L'idiozia che si possa finanziarsi e pagare il debito stampando moneta
Voce di Lucca - Perché lo Stato deve prendere a prestito la moneta?
Cristofani Comunicazione
http://www.lavocedilucca.it/post.asp?id=68055
Usiamo un denaro non convertibile, in oro o altro, che trae valore dal solo fatto che noi lo accettiamo e spendiamo a nostra volta per pagare, prima di tutto, le tasse. Perché mai lo Stato, che ci rappresenta tutti, dovrebbe prenderlo a prestito e pagare interessi a banche private (per lo più estere), che lo creano dal nulla senza costi? Invece di emettere il denaro direttamente?
Paghiamo circa 70 miliardi annui di soli interessi sul debito pubblico. Siamo forse popoli ingenui e ignoranti?
Lo dice persino uno del Fondo Monetario Internazionale:
“Lo Stato può battere moneta. Può quindi finanziare il proprio deficit (la propria spesa) o prendendo a prestito o stampando moneta. Fa una bella differenza: se per finanziare il proprio deficit lo Stato si indebita, paga un interesse e deve preoccuparsi di rinnovare i prestiti in scadenza. Se batte moneta non deve preoccuparsi di tutto questo.” (C. Cottarelli - Il Macigno - Feltrinelli 2016)
Uscire dal sistema dell’emissione a debito è una priorità.
A proposito dell'inflazione, solo eventualmente creata dall'emissione, ricordiamo che lo Stato può sempre togliere dalla circolazione la eventuale moneta creata in eccesso, attraverso le tasse, neutralizzando l'effetto inflattivo.
Mentre invece la banca (il sistema bancario in generale) ha tutto l'interesse ad aumentare di continuo la massa monetaria, e quindi il debito, perchè lucra gli interessi su un volume sempre maggiore, a prescindere dalla crescita del PIL.
Debito pubblico, chi lo crea stampando moneta e chi lo paga con le tasse
Loretta Napoleoni - Economista
5 gennaio 2014
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/0 ... sse/832248
Nel 2014 diventerà operativo il fiscal compact, per chi voglia rinfrescarsi la memoria ecco la definizione che riporta Wikipedia:
“Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, conosciuto anche con l’anglicismo Fiscal compact (letteralmente riduzione fiscale), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell’Unione europea, entrato in vigore il 1º gennaio 2013.”
L’accordo contiene le regole d’oro della gestione fiscale degli stati membri, tra queste c’è l’impegno del nostro paese a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil al 60 per cento attraverso una maxi manovra finanziaria all’anno per i prossimi 20 anni, la prima avverrà quest’anno. Dato che al momento questo rapporto supera il 132 per cento (equivalente a 2080 miliardi di euro circa) bisogna ridurlo di almeno 900 miliardi di euro, il che equivale a circa 45 miliardi l’anno per due decadi. Per chi voglia cifre aggiornate al nano secondo sul debito pubblico qui trovate dove il conteggio avviene in tempo reale.
Naturalmente nel dibattito italiano non si parla del fiscal compact, ma di questo non dobbiamo sorprenderci, se ne parlerà a josa quando bisognerà tirar fuori i soldi per rispettarlo, tra qualche mese. In pratica il pagamento dei 45 miliardi avverrà o attraverso l’aumento delle tasse o attraverso la contrazione della spesa pubblica, che può comprende sia la riduzione dell’occupazione che dei salari pubblici, o in tutti e due i modi. Morale: saremo più poveri perché dobbiamo tirare la cinghia ulteriormente per ridurre il volume totale dei nostri debiti.
La prima domanda da porre ai lettori di questo giornale ed a tutti coloro che commentano quasi religiosamente i suoi articoli è la seguente: a chi dobbiamo restituire questi soldi? La risposta più semplice è la seguente: alla banche straniere che ce li hanno prestati. Ma dal 2011 in poi la percentuale delle banche straniere nostre creditrici è scesa ed oggi è inferiore al 40 per cento. Chi ha in portafoglio gran parte del nostro debito pubblico sono le banche italiane, tra le quale c’è anche il Monte dei Paschi, che deve allo Stato, e cioè a noi poveri debitori, 4 miliardi di euro.
