Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria

Re: Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria

Messaggioda Berto » lun dic 24, 2018 6:55 pm

Idiozie dei sovranisti monetari, come Barnard

Leggete a chi vanno i miliardi della Bce. E vomitate!
(Paolo Barnard, “A chi vanno i miliardi della Bce – zitta centrItalia, crepa”, dal blog di Barnard)
2018/07/27

http://www.politicamentescorretto.info/ ... bafevnSFsw

Mi prenderei a sberle. Avevo un documento agghiacciante in scrivania e non l’ho aperto per mesi. Dentro c’è la verità su chi Mario Draghi sta veramente finanziando coi miliardi del Quantitative Easing (Qe) mentre storce il naso se Roma chiede 20 euro per gli abruzzesi in ipotermia, sfollati da mesi, con morti in casa e la vita devastata, o per mettere 11 euro in più nel Job Act infame di Renzi e Poletti. Quando io gridavo a La7 “Criminali!” contro gli eurocrati, l’autore del programma, Alessandro Montanari, mi si avvinghiava alla giacca dietro le quinte e mi rampognava fino alla diarrea. Quel genio di Oliviero Beha mi rampognò in diretta, è in video. Ma voi leggete sotto, mentre pensate ai sofferenti d’Italia. Bacinella del vomito a portata di mano, raccomando. Il pdf in questione mi arrivò a fine ottobre via mail da Amsterdam, fonte autorevole oltre ogni dubbio. M’ingannò, porcaputtana, il subject mail che era “Draghi finanzia il Climate Change”. Pensai, ok, ci arrivo, un attimo, c’è la Siria, Trump, il referendum… Ma dentro quel pdf c’era ben di peggio. Ora alcuni fatti spiegati alla nonna per capire il resto dell’incubo Ue.

La Banca Centrale Europea crea tutti gli euro che esistono. È una specie di governo di questa Ue. Dopo appena 13 anni la moneta unica aveva letteralmente fatto a pezzi ogni singolo paese dell’Eurozona, Germania inclusa (diedi i dati in Tv 3.000 volte). Tutto il mondo finanziario extra europeo sapeva (e sa) che l’euro è fallito. A quel punto l’unico modo perché l’unione monetaria non crollasse in una catastrofe economica da libri di storia era se il creatore dell’euro, la Bce, si metteva a comprare una gran massa dei beni finanziari emessi dagli Stati-euro che ormai erano visti come semi-spazzatura dal mondo. Questo per artificialmente tenerne i prezzi e gli interessi a un livello di decenza. Draghi con la Bce lo fece: l’operazione si chiama Quantitative Easing (Qe). Ma non bastò, anzi, le cose andarono anche peggio per motivi che già scrissi 3 milioni di volte. Il problema era che anche le aziende private nell’Eurozona andavano da vomitare.

Dovete sapere che anche le aziende emettono beni finanziari, cioè titoli. E allora Draghi alla disperazione si presentò l’anno scorso a giugno e annunciò un altro Qe, però questa volta per le aziende, col nome di Cspp. E si mise a comprare miliardi in titoli di aziende per puntellarle anche se semidecomposte. Dovete capire che un’azienda ha in pratica due modi di finanziarsi con prestiti: chiedere in banca o emettere titoli. E Draghi annuncia che ora la Bce gli compra i titoli. Ok. Uno dice: be’, se serve a salvare il mobilificio di Ancona con 80 operai, perché no? La risposta è tragica e ci apre sulle porte dell’infamia della Bce. Le piccole aziende non possono emettere titoli, sono condannate alla gogna del prestito da banche, fine. Infatti la Bce di Draghi precisò che avrebbe acquistato titoli di aziende “corporate”. Che significa? Che avrebbe comprato i titoli dei cani grossi, come Telecom, o Vw. Ops! Ma per noi italiani già questa è una sciagura, perché da noi le piccole medie aziende sono il 98% delle imprese e creano il 78% della ricchezza dell’Italia. Sfiga. Crepate. Titoli Benetton? Certo che li compriamo, dice Draghi.

