Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

Messaggioda Berto » ven feb 16, 2018 2:50 pm

Milano, la proposta indecente di Sala: lavoro ai clandestini. La rabbia sul web
di Guglielmo Federici
16/02/2018

http://www.secoloditalia.it/2018/02/mil ... ia-sul-web

La proposta indecente. Vitto, alloggio e ora anche lavoro per gli stranieri. Anche per i clandestini. Naturalmente a spese degli italiani. E’ il sindaco di Milano Beppe Sala, ad avere chiesto al governo cinque milioni di euro in più rispetto al 2017 per l’accoglienza dei profughi. «Immagino quanta gente scuoterà la testa», aveva detto il sindaco. E’ molta di più di quanto creda Sala la gente, i milanesi, che sono irati, esterrefatti, increduli che il sindaco possa avere messo benzina sul fuoco di una tensione sociale che Milano conosce bene. Questa l’alzata di ingegno del sindaco di Milano: stessi posti letto ma meno nei maxi centri e più nei servizi cosiddetti «Sprar», che garantiscono non solo vitto e alloggio ma anche percorsi di avviamento al lavoro, assistenza legale, insegnamento della lingua italiana. Tanto paga Pantalone. Il sindaco Beppe Sala, ospite di Dataroom condotto su Facebook da Milena Gabanelli, leggiamo sul Giornale, ha chiesto un piano nazionale che si ispiri al modello tedesco, dove i migranti oltre a ricevere i 35 euro di mantenimento giornaliero, vengono pagati 2/2,5 euro all’ora per svolgere lavori utili.


Sala choc: lavoro agli immigrati anche irregolari

Quello che dice Sala è inquietante: «Immagino quanta gente scuoterà la testa – premette Sala – ma dato che con i tempi della giustizia italiana ci vogliono due o tre anni per capire chi ha diritto allo status e chi no, in questa fase gli immigrati devono usare al meglio il tempo. Paghiamoli per fare lavori utili, poi siamo duri con chi non collabora. Accorciamo il tempo dell’accoglienza a chi dimostra di non volersi integrare e non impara la lingua». I milanesi non credono alle loro orecchie. Vergognoso, siccome non siamo in grado di espellere chi non ha diritto di stare in Italia, intanto facciamoli lavorare. Magari nel frattempo si trastullano con qualche stupro, con qualche rapina. Poi si vedrà. Come si può constatare sulla pagina Facebook, i più duri scrivono che «non c’è da accogliere, c’è da deportare, italiani compresi», chi conia l’hastag #primagliitaliani e accusa gli immigrati di «andare a spasso con i soldi dei contribuenti, vanno rimandati nei loro Paesi». Ancora: «Prima integriamo gli italiani, prima lavoro ai nostri figli»; c’è chi invita il sindaco – che in diretta si era detto «convinto che gli italiani facciano fatica a fare certi mestieri» – a «non ribaltare il problema perché gli italiani sono disposti a tutto pur di lavorare». Livore, rabbia. Perché il messaggio è chiaro: la stragrande maggioranza degli immigrati è irregolare, ma, secondo Sala, avrebbero comunque diritto al lavoro. Insiste su una velocizzazione dell’iter giudiziario ma anche sulla professionalizzazione dei migranti e sull’uso delle caserme. È davvero troppo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

Messaggioda Berto » dom mag 27, 2018 6:09 pm

Il paese calabro dei parassiti che vivono alle nostre spalle con i finanziamenti/contributi statali ed europei

Mimmo Lucano, nella Top 50 di Fortune il sindaco che ha rilanciato Riace grazie agli immigrati. Ed è l’unico italiano

Il politico calabrese nella classifica dei "potenti", insieme a Bergoglio, Merkel, Bono degli U2... Il suo merito? Aver trasformato l'emergenza sbarchi in una risorsa per rivitalizzare il paese dei Bronzi. Seimila gli stranieri ospitati, che hanno aperto attività e sono rimasti. La videointervista a ilfattoquotidiano.it
di Lucio Musolino | 30 marzo 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03 ... no/2591194

Lui la chiama “l’utopia della normalità”. Iniziata nel 1998 con il primo sbarco di curdi a Riace e piano piano diventata realtà, è proprio quell’utopia che oggi ha consentito al sindaco Mimmo Lucano di vedere il suo nome al quarantesimo posto della classifica di “Fortune” dei 50 leader più influenti del mondo, insieme a papa Bergoglio, Angela Merkel, Aung San Suu Kyi, Bono degli U2.
Un riconoscimento per il suo impegno nel campo dell’immigrazione. Da quando è sindaco Lucano, infatti, il Comune di Riace ha dato ospitalità a oltre seimila immigrati che hanno ripopolato il piccolo paesino della Locride.
Molti di loro non se ne sono più andati e hanno avviato anche una serie di attività artigianali e imprenditoriali. Mimmo Lucano è l’unico italiano nella Top 50: nessun altro politico, nessun presidente del consiglio, nessun presidente di Regione, nessun uomo di Stato o grande imprenditore. Solo un sindaco di una piccola cittadina calabrese, arroccata ai piedi dell’Aspromonte, con meno di duemila abitanti di cui quasi la metà sono migranti. Ma anche un sindaco “solo” a cui (a parte la Boldrini e l’ex governatore Loiero) nessuno ha sentito il dovere di dire “bravo” o semplicemente “grazie”. In una terra dove contano più le parole non dette, il silenzio della classe dirigente, del mondo politico rende ancora più merito al lavoro di Mimmo Lucano.

“Non ho inseguito questa classifica”. Mimmo Lucano tiene a precisare che non ne sapeva nulla fino a pochi giorni fa. Il politichese è una lingua che il sindaco di Riace non è mai riuscito a parlare e proprio per questo oggi prova un po’ di imbarazzo: “Non faccio queste cose per una carriera politica. Mi sento di appartenere agli ultimi e non ai primi. Mi dà un certo disagio la storia americana di questa classifica. Tuttavia sono contento nell’animo perché mi dà la sensazione che quello che stiamo facendo ha trasmesso il messaggio di umanità di un luogo nonostante le sue precarietà economiche e sociali e i condizionamenti della criminalità organizzata. Mi sento di condividere questo riconoscimento con tantissime persone che sono passati da qui come il vescovo Bregantini”. E ancora: “Mi auguro – ha ribadito il primo cittadino – che questa gratificazione possa rappresentare una svolta positiva anche per Riace e per tutta la Calabria, dando la possibilità anche agli ‘ultimi’, che noi ci ostiniamo a voler rappresentare, di vedere riconosciute le loro istanze”.