Creditori e debitori sono le stesse persone, direte voi, perché fanno tutti parte dello Stato, della collettività. Ma questa spiegazione non è del tutto corretta perché né lo Stato dei contribuenti né le banche nazionali controllano la massa monetaria, detto in parole povere, non stampano moneta. Entrambi la ricevono dalla banca centrale attraverso il debito. Assurdo? Succede in quasi tutto il mondo a pare qualche eccezione, come la Svezia e la Cina dove la banca centrale è di proprietà dello Stato, quindi si potrebbe dire che la collettività si indebita con se stessa.
La Banca Centrale Europea è l’unico organismo che ha il diritto di stampare moneta, lo dovrebbe fare secondo parametri fissi ma data la crisi Draghi è riuscito ad aggirarli ed è lui alla fine che stabilisce quanta moneta cartacea si stampa. Da notare che nessuno di noi europei lo ha eletto. La Bce è una banca privata, di proprietà degli azionisti delle banche centrali dell’Eu, tutti enti ed organismi non statali, tra costoro ci sono anche alcune delle nostre banche.
Come funziona il meccanismo? La Bce crea dal nulla euro, nel gergo comune trasforma carta straccia in banconote, questi soldi vengono dati in prestito, oggi a tassi vicini allo zero, alle banche di Eurolandia. Con questi soldi le banche acquistano i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul debito pubblico, di più infatti non si riesce a fare. Idealmente questi soldi dovrebbero alimentare l’economia e farla crescere: prestiti all’industria, per l’innovazione o per le opere pubbliche ecc. La crescita economica dovrebbe far aumentare il gettito fiscale con il quale ripagare il prestito. Ma non è così nel nostro caso, e questo lo sanno tutti ormai, l’austerità taglia le gambe alla crescita quindi il circolo virtuale appena descritto diventa un circolo vizioso di impoverimento.
Il punto cruciale su cui i lettori di questo giornale dovrebbero riflette è il seguente: perché la Bce e non lo Stato o l’Ue ha il diritto di produrre dal nulla il bene denaro? E perché i contribuenti in crisi di Eurolandia devono ripagare questo bene creato dal nulla, in un momento in cui per farlo si rischia di finire nella depressione economica, alla Bce – tutti i soldi alla fine lì infatti finiscono dato che la banca centrale, ed i sui azionisti privati, sono il solo creditore dell’intero sistema? Dato che dietro gli euro, come dietro qualsiasi moneta cartacea non c’è nulla, ma solo la fiducia di chi queste banconote le continua ad usare indebitandosi, cioè noi, e dato che il diritto a stampare moneta dal nulla alla Bce glielo abbiamo dato noi, cittadini di sistemi democratici, attraverso la delega ai nostri governanti, perché non azzerare questo debito e ripartire da zero? In passato ciò è avvenuto con le guerre, oggi si potrebbe farlo per evitarle.
Soldi e carta moneta: stampate pure, tanto non si crea debito ...
Giuseppe Brianza
2017/01/23
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... to/3329847
Nei lontani anni ’50, studiavo al Politecnico di Milano Ingegneria meccanica: dovetti affrontare alcuni esami di analisi matematica, geometria proiettiva e fisica nei quali ebbi modo di imparare che tutte (nessuna esclusa) le leggi di queste materie – leggi dalla logica perfetta, sublime – avevano valore soltanto all’interno di un “intorno” ben definito. Come esci da quell’intorno, sgarrano.
Perfino in fisica-ottica una legge perfetta come quella di Huygens, sulla diffrazione del raggio luminoso nel passaggio attraverso una lente, richiama l’attenzione sul fatto che questa perfezione “vale” però soltanto dentro un certo “intorno” centrale del corpo della lente, al di fuori del quale il raggio luminoso se ne frega delle leggi e cambia strada.
