Evasione, elusione, sopravvivenza e legittima difesa

Evasione, elusione, sopravvivenza e legittima difesa

Messaggioda Berto » lun gen 09, 2017 8:12 am

http://www.life.it/1/uccisi-dallo-stato/#more-5329

Questa pagina è dedicata ai 160 imprenditori veneti che hanno deciso di lasciarci, morti non suicidi come si vuole far credere, ma uccisi dal sistema Italia alla stessa stregua dei soldati morti nella grande guerra: non caduti per amore della patria ma mandati al massacro da criminali mitomani a capo di un’Italia, perfida matrigna.
Ricordiamoli con una preghiera, questi nostri colleghi ed amici e vigiliamo perché il loro sacrificio non venga un giorno strumentalizzato e mitizzato per “beceri fini patriottici” dalla Stato italiano che quasi sempre, in queste tristi vicende, ha rivestito il ruolo di impietoso aguzzino.
Meritano tutto il nostro rispetto le vittime e la nostra solidarietà le loro famiglie, perché testimoni imperituri delle condizioni disumane a cui spesso, noi imprenditori, siamo condannati nella più completa solitudine.

Daniele Quaglia
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » lun feb 27, 2017 6:37 am

???

L'artigiano strozzato dal fisco paga più di quanto guadagna
Storia di ordinaria assurdità nel lodigiano: nel 2014 fattura 74.964 euro, ma tra anticipi e balzelli vari ne deve 83.700


Flavia Mazza Catena - Sab, 01/08/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 57570.html

Soffocato dalle tasse pur con tutta la voglia di farcela. Un caso isolato? No, per gli addetti ai lavori.

Lui è Mario (nome di fantasia), giovane artigiano: volontà da vendere e entusiasmo alle stelle. Quarant'anni, apre l'attività che ama, nel settore elettromeccanico, a inizio 2013. Per il 2014, dichiara di aver guadagnato 74.964 euro. Ricco, penseranno in molti. E, invece, è rovinato. Già, perché per arrivare a pagare tutti i balzelli richiesti in base al guadagno, ha dovuto entrare in banca e strozzarsi con un prestito. E c'è mancato pochissimo che il commercialista, nel comunicargli la cifra da versare, dovesse allertare il 118, considerati i sintomi da malore accusati dall'artigiano. E c'è pure chi sta peggio di lui: gente che il prestito l'ha chiesto gli anni scorsi e quindi se lo vede negare quest'anno dalla banca, dovendo così, giocoforza, ricorrere a finanziarie o allo strozzinaggio

Ma ecco i conti. Il reddito lordo dichiarato, dunque, è di 74.964 euro. Con gli oneri deducibili si scende a 73.600. Su quanto dichiarato, da pagare ad agosto ci sono 24.639 euro di Irpef a saldo, l'addizionale regionale a saldo per 1179 euro, l'addizionale comunale a saldo per 589 euro. Ma anche l'Irap a saldo per 2591 euro. Non dimentichiamo, poi, i contributi (Inps) a saldo per 13.487 euro. E, in più, sempre da saldare ad agosto ci sono 9855 euro di acconto Irpef. Più il primo acconto per l'addizionale comunale di 177 euro, il primo acconto Irap di 1036 euro e il primo acconto di contributi di 6873 euro. Totale da versare in estate: 60.427 euro.

Finito? No, ci sono le scadenze di novembre, sempre in base a quanto dichiarato dal contribuente. Che tra secondo acconto Irpef di 14.783 euro, secondo acconto Irap di 1554 euro e secondo acconto contributi per 6873 a novembre dovrà versare 23.211 euro. Il totale complessivo da pagare da qui a fine anno è dunque di 83.700 , appunto a fronte di 74.964 di reddito lordo dichiarato.

Nessuna invidia per Mario, ma nemmeno per il suo commercialista di Lodi, Massimo Codari, che ha dovuto comunicargli i conteggi: «Ho avuto serie difficoltà e, sinceramente, anche un po' d'imbarazzo. Le aliquote in vigore attualmente sono veramente inique, altissime, insostenibili. Il fatto è che di solito ci citano le aliquote separatamente. E allora si potrebbe anche pensare che si tratti di dati accettabili. Ma noi dobbiamo guardare i dati aggregati. E lì che si palesa l'insostenibilità di quanto sta accadendo. E di casi simili ce sono sempre di più di anno in anno E non è neanche vero che le tasse ammazzano solo dopo il primo anno di attività».

E non è la sola mannaia che pende sulla testa di un imprenditore onesto. Perché poi ci sono le fatture emesse ma non saldate. La soluzione, in questo caso, spesso non la dà nemmeno il decreto ingiuntivo, che, di prassi, avvisa preventivamente più e più volte il debitore che si sta andando a metter mano al suo patrimonio consentendogli, così, di mettere, tranquillamente, tutto al riparo per tempo, lasciando l'imprenditore a bocca asciutta.

Un inferno, dunque. Al punto che è inutile raccontare ogni anno di tante nuove start up . Magari sarebbe meglio contare quanti imprenditori chiudono precipitosamente dopo uno, due, tre anni, appena si accorgono che il lavoro non solo non consente loro di vivere ma, anzi, li sta facendo indebitare anno dopo anno trascinando nel baratro anche i loro cari.


Il caso di un professionista web master

Freelancer: quanto costa aprire e mantenere la partita IVA?

Calcolo contributi e tasse di una Partita IVA
Alla luce dei dati esposti sopra possiamo fare due calcoli su quello che sarà il nostro utile netto, cioè quello che materialmente "ci metteremo in tasca" nel nostro primo anno di attività come lavoratori autonomi.
Per prima cosa andiamo a calcolare l'utile lordo cioè il nostro utile prima delle tasse. E' bene precisare che, ai fini del nostro articolo, effettueremo alcune semplificazioni, cioè considereremo ogni spesa come detraibile al 100% (non è sempre così) e non calcoleremo l'impatto di eventuali ammortamenti. I conti che andremo ad effettuare in modo molto "spiccio", infatti, sono in realtà molto complessi tuttavia, ai nostri fini, un calcolo &quo;a spanne" può essere considerato più che sufficiente.
Fatturato + 36.000 Eu
Spese una tantum - 3.500 Eu
Spese annuali - 10.100 Eu
Utile Lordo + 22.400 Eu

Vediamo ora l'impatto degli oneri contributivi INPS:
Utile lordo + 22.400 Eu
INPS - 6.210 Eu
Utile al netto dell'INPS + 16.190 Eu
Calcoliamo ora l'impatto delle tasse partendo dall'IRAP:
((16.190 - 9.500) / 100) * 3,9 = 260 Eu
Oltre all'IRAP, infine, dobbiamo calcolare l'impatto dell'IRPEF. Ai fini del calcolo dobbiamo considerare il 23% di 15.000 Euro e sommarvi il 27% degli ulteriori 1.190 Euro:
((15.000 / 100) * 23) + ((1.190 / 100) * 27) = 3.771 Eu
Vediamo quindi quale sarà il nostro utile netto:
Utile al netto dell'INPS + 16.190 Eu
IRAP - 260 Eu
IRPEF - 3.771 Eu
UTILE NETTO + 12.159 Eu
Il nostro ipotetico web designer con un fatturato annuo di 36.000 Euro si ritroverà ad avere "in tasca" 12.159 Euro all'anno cioè all'incirca 1.000 Euro netti al mese (senza ferie pagate, giorni di malattia ne tredicesima mensilità).
Considerazioni conclusive su Partita IVA, costi e tasse
Avere un lavoro autonomo ed aprire la Partita IVA, come avrete capito, sono scelte da ponderare con la dovuta cautela. Vivere da freelancer, infatti, può risultare difficile se non si riesce ad avere un volume d'affari piuttosto sostanzioso. Costi e tasse, infatti, incidono pesantemente sui margini di guadagno che finiscono inevitabilmente per assottigliarsi.



