Alitalia

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 7:25 am

AAA...Alitalia assume parenti e amici
Lettera ai dipendenti per indicare i candidati
12 Dicembre 2015

http://www.iltempo.it/cronache/2015/12/ ... ici-996012

«Hai amici e parenti che vorrebbero lavorare in Alitalia?» È l’incredibile «job posting in progress» che i dipendenti della compagnia aerea si sono visti recapitare l’altro ieri nella posta elettronica tramite la rete Intranet. Dipendenti a cui l’azienda chiede «suggerimenti e referenze per candidati che vogliano entrare a far parte del team Airport Experience a Fiumicino».
Che in Italia molte aziende assumano parenti e amici non è una novità. Ma che Alitalia lo faccia «ufficialmente», con tanto di lettera, ha fatto sobbalzare sulla sedia anche i più smaliziati. E ha fatto infuriare i sindacati perché «nel 2014 sono stati licenziati 2.251 lavoratori, classificati come esuberi». «Più di mille persone rappresentano il volto di Alitalia e degli Ethiad Airways Partners», scrive la compagnia, sottolineando come il team Airport Experience ogni giorno «fa la differenza per i nostri ospiti in aeroporto offrendo il meglio dell’ospitalità italiana». Ed ecco, come in ogni offerta di lavoro che si rispetti, l’identikit del candidato ideale. In questo caso bello (o bella), curato nell’immagine, senza tatuaggi né piercing visto che dovrà indossare la divisa Alitalia. Inutile dire che gli uomini non potranno avere l’orecchino e la barba non potranno tenerla incolta. Per le donne ci sarà la sala trucco, come quella delle hostess negli Anni Sessanta, dove potranno imparare i segreti per dosare ombretto e mascara e dare quel tocco in più. Il candidato «perfetto» dovrà conoscere bene l’italiano e avere una buona padronanza dell’inglese, essere «orientato al customer service e all’ospitalità». Insomma, dovrà stare sul campo, in aerostazione, e fare buon viso di fronte ad eventuali problemi: passeggeri arrabbiati per i ritardi, valigie da recuperare al «lost&found». Ma anche assistere bambini che viaggiano soli e aiutare anziani a trovaere il «gate» giusto senza perdersi nel labirinto di luci e colori di Fiumicino.
Un’occasione per i tantissimi giovani e disoccupati che potranno inviare il curriculum entro il 20 dicembre prossimo. A patto di essere avvertiti della ricerca di personale da familiari e amici in servizio nella compagnia. All’esterno nulla è dato sapere. Top secret. «Se ci sono nuove assunzioni, vuol dire che manca personale - afferma Antonio Amoroso, membro della segreteria nazionale Cub Trasporti - Allora perché sono stati licenziati più di duemila operatori, pure i disabili e chi faceva parte delle categorie protette? Viene da pensare che il calcolo degli esuberi non fosse esatto. E questo lo vediamo dalla Divisione Manutenzione, dove 50 meccanici e tecnici mandati a casa sono stati riassunti tre mesi dopo, ma con nuovi, e più bassi, stipendi». Licenziare un operaio «a tempo inderminato» e assumere subito un altro con la stessa mansione non si può. Prendere precari sì. Tra il 2008 al 2015 con il fallimento della vecchia Alitalia-Linee aeree italiane, il passaggio a Cai e la trasformazione in Alitalia Sai, sono stati espulsi più di 12.300 dipendenti. «Durante lo stesso periodo - fanno le pulci i sindacati - sono stati attivati 7.300 contratti a tempo determinato. Cioé precari». Come precari saranno i componenti del team Airport Experience. Assunzione piena, invece, per i 24 piloti e i 24 manager che stanno facendo il corso di addestramento nella base di armamento di Etihad, Abu Dhabi, e poi voleranno a Roma.
Ma quell’invito rivolto ad imbarcare «amici e parenti» brucia ai sindacati. «Assolutamente inopportuno», taglia corto Cub Trasporti, che denuncia «il tentativo da parte di numerose aziende del trasporto aereo di scaricare sulla collettività, con i licenziamenti di massa, il costo di cig e mobilità» e chiede «un’inchiesta parlamentare». «Già abbiamo reintegrato 300 dipendenti finiti in cassa integazione», ribatte Alitalia, che promette ulteriori riassunzioni «perché la flotta si allargherà e servirà più gente». Già a partire dalla prossima estate.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 7:29 am

Tutti i segreti della Casta hostess e piloti - Volano solo 98 minuti al giorno - Costano 45 milioni l'anno di soli alberghi
Grazie al libro di Livadiotti “L'altra casta" si entra in una impressionante giungla di benefit, difesi con le unghie e con i denti: nel loro contratto tutti i mesi durano quanto febbraio e il giorno di riposo comprende due notti Commenta
Da “Il Riformista”

http://qn.quotidiano.net/2008/04/09/792 ... loti.shtml

Code degli aerei dell'Alitalia Pubblichiamo un brano su Alitalia tratto dal libro di Stefano Livadiotti “L'altra casta”. L'inchiesta sul sindacato, in uscita per Bompiani mercoledì 9 aprile.