E allora uno apre il pdf che mi arrivò a fine ottobre per mail, e scopre, transazioni bancarie alla mano, a chi stanno andando i 125 miliardi che Draghi ha programmato di sborsare per ‘puntellare’ le aziende. E uno vomita. Petrolieri, mega imprese di servizi, industrie di armi, auto di stralusso, nucleare, colossi delle privatizzazioni, giganti dal fashion o del farmaco, persino casinò e produttori di champagne. Centoventicinque miliardi di regali a ’sti tizi. Operaio, commessa, crepate in Liguria, Marche, Puglia… L’ipotermico di Teramo? Ma scherziamo? Mille eurooooo? Ma cosa pretende? Palate di miliardi di euro invece a Shell, Eni, Repsol, Total, una trentina di aziende spagnole di servizi del gas, produttori di centrali nucleari come Teollisuuden, come Siemens, e Urenco. Poi gli Agnelli con la finanziaria Fiat Exor (Ferrari), Renault, Mercedes, Vw. Poi criminali di guerra come Thales, che hanno venduto armi in Africa sulla puzza di milioni di cadaveri. Poi i nemici giurati dell’acqua pubblica, cioè i colossi francesi Vivendi e Suèz. E ancora i super-colossi: Solvay, Nestlé, Coca Cola, Unilever, Novartis, Michelin, Ryanair, Luis Vuitton, Danone, assicurazioni Allianz, Deutsche Telekom, Bayer, Telefonica, Moët & Chandon, e il mostro delle scommesse Novomatic…

Soldiiiiiiiiiiiiii yes! La Bce fa proprio l’interesse del pubblico, con qualcosa come 17.900 piccole medie aziende europee che sono il cuore dell’impiego in Ue totalmente fuori dal festino. Ecco cosa dovete rispondere a chi vi rampogna “Ci vuole più Europa”. Basterebbe questo articolo per tagliargli la gola, a ’sti assassini. In Italia ’sta porcata vede fiumi di soldi versati in prima fila ai super big dell’energia, ma nessuno becca palate di liquidi come l’Eni; seguono Snam, Enel, Terna, Hera, e altri minori. Poi: Atlantia (Mediobanca, Goldman Sachs, BlackRock e Cassa Risp. Torino), le Generali, Telecom Italia, Luxottica, e i soliti Agnelli con Exor. E tu che cazzo vuoi? Tu chi sei, cittadino? Chi sei, sfigato piccolo imprenditore? Chi siamo noi, eh?, da quando Jaques Attali, uno dei padri della Bce, ci definì «la plebaglia europea»? Eccovi una notizia. Anche se, mi si perdoni, non sono immani tragedie come i 104 indagati del Pd di Travaglio-Gomez, la Raggi e la Cgil che fa i ruttini sul Job Act. Good luck Italians, good luck piccoli imprenditori e dipendenti che mai avete capito un cazzo.

https://www.facebook.com/groups/1887053 ... nt_mention

Alberto Pento
Le demenziali idiozie di Barnard.

Alberto Pento Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria
viewtopic.php?f=94&t=2817 …Altro...

Ida Steccanella
Alberto Pento certo che è così....Ma alla Bce e permesso....

Alberto Pento
Ida Steccanella Non è così! La BCE non falsifica.

Ida Steccanella
Alberto Pento e il QI da dove esce? Hanno prodotto miliardi che, si, andranno restituiti....dalle banche le quali li vorranno dagli stati con ovviamente gli interessi...Ma il denaro e semplicemente stato fatto stampare dalla bce

Alberto Pento
Ida Steccanella, naturale è uno dei servizi delle Banche Centrali, quello di stampare moneta per gli attori/operatori economici, per il mercato e per i cittadini. Qualcuno deve farlo e per farlo viene pagato con il signoraggio e che sia Banca Centrale o qualcun'altro non ha alcuna importanza. Il costo della produzione di moneta/cartamoneta o signoraggio è di qualche frazione di centesimo di euro.
Anche prestare denaro è uno dei compiti delle banche, dietro garanzie che nel caso degli stati sono i titoli, come nel caso delle aziende sono le obbligazioni societarie.
Mi pare giusto che chi beneficia del prestito debba pagare gli interessi e restituire il prestito alla scadenza.
Qualunque sia l'attore che benificia del prestito: sia esso un qualsiasi cittadino, un'impresa o uno stato.



Ida Steccanella
Alberto Pento il signoraggio è stata la peggior scelta economica che il mondo potesse fare....

Alberto Pento
Il signoraggio è la giusta retribuzione o il giusto compenso a chi produce la moneta e la carta moneta, non vi è nulla di insensato e di assurdo.
Anche il pane si paga, come si pagano il formaggio, la carne, il sale, la frutta, le scarpe, l'acqua, il vino e ogni cosa di cui abbiamo bisogno, tutto ha il suo costo e si paga a chi la produce.