La sua storia e il suo impegno li racconta lui stesso in un’intervista del giugno 2015 che in occasione del riconoscimento ilfattoquotidiano.it pubblica con brani inediti.

La prima a sottolineare l’importanza di questo riconoscimento è stata Laura Boldrini, legata a Lucano da un antico rapporto che risale ai tempi in cui la presidente della Camera era portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. “Soddisfazione – ha scritto su Twitter la presidente Boldrini – per Mimmo Lucano, Sindaco Riace, precursore accoglienza e inclusione”. Ai tempi di Agazio Loiero, ex governatore della Calabria, Riace è stata protagonista del cortometraggio “Il Volo” di Wim Wenders che raccontava in modo particolarmente suggestivo una storia di immigrazione.

“Il riconoscimento tributato dalla rivista ‘Fortune’ a Mimmo Lucano – ha dichiarato Loiero all’Ansa – è una notizia che dovrebbe inorgoglire i calabresi. Certo, quell’aggettivo potente, ai giorni nostri in genere fa riferimento a un certo tipo di potere. In Calabria, invece, può significare altro: soprattutto la capacità di accogliere chi viene da lontano povero, malnutrito e soprattutto inatteso. In tale attitudine, che eredita dalle nostre antichissime radici, Mimmo Lucano è veramente potente”.


A Domenico Lucano il premio Dresda per la pace 2017 cultura e società, Dalla Locride, migrazioni 8 febbraio 2017
Notizia tratta da: http://ciavula.it/2017/02/riacelucano/
http://ciavula.it/2017/02/riacelucano

Sarà consegnato il 12 febbraio prossimo, presso il Teatro Dresden Semperoper della città tedesca, a Domenico Lucano, sindaco di Riace, il Premio internazionale Dresda per la pace per aver realizzato il paese dell’accoglienza, progetto unico di convivenza tra italiani e rifugiati. Da 18 anni qui i migranti vengono sistemati in gran numero e hanno casa, occupazione e formazione linguistica integrandosi nella vita del villaggio. Dei 1800 abitanti attuali di Riace, 550 sono rifugiati. La scorsa primavera Domenico Lucano è stato scelto dalla rivista americana Fortune come uno dei 50 più grandi leader del mondo al fianco di personaggi come il Papa e Angela Merkel. Su richiesta di Papa Francesco, Lucano ha partecipato insieme ai sindaci europei all’incontro indetto dalla Pontificia Accademia nel mese di dicembre a Roma per affrontare la questione dei profughi. 11soc1-sindaco-lucano-domenico-fg Nel frattempo, da tutto il mondo arrivano i visitatori ad osservare il modello Riace. Questa la motivazione del premio a Domenico Lucano redatta da Günter Blobel, premio Nobel e co-fondatore del Premio di Dresda: «È raro che il sindaco di un piccolissimo paese lontano delle grandi metropoli del mondo metta in imbarazzo i dirigenti di nazioni più forti. Domenico Lucano l’ha fatto, definendo come unico criterio per l’accoglienza dei rifugiati la compassione per il prossimo. «Domenico Lucano ha fatto questo, rendendo l’umanità l’unico metro nel trattare con i rifugiati. Mentre altrove vengono costruite recinzioni e si mercanteggiano quote di ammissione, Riace da 18 anni accoglie a braccia aperte le persone fuggite da guerra e povertà, salvando con sguardo reciproco i cittadini migranti e il piccolo villaggio calabrese che è stato a rischio di estinzione. «Così si realizza in Calabria quello che Domenico Lucano chiama l’utopia della normalità. In un mondo dove sempre più numerose sono le persone costrette a lasciare le loro case, non abbiamo bisogno di paura del diverso, non più odio ma più coraggio, molte più Riace e molte più persone come Domenico Lucano». Il Premio Dresda, del valore 10.000 Euro è sponsorizzato dalla Fondazione Klaus Tschira. La Laudatio sul vincitore del premio sarà tenuta da Martin Roth durante la cerimonia che si terrà al teatro dell’opera Semperoper di Dresda, moderata dall’ex ministro federale dell’interno, Gerhart Baum. lucano riace Prevista l’esibizione della cantante Etta Scollo, celebrata dai critici come la Voce della Sicilia, che presenterà anche proprie canzoni sul tema dei profughi e la proiezione del film di Wim Wenders Il volo, dedicato a Riace e al modello calabrese dell’accoglienza dei rifugiati. Dopo le riprese del film nel 2010, Wim Wenders disse: «La vera utopia non è la caduta del Muro, ma quello che sono riusciti a fare in Calabria, a Riace».


Si pensi a come la raccontano questi criminali manipolatori della realtà: i nativi calabresi emigrano perché non c'è lavoro; così in questo paese si accolgono i clandestini con i nostri soldi (italiani ed europei) e si fa passare l'accoglienza dei clandestini con un'attività economica che genera ricchezza, nascondendo che la ricchezza arriva dai finanziamenti e dalle contribuzioni pubbliche che ci vengono tolte dalle nostre tasche con il fisco.


??? Altra menzogna ???

Il welfare buono dei migranti, che al Sud crea ricchezza e lavoro
A Sant’Alessio in Aspromonte, 357 abitanti, il progetto Sprar per i rifugiati è diventato un modello che anche all’estero vogliono replicare. “C’è un aspetto umanitario, ma c’è anche una ricaduta economica e occupazionale per il territorio”, assicura il sindaco
di Lidia Baratta
5 Novembre Nov 2016

http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... voro/32288

Trecentocinquantasette abitanti. Più 35 rifugiati. Fanno una popolazione di 392 persone. Nel comune di Sant’Alessio in Aspromonte, a mezzora di macchina da Reggio Calabria, hanno creato un modello di accoglienza per richiedenti asilo che ora anche all’estero vogliono replicare. Il sindaco Stefano Calabrò è appena tornato dal Portogallo, dove ha spiegato ai politici locali come si fa ad accogliere un gruppo di migranti in un piccolo centro come il suo, senza provocare barricate e malumori. Con ricadute positive su un territorio altrimenti a rischio spopolamento. «È un welfare a due facce: per la gente del luogo e per i migranti che vengono accolti», dice Calabrò. «C’è un aspetto umanitario che è prioritario, ma non si deve nascondere che esiste anche un ritorno economico per la comunità. Il segreto è comprendere quello che vogliono gli uni e gli altri». E alla fine la solidarietà ripaga. Letteralmente.

