Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

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Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 7:58 pm

Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 7:59 pm

Le assurdità dei dementi europei sulla questione dei dazi americani, quando i dazi europei superano quelli americani

Per anni e anni i paesi hanno approfittato degli Stati Uniti per il commercio.
https://www.facebook.com/pietro.rinelli ... 9535263964

Di Gabriele Sartori:

https://www.facebook.com/DonaldTrump/vi ... 6374015725

Bravo Trump, la pura verità. Ogni fine settimana centinaia di migliaia di Canadesi prendono la loro automobile e vengono in USA a fare compere. Perche`? Non perche` siamo piu` bravi a fare le cose, il latte canadese per esempio e` ottimo ma perche` il sistema capitalista e` piu` efficiente e le cose da noi in USA costano molto meno. Per evitare di essere invasi dai prodotti caseari americani il Canada ha messo dazi fino al 270%. Quando i canadesi arrivano durante il weekend possono comprare fino a 400$ di merci senza pagare dazio al rientro ma lo fanno ogni weekend per cui ci sono famiglie in canada che vivono leteralmente facendo la spesa in US. 1 l dilatte da noi costa meno di 3$ al gallone che e` di circa 3.6 litri. Si tratta quindi di 60-70 centesimi di euro al litro ed è così per moltre altre cose. L'inefficienza del socialismo è pazzesca, non è questa o quella gabella ma l'insieme di tutte le gabelle che portano un sistema a non funzionare piu`.
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Infatti lui non VUOLE i dazi, bensì sostiene di toglierli tutti e per costringere chi si è approfittato fin'ora l'unica arma è di applicare dazi a chi li applica ai prodotti USA, non c'è bisogno di essere Einstein per comprendere. Se ogni tanto qualcuno ascoltasse ciò che realmente dice e da decenni.


Ipocrisia. Poi dicono che uno ce l'ha con gli euroburocrati...

https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 8250141192

Scrive Gabriele Sartori:
"Se un'auto Europea viene importata in USA paga il 2.5% di dazio. Se un auto USA viene importata in Europa paga il 10% di dazio. Un pickup USA ben il 22% di dazio. La vogliamo smettere di raccontare fake news su Trump? Il protezionismo lo sta facendo l'Europa e la cosa deve FINIRE."
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:02 pm

I due giornalisti economisti del Sole 24 Ore

Sebastiano Barisoni e Oscar Giannino, nelle loro rubriche radiofoniche,
sui dazi e su molte altre cose della casta economica e finanziaria italiana ed europea legata a confindustria sono dei falsari, degli emeriti bugiardi.

Sui dazi si sono scagliati sempre contro Trump demonizzandolo, senza mai raccontarci la verità che gli USA per esportare nel mondo pagano dazi elevatissimi, anche in Europa e in Cina, mentre l'Euroa e la Cina pagano dazi minimi, bassissimi per esportare negli USA e che giustamente gli americani si sono stufati.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:03 pm

I dazi imposti dalla Cina

La Cina pronta a dimezzare i dazi sull’import di auto dall’attuale 25%
Rita Fatiguso
2018-04-26

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AE7qkweE

Che l'idea di ridurre sensibilmente i dazi all'import sulle auto di fabbricazione estera ci fosse, non c'è dubbio: l'annuncio è stato dato dal presidente Xi Jinping in persona al Boao Forum for Asia come piatto forte dell'opening cinese. Ma il quantum, finora, era rimasto indefinito rispetto alla quota, altissima, del 25 per cento sulle auto prodotte all'estero. Lo State Council – ovvero, il Governo cinese - sta considerando, invece, di tagliare di circa la metà i dazi all'import sulle autovetture come parte del maxi-piano di Pechino per aprire ulteriormente il mercato automobilistico agli stranieri e favorire i consumi interni.
Cina, Xi Jinping annuncia riduzione di dazi sull’import di auto

L'anticipazione è dell'agenzia Bloomberg News, che riferisce di un piano di imminente annuncio – piano prevedibile, proprio in questi giorni è in corso l'importante Salone dell'auto a Pechino - per ridurre l'imposta sulle auto importate al 10 percento o al 15 percento dall'attuale 25 per cento.

Il provvedimento sarebbe un plus rispetto a quanto deciso dalla Cina sul fronte dell'apertura in un arco di tempo determinato della compagine societaria per le joint venture sull'auto. Un'importante riduzione delle tariffe potrebbe spingere le vendite delle case automobilistiche estere, in particolare i marchi di auto di lusso; potrebbe far aumentare le importazioni di automobili realizzate all'estero nel mercato cinese, aumentandone la competitività e aiutando a ridurre la differenza di prezzo sui concorrenti locali.
La Cina toglierà i limiti alle quote estere nell’auto (e non solo). Pil in crescita del 6,8%

L'alta tariffa - contro un 2,5% di prelievo negli Stati Uniti - è stata al centro delle polemiche con l'amministrazione degli Stati Uniti. Donald Trump, presidente Usa, l'ha presa ad esempio della politica cinese. In ogni caso, un altro tassello dell'opening cinese su un mercato, quello delle auto, che è il più grande al mondo, sta per andare a posto, in un momento cruciale, con l'imminente arrivo a Pechino del segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, per riattivare i negoziati economici tra Cina e Stati Uniti.

