendo o comunque assicurando che anche gli altri Paesi accolgano quote di “migranti”. Sostanzialmente ci hanno voluto far credere che più Europa si sarebbe tradotto in meno clandestini e in meno morti. Ebbene, se fossimo uno Stato serio, dovremmo prendere atto che i conti dicono esattamente l’opposto.

Il 22 giugno 2015 è iniziata la missione europea “EuNavForMed”. Il primo novembre 2014 era iniziata l’operazione europea “Triton”. Il 3 ottobre 2013, dopo la sferzata di Papa Bergoglio (“Vergogna!”), per l’ennesima tragedia del mare (368 morti) al largo di Lampedusa, Enrico Letta diede via all’operazione “Mare Nostrum”.
Ebbene se fino all’ottobre del 2013 l’Italia spendeva 1,5 milioni di euro al mese per il pattugliamento delle nostre coste fino al limite delle nostre acque territoriali, successivamente l’Italia ha speso circa 10 milioni di euro al mese. Quando l’Unione Europea è subentrata con l’operazione Triton, le risorse messe a disposizione sono rimaste sostanzialmente immutate a 10 milioni di euro al mese.
Gli sbarchi dei clandestini in Italia, che erano 37.000 nel 2008, calati a 9.600 nel 2009 e a 4.000 nel 2010 (grazie all’accordo tra Berlusconi e Gheddafi), sono schizzati a 62.692 nel 2011 (dopo il crollo del regime di Gheddafi), scesi a 13. 267 nel 2012, per poi iniziare un’escalation incontenibile: 42.925 nel 2013, 170.100 nel 2014. In Italia, al 21 luglio scorso, erano sbarcati 85.361 clandestini, più o meno lo stesso numero del 2014.
Complessivamente in Europa, nel solo mese di luglio, sono arrivati 107.500 clandestini, più del triplo rispetto al luglio 2014. Tra gennaio e luglio 2015 il numero dei clandestini è stato di 340.000, contro i 280.000 di tutto il 2014.
Ugualmente si registra un’escalation dei clandestini morti nel Mediterraneo. Erano 1.822 nel 2011, 350 nel 2012, 450 nel 2013, 3.500 nel 2014 (con Mare Nostrum), mentre siamo già a 2.500 nei primi 7 mesi del 2015 (con Triton).

Ci vuole tanto a capire che, più ci rendiamo disponibili ad accoglierli e più risorse investiamo per trarli in salvo, e più clandestini sbarcheranno e, di conseguenza, più morti ci saranno viaggiando su delle imbarcazioni fatiscenti?
Quando è che capiremo che l’unica soluzione per prevenire le stragi di clandestini è impedire che salgano su quelle carrette del mare? Possibile che non ci sia un magistrato che denunci lo Stato per manifesta collusione con la criminalità organizzata che lucra con il traffico dei clandestini?

Per porre fine a questa lunga scia di morti annegati o fatti affogare, come è accaduto con i cristiani, dobbiamo porre fine a questa invasione di clandestini. Imponiamo subito un blocco navale al limite delle nostre acque territoriali. Chiariamo alla criminalità organizzata che l’Italia non è più disposta a collaborare in un turpe giro d’affari stimato in 43 miliardi di euro. Mobilitiamo la comunità internazionale per investire nella formazione dei giovani nei Paesi d’origine dei clandestini, per offrire loro l’opportunità di vivere dignitosamente a casa loro. È ora di smetterla di ripetere in modo irrazionale che l’Europa è la nostra salvezza. È ora di riscoprire la ragione e il sano amor proprio, per affermare il bene degli italiani ed anche il bene vero delle migliaia di clandestini affogati in mare o sbarcati con la falsa illusione che saremmo il Paese del Bengodi
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun ago 31, 2015 7:34 am

???
Olocausto di migranti nell’Europa teutonica vince l’Isis
domenica, 30 agosto, 2015
http://luigicrespi.it/2015/08/olocausto ... ince-lisis

Questo non è non può essere un terreno di scontro elettorale, certo non possiamo accogliere tutti ma non possono lasciare morire per strada o in mare neanche una persona.