Ida Steccanella
Alberto Pento sarebbe cosi se a produrla fossero gli stati...ma noi lo paghiamo ai banchieri...quindi...

Alberto Pento
Il signoraggio della moneta prodotta dalla BCE che è poca cosa, viene spartito principalmente tra le banche centrali europee e finisce principalmente al tesoro dei vari stati e quindi a beneficio dei cittadini.
Le Banche Centrali come la Banca d'Italia e la BCE sono istituti di diritto pubblico e non aziende private.



Quantitative Easing (per gli stati)
https://it.blastingnews.com/economia/20 ... 20253.html
Si tratta di uno strumento finanziario che permette l’acquisto dei titoli dei vari Stati dell’Unione da parte della Bce, un’agevolazione, appunto, che garantisce a quei Paesi la possibilità di finanziare il debito pubblico. Grazie al Qe, in particolare, l’Italia dal 2011 ha potuto beneficiare di un contenimento dei tassi di interesse sulle sue obbligazioni decennali (btp) - oggi al 4% - nonostante il debito pubblico sia aumentato - attualmente è del 132% rispetto al P.i.l.: prima del Quantitative Easing era del 105%, ma gli interessi sui suoi decennali erano al 6,1%.

Quantitative Easing (per le aziende)
Ecco le aziende che beneficiano degli acquisti della Bce
RAFFAELE RICCIARDI
29 Ottobre 2017

https://www.repubblica.it/economia/2017 ... -179508243

Ecco le aziende che beneficiano degli acquisti della Bce
(ansa)
Quanto e a chi ha fatto bene il programma di acquisto di obbligazioni societarie annunciato dalla Bce nel marzo 2016 nell'ambito del Quantitative easing, e che andrà avanti fino al settembre 2018 pur nella riduzione complessiva del volume degli acquisti prevista per il prossimo anno e annunciata da Mario Draghi giovedì scorso? La grande industria batte nettamente la piccola, Francia e Germania fanno la parte del leone.

Wolfgang Bauer di M&G Investments ha aggiornato per Repubblica una stima sui maggiori beneficiari e ha messo sul podio Anheuser-Busch InBev, il colosso della birra, seguito da Daimler e EDF. Alle loro spalle, seguono Telefonica e quindi la più multinazionale delle italiane, l'Eni. La premessa doverosa è che queste classsifiche sono frutto di proiezioni, dal momento che la Bce e le banche centrali nazionali non dicono quali e quanti titoli abbiano acquistato, ma si limitino a indicare il bacino dal quale possono andare a pescare. "Considerando ad esempio i 18 bond di AB InBev nella lista degli strumenti che possono ricadere sotto il programma della Bce si ha un combinato di titoli in essere per oltre 23 miliardi di euro, che è più del 3% di tutti i bond corporate detenuti". Oltre all'Eni, segnala l'esperto, "c'è anche l'Enel nella top 10, con Telecom Italia che si issa al 17esimo posto". Nel caso dell'Italia, nell'elenco di titoli ammessi al programma ci sono i nomi delle grandi società, oltre le già citate si possono scorgere Atlantia, Terna, Hera, Snam, Acea, Iren, Autostade, Italgas, 2i Rete Gas, A2A, Adr, Ferrovie dello Stato, Beni stabili, Exor, Cnh. Nel complesso, utility, infrastrutture, automotive e beni di consumo sono le categorie più gettonate. E non sono mancate alcune critiche per aver incluso una società come l'austriaca Novomatic che si occupa di azzardo e ha suscitato perplessità al Parlamento europeo.
Se il programma abbia fin qui funzionato se lo sono chiesti gli esperti dell'agenzia di rating Moody's, secondo i quali la risposta è positiva, sebbene in misura limitata. Nonostante in valore assoluto gli acquisti sfiorino i 120 miliardi (contro gli oltre 1.700 di debito pubblico), gli effetti ci sono stati. A seguito dell'annuncio del programma nel marzo 2016, notano dall'agenzia di rating, sono bastati tre giorni per vedere gli spread delle obbligazioni societarie restringersi. Il movimento è poi durato nel tempo e ha premiato a maggior ragione i titoli più rischiosi, che hanno raccolto un dividendo maggiore in termini di riduzione dei rendimenti e si sono portati ai livelli minimi dal 2007. Si è fatta ricorrente la domanda se non si fosse in presenza di una "bolla" dei bond ad alto rendimento (e pari grado di rischio), che dall'agenzia di rating tendono ad escludere.

