Evasione, elusione, sopravvivenza e legittima difesa

Evasione, elusione, sopravvivenza e legittima difesa

Messaggioda Berto » sab feb 01, 2014 8:21 am

Evasore, debitore e regime bancario. Urge un’amnistia generale

http://www.lindipendenza.com/evasore-de ... a-generale

di MICHELANGELO BRICHESE

In riferimento al dato comunicato dalla Guardia di Finanza, pochi giorni fa, durante la conferenza stampa per il bilancio dell’attività ispettiva del 2013 a proposito della somma nascosta attraverso l’evasione fiscale, una cifra che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro annui, mi è sorta questa riflessione sulla figura dell’evasore fiscale e quella del debitore che sembrano la stessa cosa ma non lo sono.

L’evasore fiscale è colui il quale si sottrae totalmente o parzialmente all’obbligo di pagare le imposte, mentre il debitore è il soggetto al quale fa capo una situazione passiva di un rapporto obbligatorio ed è responsabile dell’inadempimento di cui risponde con tutti i suoi beni. Questi due soggetti sono parte integrante del sistema socio-economico composto da cittadini, imprese (tra le quali a far data dal Decreto n. 385 del 1993 sono comprese le banche ), Stato e Magistratura e che attraverso regole, controlli dovrebbe raggiungere un equilibrio tale da creare un benessere collettivo.

Le banche sono un’istituzione importante facilitano transazioni economiche, permettono pagamenti in ogni luogo ci troviamo, erogano credito e gestiscono il risparmio. Ben comprendiamo l’utilità, il ruolo nei rapporti economici in un mercato planetario. Tuttavia, le banche, non rispettando la normativa che ne disciplina l’azione possono trasformarsi nella fonte del problema. Nell’errata interpretazione delle Leggi da parte dei speculatori del mondo economico-finanziario si cela anche, a volte, un comportamento oggettivamente doloso da parte delle stesse Banche e Società finanziarie, al solo fine di ottenere prestazioni non loro spettanti.

Oramai, una consolidata giurisprudenza tutela il cittadino che in presenza di illeciti sporge reclami o denunce. Annualmente, la cifra che il settore del credito e dintorni indebitamente trattiene con le cosiddette anomalie matematico-finanziarie che comportano spesso l’anatocismo, l’usura, occultamento di costi e spese, è stimata dagli esperti del settore in circa 50 miliardi di euro l’anno. In virtù di questo circolo vizioso si generano i debitori che diventano , per necessità contingenti, evasori. Una conferma arriva da numerose sentenze, l’ultima in ordine di tempo dal Tribunale di Padova dove un imprenditore che non ha versato l’IVA è stato assolto perché il perdurare della crisi lo ha costretto ad non adempiere alle gabelle tributarie perché ha preferito pagare i dipendenti e sostenere in questa maniera le famiglie.

Cosa emerge da questa analisi, dove alberga la verità? Evasore fiscale o debitore? Questo è il dilemma! Vista la congiuntura socioeconomica, oramai prossima alla depressione, data la diffusione dell’usura bancaria dovrebbe intervenire il legislatore ovvero il Parlamento, approvando un’amnistia in cambio del risarcimento di capitali e proprietà immobiliari ingiustamente ed illegalmente sottratte a famiglie ed imprese a causa del finora omesso intervento dell’autorità pubblica.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » mar feb 11, 2014 8:45 am

Senza gli schiavi chi raccoglierebbe il cotone?

http://www.lindipendenza.com/senza-gli- ... -il-cotone


di LEONARDO FACCO

Ho raggiunto, e superato, ogni limite di sopportazione. In materia fiscale (da cui discende gran parte del resto) in questo “paese di parassiti” è scomparso ogni barlume di buon senso, la ragione non ha più cittadinanza. La crisi, che non è certo alle spalle, ci ha messo del suo per esacerbare gli animi della classe media (e bassa), dando la stura ai peggiori statalisti per battere e ribattere il propagandistico chiodo dell’evasione.

Questa democrazia fatiscente sopravvive percorrendo la solita strada: derubare chi produce dei ¾ del frutto del loro lavoro, adocchiare i risparmi altrui per farne incetta e tassarli, invitare alla delazione chiunque (compresi i professionisti che dovrebbero fare i tuoi interessi), obbligare le banche (ladre) a fare da spioni per conto dello Stato, intralciare l’operosità altrui. Tutto ciò, per ingrassare una infinita pletora di fannulloni (che vanno dal politico tout court alle sue nauseabonde, e reticolari, clientele), le quali non solo non diminuiscono di numero, ma si sentono in diritto di fare coi tuoi soldi quel che più aggrada loro.

La pressione fiscale non è diminuita, come hanno invece dichiarato quell’imbecille di Enrico Letta e il suo sodale ministro dell’economia. Anzi! Ciononostante, i “paladini del dagli all’evasore” insistono col raccontarti la barzelletta che “senza le tasse chi costruirebbe le strade”? Che è un po’ come dire: “Senza gli schiavi, chi raccoglierebbe il cotone”?

La verità sta altrove. Anche se fan di tutto per nasconderla, lo scotto lo paghiamo sulla nostra pelle, quotidianamente. Prendiamo ad esempio proprio le strade (ridotte a piste da fuoristrada un po’ ovunque), che per costruirle in Italia impiegano 3 volte tanto i paesi civili e che vengono a costare il triplo di quel che di solito è preventivato. Accise sulla benzina e multe, che dovrebbero essere utilizzate per almeno il 50% degli incassi, come prevede il codice della strada, per migliorare la sicurezza, la segnaletica, il manto stradale e i controlli non si sa dove finiscono (se non a ricostruire il Belice e a far guerra all’Abissinia). Secondo uno studio della Fondazione Luigi Guccione, il ‘tesoretto’ delle multe, che vale circa 2 miliardi l’anno (1,6 dalle polizie locali e 400 milioni da quelle nazionali), non viene utilizzato in questo modo. “Tra il 2006 e il 2010 denuncia sempre la Fondazione di cui sopra – lo Stato ha speso in media solo 30 milioni l’anno per la sicurezza stradale. Un altro mistero, con relativa denuncia sempre della Fondazione Guccione, riguarda il contributo (10,5%) sulla Rc Auto per il rimborso al Servizio sanitario nazionale (che insieme con le imposte sulle polizze assicurano a Stato ed enti locali oltre 4 miliardi ) che andrebbe destinato alle vittime della strada”. Quando, però, qualcuno richiede i dati sull’uso di questi fondi inizia il rimpallo senza risposta tra ministeri (tutti quelli interessati). Miserabile cloaca romana. E da quest’anno, per inciso, il contributo al Servizio Sanitario Nazionale non si può più neppure dedurre dalle imposte.

Su come vengono spese le gabelle, “i rincoglioniti della ricevuta fiscale” non vanno a rompere le balle a nessuno. Eppure, nel calderone degli 830 e fischia miliardi di euro di spese correnti c’è così tanto marcio, che nemmeno nella Danimarca di Amleto…

Ho raggiunto e superato ogni limite di sopportazione degli italiani, del Nord del Centro e del Sud. Un tempo ero moderato: sostenevo che “le tasse fossero un furto ed evaderle fosse nulla più che legittima difesa”. Oggi, son diventato radicale e intollerabilmente antipolitico, per cui penso che i politici italiani vadano oltraggiati; non è ragionevole perdere tempo con loro in disquisizioni riformiste, che ci hanno portato, in vent’anni, nell’inferno in cui ci troviamo. Non è stata varata una legge per cacciare gli inglesi dagli Stati Uniti d’America nel 1776. E’ servita una dichiarazione di principi e poi via con la rivolta. Ma io sono realista, questa non è l’America, in questa landa putrescente pullulano e sguazzano le zecche… con tanto di scontrino in mano. Tanto glielo paga sempre qualcun altro.