Quanto potrebbe valere un dimezzamento dei dazi attualmente in vigore? Ci sarebbero contraccolpi per Pechino? Intanto, una diminuzione drastica del 5% - considerata in precedenza del tutto improbabile - farebbe perdere circa un quinto dei profitti dell'industria nazionale. Questo, in effetti, è un effetto collaterale non da poco, visto che la Cina ha un mercato molto poco competitivo alla ricerca di qualità.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:03 pm

Dazi nel mondo - Non solo Cina: ecco tutti i Paesi che impongono dazi alle importazioni
Micaela Cappellini
2016-09-09

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa- ... d=ADIXrtHB

Il G20 di Hangzhou ha rilanciato il tema dell’overcapacity dell’acciaio cinese e, per estensione, del protezionismo commerciale nel mondo. Contro le barre d’acciaio rinforzate cinesi a fine luglio si era già mossa anche Bruxelles, che ha colpito Pechino con dazi antidumping compresi fra il 18,4 e il 22,5 per cento. Il Doha Round è morto e sepolto, il commercio internazionale langue, gli accordi di libero scambio regionali hanno perso slancio o rischiano di non andare mai in porto, come il Ttip tra Europa e Stati Uniti. Il protezionismo insomma è in ripresa.

La Ue non è l’unica a utilizzare l’arma della barriera commerciale. Il centro studi Global Trade Alert ha recentemente calcolato che da gennaio a oggi nel mondo sono stati introdotti ben 340 nuovi dazi. Dal 2009, invece, le misure protezionistiche che hanno visto la luce sono oltre 4mila: per ogni misura che incentiva il libero scambio, ne vengono varate dieci che lo rendono più difficoltoso.

LA TOP 20 DEI PAESI PIÙ PROTEZIONISTI
I dazi medi imposti da ciascun Paese calcolati sulla totalità delle categorie merceologiche esportate. In percentuale

35,121,220,918,818,218,118,018,017,716,816,516,315,414,914,114,113,913,613,513,55,3
BahamasGibutiCamerunRep. CentroafricanaGabonSiriaComoreGambiaBangladeshBrasileUnione Europea
010203040

Ma quali sono, nel mondo, i Paesi dove i dazi sono più elevati? Se prendiamo come indicatore la media calcolata su tutte le categorie merceologiche, il Paese dove costa di più esportare sono le Bahamas: nel paradiso fiscale caraibico in media si pagano dazi del 35%, che nel caso del cotone arrivano fino al 45%. Secondo, per potenza di fuoco difensiva, è il Sudan, che in media applica dazi del 21% sulle importazioni.

Il made in Italy salvato dai dazi

In generale, il database della Wto ci dice che tra i primi venti Paesi al mondo con il grilletto facile sulle barriere doganali, tredici sono africani. Come l’Algeria, che impone dazi intorno al 20% per i prodotti chimici e petroliferi ma sfiora il 30% per la maggior parte di quelli alimentari. O come l’Egitto, che alza barriere del 28% per l’abbigliamento, mentre per le bevande alcoliche raggiunge addirittura un rincaro dell’800 per cento.

Gli altri rappresentanti di spicco, in questa Top 20, sono naturalmente i grandi mercati sudamericani, l’Argentina e il Brasile. Quest’ultimo mostra una media nazionale dei dazi a quota 13,5% - a fronte ad esempio di una media Ue del 5,3% - con una serie di picchi al rialzo: del 35% sull’abbigliamento, del 25% sul resto del tessile e del 16% sugli articoli in pelle, con buona pace degli esportatori italiani che da anni se ne lamentano.

I DAZI NELL’AGRICOLTURA
Primi dieci paesi al mondo con i dazi più alti. In percentuale

60,652,751,242,236,133,431,330,327,424,712,2EgittoCorea del SudNorvegiaTurchiaSvizzeraIndiaThailandiaSudanMaroccoTunisiaUnione Europea020406080

Se invece prendiamo le macrocategorie ad una ad una, la più tartassata nel mondo è quella dei prodotti agroalimentari e, al suo interno, il sottogruppo dei latticini, dove i dazi possono far anche triplicare il prezzo di un bene esportato. Nel caso del Canada, ad esempio, i dazi sui latticini sfiorano il 250%: un’anomalia, se si considera che la media nazionale è del 4,1%, più bassa di quella della Ue. A difesa della produzione di latte e formaggi nazionali si accaniscono anche la Svizzera (148%), la Norvegia (133%), il Giappone (78%), mentre l’Unione europea - come è noto, in fatto di politiche commerciali e dazi i suoi membri si muovono come un unico attore poiché non esiste autonomia nazionale in materia - si classifica comunque fra i venti Paesi più protezionisti, con dazi sui latticini intorno al 42%.