Piloti e hostess lavorano molto meno dei loro colleghi di altre compagnie. Però costano tanto di più. Grazie a una giungla di benefit, difesi con le unghie e con i denti e puntigliosamente elencati in un contratto degno di Harry Potter, dove tutti i mesi durano quanto febbraio e il giorno di riposo comprende due notti.

Un giorno è un giorno. Dal Circolo polare artico fino alle isole di Tonga, è uguale per tutti. Ma non per i piloti dell'Alitalia. È scritto nero su bianco a pagina 2 del Regolamento sui limiti dei tempi di volo e di servizio e requisiti di riposo per il personale navigante approvato, con la delibera n. 67 del 19 dicembre 2006, dal consiglio di amministrazione dell'Enac, l'Ente nazionale per l'aviazione civile. Il terzo comma dell'articolo 2 disciplina il «giorno singolo libero dal servizio».

Che viene così descritto: «Periodo libero da qualunque impiego che comprende due notti locali consecutive o, in alternativa, un periodo libero da qualunque impiego di durata non inferiore a 33 ore che comprende almeno una notte locale». Un giorno di 33 ore o con due notti? Quando si tratta del personale di volo della ex compagnia di bandiera italiana, e dei relativi regolamenti di lavoro, bisogna abbandonare ogni convenzione, dal sistema metrico decimale all'ora di Greenwich: per loro non valgono.

Vivono in un mondo a parte, dove tutto è dorato. Da sempre veri padroni dell'azienda, piloti e assistenti di volo si sono dati delle norme di lavoro consone al loro status (a proposito: i capintesta dei sindacati degli autisti dei cieli hanno una speciale indennità economica che percepiscono anche se se ne stanno incollati a terra tutto l'anno). Secondo il regolamento dell'Enac, dove è specificato che hanno diritto a riposare su poltrone con una reclinabilità superiore al 45% e munite di poggiapiedi regolabile in altezza, non devono volare più di cento ore nel corso del mese.

Anzi nei 28 giorni consecutivi, come hanno preferito scrivere: e si vede che per loro è sempre febbraio. Nell'intero anno, cioè nei dodici mesi (se non hanno modificato a loro uso e consumo pure il calendario) il tetto non è, come da calcolatrice, mille e 200 ore (100 per 12) ma 900, e vai a sapere perché. Nel contratto, che l'azienda si rifiuta di fornire ai giornalisti, come del resto qualunque altro dato sulla produttività dei dipendenti, l'orario però si riduce. Nel medio raggio, la barriera scende a 85 ore al mese. Che nel trimestre non diventano 255, ma 240. E nell'anno non arrivano, come l'aritmetica sembrerebbe suggerire, a mille e 20, ma a 900.

Ma non è neanche questo il punto: fosse vero che volano così tanto (tra gli assistenti di volo l'assenteismo è all'11%). I numeri tracciano un quadro un po' diverso e dicono che nel medio-corto raggio gli steward e le hostess (alla fine del 2007, 480 di queste ultime su 4300, cioè l'11%, erano praticamente fuori gioco perché in maternità o in permesso in base alla legge che consente di assistere familiari gravemente malati) restano tra le nuvole per non più di 595 ore l'anno. Vuol dire 98 minuti al giorno, il tempo che molti Cipputi impiegano per fare su e giù tra casa e fabbrica. A titolo di raffronto, un assistente di volo della Lufthansa vola 900 ore, uno della Iberia 850 e uno della portoghese Tap 810. Restando in Italia, una hostess di AirOne si fa le sue belle 680 ore.

I piloti, poi, alla cloche sembrano quasi allergici: la loro performance non va oltre le 566 ore, che significano 93 minuti al giorno. I loro pari grado riescono a pilotare per 720 ore all'Iberia, per 700 alla Lufthansa e all'AirOne, per 680 alla Tap e per 650 all'Air France. I nostri, insomma, non sono esattamente degli stakanovisti: in media fanno, tra nazionale e internazionale, 1,8 tratte al giorno, contro le 2,4-2,75 dei colleghi di AirOne. In compenso, sono molto più cari di tutti gli altri. Un assistente di volo con una certa anzianità può arrivare a costare ad Alitalia 86 mila e 533 euro, contro i 33 mila che deve mettere nel conto la compagnia di Toto (AirOne, ndr ).

Il comandante di un Md80 dell'azienda della Magliana ha un costo del lavoro annuo pari a 198 mila e 538 euro. Per la stessa figura professionale i concorrenti italiani non sborsano più di 145 mila euro. Sempre restando allo stesso tipo di aereo, per pagare il pilota Alitalia ha bisogno di 108 mila e 374 euro, tra i 28 e i 33 mila in più di AirOne o di un'altra azienda italiana. Il mix di orari da impiegati del catasto e stipendi da superprofessionisti crea un cocktail che risulterebbe micidiale per qualunque azienda: facendo due conti viene infatti fuori che alla fine dell'anno Alitalia spende per ogni ora volata da un suo comandante qualcosa come 350,8 euro. Contro i 207,1 di AirOne. Una differenza del 69,4% che manderebbe fuori mercato chiunque. Soprattutto se si considera anche che un aereo della ex compagnia di bandiera viaggia con un equipaggio superiore di un buon 30% rispetto alla media dei concorrenti.