Perché di persone si tratta.
Vanno difesi a casa loro se non li difendiamo se non spaziamo la furia fanatica saremo colpevoli e responsabili del loro destino.
È così siamo arrivati ad un nuovo olocausto e in calce troveremo la firma di sempre. La firma di quella parte di Europa che nella storia ha segnato in modo indissolubile la propria presenza.
Certo non è corretto generalizzare: non si tratta di popoli, di etnie ma di culture, di modi di pensare. Quegli stessi modi di pensare che si fanno convinti che muri o filo spinato possano essere la risposta alla disperazione e possano prendere il posto alla pietà.
Una cultura terribilmente egoista e ignobile alimentata da un tornaconto economico e presidiata da burocrati amorali.
“Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo” dicono i socialisti francesi ma non possiamo ignorarla perché la miseria ci prenderà alla gola e chiederà conto del nostro benessere.
Ora, dobbiamo dirlo, dopo anni di crisi profonda e con una prospettiva davanti di crisi ancora più dure (aspettiamo l’esplosione della “bomba nucleare” dei derivati) viene difficile essere generosi. La generosità non è più una condizione dello spirito.
Quello che sta accadendo è il frutto della cecità politica e strategica che ha lasciato manciate di curdi opporsi alle bestie dell’Isis, alla cui strategia efficace e cinica l’occidente ha risposto fino ad oggi con la sola viltà.
La Siria, l’Iraq sono diventati terra dove non si può più vivere: ora è necessario affrontare e sconfiggere il fanatismo islamico ed è necessario farlo sul terreno per restituire una patria a quei milioni di profughi che altrimenti si metterenno in viaggio senza alcuna speranza.
Il combinato disposto di teutonici e burocrati, che evidenzia la totale assenza di una classe dirigente indegna di questo nome in una Europa acida e maligna a trazione tedesca, ha la sola prospettiva di un disastro umanitario che a breve diventerà rivolta dei poveri contro i ricchi: ricchi che tali non si sentono.
La catastrofe è alle porte ma c’è chi ancora conta gli ombrelloni e si occupa degli orari di apertura dei locali notturni.
È incredibile!
Ora ci siamo accorti dei “migranti”, nuova definizione che li distingue dai profughi, come se ci fosse differenza tra chi muore di fame e chi muore di guerra.
Siamo ancora nel pieno delirio post coloniale che ci porta a definire di razza inferiore un uomo che risale dal sud del Mediterraneo. Qualcosa che va oltre il razzismo, qualcosa di più infido è disgustoso: lo stesso virus che ha portato nella storia uomini a trucidare altri uomini qualcosa che può essere chiamata con un solo nome, Olocausto.
La sola Tunisia ospita un numero di profughi superiore a quello che ha invaso la ricca opulenta Europa.
Europa nella quale non mi riconosco, come non mi riconosco più nel mio paese. Non sarò mai complice di questa nefandezza e non potranno mai contare sul mio silenzio o sul fatto che io guardi altrove.
Ora, è necessario capire che il nemico non è il migrante bensì l’Isis che va affrontato ora e per sempre.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun ago 31, 2015 10:59 am

Il grande business dei profughi
Tra onlus senza scrupoli e professionisti a caccia di soldi, lo Stato butta via 61 milioni. E i tribunali sono intasati da migliaia di cause
Luca Fazzo - Lun, 02/03/2015
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 00775.html

A. ha abbandonato il Gambia perché suo padre voleva a tutti i costi fargli fare incontri di boxe a mani nude. M. è scappato dal Mali perché tutte le notti gli appariva in sogno un diavolo che voleva fargli mangiare un piatto di riso: in Italia si sentirebbe più sicuro, perché - spiega - il diavolo non sa nuotare e non può raggiungerlo.

B. ha lasciato il Senegal perché era ricercato per avere disertato la leva per non stare lontano dalla nonna. Come migliaia di altri disperati, sono arrivati in Italia, hanno chiesto asilo, se lo sono visto respingere, perché era evidente che non c'era nessuno dei motivi umanitari, religiosi o politici che giustificano l'asilo. Ma non se ne sono andati. Hanno fatto ricorso. Il loro ricorso è andato a intasare le cancellerie dei tribunali. E soprattutto a ingrassare il business del «gratuito patrocinio», il capitolo di spesa che deve servire a dare assistenza legale ai cittadini indigenti, e che ormai viene assorbito in larga parte per finanziare i ricorsi dei profughi, veri o finti che siano, che accedono ai fondi pubblici senza sottostare a nessuno dei controlli che toccano agli italiani.