I DAZI SULLE MATERIE PRIME
Primi dieci paesi al mondo con i dazi più alti. In percentuale

39,823,822,217,017,017,017,017,016,916,41,9BahamasGibutiSudanCamerunRep. CentroafricanaCiadRep. del CongoGabonComoreAlgeriaUnione Europea01020304050

Anche le barriere a protezione del settore dell’abbigliamento possono arrivare ad essere piuttosto alte: nei sette Paesi africani che occupano i primi sette posti della classifica dei più protezionisti per questo comparto il tetto supera il 40%; subito dopo si collocano Bolivia e Brasile, appunto, con dazi sopra il 35%. Il settore dei metalli e dei minerali invece, che pure è sotto i riflettori per l’overcapacity cinese e le misure antidumping della Ue, non è tra i più colpiti: se si escludono le esose Bahamas, anche i Paesi della Top ten del protezionismo non superano quota 20%.

E la Ue, nel suo complesso? Secondo la Wto, il dazio medio applicato dai Paesi dell’Unione (del 5,3%) è comunque superiore al 3,5% degli Stati Uniti, al 4,2% del Giappone, al 4,1% del Canada e al 2,7% dell’Australia. Per trovare medie più alte di quella europea, insomma, bisogna guardare ai Paesi emergenti.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:04 pm

I dazi imposti dall'Europa


L’Europa usa i dazi? - La Stampa
paolo magliocco

http://www.lastampa.it/2018/03/22/cultu ... agina.html

Alla fine di questa settimana entreranno in vigore i dazi su acciaio e alluminio decisi dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che renderanno più costoso esportare questi prodotti verso gli Usa da parte dei produttori europei e della maggior parte dei Paesi del mondo.

Dazio significa infatti che al momento in cui si varca la frontiera bisogna pagare una cifra al Paese in cui si entra e questa cifra o viene aggiunta al prezzo finale o incide sul guadagno.

Anche l’Unione europea ha un sistema di dazi e tariffe sulle importazioni e chiunque in Italia acquisti una merce da un Paese che non fa parte dell’Ue deve pagare queste percentuali. Vale anche per gli acquisti effettuati via internet.

È un sistema molto complesso. I dazi possono essere calcolati sul valore, sul peso o sul volume dei beni e possono variare anche in base ad altre caratteristiche, come il tasso alcolico delle bevande. I dazi sono diversi non solo in base alle merci, ma anche in base ai Paesi dai quali provengono: beni importati da uno stesso Paese vengono tassati in modo diverso a seconda di quale prodotto si tratta; e lo stesso bene può essere tassato in modo diverso a seconda del Paese dal quale proviene.

Alcuni Paesi godono di accordi privilegiati con la Ue, per tutti o per alcuni beni.

Un regolamento di oltre 500 pagine elenca tutti i beni e le tariffe applicate. Ma è possibile conoscere dazi e tariffe anche attraverso il sito dell’Unione europea, grazie a una pagina nella quale si possono indicare il bene e il Paese da cui si vuole comprare (o nel quale si vuole vendere) per ottenere le informazioni di base.

L’Unione europa rivede questi dazi in base ai rapporti che stabilisce con le diverse nazioni. Nell’ottobre dello scorso anno, per esempio, ha rivisto i dazi proprio sulle importazioni di acciaio e proprio per proteggere le imprese europee. L’Ue ha dichiarato di volersi difendere dalla pratica delle vendite sottocosto (il cosiddetto dumping) da parte di alcuni Paesi, considerate un comportamento scorretto, imponendo tariffe maggiori in questi casi.

Il 16 febbraio scorso è stato invece pubblicato un «Regolamento che istituisce dazi doganali supplementari sulle importazioni di determinati prodotti originari degli Stati Uniti d’America» . Il regolamento ha introdotto un dazio all’importazione per quattro prodotti originari dagli Stati Uniti: mais dolce, montature per occhiali di metallo, gru mobili e pantaloni jeans. Dall’otto marzo questi quattro prodotti pagano un «dazio supplettivo» del 4,3 %, in aggiunta al dazio doganale già in vigore, se arrivano dagli Usa.



Dazi, Trump rilancia: "Giù orribili barriere dell'Unione Europea o tassiamo le auto"
11 marzo 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... to/4218022

Trump tira dritto sui dazi. Né l’appello di Cecilia Malmstroem, nemmeno il pressing del Giappone, neanche la telefonata con Emmanuel Macron, fanno ricredere il presidente degli Stati Uniti sul neo-protezionismo. Anzi, dopo la giornata di incontri a Bruxelles tra Usa, Unione Europea e Giappone, l’inquilino della Casa Bianca rilancia e minaccia di tassare le auto europee ed altri prodotti se i Paesi Ue non abbasseranno le loro barriere e tariffe.

“L’Unione europea, Paesi meravigliosi che trattano gli Usa molto male sul commercio, si stanno lamentando delle tariffe su acciaio e alluminio. Se lasciano cadere le loro orribili barriere e tariffe su prodotti Usa in entrata, anche noi lasceremo cadere le nostre. Grande deficit. Altrimenti tassiamo le auto, etc. Giusto!”, ha twittato il presidente Usa nella tarda serata di sabato.