P.S. Per la cronaca, il cotone lo si raccoglie senza bisogno di schiavi e le strade le costruiscono anche i privati.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » sab feb 15, 2014 10:55 pm

Evasione fiscale, ecco come agirà il Fisco da oggi in poi

http://www.lindipendenza.com/evasione-f ... ggi-in-poi

Lotta all’evasione fiscale rafforzata e da rafforzare secondo le modalità operative individuate dall’Agenzia delle entrate con la circolare n. 25/E del 31 luglio 2013.

EVASIONE FISCALE 2013: LA CIRCOLARE OMNIBUS
Una circolare corposa questa delle Entrate guidata da Befera che mette in luce i risultati e gli obiettivi posti per la lotta all’evasione fiscale, partendo dai grandi contribuenti, imprese di medie e minori dimensioni, lavoratori autonomi, enti non commerciali come le onlus, fino alle persone fisiche.

EVASIONE FISCALE: DAI GRANDI CONTRIBUENTI…
Partendo dalle attività dei cosiddetti grandi contribuenti, in merito alla lotta all’evasione fiscale, le linee di intervento per l’anno 2013 secondo quanto disposto dalle Entrate nella circolare del 31 luglio scorso, mireranno a proseguire nell’approccio sinora adottato, che ha consentito il raggiungimento e il consolidamento di risultati importanti sotto il profilo non soltanto dell’azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, ma anche dell’innalzamento del livello di adempimento spontaneo da parte dei contribuenti. Il superamento delle tradizionali modalità di controllo basate sulla tipologia di processo rispetto all’attuale sistema incentrato sulla qualifica del contribuente ha consentito di intercettare e contrastare efficacemente fenomeni di pianificazione fiscale aggressiva molto complessi, elevando il grado di specializzazione delle strutture dedicate e l’uniformità delle attività di controllo su tale comparto.

ALLE IMPRESE MEDIE DIMENSIONI
Per ciò che invece riguarda le attività di imprese di medie dimensioni, al fine di potenziare le attività di controllo in tema di evasione fiscale, migliorandone la proficuità, l’Agenzia fissa degli obiettivi così sintetizzati:

coordinamento da parte della Direzione Regionale dell’attività di controllo con riguardo alle imprese di medie dimensioni appartenenti a gruppi di imprese, prevedendo, nei casi in cui se ne ravveda l’opportunità, l’istituzione di nuclei misti di verificatori delle Direzioni Provinciali e dell’Ufficio Grandi Contribuenti della Direzione Regionale;
supervisione dell’analisi di rischio da parte della Direzione Regionale, soprattutto per quanto concerne il segmento delle imprese medio-grandi (fatturato superiore ai 25 milioni di euro), dei fenomeni di evasione/elusione suscettibili di coinvolgere imprese di medie dimensioni appartenenti a gruppi societari e del turn-over delle imprese di medie dimensioni nei singoli ambiti provinciali, particolarmente in quelli ad alta densità di contribuenti (al riguardo si richiamano le indicazioni fornite con comunicazione di servizio n. 11 del 2011);
immissione di personale esperto degli Uffici regionali impegnati nei controlli sui grandi contribuenti, anche per un periodo di tempo limitato, negli Uffici Controlli provinciali, onde affiancarlo al personale di questi ultimi Uffici per favorirne la crescita professionale ed implementare la qualità dei controlli;
effettuazione delle attività istruttorie esterne per situazioni di particolare rilevanza da parte dei predetti Uffici regionali (ad esempio, nel caso di imprese di medie dimensioni collegate a Grandi contribuenti);
per i contribuenti che hanno perso la qualifica di grande contribuente, che saranno segnalati dalla Direzione Centrale Accertamento, le strutture regionali avranno cura di trasmettere alle Direzioni Provinciali competenti le schede di rischio già predisposte in sede di tutoraggio, garantendo comunque l’opportuno coordinamento;
intensificazione del coordinamento con la Guardia di Finanza, anche mediante la condivisione dell’analisi di rischio relativa alla platea delle imprese di medie dimensioni presenti nella realtà provinciale.

AGLI ENTI NON COMMERCIALI
In relazione al settore degli enti non commerciali l’analisi del rischio di abuso dei regimi agevolativi, secondo le Entrate, deve essere eseguita con la massima cura, in modo da ottenere una selezione mirata a individuare i soggetti che apparentemente si presentano come “non profit”, ma in realtà dissimulano vere e proprie attività commerciali, ovvero ai casi più rilevanti in termini di potenziale proficuità del controllo. Serve perciò diversificare la platea dei soggetti da sottoporre al controllo, ponendo attenzione al fatto che i controlli siano equamente distribuiti tra le diverse categorie di enti e gli specifici ambiti di attività in cui questi operano. Una selezione da effettuare acquisendo maggiori informazioni e conoscenza del mondo associativo locale, facendo particolare riferimento alle diverse forme di attività potenzialmente a rischio che emergono in ciascuna realtà territoriale.

EVASIONE FISCALE: CONTROLLI RAFFORZATI NELLE ONLUS E COOP
L’Agenzia poi sofferma le sue attenzione in tema di lotta all’evasione fiscale alle Onlus. L’attività di controllo effettuata dall’Agenzia in questo specifico ambito assume rilievo anche ai fini della tutela della fede pubblica che viene riposta da coloro che si rivolgono alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale in virtù della loro particolare qualificazione. Obiettivo primario è verificare che le attività in concreto esercitate dai soggetti che formalmente si qualificano “ONLUS” siano effettivamente ricomprese tra quelle ritenute meritevoli dalla normativa di settore, perseguendo esclusivamente finalità di solidarietà sociale. Stesso discorso viene fatto per le società cooperative. Ai fini delle attività di analisi e selezione delle società cooperative di competenza si terrà conto di quelle che presentano maggiori rischi di evasione e/o di elusione sulla base della conoscenza del territorio e delle attività operative eseguite, nonché del particolare settore in cui operano tali soggetti, che potrebbe assumere un alto indice di realizzazione di fenomeni fraudolenti.

EVASIONE FISCALE: CONTROLLI NEL SETTORE AGRICOLO
La lotta all’evasione fiscale secondo il modus operandi tracciato dall’Amministrazione finanziaria si espande anche nel settore agricolo. In tal caso l’attività di controllo sarà riversata sui soggetti che fruiscono delle agevolazioni fiscali riservate al settore dell’agricoltura, esaminando prioritariamente le imprese che svolgono le c.d. “attività connesse” (commercializzazione, trasformazione, ecc.), aventi ad oggetto prodotti agricoli acquisiti prevalentemente da terzi.