Alcuni si aspettavano indicazioni più nette su questa gamba del programma, proprio per evitare scenari estremi di corsa ai rendimenti e grandi assunzioni di rischi. Ma dopo l'ultima riunione della Bce, gli analisti di BofA Merrill Lynch Global Research notano come nelle ultime settimane gli acqusti di bond corporate siano rimasti costanti nonostante la riduzione complessiva del Quantitative easing da 80 a 60 miliardi al mese (anche se altri evdenziano come sia probabilmente un'accelerata a seguito della calma estiva). "Crediamo che nel corso del 2018 si verificherà lo stesso, con il tapering da 60 a 30 miliardi che avrà impatto principalmente sul programma di acquisto di titoli governativi", dicono da BofA.

Se dunque la Bce non ha intenzione di smontare le tende dal mercato dei bond corporate, ci si interroga su qual sia - a questo punto del programma - la sua influenza. "Le emissioni obbligazionarie sono state volte prevalentemente al rifinanziamento dei debiti esistenti, mentre resta limitata l’offerta netta di nuove emissioni a disposizione degli investitori europei alla disperata ricerca di rendimento", ci spiega David Simner, gestore di Fidelity International. "Non escludiamo che le imprese europee adottino un atteggiamento più aggressivo, incrementando la leva per finanziare operazioni di fusione e acquisizione o altre attività favorevoli agli azionisti, anche se finora i segnali di uno sviluppo in tal senso sono piuttosto modesti. La ricerca di rendimenti resta elevata e gli spread dovrebbero dunque mantenersi su livelli contenuti".

Sia gli analisti di Moody's che alcuni ricercatori che hanno studiato l'impatto del programma in un documento per il Parlamento europeo sottolineano che si è sì verificato un aumento delle emissioni, ma soprattutto da parte delle grandi compagnie che hanno strumenti finanziari buoni per ricadere sotto il cappello degli acquisti della Bce, o comunque vicini ai criteri di "eliggibilità" per il programma stesso. Diversamente, le società più piccole non sembrano aver partecipato a questo banchetto, ma sono rimaste collegate a doppio filo al finanziamento bancario. Che, notano gli osservatori, si è comunque rivelato più favorevole per la cascata di effetti positivi irradiata dalla stagione del denaro più che gratis da Francoforte.

Resta una fotografia critica che interessa particolarmente l'Italia, che come noto ha un sistema industriale con punte d'eccellenza in settori molto circoscritti e una miriade di imprese dalle spalle medie e piccole e risente maggiormente dei colpi di vento sui mercati finanziari. Un quadro che si interseca con le possibili evoluzioni regolamentari sul trattamento delle sofferenze da parte delle banche, che potrebbe richiedere maggiori accantonamenti patrimoniali e rendere ancora meno propensi gli istituti a erogare denaro alle piccole imprese. Chiosa Simner ricordando che in ogni caso "i principali fattori negativi per il credito italiano dipendono non tanto dalla Bce, quanto dall'incertezza politica. Con le elezioni sempre più vicine è logico attendersi una certa volatilità".



Chi ci guadagna se la BCE compra titoli societari?

https://www.risparmiamocelo.it/chi-ci-g ... -societari

La Banca Centrale Europea ha iniziato ad acquistare titoli obbligazionari emessi da aziende europee, nel tentativo di portare lo stimolo monetario laddove è più grave il problema della crescita economica, vale a dire il mondo delle imprese. Si tratta di un tentativo di finanziare direttamente le imprese e consentire loro di fare investimenti evitando il canale bancario, che fino a questo momento ha latitato nell’erogazione del credito all’economia reale.

Ci chiediamo se questa mossa avrà maggior successo nel risollevare la crescita dell’Eurozona delle mosse di politica monetaria fino ad oggi utilizzate dalla BCE.

Secondo alcuni la richiesta di credito da parte delle aziende è ormai ai minimi termini e quindi questo genere di intervento non sortirà gli effetti sperati. Tuttavia occorre far notare che la difficoltà dell’accesso al credito in questi anni di crisi ha generato una profonda sfiducia da parte delle aziende e, con questo nuovo intervento, lo scenario potrebbe radicalmente cambiare.