Il monito arriva nel primo giorno di negoziati per l’esenzione dai dazi americani su acciaio e alluminio: l’approccio iniziale non è servito per ora a chiarire le prospettive per superare una eventuale guerra commerciale. La commissaria Ue al commercio, Cecilia Malmstroem, al termine del faccia a faccia con il ministro giapponese Hiroshige Seko e il rappresentante Usa al commercio, Robert Lighthizer, ha spiegato di aver “avuto un confronto franco” su un problema definito “serio” e sottolineato che “non c’è ancora alcuna chiarezza sull’esatta procedura Usa per l’esenzione”.

E a nulla è servito anche il colloquio telefonico tra la Casa Bianca e l’Eliseo. I due hanno discusso di “modi alternativi per affrontare le preoccupazione degli Usa”, ma in ogni caso il presidente degli Stati Uniti ha sottolineato che “la sua decisione è necessaria e appropriata per proteggere la sicurezza nazionale“. Dopo poche ore, il rilancio. Dall’acciaio alle auto, in vista delle elezioni di midterm in programma a novembre, il tycoon non ferma la sua corsa.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:04 pm

Tutti i dazi della Cina: così il Dragone si mangia la Ue
Marco Cobianchi
Dom, 28/01/2018

http://www.ilgiornale.it/news/tutti-i-d ... 87623.html

L'Unione europea attacca Trump anche se il protezionismo è partito nell'era Obama Intanto la bilancia commerciale italiana finisce in rosso di 15 miliardi all'anno

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, in realtà, non è iniziata. Per il semplice fatto che non è mai finita.

La decisione del presidente americano Donald Trump di imporre dazi a lavatrici e pannelli solari provenienti dalla Cina è solo l'ultima battaglia, e nemmeno la più cruenta, di un conflitto decennale. Per questo è curioso che solo adesso si sentano i leader europei gridare allarmati denunciando il rischio di una «guerra commerciale». Incomprensibile.

Poco più di un anno fa, infatti, l'Unione europea, praticamente all'unanimità, ha rigettato la richiesta della Cina di essere riconosciuta come «Paese a economia di mercato» e, adeguandosi alla posizione della Casa Bianca (occupata da Obama, non da Trump), l'ha dichiarata «Paese a economia non di mercato». Questo consente ai Paesi aderenti al Wto (l'Organizzazione mondiale per commercio) di imporre dazi ai prodotti provenienti dal Paese orientale, così come da ogni altro prodotto proveniente da economie «non di mercato». Legalmente, perciò, la ragione è dalla parte di Trump. Gli allarmi per il «protezionismo» e l'«isolazionismo» dell'America sono, insomma, chiacchiere. Anche perché l'«America prima di Trump» ha imposto qualcosa come 112 dazi contro le merci cinesi mentre la Cina ha in vigore appena 19 dazi contro le merci americane. Trump, in pratica, sta continuando ciò che altri hanno iniziato prima di lui, Obama compreso.

L'Unione europea ha, invece, un comportamento schizofrenico (oltre che masochista). Da una parte ha dichiarato la Cina Paese a «economia non di mercato», dall'altra critica Trump se minaccia di mettere dazi, dall'altra ancora, continua a mettere la Cina sul banco degli imputati per pratiche commerciali scorrette. Attualmente, secondo i dati elaborati dal sito di data journalism Truenumbers.it, la Ue ha in piedi 20 procedimenti contro Pechino su un totale di 30. Sarà per questo che Pechino è ricorsa, molto istericamente, alla Wto denunciando la decisione della Ue di un anno fa.

Tra le pratiche scorrette che si imputano a Pechino c'è anche quella dei dazi non solo all'import ma, soprattutto, all'export. Funziona così: se un'azienda cinese intende vendere all'estero i propri prodotti lo può fare solo se non mette a rischio il raggiungimento dei target dei piani quinquennali stabiliti dal governo centrale. In caso contrario il governo impone dazi su quelle merci per renderle poco competitive all'estero e convincere i produttori a venderle all'interno. Questo vale soprattutto per i beni di prima necessità, mentre per gli altri prodotti l'export è molto incentivato: il 90% di tutti i cellulari venduti nel mondo sono costruiti o assemblati in Cina, così come l'80% dei computer e dei condizionatori. Bastano questi numeri per dare una pallida idea della potenza industriale e commerciale di Pechino: una potenza tale da mandare in rosso per 175 miliardi di euro la bilancia commerciale europea nel 2016 e per quasi 15 quella italiana nel 2017.

Ma oltre a pratiche commerciali scorrette, oltre al quasi-monopolio mondiale in alcuni settori industriali, la Cina è anche una straordinaria potenza finanziaria. Dal 2000 al 2016, ad esempio, sono stati investiti in Europa 110 miliardi di euro e a beneficiarne sono stati un po' tutti, Italia compresa: negli ultimi 7 anni sono stati investiti in Italia 10 miliardi di euro e, alla fine del 2016, oltre 450 società italiane avevano tra i soci capitali cinesi: da grandi realtà industriali alle squadre di calcio.