Il risultato finale è che in Alitalia il tasso di efficienza per dipendente è pari, secondo i calcoli dell'Association of European Airlines, a poco più della metà di quello che può vantare la Lufthansa. Che i passeggeri trasportati sono 1.090 per dipendente, contro i 10 mila e 350 di Ryanair. E che nel 2004 il ricavo medio per ogni lavoratore impiegato non andava oltre i 199 mila euro, poco più di un terzo rispetto a quanto registrava ad esempio Ryanair (513 mila euro).

In Alitalia comandano i sindacati (che nel solo primo semestre del 2005 hanno proclamato scioperi per 496 ore: quasi 3 ore ogni 24). E si vede. Il contratto in vigore dal 1° gennaio 2004 dice che, nel medio raggio, una hostess o un pilota non possono essere utilizzati per più di 210 ore al mese (che, con il solito giochino, diventano 600 nel trimestre e 1.800 nell'anno). Ebbene, se uno di loro parte da Roma per andare a prendere servizio a Milano la metà della durata del viaggio che lo vedrà impegnato nelle parole crociate viene considerata servizio.

La tabella dell'Enac che stabilisce, a seconda dell'orario di inizio del turno, su quante tratte continuative può essere impiegato il personale navigante prevede cinque diverse ipotesi. Che salgono a diciassette nell'accordo sottoscritto da azienda e sindacato. Dove è stabilito per il personale navigante il diritto a 33 giorni di riposo a trimestre (ad AirOne sono 30), che aumentano fino a 35 per chi è impegnato nel lungo raggio. In base al contratto, al termine di ogni volo deve essere garantito un riposo fisiologico di 13 ore, che sul lungo raggio deve risultare invece pari al numero dei fusi geografici attraversati moltiplicato per otto, con un minimo però di 24 ore. Boh.

Semplicemente geniale è poi il nuovo sistema retributivo, in vigore dal 1° gennaio 2005. Sono rimasti, ovviamente, lo stipendio base (quattordici mensilità) e l'indennità di volo minimo garantito: quaranta ore, che uno le faccia o meno. Le dieci voci che componevano la parte variabile della retribuzione di un pilota (compreso il cosiddetto «premio Bin Laden» corrisposto, dopo l'attentato alle Torri gemelle di New York, a tutti quelli che viaggiano in Medio Oriente e dintorni) sono state tutte sostituite da un'unica indennità di volo giornaliera (per un comandante è pari a 177 euro se è impegnato sul lungo raggio e a 164 se vola sul medio, cifre alle quali va sommata la diaria, che sono altri 42 euro, per un totale che può quindi arrivare a 219 euro). Indennità che scatta tutta intera anche se il pilota sta alla cloche solo per mezz'ora o semplicemente si trasferisce all'aeroporto da dove prenderà servizio. E perfino se il suo volo viene cancellato dopo che lui ha già raggiunto quello che doveva essere lo scalo d'imbarco. Per di più, aumenta se c'è uno spostamento dei turni rispetto al calendario originale.

Siccome poi lavorare stanca, il contratto prevede l'istituzione di una Banca dei riposi individuali dove confluiscono i crediti che si ottengono per esempio quando l'aereo viaggia con personale ridotto (un riposo ogni due giorni) e dalla quale hostess e piloti possono attingere pure degli anticipi. Non è invece dato sapere se le parti hanno raggiunto un accordo su una nuova indennità graziosamente prevista nell'ultima intesa: il premio di puntualità, che per i passeggeri assume davvero il sapore della beffa. Mentre è alla direttiva dell'Enac che bisogna tornare se si vuole conoscere la dettagliatissima disciplina della cosiddetta «riserva», i periodi di tempo nei quali il personale navigante deve essere pronto a rispondere a un'improvvisa chiamata.

Premesso che si può essere messi in riserva solo dopo aver goduto di un riposo, si stabilisce che la metà del tempo trascorso a casa con le pantofole ai piedi va considerata come servizio. Bingo. Di più: che se l'attesa si consuma inutilmente perché il telefono non trilla, e dev'essere proprio per lo stress, scatta un successivo periodo di riposo di almeno otto ore, che in alcuni casi salgono a dodici. Ed è sempre il premuroso Enac a stabilire che a piloti e hostess, una volta a bordo, deve essere dato da mangiare una volta ogni sei ore, come ai pupi, e adeguatamente, «in modo da evitare decrementi nelle prestazioni».

Di alcuni privilegi o istituti incomprensibili nessuno ricorda neanche l'esatta origine. Ci sono e basta. Così, le hostess continuano ad avere una franchigia di ventiquattr'ore al mese, che in pura teoria dovrebbe coincidere con l'inizio del ciclo mestruale, ma si racconta del caso di una di loro che ha chiesto la giornata del 31 come permesso per il mese di dicembre e quella del 1° per il mese di gennaio: misteri del corpo femminile. Sempre le assistenti di volo, quando vanno in maternità vengono retribuite per tutto il tempo con lo stesso stipendio guadagnato nell'ultimo mese di servizio, che, guarda un po', svolgono regolarmente sul lungo raggio, per far salire l'importo della busta paga. I piloti, invece, non possono atterrare due volte nello stesso scalo in un solo giorno. La logica della regola, che pare non sia neanche scritta ma frutto della consuetudine, è imperscrutabile.