Sono stato educato così e ne sono tuttora contento. Sarà per questa ragione che ho sempre nutrito un profondo sospetto nei confronti di tutti coloro che dicono che uno Stato sovrano può stampare moneta quanta ne vuole, tanto “non crea debito“. Mi sembra una teoria piuttosto bislacca. Da Paese del Bengodi.
Mi vengono alla mente quei poverissimi Paesi africani: ma che sciocchini! Perché permanere in quella miseria endemica quando stampando moneta possono diventare più ricchi e prosperi? Tanto non creerebbero debito, secondo le note teorie… Quando sento un “monetarista” – anche illustre e ossequiato – che spara questa fandonia mi viene una profonda rabbia. Sta giocando con le parole. Il mio atroce sospetto è che esista un “intorno” dentro al quale questa teoria regge: se ne esce, collassa e fa disastri. Proviamo a ricostruirne il percorso logico.
Tutto parte dallo Stato sovrano che ha bisogno di denaro (soldi sonanti) per pagare la Pubblica amministrazione e le Opere pubbliche. Quel denaro se lo può procurare in tre modi (quattro se lo Stato fa pure l’imprenditore, come al tempo delle partecipazioni statali): con le tasse (metodo principe), con le alienazioni di beni erariali e con l’indebitamento.
Quello delle tasse è un percorso che può diventare pericoloso: se si esagera (Stato democratico o autoritario) possono nascere rivolte. Con le alienazioni, lo Stato si comporta come quella famiglia che, andata in rosso, vende i propri gioielli per raccattare liquidità. Un atto spiacevole, ma lecito.
Resta l’indebitamento. Come vedete, inizio usando la parolina aborrita dai monetaristi, ma non me ne vogliano per il momento. Lo Stato ricorre all’indebitamento utilizzando una tecnica “speciale”, ma sempre “indebitamento” è. Stampa della carta (titoli) e la cede a se stesso. O, meglio, li cede alla Banca centrale che può essere sua propria o di terzi (come la Banca d’Italia). Ma anche quando è di terzi la Banca centrale deve operare come una dipendenza dello Stato sovrano in merito.
La Banca centrale è demandata a produrre e diffondere la “carta-moneta”: che può essere “carta” o “metallo”, ma la Banca centrale dispone di una fabbrica (la Zecca) alla quale passa gli ordini di stampa (sia di carta-moneta che di moneta metallica). Una parte della carta stampata torna allo Stato Sovrano che, con questa, “paga” le fatture dei fornitori e le spettanze della Pubblica amministrazione.
A questo punto i famosi “titoli” dello Stato risultano – verso di questi e da parte della Banca Centrale – “pagati“. Si è così creata una “magia”: lo Stato ha avuto del denaro sonante (carta) con cui placa le ansie della Pubblica amministrazione e dei fornitori. Questo denaro (“carta”) esce dalle stanze statali ed entra nel corpo produttivo dell’economia reale. La Banca centrale si è dichiarata “paga” dello scambio “titoli/carta-moneta” e lo Stato non ha debiti verso la Banca centrale.
Ora il pallino passa alla Banca Centrale, che di quei titoli non sa che farsene e ha solo una possibilità: cederli dietro compenso (venderli) a terzi. A chi? Al mondo del risparmio, al mondo dell’economia reale, alla domanda estera.
E qui scatta l’inghippo: si rivolge alle banche operative (le banche-retail) perché “vendano” quei titoli ad acquirenti privati, italiani ed esteri, che paghino con denaro reale quel che fino a quel momento era “carta”. Siamo così arrivati al famoso “intorno” di ingegneristica memoria. A questo punto scatta la celebre giaculatoria: “Il cavallo beve”, “il cavallo non beve”.