Ma una quota significativa degli investimenti cinesi in Europa è andata anche ai paesi dell'Est. In Ungheria le imprese cinesi hanno investito quasi 2 miliardi; 742 milioni in Romania e poco meno di mezzo miliardo in Polonia. Gran parte degli investimenti nell'Est sono serviti a rendere più efficienti le infrastrutture locali, come le tratte ferroviarie che attraversano i Balcani. Motivo? Così il made in China, che arriva in Grecia via mare, potrà arrivare sui mercati dei Paesi dell'Europa occidentale più in fretta e a minor costo.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:05 pm

Ecco un'altro falsario anti Trump

???
Trump, i dazi sulle importazioni non proteggono i lavoratori. "E alle famiglie Usa costeranno oltre 30mila dollari in 5 anni"
di Felice Meoli
15 febbraio 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... ni/3358713


Un rapporto della National foundation for american policy evidenzia che, se le tariffe saranno estese a tutti i partner commerciali, i nuclei più poveri avranno un impatto compreso tra il 18 e il 53% del loro reddito. Inoltre studiando i settori già protetti, come quello degli pneumatici, si vede che rendere più cari i prodotti importati non argina la perdita di posti: bisogna tener conto anche di quelli persi nel retail

Negli ultimi 35 anni gli Stati Uniti hanno imposto tariffe doganali praticamente su qualunque cosa: elettronica, acciaio, automobili, pannelli solari, abbigliamento. E uno studio del Centre for economic policy research mostra come dal novembre 2008 al settembre 2016 gli Stati Uniti siano stati di gran lunga il primo Paese del G20 per restrizioni al commercio internazionale, con oltre 1.000 provvedimenti nel complesso, distanziando al secondo posto di questa speciale classifica India e Russia, ferme al di sotto dei 600 provvedimenti. Non è dunque del tutto una novità la politica protezionistica invocata da Donald Trump. La proposta del neo presidente appare però dirompente perché interrompe la politica delle imposizioni mirate per inseguire un quasi inedito isolazionismo commerciale, che tuttavia non trova sostegno negli studi di numerosi think tank internazionali e soprattutto nell’esperienza americana degli ultimi anni. In particolare per quanto riguarda gli effetti sui lavoratori e sui consumatori: quel che emerge, infatti, è che i dazi non salvano posti e fanno spendere di più alle famiglie.

Secondo un report prodotto dalla National foundation for american policy, peraltro, la nuova strategia commerciale Usa andrebbe a gravare soprattutto sulla popolazione più povera. La fondazione calcola che dazi del 45% sulle importazioni da Cina e Giappone e del 35% sulle importazioni dal Messico costerebbero alle famiglie americane dell’ultimo decile per reddito fino al 18% del loro salario medio, vale a dire 4.670 dollari in cinque anni. “I dazi di Trump non proteggeranno i lavoratori americani dalle importazioni fino a quando non saranno estesi a tutti i Paesi, ma così avranno un effetto ancora più devastante, costando a una media famiglia americana 30.560 dollari in cinque anni”, ha dichiarato Stuart Anderson, che guida il think tank basato ad Arlington. “Le famiglie a minor reddito avranno un impatto compreso tra il 18 e il 53% del loro reddito e prezzi più alti, che non è proprio il modo migliore per far tornare grande l’America” come vuole lo slogan di Trump.

Perché i dazi saranno inefficaci? Il report analizza trenta casi di imposizione doganale Usa degli ultimi 15 anni su diversi beni e stima che nel computo aggregato le importazioni di tali beni sono cresciute del 25% nell’anno successivo all’imposizione, evidenziando come i dazi non avessero avuto alcun impatto sulle importazioni Usa e invece aggravato la condizione economica del Paese. È quanto è accaduto, per esempio, nel settembre del 2009, quando Barack Obama, per “porre rimedio all’evidente disgregazione della industria degli pneumatici Usa” determinata dai prodotti a minor costo provenienti dalla Cina, avanzò una pesante imposizione doganale nei confronti di Pechino: 35% il primo anno, 30% il secondo e 25% il terzo anno. Dietro la mossa dell’amministrazione Usa c’era la rivendicazione del sindacato: le importazioni di pneumatici erano triplicate dal 2004, con la chiusura di fabbriche americane e la perdita di oltre 5mila posti di lavoro. All’inizio sembrò funzionare: nel 2010 le importazioni degli pneumatici cinesi si ridussero del 28%, con una crescita della produzione americana del 14%, invertendo un declino che andava avanti da molti anni. Ma allo stesso tempo aumentarono anche le importazioni da altri Paesi come Corea del Sud, Thailandia, Indonesia e Messico, per una crescita complessiva delle importazioni del 18 per cento.