Dal 2013 il piccolo comune calabrese fa parte del Sistema di protezione per richiedenti asilo, meglio conosciuto come Sprar. È l’accoglienza programmata (non quella straordinaria), quella che rispetta alti standard qualitativi, sulla quale il governo vuole puntare. Il comune partecipa al bando indetto dal ministero dell’Interno e dà avvio a un progetto per la sistemazione e l’integrazione dei migranti. Da quest’anno, poi, i progetti avviati a Sant’Alessio sono due: quello “ordinario”, e quello per le categorie più vulnerabili.

Ad oggi, su 35 posti disponibili, nel paesino si trovano 16 richiedenti asilo. Alcuni sono usciti dal sistema Sprar per raggiungere i familiari in altri Paesi europei, altri stanno per arrivare. La maggior parte viene dall’Africa subsahariana, ma c’è anche una famiglia di curdi iracheni. Non è la prima volta che in paese hanno a che fare con l’immigrazione: dagli anni Novanta in poi nel comune si sono stabilite famiglie di romeni e magrebini, ormai perfettamente integrate.

«Da qui abbiamo capito che si poteva lavorare anche con l’accoglienza dei rifugiati», dice Luigi De Filippis, medico e responsabile dell’equipe Sprar di Sant’Alessio. Prima dell’arrivo dei rifugiati, la popolazione è stata informata. E De Filippis, che è medico reumatologo, in occasione della giornata dell’osteoporosi ha effettuato visite specialistiche incontrando gli anziani del paese, cioè la maggioranza della popolazione. «Abbiamo spiegato», racconta, «che è un progetto con un aspetto umano, ma che poteva avere una ricaduta economica e occupazionale importante sul territorio».

«È un welfare a due facce: per la gente del luogo e per i migranti che vengono accolti», dice Calabrò. «C’è un aspetto umanitario che è prioritario, ma non si deve nascondere che esiste anche un ritorno economico per la comunità. Il segreto è comprendere quello che vogliono gli uni e gli altri»

Dei 40/60 euro a persona al giorno che arrivano per la gestione del progetto Sprar, 2,50 euro vanno ai migranti per il pocket giornaliero, il resto rimane in paese. Creando un indotto positivo. «Le figure necessarie alla gestione del progetto vengono cercate tra le competenze sul territorio», spiega il sindaco. «Grazie allo Sprar, sei giovani del paese che altrimenti sarebbero andati via invece sono rimasti». L’equipe è composta da un medico, un infermiere, un operatore legale, un mediatore linguistico, un insegnante di italiano, uno psicologo e un assistente sociale. «Tutti giovani professionisti laureati che non avrebbero trovato lavoro qui», dice il primo cittadino. «Aiutando i rifugiati abbiamo evitato anche nuova emigrazione dalla Calabria».

Non solo. Il comune ha pubblicato un avviso pubblico per cercare immobili adatti ospitare i migranti. «In questo modo abbiamo stipulato otto contratti di affitto e riaperto case che altrimenti sarebbero rimaste vuote», racconta il sindaco. «Questo ha un ritorno economico per i proprietari, ma anche per il Comune, perché significa Tari, Tasi e altre tasse in più che entrano nelle casse pubbliche. E vedere qualche luce in più accendersi alla sera è anche un conforto per chi abita in paese». Appartamenti, quindi, e non centri di accoglienza isolati come spesso accade. «Questo», dice il sindaco, «è una scelta per dare maggiore autonomia a queste persone. L’obiettivo è formare cittadini, non solo dare assistenza».

I rifugiati ricevono quattro euro al giorno per fare la spesa, cinquanta euro a bimestre per il vestiario. Devono prendersi cura delle abitazioni che occupano, frequentano le scuole e i corsi di italiano. Le botteghe, gli alimentari, le farmacie del paese e dei comuni limitrofi guadagnano nuovi clienti. E l’arrivo dei migranti con i figli per prima cosa ha evitato la chiusura della scuola del paese. Il comune, poi, ha messo a disposizione pure un bus e un autista per accompagnare i rifugiati nelle scuole di Reggio Calabria. E alcuni dei ragazzi quest’anno hanno conseguito la licenza media.

«Grazie all’avvio del progetto, sei giovani del paese che altrimenti sarebbero andati via invece sono rimasti», spiega il sindaco. Tutti giovani professionisti laureati che non avrebbero trovato lavoro sul territorio. Aiutando i rifugiati abbiamo evitato anche nuova emigrazione dalla Calabria»

Sant’Alessio è stato premiato dall’Anci tra i dieci comuni con il migliore progetto Sprar. E Calabrò, dal suo piccolo centro di meno di 400 anime, è nell’elenco dei cento sindaci più influenti d’Europa. I rifugiati raccontavano alle proprie ambasciate quello che accadeva nel paesino dell’Aspromonte. E l’esempio di Sant’Alessio è diventato noto anche all’estero. Tanto che circa il 20% di chi passa da qui decide di non andare via allo scadere dei sei mesi del progetto, ma di restare.

La domanda che a questo punto molti si pongono è: cosa farà mai un rifugiato nella Calabria profonda, sempre più depressa e senza lavoro? «Ci vogliono piccoli sani egoismi perché le cose funzionino», risponde De Filippis. «È come incrociare domanda e offerta. Sviluppiamo un piano individuale per ciascun rifugiato che arriva qui, incrociandolo con le richieste del territorio ed evitando lo sfruttamento della manodopera immigrata».

Uno strumento che si è rivelato utile sono i tirocini formativi nelle imprese della provincia, che molto spesso si sono trasformati in vere e proprie assunzioni. È successo a un rifugiato pakistano, assunto da un falegname reggino, che a suo tempo è stato emigrato in Svizzera. Un altro, invece, dopo un tirocinio in una cooperativa che si occupa della gestione del verde urbano, ha contribuito a sua volta a fondarne un’altra. E un perito informatico egiziano si è rivelato una risorsa per tutto il paese.

«Queste persone diventano così un vantaggio per tutti», dice De Filippis. I rifugiati sono parte della comunità. Sono scesi in strada per la sagra del paese, hanno festeggiato in piazza il Capodanno, e hanno partecipato alla cena solidale per i terremotati. E alla cooperativa che gestisce il progetto, la Coopisa, il sindaco ha dedicato anche un ufficio nel palazzo del municipio. «Per far capire alla comunità che si lavora in simbiosi con il comune», dice Calabrò. «Non è semplicemente la cooperativa a cui è stato dato in gestione il servizio. È una precisa scelta politica».