Tutte le “bolle” finanziarie corrono lo stesso rischio: se la domanda di quei titoli è insufficiente, scatta il percorso a ritroso. Dicono i famosi monetaristi: “Sì, però lo Stato non è tenuto a rifondere nulla, non ha debiti”. Già, il problema diventa la Banca centrale che si ritrova con titoli del suo Stato invenduti (o venduti male – vedi il celebre spread) e senza denaro solido, creato dall’economia reale. Il sistema-giochino è a questo punto uscito dall’intorno, e tutto il Paese, Stato compreso, ne deve subire le conseguenze.
La situazione, a questo punto, è davvero brutta: o il Sistema-Paese riesce a fare ripartire l’economia reale, oppure il costo di questa situazione viene pagato dai ceti più poveri, in primis dal mondo del lavoro. E non c’è Quantitative easing che tenga: altra carta-moneta stampata non fa che peggiorare la situazione. Nel frattempo, a scadenza, ‘quei’ titoli statali vanno all’incasso: chi paga con denaro vero e non con carta stampata ad hoc sull’unghia?
Quando un Paese stampa più moneta per poter ripagare il proprio debito, l’inflazione aumenta automaticamente?
https://it.quora.com/Quando-un-Paese-st ... aticamente
Attenzione ad alcuni punti chiave.
Primo: oramai in genere non sono i Paesi a “stampare” moneta, ma le Banche Centrali: nei Paesi avanzati infatti le Banche Centrali sono indipendenti dagli Stati. Quindi nei paesi avanzati le Banche Centrali non stampano moneta per pagare i debiti degli Stati.
Oramai infatti è evidentemente chiaro che stampare moneta per ripagare il debito pubblico equivale a svalutarla, pertanto gli Stati hanno saggiamente scelto di rinunciarvi.
Secondo: quando si stampa nuova moneta l’inflazione è causata dalla svalutazione della moneta stessa. Tuttavia se non si verifica svalutazione non si provoca nemmeno inflazione. Infatti se la nuova moneta non viene semplicemente immessa nel mercato, ma viene ad esempio utilizzata dalle Banche Centrali per acquistare titoli (e quindi non per ripagare debiti), non si svaluta. Questo è il principio su cui ad esempio sono basati i recenti QE (in cui viene a tutti gli effetti “stampata” nuova moneta).
Detto questo possiamo affermare che nei paesi, in genere non avanzati, in cui è lo Stato e non una Banca Centrale indipendente a poter creare nuovo denaro, qualora lo Stato decidesse di creare nuovo denaro per pagare i propri debiti la moneta inevitabilmente si svaluta, generando inflazione.
Perché per uno Stato sarebbe un errore battere ulteriore moneta al fine di azzerare il proprio debito, includendo una politica di conservazione dei prezzi per non creare inflazione?
https://it.quora.com/Perch%C3%A9-per-un ... inflazione
Comincerei col lodare la domanda, in quanto parte stabilendo un assunto corretto, stampare più moneta crea tendenzialmente inflazione, e l’alta inflazione è un indiscusso male dell’attività economica e del benessere.
Con “politica di conservazione dei prezzi” credo si intendano prezzi bloccati per legge e contingentamenti. Non sei certo il primo ad averlo pensato, ma empiricamente sappiamo che cercare di interferire dall’alto sull’equilibrio di mercato dei prezzi, normalmente finisce male.
L’incontro di domanda ed offerta è un sistema estremamente semplice ed efficace per l’impostazione dei prezzi, lo si dovrebbe stuzzicare solo in casi di assoluta necessità e per situazioni marginali.
Prezzi bloccati dallo stato significa sostanzialmente andare incontro a diverse immediate conseguenze. Il prezzo di un bene non è limitato al denaro, se questo è scarso ed ha un prezzo inferiore a quello che i compratori sono disposti a spendere per averlo, quel bene verrà pagato in termini di tempo, tempo in coda per la precisione nel migliore dei casi.