“Sospettiamo che le tariffe imposte alla Cina abbiano avuto complessivamente un impatto economico negativo sui consumatori americani”, dichiarò lo US-China Business Council, organo che raggruppa circa 220 aziende americane. Secondo il Peterson institute for international economics, think tank fondato da C. Fred Bergsten, i dazi costarono ai consumatori americani 1,1 miliardi di dollari in prodotti più cari provenienti da altri Paesi o dall’industria Usa. E stimò al termine dei tre anni che i dazi alla Cina avevano permesso di salvaguardare 1.200 posti di lavoro nella produzione degli pneumatici al costo di 900mila dollari per occupato, ma avevano causato la perdita di 3.700 posti nel retail, per un saldo negativo di 2.500 posti di lavoro. Infatti, spiega il report, “quando i consumatori spendono più in pneumatici hanno meno denaro da spendere in altri beni di largo consumo”. Di conseguenza “le barriere commerciali spesso costano più posti di lavoro nel retail di quanti ne salvino nel manifatturiero”.

Dal canto suo la Cina, per rispondere alla manovra di Washington, impose dure misure antidumping alle esportazioni americane di pollo, che costarono al settore Usa circa 1 miliardo di dollari in minori vendite. Nonostante ciò gli Usa, sugli pneumatici cinesi, hanno proseguito sulla strada delle imposizioni doganali, che in alcuni casi hanno raggiunto percentuali a tre cifre. Ma queste, seppur non abbiano avuto impatto sui prezzi al consumo grazie alla riduzione dei prezzi delle materie prime, a un’offerta superiore alla domanda e alla svalutazione dello yuan, non hanno giovato molto alla salute della matura industria americana.

I dati del Dipartimento del Commercio mostrano come l’industria degli pneumatici americana perdesse impiegati dal 2002, quando superavano le 63mila unità. Nel 2007 erano meno di 50mila e nel 2012 solo 43.200. Complessivamente, secondo i dati del Bureau of Labor, la manifattura americana ha perso 6 milioni di occupati tra il 1999 e il 2011. Un’analisi dell’Institute for the study of labor di Bonn suggerisce che le importazioni cinesi spiegano la perdita di occupati Usa solo per il 44 per cento, mentre la maggior parte del declino dipende dalla delocalizzazione del lavoro e soprattutto all’automazione e da processi produttivi più efficienti. Un panel di 40 economisti della Chicago Booth School of Business ha bocciato senza appello le posizioni di Trump, dichiarandosi praticamente all’unanimità contro l’ipotesi di introdurre nuovi dazi o alzare quelli esistenti per spingere la produzione a stelle e strisce.
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:06 pm

Trump chiede alla Cina di smetterla con il "commercio sleale"
08.04.2018

https://it.sputniknews.com/economia/201 ... portazioni

Il presidente americano Donald Trump ancora una volta si è lamentato della "slealtà" nel commercio della Cina rispetto agli Stati Uniti ed ha allo stesso tempo esortato Pechino a rimuovere le barriere commerciali.

"Gli Stati Uniti non godono di un surplus commerciale con la Cina da 40 anni. Dovrebbero smetterla con il commercio sleale, rimuovere le barriere commerciali e tener in vigore solo le aliquote reciproche. Gli Stati Uniti perdono 500 miliardi di dollari l'anno, in decenni abbiamo perso trilioni. Non può andare avanti così!" — Trump ha scritto su Twitter.

Trump non ha specificato cosa intendesse con la perdita di 500 miliardi $. Secondo le statistiche degli Stati Uniti, nel 2017 il deficit commerciale con la Cina ha raggiunto i 375 miliardi di dollari, ma non si tratta di perdite dirette, ma di squilibri commerciali, quando un Paese vende un altro molto più beni di quanto ne riceve in cambio.

In precedenza Trump ha minacciato di imporre dazi doganali contro la Cina per un valore complessivo di 150 miliardi di dollari l'anno, Pechino ha a sua volta minacciato misure di ritorsione. I timori di una guerra commerciale hanno avuto un impatto negativo nelle borse americane.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Dazi - i giusti dazi del buon Trump che difende gli USA

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:07 pm

Lo show politico di Trump sui dazi
Gary North
martedì 24 aprile

https://francescosimoncelli.blogspot.it ... -dazi.html


Trump sa come negoziare.

La posta in gioco è minuscola se perde. Questo perché tutte le chiacchiere riguardo una guerra commerciale sono solo retorica. Non c'è possibilità di una guerra commerciale. Quei giorni sono finiti sin dal 1945.

Sembra che stia negoziando con il presidente Xi. Questa è un'illusione. Sta negoziando con i democratici e con tutti i repubblicani al Congresso che odiano il suo coraggio. Sta facendo call al loro bluff. Dimostrerà ai suoi sostenitori che (1) ha spina dorsale e (2) i suoi avversari sono smidollati. Sarà facile da dimostrare. I suoi avversari sono davvero imbranati.

Non ci sarà nessuna guerra commerciale. Ma c'è una guerra politica.

LA CAUSA DELLE RECESSIONI

I media generalisti hanno subito sventolato il feticcio di una guerra commerciale dopo il declino di 724 punti del Dow Jones Industrial Average il 22 marzo. Il calo successivo di 424 punti è stato anch'esso attribuito alla minaccia di una guerra commerciale. Questa spiegazione è una combinazione di economia keynesiana ed ostilità nei confronti di Trump.