Comunque vada, bisogna dare atto a Draghi che si tratta di un provvedimento coraggioso e in qualche modo doveroso visto i pressoché nulli risultati in termini di rilancio dell’economia prodotti fin qui dalle mosse di politica monetaria adottate dalla Banca centrale Europea (riassunte nel cosiddetto quantitative easing).

Infatti se l’acquisto di 1.000 miliardi di euro di debito pubblico non è bastato, qualcosa di diverso e di direttamente legato al mondo della produzione andava certamente fatto.

La BCE ha quindi iniziato a finanziare direttamente le imprese acquistando il loro debito, i corporate bond ossia le obbligazioni che le aziende emettono per finanziarsi sui mercati dei capitali. Ad oggi pare abbia già acquistato obbligazioni emesse da Telecom Italia con scadenza 2023, obbligazioni di Generali, Siemens, Renault, Ab Inbev, Engie e Telefonica.

L’acquisto dei corporate bond è stato e sarà effettuato con l’ausilio di cinque banche centrali coordinate dall’istituto di Francoforte, si tratta delle banche centrali di Italia, Spagna, Finlandia, Belgio e Germania.

Ovviamente non tutte le aziende possono beneficiare di questo canale diretto con la BCE; per essere oggetto di acquisto i titoli dovranno avere i seguenti requisiti: un merito di credito o rating superiore a BBB e una scadenza compresa tra i 6 mesi e i trent’anni, inoltre i titoli dovranno essere denominati in euro e l’emittente dovrà avere sede nell’Eurozona.

Gli acquisti verranno effettuati sia sul mercato primario sia sul secondario, vale a dire sia sul mercato per i titoli di nuova emissione sia su quello dei titoli già in circolazione.

Una nota importante: non verranno prese in considerazione le obbligazioni degli istituti di credito, né quelle di veicoli di asset management e di società con capogruppo istituti di credito.

La BCE quindi non comprerà obbligazioni bancarie. Il messaggio è chiaro: questo finanziamento della Banca Centrale è rivolto a rilanciare la produzione, l’economia reale e non il mondo della finanza, nella convinzione che solo ripartendo dalla produttività e dunque dal lavoro si potrà rilanciare quella domanda che consentirà di riparlare di crescita nel nostro Continente.

Per quanto riguarda il nostro Paese vi è un problema che balza subito agli occhi: i titoli che potrebbero essere oggetto di acquisti da parte della BCE del mercato nazionale ammontano a soli 87 miliardi, poca cosa se paragonata ai 209 miliardi di quelli francesi o anche ai 122 di quelli tedeschi. Sono solo 26 le aziende italiane che potranno beneficiare del programma della BCE.

Inoltre la gran parte dei lavoratori italiani è occupata in piccole e micro imprese, stiamo parlando di una quota pari al 73,3% del totale. Tipicamente si tratta di aziende che non posseggono rating e che verosimilmente non potranno finanziarsi tramite BCE. Quindi questo genere di aziende non riceverà alcun beneficio diretto e si dovrà sperare in un loro maggiore impiego in outsourcing da parte delle aziende più grandi o in altri benefici indiretti. Solitamente però, quando il rapporto di forza è così sbilanciato, i vantaggi sono da una parte sola, quella più forte.

In ultimo, come ha più volte ribadito il Governatore Draghi, la Banca Centrale Europea da sola non basta ed è necessaria un’azione dei Governi delle economie europee. Se i governi ritardano la modernizzazione delle economie nazionali è impensabile che l’Europa torni a crescere a ritmi in grado di eliminare quello che è il maggior problema dell’Eurozona: la disoccupazione. Un ritardo nelle riforme strutturali rischia, nelle parole del Governatore, non solo di frenare gli effetti della politica monetaria ma anche di indebolire la crescita potenziale.

Signoraggio
https://it.wikipedia.org/wiki/Signoraggio
Il reddito prodotto dal signoraggio viene in parte utilizzato per il finanziamento dell'attività della banca centrale (che svolge, di solito, anche attività di regolamentazione e controllo sul sistema creditizio e finanziario nazionale); le quote che residuano prendono altre strade, venendo incamerate dallo stato, oppure accantonate a riserva. Una quota può essere destinata, entro i limiti fissati, ai soci della banca.