Al fine di ridurre questo fattore, si è costretti a passare a contingentamenti, il che vuol dire in parole povere, che chi prima arriva non può acquistare più di un certo numero di prodotti per evitare un esaurimento prematuro. I contingentamenti danno luogo al mercato nero, infatti c’è comunque chi vorrebbe avere accesso ad una quantità maggiore di beni di quanto lo stato dica sia sufficiente o non ha disponibilità in termini di tempo per accedervi, ed è disposto a pagare di più per questo in termini monetari, tecnicamente il prezzo di mercato.
Nel momento in cui un mercato nero inizia a funzionare, il mercato regolamentato se la vede male, in quanto il mercato nero è preferito da tutti gli operatori.
Prezzi controllati significa anche che qualcuno è costretto a produrre sottocosto, o che lo stato è disposto a ripianare le perdite delle attività economiche, cosa estremamente controproducente per le finanze pubbliche e per gli incentivi alla produzione, infatti se lo stato non rimborsa abbastanza si andrà incontro ad una sottoproduzione, se troppo ad una sovraproduzione, mentre risorse devono essere costantemente drenate da altre attività del paese riducendo gli incentivi a parteciparvi.
Se qualcuno è convinto che sia possibile controllare tutto questo, deve essere cosciente che l’Unione Sovietica, il paese con il più formidabile servizio segreto della storia, non vi è riuscito, nonostante controlli ferrei e milioni di morti sul percorso.
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La moneta non va battuta per ripagare debiti esteri perché sennò i creditori rivenderebbero allo scoperto la moneta che inonderebbe il mercato. E si riproduce il fenomeno Weimar.
La moneta va battuta per raggiungere lo scopo della piena occupazione.
È il lavoro della gente che produce ricchezza tangibile che rende una moneta credibile, perché la copre con gli asset prodotti, beni, servizi ecc.
Poi bisogna capire cosa è debito.
Perché un deficit dello Stato verso i propri cittadini non è un debito, ma lo Stato funziona così, lui ha un deficit e i suoi cittadini hanno ricchezza al netto.
Per cui il debito verso i cittadini va rinominato in Ricchezza al netto del settore privato.
È un’idiozia che lo Stato debba pareggiare un bilancio, perché NON deve agire come azienda o famiglia virtuosa, lo Stato deve avere la sua banca centrale e vi può ricorrere tutte le volte che serve, azienda e famiglia non hanno la rotativa in cantina con la quale si stampano i soldi.
Riguardo all’attuale situazione italiana l’aggregato M0 ossia tutta la moneta circolante in banconote ed elettronica al netto delle monete matalliche (che sono una quantità trascurabile), sono solo €1680 miliardi, a fronte di debiti pubblico+privato di €3200 miliardi.
Per cui bisogna battere moneta almeno in misura sufficiente ad eguagliare queste variabili.
Inoltre anche la voce Wikipedia relativa all’inflazione dice chiaramente che questa inizia quando la moneta circolante supera la quantità di beni che ci si possono acquistare.
Con l’enorme abbondanza di beni nei negozi, ce ne vorrà di tempo prima di avere inflazione…
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Sarebbe sicuramente un errore, perché battere moneta aumenta il debito dello stato invece di diminuirlo.
La banca centrale non può battere moneta quando vuole. Può farlo solo a seguito dell’emissione di titoli di debito da parte dello stato e solo dopo che questi titoli sono passati attraverso le mani di un privato (banche, cittadini, aziende, etc).
Ecco cosa succede:
Lo stato emette titoli di debito (BOT, CCT, etc) e li offre ai privati
I privati acquistano il debito, dando i soldi allo stato
Se i privati vendono i i titoli che hanno acquistato dallo stato, la banca centrale può decidere di intervenire comprandoli e così facendo crea nuova moneta e aumenta quindi il circolante.
Lo stato poi recupererà la valuta per pagare i debiti in scadenza attraverso le tasse.
E’ spiegato qui: Moneta - Wikipedia
Siccome i titoli di debito generano un interesse passivo per lo stato, ogni volta che si batte moneta si aumenta il debito, quindi non ha senso pensare di abbattere il debito creando più denaro.