Questa è stata la linea di partito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio per tutto il mese scorso. Ecco il titolo di Newsweek: Donald Trump's Trade War Will Cause 'Deep' Global Recession, Says WTO Director. Sciocchezze.
Mercoledì il Federal Open Market Committee ha aumentato il tasso pagato sulle riserve in eccesso. Il Dow è sceso giovedì e venerdì. Ma nessuno ha incolpato il FOMC.

È tempo di ripassare la teoria Austriaca del ciclo economico. Le depressioni e le recessioni non sono causate dai dazi. Sono causate dalle politiche della banca centrale.

Ci possono essere vendite sul mercato azionario che ricordano quelle del 1929 in risposta alla firma dello Smoot-Hawley Act. Ma lo Smoot-Hawley non causò la Grande Depressione. Fu invece la politica monetaria della Federal Reserve a causarla. Ciò è stato dimostrato nel 1963 con il libro di Murray Rothbard, America's Great Depression. Potete scaricarlo gratuitamente. Cliccate qui. Nel 2001, l'economista Austriaco Roger Garrison della Auburn University, ha commentato il libro di Rothbard e la sua tesi, la quale era impopolare quando fu pubblicato. Ha scritto:

Incolpare gli stati per i cicli economici era difficile negli anni '60 -- il decennio in cui il keynesismo regnava supremo -- sia nelle sedi del potere che nelle aule accademiche. A Rothbard viene attribuito il merito di aver tenuto in vita (durante un periodo in cui la Scuola Austriaca era quasi completamente scomparsa) le idee chiave su come il processo di mercato procede bene se lasciato in pace e come va storto quando la banca centrale induce più crescita che i risparmiatori sono disposti a finanziare.

Nota: la sua tesi non è mai stata popolare. Passa attraverso cicli di impopolarità, da meno intensa a più intensa.

Quando arriverà la prossima recessione -- e arriverà -- i keynesiani e gli economisti non Austriaci andranno dritti ai dazi di Trump come prima linea di difesa contro l'analisi economica Austriaca. La Federal Reserve è l'istituzione economica centrale negli Stati Uniti. Controlla la base monetaria. Imposta il tasso d'interesse pagato sulle riserve in eccesso detenute dalle banche commerciali. I membri del Federal Open Market Committee, il quale definisce la politica monetaria, sono keynesiani. Gli altri keynesiani non li biasimeranno mai. Daranno la colpa a Trump.

Rispetto all'influenza della Federal Reserve, i dazi sono economicamente periferici.

COMMERCIO ESTERO

La maggior parte del commercio estero negli Stati Uniti è in materie prime. Il più grande componente nel deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti era quello delle importazioni di petrolio. Questo si è ridotto a causa delle tecnologie del fracking. Possiamo vedere l'effetto qui. Il grafico inizia nel 2006.

Ecco cosa importano gli americani


Ecco le nazioni verso le quali esportiamo.


Importiamo di più dalla Cina rispetto a qualsiasi altra nazione: il 22%.


Ma i dazi proposti finora sono solo sull'acciaio cinese e l'alluminio. Non c'è ancora nessun elenco di altri prodotti. Ciò aumenterà leggermente i prezzi per quei segmenti della produzione negli Stati Uniti che dipendono dall'acciaio e dall'alluminio. Quanto è importante per il PIL la produzione manifatturiera? Non molto. La produzione manifatturiera come quota del PIL reale negli Stati Uniti non è cambiata molto dal 1947.


In tutto il mondo, la produzione manifatturiera costituisce il 17% e diminuisce costantemente.


La maggior parte dell'economia mondiale è condotta a livello nazionale: niente importazioni o esportazioni.

Il PIL dell'Occidente è dominato dai servizi. I dazi non si applicano ai servizi.

I dazi sono pressoché irrilevanti dal punto di vista economico. Sono molti rilevanti, invece, dal punto di vista politico.

TRUMP CONTRO XI

Negli Stati Uniti la componente commerciale ricoperta dalla Cina è il 22% delle importazioni statunitensi. Stiamo parlando perlopiù di prodotti finiti, non materie prime come acciaio e alluminio. Esportiamo principalmente prodotti agricoli in Cina. Ci sono altri mercati a cui rivolgersi se la Cina applica dazi al cibo proveniente dagli Stati Uniti. Inoltre non tutti gli acquisti di cibo cesseranno a causa dei dazi. In ogni caso, solo l'8% delle esportazioni americane va in Cina.

Il commercio estero rappresenta circa il 27% dell'economia statunitense. La Cina è un importante partner commerciale, ma nessuno sta suggerendo che il commercio con la Cina cesserà. Ci saranno tasse sulle vendite imposte su alcuni prodotti.