A titolo di esempio, nel 2008, la Banca d'Italia ha realizzato un utile lordo di 502.939.255 euro, sulla base del quale ha pagato allo Stato 327.727.564 euro di imposte sui redditi (pari a circa il 65,16% dell'utile lordo), realizzando così un utile netto di esercizio di 175.211.691 euro. Ha versato poi al Tesoro, a titolo di ripartizione dell'utile al netto di imposte, la somma di 105.111.415 euro (pari a circa il 59,99% dell'utile netto). Ai rimanenti 70.100.276 euro è stata sottratta la somma di 35.042.338 euro destinata a Riserva ordinaria e un'uguale cifra da accantonare a Riserva straordinaria. I restanti 15.600 euro vanno a sommarsi a 58.788.000 euro - a norma dell'art. 40 dello Statuto della Banca d'Italia, lo 0,50% "a valere sul fruttato" delle riserve, ordinaria e straordinaria, che al 31 dicembre 2007 erano di 11.757.789.000 euro - per un totale di 58.803.600 euro (196,012 euro per ogni quota di partecipazione) da ripartirsi fra i partecipanti diversi dallo Stato.

Banca centrale
https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_centrale
Le banche centrali sono istituti di emissione di diritto pubblico che si occupano di gestire la politica monetaria dei Paesi o delle aree economiche che condividono la medesima moneta come forma di pagamento.


Ida Steccanella
Alberto Pento già....E dal 1992 non appartiene più al popolo italiano...visto che il m. del tesoro non ne ha più il possesso

Alberto Pento
Nel 1992 è stato sancito che è solo il governatore della Banca d'Italia a decidere sul tasso di sconto e non più concordandolo con il ministro del tesoro che non ne è mai stato il possessore. E mi pare giusto. Non vedo alcun esproprio della Banca d'Italia al popolo italiano.

Inoltre il governatore è nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri ...

L'articolo 19, comma 8, della Legge 28 dicembre 2005, n. 262 (Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari[1]) afferma che la nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia. Il procedimento si applica anche per la revoca del governatore.


https://it.wikipedia.org/wiki/Governato ... d%27Italia
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria

Messaggioda Berto » mer dic 26, 2018 2:21 pm

Vi sono molti politici e politicanti tra cui anche Giorgia Meloni, che utilizzano le demenzialità sul signoraggio per aizzare le folle contro l'Europa e l'Euro:

Teorie del complotto sul signoraggio
https://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_de ... ignoraggio
Le teorie del complotto sul signoraggio comprendono una serie di teorizzazioni in cui si sostiene l'argomento di fondo secondo cui le attività istituzionali di emissione e di gestione della moneta ed il reddito prodotto dal signoraggio da parte delle banche centrali sarebbero svolte, in realtà, a danno dei cittadini di uno Stato, in favore di una trama di vari poteri oscuri e occulti a cui farebbe capo l'intera macchinazione. Tali teorie mescolano, sovente, problemi ed elementi disparati ed eterogenei, come la ripartizione del reddito da signoraggio[1], la fiscalità monetaria come descritta da autori come Gesell, Steiner e Pound, le teorie di Giacinto Auriti sul valore indotto, e l'emissione di moneta per finanziare il deficit statale, per cui a volte vengono apparentate a forme estremizzate di teorie neo-cartaliste o post-keynesiane, come la teoria della moneta moderna in certe formulazioni semplicistiche.
Spesso diffuse attraverso libri, blog e, soprattutto, siti web, queste ricostruzioni sono per lo più propugnate da soggetti che non sono né economisti né esperti. Esse, inoltre, non trovano conferma in nessun manuale divulgativo o specialistico di economia e, per questi motivi, l'intero complesso di tali teorie sul signoraggio è rubricato al rango di un sistema infondato di bufale.



Ecco perché il signoraggio bancario fa bene a tutti
Giorgio Arfaras
2012/05/20
https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... tutti/7202

Nel tempo che fu, il Signore poteva alterare il conio, ossia la sua moneta metallica poteva non avere la quantità di oro che si credeva avesse. Il potere di lucrare la differenza fra quanto incassava con le monete e quanto spendeva nel batterle era chiamata Signoraggio. E così il Signore finanziava le sue guerre, comprava i broccati, e si intratteneva con le cortigiane. Quando i Servi scoprivano il trucco, la moneta perdeva potere d'acquisto e perciò il Signore tornava a comprare in proporzione all'oro contenuto. Passato qualche tempo, tutto ricominciava. A un certo punto, i Servi tolsero al Signore il potere di battere moneta. E il potere fu dato alla Banca Centrale. Laddove non si altera più il conio, ma si stampano banconote che hanno un potere d'acquisto di gran lunga superiore al loro costo di produzione.