Esiste un solo modo per diminuire il debito pubblico senza diminuire troppo il circolante di uno stato: ricomprarlo in valuta estera ottenuta tramite le esportazioni.
Questo però non abbassa il debito a livello globale, perché lo stato importatore dovrà a sua volta battere nuova moneta per compensare quella uscita durante l’acquisto delle merci importate e quindi aumenterà il proprio debito pubblico.
Ecco perché praticamente tutti i paesi del mondo hanno il debito pubblico: Stati per debito pubblico
Ci sono solo 5 notabili eccezioni, ma sono tutti stati che vivono esclusivamente di esportazioni o turismo e che quindi hanno continue e massicce entrate di valuta estera. L’elenco aggiornato al 2014 è qui: I paesi che non hanno debito
L’inflazione però ha effetto sul debito pubblico. Siccome il debito pubblico è normalmente denominato nella valuta dello stato che lo ha emesso, se l’inflazione aumenta serve meno valuta estera per ricomprarselo.
Quindi, se non è esagerata e se il paese ha una bilancia delle esportazioni in attivo, l’inflazione abbassa il valore del debito pubblico. Se però l’inflazione diventa troppo alta, lo stato rischia comunque il default.
Esiste infatti un’altra variabile ancora più importante per valutare il debito pubblico, che è la fiducia. Dato che i certificati di debito devono essere comprati dai privati, è importante che questi privati abbiano fiducia nella capacità dello stato di restituirgli gli interessi, altrimenti non comprano.
Se i privati non comprano, lo stato dovrà alzare gli interessi del debito che emette per invogliarne l’acquisto (da qui si origina lo Spread, che è il differenziale di costo tra i certificati di debito di uno stato e quelli di un altro stato di riferimento) e la banca centrale dovrà necessariamente emettere moneta per ricomprarli ed aumentare il circolante, altrimenti il gettito della tassazione non sarà più sufficiente per pagare i titoli a scadenza. Si creerà quindi molta valuta e perciò molta inflazione. Ma una inflazione troppo alta diminuisce la fiducia.
Si creerebbe così un circolo vizioso e ci sarebbe il rischio che le cose si mettano molto male, come è successo in passato in Argentina e come sta succedendo ora in Venezuela.
Nella immagine successiva, si può vedere l’andamento del debito pubblico in Italia dal 1861. Come si può notare, l’unica riduzione significativa del debito c’è stata al termine della seconda guerra mondiale.
C’è una unica eccezione a tutto questo ragionamento, che sono le monete commemorative.
Le monete commemorative possono essere coniate direttamente dalla zecca dello stato senza passare attraverso l’emissione di debito.
Teoricamente quindi uno stato potrebbe emettere una unica moneta commemorativa del valore dell’intero debito pubblico, conservarla nei caveau della propria banca centrale ed affermare che il debito pubblico è interamente garantito da quella moneta.
Contabilmente funzionerebbe, ma ovviamente sarebbe solo un trucco contabile e sicuramente non servirebbe ad aumentare il livello di fiducia dei mercati in quello stato
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Non riesco a capire come può uno stato battere tutta la moneta che vuole e poi stare bene : Perché questo miracolo non lo diciamo al Venezuela ? C’è la Crisi in Venezuela allora è facile mettere sul mercato tanta ma tanta moneta( le monete di carta non costano nulla ) ; Dimmi perchè non si fa questo ? Eppure è facile far funzionare tutte le tipografie di Italia e distribuire magari 10 miliardi di Lire ( la nuova moneta dopo l’uscita dall'euro ) a persona . Ti vuoi prenotare ? Quanti soldi di servono ? Io ho scherzato la tipografia sotto casa mia ti può regalare anche 100 miliardi di lire ( mi dispiace ma gli euro non li stampa perchè i tedeschi non vogliono ) . Tu chiedi e avrai tutte le monete stampate ( o meglio tutte le lire ) che vuoi . Peccato che prima dell’euro con le lire non si stampavano tutte le monete necessarie se si stampavano molte banconote allora l’inflazione si mangiava e rendeva nulla il valore delle lire . A proposito in Turchia Erdogan ha molti problemi per mancanza di soldi . La Turchia può stampare tutti i soldi che vuole ma non lo fa erché? Forse I turchi non lo sanno che possono fare tutti i debiti che vogliono e poi fanno una banconota da 100 miliardi di lire turche e Voilà ….il debito turco scompare . Penso che i turchi non conoscono questi miracoli ..cosa facciamo lo fai sapere tu ai turchi oppure devo scrivere io a Erdgan ?