IL DRAMMA E GLI IMBROGLI

È un tema delicato, quello del grande affare dei ricorsi per ottenere asilo, e lo è per più di una ragione. In primis, perché lo sfondo è quello di drammi epocali e reali, di sventurati in fuga da guerre e persecuzioni reali tra cui si mimetizzano migliaia di furbacchioni. Più prosaicamente, perché intorno al business dei ricorsi si muove un mondo di onlus e di cooperative che pensano anche agli affari loro: costola di quell'universo venuto alla luce, prima ancora dell'inchiesta su Mafia Capitale, già in una serie di inchieste giornalistiche, come quella dell'Espresso nel 2012. E, ancora più tristemente, perché i fondi del gratuito patrocinio costituiscono la principale fonte di sostentamento di un numero consistente di avvocati che la crisi ha messo in difficoltà: «È diventata la loro cassa integrazione», sintetizza un magistrato di lunga esperienza. Sono questi avvocati, spesso emanazione delle onlus specializzate nell'accoglienza, a monopolizzare - o quasi - il business dei ricorsi. E a incassare per ogni ricorso, spesso stilato con la raffinata tecnica del copia-e-incolla, tra gli ottocento e i mille euro. Da moltiplicarsi per i tre gradi di giudizio. Anche se politicamente un po' scorretto, il tema del business dei ricorsi è noto da tempo agli addetti ai lavori. Tant'è vero che qualcuno ha iniziato a sollevarlo formalmente. L'Ordine degli avvocati di Roma ha iniziato a respingere una parte consistente delle richieste di gratuito patrocinio, perché prive dei requisiti fondamentali.

Ma intanto la pratica va avanti, la cancelleria accetta il deposito del ricorso anche senza le marche da bollo, poi il giudice quasi sempre concede il patrocinio a spese dello Stato. Migliaia e migliaia di cause. Eppure spesso a spartirsi la torta è un nugolo ristretto di avvocati. A Roma gli iscritti all'albo sono venticinquemila: «Ma gli asilanti che ottengono il gratuito patrocinio - raccontano fonti interne al palazzo di giustizia - hanno sempre gli stessi avvocati: dieci, massimo venti. Sono quelli legati alle onlus presenti nei centri di prima accoglienza: l'Arci, la Caritas, il Centro Astalli dei gesuiti. La mattina quando si aprono le porte dei centri, gli avvocati sono già dentro, chissà come. Gli altri avvocati, quelli normali, entrano, e trovano i clienti già tutti accaparrati». L'intervento dell'avvocato è prezioso, perché consente all'immigrato di rimediare per tempo agli sbagli compiuti quando, al momento del primo impatto con le forze di polizia, ha fornito la prima versione della propria storia, riempiendo il cosiddetto «modello c3», primo impatto con la burocrazia italica. Nei ricorsi, la versione dei fatti spesso viene aggiustata e corretta.

UN MARE DI DOMANDE

I numeri del contenzioso sono impressionanti. Nei dodici mesi dall'agosto 2013 al luglio 2014, le commissioni presso le prefetture hanno esaminato oltre 35mila richieste di asilo. Un po' più di 9mila sono state respinte, e gli interessati hanno fatto ricorso. Ma il problema è che a fare ricorso sono nella quasi totalità anche gli immigrati che si sono visti concedere protezioni meno generose dell'asilo, che dà diritto a cinque anni di permanenza nel territorio italiano, ed è stata concessa solo a 3.784 persone. Non si accontentano e fanno ricorso quelli che si sono visti concedere la «sussidiaria», che garantisce tre anni di soggiorno. E pure quelli della «umanitaria», che garantisce un solo anno. In tutto, oltre 30mila cause in Italia. Praticamente, tutte a spese dello Stato. La prima conseguenza è l'esplosione dei costi che la giustizia italiana deve sostenere per il «gratuito patrocinio». Le statistiche del ministero di via Arenula segnalano negli ultimi cinque anni un'escalation inarrestabile: dai 30 milioni spesi nel 2008 si è arrivati ai 61 milioni del 2013. I dati del 2014 ancora non ci sono, perché la massa è tale che molti tribunali ancora non sono riusciti a fornirli al ministero, ma la crescita continua. Sono dati complessivi, che non distinguono il patrocinio concesso a italiani e stranieri. Ma chi sta sul campo ha un polso chiaro della situazione: «I fondi per il gratuito patrocinio sono assorbiti quasi per intero dai richiedenti asilo», raccontano in tribunale a Milano. Il contenzioso è destinato ad aumentare, perché le commissioni territoriali hanno cominciato a stringere le maglie. Nel corso dello scorso mese di gennaio, tanto per dare un'idea, sono state presentate 5.407 domande di asilo in Italia.

