Petrolio, petroio/petrojo o ojo de pria

Re: Petrolio, petroio/petrojo o ojo de pria

Messaggioda Berto » mar mag 05, 2020 7:12 am

Pandemia di coronavirus e crisi petrolifera colpiscono duramente l'economia algerina
Agenzia Nova
Algeri, 04 mag 2020

https://www.agenzianova.com/primopiano/ ... a-algerina

La crisi del coronavirus e il crollo del prezzo del petrolio stanno colpendo duramente l’economia dell’Algeria, il più vasto paese del continente africano e fra i principali fornitori di gas naturale dell’Italia. Il governo ha tagliato nuovamente (per la terza volta dall’inizio dell’anno) i fondi destinati alla spesa pubblica: dai 59 miliardi di euro previsti a novembre, le autorità sono scese ieri a 29,5 miliardi di euro. Per scongiurare il rischio di riacutizzare le tensioni sociali dopo la “tregua” del coronavirus, in un paese che resta fortemente dipendente dai sussidi statali, l’esecutivo ha deciso di aumentare del 10 per cento il salario minimo nazionale garantito e di eliminare l'imposta sul reddito per i dipendenti i cui salari sono uguali o inferiori a 30.000 dinari (238 dollari circa). I tagli alla spesa del governo ricadranno pertanto in gran parte sulle società algerine a partecipazione statale e sui progetti di sviluppo. Il presidente del Forum dei dirigenti d’impresa, Samy Agli, ha rivelato oggi che “l'80 per cento delle aziende algerine sono state colpite dalle misure di contenimento” anti Covid-19, ma ora “la situazione diventerà ancora più complicata”.

Parlando all’emittente radiofonica nazionale, Agli ha auspicato che lo Stato fornisca prestiti a tasso zero alle aziende in difficoltà, snellendo le procedure burocratiche che bloccano gli investimenti nel paese. “Nell’economia informale circolano circa 60-80 miliardi di dollari, ma solo un sistema bancario molto efficiente può consentirci di attrarre queste somme", ha spiegato Agli. Secondo l’esperto economico Hamid Alouane, recuperare questo denaro è una missione “difficile, se non impossibile” soprattutto per la “mancanza di fiducia nel sistema bancario nazionale, un sistema che scarseggia di trasparenza". Alouane ha auspicato comunque l'istituzione di “un sistema bancario che possa riavviare l'economia nazionale” soprattutto in questo momento di congiuntura economica negativa. L'Algeria prevede di aumentare le entrate nelle casse dello Stato grazie a maggiori entrate fiscali, ma si tratta di un’impresa ardua. Il paese, infatti, è tra i deboli riscossori delle entrate fiscali, pari in media al 40 per cento delle entrate totali disponibili.

Il portavoce del governo Nadjib Belhimer ha spiegato che, ad eccezione del settore degli idrocarburi, la base imponibile perderà quattro mesi di contributi fiscali a causa dell'interruzione delle attività economiche da marzo a luglio. Non solo. Nell’ultimo bilancio suppletivo, il governo prevede che i ricavi del settore degli idrocarburi diminuiscano a 20,6 miliardi di dollari rispetto ai 37,4 miliardi previsti dalla prima legge fiscale del 2020, che prevedeva un prezzo del petrolio pari a 50 dollari al barile. Il Sahara blend algerino viene venduto oggi a circa 20 dollari al barile. Eppure il ministro dell'Energia algerino, Mohamed Arkab, si è recentemente dichiarato ottimista sull’andamento del mercato petrolifero che, a suo dire, tornerà alla normalità già a partire dalla seconda metà di quest'anno, dunque già a giugno. “Siamo molto ottimisti perché prevediamo una ripresa graduale e un rapido ritorno delle attività", ha affermato il ministro. Quanto alla situazione specifica dell'Algeria, l’esponente del governo nordafricano ha spiegato che la compagnia energetica Sonatrach “ha elaborato un piano di lavoro per modificare i suoi programmi d’investimento pre-programmati per evitare un maggiore deficit nel bilancio statale”.

I proventi delle esportazioni di petrolio e gas rappresentano il 60 per cento del bilancio statale e il 93 per cento delle vendite totali all'estero. La situazione è ulteriormente peggiorata dopo lo scoppio del coronavirus, quando i prezzi del greggio sono crollati, spingendo il governo a ridurre le spese del 30 per cento e a ritardare gli investimenti previsti quest'anno in diversi settori, tra cui il comparto energetico. La riduzione delle spese ha lo scopo di alleviare l'impatto della crisi nei prossimi mesi. Il paese nordafricano conta di attingere alle riserve in valuta estera, pari attualmente a circa 60 miliardi di dollari. Secondo le stime del governo, il “tesoretto” algerino scenderà a 44,2 miliardi entro la fine del 2020, al di sotto della precedente previsione di 51,6 miliardi di dollari. Un ricorso all’indebitamento esterno, tuttavia, sembra inevitabile nonostante la riluttanza dei vertici dello Stato algerino.

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha pubblicamente dichiarato nel fine settimana che il paese non ricorrerà né a prestiti del Fondo monetario internazionale (Fmi), né alla Banca mondiale, né all'emissione di moneta. Come riferisce l'agenzia stampa governativa "Aps", il capo dello Stato ha definito il ricorso a istituzioni finanziarie come l'Fmi o la Banca mondiale una possibile minaccia alla sovranità nazionale in quanto foriero di debito, un'esperienza già vissuta dall'Algeria all'inizio degli anni Novanta. Tebboune ha altresì escluso un eventuale ritorno all'emissione di moneta perché comporterebbe un elevato tasso d'inflazione a fronte di redditi invariati, sostenendo la preferenza a "chiedere in prestito agli algerini dando loro tutte le garanzie necessarie" e affermando che "quando si prendono in prestito soldi da banche straniere non si può parlare né di Palestina né di Sahara occidentale". Per Tebboune, tuttavia, l'indebitamento estero rimane "una possibilità" per "i progetti economici altamente redditizi, come la costruzione di un porto commerciale". Il primo maggio, di fatti, l'Algeria ha richiesto il supporto tecnico alla Banca islamica per lo sviluppo (Idb) per organizzare un progetto di sistema “bancario islamico” nel paese.

Il governo dell’Algeria intende dunque evitare di ricorrere a prestiti internazionali, ma l’opzione dell’indebitamento esterno non è da escludere totalmente data l’attuale congiuntura economica negativa.
È questa l’opinione espressa ad “Agenzia Nova” dall’economista algerino Slimane Nasser. “L'attuale governo può ricorrere ad altre risorse finanziarie come la riscossione di imposte cumulative stimate in oltre 6.000 miliardi di dinari algerini (circa 42 miliardi di euro) o il recupero del denaro trasferito illegalmente all’estero, il che è difficile e comunque non è sufficiente a coprire il deficit", ha detto Nasser, sottolineando come “sebbene l'opzione di indebitamento esterno sia possibile, il governo non intende tenerla in considerazione”. Negli ultimi mesi, l’Algeria ha ricevuto in prestito 250 milioni di dollari dalla Arab Petroleum Investments Corporation, istituzione finanziaria multilaterale per lo sviluppo con sede in Arabia Saudita, per la manutenzione dell’impianto e per l’acquisto del greggio saudita necessario al funzionamento della raffineria di Augusta, in Sicilia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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