CONTROLLI FISCALI PER PERSONE FISICHE
Da ultimo particolare attenzione è posta anche ai controlli in tema di evasione fiscale sulle persone fisiche. Nell’ambito dell’attività di controllo nei confronti delle persone fisiche ai fini delle imposte sui redditi, dice l’Agenzia nella circolare del 31 luglio 2013, le Direzioni Provinciali proseguiranno sulla base delle linee strategiche di azione seguite negli ultimi anni relativamente ai seguenti processi lavorativi:

controlli “formali” delle dichiarazioni dei redditi, ex art.36 ter DPR 600/1973;
accertamenti parziali cosiddetti “automatizzati” e non, in materia di imposte sui redditi;
controlli finalizzati alla determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche;
controlli ordinari da liste selettive.
Il piano di controlli “formali” riguarda il periodo d’imposta 2010. Le posizioni segnalate anche con riferimento a tale anno sono individuate a livello centrale a seguito di specifiche attività di analisi del rischio, basate su criteri che tengono conto dei più frequenti e significativi rischi di evasione che caratterizzano generalmente la platea dei contribuenti di riferimento. Resta ferma la possibilità da parte degli Uffici di attivare il controllo nei confronti di posizioni per le quali si disponga di elementi specifici. L’Agenzia ricorda anche che a fine 2012 è stata introdotta una nuova modalità di trasmissione/ricezione della documentazione afferente il controllo formale. I contribuenti utenti Entratel e Fisconline possono trasmettere i documenti richiesti avvalendosi del canale telematico CIVIS, che facilita il rapporto degli stessi con l’Amministrazione finanziaria. Si conferma anche per il 2013 l’importanza dei controlli finalizzati alla determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche. Particolare cura dovrà essere posta nell’attività di analisi e selezione delle posizioni più significative che consenta un miglioramento qualitativo dei risultati; in particolare un ammontare mediano della maggiore imposta accertata e definita superiore rispetto a quello ottenuto nel precedente anno. Come è noto, per i controlli relativi ai redditi dall’anno di imposta 2009 e successivi è applicabile il D.M. 24 dicembre 2012 che stabilisce le nuove modalità della determinazione sintetica del reddito complessivo del contribuente, ossia il nuovo redditometro 2013 per cui si rinvia al nostro articolo Nuovo redditometro 2013, ecco la circolare omnibus.

FONTE ORIGINALE: http://www.investireoggi.it
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » mar feb 18, 2014 8:29 am

Giusto assolvere l’imprenditore che paga gli operai e non l’Inps

http://www.lindipendenza.com/giusto-ass ... -non-linps

Il titolare di un’azienda in crisi che pur di pagare gli stipendi ai suoi dipendenti, non ha versato i contributi previdenziali su quelle paghe, va assolto perché «ricorrono gli estremi dello stato di necessità quanto meno putativo».

Lo scrive il giudice per l’udienza preliminare di Bergamo Raffaella Mascarino nelle motivazioni del procedimento con rito abbreviato al termine del quale lo scorso 25 ottobre ha assolto con la formula «perché il fatto non costituisce reato» l’imprenditore Giacomo C., titolare di una piccola impresa edile in provincia di Bergamo.

L’uomo era accusato di non aver versato all’Inps «le ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori» per le mensilità comprese tra il gennaio 2010 e il dicembre 2011 per un totale di circa 130mila euro.
Ma ora il gup spiega che essendo in grave «crisi di liquidità», ha omesso di versare i contributi «ritenendo, forse per errore, che la spendita delle ormai scarne liquidità di cui disponeva per far fronte agli obblighi contributivi piuttosto che corrispondere le retribuizioni ai lavoratori avrebbe comportato per questi un pericolo attuale di danno grave alle loro persone e alle persone dei loro famigliari, potendo ritenersi ragionevole che la mancata percezione dello stipendio, nell’attuale congiuntura economica, avrebbe determinato il collasso di numerose gestioni famigliari soprattutto se a carattere monoreddito».

Il gup sottolinea, dunque, la «buona fede» dell’imprenditore, che ha pensato allo «stato di necessità» dei suoi operai e l’assenza del dolo, ossia della volontà da parte sua di commettere il reato.
«Una sentenza coraggiosa e giusta», hanno commentato gli avvocati Salvatore Aprigliano e Mauro Straini, difensori dell’imprenditore.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » mar mar 04, 2014 10:53 pm

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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » sab mar 08, 2014 9:12 am

All’Osteria senza oste maxi-stangata dall’Agenzia delle entrate

http://www.lindipendenza.com/allosteria ... le-entrate


VALDOBBIADENE. Si entra e si beve, servendosi da soli perché manca l’oste, non c’è un preziario e sta agli ospiti, se lo ritengono, versare un obolo per quello che consumano nell’ “Osteria senza oste”, una stanza di 10 mq di un rustico disabitato sulle colline del Cartizze, che l’Ufficio delle Entrate di Montebelluna ha sanzionato con 62 mila euro.

Immagine

I controllori del fisco hanno preso a parametro gli incassi di un locale “simile” nel trevigiano – che in realtà non esiste – e hanno fatto il “conto”, dando anche una partita Iva e una ragione sociale, anche se lì c’è una casa privata.

L’Osteria senza oste è un must per il territorio, nata dall’idea di un imprenditore della zona che ha comperato a Santo Stefano di Valdobbiadene un piccolo rustico che s’affaccia sulle vigne del Cartizze, aprendola ad amici per una fetta di salame e un buon bicchiere di bollicine Docg. «Lasciavo qualche bottiglia di vino per gli amici – dice l’imprenditore che ogni tanto si reca in incognito nella casa -, che si lamentavano quando non mi trovavano». Poi col passaparola sono arrivati gli amici degli amici e molta altra gente, anche da fuori provincia. “Mi capita spesso di trovare della gente che, non riconoscendomi, si ferma a spiegarmi il meccanismo della consumazione con offerta libera. Non è immaginabile a livello imprenditoriale”. Accanto alla stanza c’e’ una stalla dove dimorano una mucca (con il vitellino appena nato) e un asino. Non c’è un’insegna nè un parcheggio, ma solo filari di cartizze.

Immagine

La porta è sempre aperta e chi vi entra trova sempre prosecco e salumi. Quello che manca è l’oste, perché la “taverna degli onesti” è aperta a tutti, e il conto ognuno lo fa da sè. Prima di uscire si lascia qualche euro nella cassetta, che qualche volta è stata svuotata dei pochi spiccioli lasciati sul tavolo. La particolarità è proprio questa: l’offerta per ciò che si è gustato è lasciata all’onestà degli avventori che possono depositare in una cassetta sul tavolo della cucina il denaro. Ma per il fisco, ha spiegato lo stesso imprenditore, questa è un’ attività “in nero” che è stata scoperta, facendo emergere un’evasione stimata in 62 mila euro.

“Azione aberrante” da parte del fisco, è il commento del presidente della Provincia Leonardo Muraro. E il presidente della Regione Luca Zaia ha commentato: «È il segno del disfacimento dell’Italia».

da: tribunatreviso.gelocal.it
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » mer mar 19, 2014 10:10 pm

SENZA EVASIONE FISCALE FINIAMO COME COSTA CONCORDIA

http://www.lindipendenza.com/senza-evas ... -concordia

di GIUSEPPE SGUBBI

Dai giornali abbiamo appreso dei dati poco edificanti. L’Italia si trova nei primissimi posti, e relative nefaste conseguenze, in debito pubblico, in pressione fiscale e in evasione fiscale.

Si tratta di un ben poco onorevole “podio”.

Alla luce di questi tre dati, se presi separatamente , oltre al legittimo sfogo “che schifo”, ognuno di noi è in grado di indicare la “cura”: diminuire il debito pubblico, calare la pressione fiscale , combattere la evasione fiscale.

Se invece questi tre dati, li prendiamo insieme, li confrontiamo, li valutiamo, li analizziamo, cerchiamo cioè di capire come mai ci troviamo in questa situazione, incontreremo delle evidentissime contraddizioni, e non potremmo non farci delle legittime ed inquietanti domande.

Si tratta di domande bisognose di indispensabili risposte, senza le quali la “cura” potrebbe essere peggio della “malattia”.