Sant’Alessio ha fatto da apripista nella valle del Gallico. Ora anche altri comuni limitrofi hanno partecipato al bando Sprar. E da diverse parti della regione chiedono spiegazioni su come funziona il modello Sant’Alessio per replicarlo. «Progetti come questo funzionano bene nei piccoli comuni come il nostro che rischiano di spopolarsi. Certo non è la panacea a tutti i mali, ma in questo momento è la soluzione principale», dice il sindaco. «Grazie allo Sprar qualche coppia giovane ha trovato lavoro qui ed è rimasta, i bambini popolano le scuole, e i commercianti tengono aperte le botteghe». L’accoglienza, quella fatta bene, alla fine ripaga. E l’aiuto è reciproco.

I rifugiati ricevono quattro euro al giorno per fare la spesa, cinquanta euro a bimestre per il vestiario. Devono prendersi cura delle abitazioni che occupano, frequentano le scuole e i corsi di italiano. Le botteghe, gli alimentari, le farmacie del paese e dei comuni limitrofi guadagnano nuovi clienti. E l’arrivo dei migranti per prima cosa ha evitato la chiusura della scuola

Migranti, il bluff del sindaco modello
Un'inchiesta sbugiarda Lucano, esaltato da Papa e media: sprechi e appalti irregolari
Michele Dessì - Gio, 09/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 73026.html

E così, il famigerato modello Riace, «brevettato» dal sindaco delle Prime Pagine, Mimmo Lucano, osannato per l'accoglienza fraterna e organizzata degli immigrati, tanto da interessare e commuovere capi di stato, primi ministri e, perfino, Papa Francesco, si frantuma e rivela tutte le proprie criticità, anomalie, dubbi, sospetti.

Davanti all'imponenza della verità, appurata dallo Stato, il gigante, nato dall'azione portentosa della comunicazione, mostra, miseramente, i suoi piedi d'argilla. Una commissione di funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, inviata a Riace per indagare sull'operato del tanto decantato Sprar di quella cittadina della costa ionica reggina, ha avuto modo, nel luglio 2016, di redigere un verbale circostanziato (di cui siamo entrati in possesso in maniera esclusiva, ndr) di tutte quelle anomalie, carenze e criticità che lo fanno crollare in fondo alla classifica dei buoni progetti.

Pur riconoscendo la bontà iniziale dell'intento, i tre ispettori denunciano anomalie nell'affidamento (a ben sei enti gestori), nell'organizzazione e nella conduzione delle attività. A partire dall'affidamento diretto, da parte del sindaco Lucano, a specifici enti gestori senza aver mai indetto una gara pubblica alla quale avrebbero potuto partecipare anche altre associazioni e cooperative, oltre quelle scelte de imperio dal primo cittadino. Gli oltre 2 milioni di euro annui da gestire per l'accoglienza degli immigrati, nella Riace del sindaco indicato dalla rivista Fortune come uno tra i primi 50 uomini più potenti al Mondo, a detta dei funzionari governativi, sembra abbiano preso costantemente scorciatoie o strade sbagliate.

Se si pensa che almeno un terzo dei 150 richiedenti asilo risulta essere illegalmente ospite in termini di durata massima di permanenza (due anni anziché 6 mesi), già si può conteggiare uno spreco pari a oltre 600 mila euro annui. Superano abbondantemente i 500 mila euro, poi, le spese senza «pezze d'appoggio», o con giustificazioni poco chiare o raddoppiate. Fra queste, i 12 mila euro per i 9 mila litri di carburante per auto che avrebbero dovuto assicurare la percorrenza di oltre 200 mila chilometri annui ad un automezzo che, in oltre dieci anni di vita, ne ha percorsi, in totale, solo 188 mila. Nessuna giustificazione anche per i 40 mila euro di parcelle per legali ed interpreti. Poco chiare le spese per il fitto di abitazioni (classificate A/3) in uso agli immigrati, di cui mancano attestazioni di agibilità e abitabilità, di proprietà di parenti dei responsabili degli enti gestori lo Sprar: oltre 200 mila euro annui. Senza dimenticare che altri 600 mila euro sono spesi annualmente per stipendiare 70 operatori, non sempre e non tutti con le carte in regola. Per esempio, quell'assistente sanitario munito semplicemente di un diploma di agrotecnico. O, addirittura, quel direttore generale di alcuni fra gli enti gestori che, essendone anche presidente, riveste il doppio ruolo di datore di lavoro e dipendente di se stesso, con tanto di doppia firma sui documenti ufficiali. Senza tener conto, per rafforzare il dubbio, ove mai fosse necessario, che lo stesso era stato dipendente comunale con la mansione di «manutentore della rete idrica e fognaria» del paese.

Si chiedono, gli ispettori, e, da italiani, lo facciamo anche noi, come abbia potuto il super sindaco Lucano non accorgersi, in una terra in cui il malaffare spesso incontra la malavita, di così tante irregolarità e carenze, vere o presunte, comunque «denunciate» da una triade di ispettori governativi. Lui, fulgido esempio di «buona politica», amico del Papa, più volte invitato a testimoniare e divulgare proprio la buona amministrazione di un così nobile e alto progetto sociale, ne perde il controllo proprio a casa sua.


Riace, sindaco dell’accoglienza indagato per abuso e concussione. Lui: “Non ci sono ombre”
"Non ho nulla da nascondere. Ho un conto corrente di 700 euro, non ho proprietà, non ho cose in banca" dice Mimmo Lucano all'indomani della visita della Guardia di Finanza che indaga sulla gestione dei progetti per stranieri
di Lucio Musolino | 6 ottobre 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... re/3898323

Abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La Procura di Locri ha messo sotto inchiesta il sindaco di Riace Mimmo Lucano, l’uomo che ha trasformato il piccolo paesino della Locride in un modello di accoglienza per i migranti.

La guardia di finanza si è presentata ieri nella sua abitazione notificando un avviso di garanzia e un decreto di perquisizione che arriva a distanza di qualche mese da una pesantissima relazione dei commissari prefettizi sulla gestione amministrativa dei progetti di accoglienza. Le fiamme gialle hanno perquisito anche la sede del Comune e quelle di alcune associazioni che si occupano di migranti.

Il provvedimento, disposto dal procuratore Luigi D’Alessio, ha l’obiettivo di sequestrare “tutta la documentazione amministrativa, contabile e bancaria – si legge – inerente i progetti di accoglienza degli stranieri a cui partecipano le associazioni in convenzione con il Comune di Riace (Sprar-Cas-minori non accompagnati) con il particolare riferimento alle rendicontazioni e alle fatture giustificative delle spese sostenute dal 2014, nonché le determinazioni emesse dal sindaco e ogni altra documentazione ritenuta utile ai fini delle indagine”.