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Semplicemente perché stampando moneta in maniera eccessiva come conseguenza non avviene solo l’azzeramento del Debito, fosse così facile mi viene difficile credere che qualcuno non lo abbia già fatto. Ma stampando moneta si genera un loop che comprende inflazione, e periodo di crisi e falsamento dei prezzi. Aumentano i prezzi non le quantità a disposizioni dei beni. L’intervento dello stato è politica è politica oramai equivale ad un aumento di danni.
Il valore della moneta viene spezzettato è ridotto inoltre viene aumentata della liquidità che rimane in deposito stagnante e anzi il debito viene aumentato proprio da queste politiche inflazionistiche, come il quantitative easing. Così come la mossa chiamata helicopter money cioè dare i soldi direttamente nei conti corrente a imprese e famiglie senza passare per le banche mandando un messaggio rischioso. Agganciandosi a questo si è proposto di non passare per le banche per la creazione di moneta ma attraverso lo stato per non creare denaro come detto prima dal nulla e innescando meccanismi di debito.
Ci sono opinioni contrastanti ma una immissione esagerata sarebbe come gonfiare una bolla e prima o poi la bolla scoppia. Bisognerebbe vedere come introdurre il giusto quantitativo senza scatenare una crisi e instillando fiducia. Si vedrà cosa succederà a fine del mandato Draghi ma sarà un periodo molto delicato di transizione.
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Perché il debito di uno stato è un anticipo sulle tasse future per la maggior parte. Le tasse sono ricchezza e stampare moneta non crea ricchezza, solo il lavoro crea ricchezza (mi sono lasciato prendere la mano…).
Facciamo un esempio. Io guadagno/spendo 100 e sono uno stato A. Tu guadagni/spendi 102 e sei uno stato B. Abbiamo 100 monetine a testa. Ogni monetina rappresenta una parte della nostra economia.
Io sono insoddisfatto della mia condizione e faccio debito per poter spendere quanto te. Guadagno 100 e spendo 102. Lo faccio per 10 anni. Adesso ho un debito di 20.
Lo ripago stampando moneta! Adesso ho 120 monetine in giro, ma la mia economia sempre cento produce. Quindi ora che ci facciamo con ste 120 monetine? Ai miei occhi cambia poco, ho sempre 100, solo che ora si legge 120. Detto meglio, in termini reali quello che compravo ieri, lo compro anche oggi, solo che costa di più. Ma anche il mio stipendio vale di più. Agli occhi di B pure. La mia moneta ha perso il 20% ed il mio 120 per lui vale sempre 100 in valuta di B.
Fin qui tutto bene, giusto? Poi però c’è il fatto che chi mi ha prestato i soldi non sarà molto contento che gli renda il 20% in meno. Quindi mi chiederà interessi più alti per compensare. E qui iniziano i dolori. Perché se ora devi pagare 20 monetine di interessi, la tua ricchezza netta non è più 100, ma 80. Ovvero hai fatto viver bene le generazioni passate a danno di quelle presenti.