Prima contraddizione: se i dati che conosciamo sono sinceri, i cittadini che con le tasse riempiono di più le casse dello stato, sono gli italiani. Domanda: come mai, nonostante questo, le casse italiane, come dimostrato dal debito pubblico, sono fra le più vuote del mondo? Se lo stato non sperperasse, le casse dovrebbero essere le più piene del mondo. Il problema è l’evasione oppure è dello sperpero? Non credo che per rispondere a questa domanda occorra essere laureati in economia.

Seconda contraddizione: considerato come già detto, che grazie alla pressione fiscale, gli italiani risultano quelli che con le tasse danno più soldi allo stato, come mai invece, considerata l’enorme evasione fiscale , gli italiani sarebbero quelli che pagano meno tasse?

Domanda: quale è la verità? Siamo quelli che paghiamo di meno o siamo quelli che paghiamo di più? Anche un cieco vede che “qualcosa non torna! Un necessario chiarimento che stabilisca la verità, non è più rimandabile.

Altra domanda: la cifra della presunta evasione fiscale, su cosa si basa? Su tasse che effettivamente i contribuenti potrebbero pagare , senza andare alla rovina, oppure è basata su quello che lo stato, che è un pozzo senza fondo, vorrebbe incassare? Non è la stessa cosa! Mi risulta , essendo stato un artigiano , che se questa categoria versasse allo stato quello che lo stato pretende, il 90 per cento degli artigiani, sarebbero costretti a chiudere.

Considerato che, al riguardo degli artigiani, la pressione fiscale è assurda, conseguentemente, al riguardo di questa categoria, è assurda pure la lotta alla evasione fiscale.

Altra domanda che meriterebbe una risposta ben precisa; se ipoteticamente lo stato riuscisse a riscuotere tutta la presunta o reale evasione fiscale, a quanto ammonterebbe in totale il prelievo fiscale italiano? Se ho capito bene attualmente è un po’ al di sopra al 50x cento, ma dove arriverebbe? 60 x cento? 65x cento? Pazzesco!

Da queste elementari considerazioni emerge un dato di fatto inoppugnabile: quando si parla di lotta alla evasione fiscale, si deve anzitutto sapere con precisione chi paga troppo, chi paga troppo poco, e chi non paga niente. Fatta questa doverosa constatazione, si proceda a ristabilire l’equità e questa si può fare in un solo modo: i soldi che si riesce ad incassare da quelli che non hanno pagato niente, devono essere dati immediatamentea quelli che hanno pagato troppo, senza che questi soldi passino, per” ovvie ragioni,”dalle mani dello stato.

Quali sono quelle ovvie ragioni? Sono note a tutti, lo stato italiano incassa già più degli altri stati, perciò questi soldi devono essere dati ai “derubati”.

La prima cosa che si dovrebbe fare è perciò la sopradetta indagine conoscitiva, ma perché non è ancora stata fatta? Perché si procede solo sulla “presunzione?”

Spettabile ministro delle finanze, l’indagine sopradetta deve essere fatta, in caso contrario gli agenti del fisco continueranno a “sparare nel mucchio” provocando . tragedie e disastri.

Ultimissima ma importante considerazione.

Come è noto, una piccola evasione esiste, sia nel lavoro autonomo, che nel lavoro dipendente(doppio lavoro), ma siamo sicuri che tale evasione è dannosa per la società? Sono fermamente convinto, anche se qualcuno dirà che la mia è una “apologia alla evasione”, che non solo tale evasione non è dannosa, ma addirittura che è utilissima.

Mi spiego: sappiamo tutti che anche “grazie” a questa piccola evasione, molti cittadini italiani hanno potuto “arrotondare” lo stipendio . Tali maggiori stipendi hanno “incoraggiato” molti cittadini ad intraprendere, fra l’altro, pur con non pochi sacrifici, la costruzione oppure l’acquisto di una casa. Sacrifici a farla, sacrifici a pagarla, sacrifici a mantenerla, sacrifici a pagare le tasse.

Ennesima domanda: il governo Monti è a conoscenza di questi immensi sacrifici? Considerato le tasse che questi ha deciso di mettere sulle case, si deduce che “non sapeva”, sarà bene perciò, prima che sia troppo tardi, informarlo.

Ritornando alla piccola evasione, senza di questa , come saremo messi? Chiediamocelo! Se questi soldi fossero andati tutti allo stato, come sarebbero stati spesi? Facile la risposta, lo stato li avrebbe sperperati.Pur essendo vero, che anche con lo sperpero si aiuta qualcuno, è però anche vero che con lo sperpero non si crea ricchezza e conseguentemente gli italiani sarebbero più poveri.

Per fortuna che c’è una piccola evasione, se venisse tolta “saremmo rovinati”.

Riassumendo: senza bloccare lo sperpero, l’Italia non si salva,e se continua “l’accanimento” contro il lavoro autonomo e contro le prime case, l’Italia farà la fine della Costa Concordia, vittime compreso.

*Solarolo (Ravenna)
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » ven apr 25, 2014 8:35 am

Non versa Iva per 320mila euro: assolto per “circostanze eccezionali”

http://www.lindipendenza.com/non-versa- ... ccezionali

di CLAUDIO PREVOSTI

La «crisi» economica del settore assieme ad altre «circostanze eccezionali, non prevedibili» hanno portato il Tribunale di Milano ad assolvere con formula piena Daniele Fiorentini, ex amministratore delegato di Sil, la Società Italiana Liquori ora in stato di liquidazione, accusato di aver omesso di versare oltre 320.458 euro di Iva per il 2008. Lo ha deciso lo scorso 17 febbraio il giudice monocratico della prima sezione penale che ha scagionato l’ex ad della società che produce, importa e distribuisce in Italia liquori e nota per il Vov, ritenendo che «il fatto non costituisce reato». Il magistrato, come si legge nelle motivazioni depositate di recente, è partito dalla considerazione che in generale «la crisi di liquidità, di per sè, non può (…) elidere il dolo del reato in esame, perchè, rispetto ad essa, l’imprenditore ha l’obbligo di attivarsi per prevenirne gli effetti e mettersi nelle condizioni di rispettare la scadenza tributaria», accantonando gli importi dovuti. Ma il caso di Sil e di Fiorentini, ad avviso del giudice, è «diverso» in quanto «la gestione dell’accantonamento e del successivo pagamento» è «stata di fatto resa impossibile per il determinarsi di una serie di eventi non prevedibili» dall’ex amministratore delegato, «eccezionali» e «non ascrivibili a sua colpa»: una «situazione di illiquidità», già nel 2007, per una «drastica contrazione delle linee di credito dovute all’erronea segnalazione» da parte della Centrale Rischi di una banca (ha poi inviato una «lettera di scuse») relativa a un presunto inadempimento della società, «in uno con la crisi del settore». Crisi che ha comportato un allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti: non più 60 o 90 giorni ma «ritardi» fino a 300 giorni. Ad istruire il fascicolo, sulla base di una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate, era stato il procuratore aggiunto Francesco Greco, il quale, tra il marzo e l’aprile 2012 aveva chiesto e ottenuto dal gip un decreto penale di condanna di 6.840 euro. Decreto a cui Fiorentini, tramite il suo legale, l’avvocato Paolo Grasso, si era opposto chiedendo il processo che ora si è concluso con l’assoluzione.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » lun apr 28, 2014 1:43 pm

Tre imprese su 5 fanno debiti… per pagare le tasse!

http://www.lindipendenza.com/tre-impres ... e-le-tasse

di LUIGI CORTINOVIS

E’ quasi divertente leggere le confessioni di un Finanziere che, senza mezzi termini, definisce lo Stato criminale e tangentaro. Ma ancor più allucinante è leggere che ci sono imprenditori che continuano a prediligere la sopravvivenza da schiavi di questo Stato criminale e tangentaro.