Simulazione della Pressione Fiscale e Contributiva Reale su 9 figure professionali Dipendenti ed Autonome (tra 64 e 80%)
Di Scenari Economici , il 6 dicembre 2014 47 Comment

https://scenarieconomici.com
http://www.rischiocalcolato.it/2014/12/ ... -e-80.html


Simulazione della Pressione Fiscale e Contributiva Reale su un Professionista, un Commerciante ed un Artigiano (tra 66 e 72%)

Simuliamo, calcolando a partire da 3 casistiche comuni, un Professionista che guadagna 80.000 euro, un Commerciante ed un Artigiano che ne guadagnano 40.000 e 20.000 euro, per vedere a monte RETRIBUZIONE LORDA TEORICA ed a valle il netto dopo il pagamento di gabelle, tasse e contributi; in conclusione ho simulato il peso della tassazione indiretta, sulla casa, etc per vedere quanto realmente LA REALE DISPONIBILITA’.

I Risultati sono sconvolgenti:

– la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ per l’artigiano del 66%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro di Reddito, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 66 euro, e solo 34 vanno a lui.

– per il Commerciante la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 69%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro di Reddito, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 69 euro, e solo 31 vanno a lui

– per il Professionista infine la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 72%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro di Reddito, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 72 euro, e solo 28 vanno a lui

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... tonomi.jpg




Cfr. con il reddito dei lavoratori dipendenti

Passiamo ora ai Lavoratori dipendenti:


Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... ndenti.jpg

Integriamo la simulazione fatta in precedenza calcolando altre 3 casistiche, un Amministratore Delegato che guadagna 200.000 euro, un Quadro Aziendale ed un Impiegata a Tempo Determinato Part Time che ne guadagno 60.000 e 18.000 euro, per vedere a monte il COSTO DEL LAVORO ed a valle il netto in busta paga; in conclusione ho simulato il peso della tassazione indiretta, sulla casa, etc per vedere quanto realmente LA REALE DISPONIBILITA’.

I Risultati sono sconvolgenti:

– la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ per l’impiegata a tempo determinato part time del 64%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 64 euro, e solo 36 vanno a lei.

– per il Quadro aziendale e’ la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 73%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 73 euro, e solo 27 vanno a lui

– per il Manager, Amministratore Delegato infine la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 80%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 80 euro, e solo 20 vanno a lui

gpg1 (282) - Copy - Copy - Copy - Copy




Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... ndenti.jpg

Simulazione della Pressione Fiscale e Contributiva Reale su un Dirigente, un Impiegato ed un Operaio (tra 66 e 77%)

Visto che ci siamo riproponiamo una simulazione, calcolando a partire da 3 casistiche comuni, un Dirigente che guadagna 100.000 euro, un Impiegato ed un Operaio che ne guadagno 40.000 e 23.000 euro, per vedere a monte il COSTO DEL LAVORO ed a valle il netto in busta paga; in conclusione ho simulato il peso della tassazione indiretta, sulla casa, etc per vedere quanto realmente LA REALE DISPONIBILITA’.

I Risultati sono sconvolgenti:

– la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ per l’operaio del 66%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 66 euro, e solo 34 vanno a lui.

– per l’impiegato e’ la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 70%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 70 euro, e solo 30 vanno a lui

– per il Dirigente infine la PRESSIONE FISCALE, TRIBUTARIA E CONTRIBUTIVA e’ del 77%, vale a dire che nella realta’, ogni 100 euro che l’azienda paga, lo stato in un modo o nell’altro si impossessa di 77 euro, e solo 23 vanno a lui



Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... l-2016.jpg




Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... igiana.jpg


Na simułasion dal me comerçałista 2017:

REDDITO IPOTETICO PRE IMPOSTE € 100.000,00
TOTALE IRPEF DOVUTA € 34.630,00
ADDIZIONALE REGIONALE € 1.186,00
ADDIZIONALE COMUNALE € 510,00
TOTALE IRAP DOVUTA € 3.490,00
CONTRIBUTI INPS FISSI € 3.599,00
CONTRIBUTI INPS PERCENTUALE € 14.473,00
TOTALE IMPOSTE € 39.816,00
TOTALE CONTRIBUTI € 18.072,00
REDDITO AL NETTO DELLE IMPOSTE € 60.184,00
REDDITO
AL NETTO DI IMPOSTE E CONTRIBUTI € 42.112,00

NOTA: I CONTRIBUTI PAGATI DIVENTANO ONERI DEDUCIBILI DAL REDDITO, DI CONSEGUENZA L'IMPONIBILE SU CUI CALCOLARE LE IMPOSTE L'ANNO SUCCESSIVO SAREBBE RIDOTTO DI TALE IMPORTO.

A ciò ghe va xontà łe enposte endirete come l'IVA, łe açixe sui carburanti, łe tase sui rifiuti e tuto coel ke a ghe va drio.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » lun feb 27, 2017 6:39 am

Le grandi corporation globali della libertà illiberale che non pagano tasse
viewtopic.php?f=94&t=2489

Paradisi Fiscali, satira tedesca
https://www.youtube.com/watch?v=vwtKX_HsOJw

Uber multinazionale del caporalato, una mostruosità globale
viewtopic.php?f=94&t=2576
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0577040686
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » dom apr 09, 2017 9:12 am

SE L’EVASIONE FOSSE AZZERATA, MOLTE IMPRESE MORIREBBERO!
di MATTEO CORSINI
09/04/2017

https://www.miglioverde.eu/se-levasione ... orirebbero

Sul Sole 24 Ore del 5 aprile, Paolo Bricco informa i lettori di uno studio condotto da Emmanuele Bobbio, economista della Banca d’Italia, dal titolo “Tax evasion, firm dynamics and growth”.
Secondo Bricco, il modello costruito da Bobbio porta a risultati che “mettono a nudo una delle radici malate dell’albero, oggi sempre più bonsai, del capitalismo produttivo italiano: la realtà è composta da piccole imprese che tendono a evadere o a eludere le imposte; l’abitudine ad avere comportamenti fiscali scorretti rende malsanamente utile non crescere, dato che lo sviluppo del perimetro aziendale implica un maggiore controllo da parte delle autorità; quelle stesse imprese non crescono e dunque non innovano e, allo stesso tempo, non innovano e dunque non crescono.