Il sindaco di Riace, grazie alla sua attività in favore dell’accoglienza, l’anno scorso era stato inserito dalla rivista Fortune al quarantesimo posto tra le personalità più influenti nel mondo. Su di lui, inoltre, Rai Fiction ha annunciato la realizzazione di una serie televisiva in cui Beppe Fiorello interpreterà Lucano.

Il primo cittadino non è l’unico indagato dalla Procura di Locri. L’avviso di garanzia, infatti, è stato notificato anche a Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città Futura – don Pino Puglisi”.

“Sono amareggiato per queste cose che stanno succedendo. C’era stata una relazione della prefettura che è falsa e alla quale ho presentato delle controdeduzioni cui nessuno ha mai risposto”. Conosciuto con il soprannome di “Mimmo il curdo”, il sindaco indagato non nasconde lo sconforto. Poche settimane fa, Lucano si era detto “sfiduciato e indignato con lo Stato” dopo che ministero dell’Interno e Prefettura di Reggio Calabria avevano sospeso l’erogazione dei fondi per presunte irregolarità.

“Mi contestano – spiega il sindaco – i rapporti con le associazioni che svolgono attività e che sviluppano dei progetti integrativi: un frantoio, laboratori di artigianato, le case per il turismo dell’accoglienza. Sono attività collaterali all’integrazione. Se tu fai un progetto anonimo che rimane là e che si occupa soltanto dei servizi, allora le città che accolgono i migranti assomiglierebbero ad alberghi e questo non fa altro che impoverire il territorio”.

E invece? “Così com’è, il modello Riace potrebbe far pensare a un’impostazione burocratica un po’ precaria – conclude il primo cittadino della Locride – Ma non è vero. Questo è il punto di forza del nostro modello Riace, non è un’occultazione di fondi. Svolgiamo un’attività che tiene conto anche del dopo, o meglio di una possibilità per il territorio. In questi anni non ho mai fatto favoritismi per nessuno. Pensa che la mia famiglia è andata via da Riace. Mi possono anche ammazzare, non troveranno nemmeno un’ombra. Non ho nulla da nascondere. Ho un conto corrente di 700 euro, non ho proprietà, non ho cose in banca. Quando sono arrivati i finanzieri, li ho fatti entrare e gli ho detto: ‘Queste sono le chiavi di casa, girate quanto volete’. Io sono disponibile a tutto. Non mi sottraggo a nessuna indagine”.



RIACE IN DISSESTO. DIFFIDA DEL PREFETTO
Feb 10, 2018
Comune sommerso dai debiti. Sindaco invitato a convocare il consiglio sul caso.

https://www.telemia.it/2018/02/riace-di ... l-prefetto

“Oggi l’amministrazione si trova di ad un bivio: dichiarare il dissesto oppure andare a casa”. Così aveva tuonato ualche giorno addietro Maurizio Cimino, consigliere di maggioranza, attraverso una lunga lettera che aveva indirizzato al sindaco Domenico Lucano, e soltanto a lui. Una sollecitazione che, di eguale significato ma dal contenuto perentorio, al primo cittadino è arrivata giovedì scorso. A redigerla, stavolta, è stato il prefetto Michele Di Bari. Ha infatti decretato, la massima autorità istituzionale della provincia, diffidando il sindaco nella sua veste di presidente del civico consesso, a convocare l’assise cittadina perchè la stessa provveda a dichiarare il dissesto economico finaziario. L’atto dovrà essere formalizzato entro fine mese, perna lo scioglimento del Consiglio e il conseguente commissariamento. Una “mannaia”, quella fallimento economico, che ha avuto inizio il 19 agosto dello scorso anno. In quella data l’organo collegiale deliberò affiggendone l’assunto all’albo il 10 ottobre successivo, di fare ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Di fatto non si mosse nulla e lo scorso 2 febbraio, il segretario comunale dottor Gesulado Bova, segnalò alla Prefettura reggina che la municipalità riacese entro il termine previsto “dalla vigente normativa in materia, non ha approvato il piano di riequibrio finanziario pluriennale”. Quindi, la Prefettura, in considerazione, tra l’altro, della deliberazione n. 25/2018 con la quale la Corte dei Conti – Sezione regionale di controllo per la Calabria ha accertato nei confronti del Comune di Riace la ricorrenza dei presupposti previsti per legge relativi alla mancata presentazione del piano di riequilibrio finaziario entro il termine dei novanta giorni, è adfdivenuta alla decisione della predetta diffida. Sin qui la situazione amministrativa del Comune. Vien da credere, intanto, che il corposo numero di uomini delle fiamme gialle che venerdì e ieri l’altro si è intrattenuto a lungo, soprattutto, presso alla sede di “Città futura” (il sodalizio che si occupa ovviamente della gestione dei migranti) e altri siti di sua pertinenza, stia intensificando le indagini relative al “modello d’accoglienza”. Come si ricoderà nel registro degli indagati, unitamente al sindaco Lucano, a suo tempo, è stato iscritto anche Nicola Ferdanando Capone, che di “Città futura” è massima espressione.

(fonte gazzetta del sud)



Papa Francesco e il sindaco 'rosso' di Riace: "La ammiro per il suo operato nei confronti dei rifugiati"
In una lettera i complimenti di Francesco al primo cittadino del piccolo paese della Locride che dà agli immigrati alloggi ristrutturati e fondi per aprire attività. "Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei". E Domenico Lucano risponde: "Hasta siempre"
di ALESSIA CANDITO
16 dicembre 2016

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/1 ... -154252991

Quello che per l'Italia è un caso isolato, per il Vaticano è un modello. Con una missiva, breve e affettuosa, Papa Francesco si è rivolto al sindaco di Riace, Domenico Lucano, per esprimere apprezzamento per il modello di accoglienza messo in piedi nel piccolo paese della Locride, rinato proprio grazie ai rifugiati. "Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze - scrive il Pontefice al sindaco - Le esprimo, perciò, la mia ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati".

Primo comune italiano in cui i migranti non vengano reclusi in centri di accoglienza, ma accolti in vere e proprie case che vengono loro affidate, Riace è rifiorito proprio grazie all'arrivo dei profughi sbarcati sulle coste calabresi. Svuotato dall'emigrazione, il piccolo centro della Locride è stato ripopolato dai migranti alloggiati nelle vecchie case del paese, nel corso del tempo utilizzate anche per ospitare le botteghe artigiane, rinate proprio grazie ai profughi che hanno ripreso in mano le attività tradizionali.