I Paesi (chiamiamoli così) arretrati stampano moneta per finanziare il saldo fra le entrate e le uscite del settore pubblico, mentre quelli avanzati (chiamiamoli così) emettono obbligazioni (ossia debito pubblico). L'emissione di obbligazioni per finanziare il deficit toglie moneta dal circuito privato per darla a quello pubblico (in cambio di un interesse e dell'impegno a rimborsare l'obbligazione alla scadenza). Stampando, invece, moneta, i paesi arretrati non generano debito pubblico e dunque non sorgono né interessi né obblighi di rimborso. Una soluzione magnifica non fosse che, alla fine, stampando moneta, si genera inflazione. Non ci fossero contro indicazioni – con un'inflazione elevata si impoveriscono tutti quelli che hanno i redditi non indicizzati – basterebbe stampare moneta per essere tutti ricchi.

Il Signoraggio (significativo, perché un minimo di Signoraggio esiste sempre) lo troviamo in misura contenuta nei paesi detti avanzati e in misura molto maggiore in quelli detti arretrati. In Italia, prima del divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia del 1981, si esercitava un Signoraggio di un certo peso. La Banca d'Italia doveva, infatti, comprare il debito offerto dal Tesoro e rimasto inoptato, e dunque iniettava moneta nel sistema. La quantità di moneta aumentava molto, il che alla lunga produceva un'inflazione elevata. Negli anni Settanta chi se lo poteva permettere comprava le forme di Parmigiano per difendersi dall'inflazione (il Parmigiano matura in tempi lunghi e la sua domanda non reagisce cadendo al crescere del prezzo: perciò, se uno lo tiene, lo rivende poi a un prezzo maggiore e quindi si copre dall'inflazione). Oggi esiste un modo meno macchinoso dello stipare formaggio per difendersi dall'inflazione, se uno la teme: bastano le obbligazioni emesse dal Tesoro indicizzate alla variazione dei prezzi.

Si sente dire che il Signoraggio deve tornare al Popolo. Svolgendo l'esercizio di comprendere la succitata affermazione, direi così. La spesa pubblica in deficit è finanziata con moneta e non con obbligazioni. Il valore dei beni e dei servizi che la spesa pubblica in deficit compra è maggiore del costo di produzione delle banconote che usa (=il Signoraggio al Popolo). Si ha un'espansione della spesa pubblica finanziata con moneta che costa poco o nulla. Fin qui, tutto bene, ma, andando avanti, si vede che le cose non sono semplici. Una volta che la manodopera e gli impianti siano pienamente utilizzati, grazie all'espansione della domanda, ecco che sorge l'inflazione. Se si riesce a fermarla – come, per fortuna, è avvenuto quando abbiamo avuto in Italia il divorzio fra la Banca Centrale e il Tesoro – le cose vanno a posto, se non si riesce, abbiamo l'iper-inflazione.

Se è vero che il Signoraggio marcato è cosa da paesi arretrati proni all'inflazione, perché mai è visto come un importante strumento dei “poteri forti”. Non l'ho mai capito. Dico perché. 1) Per “poteri forti” si allude alle élites dei paesi avanzati. 2) Queste si muovono in un mondo di pesi e contrappesi, ossia in un mondo in cui ogni potere è smussato. 3) È difficile vedere quale possa essere il loro interesse a governare producendo – attraverso l'uso sistematico del Signoraggio – molta inflazione. Una parte dell'élite può volere il Signoraggio, ma un'altra parte può non volerlo, anche perché brucerebbe il debito pubblico che in gran parte è detenuto dai benestanti, che sono ben rappresentati nelle élites medesime. Si potrebbe obiettare che la critica del Signoraggio non c'entri con l'inflazione. Piuttosto, essa è la denuncia del Signoraggio come mezzo per arricchire le banche centrali, e dunque anche quelle private che ne sono l'azionista. Confesso che non capisco nemmeno questa critica.

L'anno scorso, quando il franco si era rivalutato moltissimo contro l'euro, la Banca Centrale elvetica aveva incominciato a vendere franchi per comprare euro. Il turismo – per l'esplosione del cambio del franco – si era quasi azzerato. In particolare, quello di lingua tedesca poteva andare in Austria o in Alto Adige, dove la natura è la stessa e si parla la stessa lingua. Sorse il timore che la Banca Centrale avrebbe potuto perdere molto, se l'euro fosse sceso ancora. (Il suo attivo, composto da molti euro, si sarebbe potuto svalutare ancora, trascinando in giù il passivo, ossia il patrimonio netto). Un suo esponente (T. Jordan, Does the Swiss National Bank need Equity?, novembre 2011) spiegò perché non si doveva aver timore: la Banca Centrale può incorrere anche in forti perdite perché il suo attivo è sempre finanziabile emettendo banconote. Essa può, infatti, comprare debito pubblico che ha un rendimento maggiore del costo di produzione della moneta.

La Banca Centrale non ha perciò bisogno – se incorre a perdite – di varare, come farebbe un'impresa privata, degli aumenti del capitale. Essa può impegnarsi in operazioni che un un privato non può nemmeno immaginare di affrontare, e dunque il Signoraggio – in un sistema avanzato – serve a riportare l'equilibrio quando si ha una crisi che non è governabile lasciando che i mercati trovino autonomamente una soluzione. Il Signoraggio arricchisce le Banche Centrali in un senso preciso. I profitti delle banche centrali sono distribuiti in forma di dividendi agli azionisti in misura minima. I profitti trattenuti concorrono ad accrescere il patrimonio della Banca Centrale, che così può affrontare le crisi.

Assumendo che Mario Draghi non viva ebbro fra broccati e cortigiane sperperando i soldi del Signoraggio, si ha che il patrimonio netto della Banca Centrale nel tempo aumenta, ciò che incrementa la probabilità di poter gestire le crisi. Dunque il Signoraggio delle Banche Centrali non è il Signoraggio del Tiranno, come si potrebbe pensare.
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Re: Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria

Messaggioda Berto » gio dic 27, 2018 9:05 pm

Le demenze sulla moneta di Don Floriano Abrahamowics:

"La banconta da 100 euro costa alla BCE 3 centesimi e la vende allo stato a 100 euro più gli interessi, che voi dovete pagare, non con i soldi fatti con la fotocopiatrice ma con ore di lavoro. La mente si rifiuta di accettare questo".


https://www.facebook.com/pagnogno.mosca ... ment_reply

Alberto Pento
Don Floriano è meglio che vada a dire Messa, farebbe più bella figura, invece di raccontare scemenze sulla moneta. Se i preti trattano di Dio come trattano della moneta, certamente è meglio essere atei, agnostici o aidoli.

Le banconote non vengono vendute, è una fake demenziale; le banconote vengono date in prestito, solo i falsari vendono le monete false:

Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria
viewtopic.php?f=94&t=2817

Pa-Gnogno Moscarelli
Peggio ancora

Alberto Pento
Tutti debbono andare in prestito compreso lo stato.
Lo stato deve dare il buon esempio, solo i falsari e i ladri non vanno in prestito ma rubano al prossimo.

Lo stato attraverso la banca centrale (che è un ente/istituzione pubblica anche se partecipata da una minoranza di privati) emette moneta per l'uso corrente e normale (scambi, acquisti, tasse, tributi, salari, paghe) e per il prestito quando l'uso corrente non basta e ci si deve finanziare ulteriormente, allora si va in prestito e ci si impegna a restituirlo a una certa data e a pagare gli interessi che servono alla gestione del credito da parte del sistema bancario e a coprire eventuali perdite dei creditori che non pagano.

La Banca Centrale presta moneta al tesoro dello stato e alle banche commerciali che gestiscono il credito alle imprese e ai cittadini, ricevendone un certo interesse che serve a coprire le spese di emissione e gestione della moneta e del credito, comprese eventuali perdite; l'utile delle Banca Centrale dopo l'accantonamento per i rischi, va prevalentemente allo stato e poi in misura inferiore anche alle banche private e socie della Banca Centrale il cui capitale in maggioranza appartiene al tesoro dello stato.

Gli stati che invece di andare in prestito della moneta la stampano a piacimento sono solo stati dittatoriali e ladri che derubano i cittadini dei loro risparmi e dei loro beni attraverso l'inflazione e la iperinflazione, situazioni che di solito coincidono con le oppressioni dittatoriali, le guerre civili o internazionali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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