Fin qui nulla di nuovo. Sicché poi si legge ancora nell’articolo: “L’ipotesi di un azzeramento dell’evasione – a parità di tutti i pesi a carico delle aziende (Ires, Iva, Irap e cuneo fiscale) – modifica in misura radicale lo scenario industriale italiano. In questo modello, l’indice della dimensione media di impresa passerebbe da 1,62 a 2,03: la dimensione crescerebbe di un quarto. L’ipotetica dinamica dell’innovazione muta se si circoscrive bene la dimensione di impresa: se tutto di un colpo si cancellasse l’infedeltà fiscale, nelle grandi imprese la probabilità di generare una innovazione in un anno salirebbe dal 6 al 7% per linea di prodotto; nelle piccole aziende – quelle già innovative – passerebbe dal 3,2% al 7 per cento. Dunque, nel primo caso non cambierebbe in maniera significativa. Nel secondo caso, invece, cambierebbe tutto. La capacità innovativa delle piccole imprese raddoppierebbe”.

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i modelli econometrici sa che, dietro l’apparenza della scientificità (che Hayek avrebbe chiamato “scientismo”), ci sono sempre assunzioni soggettive tra gli input. Il che è uno dei motivi per cui la loro capacità predittiva non è significativa. In questo caso, credo che il semplice buon senso dovrebbe far venire qualche dubbio. In pratica, ci viene detto che se le piccole imprese pagassero tutte le tasse sarebbero anche più innovative, perché, par di capire, sarebbero prima costrette a crescere dimensionalmente.

C’è un problema: se l’evasione fosse azzerata è lecito supporre che molte imprese semplicemente non sopravviverebbero. Ma la riduzione del numero delle imprese e, forse, la crescita dimensionale di quelle superstiti, non è affatto detto che porterebbe a un maggior tasso di innovazione. Di sicuro molta gente che oggi lavora nelle imprese supposte covi di evasori sarebbe disoccupata, con costi più o meno consistenti di stato sociale.

Ma Bricco pare non avere dubbi sui numeri di Bobbio. “In linea generale, in una Italia non più Italia – quindi, con comportamenti fiscali irreprensibili da parte di tutte le imprese – la spesa per l’innovazione salirebbe dall’attuale 2,58% del Pil a un ipotetico – e assai desiderabile – 3,52 per cento. La dimensione media delle aziende aumenterebbe da 4,1 a 5,1 addetti. La quota di valore aggiunto prodotto da imprese innovative crescerebbe dall’attuale 74,7% a 82,4 per cento. E ci sarebbe perfino un effetto sulla condizione terribile dallo “sviluppo” “zeroqualcosa”: da un tasso di crescita annuo del Pil dello 0,92% si passerebbe all’1,13 per cento”.

Sembrerebbe il giardino dell’Eden. Ma a me resta il dubbio che se le imprese versassero più risorse allo Stato mediante tassazione, aumenterebbero al tempo stesso la spesa per innovazione. E qualche dubbio dovrebbe venire anche a Bricco, in base a quanto riporta nella parte finale dell’articolo. “Emmanuele Bobbio, nel suo modello, fa muovere l’alfiere del livello di tassazione, tenendo ferma la torre dei comportamenti fiscali impropri. Nel caso delle grandi imprese, con questo modello a evasione costante e a pressione fiscale calante, la probabilità di generare una innovazione in un anno, per linea di prodotto, resta pressoché identica alla realtà attuale: intorno al 6 per cento. Differente la reazione a un calo delle tasse da parte delle piccole imprese (quelle già capaci di innovazioni) la cui probabilità di creare innovazione nell’anno successivo – oggi attestatasi intorno al 3% – sale fino al 4,1% nel caso che la leva adoperata sia quella di una riduzione dell’Ires corrispondente a un punto di pressione fiscale”.

Addirittura, parrebbe che un calo della tassazione avrebbe sulle piccole imprese un effetto di spinta all’innovazione minore rispetto al caso in cui non vi fosse tale riduzione. Seguendo una logica distorta bisognerebbe arrivare ad auspicare un aumento delle tasse per veder crescere maggiormente l’innovazione. O, forse, si dovrebbe dubitare della capacità di questo genere di studi di avvicinarsi a una rappresentazione del mondo reale.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » dom apr 09, 2017 10:01 am

A proposito di "imposte o tasse" e di evasione:


i primi evasori sono i disoccupati che si arrangiano con lavoretti in nero;

poi vi sono i lavoratori dipendenti (sia del pubblico che del privato, ma più del privato) che con i bassi salari esistenti non ce la fanno ad arrivare a fine mese e a mantenere una famiglia e quindi sono costretti a fare sia straordinari in nero (dove possono) sia a svolgere un secondo lavoro sempre in nero (come possono);

anche il costo elevato della manodopera, tra contributi e imposte, fa sì che molte piccole imprese siano costrette a ricorrere al lavoro nero;

a questi si aggiungono i lavoratori autonomi che prestano la loro opera ai lavoratori dipendenti, specialmente nelle attività e nei servizi generici di non elevata specializzazione e professionalità che sono costretti dalla concorrenza sleale dei lavoratori dipendenti che svolgono il secondo lavoro e dalle poche risorse disponibili dei clienti/datori di lavoro, ad effettuare prestazioni a bassissimo prezzo che ovviamente non può contenere la quota contributiva e fiscale.

A questi casi di evasione naturale e per necessità, vanno aggiunti quelli, sempre per sopravvivenza, dei lavoratori autonomi artigiani e commercianti che vi sono costretti dalla elevatissima e impossibile imposizione fiscale e contributiva, pena restare senza lavoro e quindi diventare dei disoccupati paria privi di ogni tutela sociale come la cassa integrazione, la mobilità e altre indennità straordinarie che invece hanno tutti i lavoratori dipendenti del privato; mente a quelli publici è garantito a vita il posto dio lavoro.

E questo è solo l'inizio, il discorso sarebbe ancora lunghissimo.

Non dimentichiamoci che in Italia il primo evasore fiscale è proprio lo stato italiano che non versa le imposte per i suoi dipendenti.