La conseguenza, però, è chiara: la crescita delle spese per le trasferte. A partire da quelle per gli alberghi, che in Alitalia vengono scelti da un'apposita commissione dopo attento esame dei loro requisiti: con il risultato che l'importo medio è superiore del 45% a quello sostenuto dagli altri vettori. Solo per le 300 stanze prenotate tutto l'anno per i dipendenti che, anziché essere trasferiti a Malpensa, vanno su e giù da Roma, la compagnia ha in bilancio 45 milioni. Nella babele dei benefit, per un certo periodo tutto il personale viaggiante ha poi goduto di una speciale indennità per l'assenza del lettino a bordo di alcuni 767-300: alcune centinaia di euro che venivano corrisposte anche a chi volava su aerei dotati delle cuccette in questione.

I lavoratori più coccolati d'Italia quando viaggiano per piacere godono di una politica di sconti davvero generosa. Argomento sul quale l'azienda ha di nuovo una tale coda di paglia da rifiutarsi di fornire chiarimenti. Ma è il segreto di Pulcinella: i dipendenti (e con loro i pensionati) hanno diritto ad acquistare (anche per i loro cari: figli e coniugi o conviventi) i biglietti con una riduzione del 90% sulla tariffa piena, se rinunciano al diritto alla prenotazione. Il taglio scende invece al 50% se vogliono il posto garantito, magari perché vanno a festeggiare l'ultima promozione, che in Alitalia non si nega davvero a nessuno. Nel 2007 la direzione per la finanza dell'azienda della Magliana poteva contare su 152 persone: 20 dirigenti, 52 quadri e 80 impiegati. In quella per il personale i soldati semplici (61) prevalevano di una sola unità sui graduati (60: 25 dirigenti e 35 quadri).

Dev'essere anche per questo che il consiglio di amministrazione dell'azienda ha sentito la necessità di garantirsi l'ombrello di una polizza assicurativa a copertura di possibili azioni di responsabilità nei confronti di chi ha guidato la baracca. E si è reso così complice dei sindacati. Ai quali invece nessuno potrà mai presentare il conto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 7:34 am

Porci con le ali - 11 anni fa

http://www.beppegrillo.it/m/2006/10/por ... e_ali.html

“L’Alitalia sta attraversando il momento più difficile della sua storia. La situazione è completamente fuori controllo e non vedo un paracadute”. Romano Prodi, Presidente del Consiglio in carica, 10/10/2006.

“A distruggere il patrimonio di Alitalia hanno contribuito le regole sulla concorrenza che hanno favorito l’ingresso delle low cost. Con il risultato che, mentre Air France e Lufthansa hanno dal 75% all’80% del loro mercato interno, Alitalia arriva a fatica al 50%, nonostante il maggiore azionista sia lo Stato”. Roberto Maroni (ex ministro), 25/10/2005

“... è proprio questo il problema: che l’azionista è lo Stato, lo stesso Stato che paga cifre da capogiro ai dirigenti Alitalia e che ne ha frenato sviluppo e alleanze in questi anni. Riporto una classifica europea di Ryanair, anche per Maroni, dei ricavi e costi per posto(pax) e il margine netto riferiti al 2005 delle compagnie aeree. Alitalia è in perdita, le altre low cost e non, sono in utile”. Beppe Grillo, comico, 26/10/2005

L’Alitalia è una compagnia di bandiera, la citazione alla bandiera ci sta sempre bene. Siamo tutti ‘fratelli di Alitalia'. Ma anche finanziatori, benefattori. O meglio genitori, genitori adottivi. Ogni famiglia italiana ha infatti adottato a distanza da anni un dipendente dell’Alitalia. Con le sue tasse gli paga lo stipendio. Per quello di Cimoli di 190.375 euro al mese è necessaria una comunità di medie dimensioni.
L’Alitalia ha perso 221,5 milioni di euro nei primi sei mesi del 2006. I bilanci dell’Alitalia sono in rosso da molti anni, la gestione è un disastro da molti anni, sta attraversando il suo momento più difficile da molti anni, accumula ritardi nei voli da molti anni, taglieggia gli italiani sulla tratta Milano-Roma con tariffe da giro del mondo da sempre, impiega dirigenti raccomandati da sempre.
Se Prodi ha un minimo di pudore deve licenziare Cimoli (chiedendogli i danni), il consiglio di amministrazione e i principali dirigenti. E mettere un commissario. Domani.
Oppure abbia il pudore di tacere e di volare low cost.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 7:54 am