Giustamente dici, perché non blocchiamo l’inflazione? Come ti hanno già risposto, i prezzi li decidono le persone in base alla scarsità delle risorse. Puoi dire che tutti hanno diritto ad una Ferrari, ma se di Ferrari non ce ne sono per tutti e tutti le vogliono, la gente baratterà una casa per una Ferrari. Quindi imporre i prezzi è patetico e ridicolo. Mettere quote un filino meglio, ma stai comunque creando un mercato (i tassisti lo sanno bene).
Lo puoi fare in maniera molto filantropico come si faceva nel XX secolo. In Italia la soluzione fu: si lavora di più e si paga la gente di meno, ma introduciamo un po’ di stato sociale. Un po’ di nutriente olio di ricino a chi dissente. In Russia idem, ma deportiamo anche qua e là che il corroborante fresco siberiano è un toccasana contro la calura moscovita estiva.
Anche perché ti ricordi che sopra dicevo che ad A cambia poco perché stipendio e beni sono tutti rivalutati? Non é più così. Adesso i beni costano 120 ed io guadagno 100, di cui 20 li spendo in interessi. Dopo il freddo siberiano, ora sento il calore tropicale del Venezuela.
In sostanza, salvo imporre grandi sofferenze alla popolazione, se stampi moneta per ripagare il debito fai solo danni.
Eccetto… eccetto il caso di uno stato molto autonomo e che ha avanzi primari. Che vuol dire? Vuol dire uno stato che non ha scambi commerciali coll’estero (né materie prime né prodotti finiti) e che quindi se ne frega del cambio e non avendo bisogno di soldi dall’estero per coprire le spese ordinarie se ne frega pure dei tassi di interesse reali. Cioè uno che si è indebitato tanto ma che allo stato attuale non ne avrebbe più bisogno. Storicamente l’unione sovietica e la sua “Unione doganale” è la cosa che più si è avvicinata a questo. Ma anche loro, durante le carestie andavano sul mercato estero a vender petrolio per comprar grano. Come sistema non riuscì a mantenere la produttività necessaria a creare abbastanza ricchezza da distribuirne ed alla fine, si sciolse. Però durò comunque 70 anni con alti e bassi.
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Semplicemente perché non funziona e nan ha mai funzionato. Da quando la moneta è più legata all’oro è legata alla fiducia di chi presta i soldi allo Stato comprando titoli… se non c’è fiducia (che può derivare da buona amministrazione, potenza militare, materie prime o altro) ti puoi inventare tutto quello che vuoi ma anche stampando moneta non riesci a pagare il debito, a meno di non aver più bisogno di fare nuovo debito, allora sei libero di pagare il vecchio con carta straccia, consapevole che nessuno ti farà nuovi prestiti o lo farà a condizioni molto onerose…
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Perché per uno Stato sarebbe un errore battere ulteriore moneta al fine di azzerare il proprio debito, includendo una politica di conservazione dei prezzi per non creare inflazione?
Lo Stato non può battere la moneta. Semmai è la banca centrale.
Il fine di azzerare il debito pubblico è fine inutile.
Un debito di uno è un credito di un altro. Se vuoi puoi fallire e non pagare i tuoi creditori, poi auguri a cercare di finanziare nuovo debito, che irrimediabilmente sarà necessario, perchè non hai messo a posto i conti.
La politica di “conservazione dei prezzi” non esiste per niente, basta vedere negli ultimi mesi quanto valgono il peso argentino o la lira turca.
L’economia è questa qui, non ci si possono inventare soluzioni. Se funzionassero, ci avrebbero già provato, no?
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Perché puoi moltiplicare i soldi a volontà, ma non puoi moltiplicare la roba da comprare. I prezzi fissi servirebbero solo a creare un florido mercato nero.
La trovata geniale della MMT (modern monetary theory) di stampare soldi a volontà e alzare i tassi in caso di inflazione funzionerebbe per un po', ma a parte che deprimerebbe l'economia reale, oltre un certo limite i tassi diventerebbero una barzelletta. Nessuno prenderebbe più a prestito e smetterebbero di avere effetto, e l'inflazione a quel punto esploderebbe. IMHO.
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