Ne sono state esaminate meno della metà, 2.503. E di queste ne sono state respinte ben 1.190, quasi la metà. Il 23% si è visto concedere la «umanitaria», il 20% la «sussidiaria». In pratica, solo il 6 per cento dei richiedenti ha ottenuto l'agognato asilo. Tutti gli altri faranno ricorso, perché non costa nulla e soprattutto perché rivolgersi alla magistratura consente di restare in Italia. Dal primo ricorso al tribunale, fino all'esito dell'ultimo in Cassazione, il cittadino straniero ha diritto al permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Non esistono dati statistici sulla durata di questi processi, ma è facile immaginare che non si arrivi molto lontano dai cinque anni.

LE PROVE NON SERVONO

Nella sostanza, si ottiene quasi lo stesso risultato che si sarebbe ottenuto se le commissioni avessero concesso subito asilo. «Anche perché - spiegano in tribunale a Roma - dopo avere impugnato un provvedimento della commissione, si può chiedere alla commissione di esprimersi nuovamente. La commissione ribadisce il suo parere e si impugna anche quello, sempre a spese dello Stato. È come se si facesse causa quattro volte per riparare sempre la stessa portiera». Nel frattempo, il richiedente resta in Italia. Insomma, tanto varrebbe concedere l'asilo a tutti, il risultato sarebbe lo stesso ma si risparmierebbero una montagna di soldi e un sacco di lavoro. La normativa italiana, d'altronde, è indubbiamente garantista. In primo luogo perché a differenza di buona parte degli altri paesi europei assegna la competenza sui ricorsi alla giustizia ordinaria, e non a quella amministrativa. In secondo, perché - sulla base di precisi orientamenti della Cassazione - il ricorso viene valutato privilegiando il punto di vista dello straniero. «Potremmo dire - spiega un giudice milanese che da anni si occupa di questi ricorsi - che non è il richiedente a dover dimostrare la verità delle sue motivazioni, quanto lo Stato a doverne mettere eventualmente in dubbio l'autenticità». Un'inversione dell'onere della prova, dovuta indubbiamente a considerazioni umanitarie, che porta - anche se non esistono statistiche precise su questo dato - all'accoglimento di una larga parte dei ricorsi anche se non sono emersi fatti nuovi. La stessa documentazione che aveva portato le commissioni territoriali (di cui fa parte per legge anche un rappresentate del commissariato Onu per i rifugiati di cui era portavoce Laura Boldrini) a negare lo status, viene spesso considerata sufficiente dal giudice per la decisione opposta. In quelle carte, racconta chi per lavoro ci vive in mezzo, passa di tutto. Veri drammi individuali o collettivi, storie di fame e miseria, mode passeggere come quella dei senegalesi che proclamano in massa di essere sfuggiti all'arruolamento tra i ribelli del Kasamas. E persino chi candidamente chiede asilo in Italia visto che in patria lo ricercano per avere piazzato una bomba.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun ago 31, 2015 6:44 pm

Onlus usava soldi per assistenza migranti per acquistare case e società

Due persone arrestate, una terza indagata: con i fondi ottenuti avevano acquistato un immobile a Milano, una società telefonica e affittato il locale Kestè di Pozzuoli

di Titti Beneduce

http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 0518.shtml

NAPOLI - Con i soldi destinati all’accoglienza dei migranti avevano acquistato un immobile a Milano, una società telefonica a Napoli, preso in affitto il noto locale Kestè di Pozzuoli, e comprato 37 biglietti per la partita Napoli-Chelsea. Il presidente della Onlus «Un’ala di riserva» e sua moglie, Alfonso De Martino e Rosa Carnevale, sono stati arrestati dalla Guardia di finanza con le accuse di truffa, peculato e appropriazione indebita. La coppia era pronta a fuggire in Montenegro.

La convenzione con la Regione

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Napoli Vincenzo Piscitelli e dai sostituti Raffaello Falcone e Ida Frongillo, furono avviate in seguito a una denuncia dello stesso De Martino, il quale sosteneva che due somali si erano presentati nella sede dell’associazione e l’avevano minacciato per farsi consegnare del denaro. I due immigrati furono arrestati, ma poi scarcerati in seguito ad approfondimenti investigativi. A quel punto l’indagine fu indirizzata verso la Onlus. La finanza ha sequestrato conti correnti e fatture gonfiate tra le quali alcune, dalla cifra esorbitante, per l’acquisto di frutti di mare.

Indagati due funzionari regionali

Con l’accusa di corruzione, invece, sono indagati anche due funzionari regionali del settore Protezione civile: in cambio di denaro avrebbero indirizzato i migranti verso questa associazione. Uno dei funzionari - sempre secondo i pm - avrebbe inoltre reso possibile la convenzione tra la Regione Campania e la onlus in assenza dei requisiti, in quanto la struttura destinata all’accoglienza dei migranti era stata realizzata abusivamente. Su tali circostanze la Procura sta svolgendo accertamenti. Parallelamente all’inchiesta sulla gestione dell’assistenza ai migranti, la procura di Napoli sta indagando sui soldi (circa un milione di euro) corrisposti all’associazione «Un’Ala di Riserva» dalla Protezione Civile e dalla Regione Campania dal maggio 2011 al dicembre 2012. Per i pm vi sono fondati elementi per ritenere che l’attività della onlus veniva svolta in maniera fraudolenta e che fosse utilizzata da politici locali «per scopi clientelari».

Acqistati biglietti per partita Napoli-Chelsea

Con i soldi destinati all’accoglienza dei migranti i due coniugi avevano acquistato un immobile a Milano (152.000 euro), una società di schede per ricariche telefoniche (733 mila euro), nonché preso in fitto un bar a Pozzuoli (15 mila euro), comprato un immobile a Pozzuoli (100 mila euro), e si sarebbero appropriati di 130mila euro in contanti e di 345mila euro attraverso fatture per operazioni inesistenti. L’associazione percepiva 40 euro al giorno per ciascun immigrato proveniente dal Nord Africa: la convenzione prevedeva la fornitura di vitto e alloggio e altri servizi. Gli indagati avrebbero anche fatto risultare falsamente di aver ospitato parte dei migranti per i quali percepivano le somme. E non finisce qui. I soldi erogati alla onlus di Giugliano per l’assistenza agli immigrati africani sarebbero stati utilizzati anche per l’acquisto di biglietti per la partita Napoli-Chelsea di Champions League nel 2012: 37 ingressi per complessivi 5.720 euro.

Indagine ancora in corso

Le investigazioni sono tuttora in pieno svolgimento anche per individuare, attraverso la destinazione delle somme oggetto di appropriazione, le più estese complicità e la rete corruttiva nell’area dei soggetti pubblici e privati gravitanti intorno alle attività dell’associazione “Un’ala di riserva ”, sia nella fase della stessa aggiudicazione della convenzione sia nella fase della gestione successiva delle somme erogate.
23 maggio 2015
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar set 01, 2015 9:48 am

Na dona ensemenia
"Lo stile di vita dei migranti sia il nostro". E il sermone della Boldrini diventa virale
Torna virale un video di un anno fa in cui la Boldrini sermoneggiava sull'accoglienza
Francesco Curridori - Lun, 31/08/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 64836.html

"I migranti oggi sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi".
L'autore di questo pensiero non può che essere lei, la presidente della Camera Laura Boldrini, ma la cosa curiosa è che risale a un anno fa (guarda qui).
Boldrini: "Lo stile di vita dei migranti sia il nostro"
Si tratta di un sermone sull'accoglienza che è stato immortalato con un video che ora, a distanza di così tanto tempo, è tornato ad essere virale sul web e tra i social network. "Dobbiamo dare - spiegava la Boldrini - l'esempio concreto di una cultura dell'accoglienza come un nostro valore a 360 gradi che sappia misurarsi con la sfida della globalizzazione. Una sfida che porta anche una maggiore opportunità di circolazione delle persone perché nell'era globale tutto si muove". Chissà come potrebbe commentare un simile ragionamento se lo sentisse il primo ministro ungherese Viktor Orban o il ministro degli Interni inglese?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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