Alitalia, il super-pilota confessa:"Sapete come buttano i soldi?E poi alle hostess"
mercoledì 26 aprile 2017

http://direttanfo.blogspot.it/2017/04/a ... apete.html

"L'Alitalia people ha sempre creduto a dispetto dei santi: ad ogni ristrutturazione si rimboccava le maniche e ripartiva sempre con rinnovato vigore. Un popolo di entusiasti. Se stavolta ha detto 'no' è perché c'è rabbia vera, la gente s'è stufata delle promesse e la fiducia è ormai sotto zero...". Così Riccardo Canestrari, 54 anni, pilota civile dal '92 e coordinatore nazionale piloti Anpac commentando la vittoria del 'no' al referendum su Alitalia. E ancora, al Corriere della Sera, il pilota spiega: "Ho già vissuto tre ristrutturazioni - racconta - ricordo soprattutto quella del 2008, con mille piloti e 11 mila dipendenti mandati a casa senza pietà. Un bagno di sangue, con scene tipo Lehman Brothers, gente che se ne andava in lacrime da Fiumicino, piloti che poi sono finiti a volare in Bangladesh".
E dopo questa lunga premessa, l'attacco, durissimo, alla nostra compagnia di bandiera. "Nessuno oggi festeggia per questo 'no', perché sarebbe come brindare sul Titanic che affonda. L'Alitalia people ne è ben consapevole, ma il 'no' era l' unico modo per dire basta", sottolinea. Canestrari aggiunge che "noi abbiamo già dato. Ricordo nel 2014 il welcome drink per il nuovo azionista, il benvenuto dato da tutti noi a Etihad col sacrificio delle tredicesime e di quote dello stipendio. Ma perché devono sempre pagare i lavoratori per le scelte sbagliate dei manager". E dunque il pilota le elenca, queste scelte sbagliate: "Buonuscite fantasmagoriche, piani industriali mai realizzati, errori sui leasing, sui carburanti, aerei nuovi arrivati col contagocce, corsi di formazione ad Abu Dhabi per insegnare alle hostess italiane come si versa il vino". Piccoli dettagli che, però, rivelano in pieno gli sprechi di Alitalia. Una compagnia da anni e anni sull'orlo del fallimento che sgancia buonuscite monstre e "addestra" le hostess a versare il vino. Come dice Libero, meglio farla fallire.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » ven apr 28, 2017 7:29 am

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... pagnie.jpg

Fonte non specificata

CRONACHE DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO, NEL CONFRONTO CON RYANAIR SCOPRI CHE ALITALIA PAGAVA I SUOI PILOTI PIÙ DEL DOPPIO

Le analisi su Alitalia e il suo fallimento si moltiplicano. Capire il motivo per cui la ex compagnia di bandiera sia arrivata al commissariamento – imminente – è lavoro da espertti di analisi finanziariaria.

Alcuni indicatori però possono dare un’idea di quanto accaduto in quella che è stata una delle compagnie aeree più efficienti d’Europa: gli stipendi dei dipendenti, piloti, hostess, stewart e personale di terra.

Parametro importante perché il piano “di rilancio” del vettore italiano – bocciato dal referendum – si basava proprio sul taglio dei costi del personale, con esuberi e decurtazioni dello stipendio. Partiamo allora da una cifra: 10.800 euro.


Stipendi d’oro per i piloti

La cifra di tutto riguardo è lo stipendio che in busta paga si ritrova un comandante di Alitalia con 21 anni di anzianità e circa 850 ore di volo all’anno.

Il raffronto si può fare con quella che ad oggi rappresenta una delle linee aeree più presenti sul mercato europeo, l’irlandese Ryanair.
La quale, a fronte delle stesse caratteristiche professionali, garantisce 6200 euro di reddito mensile a ciascun suo pilota.

Ben 4400 euro di differenza, secondo un’analisi del Corriere della sera. Lo stipendio medio in Alitalia invece si aggira intorno intorno ai 6600 euro, meno della collega Easyjet ma sempre più del vettore irlandese.

Anche il costo generale riportato su altri numeri è diverso. Il carico medio per passeggero a km è di 6,5 centesimi: quasi il doppio di Ryanair (3,4), ma comunque meno di Lufthansa (8,3) e di Air France (10,5).

Ovviamente il confronto con le compagnie low cost non regge. Anche perché a fronte di corse a prezzi assolutamente concorrenziali corrispondono standard qualitativi del servizio totale ben differenti.


Contratti stabili contro contratti di somministrazione

A cominciare dai 12500 dipendenti del vettore italiano, per lo più assunti a tempo indeterminato.

L’irlandese, al contrario di Alitalia, lavora con personale viaggiante assunto con “contratti di somministrazione” per il 70 per cento.

Reclutati tra l’altro attraverso società di lavoro interinale quali la Storm McGinley, Brookfield o la Crewlink che proprio in questi giorni ha lanciato un piano di selezione per personale di bordo esterno alla cabina di pilotaggio.

Anche il carico fiscale cambia: la Ryanair applica la normativa irlandese, meno tassata, mentre l’Alitalia quella italiana con costi del personale decisamente più alti. Inoltre il contratto applicato gode dei benefici dell’integrativo.

Il 47% delle rotte in mano alle low cost

Detto questo, il personale in realtà rappresenta una parte minima dei costi di Alitalia, stimata secondo alcune fonti intorno al 16 per cento.

Le cause del dissesto vanno cercate cioè su diversi capitoli di bilancio. Da non escludere per esempio c’è la progressiva perdita di rotte internazionali (a lungo raggio) ma anche quelle interne.

E qui il confornto con Ryanair torna: più aeroporti coperti (27 a 26) e più destinazioni italiane (351 contro 129).

