Venesia maritima o bixantina (ła jera soto el domegno de l'enpero bixantin)https://it.wikipedia.org/wiki/Venezia_marittima Col nome di Venezia marittima (in latino: Venetia maritima, in greco: Bενετικὰ, "Venetikà") o Venezia bizantina s'intende un territorio dell'impero bizantino inquadrato nell'Esarcato d'Italia e corrispondente alla fascia costiera dell'antica Venetia, cioè alle coste degli odierni Veneto e Friuli-Venezia Giulia, distinta dall'entroterra della Venezia euganea passata dalla fine del VI secolo sotto controllo dei Longobardi.
Il territorio interessato era una vasta area periferica dei domini bizantini in Italia, caratterizzata da insediamenti sparsi, senza centri urbani di rilievo. Le precarie condizioni geografiche favorirono nuovi modelli sociali ed economici che si svilupparono dalle tradizionali attività lagunari d'epoca romana come la pesca, la lavorazione del vetro e l'estrazione del sale. Scampata alle invasioni barbariche, la popolazione locale sviluppò inoltre notevolmente il commercio, grazie alla protezione che garantiva il complesso sistema di canali ed isole e grazie ai privilegi fiscali di cui godevano le province bizantine in Italia. La distanza da Bisanzio ed alcune controversie politiche dovute allo scisma tricapitolino causarono inizialmente la nascita di due fazioni in lotta fra loro, variamente schierate ora con i Longobardi ora con i Bizantini,
finché le forti autonomie concesse dagli imperatori bizantini furono ufficializzate nella nascita, tra la fine del VII secolo e gli inizi dell'VIII del Ducatus Venetiae.Mgister militum (nol jera na carga ełetiva ma de nomenà enperial)https://it.wikipedia.org/wiki/Magister_militum Magister militum (in latino: "maestro dei soldati") era un grado usato nel tardo Impero romano entrato in uso dalla fine del regno di Costantino I e poi evolutosi con Teodosio I. Era l'equivalente romano del Generale in quanto comandante supremo dell'esercito.
Con questa riforma prima Costantino I, poi i suoi eredi, ed infine Teodosio, decentrarono il comando in ogni provincia, affidandolo appunto ad un magister militum; in precedenza invece il comando delle forze di fanteria imperiali era affidato ad un magister peditum mentre il comando della cavalleria era affidato ad un magister equitum (organizzazione inizialmente voluta da Costantino I, rielaborata nella seconda parte del suo regno, in funzione dei suoi quattro Cesari, poi tre Augusti, che dal 335-337 ereditarono il suo impero).
Ducatus Venetiae La sede del dogado ła jera Eraclea e no "Venesia" ke gnancora ła ghe jera.https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_VeneziaLa Repubblica nacque nel IX secolo, dai territori greco-bizantini della Venetia maritima, dipendenti dall'Esarcato di Ravenna fino alla conquista di questa città da parte dei Longobardi nel 732. La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio Anafesto, fosse eletto nel 697 dai Venetici, tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio Tiberio, con la nomina a capo di queste di duces (dux o dukas, δούκας in greco-bizantino), cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda.
La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente. La capitale del nuovo ducato venne originariamente posta nella città di Eracliana.Fin a sto momento no ghe jera gnaona Repiovega Veneta o Venesiana ma on dogado soto Bixansio kel gheva sede a Eraclea.Ƚa storia de Venesia contà da ƚa Treccaniviewtopic.php?f=148&t=1287 III parte
Torcello però ci ha offerto soprattutto il più antico e più ampio documento epigrafico della dominazione bizantina in Alto Adriatico nel secolo VII.
Si tratta della nota iscrizione del magister militum Maurizio, del 639, verso la fine del regno di Eraclio. Essa dice che, su ordine dell'esarca Isacio, fu edificata, a opera del suddetto comandante militare che vi risiedeva, e su un terreno di sua proprietà, una chiesa dedicata a s. Maria Madre di Dio, che fu consacrata dal vescovo Mauro (35). Poiché l'epigrafe è datata al ventinovesimo anno di regno di Eraclio e alla dodicesima indizione, il che rimanda al periodo compreso fra il 1 o settembre e il 5 ottobre 639, è probabile che la consacrazione alla Theotòkos abbia avuto luogo nel giorno in cui il calendario liturgico sia greco che latino onora il Nome di Maria, cioè 1'8 settembre (36).
L'iscrizione offre spunti degni di attenta considerazione. Come ha rilevato il Pertusi, essa ci dà le seguenti informazioni: la zona lagunare, verso la fine del regno di Eraclio, era un "angolo di territorio bizantino" (V. Lazzarini), facente ancora parte dell'antica "a Deo conservata Venetiarum provincia", a capo della quale figura un magister militum alle dirette dipendenze dell'esarca d'Italia; la chiesa di S. Maria Madre di Dio fu edificata per ordine (ex iussione)dell'esarca Isacio e da lui dedicata, "per volere di Dio", "a utile ricordo dei meriti suoi e del suo esercito", quindi in un luogo connesso con l'acquisizione di questi meriti e con l'operare del suo esercito. Ma ciò significa anche che il comandante militare della provincia, Maurizio, in questo anno 639, precedente la occupazione di Oderzo da parte dei Longobardi, teneva il suo quartiere generale in una posizione arretrata, non ritenendo evidentemente ormai più difendibile l'avamposto in terraferma. La scelta di Torcello si spiega in funzione dei vantaggi che presentavano le più sicure vie endolagunari nelle comunicazioni con Ravenna.
Importante è anche che nell'iscrizione si parli di una proprietà in loco di questo alto ufficiale bizantino, perché ciò offre un'indicazione circa il formarsi di patrimoni fondiari degli ufficiali bizantini nella Venetia maritima, premessa, questa, del crescente loro rapporto, anche di carattere civile, con la popolazione locale (37).Sorge a questo punto il problema della nascita di sedi episcopali nell'area lagunare. Il Chronicon Gradense, compilazione che si ritiene databile all'XI secolo (38), attribuisce al patriarca Elia l'istituzione, nella seconda metà del VI secolo, di sei nuovi episcopati nelle isole della laguna e nella rispettiva gronda di terraferma: Torcello, Malamocco, Olivolo, Iesolo, Eracliana, Caorle (39). Ma non si può prestare fede a tale notizia, soprattutto per il fatto che l'invasione longobarda di qualche anno prima non aveva ancora creato una netta separazione fra antiche città di terraferma occupate dagli invasori, e isole e costa lagunari, rimaste immuni dalla conquista (40). Le notizie cronachistiche vanno rapportate all'epoca della loro compilazione e verificate alla luce dei recenti rinvenimenti archeologici, alcuni dei quali molto significativi. Infatti, come ad Iesolo (Equilium)sono stati trovati i resti di una chiesa paleocristiana (41), così a S. Pietro di Castello (Olivolo) sono venuti alla luce rilievi paleocristiani e un tremisse di Eraclio (42): attestazioni per quell'epoca di una vita cristiana non necessariamente a livello di sede episcopale, ma più probabilmente, come si può supporre anche per altre località, di dimensione parrocchiale. E probabile quindi che il Ghronicon tenda a attribuire maggiore antichità, e quindi maggiore prestigio, a sedi episcopali formatesi solo più tardi (43).