Perché? Leggete qua: “Tre aziende su cinque chiedono prestiti in banca per pagare le tasse. E’ uno degli ultimi risvolti della crisi finanziaria internazionale e della recessione economica, a cui si è aggiunto, nel nostro Paese, un pesante inasprimento della pressione fiscale. Ragion per cui il 68% delle micro, piccole e medie imprese italiane è stato costretto a ricorrere a un finanziamento per onorare le scadenze fiscali. E c’è l’Imu in cima alla lista dei balzelli che hanno spinto gli imprenditori a rivolgersi agli istituti di credito che ora stanno ricevendo analoghe richieste in vista della Tasi. Questi i dati di più di un sondaggio del Centro studi Unimpresa, condotto fra le 120.000 imprese associate sulla base dei dati raccolti al 31 marzo 2014. Quanto ai settori produttivi, sono gli operatori turistici (per gli alberghi), le piccole industrie (per i capannoni) e la grande distribuzione (per i supermercati) quelli maggiormente esposti con le banche a causa dei versamenti fiscali sugli immobili e, più in generale, per tutti gli adempimenti con l’Erario.”

Politici ladri? Stato inefficiente? Risolveremo col prossimo voto? Verrebbe più da dire che chi è causa del proprio male deve solo piangere sè stesso.


http://www.movimentolibertario.com/2014 ... -criminale

Memorie di un finanziere della polizia tributaria. Si potrebbe intitolare così il sorprendente documento esclusivo che state per leggere. Si tratta della trascrizione, fedele alla lettera, del disarmante sfogo di un disincantato, onesto e preparato maresciallo della Guardia di Finanza, impegnato da diversi lustri nei temutissimi controlli alle imprese. L’uomo, di cui evitiamo di indicare dati anagrafici e curriculum per non renderlo riconoscibile, ha apparecchiato per Libero uno zibaldone di pensieri, suddiviso in capitoletti, sul suo lavoro di tutti i giorni. Che per lui è diventato un tran tran asfissiante, capace di condurlo quasi al rigetto. Il risultato è questa spietata radiografia che stupisce e, in un certo senso, preoccupa di un mestiere che tanto trambusto porta nelle vite degli italiani. Infatti in questo sfogo il militare dipinge le ispezioni delle Fiamme gialle come un ineluttabile meccanismo stritola-imprenditori il cui obiettivo non sarebbe una vera e sana lotta alle frodi fiscali, ma una fantasiosa e famelica caccia al tesoro indispensabile a lanciare le carriere di molti professionisti dell’Antievasione. «Nel nostro lavoro ci sono forzature evidenti, a volte imbarazzanti», ammette con Libero il maresciallo. Che qui di seguito svela retroscena e segreti dei controlli che intralciano ogni giorno il lavoro di centinaia di imprenditori. Una lettura che potrebbe agitare qualcuno e far alzare il sopracciglio ad altri. Ma a tutti deve essere chiaro che non di fiction si tratta e che domani il nostro maresciallo e la sua pattuglia potrebbero bussare alla vostra porta. Preparatevi a leggere il testo di questo finanziere raccolto in esclusiva da Libero.


http://www.movimentolibertario.com/2014 ... -criminale

2014 ∼ aprile ∼ LO DICE UN FINANZIERE: LO STATO ITALIANO E’ LADRO E CRIMINALE

117_FINANZASEGNALATICI PER VOI

Memorie di un finanziere della polizia tributaria. Si potrebbe intitolare così il sorprendente documento esclusivo che state per leggere. Si tratta della trascrizione, fedele alla lettera, del disarmante sfogo di un disincantato, onesto e preparato maresciallo della Guardia di Finanza, impegnato da diversi lustri nei temutissimi controlli alle imprese. L’uomo, di cui evitiamo di indicare dati anagrafici e curriculum per non renderlo riconoscibile, ha apparecchiato per Libero uno zibaldone di pensieri, suddiviso in capitoletti, sul suo lavoro di tutti i giorni. Che per lui è diventato un tran tran asfissiante, capace di condurlo quasi al rigetto. Il risultato è questa spietata radiografia che stupisce e, in un certo senso, preoccupa di un mestiere che tanto trambusto porta nelle vite degli italiani. Infatti in questo sfogo il militare dipinge le ispezioni delle Fiamme gialle come un ineluttabile meccanismo stritola-imprenditori il cui obiettivo non sarebbe una vera e sana lotta alle frodi fiscali, ma una fantasiosa e famelica caccia al tesoro indispensabile a lanciare le carriere di molti professionisti dell’Antievasione. «Nel nostro lavoro ci sono forzature evidenti, a volte imbarazzanti», ammette con Libero il maresciallo. Che qui di seguito svela retroscena e segreti dei controlli che intralciano ogni giorno il lavoro di centinaia di imprenditori. Una lettura che potrebbe agitare qualcuno e far alzare il sopracciglio ad altri. Ma a tutti deve essere chiaro che non di fiction si tratta e che domani il nostro maresciallo e la sua pattuglia potrebbero bussare alla vostra porta. Preparatevi a leggere il testo di questo finanziere raccolto in esclusiva da Libero.

Ossessione numeri - Dietro alle verifiche ci sono enormi interessi economici: il dato del recupero dell’imposta serve a molti. Sia ai politici che ai finanzieri. Nella Guardia di Finanza il raggiungimento degli obiettivi legittima l’ottenimento dei premi incentivanti e gli stipendi stellari dei generali, che sono decine: uno per provincia, più uno per regione. Nel nostro Corpo esistono vere e proprie task-force che si occupano di fare previsioni di recupero d’imposta e a fine anno queste devono essere raggiunte, come se l’evasione fiscale si basasse su dei budget. Gli operatori sul territorio sono meno di chi elabora questa realtà virtuale, su 64 mila finanzieri siamo circa 4 mila a fare i controlli.

Indietro non si torna - A fine anno i generali chiedono il dato dell’imposta evasa constatata e lo confrontano con quello dell’anno prima. Il risultato non può essere inferiore a quello di 12 mesi prima. Se il dato scende bisogna dar conto al reparto centrale di Roma del perché si siano recuperati meno soldi e il comandante del reparto periferico rischia di vedersi bloccare la carriera. Per questo le nostre verifiche proseguono anche di fronte a evidenti illogicità. I nostri ufficiali parlano solo di numeri e quando hanno sentore di un risultato, magari per una previsione affrettata di un ispettore, corrono dai loro superiori anticipando che da quella verifica potrà venir fuori un certo risultato: a quel punto non si può più tornare indietro. Il verbale diventa subito una statistica, una voce acquisita e ufficiale di reddito non dichiarato. Quando si prospetta un ventaglio di possibilità per risolvere una contestazione si concentrano le energie sempre su quella che porta il risultato più alto. Che sarebbe poco grave se fosse la strada giusta. Ma spesso non lo è. Per la Finanza quello che conta è il dio numero. Il nostro unico problema è come tirarlo fuori.

Per riuscirci c’è un nuovo strumento infernale, la cosiddetta “mediana”, che va di gran moda tra gli ufficiali. La si pronuncia con rispetto e deferenza, anche perché da essa dipende la carriera di chi la evoca. Si tratta di uno studio fatto a tavolino, che stabilisce il valore medio della verifica necessario a raggiungere gli obiettivi, il tetto al di sotto del quale non si può andare. Se capiamo che in un’azienda il verbale sarà di entità inferiore alla mediana, derubrichiamo la verifica a controllo in modo che non entri nelle statistiche ufficiali.