Infine un altro dato, sempre fornito dal Corsera: il 47% delle rotte italiane sono ormai ipotecate dalle compagnie low cost.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » sab apr 29, 2017 8:07 pm

Alitalia, in arrivo il decreto per il commissariamento
Giorgio Pogliotti

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... m=facebook

Subito dopo il 2 maggio - quando si riunirà l’assemblea dei soci di Alitalia per confermare che la ricapitalizzazione è saltata e il Cda chiederà al Mise l’ammissione all’amministrazione straordinaria - il governo è pronto ad intervenire con «la massima tempestività», come ha spiegato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

La prossima settimana sarà firmato il decreto con la nomina di due o tre commissari (favoriti Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi) e a stretto giro verrà approvato il provvedimento con i 400 milioni di prestito ponte per assicurare la continuità aziendale nei sei mesi di commissariamento (dovrebbe essere inserito nella manovra in discussione alla Camera).

Il percorso stretto dei commissari e il «peso» del leasing

Il governo ha concordato con Bruxelles le modalità di erogazione del prestito che non rientrerà tra gli aiuti di stato che richiedono un’approvazione da parte della Commissione europea, poichè verrà concesso alle condizioni di mercato, per un periodo limitato nel tempo. La procedura, dunque, sarà più rapida, basterà notificare la decisione a Bruxelles e le risorse saranno nelle disponibilità di Alitalia che ha un disperato bisogno di liquidità. La cassa va esaurendosi e senza l’iniezione di nuove risorse, a breve potrebbero essere a rischio gli stipendi per i dipendenti e i pagamenti per i fornitori. Il ministro Carlo Calenda (Sviluppo economico) ha spiegato che considera l’amministrazione straordinaria come uno strumento che potrà servire a ripulire Alitalia, «come si è fatto per l’Ilva dove sta funzionando», alla fine di questo percorso «chi si comprerà Alitalia lo farà definendo il perimetro che gli interessa». Si vuole dunque escludere l’ipotesi del fallimento.
Gentiloni: «Alitalia non può essere nazionalizzata». Calenda: prestito da 300-400 mln

«Non c’è spazio per una nazionalizzazione - ha aggiunto il ministro Claudio De Vincenti (Coesione territoriale) - Alitalia deve essere un’impresa capace di stare sul mercato, con un piano industriale forte». Sulla bocciatura del preaccordo al referendum tra i dipendenti che ha fatto saltare l’operazione del valore di 2 miliardi (tra equity e linee di credito) - di cui 900 milioni di nuovi fondi- interviene il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo: «Avremmo potuto prendere il toro per le corna per salvare Alitalia - ha detto al Financial Times -. Per la prima volta la compagnia era nelle condizioni di poter guardare al futuro in maniera diversa, cambiare completamente il modello di business e non solo iniettare liquidità a vuoto come fatto in passato».

Da notare che per la procedura di commissariamento si prevede una durata sei mesi, prorogabili di altri tre mesi. Potrebbe dunque concludersi proprio in prossimità delle prossime elezioni e, inevitabilmente, essere al centro delle attenzioni della politica. L’ex premier Matteo Renzi ha già annunciato che, dopo le primarie del Pd, presenterà il 15 maggio una proposta che per il ministro Carlo Calenda «è benvenuta e come tutti i contributi di idee e verrà valutata».

Renzi ha detto di guardare con interesse all’esperienza di Meridiana che era a un passo dal baratro ma si sta avviando verso il risanamento, dopo un lungo braccio di ferro tra la proprietà e i lavoratori. Con il coinvolgimento del governo nel 2016 è stata individuata Qatar Airways come partner (al 49%), con i sindacati è stata concordata una cura dimagrante (gli esuberi sono scesi da 1.660 a circa 400) e sono state tagliate di circa il 30% le buste paga del personale navigante. Per Alitalia «c’è spazio per un futuro senza spezzatini», ha detto Renzi «c’è tanta rabbia per il passato», ma è possibile vedere un futuro per «tanta gente che lavora nella compagnia e per il suo indotto».

Il sindacato, intanto, si divide sul referedum: parole critiche sono state espresse da Annamaria Furlan (Cisl), convinta che il sindacato chiamando i dipendenti a decidere abbia scaricato la responsabilità «snaturando il nostro ruolo, forse è stato un errore, bisognerà aprire una riflessione unitaria». Mentre Susanna Camusso (Cgil) continua a sollecitare un intervento della Cassa Depositi e prestiti - escluso però dal governo - per «garantire la continuità del volo ed evitare la logica dello “spezzatino” cioè la vendita degli asset strategici dell’azienda».


Alitalia, cda: ok all’unanimità al commissariamento
2017-05-02

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebook

Il cda di Alitalia, riunitosi al termine dell'assemblea dei soci, «ha preso atto della grave situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, del venir meno dei soci e dell'impraticabilità, in tempi brevi, di soluzioni alternative, ha deciso all'unanimità di presentare l'istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria come disposto dalla legge».

Alitalia precisa che l'assemblea degli azionisti «ha preso atto, con grande rammarico, dell'esito del referendum tra i propri dipendenti, che di fatto ha precluso l'attuazione del rilancio e della ristrutturazione della società». I voli e le operazioni Alitalia «non subiranno alcuna modifica e continueranno secondo la programmazione prevista» spiega ancora la nota della compagnia sul consiglio di amministrazione seguito all'assemblea dei soci.