I dazi proposti per l'acciaio e l'alluminio cinesi rappresenteranno dazi doganali per $50 miliardi di importazioni. Nota: non si tratta di $50 miliardi in dazi totali. Si tratta di dazi doganali per importazioni da $50 miliardi. I titoli dei giornali sono fuorvianti: Trump firma un ordine che prevede quasi $50 miliardi di dazi sulle importazioni cinesi.

I dazi proposti sono del 25% per l'acciaio e del 10% per l'alluminio. Se le importazioni dei due metalli sono 50-50 (sto facendo un esempio, non lo so a quanto ammontino), questo significa un aumento dei prezzi da $6.2 miliardi per gli acquirenti di acciaio, con gli acquirenti di alluminio che pagano un extra di $2.5 miliardi.

Le importazioni di acciaio e alluminio da tutte le nazioni, non solo dalla Cina, rappresentano circa il 2% delle importazioni totali. Questo è un bip sullo schermo di un computer.

Nel frattempo, la Cina ha risposto con una minaccia di dazi doganali per $3 miliardi di importazioni americane. Quali percentuali? Ci può essere un dazio del 25% sulla carne di maiale. Oppure sui tubi di acciaio: il 15%. O un dazio del 15% su frutta e vini.

Gli Stati Uniti hanno un'economia da $19,000 miliardi.
Stiamo parlando di una tempesta in una piccola teiera.
I media anti-Trump hanno usato un linguaggio sproporzionato.
Trump rafforzerà il supporto con la sua base con un gesto simbolico.
Non ci sarà nessuna guerra commerciale.
C'è una battaglia politica sui dazi. Trump è probabile che vinca.

LA STRATEGIA VINCENTE DI TRUMP

Su quale base giuridica Trump ha minacciato di imporre dazi? Il 27 aprile 2017 ha annunciato che avrebbe indagato sulle esportazioni negli Stati Uniti senza fare il nome delle nazioni. Ha invocato il Trade Expansion Act del 1962.

Il Trade Expansion Act aveva lo scopo di ridurre i dazi, non di aumentarli. Leggete qui.

Ha annunciato questa inchiesta lo scorso aprile. Questo gli ha fornito i 270 giorni che richiede la prassi. Per legge, il segretario al commercio deve condurre l'inchiesta. Il segretario Wilbur Ross ha completato le indagini.

Ecco l'annuncio della Casa Bianca l'8 marzo 2018. (Ho creato un PDF di questo documento, dato che scomparirà quando Trump lascerà la carica. È qui.)

Sta usando il Trade Expansion Act per contrarre il commercio.

Adesso questa storia diventa ancor più bizzarra. Ha nell'effettivo sospeso temporaneamente i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dai seguenti Paesi: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Messico, Paesi membri dell'Unione Europea e Corea del Sud. Potete leggerlo sul sito web della Casa Bianca. Inizierà i negoziati il 1° maggio. Questo comunicato stampa non è menzionato dai media generalisti. È qui. Poiché questa pagina verrà rimossa quando Trump lascerà la carica, ne ho realizzato un PDF. È qui.

Il Congresso può rovesciare questo ordine esecutivo con un voto di due terzi.

Se i democratici votano in blocco, e sono supportati da repubblicani filo-commerciali -- ci sono pochi repubblicani che a parole non sono sostenitori del libero scambio -- il Congresso potrà facilmente rovesciarlo. Ma se i democratici lo faranno, perderanno voti a novembre tra i lavoratori. D'altra parte, se rimangono in silenzio, faranno in modo che Trump se la cavi. I repubblicani alla Camera potranno stare sereni. I democratici non saranno in grado di incolpare Trump quest'estate e falliranno se i servitori della Pelosi rimarranno muti.

Avrà vinto la trattativa -- non con la Cina, ma con i democratici ed i repubblicani favorevoli al commercio. Se il Congresso porrà il veto, avrà vinto lo stesso tra la sua base elettorale. Praticamente non può perdere.

Tutto questo riguarda la politica nazionale, non la sicurezza nazionale. Non vi è alcuna minaccia alla sicurezza nazionale da parte di acciaio e alluminio cinesi. In ogni caso, come sarà salvata l'America con un aumento del 10% dei dazi sull'alluminio? L'intera sciarada è ridicola dal punto di vista economico. È logica dal punto di vista politico. Sembra che Trump vincerà questa battaglia. Non vedo come possa perdere.

È il maestro della contrattazione.

È Trump contro il Congresso. Sono i New England Patriots contro la Hawthorne Country Day School.

CONCLUSIONE

Tutte le chiacchiere su una recessione mondiale a seguito di piccoli rialzi dei prezzi interni di alcuni beni importati dalla Cina sono assolutamente prive di senso.

Ci sarà sicuramente una recessione. Non sarà il risultato dei mini-dazi di Trump. Sarà il risultato delle politiche del Federal Open Market Committee sin dal 2008.

Se i democratici incolperanno i dazi per la recessione, Trump potrà dire: "Allora perché i democratici del Congresso non hanno chiesto un voto per scavalcare il mio ordine esecutivo? Il Congresso può scavalcare i miei veti. Invece non c'hanno nemmeno provato. Perché non l'hanno fatto?"

Trump non può perdere.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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