Un "miracolo" possibile grazie ad una diversa gestione dei finanziamenti previsti per l'accoglienza, usati - ha spiegato spesso il sindaco Lucano - "per integrare e non per dividere". I 30 euro giornalieri stanziati in tutta Italia per ogni rifugiato, non vengono dispersi ma centralizzati dall'amministrazione, che li usa per ristrutturare le vecchie case del paese, avviare attività che poi sono i migranti a portare avanti, mettere in piedi progetti. Per non far inciampare il sistema nei ritardi con cui i fondi vengono materialmente trasferiti, a Riace circolano dei bonus - con su la faccia di Che Guevara, Martin Luther King, Peppino Impastato - che permettono ai rifugiati di fare acquisti in paese.

Un circuito virtuoso che ha permesso anche ai calabresi rimasti in paese di non fare le valigie. E non solo perché il Comune ha assunto mediatori culturali, che in alternativa avrebbero dovuto cercare fortuna altrove. Grazie ad una popolazione in continua crescita bar, panetterie, botteghe e persino la scuola elementare e l'asilo non hanno chiuso i battenti.

Alla Santa Sede, l'esperimento è piaciuto tanto da invitare il suo "ideologo" Lucano al summit europeo che, su iniziativa di Papa Francesco, si è tenuto il 9 e il 10 dicembre a Città del Vaticano, per mettere a confronto le buone pratiche messe in atto nel mondo a favore di rifugiati e sans papier. Un appuntamento conclusosi con il progetto di creare una rete mondiale di sindaci impegnati in un modello diverso di accoglienza e che si sostengano l'un l'altro, con l'appoggio del Vaticano.

Così, mentre il Viminale fa le pulci al modello Riace, con ispezioni a sorpresa e contestazioni su presunte incongruenze fra le carte dei progetti, dal pontefice arriva una proposta chiara "Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete", scrive Papa Francesco al sindaco.

Le simpatie "rosse" del primo cittadino di Riace, ex militante del movimento studentesco e in gioventù vicino a Democrazia proletaria, non sono d'intralcio per il Pontefice, che a Lucano scrive: "Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega - conclude la missiva - le chiedo che mi pensi e mi mandi 'buona onda'".

Sorpreso e grato di tanta attenzione, Lucano su Facebook scrive: "Non era previsto che il Papa un giorno scrivesse una lettera a uno come me seguace di Natale Bianchi, Sasà Albanese, Francesco Cirillo, Peppino Lavorato, Emilio Sirianni, Giuseppe Impastato (tutti storici dirigenti sindacali e comunisti
del Sud Italia ndr) solo per fare alcuni nomi che hanno ispirato la mia azione sociale e politica in questa terra di frontiera, contrasti, ombre a volte anche di luci che è la Locride, estrema periferia italiana". E - felice - a Papa Francesco dice "Hasta siempre".



Riace, il sindaco Lucano indagato per truffa e concussione
Luca Romano - Ven, 06/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 49720.html

Osannato da tv e giornali, Domenico Lucano è indagato per concussione e truffa aggravata ai danni dello Stato e dalla Ue

Un'altra bufera si abbatte su Riace. Il modello dell'accoglienza della cittadina calabrese era già da tempo finito nel mirino della magistratura e non solo.

Infatti, come aveva segnalato il Giornale tempo fa, un report redatto a dicembre 2016 dalla Prefettura di Reggio Calabria relativo ad alcune visite ispettive presso il centro SPRAR attivo nel comune di Riace, nei giorni 20 e 21 luglio 2016 segnalava anomalie e critiche pesanti sull’organizzazione dei servizi, l’utilizzazione del personale e l’andamento generale del progetto, dalle quali emergono “situazioni fortemente critiche, la cui ripetitività richiederebbe ulteriori approfondimenti". Nell'agosto scorso, lo Stato ha tagliato i fondi del centro di accoglienza perché alcune rendicontazioni non erano ammissibili.

Adesso, il sindaco Domenico Lucano risulta indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio, in concorso nei progetti di accoglienza. Insieme a lui è indagato anche Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città futura-don Pino Puglisi”, il primo consorzio nato per gestire i profughi.

Lucano è stato inserito nella classifica della rivista “Fortune” tra i 50 leader più influenti al mondo e il suo modello di accoglienza era stato oggetto di studi in Europa. Il regista tedesco Wim Wenders a Riace girò il cortometraggio "Il Volo" per raccontare il modello del comune reggino. E anche la Rai ha dedicato una fiction il cui protagonista è Beppe Fiorello per elogiare la storia di Lucano. Ma ora il modello Riace è a rischio.


Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
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https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2617721208
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Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitismo

Messaggioda Berto » gio giu 07, 2018 8:41 pm

L'incoscienza demente degli irresponsabili dell'accoglienza


IO LAVORO da 4 anni in un centro di accoglienza, una realtà che ha creato 30 posti di lavoro, tutti consolidati dopo uno o due rinnovi, a tempo indeterminato.
Abbiamo un ufficio legale per assistere i migranti affinché siano il più possibile in regola, gli operatori si fanno in 4 affinché le famiglie abbiano un supporto concreto a 360°, organizzano laboratori creativi per i bambini, corsi di alfabetizzazione, abbiamo oltre 20 bambini che vanno a scuola esattamente come gli altri.
Alla fine dell'anno gli utili sono ridicoli, restano solo 30 posti di lavoro e una gran gratificazione per quello che fanno tutti gli operatori del centro. Qui a Siracusa per creare 30 posti di lavoro ci vuole un miracolo.
Se poi ti faccio un elenco dell'indotto con cifre annesse ti viene un colpo secco !! Commercianti, ingegneri, ristoratori, elettricisti, idraulici, muratori, impiantisti, giardinieri, e altri che in molti casi potrebbero lavorare solo con noi e passarsela discretamente se non fosse che sono imprese e ditte che devono andare sempre avanti. Ma di quali soldi tolti agli italiani parliamo ?? Solo attorno a noi ci sono almeno 80 famiglie che ne traggono un grandissimo beneficio solo per il fatto che esistiamo !!
...
[da un post su Fb, Fabrizio ]


Margherita Negro
Questo non deve risultare, nessuno deve sapere x ché x certe campagne elettorali basate sulla paura e sulla menzogna, sono notizie deleterie. Tu parli della tua esperienza personale che moltiplicata x tutte le altre danno un certo risultato. NON SI DEVE DIRE.

Nino Attardo
Quindi incrementiamo l'immigrazione irregolare massiva perchè da' occupazione, limitata e nel breve termine ? Un ragionamento assurdo, irresponsabile e parassitario..molto siciliano, senz'altro...
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Messaggioda Berto » mer ago 01, 2018 4:12 am

Sala insiste: "Stipendio ai migranti"
Chiara Campo - Ven, 28/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/milano/sa ... 25594.html

Il sindaco: "Lavori per loro ne troviamo". Schiaffo ai disoccupati

Due arresti in flagranza e nove espulsi (in maggior parte si tratta di persone di nazionalità marocchina, romena e tunisina) per reati di danneggiamento, ricettazione, furto e rapina.

I trattenuti nei centri di permanenza perchè senza documento o con nazionalità solo dichiarata sono stati invece 6. Dovranno lasciare il territorio italiano entro una settimana in 19. Sette le persone la cui situazione è ancora da definire. É il risultato del blitz della Polizia di Stato in stazione Centrale due giorni fa. Un'operazione che questa volta è stata concordata e promossa anche dal sindaco. «Era concordata - ha confermato ieri Beppe Sala - e mi pare che si sia svolta con una modalità anche più efficace» rispetto alla precedente retata del 2 maggio, che era stata subito contestata dalla sinistra. Stando ai dati della questura, conferma, «hanno trovato meno irregolari rispetto alla volta precedente. Questo vuol dire che continuando a lavorare sulla Centrale, piano piano non diventerà un luogo che raccoglie irregolari e quindi anche per questo l'operazione di ieri è stata veramente brillante».

E a proposito dei migranti Sala è tornato a ribadire che «bisogna cercare di farli lavorare, ma perché devono avere una assicurazione e il lavoro va retribuito. Il punto è solamente essere legittimati a farli lavorare: di lavoro a Milano, anche relativo alla manutenzione e al decoro della città, se ne può trovare. Continuo a insistere con il governo perché credo che sia nell'interesse di tutti il Paese, non solo di Milano». E probabilmente ci sono tanti disoccupati milanesi interessati ai lavoretti che il sindaco, a quanto pare, non avrebbe difficoltà a trovare peri profughi, il Comune sembra considerarli invece una seconda scelta.

Parlano di «rastrellamenti» o «deportazioni forzate» dei profughi i movimenti antagonisti, gli stessi che vorrebbero dal Comune una regolarizzazione di massa degli immigrati, anche di quanti - e sono almeno sei su dieci in città - non ottengono lo status di rifugiati politici, e non hanno diritto a rimanere in Italia. E i no global parlano di «accanimento particolare contro i migranti senza documenti».
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Messaggioda Berto » sab nov 10, 2018 9:09 pm

I preti contro il calo di migranti: "Ci saranno meno posti di lavoro"
Giorgia Baroncini - Sab, 10/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 00176.html



Dopo la stretta del Viminale, i vescovi e coop rosse accusano il ministro dell'Interno Salvini: "A rischio 18mila impieghi nei centri per rifugiati"

"La pacchia è finita", ha annunciato il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

E ora gli impiegati nei centri per rifugiati iniziano a tremare. Come riporta Libero, sono circa 36mila i posti di lavoro nell'azienda dell'accoglienza italiana: assistenti sociali, traduttori, avvocati, personale sanitario tra poco rimarranno senza impiego.

Così iniziano le prime proteste di sindacalisti e titolari di cooperative. Ai loro lamenti si unisce la Chiesa. Secondo quanto riporta il quotidiano, pochi giorni fa Avvenire aveva tuonato: "Meno accoglienza, meno buon lavoro. Molti giovani professionisti qualificati potrebbero perdere la loro occupazione".

Il "pacchetto sicurezza" del governo, oltre a ostacolare gli immigrati, prevede una stretta sulle spese sostenute dallo Stato con di diversi servizi di cui gli stranieri potevano usufruire. Il Viminale ha deciso di usare il pugno duro e non intende tornare indietro: via i corsi di formazione, le attività per il tempo libero, gli psicologi. Via soprattutto i "volontari". "Non rischia di essere cancellata solo l' accoglienza per i migranti, ma l'intera economia del paese, qui sono in gioco sessanta di posti di lavoro", ha dichiarato, Giuseppe Gervasi, vicesindaco di Riace.


Alberto Pento
Questi non sono posti di lavoro ma posti di parassiti che sottraggono risorse e lavoro vero.
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Messaggioda Berto » sab nov 10, 2018 9:44 pm

"Hanno paura delle espulsioni". Così i migranti fuggono dal Cie
Giorgia Baroncini - Sab, 10/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/milano/st ... 00205.html

Circa 50 migranti sono spariti dal centro di via Corelli prima dell'avvio del decreto sicurezza. "Avevano paura di essere espulsi e hanno preferito allontanarsi"

Hanno paura di essere espulsi, così hanno deciso di lasciare le strutture. Sta succedendo a Milano dove numerosi migranti stanno abbandonando il Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di via Corelli.

"Sono rimaste circa 370 persone, una cinquantina sono già andate via spontaneamente", ha spiegato di Baudouin Ndjali, dipendente della società francese Gepsa che gestisce il centro assieme all'associazione culturale di Agrigento Acuarinto e delegato della Filcams-Cgil. "Non sappiamo dove si trovino attualmente - ha continuato Ndjali -. Avevano paura di essere espulsi e hanno preferito allontanarsi, finendo sulla strada".

Come riporta Il Giorno, il Cas di via Corelli si trasformerà il 15 novembre in un Centro di permanenza e rimpatrio, dove verranno trattenuti i clandestini in attesa dell'espulsione. Così è iniziato l'esodo dei migranti.

Lavoratori e sindacalisti sono già sul piede di guerra. "Circa settanta persone che lavorano nel Cas rischiano di perdere il posto - ha tuonato Corrado Mandreoli della Cgil - oltre alla totale incertezza su dove verranno collocati i migranti ospiti del centro".
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Re: Il falso lavoro è furto legalizzato di stato, parassitis

Messaggioda Berto » dom mag 12, 2019 10:07 pm

???

Decreto Sicurezza. Accoglienza migranti in crisi, 15mila operatori rischiano il lavoro
lunedì 6 maggio 2019

https://www.avvenire.it/economia/pagine ... ccupazione

Il modello italiano di accoglienza diffusa - che ha permesso fino a oggi di assistere e integrare decine di migliaia di persone in fuga da guerre, persecuzioni e miseria, contenendo allo stesso tempo l’impatto sulle comunità locali - rischia oggi di venire completamente smantellato. A farne le spese non saranno solo i migranti e richiedenti asilo, che si vedranno negati servizi essenziali per il loro processo di integrazione, ma anche migliaia di giovani operatori.