Alla Guardia di Finanza abbiamo uffici informatici che elaborano dati in continuazione. Ma si tratta di numeri “drogati”, come lo sono quelli dei sequestri. Nei magazzini dei cinesi ho visto colleghi registrare alla voce “giocattoli” ogni singolo pallino delle pistole per bambini. Spesso questi servizi si fanno in occasione delle feste natalizie, così passa l’informazione che sul territorio c’è sicurezza.
Con questi numeri i generali si riempiono la bocca il 21 giugno, giorno della festa del Corpo. Lo speaker spara cifre in presenza di tutte le autorità, dei presidenti dei tribunali, dei politici, ecc. ecc. Quel giorno è un tripudio di dati pronunciato con voce stentorea: recuperata tot Iva, scovati tot milioni di redditi non dichiarati, arrestati x emittenti fatture false. Una festa!

Normativa astrusa - La normativa tributaria italiana è talmente ingarbugliata che si presta alla nostra logica del risultato a ogni costo. Per noi è piuttosto semplice fare un rilievo visto che siamo aiutati da questa legislazione astrusa e abnorme, spesso contradditoria e conflittuale. Nel nostro Paese è quasi impossibile essere in regola e per chi lo sembra ci prendiamo più tempo per spulciare ogni carta. Infatti se una norma può apparire favorevole all’imprenditore, c’è sicuramente un’altra interpretabile in maniera opposta. E in questo ci aiuta l’oceanica produzione di sentenze, frutto di un eccessivo contenzioso. Un contratto, un’operazione possono essere interpretati in mille modi e alla fine trovi sempre una sentenza della Cassazione che ti permette di poter fondare un rilievo su basi giuridiche certe. Questo è il Paese delle sentenze.

Analizzando un bilancio, un’imperfezione si trova sempre. Magari per colpa dello stesso controllore che prima dice all’imprenditore di comportarsi in un modo e poi in un altro, inducendolo in errore. Per esempio, su nostro suggerimento, un’azienda non contabilizza più certe spese come pubblicità (deducibili), ma come spese di rappresentanza (deducibili solo in parte). Quindi arriva l’Agenzia delle Entrate e spiega che quelle non sono né l’una né l’altra. A volte succede che qualcuno abbia già subito un controllo, abbia aderito a un condono e, zac, arriviamo noi e contestiamo lo stesso aspetto, ma in modo diverso. Dopo i primi anni nel Corpo non ho più sentito di controlli chiusi con un nulla di fatto e in cui si torna a casa senza aver contestato qualcosa. Alla fine chi lavora impazzisce.

Chi sbaglia non paga - Come è possibile tutto questo? Semplice: perché chi sbaglia non paga, ma anche perché chi sbaglia non saprà mai di averlo fatto. Il motivo è semplice: noi non comunichiamo con l’Agenzia delle Entrate e non sappiamo mai che fine facciano i nostri verbali. Per questo se ho commesso un errore non lo verrò mai a sapere: il nostro è solo un verbale di constatazione, a renderlo esecutivo è l’Agenzia delle Entrate che lo trasforma in verbale di accertamento. Però raramente i nostri colleghi civili bocciano il nostro lavoro, anzi questo non succede nel 99,9 per cento delle situazioni. Si fidano di noi e, anche se sono molto più preparati, nella maggior parte dei casi prendono il nostro verbale e lo notificano, tale e quale, al contribuente. Quello che sappiamo per certo è che i nostri verbali, giusti o sbagliati che siano, diventano numeri e quindi non ci interessa che vengano annullati, tanto non ne verremo mai a conoscenza né saremo chiamati a risponderne. Per noi resta un grosso risultato. E visto che nessuno paga per i propri errori, il povero imprenditore continuerà a trovarsi ignaro in un castello kafkiano fatto di norme e risultati da ottenere.

Imprese sacrificali - Gli imprenditori con noi sono sempre gentili, ci accolgono con il caffè, sopportano di averci tra i piedi per settimane, ma si capisce che vorrebbero dirci: scusateci, ma avremmo pure da lavorare. A noi però questo non interessa: dobbiamo contestargli un verbale a qualsiasi costo e quando bussiamo alla loro porta sappiamo che non hanno praticamente speranza di salvezza. Per contrastare e contestare questa trappola infernale l’imprenditore è costretto a pagare consulenti costosissimi, ma noi rimaniamo sempre sulle nostre posizioni. A volte capita che per provare a difendersi il presunto evasore chiami in soccorso come consulenti ex finanzieri, ma spesso questo non gli evita la sanzione. Anzi.

Negli ultimi anni ho notato una certa arrendevolezza da parte degli imprenditori: dopo un po’ si stancano. Capiscono, e ce lo dicono, che tanto dovranno fare ricorso perché noi non cambieremo idea. Per tutti questi motivi molti di loro costituiscono a inizio anno un fondo in previsione della visita della Finanza. Sono coscienti che qualcosa dovranno comunque pagare.

Chi fa veramente le grandi porcate, chi apre e chiude partite Iva, emette false fatture o costituisce società di comodo magari alle Cayman è molto più veloce di noi e per questo non lo incastriamo, mentre azzanniamo quelli che operano sul territorio e che sono regolarmente censiti nelle banche dati. Alla fine lo Stato colpisce sempre i soliti noti. Non è una nostra volontà, ma dipende dal fatto che non abbiamo risorse per fare la vera lotta all’evasione e in ogni caso dobbiamo fornire dei numeri al ministero per poter legittimare la nostra esistenza come istituzione. Anche in Europa.

Tangente di Stato - L’imprenditore, se accetta la proposta di adesione al verbale entro 60 giorni, paga solo un terzo di quanto gli viene contestato e spesso salda anche se non lo ritiene giusto, per togliersi il dente ed evitare ricorsi costosi (a volte più dei verbali) e sine die. In pratica accetta di pagare una tangente allo Stato. Agli imprenditori i ricorsi costano molto e se la commissione provinciale, il primo grado della giustizia tributaria, dà ragione allo Stato, l’imprenditore prima di ricorrere alla commissione regionale, il secondo grado, deve pagare metà del dovuto. Per questo chi lavora spesso preferisce chiudere la partita all’inizio, pagando un terzo.

Giustizia da farsa - Il contradditorio tra Guardia di Finanza e imprenditori durante le verifiche è una farsa, perché ognuno rimane sulla propria posizione, ma va fatto per legge. Nel contradditorio gli imprenditori non hanno scampo: quel numero, quell’ipotesi di evasione, ormai è stato venduto e non può più essere ridimensionato. È entrato nel sistema e nelle nostre statistiche. A noi non interessa se magari dopo anni quel verbale verrà annullato e non avrà prodotto alcun introito per lo Stato.

Le cose non vanno meglio con la giustizia tributaria, gestita da commissioni composte da avvocati, commercialisti, ufficiali della Finanza in pensione che fanno i giudici tributari gratuitamente giusto per fare qualcosa o per sentirsi importanti. È incredibile, ma in Italia il sistema economico-finanziario viene affidato a un servizio di “volontariato”.

La verità è che un tale esercito di volontari senza gratificazioni economiche non se la sente di cassare completamente il lavoro di finanzieri e Agenzia delle Entrate e l’imprenditore qualcosa deve sempre pagare. Difficilmente questi giudici per hobby danno torto allo Stato.
L’assurdità è che vengono pagati 30-40 euro per motivare sentenze complesse che hanno come oggetto verbali da milioni di euro, scritti da marescialli aizzati dal sistema.