I DIPENDENTI PUBBLICI NON PAGANO LE TASSE, LO DICE ANCHE LA MATEMATICA
di GUGLIELMO PIOMBINI
2015

https://www.miglioverde.eu/i-dipendenti ... matematica

Da dove viene, e dove va a finire il denaro pubblico? Poiché il “pubblico” è un’astrazione che non può pagare o ricevere nulla, questo denaro esce sempre dalle tasche private di qualche individuo in carne ed ossa e, gira e rigira, finisce sempre nelle tasche private di qualcun altro. Osservando più da vicino il percorso che compie il denaro pubblico dal suo prelievo fino alla sua destinazione finale ci accorgiamo che il gettito dello stato proviene dai versamenti effettuati dai contribuenti privati (aziende, professionisti, individui), a proprio nome o come sostituti d’imposta; e termina la sua corsa nei conti correnti di due categorie di persone: una componente fissa di “consumatori di tasse” (il ceto politico-burocratico) e una componente variabile (tutti coloro che, pur non facendo parte dell’apparato statale, ricevono pensioni, sussidi o elargizioni dallo stato).
In concreto lo stato incassa l’intero gettito dal settore privato, e lo usa per pagare tutti gli stipendi della pubblica amministrazione. Anche la gente comune dimostra di essere consapevole di questa situazione quando rivolge al funzionario scortese o inadempiente la frase: “Guardi che sono io che la mantengo con le mie tasse!”. I dipendenti dello stato, infatti, pagano le imposte solo in maniera figurativa, attraverso un artificio contabile, ma in realtà neanche un euro entra nelle casse dello stato. È ovvio infatti che se la busta paga di un funzionario statale riporta 40.000 euro di stipendio lordo e 10.000 euro di trattenute, ciò significa che egli riceve dallo stato 30.000 euro e paga zero di tasse. Lo stato usa la ridicola pantomima di indicare il lordo e il netto nella busta paga dei propri dipendenti per gettare fumo negli occhi della gente, allo scopo di far credere che i lavoratori pubblici e quelli privati siano trattati in maniera uguale, ma le cose non stanno così.
Lo stato, del resto, non potrebbe mai ottenere delle entrate tassando il settore pubblico, perché questo non produce utili ma solo perdite enormi, e quindi non c’è nulla da tassare. Se domani tutte le aziende italiane chiudessero o emigrassero all’estero, le entrate dello stato scenderebbero ben presto a zero, e non ci sarebbero più soldi per pagare gli stipendi degli statali. Se invece fosse vero quello che dicono i dirigenti sindacali – che gli statali e i pensionati pagano le imposte “fino all’ultimo centesimo” mentre i lavoratori autonomi sono quasi tutti evasori – allora il governo avrebbe a sua disposizione un metodo infallibile per debellare definitivamente l’evasione fiscale e risolvere ogni problema di bilancio: assumere tutte le partite iva come dipendenti pubblici! In verità se si comportasse in questo modo lo stato fallirebbe dopo pochissimo tempo, e questo dimostra che gli statali non pagano tasse ma le consumano.
A coloro che non fossero ancora convinti si può porre questa domanda: pagano più tasse i commessi e i barbieri di Montecitorio che guadagnano 150.000 euro lordi all’anno, o gli artigiani e i barbieri sotto casa che pagano il 70 per cento di tasse sui due-tremila euro che riescono a fatturare ogni mese? Se rispondono che pagano più tasse i commessi e i barbieri di Montecitorio, allora giungono alla conclusione assurda che lo stato potrebbe fare il boom di entrate fiscali assumendo tutti i barbieri e tutti gli artigiani d’Italia. Se invece rispondono che pagano più tasse i barbieri e gli artigiani privati, allora ammettono che gli statali pagano le tasse solo sulla carta, cioè per finta.


Chi ci guadagnerebbe dall’abolizione delle imposte?
Poiché i dipendenti pubblici non pagano tasse, un paese dove tutti i cittadini lavorano per lo stato potrebbe tranquillamente abolirle senza nessuna conseguenza di rilievo sul bilancio statale. Il precedente storico esiste, dato che nel 1974 il regime comunista della Corea del Nord ha abolito ufficialmente tutte le imposte. L’operazione aveva un fine propagandistico: annunciare al mondo che “in Corea del Nord il popolo è così fortunato da non dover pagare le tasse”. In questo modo, tuttavia, i dirigenti politici nord-coreani hanno involontariamente dimostrato che la partita di giro nella busta paga dei dipendenti pubblici è in verità una … presa in giro. La decisione infatti ebbe solo conseguenze formali, dato che le entrate statali rimasero più o meno invariate. (Qualcuno potrebbe chiedersi da dove provengono allora le entrate dello stato nordcoreano. Innanzitutto l’intera produzione statale, per quanto scadente, è di sua proprietà e può venderla ai propri cittadini o all’estero; i razzi e gli armamenti di produzione nord-coreana hanno infatti un certo mercato. In secondo luogo esiste un settore privato illegale, ma tollerato dalle autorità, che in realtà paga tasse al governo. Il regime ha dovuto infatti accettare obtorto collo queste aperture al settore privato nel campo agricolo per rimediare alla terribile carestia alimentare degli anni Novanta, che aveva provocato tre milioni di morti).
Cosa succederebbe se un futuro governo italiano, magari guidato da Matteo Salvini, decidesse di prendere a modello la Corea del Nord, e azzerasse le aliquote di tutte le imposte? A causa della natura mista, pubblico-privata, della nostra economia le conseguenze sarebbero molto diverse rispetto alla Corea. Alcune categorie di persone ne riceverebbero un vantaggio palpabile. Tutti i lavoratori autonomi e dipendenti del settore privato infatti raddoppierebbero o triplicherebbero immediatamente i propri redditi. Ma che accadrebbe ai dipendenti statali? Anche i loro stipendi lieviterebbero verso l’alto? I primi a dubitarne, in realtà, sono gli stessi membri del ceto politico-burocratico, i quali sanno benissimo che una forte riduzione delle imposte metterebbe a rischio i loro stipendi, i loro vitalizi e le loro pensioni.
Infatti non occorrono sondaggi approfonditi per scoprire che gli uomini politici e i burocrati statali rappresentano le categorie più contrarie alla riduzione delle aliquote fiscali, mentre i lavoratori privati, soprattutto quelli autonomi, sono in larghissima misura favorevoli. Viene dunque da chiedersi: si può definire “contribuente” un soggetto che teme di subire una forte perdita economica da una riduzione delle tasse? Ovviamente no, e tutto questo rivela che il dibattito sul fisco è viziato da forti dosi di malafede: molte persone che dicono di “pagare le tasse fino all’ultimo euro” in cuor loro sanno benissimo che, nella realtà, neanche un centesimo passa dal loro portafoglio alle casse dello stato, mentre molte migliaia di euro prendono la strada opposta.


I veri evasori totali
In definitiva, la crescita del numero e dei redditi dei lavoratori privati fanno aumentare le entrate dello Stato; al contrario, la crescita del numero e degli stipendi dei lavoratori pubblici fanno aumentare le uscite dello Stato. L’aumento delle “imposte” a carico degli statali può al massimo determinare una riduzione della spesa pubblica, ma in nessun caso può accrescere il gettito dello stato. Si tratta di una pura questione matematica, sulla quale non c’è nulla da discutere.
Il fatto che i dipendenti pubblici non contribuiscono alle entrate del bilancio statale non significa necessariamente che svolgono attività inutili. Se escludiamo i casi più eclatanti di parassitismo (politicanti, commessi parlamentari, passacarte, forestali, ecc.) in molti casi i dipendenti pubblici svolgono delle attività in qualche modo utili: si pensi agli insegnanti, ai medici del servizio sanitario nazionale, ai vigili del fuoco, agli impiegati delle poste e così via. Il problema è che è impossibile quantificare la loro effettiva utilità, dato che le loro retribuzioni non provengono da uno scambio volontario con il cliente o con l’utente, ma da un’imposizione coattiva. È comunque innegabile che in molti casi le loro remunerazioni (senza considerare gli altri benefici, come la stabilità del posto di lavoro) siano completamente fuori dagli standard di mercato: nessuna impresa privata potrebbe riservare un trattamento così generoso ai propri dipendenti, senza chiedere in cambio un notevole aumento della produttività.
Non basta dunque avere un “posto di lavoro” per poter dire “io pago le tasse”; occorre svolgere un lavoro produttivo. Per questo è paradossale che i fanatici della lotta all’evasione, dell’obbligo di scontrino, della delazione fiscale e della criminalizzazione dei lavoratori autonomi siano in gran maggioranza persone che vivono di risorse pubbliche: uomini politici, dirigenti ministeriali, burocrati, magistrati, titolari di pensioni sganciate dai contributi versati e dipendenti statali in genere. A costoro, ben più che alle partite iva, si addice la qualifica di “evasori totali”, dato che tutte le imposte a loro carico (dirette, indirette e contributi) in ultima analisi vengono pagate con i versamenti fatti dai lavoratori del settore privato. Anzi, sarebbe meglio parlare di evasori al quadrato, dato che non solo non pagano tasse, ma si mettono in tasca pure le tasse pagate da altri!
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » sab giu 10, 2017 7:29 am

L'orrendo e oppressivo sistema legislativo-burocratico-fiscale italiano favorisce i truffatori


Truffa a Milano da 42 milioni di euro ai danni di fisco e imprenditori in tutt’Italia
SARA RICOTTA VOZA
2017/06/09

http://www.lastampa.it/2017/06/09/edizi ... agina.html

Il suo indirizzo non serviva appuntarselo in agenda.

Chi aveva debiti nei confronti del fisco italiano conosceva bene la commercialista Michela Miorelli e il suo dedalo di società di consulenza con base a Milano.

Con un ampio entourage di collaboratori e società aveva messo in piedi un sistema per l’evasione fiscale da oltre 42 milioni di euro scoperto dalla Guardia di Finanza e dalla Procura milanese.

Il sistema era semplice: la commercialista e i suoi soci si accollavano il debito di imprenditori e professionisti fornendo un servizio di regolarizzazione della posizione fiscale e in cambio compensavano con crediti tributari attraverso la trasmissione telematica dei modelli F24, il versamento che permette il pagamento di Iva, imposte su redditi, contributi e ritenute varie.

Peccato che i crediti per rendere l’operazione regolare fossero inesistenti e nonostante il giro vorticoso tra le società collegate (Fiscal focus consulting srl, Centro Milano due srl, Emme Mafer società cooperativa, Mdc srl)
i clienti truffati l’hanno scoperto a loro spese quando sono iniziate a fioccare le cartelle esattoriali lo scorso autunno.

Sono circa duecento (da Brescia a Caserta) gli ignari clienti finiti nella rete allettati da uno “sconto” del 25-30 per cento dei debiti. In pratica un vantaggio per il contribuente che godeva dello sconto previsto dalla pratica dell’accollo con il timbro dell’Agenzia delle Entrate e un vantaggio per il creditore che incassava subito invece di aspettare anche due-tre anni. Oltre al danno con l’inchiesta è emersa anche la beffa di dover pagare due volte gli stessi importi per non incappare nel reato tributario.

«Il mio cliente ha subito un danno da un milione di euro ma per l’Agenzia delle Entrate era tutto regolare, perché?», si chiede uno degli avvocati difensori di un libero professionista che dopo la scoperta del raggiro ha deciso di denunciare la Miorelli.

Un modello di evasione iniziato dalla commercialista milanese nel 2013 e cresciuto anno dopo anno, fino a toccare il picco nel 2015 con oltre 27 milioni di euro raccolti e mai versati e diventare così un sistema di crediti tributari “virtuali” da 42 milioni e 558mila euro in soli quattro anni.

Somme virtuali mai versate al fisco ma reati reali che hanno portato all’arresto lo scorso novembre (e al rilascio immediato) della presunta mente del sistema prima della fuga verso le Isole Cayman e finiti sotto indagine i collaboratori e consulenti fiscali. Ora per tutti c’è il rischio di una condanna da 18 mesi a 6 anni per compensazione di crediti inesistenti e truffa. È un caso complicato. Che ha visto emergere anche interpretazioni diverse tra i magistrati chiamati a decidere: si attende la decisione del Tribunale del Riesame che deve pronunciarsi in merito all’appello del Pm contro l’ordinanza del Gip che non ritiene oppurtune le misure coercitive personali per la commercialista Miorelli.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » sab set 30, 2017 6:11 am

???


Iva, Italia prima in Europa per evasione
Il rapporto della Commissione europea sul 2015: il nostro Paese incassa 35 miliardi di Iva in meno rispetto a quanto dovrebbe. È il dato più alto di tutta l'Unione europea, anche se in miglioramento rispetto al 2014
28 settembre 2017

http://www.repubblica.it/economia/2017/ ... 53929/?rss

MILANO - L'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di evasione dell'Iva. È quanto emerge da un rapporto della Commissione europea che evidenzia come il gap tra il gettito Iva prevedibile e quello realmente incassato è stato di 35 miliardi di euro nel 2015, il più alto di tutta la Ue in valore assoluto. E l'Europa, in totale, nel 2015 ha perso 152 miliardi di euro in Iva non incassata.

Per l'Italia la situazione è comunque migliorata: nel 2014 il gap era di 38 miliardi (sempre record nell'Ue) e nel 2011 quasi 41 miliardi. In percentuale, dal 2011 c'è stato un miglioramento del 'tax gap' del 3%. Anche grazie alle misure anti-frode messe in campo nel 2015: Bruxelles ricorda lo split payment introdotto dalla legge di stabilità, e il 'reverse charge' su computer e tablet e game console.

"Gli Stati membri non dovrebbero accettare perdite così elevate dall'Iva", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, spiegando che "la Commissione sostiene gli sforzi per migliorare la raccolta nella Ue", ma allo stesso tempo proporrà una revisione delle regole perché quelle attuali "sono datate, risalgono al 1993". Presto arriverà quindi una proposta legislativa, che riguarda soprattutto le vendite transnazionali. "La nostra riforma aiuterà a tagliare le frodi transazionali dell'80% e a recuperare denaro molto importante per le casse statali", ha aggiunto.

Rispetto agli anni precedenti, la situazione è comunque migliorata. Nel 2015, in Europa, l'Iva prevedibile è aumentata del 4,2%, e quella raccolta del 5,8%. Come risultato, il gap è sceso di 8,7 miliardi in termini assoluti. Fino a toccare i 151,5 miliardi. In percentuale, il gap è sceso dal 14% al 12,7%.

Sempre in percentuale, il gap più elevato è in Romania (37,18%), Slovacchia (29,4%) e Grecia (28,3%). Il più basso in Spagna (3,5%) e Croazia (3,9%). In generale, spiega la Commissione Ue, il divario tra Iva presunta e Iva raccolta è sceso in molti Stati, con i miglioramenti più significativi a Malta, Romania e in Spagna. Sette Stati, invece, hanno visto un leggero aumento del gap: Belgio, Danimarca, Irlanda, Grecia, Lussemburgo, Finlandia e Regno Unito



Evasione Iva, Italia al top nella Ue
2017-09-27

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e- ... d=AEGWzuaC


Italia sempre maglia nera nell’Unione europea sull’Iva evasa, anche se le misure degli ultimi anni sembrano aver prodotto i primi effetti sulla riduzione del tax gap. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue, il gap tra il gettito Iva prevedibile e quello realmente incassato è stato di 35 miliardi di euro nel 2015, il più alto di tutta la Ue in valore assoluto. E l’Europa, in totale, nel 2015 ha perso 152 miliardi di euro in Iva non incassata.
Europarlamento: proteggere chi rivela pratiche di evasione fiscale

Scendendo nel dettaglio, il report di Bruxelles segnala che nel 2014 il gap era di 38 miliardi (sempre record nell’Ue) e nel 2011 quasi 41 miliardi. In percentuale, dal 2011 c’è stato un miglioramento del tax gap del 3 per cento. Numeri che non sono, però, allineati con quelli riportati nell’ultimo rapporto sulla lotta all’evasione che il Governo ha allegato alla nota di aggiornamento al Def approvata sabato scorso e ora all’esame del Parlamento. Infatti i dati inviati alle Camere dal ministero dell’Economia parlando di un andamento del tax gap diverso. La stima del 2015 - ancora in attesa dei dati Istat sull’economia sommersa - per ora si ferma a 34,77 miliardi. Ma la differenza maggiore tra i tecnici del Mef e quelli di Bruxelles emerge sul passato: nel 2011 la differenza tra l’Iva dovuta e quella effettivamente versata era di 36,3 miliardi contro i 41 “censiti” dalla Commissione, mentre nel 2014 a Roma risultavano 36,2 miliardi (mentre a Bruxelles, come anticipato, 38).

La tendenza di fondo è che, comunque, le misure come lo split payment (ora ulteriormente esteso dalla manovrina di primavera) e il reverse charge su computer, tablet e game console abbia contribuito a ridurre la forbice tra incassato ed evaso.
Lotta all'evasione fiscale, ecco cosa cambia con la fattura elettronica tra privati

Al di là dei numeri, il problema resta prioritario per la commissione. «Gli Stati membri non dovrebbero accettare perdite così elevate dall’Iva», ha rimarcato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. E ha aggiunto che «la Commissione sostiene gli sforzi per migliorare la raccolta nella Ue», ma allo stesso tempo proporrà una revisione delle regole perché quelle attuali «sono datate, risalgono al 1993». Si lavora, quindi, a una proposta legislativa, che riguarda soprattutto le vendite transnazionali. «La nostra riforma aiuterà a tagliare le frodi transazionali dell’80% e a recuperare denaro molto importante per le casse statali», ha consluso Moscovici.



Alberto Pento
Se non ci fosse questa "prevalentemente evasione difensiva" in Italia, i suicidi da disperazione economica anzichè esser centinaia, sarebbero migliaia.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » dom mag 06, 2018 9:05 am

???

Torino, "Sono per la legalità, per questo ho chiuso in casa l'idraulico che non mi faceva la fattura"
Parla donna di 75 anni denunciata per sequestro: "Chiedere gli scontrini era un mio diritto e anche la fattura. L'ho spiegato ai carabinieri. Ho lavorato 40 anni come parucchiera : io ho sempre rispettato le regole"
di CARLOTTA ROCCI
05 maggio 2018

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -195560397

Pina Conrotto ha 75 annni e per 40 anni tra Riva e Chieri ha lavorato come parrucchiera. "All'inizio le fatture non si usavano ai miei tempi, ma da quando sono diventate obbligatorie non mi sono mai rifiutata". Giovedì pomeriggio ha sequestrato in casa l'idraulico che le stava mettendo a posto il boiler di casa perché non aveva voluto mostrarle gli scontrini del materiale acquistato per i lavori e nemmeno farle una ricevuta fiscale. "Assolutamene non è vero - si difende l'artigiano - La signora mi ha accusato di non aver fatto a dovere i lavori e io le ho spiegato che avrei fatto la fattura quando fosse tutto ultimato", spiega l'uomo che è rimasto sequestrato per almeno 40 minuti in un alloggio al quinto piano di un palazzone in centro a Chieri.A casa sua sono arrivati i carabinieri di Pino Torinese.
Ora la signorina Pina, come si fa chiamare perchè dice "sono ancora da maritare" è stata denunciata per sequestro di persona e esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Signorina Pina ma davvero ha sequestrato il suo idraulico?
"L'ho chiuso in casa sì, ma perché avevamo litigato e lui mi aveva spinto e quasi dato uno schiaffo ( circostanza che l'artigiano smentisce) quando io gli avevo detto di andarsene e tornare solo quando avesse avuto gli scontrini. Io mi sono spaventata e sono uscita di casa chiudendolo dentro".
Quali scontrini avrebbe dovuto mostrarle l'idraulico?
"Quelle del materiale che ha usato per sostituirmi il boiler e mettermi a posto il sifone del lavandino della cucina. Non era la prima volta che veniva a casa mia, aveva già fatto parte del lavoro e aveva usato del materiale che io gli avevo pagato 88 euro. Ho solo chiesto di vedere la prova che avesse comprato tutto nuovo. Volevo essere certa che mi avesse installato pezzi nuovi".
E poi ha chiesto una fattura?
"Certo. Era un mi diritto sacrosanto farlo. Non si lavora così. E lui non voleva. Per questo abbiamo discusso".

Addirittura sequestrarlo però forse è esagerato, non crede?
"Non so, ho agito d'istinto. Sono uscita di corsa e gli ho detto che avrei chiamato i carabinieri per raccontare quello che era successo".
E poi li ha chiamati?
"Io no, lo ha fatto mia sorella che è arrivata perché l'idraulico l'ha chiamata. Anche lei si è un po' arrabiata con me per come ho agito ma io lo rifarei. Non sono pentita".
E non la spaventa il fatto di essere stata denunciata per sequestro di persona?
"No non mi interessa.Chiedere gli scontrini era un mio diritto e anche la fattura. L'ho spiegato ai carabinieri, ho detto loro anche della discussione che avevamo avuto in casa".
Anche lei ha lavorato come commerciante, è per questo che ci tiene tanto?
"Io sono per la legalità. Ho chiesto solo quello che mi spettava. Quando lavoravo come parrucchiera ho sempre seguito lo stesso critero. È così che si fa".
Ma alla fine ha ottenuto la ricevuta?
"Un foglietto sì, sono stati i carabinieri a convincerlo a scriverlo. Ma gli scontrini non li ho visti".


Torino, idraulico non fa la fattura e l'anziana lo sequestra
Franco Grilli - Sab, 05/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 22683.html

La 75enne non è pentita: "Lo rifarei". Per liberarlo sono arrivati i Carabinieri

Si chiama Pina Conrotto la 75enne che giovedì pomeriggio ha sequestrato in casa sua nel Torinese un idraulico che si rifiuta di farle la fattura per il lavoro che aveva appena svolto, la sistemazione di un boiler che non funzionava più tanto bene e del sifone del lavandino della cucina.

L'artigiano aveva risposto picche alla signora, che gli aveva chiesto di mostrarle gli scontrini del materiale acquistato per la riparazione e di farle una ricevuta, almeno a sentire lei, perché l'idraulico sostiene invece che lei lo avesse accusato "di non aver fatto a dovere i lavori" e per questo lui aveva risposto che avrebbe fatturato il tutto al termine della riparazione.

Per quaranta minuti l'uomo è stato chiuso in casa dalla signora, al quinto piano di un palazzone del centro di Chieri, dove alla fine sono arrivati i carabinieri della caserma di Pino Torinese, chiamati dalla sorella, quando l'idraulico l'ha contattata.

La signora è stata denunciata per sequestro di persona ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ma in un'intervista a Repubblica sottolinea che anche se la sorella "si è un po' arrabiata con me per come ho agito, io lo rifarei. Non sono pentita".


Casalinga chiude in bagno l’idraulico: non voleva rilasciare ricevuta
Massimo Massenzio

https://torino.corriere.it/cronaca/18_m ... 1877.shtml

TORINO - Ha chiamato l’idraulico per un guasto, ma quando l’artigiano si è rifiutato di compilare la regolare ricevuta ha perso il controllo e lo ha chiuso a chiave in una stanza. Una pensionata di Pino Torinese è stata denunciata dai carabinieri della compagnia di Chieri (Torino) per sequestro di persona ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. A dare l’allarme ieri sera, 3 maggio, è stata la sorella della donna che ha avvertito la centrale del 112: «Mia sorella ha sequestrato l’idraulico e non lo farà uscire fino all’arrivo dei carabinieri». L’artigiano è stato liberato solo dopo l’intervento della pattuglia e G.C., 75 anni, ha ammesso di avergli impedito di uscire di casa perché non aveva eseguito bene i lavori e non le aveva rilasciato la ricevuta.




«Mio cognato mi ha chiuso a chiave in casa». Piegaro, condannato l'artigiano che 'dormiva'
di En.Ber.

http://www.umbria24.it/cronaca/mio-cogn ... he-dormiva

Condannato a cinque mesi di reclusione un artigiano 63enne di Piegaro ritenuto responsabile di aver chiuso a chiave, in casa, la cognata e il marito della figlia. Entrambi – è spiegato nella denuncia formalizzata nell’ottobre 2011 nella caserma carabinieri di Panicale – sono rimasti chiusi per circa un’ora. Stamani, quattro anni dopo i fatti, il giudice monocratico Loretta Internò ha inflitto la condanna. Addirittura superiore rispetto a quella richiesta dal magistrato della procura della Repubblica.

Il furto delle chiavi Oltre alla violenza privata che «ha costretto la donna e il genero a non poter uscire dall’appartamento» l’artigiano è stato anche accusato del furto delle chiavi di cui si è impossessato, inserite nella serratura, e di ingiurie ma quest’ultimo reato è stato depenalizzato. La cognata e suo genero – è stato ricostruito durante le indagini – hanno sentito il rumore del portone d’ingresso che è sbattuto mentre erano impegnati a portare via alcuni vestiti dalla casa di Piegaro.

La difesa Spiega il legale dell’imputato, l’avvocato Francesco Gatti: «La sanzione è eccessiva e non tiene conto del quadro probatorio. La moglie del mio cliente ha raccontato che lui era andato a letto prima dei fatti. Per di più un avvocato aveva sentito la madre dell’imputato esclamare ‘Non è vero niente’ in occasione di un incontro in cui si parlava dell’imputazione. La mamma del collega è morta ed è rimasta solo la testimonianza de relatore del legale. In ogni modo non ci sono testimoni oculari che confermano la circostanza ma solo soggetti che avrebbero visto un’ombra e sentito delle voci». Gatti proporrà appello.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » mer giu 27, 2018 11:21 am

Le balle sull'evasione
Nicola Porro
27/06/2018

https://www.nicolaporro.it/le-balle-sullevasione

Un nostro lettore, ex finanziere, mi scrive questa bella lettera, che in realtà è un favoloso commento contro la retorica della lotta all’evasione. Che tutti i governi vogliono combattere. Dovrebbe in realtà combattere contro se stessi: sono delle bestie che si alimentano delle nostre risorse, e ne vogliono sempre di più. A loro non basta mai. Ecco i numeri.

Lettera di Marco G. M.

Ho passato il mezzo secolo da un po’ e da quando sono in età da ragione sento parlare di evasione fiscale. Anzi, l’evasione è il mantra cui si danno tutte le colpe di ogni male di questo Paese. Ci ho creduto anche io talmente tanto che da giovane entrai in Guardia di Finanza con brillante concorso, convinto, come ogni buon italico, dell’assioma se pagassero tutti pagheremmo meno. Certo, osservare ciò che è accaduto in RAI, canone in bolletta, 256 milioni in più incassati nel solo 2016, rinuncia a tutti i grandi eventi sportivi eppure chiusura al pelo del pareggio nel 2017 mentre massicci attivi soddisfano i concorrenti, porrebbe dubbi a chiunque ma transeat.

Tempo fa mi capita per le mani un documento della CGIA di Mestre in cui si dice, dati del ministero, che nel 1997 56 milioni di italiani soddisfacevano le richieste dello stato versandogli 457 miliardi di euro (in lire). A maggio dello stesso anno, La Repubblica pubblica uno studio del SECIT della GdF che stima l’evasione a 129 miliardi di euro (in lire) e, in buona sostanza, le si dà la colpa perfino del cambiamento climatico.

Ad una mente semplice come la mia viene rapido un calcolo: 457+129, con 586 miliardi di euro saremo la Svizzera. Persevero al bar come sostenitore del pagar tutti pagar meno.

Purtroppo scopro che, appena 17 anni dopo, senza tanto baccano, lo Stato è passato ad incassarne ben 698. E parliamo di incasso, non di stime. Eppure, nel 2014, non solo non siamo la Svizzera ma anzi. Ospedali e tribunali sono stati chiusi per risparmiare. Lo Stato si ritira ovunque.

Tanto per fare un esempio a me vicino, tra Sestri Levante e Genova tra il 1997 ed il 2014 hanno praticamente chiuso sei ospedali, un tempo tutti operativi, oggi ridotti a poco più di ambulatori, ed un intero tribunale.

La domanda sorgerebbe spontanea: ma non ve ne servivano 586 per farci vivere tra mucche, pascoli, yodel e cucù? Ora non ve ne bastano 698? No. Anzi. Sempre a Maggio (La Repubblica a Maggio, periodo di dichiarazioni, ha una particolare sensibilità per l’evasione) del 2014 ci propone una nuova sparata, questa volta dell’ex ministro Vincenzo Visco, che stima l’evasione in 150 miliardi. Come 150? Erano 129. Ne avete persi altri 31? Eppure, nel mentre, siamo entrati nel regime di polizia fiscale che ci rende unici al mondo. Norme retroattive, conti correnti aperti, limite del contante, solve et repete.

Insomma: tutto ciò che agenzia delle entrate ha chiesto ha ottenuto ed il risultato sarebbe ulteriori 31 miliardi di evasione? Parfait, direbbe Macron. Quindi ve ne servono 698+150 per fare finalmente di noi la Svizzera? Guarda caso sono proprio 848 cioè, euro più euro meno, quelli previsti da Padoan per il 2019. Insomma, nel 2019 Emmental per tutti. O per chi ci crede. Anche perché Repubblica insiste seppur rientrando in una stima ecumenica di evasione di 132 miliardi.

Io, mente semplice, comincio a pensare di essere stato preso in giro tutto questo tempo e che l’unico risultato ottenuto sia stato un raddoppio secco, in ventidue anni, del trasferimento di risorse dal privato al pubblico, una limitazione delle libertà personali che nemmeno regimi totalitari avevano mai immaginato e che lo Stato, quello buono, quand’anche sia mai esistito, se ne è andato portandosi via la cassa.

Con buona pace dell’evasione.
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Re: Evaxion elouxion, soravivar e lexitema difexa

Messaggioda Berto » ven mag 15, 2020 1:08 pm

Tasse da record. E poi ci stupiamo se c'è l'evasione
Andrea Amata
2019/12/12

https://www.iltempo.it/politica/2019/12 ... bo-NR7ru9I

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella è intervenuto con severità sul tema dell'evasione fiscale, definendola «una cosa davvero indecente» e ammonendo che «senza l'evasione ci sarebbero più soldi per stipendi e pensioni». Mi permetto di chiosare le parole del presidente Mattarella a cui va rievocato il livello esasperante della pressione fiscale senza la quale ci sarebbero più imprese attive con più occupazione e maggiori stipendi a cui si ascrive l'effetto moltiplicatore sui consumi. Il primo evasore è lo Stato che sgattaiola dalle sue responsabilità e non onora i debiti con i tanti fornitori privati costretti a dichiarare fallimento perché non riescono ad incassare i crediti con la pubblica amministrazione e spesso il mancato introito li obbliga anche ad evadere le tasse.

Lo Stato partecipa, con le sue omissioni di pagamento, all'evasione e non può enunciare lezioni ergendosi sulla cattedra di educazione etica, essendo un esempio non proprio edificante. Non voglio vilipendere la figura del presidente Mattarella, a cui "imploro" una grazia preventiva, ma essendo il più alto rappresentante della statualità il suo sermone, per non apparire ipocrita, avrebbe dovuto autoinfliggersi l'anatema, la deplorazione per un potere pubblico che commissiona servizi e forniture e non adempie ai debiti contratti, abbandonando il privato a logorarsi nell'attesa flemmatica e vana che gli venga saldato il conto. Il Capo dello Stato dovrebbe avvertire il senso della severità verso una fiscalità vessatoria che reprime le attività economiche e le spreme sotto il torchio tributario che esercita una pressione intensa sulle anemiche strutture imprenditoriali. Ovvio che l'evasione sia disdicevole perché sottrae risorse alla collettività, ma non soffermarsi sull'esosità delle pretese statali significa ispezionare parzialmente il problema e soprattutto non risolverlo. Le censure auliche, emesse dal podio quirinalizio, risultano sbilanciate se esentano la radice da cui rigoglia l'albero dell'infedeltà fiscale.

L'elevata pressione fiscale è la radice da cui prospera l'economia sotterranea che escogita sistemi per mimetizzarsi al fine di sopravvivere alla predazione della rapacità fiscale. Oltre una certa soglia di reddito si arriva a pagare il 67% del proprio profitto tra tasse e contributi e tale dimensione onnivora e affliggente della tassazione dissuade a lavorare di più e crea le premesse per sottrarsi alla copiosa donazione di sangue che si traduce in una emorragia massiva che non lascia scampo all' "oblatore" fiscale.

Abbiamo la pressione fiscale più alta, all'incirca al 43% del Pil, fra i paesi avanzati dell'Ocse in cui si attesta intorno al 35% e deteniamo anche il primato dell'evasione che è direttamente proporzionale al peso tributario. Dunque, per ridurre l'evasione occorre agire sulla mitigazione fiscale, moderando le aliquote, e sulla semplificazione burocratica, abbreviando l'iter degli adempimenti. Il presidente Mattarella integri i suoi messaggi solenni con la voce dei tartassati, evitando il rischio di evadere dalla realtà.




Fisco, ecco la mappa dell'evasione regione per regione
02 aprile 2016

http://www.today.it/economia/classifica ... denAYo05g8

Il grado di fedeltà fiscale premia le regioni del Nord e in particolar modo quelle del Nordest, dove la correttezza dei contribuenti nei confronti del fisco si attesta, secondo uno studio della Cgia, su livelli molto più elevati che nel resto del Paese.

La palma dei cittadini più ligi con il fisco spetta ai residenti del Trentino Alto Adige, dove il grado di valutazione della fedeltà fiscale è il più elevato (indice pari a 166,4). Seguono gli abitanti del Veneto e del Piemonte (entrambi con indice 133,5), quelli del Friuli Venezia Giulia (127,9), dell'Emilia Romagna (125,7), della Valle d'Aosta (123) e della Lombardia (121,5).

Nella terza fascia, quella medio alta, troviamo gran parte delle regioni del Centro, capeggiate dall'Umbria (117,2), mentre l'Abruzzo (101,3) è pressoché in linea con il dato medio Italia (100). La rischiosità fiscale più elevata, invece, la riscontriamo in particolar modo al Sud. Nella classe di fedeltà medio-bassa si inseriscono la Puglia (95,6), la Basilicata (94,5) e il Lazio (92,1). Infine, nella zona ad alta pericolosità fiscale troviamo il Molise (80,4), la Campania (79,7), la Sicilia (78) e, all'ultimo posto, la Calabria (73,8).

"Secondo le stime del Governo - segnala il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - l'evasione di imposta presente in Italia si aggira attorno ai 90 miliardi di euro all'anno. Essendo pressoché impossibile ripartire in maniera puntuale a livello territoriale questo mancato gettito, sappiamo, dai dati del ministero dell'Economia, che al Sud il rapporto tra le imposte evase e il gettito potenziale è più elevato che nel resto del paese. E in alcuni casi sfiora il 60 per cento, ovvero 60 centesimi di gettito evaso per ogni euro regolarmente versato. In linea teorica, comunque, possiamo affermare che 20,9 milioni di cittadini residenti nel Mezzogiorno (Sardegna esclusa) presentano una rischiosità fiscale molto elevata, mentre il livello di pericolosità dei 39,9 milioni di abitanti del centronord è relativamente molto basso (Lazio escluso)"
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