Referendum occasione persa
La nota diffusa da Alitalia al termine del cda e dell'assemblea sottolinea come «i soci italiani ed Etihad, convinti del potenziale di crescita dell'azienda, si erano resi disponibili a finanziare il piano industriale per 2 miliardi di euro, attraverso forti investimenti e una riduzione dei costi strutturali che, per due terzi, non erano relativi al costo del personale. I soci avevano condizionato la disponibilità alla ripatrimonializzazione e al rifinanziamento ad un accordo con le organizzazioni sindacali, venuto meno con l'esito del referendum tra i dipendenti».

Atteso il decreto del Governo
Con i passaggi di oggi Alitalia si prepara all'arrivo dei commissari: la richiesta del cda sarà presentata al Governo e l'istanza depositata al tribunale di Civitavecchia, competente territorialmente, per l'accertamento dello stato di insolvenza. Dal Governo è atteso il decreto che istituisce la procedura e nomina i commissari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » sab mag 06, 2017 8:47 pm

Soros punta su Alitalia a “ braccetto” con i cinesi, con la benedizione di Gentiloni
Roberto Casalena

http://www.leccenews24.it/attualita/il- ... cristo.htm

Alitalia – Soros punta ad Alitalia, quale azionista della cinese Hainan Airlines, la prima compagnia aerea asiatica privata, fondata da Chen Feng. Nel 1995 Soros investì 25 milioni di dollari. Ci aveva visto giusto. Infatti, attualmente la compagnia vale oltre 80 miliardi di dollari, e la holding è così potente che ha acquistato anche il 9,9% di Deutsche Bank. Hainan Airlaines già opera a Roma, ma a differenza della tedesca Lufthansa , che è ben posizionata nei voli a lungo raggio, con Alitalia punterebbe proprio ad estendere il raggio d’azione su Europa e sul continente.

Dunque, ecco spiegato l’incontro con il premier Gentiloni , dove, tra l’altro, si è anche parlato di immigrazione, perché le Ong , anche quelle che fanno capo a Soros, sono entrate nel dibattito politico nonché nel mirino della magistratura. Ma il finanziere ha anche parlato di ulteriori possibili investimenti in Italia , oltre che l’interesse manifestato per Alitalia. Due facce della stessa medaglia. Tra le altre ipotesi di lavoro per la compagnia di bandiera italiana, ci sarebbe anche quella di un possibile intervento della Qatar Airways , su cui sembrerebbe spingere Matteo Renzi, anche se il percorso sembra ad ostacoli perché ci dovrebbe essere una contropartita su energia e gas.

Infine, i rumors indicano anche l’americana Delta come possibile interessata ad Alitalia.Fatto sta , comunque, che chiunque sia il possibile acquirente , vorrà che la compagnia aerea sia stata rimessa in piedi, con un programma di rilancio che sicuramente passa anche attraverso il taglio dei costi, compresi quelli del personale. Per cui non ci sarà da meravigliarsi se i tre commissari appena nominati, Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, decideranno di usare l’accetta pur di far quadrare i conti. Ed a proposito di costi, sembrerebbe , stando almeno ad indiscrezioni, che la parcella dei commissari per 6 mesi, dovrebbe attestarsi a 3,3 milioni di euro a testa.

E parlando di potenziali sacrifici e tagli, è bene ricordare che anche Swiss e Sabena hanno subito pesanti sforbiciate per poter continuare a volare. La compagnia aerea svizzera, in particolare, prima di fallire aveva 71 mila dipendenti e 162 aerei, ed ora ne ha 100 mentre il personale è sceso a 10 mila unità. Dunque, ecco cosa potrà capitare ad Alitalia, anche se i dipendenti si sono ridotti dai27 mila del 2001 agli attuali11 mila.

Intanto la Confconsumatori precisa che le generiche rassicurazioni date dal commissario Alitalia, Luigi Gubitosi, non convincono affatto : i passeggeri hanno diritto ad avere specifiche e articolate informazioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Alitalia

Messaggioda Berto » dom apr 22, 2018 9:03 pm

Alitalia è riuscita nel paradosso: fallire per il crollo del prezzo del petrolio
Ugo Arrigo
18 aprile 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... l-petrolio

Con il greggio in calo ha dovuto tagliare i prezzi, ma non ha potuto ridurre i costi ingessati da contratti sfavorevoli, come i derivati sul carburante. E così se l’è presa con i lavoratori

Per comprendere quanto poco si sa delle cause del dissesto di Alitalia, nonostante sia trascorso quasi un anno dal commissariamento, bisogna prendere a prestito una famosa affermazione di Winston Churchill: “È un rebus avvolto in un mistero all’interno di un enigma”. Gli ultimi dati ufficiali sul vettore risalgono al bilancio del 2015, pubblicato nella primavera 2016. In seguito non è più uscito alcun numero, neppure dalla gestione commissariale. Il bilancio 2016, che avrebbe dovuto fotografare la crisi dell’azienda e identificarne le cause, non è stato presentato, come previsto dalle norme, ad aprile 2017, né allegato alla domanda di amministrazione straordinaria, come richiesto dalla legge Marzano. Pertanto si può ben dire che Alitalia sia stata la prima impresa di cui si ha notizia a portare i libri in tribunale senza tuttavia portarli.