Formazione assente - Il nostro vero problema è la mancanza di specializzazione di un Corpo che cerca di riscattarsi nel modo sbagliato, provando a portare a casa grandi risultati, sebbene “storti”. A volte l’ignoranza aiuta a far montare un rilievo che non sta né in cielo né in terra. Sulla nostra formazione non ho niente da dire, perché non esiste. Eppure dobbiamo confrontarci con specialisti agguerriti, leggere documenti in lingue straniere, e la gran parte di noi non sa una parola in inglese. Non ci forniscono nemmeno i codici tributari aggiornati, mentre spendono milioni per farci esercitare ai poligoni, visto che siamo inspiegabilmente ancora una polizia militare, come solo in Equador e Portogallo. Un commercialista lavora 12 ore al giorno e si forma continuamente. Dall’altra parte della barricata c’è gente come noi che non vede l’ora di scappare via dall’ufficio, dove spesso non ha neppure a disposizione una scrivania o la deve condividere con altri colleghi. In questo modo il lavoro diventa l’ultimo dei pensieri. I più bravi vanno in pensione appena possono, per riciclarsi come professionisti al soldo delle aziende. Ci vuole una fortissima motivazione per studiare una materia terribile come il diritto tributario. Avvocati e commercialisti trovano gli stimoli nelle parcelle, da noi un maresciallo con vent’anni di servizio guadagna 1.700 euro. Gli incentivi li dobbiamo trovare dentro di noi, magari pensando di sfruttare il sistema per trovare un altro lavoro. È illogico che un mestiere così delicato, dove si contestano milioni di euro d’evasione, sia affidato a gente sottopagata e impreparata. L’unico modo di tenersi aggiornati è quello di studiare a proprie spese, pagandosi master e corsi. Purtroppo la formazione è costosissima e spesso ci rinunciamo. È chiaro che un sistema del genere presti il fianco al rischio della corruzione.

In più bisogna considerare che per noi le verifiche sono particolarmente rischiose. In base alla mia esperienza non le facciamo con la giusta professionalità, possiamo commettere errori in buona fede, essere invischiati in fatti che neanche capiamo. Per esempio alcuni di noi sono stati accusati di aver ammorbidito un verbale per un tornaconto, in realtà lo avevano fatto per ignoranza e per questo ora quasi nessuno vuole più fare questo tipo di lavoro.

Risorse all’osso - I nostri capi hanno budget di spesa sempre più ristretti. Nonostante ciò ogni ufficiale deve portare a casa i risultati con i soldi e le pattuglie che ha. Risultati almeno uguali a quelli dell’anno precedente. A causa di questa mancanza di mezzi siamo costretti a portare via dalle aziende penne, risme di carta, spillatrici. E secondo me gli imprenditori se ne accorgono, ma non dicono nulla per compassione.
Onestamente gli ufficiali non sono responsabili di questa penuria di risorse, visto che i fondi destinati alla lotta all’evasione vengono decisi dai politici. Ma la frustrazione dei nostri superiori viene compensata da ottimi stipendi personali che lievitano grazie ai risultati conseguiti. Cosa che ovviamente non succede a noi.

Nel nostro lavoro, la mattina, ammesso che trovi una macchina libera, devi prima fare car-sharing e accompagnare diversi colleghi ai reparti, quindi ti restano due o tre ore per fare visita a un’azienda. Quando rientriamo da una verifica il nostro principale problema è segnare sul registro quanti chilometri abbiamo fatto e quanta benzina abbiamo consumato. Arriveremo al paradosso di fare le verifiche in ufficio a contribuenti trovati su Google.

Lontani dalla realtà - I nostri vertici sono lontani dalla realtà, sono convinti che noi facciamo “lotta all’evasione”. C’è una distanza siderale tra chi sta in trincea, come me, e chi vive nei salotti. Un maresciallo può parlare solo con il tenente e non con i gradi superiori. Il nostro messaggio viene filtrato e arriva al vertice completamente distorto. Nel nostro sistema militare non conta quello che pensi del tuo lavoro, ma il grado che hai sulle spalle. L’ufficiale non va a riferire al superiore se l’ispettore gli ha detto che un controllo potrebbe non portare a niente. Al contrario insinua nei vertici la speranza che un risultato arriverà. E così chi va in giro per aziende deve ingegnarsi per trovare il cavillo che porti al risultato, solo per sentirsi dire bravo o per una pacca sulla spalla. L’animo umano si accontenta di poco. In questa catena di comando in cui tutti devono fare carriera non sono ammessi dubbi od obiezioni, l’informazione reale resta a valle, al generale arriva quella virtuale, il famoso “numero”. In nome del quale vengono immolati molti evasori virtuali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » sab mag 03, 2014 4:19 pm

180 miliardi di evasione fiscale, una bufala all’italiana

http://www.lindipendenza.com/180-miliar ... llitaliana

di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI

In ogni momento chi governa questa espressione geografica chiamata Italia, ha due armi per dirottare l’attenzione dei cittadini: dare addosso a B. e/o parlare dell’evasione fiscale. Ora che B. è in calo come argomento, rimane solo l’evasione fiscale. La cifra sbandierata ad ogni piè sospinto sono: 180 MLD/ anno di tremenda evasione.

Premetto che se chi governa mi dice, avendo il solleone che scotta, che c’è il sole, io comincio a pensare che invece piova perchè il furbastrone ha di sicuro un qualche interesse a fregarmi facendo apparire per vero ciò che è una patacca. Pertanto ho cominciato a pensare che i 180 MLD potrebbero essere un clamoroso falso. Perchè? Semplice! Perchè a Roma, nell’imminente pericolo di perdere i privilegi, si affannano a tentare di dimostrare che invece dei temuti tagli alla spesa inutile è più opportuno il ricupero dell’evasione , sbandierando che è una necessità nell’interesse di tutti. Così come l’uscita dall’euro, con conseguente inflazione, permetterebbe di scansare i tagli. Una nota. Spero che nel totale “evasione” non sia compresa l’elusione (anche se ho qualche dubbio), perchè questa voce è dovuta esclusivamente all’incapacità dei governi e dei burocrati di produrre Leggi e Regolamenti semplici e chiari. Ma, malignamente, chi governa non lo si dice.

Il fatto che io presenti le ricevute delle cure mediche subite, per ridurre il tassabile è un chiarissimo esempio di elusione. Ossia usare le Leggi vigenti per pagare meno tasse. Per non essere accusato come elusore dovrei non allegare queste ricevute? Se non vogliono che questo accada, cambino la Legge. Essendo, questo (lo ripetiamo) un modo legale per pagare meno tasse. Vediamo, anzitutto come vanno le cose nella realtà, partendo da documenti ricavati da http://scenarieconomici.it

TABELLA 1

Area

A%

B%

Note

Media europea
14,5

22,1

Regno Unito
8,5

12,5

Francia
10,5

15,0

Germania
11,5

16,0

Spagna
14,0

22,5

Polonia
20,0

27,2

Grecia
20,5

27,5

Italia
17,0

27,0

Nord
13,2

20,3

1.-
Centro
15,8

25,1

Sud
26,9

43,5

3.-
Lombardia
10,5

16,5

1.-
Emilia Romagna
13,5

20,5

2.-
Veneto
14,0

21,0

Trentino Sud Tirolo
14,0

21,0

Toscana
14,5

23,0

Piemonte
15,8

24,0

2.-
Marche
15,5

24,0

Valle D’Aosta
16,0

25,0

Friuli Venezia G.
16,5

25,0

Lazio
16,5

26,5

Liguria
17,5

27,5

2.-
Umbria
18,0

28,5

Abruzzo
19,5

32,0

Molise
26,0

39,0

Sardegna
27,5

39,5

Puglia
25,5

40,5

Basilicata
28,0

41,5

Campania
27,0

44,5

Sicilia
28,5

46,5

Calabria
32,0

55,0

Prendiamo per buone questa tabella, anche se gli autori correttamente scrivono: L’operazione non e’ banale: esistono tanti studi (vedi riferimenti) sui paesi europei, e sulle varie regioni italiane, ma divergono tra loro tra anni di valutazione, nella base di calcolo (evasione calcolata su base imponibile o su PIL) e nella valutazione del PIL (nel PIL normalmente si calcola anche il sommerso classico, ma non il sommerso criminale).

Anche se noi stessi ci domandiamo come hanno fatto a pescare dati così puntuali. Tuttavia visto che provengono da fonti analoghe a quelle dei 180 MLD, le prendiamo provvisoriamente per buone.

A% I dati rappresentano l’evasione fiscale del sommerso rispetto al PIL.

B% I dati rappresentano l’evasione fiscale del sommerso, incluse le attività criminali, rispetto al PIL.

Da questi dati ,se esaminati globalmente, si rilevano due considerazioni basilari:

-L’unico prodotto di grande esportazione da certe regioni italiche, è l’ATTIVITA’ CRIMINALE, che infatti produce un enorme reddito, naturalmente esentasse.

-La seconda considerazione è : meno uno lavora e più evade.(meno PIL + evasione).

Ed ora veniamo a considerazioni di dettaglio:

1.-L’evasione in Italia del nord è di oltre un punto inferiore alla media europea. E allora perchè il fisco di Roma viene insistentemente a rompere le palle? Nella fattispecie l’evasione della Lombardia non solo è al disotto della media europea, ma è pari a quella della Francia e inferiore a quella della Germania. E allora?

2.- Le regioni del nord meno virtuose ( ossia quelle che evadono un po’ ( solo un poco) di più sono quelle tradizionalmente rette dai “compagni” . Che fiducia nello Stato retto da loro! I quali compagni sono quelli che strillano di più contro gli evasori

3.- Befera e soci visto che la percentuale media di evasioni al nord è del 13.2%, contro il 26.9 % al sud (ossia la metà) perchè non si piazzano stabilmente a casa loro? Forse perchè al sud chi rompe le palle viene gentilmente ammazzato?

E ora veniamo alla stima dei 180 MLD di evasione (seguito a domandare: tale cifra comprende anche l’elusione?). Abbiamo letto, su Diritto 24 http://www.diritto24.ilsole24ore.com quanto segue. I metodi per misurare l’evasione fiscale e il fenomeno italiano in cui si disserta sui metodi per la stima dell’evasione fiscale. Anche qui l’autore mette le mani avanti e scrive: se queste stime sono corrette, la dimensione dell’evasione è tale da costituire un serio problema macroeconomico.

Le metodologie di stima devono necessariamente basarsi su ipotesi, talvolta ragionevoli ma difficilmente misurabili, e su indicatori osservabili e non alterabili che dovrebbero – si presume – essere correlati con il reddito vero. Inoltre, quando si forniscono queste stime solitamente non si forniscono degli intervalli di approssimazione pur rappresentando questo aspetto un elemento cruciale. Sapere che l’evasione è sicuramente di 100 miliardi di euro o che invece può variare tra i 10 e i 300 miliardi cambia se uno Stato deve decidere di investire cifre rilevanti nel recupero di gettito.

Metodi di stima

Tra gli studiosi è molto diffuso l’interesse per la misurazione dell’evasione fiscale. Sono stati elaborati diversi metodi di stima ma ognuno di essi ha evidentemente un carattere virtuale, atteso che non esistendo l’evasione nel mondo reale resta intrinsecamente non conoscibile. Evidentemente siamo davanti ad un tipico caso di chi usa cintura, bretelle e spago di riserva per la paura di perdere i calzoni. Però la somma di 180 MLD ci viene insistentemente venduta come verità evangelica.

Ecco i metodi prospettati nello studio e le nostre modeste osservazioni:

1.- Auditing di campione di contribuenti

2.- Metodo di interviste campionarie

A prescindere da piccoli dettagli come ad esempio quello di non dichiarare i parametri: la numerosità del campione , le modalità di campionamento, ed il livello di confidenza dei risultati, senza i quali qualsiasi statistica non vale la carta su cui è scritta, mi piacerebbe vedere gli intervistati che dichiarano , durante l’intervista, di essere evasori così come , mi si perdoni la parentesi, di vedere il modulo antimafia di un mafioso in cui il mafioso stesso dichiari di essere tale.

3.- Metodo di Franz

tale metodo, sbandierato su tutti i giornali, confronta il guadagno di un imprenditore ( domanda : come ditta o come persona fisica ?) titolare di PMI che guadagna meno dei suoi dipendenti.

Visto che è così semplice in pochi secondi dovrebbero essere ricuperati pacchi di euro di evasione.

Invece abbiamo la sensazione che si tratti del metodo Krunz di fantozziana memoria.

4.-Modelli economico-statistici

5.-Approcci macroeconomici

e qui siamo alle “ filosofie di sistema” buone soltanto per fare pubblicazioni senza base rigorosa e credibile, con l’unico scopo : agevolare la carriera universitaria, valutata troppo spesso in Italia senza pesare il contenuto delle pubblicazioni, così come invece avviene nei paesi civili.

Alcune altre considerazioni.

a.- siccome si dice che molti evasori non hanno mai fatto dichiarazioni di reddito, attraverso quale algoritmo si riesce a stimare il non esistente ?

E’ come se qualcuno volesse determinare il PIL dei marziani.

b.- mi piacerebbe vedere i criteri con cui è stata valutata l’evasione mafiosa.

Andando ad intervistare la mafia , verificando , tra l’altro le fatture delle prostitute e delle droghe vendute , di quanto hanno speso per ammazzare chi dava fastidio o gli incassi del pizzo?

c.- credo che il quasi unico appiglio al quale si attaccano gli stimatori, sia la tabella che riportiamo qui appresso (v. Libero 26/04/2014):

TABELLA 2

Anno Accertamenti di evasioneMLD di euro Cifre concordateMLD di euro
2000
54,7

8,2

2001
47,0

4,5

2002
33,5

3,6

2003
50,5

4,3

2004
34,7

4,7

2005
51,2

5,1

2006
49,7

8,4

2007
71,6

6,5

2008
60,7

6,5

2009
76,0

5,9

2010
81,2

6,5

2011
82,6

3,9

2012
84,3

2,2

Questo significa che le stime di evasione (l’accertamento è una stima) valgono solo l’ 8%? Perchè a tanto ammonta la percentuale della media del PAGATO sulla media dello STIMATO. Se i 180 MLD sono stati stimati con la medesima incertezza stiamo ben freschi. Poichè l’Italia , sempre secondo gli stimatori , evade per circa il 17% in più rispetto alla media europea ossia il teoricamente ricuperabile risulta il 17 % in più dei 424 MLD incassati ossia circa 87 MLD e non i 180 MLD. Perchè abbiamo scritto teoricamente ? Semplice ! Perchè il grosso di 87 MLD è roba di mafia , collocata al sud! Se la vadano a ricuperare e non vengano a spremere ulteriormente i poveri Cristi. E, sopratutto, la smettano di cercare di vendere cifre farlocche.
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