Educatori, operatori legali, mediatori culturali, insegnanti di italiano, psicologi si ritroveranno infatti senza lavoro o dequalificati, con un costo sociale ed economico altissimo per il nostro Paese: secondo le stime, potenzialmente oltre 200 milioni di euro in ammortizzatori sociali. È quanto emerge dal rapporto Invece si può!, lanciato oggi da Oxfam e In Migrazione, attraverso le voci e le esperienze di chi in tutta Italia ha lavorato a progetti di integrazione e accoglienza, proprio nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Qui infatti ha trovato ospitalità l’80% dei migranti, qui hanno lavorato oltre 36mila operatori.

Giovani e qualificati, messi “alla porta” dalle nuove norme
Nei primi quattro mesi dell’anno – secondo i dati di Cgil Funzione Pubblica nazionale– oltre 4mila operatori hanno perso il lavoro, numero che potrebbe arrivare a 15mila nel corso dell’anno, via via che scadranno i bandi di assegnazione in vigore: si tratta di giovani con un’età media di 35 anni, laureati e qualificati, che vanno ad aggiungersi almeno in parte al 15,1% di disoccupati italiani tra i 25 e 34 anni, secondo gli ultimi dati Istat. A questo si aggiunge il taglio del cosiddetto “indotto”, rappresentato, ad esempio, dai corsi di formazione professionale erogati da agenzie per il lavoro, dai servizi legali forniti da avvocati, dai servizi di mensa per i centri di maggiori dimensioni, e soprattutto dagli affitti degli appartamenti dove i migranti, secondo la logica dell’accoglienza diffusa, venivano accolti in piccoli gruppi nei comuni italiani. «Con i nuovi bandi gli operatori saranno ridotti a fare i guardiani, limitandosi a controllare la distribuzione del vitto e gli orari di ingresso e uscita dei ragazzi- racconta Maria Grazia Krawczyk, responsabile dei Cas di Oxfam a Siena – Tutti i servizi necessari per garantire un’integrazione dignitosa sono di fatto tagliati. Per me e per i tanti colleghi che hanno lavorato con impegno e passione lavorare in questo modo è impensabile. Anche per questo tante organizzazioni, come Oxfam, non stanno partecipando ai bandi».

I servizi tagliati con la legge Salvini
Le ore di assistenza psicologica - rivolta a persone che nella maggioranza dei casi hanno subito torture e abusi indicibili nei “lager” libici – vengono ridotte a zero. Nel 2018 erano 12 nei centri fino a 50 posti e 24 in quelli fino a 300. Azzerati anche i corsi di italiano e più che dimezzati i servizi di mediazione culturale e assistenza legale o di informazione sui propri diritti. Tutti elementi indispensabili ai richiedenti asilo, anche solo per presentarsi e rappresentare il proprio caso di fronte alla Commissione territoriale, che decide sul riconoscimento dello status di rifugiato nelle sue diverse forme. Tagliata poi ogni possibilità di formazione, anche quella mirata all’inserimento lavorativo.

Solo i grandi centri saranno sostenibili
A fronte della riduzione dei contributi dati per l’accoglienza del singolo richiedente asilo, il prezzo minore sarà pagato dai centri di grandi dimensioni, proprio quelli dove, in passato, si sono verificati malversazioni e abusi. Nei centri di accoglienza fino a 300 posti, infatti, i tagli complessivi saranno solo del 28%, a fonte di quasi il 40% previsto per i piccoli appartamenti di accoglienza diffusa. Ad esempio, la Prefettura di Roma stabilisce, con i nuovi bandi, un pro capite pro die di 21,35 euro per l’accoglienza diffusa in appartamenti, e di 26,35 euro per i centri di maggiori dimensioni. «Siamo di fronte a tagli ai finanziamenti che non sono “orizzontali”, ma commisurati al numero di persone accolte in ogni struttura e alla “tipologia” di accoglienza realizzata – sostiene Marco Omizzolo di In Migrazione - Al contrario delle aspettative, per cui tanto più un centro è grande, tanto dovrebbe pesare la scure sul finanziamento, chi pagherà di più il prezzo di questi tagli saranno coloro che propongono l’accoglienza diffusa, cioè ospitalità in singoli appartamenti in distinte unità immobiliari. Una modalità molto positiva di accoglienza che caratterizza da anni una buona parte dei centri Sprar e che sui territori veniva sempre più sviluppata anche in molti Cas virtuosi».

L’appello al governo: urgente annullare i nuovi bandi
Le nuove norme di fatto demoliscono l’attuale sistema di accoglienza diffusa, un modello virtuoso e capace di garantire l’integrazione di migranti e rifugiati sbarcati sulle coste italiane e la positiva interazione con le comunità ospitanti. Ciò avviene mentre in Libia la guerra civile in corso - oltre a mettere ancora più rischio la vita dei migranti intrappolati nei centri di detenzione- potrebbe causare la partenza di circa 200 mila persone nei prossimi mesi (secondo le stime dell’Organizzazioni Mondiale delle Migrazioni – Oim). «In questo modo rischiamo di perdere un bagaglio straordinario di esperienze, compromettendo definitivamente un modello di buona accoglienza. Il rischio è quello di creare veri e propri “ghetti”, in cui abbandonare a sé stesse persone che, dopo essere state costrette a lasciarsi tutto alle spalle, chiedono la possibilità di ricostruirsi una vita dignitosa – conclude Giulia Capitani, policy advisor per migrazione e asilo di Oxfam Italia –. E, nel farlo, si lasciano per strada migliaia di giovani lavoratori. Chiediamo perciò al Ministero dell’Interno di rivedere al più presto i capitolati di spesa relativi ai bandi per i Cas, la cui base d’asta risulta sottostimata e incongrua, e alle Prefetture di annullare i nuovi bandi. Chiediamo inoltre al Ministero del Lavoro di aprire subito un tavolo di concertazione con i sindacati e altre forme di rappresentanza organizzata per affrontare la questione della perdita dei posti di lavoro degli operatori dell’accoglienza e delle misure di sostegno da attivare».



Alberto Pento
Possono andare a fare dell'altro ma di veramente produttivo.
No ci sono risorse per questi lussi, questa gente va rispedita a casa sua e non possiamo permetterci di accoglire più nessuno a spese pubbliche, se qualcuno vuole farlo lo faccia a sue spese.
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