Nel frattempo è trascorso l’anno 2017 e tutto il primo trimestre del 2018 e tra poche settimane sarà passato un anno dal commissariamento. Come è andata Alitalia negli ultimi nove trimestri? Quanto ha prodotto, speso, incassato e perso? E per quali ragioni ha perso? Perché l’azienda è andata così male in un periodo estremamente favorevole per il mercato aereo e per tutti i vettori? Nessuno lo sa, anche perché i pochi che eventualmente lo sanno non lo dicono. I commissari hanno appena pubblicato la loro “Relazione sulla cause di insolvenza” ma le cause non vi sono, si presume si trovino negli oltre due terzi della relazione coperti da omissis. Il mistero resta fitto.

In assenza di informazioni irrinunciabili, e contraddicendo il detto di Einaudi “Conoscere per deliberare”, il governo ha da subito indirizzato i commissari sulla strada di una rapida cessione, senza peraltro sapere se vi fossero acquirenti interessati e se quella che si metteva in vendita era un’azienda gestita malissimo ma potenzialmente profittevole oppure un caso irrimediabile. Non sapendolo neppure loro, gli acquirenti non si sono presentati o hanno chiesto uno spezzatino che porterebbe a esuberi e costi sociali e di finanza pubblica enormi.

Eppure le ragioni vere del dissesto sono state rivelate dai vecchi gestori in alcune pagine di un documento illustrato ai sindacati il 22 marzo 2017 nel corso della trattativa che si sarebbe conclusa con la vittoria del no al referendum. Esso riporta una versione non definitiva del conto economico 2016 dalla quale risulta una perdita industriale di 337 milioni. Il peggioramento rispetto ai 149 milioni del 2015 è dovuto per 158 milioni a riduzione dei ricavi e per 30 a incremento dei costi. Perché i ricavi sono diminuiti del 4,9%, per effetto della riduzione dei prezzi a fronte di passeggeri in lieve crescita, mentre i costi sono rimasti stazionari?

La risposta è in ciò che è accaduto negli altri grandi vettori. Nel 2016 Lufthansa ha ridotto i costi industriali per passeggero km del 5,4%, principalmente grazie al calo del carburante, e del 5,2% i proventi unitari. In sostanza ha trasferito ai suoi clienti, attraverso minori prezzi, i risparmi conseguiti e così han fatto gli altri vettori, low cost e tradizionali. Alitalia non è riuscita a ridurre i costi, ingessati da contratti sfavorevoli, ma ha dovuto lo stesso ridurre i prezzi a causa della concorrenza, peggiorando il disavanzo. È la semplice ma sinora non divulgata ragione del dissesto.

Nel 2015 Alitalia ha speso 721 milioni per il carburante, di cui 52 da perdite su contratti derivati di fuel hedging che scelte più oculate avrebbero evitato. Se i restanti 669 milioni si fossero ridotti nel 2016 nella stessa misura di Lufthansa, Alitalia avrebbe registrato un costo di 551 milioni, con un risparmio di 142 milioni sulla spesa effettiva (693). Riguardo ad altre voci di costo è la stessa Alitalia a quantificarne nella trattativa del marzo 2017 il disallineamento rispetto al benchmark delle altre compagnie. Sul leasing della flotta indicava un sovra-costo del 23% per i velivoli di medio raggio, del 41% per la flotta regionale e del 63% per il lungo raggio, con una media stimabile nel 36% che, applicata alla spesa del leasing 2016 dà luogo a 86 milioni di possibili risparmi. Riguardo alle manutenzioni riconosceva extra-costi pari al 19%, cioè 46 milioni di possibile risparmio sui 287 spesi; in relazione ai servizi di handling un extra-costo del 25% rispetto a un benchmark calcolato sui principali aeroporti che genera un possibile risparmio di 59 milioni. Infine i costi commerciali erano indicati nel 7,8% del fatturato, ma ritenuti riducibili al valore benchmark del 3,3%, con un risparmio stimabile in 125 milioni.

Se sommiamo i risparmi ottenibili tagliando gli extra-costi riconosciuti dalla stessa Alitalia arriviamo già a minori costi industriali annui per 316 milioni, quasi pari alla perdita industriale 2016 (337 milioni). Tuttavia questi risparmi salgono a 458 milioni se vi includiamo anche il taglio degli extra-costi sul carburante, una voce che la vecchia gestione aveva occultato, preferendo sostituirla con una ingiustificata richiesta di tagli del costo del lavoro. Con 458 milioni di minori costi il risultato industriale del 2016 sarebbe divenuto positivo per 121 milioni e così forse anche il bilancio finale. In sintesi, l’azienda già perdeva in passato per gli extra-costi e ha perso molto di più nel 2016 perché ha dovuto abbassare i prezzi come i concorrenti ma, a differenza loro, senza poter ridurre il costo del carburante. Alitalia è fallita per il crollo dei prezzi petroliferi di cui non ha potuto avvantaggiarsi. Questa è la spiegazione e da essa discende che sia stato un grande errore metterla in vendita prima di aver messo mano ai suoi rimediabili problemi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Skei, laoro, economia, banke, fisco, ladrarie o robaure

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron