Alitalia

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Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 10:41 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 10:42 am

Alitalia. Pagliarini: ma avete idea da quanti anni dura questa storia!? Ecco i documenti…. Datati 2004!
2 Mar 2017


http://www.lindipendenzanuova.com/alita ... atati-2004

Bastaaaa, non ne posso più! Ecco qui di seguito un mio intervento a Montecitorio (era il 2004 se ricordo bene) . Mi ero letto i bilanci e le relazione di certificazione degli ultimi 10 anni e rendevo conto di tutti i quattrini che i cittadini italiani davano all’Alitalia ogni anno. E ogni anno c’era il nuovo piano di ristrutturazione. Di risanamento. Ogni anno! Cifre pazzesche. E la prassi è continuata. Basta. Bastaaa, come dice il buon Giannino!

Presidente. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

Giancarlo Pagliarini.
Signor Presidente, colleghi, voi sapete che la garanzia dello Stato viene concessa per un tempo breve, per il tempo necessario a consentire la definizione e la successiva realizzazione da parte della società di un piano industriale di ristrutturazione e di rilancio. Questo perché, oggi come oggi, come ha detto l’ingegner Cimoli in audizione, il gruppo non ha alcuna capacità di credito. Dunque, il gruppo non è in grado oggi di far fronte ai suoi impegni e dovrebbe portare i libri in tribunale. In assenza di prospettive, cioè in assenza di un piano industriale di ristrutturazione e di rilancio, questa garanzia di 400 milioni che stiamo dando assumerebbe il significato di soldi buttati dalla finestra, assumerebbe il significato di un vero e proprio danno erariale. Infatti, tra sei mesi, il gruppo sarebbe nella stessa situazione di oggi. Prima ho sentito Pasetto, purtroppo, che ha parlato di posizione pregiudiziale della Lega Nord Federazione Padana, di una posizione irresponsabile; bene, io adesso cerco di rappresentare ai colleghi di maggioranza e di opposizione, in sintesi, la situazione di Alitalia, in modo che poi ognuno possa votare in maniera responsabile e consapevole.

Comincio prendendo la relazione di certificazione sul bilancio consolidato. Dobbiamo sempre parlare del bilancio consolidato, perché Alitalia controlla altre società (si può far fare utili e perdite a chi si vuole, quindi dobbiamo guardare il consolidato). C’è scritto che il bilancio consolidato riporta significative perdite di esercizio – quindi perdite grosse – e un notevole incremento dei debiti a breve, a medio e a lungo termine (proprio una tragedia!). Le perdite sono riferite – dicono i revisori – prevalentemente al bilancio della capogruppo Alitalia Spa e, per questa società, il negativo andamento economico poi è proseguito anche nei primi mesi dell’esercizio in corso e, quindi – attenzione! – , gli amministratori, come riferito in una nota al bilancio, hanno annunciato un piano di risanamento finalizzato a un tempestivo riequilibrio della gestione. Quindi, è necessario un tempestivo riequilibrio della gestione!

Piccolo particolare, colleghi: la relazione che vi ho letto è la relazione di certificazione sul bilancio consolidato al 31 dicembre 1993 (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olé!»)! Non è quella di quest’anno, ma quella di dieci anni fa! Dieci anni fa la situazione era drammatica e, secondo quanto riferito dai revisori, gli amministratori avevano detto di non preoccuparsi perché avevano preparato un piano di risanamento in modo da rimettere la situazione a posto in quattro e quattr’otto. Questo avveniva nel 1993. Notate che poco tempo prima lo Stato aveva preso dalle tasche degli italiani 292 milioni di euro e li aveva dati al gruppo per coprire le perdite. Allora, nonostante gli avessero dato i 292 milioni per coprire le perdite, nel 1993 la situazione era drammatica, anche se si diceva che c’era il piano di ristrutturazione. Benissimo! Era il 1993.
Andiamo a vedere che cosa è successo nel 1994. Nel 1994 Alitalia ha perso «solo»192 milioni di euro (ed è una bella cifra anche questa!), ci sono ancora dei problemi e i revisori dicono, nella relazione per il 1994, che gli amministratori hanno illustrato i fondamenti su cui si basa un prospettato riassetto della capogruppo. Quindi, nel 1993 c’era un piano di ristrutturazione, che non è andato a buon fine (probabilmente perché i sindacati lo hanno bloccato, non lo so); però non è un problema, perché nel 1994 ve ne è un altro, che, secondo quanto detto, si basa sulla necessità di una ricapitalizzazione della capogruppo, al fine di un definitivo assestamento della sua situazione. E questo era il 1994.

Lo dico anche perché prima ho sentito il collega Pasetto dire che è colpa del centrodestra perché in quel momento andava tutto bene. Te lo anticipo: andava tutto bene perché in pochi anni gli amministratori hanno fatto entrare, prelevandoli dalle tasche degli italiani, sapete quanto? Sapete quanto abbiamo dato all’Alitalia per coprire le perdite? Abbiamo dato 3.092 milioni di euro in pochi anni (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olé!»)! Ben 3.092 milioni di euro!
Ci credo, Pasetto, che andava bene! Gli abbiamo dato quasi una legge finanziaria! Te lo credo! Però glieli abbiamo dati per coprire le perdite, questo è il problema! Dico queste cose perché, vedendo com’è andata la storia, vorrei che nel provvedimento in esame vi fosse qualcosa di più stringente riguardo a questo piano di ristrutturazione. Mi sono letto veramente tutti i bilanci per voi, onorevoli colleghi – per la destra e per la sinistra -, per cercare di fare qualcosa di serio, perché non è possibile che tutti gli anni gli amministratori di Alitalia vadano in perdita, tutti gli anni gli vengano dati i quattrini e tutti gli anni il piano industriale salti per aria perché i sindacati non lo accettano; e adesso siamo ancora qui, a dargliene altri, sulla base di un piano che nessuno ha ancora visto e che non si sa se sarà accettato dai sindacati! Voi capite che potremmo anche avere qualche problema al riguardo!
Ciò per quanto riguarda il 1994. Nel 1995, invece, Alitalia perde relativamente poco: 47 milioni di euro. I revisori contabili affermano che non c’è più la possibilità di andare avanti, perché non vi sono prospettive, ed ecco che nel bilancio si riporta – cito la relazione dei revisori – che le cose vanno male, l’indebitamento finanziario consolidato è arrivato a 3.313 miliardi di vecchie lire, ma la gestione ha perso poco, perché ha beneficiato di operazioni straordinarie. I primi mesi del nuovo esercizio vanno male, ma il bilancio è stato preparato nel presupposto della continuità aziendale, perché gli amministratori della società capogruppo avevano varato un nuovo piano di ristrutturazione e di successivo sviluppo: questo per quanto riguarda l’anno 1995 (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»).
Andiamo avanti. Cosa succede nel 1996? Nel 1996 Alitalia perde 625 milioni di euro nel bilancio consolidato (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano:«Olè!»). Però, per coprire le perdite, ecco che la Repubblica italiana gli dà 516 milioni di euro di aumento di capitale. Avete capito? Si tratta di un problema serio, e non vorrei essere coinvolto in una fattispecie di danno erariale, perché se abbiamo l’evidenza che i piani aziendali saltano sempre per aria, poiché i sindacati li contestano, dando ad Alitalia questi soldi, senza controllare il piano aziendale e senza essere sicuri che i sindacati siano d’accordo, procuriamo un danno erariale! Ora, noi siamo parlamentari, e forse siamo coperti sotto questo punto di vista, ma quando ho fatto queste affermazioni a Cimoli, in sede di audizione, l’ho visto un pochino sconvolto, ed infatti l’ingegner Cimoli ha affermato che non toccheranno una lira fino a quando i sindacati non avranno approvato il piano aziendale. Ciò mi sembra giusto, e pertanto dovremmo inserirlo nel testo del decreto-legge: non dobbiamo concedere una lira di garanzia finché i sindacati non hanno approvato il piano, perché altrimenti abbiamo dei problemi molto grossi, signori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Queste non sono ideologie perché, purtroppo, sono le carte a dirlo!
Stavo parlando del 1996, un anno in cui si è registrata una perdita enorme; tuttavia, anche per il 1996, nella relazione di certificazione c’è scritto che le cose vanno male, però il bilancio consolidato è stato predisposto applicando criteri valutativi che presuppongono la continuità aziendale, e per garantire tale presupposto gli amministratori hanno elaborato un piano di ristrutturazione e di successivo sviluppo: alè (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Alè!»)! Ciò si è ripetuto tutti gli anni, e noi siamo qui ad affermare che, dal momento che predispongono un piano, diamo loro dei soldi! Ragazzi, lo presentano tutti gli anni un piano di ristrutturazione, scusatemi! Ma qualcuno si è preso la briga di andare a leggere i bilanci consolidati e le relazioni dei revisori?
Siamo arrivati al 1997. Sembra che tale anno sia andato bene. Mi spiego meglio: nel 1997 c’è stato comunque un aumento di capitale di 516 milioni di euro (si tratta dei soliti mille miliardi di vecchie lire che si danno all’Alitalia ogni anno), però escono in utile! Qualcuno potrebbe dire: che bravi, sono uscite in utile! Tuttavia i revisori, che devono dare il quadro fedele della situazione, nella relazione specificano il motivo per cui viene fuori tale utile. Infatti, essi hanno affermato che alla formazione del risultato hanno contribuito proventi straordinari, relativi principalmente all’adeguamento del prezzo di cessione della partecipazione nella società Aeroporti di Roma, alla vendita di un’altra partecipazione nella società Galileo e a 700 prepensionamenti. Si tratta di 700 prepensionamenti che stiamo pagando ancora noi, colleghi: capite? Arriviamo così al 1998, alè! Nel 1998 vi è stato un altro aumento di capitale, questa volta di 680 milioni di euro (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»)! Lo capite che, in queste condizioni, io sarei un fenomeno? Altro che Bill Gates, se tutti gli anni qualcuno mi concede un aumento di capitale così! Bill Gates sarebbe nessuno rispetto a Pagliarini, se tutti gli anni qualcuno mi desse tutti questi quattrini: ce ne rendiamo conto? Saltiamo il 1999 e passiamo al 2000: cosa succede in quell’anno? Nel 2000 Alitalia perde 256 milioni di euro (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»)! Però, per quanto concerne il 2000, occorre considerare anche un altro elemento. Questo per far capire come sia drammatica la situazione, non da oggi – come ha affermato il collega Pasetto -, ma da anni. Nel 2000, i revisori affermano che, nel corso del secondo semestre dell’esercizio, la società capogruppo, l’Alitalia, ha venduto 20 aeroplani MD 80 e, contestualmente, li ha presi in locazione, ottenendo così una plusvalenza di 317 miliardi, che sono stati contabilizzati bene, perché 304 sono stati differiti sul periodo dell’affitto mentre 317 di cash sono stati utilizzati subito, per pagare gli stipendi.

Mauro Agostini. Quello che fa Siniscalco!
Giancarlo Pagliarini. Non me ne parlare, che mi metto piangere!
Nel 2001 – signori, state seduti – Alitalia perde 907 milioni di euro (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana si grida: Olè!) e ne ricava 258 come aumento di capitale. Che succede nel 2001? Vi è la società capogruppo che ha avviato un rilevante processo di ristrutturazione. Tale processo prevedeva anche incentivi al personale per il pensionamento anticipato. Si arriva al 2002, anno in cui vi erano persone che affermavano che i conti Alitalia andavano bene. Nel 2002 tale società aveva ricavato 93 milioni di utile. Piccolo particolare: nel 2002, per ottenere 93 milioni di utile, nel bilancio sono stati inseriti 567 milioni di euro di proventi straordinari, dei quali 266 per l’esito del procedimento arbitrale con KLM (250 più gli interessi), 76 per la plusvalenza determinata dalla cessione delle attività del comparto Sigma alla Galileo e 43 dalla vendita alla Lamaro Srl di Roma dell’immobile adibito a centro direzionale in zona Magliana e di una parte dei terreni di proprietà dell’Alitalia a Fiumicino, in prossimità del sedime aeroportuale, sul quale gli acquirenti, ossia la Lamaro di Roma, costruirà il nuovo centro direzionale che sarà affittato all’Alitalia. Se intervengono problemi, succede un caos incredibile. Sempre nel 2002, Alitalia ottiene un’utile di 93 milioni di euro, dato da plusvalenze, ed in cassa entrano 828 milioni di euro per aumento di capitale euro (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana si grida: Alè!). Si arriva al 2003, anno in cui vi è una perdita di 520 milioni di euro. I revisori non danno il loro giudizio professionale, perché vi sono troppe incertezze, non solo finanziarie (tra l’altro, sono rimasto colpito dalla mancata svalutazione della flotta). Il problema, quindi, è veramente serio.

Vi ho riferito abbastanza dettagliatamente il quadro; quindi, per favore, non venitemi a dire che Alitalia va male per colpa di Berlusconi! Vi è un problema che viene da lontano (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell’Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole cercare soluzioni non realistiche, ma è molto importante modificare questo testo e fissare alcuni paletti, perché abbiamo la prova provata che, quasi tutti gli anni, Alitalia effettua piani di ristrutturazione. Sappiamo anche che nessuno di essi è andato a buon fine, perché i sindacati ne hanno sempre bloccato l’attuazione. Ora impegniamo altri 400 milioni di euro dei cittadini italiani che pagano le tasse e che credo non saranno per nulla felici. Se vogliamo farlo, facciamolo pure, ma con alcune garanzie. Una garanzia dovrebbe essere rappresentata dal fatto che si daranno i soldi solo dopo che i sindacati avranno approvato il piano di ristrutturazione e, naturalmente, dopo che il Parlamento l’ha valutato. Infatti, sono capace anch’io di fare tutti i piani di ristrutturazione, se negli stessi stabilisco che ogni biglietto da Milano a Roma costa tre miliardi e mezzo: faccio utili sulla carta, poi, però, non prendo un euro.
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 10:46 am

Tutti i numeri e i motivi che fanno precipitare un’Alitalia senza comandante
Perché la situazione è così critica? E perché il taglio dei costi è necessario ma non sufficiente? Cosa preoccupa della compagnia aerea tricolore
di Andrea Giuricin
25 Gennaio 2017

http://www.ilfoglio.it/economia/2017/01 ... isi-116777

Roma. L’uscita di James Hogan come amministratore delegato del gruppo aereo emiratino Etihad era annunciata da tempo. Tuttavia la conferma arrivata ieri non solo complica i piani di rilancio di Alitalia, ma rischia di rendere la situazione ancora più caotica. Gli errori commessi dall’ad del vettore di Abu Dhabi sono stati diversi e il settore aereo non perdona: in particolare l’avventura europea di Etihad, costata al gruppo oltre un miliardo di euro, è stata la causa scatenante di questo cambiamento al vertice. Alitalia forse è l’esemplificazione migliore di come sia stata attuata la strategia sbagliata e di come l’ultimo piano industriale – ancora sotto revisione da parte dell’ennesimo consulente – rischi di portare la compagnia italiana dritta verso il fallimento. I soldi immessi dalle banche durante le festività natalizie rischiano infatti di finire presto, dato che nel primo trimestre le perdite di Alitalia potrebbero avvicinarsi ai 200 milioni di euro. Oltretutto l’amministratore delegato della compagnia italiana, Cramer Ball, fortemente voluto dallo stesso Hogan meno di un anno fa, è oramai in bilico. Gli azionisti di maggioranza, i famosi soci italiani con le banche in testa, non sopportano più gli errori commessi da Etihad e vorrebbero riprendere in mano la situazione.

Ma perché la situazione è così critica? In primo luogo c’è un’incertezza totale proprio sul lato azionisti. Lo scontro è totale e la mancanza di certezze in Etihad si rifletterà nel breve periodo anche su Alitalia. Se Hogan è in uscita, quale sarà la strategia di Abu Dhabi nei prossimi mesi? Se il piano di Cramer Ball è sotto revisione per l’ennesima volta, come è possibile credere in un futuro per il vettore italiano? I dati sono poi davvero tragici, dato che Alitalia potrebbe avere perso tra il 2015 e il 2016 oltre 800 milioni di euro. La cassa è vuota e il primo trimestre dell’anno è quello dove tutte le compagnie soffrono per la stagionalità del settore aereo. E’ solo un problema di costo quello che sta strangolando il vettore italiano? Sono sufficienti i 160 milioni di euro di tagli preannuniciati nel Consiglio di Amministrazione dell’altro ieri? Le voci di costo di Alitalia, al netto del personale, raggiungono circa i 2,9 miliardi di euro e dunque un taglio pari a 160 milioni di euro equivale a circa il 6 per cento. Tali tagli sono ancora da raggiungere e bisognerà vedere se nella trattativa con i fornitori la compagnia aerea avrà forza contrattuale. I costi di Alitalia sono stimati essere intorno ai 6,5 centesimi di euro per posto chilometro offerto, vale a dire circa 65 euro per mille chilometri per ogni singolo posto offerto. Ryanair ha dei costi di circa 3,5 centesimi, mentre Easyjet dichiara dei costi di 6 centesimi di euro. Alitalia dunque è poco più costosa di Easyjet, mentre non riesce a competere con Ryanair, ma c’è da dire che il vettore italiano registra dei costi più bassi alla low cost di Lufthansa, Eurowings (8 centesimi di euro).

Con Alitalia barcolla la strategia di Etihad. E Hogan lascia nel 2017

La compagnia ha annunciato oggi che il presidente e ceo lascerà il suo incarico nella seconda metà dell'anno dopo più di 10 anni

Dove risiedono allora i problemi di Alitalia? Perché il taglio dei costi è necessario ma non sufficiente? Alitalia ha una struttura di network troppo debole, dato che è rinata con una “Fenice” concentrata sul mercato italiano ed europeo. Solamente il 10,4 per cento dei passeggeri erano intercontinentali secondo il bilancio 2015, mentre quasi il 90 per cento Alitalia trasportava i propri clienti in Italia ed in Europa. Tuttavia sulle rotte europee la concorrenza è fortissima e gran parte dei vettori tradizionali perdono soldi su queste tratte. Per tale ragione era necessario concentrare il business sul mercato intercontinentale, ma ormai è troppo tardi. Alitalia ha un network troppo piccolo e i tagli porteranno a ridurre ancora il feederaggio su Roma Fiumicino. Il load factor sul lungo raggio è già ridotto al 76 per cento (gli aerei sono riempiti per tre quarti), mentre AirFrance-Klm registra circa 10 punti percentuali in più. Nel corto e medio raggio Alitalia ha un tasso di riempimento del 75 per cento, vale a dire quasi 20 punti in meno di Ryanair e Easyjet. Alitalia ha dei ricavi per posto chilometro offerto addirittura più bassi di Easyjet e Vueling. Avrebbe bisogno di sviluppare il proprio network e riempire maggiormente i propri aerei, ma ormai è troppo tardi per questa strategia standalone. Etihad sembra averlo compreso bene e per tale ragione sta probabilmente cercando un accordo con Lufthansa. L’uscita di Hogan potrebbe essere un po’ la svolta, ma ancora non è chiaro quale possa essere il ruolo dei soci italiani. Alitalia è dunque senza una strategia, con numeri preoccupanti e soprattutto senza quella calma tra i soci che servirebbe alla compagnia in questo momento.
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 1:36 pm

Abbiamo già dato 8 miliardi ad Alitalia. Adesso basta
La compagnia di bandiera brucia due milioni al giorno. Le gestioni in perdita di svariati Ad premiate con buonuscite milionarie Numeri flop ma gli sprechi sono aumentati
di Dimitri Buffa
26 Aprile 2017

http://www.iltempo.it/economia/2017/04/ ... ta-1027572

Se l'Italia ieri ha celebrato, sia pure tra le polemiche, il proprio 25 aprile, il suo vettore nazionale, l'Alitalia, rischia di vedere spostato il calendario in netto anticipo sulla data dell'8 settembre. Dal 1974 a oggi gli italiani con le tasse sono stati chiamati a ricoprire perdite per una cifra che sfiora gli 8 miliardi di euro. Sempre in nome di un' italianità che ormai non c' è più visto che i sauditi impongono divise fantozziane alle hostess ed è un miracolo non pretendano il velo sulle tratte internazionali.
In quella ci fra oltre agli sprechi di gestione sono confluite anche le liquidazioni da follia come quella dell' ex ad Giancarlo Cimoli, uomo di sinistra che poi piacque anche alla destra, che dopo avere chiuso il proprio mandato anche lui perdendo soldi come i suoi predecessori e successori, riuscì però a portarsi a casa la bellezza di 3 milioni di euro di buonuscita. Che si sommano ai 2,8 milioni di euro annui che prendeva di stipendio.

Il tutti a casa, quindi, dati alla mano dopo che i lavoratori hanno bocciato senza se e senza ma il piano di tagli già concordato con il sindacato ufficiale (con una riduzione degli esuberi da 2000 unità a 980), sembra l' unica opzione possibile. E se questo accadrà, esattamente come per l' 8 settembre delle truppe italiane del 1943, si griderà al tradimento della classe dirigente. In questo caso i manager che si sono susseguiti dalla fine degli anni '80 in poi. E i politici che li hanno sponsorizzati. Con un corollario di sprechi quasi inelencabili per la fantasia di coloro che sovrintendevano a questa unica grande attività che accomuna le gestioni che si sono susseguite negli ultimi 30 anni.

Attualmente il vettore nazionale partecipato dai sauditi, che in fatto di sprechi...
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 1:38 pm

Lo Stato, la vendita o il crac: le amare alternative di Alitalia
Il ritorno del Tesoro è escluso dal governo, ma resta sullo sfondo. La compagnia di Francoforte tratta per sostituire Etihad. Un miliardo di spese (cassa integrazione e altro) con la bancarotta

http://www.lastampa.it/2017/04/26/econo ... agina.html

Ma adesso che cosa succede ad Alitalia? Per quanto le parti coinvolte (governo, sindacati eccetera) possano spararla grossa, dare giudizi drastici e far sembrare scontate e addirittura già scritte le loro rispettive ipotesi di futuro (fallimento con vendita a pezzi della compagnia, ri-nazionalizzazione o cessione a un altro gruppo come Lufthansa) nessuna delle opzioni sarà facile da realizzare.

La nazionalizzazione: dalla politica un problematico no

L’ipotesi che l’Alitalia, in quanto ex compagnia di bandiera, torni sotto l’ala protettiva dello Stato, è stata esclusa con tutte le parole e in tutti i modi possibili e immaginabili dal governo. Ma sotto sotto i lavoratori che hanno votato «no» ai nuovi sacrifici sono convinti cha alla fine lo Stato interverrà, eccome, a salvare il salvabile coi soldi pubblici. È facile giurare e spergiurare che «non esiste un piano B», ma se poi 12.500 persone mobilitano i parlamentari per parlare in tv e perorare la causa del posto di lavoro, è possibile che alla fine il muro ceda, soprattutto in vista delle elezioni. Fra gli analisti, invece, quel muro tiene.

Dice Andrea Giuricin (economista dell’Istituto Bruno Leoni): «Lo Stato non ha i 2 miliardi che gli azionisti di Alitalia erano pronti a investire nel rilancio. Ma anche se li tirasse fuori, spinto dalle pressioni politiche, quei soldi non basterebbero, al di fuori dell’alleanza con Etihad. Alitalia li brucerebbe rapidamente se dovesse competere da sola con i mega-gruppi che si sono formati attorno a Air France, Lufthansa e British Airways». Inoltre l’Ue non concederebbe mai la flessibilità di bilancio per quei due miliardi, perché «nonostante quello che si è sentito dire nei giorni scorsi» incalza Giuricin, «nessuno di questi grandi gruppi è a controllo pubblico».
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 2:38 pm

???

Crisi Alitalia, Galantino (Cei): dietro i numeri ci sono i lavoratori e le famiglie
Carlo Marroni
2017-04-26

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebook


«La crisi dell’Alitalia è una situazione grave e auguriamo una soluzione positiva e concreta, ma credo sia necessario il coraggio di rileggere a fondo tutta la vicenda, andando indietro nel tempo, capire le scelte del passato, che sono alla base della situazione odierna. A partire dal rifiuto della acquisizione (nel 2008, ndr) da parte di Air France-Klm in nome della difesa dell’italianità». Il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, commenta le ultime fasi della crisi della compagnia aerea all’indomani della vittoria del No al referendum tra i lavoratori sul piano di risanamento. «Anzitutto bisogna chiedersi cosa c’è dietro il loro no....Non ho gli strumenti - ha detto Galantino - per poter commentare o su cosa possa fare il governo, ma esprimo l’augurio che si affronti la vicenda con la consapevolezza che dietro i numeri ci sono le persone, le famiglie».

Alitalia, parte il commissariamento

Per Galantino «oggi è difficile scegliere tra lavoro, dignità del lavoro, modalità di lavoro e soprattutto c'è bisogno di trovare gente che abbia voglia di investire su questo: non è soltanto il Governo» a doversene fare carico. Quindi «parlare solo di Alitalia sarebbe riduttivo: le percentuali dicono di molti più lavoratori in difficoltà», ha aggiunto il segretario generale della Cei, e «al di là dei numeri sono le vite concrete delle persone che devono stare a cuore a tutti noi».

«1 Maggio è la festa anche di chi non ha un lavoro»
Galantino ha espresso queste parole nell’ambito della presentazione del messaggio della Cei per la giornata del 1 maggio e sul tema del lavoro che sarà al centro della 48esima settimana sociale dei cattolici che si terrà a Cagliari il prossimo ottobre. «Il 1 maggio è la festa dei lavoratori ma anche di chi il lavoro non ce l’ha» ha detto Galantino, accompagnato dal vescovo di Taranto, Filippo Santoro, e dal direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, rispettivamente presidente e vice del comitato organizzatore delle settimane sociali.


Papa: le famiglie fanno fatica, prego per chi è senza lavoro

I danni della «finanziarizzazione» dell’economia
«Se il lavoro oggi manca - ha aggiunto Galantino - è perché veniamo da un’epoca in cui questa fondamentale attività umana ha subito una grave svalorizzazione. La finanziarizzazione dell’economia con lo spostamento dell'asse degli interessi dal profitto derivante da una produzione in cui il rispetto del lavoratore era imprescindibile alla crescita dei vantaggi economici provenienti dalla rendite e dalle speculazioni, ha reso il lavoro quasi un inutile corollario».
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 2:41 pm

Quanto è costata Alitalia allo Stato? Dall’Iri fino al Cai, storia di una continua perdita

http://www.ultimora.news/quanto-e-costa ... to-iri-cai

Quanto è costata Alitalia allo Stato? Dal periodo di controllo dell’Iri a quella del Ministero del Tesoro fino all’arrivo della Cai: storia di una società in costante perdita, costata tantissimo a tutti i contribuenti.

Quanto è costata Alitalia allo Stato? La nuova crisi riapre scenari già visti e vissuti, con l’interrogativo su quanto abbia pesato, nella sua storia, la compagnia aerea sulle tasche dei cittadini che torna a fare capolino.

Il 2016 si è concluso per Alitalia con una perdita di 400 milioni. I due soci, Cai con il 51% ed Etihad con il 49%, al momento non sembrano essere disposti a versare nuovi capitali nella società, che così rischia seriamente la bancarotta.

Cosa succede in Alitalia? La vicenda sembrerebbe una storia già vista, con più di una voce che parla di un nuovo coinvolgimento dello Stato per aiutare Alitalia, salvando così la compagnia dal fallimento e il posto di lavoro delle migliaia di dipendenti.

Ma quanto è costata finora Alitalia allo Stato? La gestione pubblica dell’azienda è durata fino al 2008, con la compagnia che negli ultimi anni diventata un autentico carrozzone per i conti pubblici. Ma, anche col nuovo corso il peso sulle casse statali è stato elevato.

Vediamo allora quanto è costata Alitalia finora alle casse dello Stato.
Quanto è costata Alitalia allo Stato? Conto miliardario

A fare i conti in tasca alla compagnia aerea è stata Mediobanca, che ha provato a stimare quanto sia costata Alitalia nel suo complesso allo Stato. Gli studi di Piazzetta Cuccia parlano di una cifra complessiva che si aggira sui 7,4 miliardi, che raggiungerebbe quota 10 miliardi se si sommasse anche il denaro bruciato dai privati.

Ma come si è potuti arrivare a questa cifra così elevata? Il conto totale è presto fatto. Nel periodo che va dal 1974 al 2007, quando Alitalia è stata controllata prima dall’IRI e poi dal Ministero dell’Economia e Finanze, il saldo tra entrate e uscite totali ha visto un segno rosso di 3,3 miliardi.

Peggio è andato nei sei anni, dal 2008 fino al 2014, di gestione dei famosi “capitani coraggiosi” della Cai. Nel periodo in questione sarebbero stati 4,1 i miliardi di soldi pubblici utilizzati dallo Stato per sostenere Alitalia.

Nel dettaglio, ci sono i 300 milioni del prestito ponte, i quasi 2 miliardi di debiti che lo Stato si è accollato, la cassa integrazione per i dipendenti in esubero e la partecipazione delle Poste nel capitale societario. Sommando i due periodi di tempo, si arriverebbe quindi alla cifra totale di 7,4 miliardi che lo Stato avrebbe sborsato per Alitalia.
Quanto è costata Alitalia allo Stato? Storia di un’azienda in continua perdita

Il primo volo effettuato da Alitalia avvenne nel lontano 1947. Dieci anni dopo la compagnia entrò nel controllo dell’Iri, passando poi sotto la gestione del Tesoro. A metà anni ‘90 però l’azienda cominciava già a far registrare notevoli perdite, con l’allora governo Prodi che mise in vendita nel 1996 il 37% delle quote del Tesoro.

La grande crisi per Alitalia arrivò nel 2006, con lo Stato che decise di mettere in vendita un altro 39% delle proprie quote. L’asta però non dette risultati, si passò così alla trattativa diretta.

Il governo, con allora in sella sempre Romano Prodi, aveva praticamente concluso un accordo con Air France, ma la vittoria alle successive elezioni politiche di Silvio Berlusconi, sponsor dell’italianità dell’azienda, fece saltare la trattativa con i francesi.

Arrivò quindi nel 2008 la grande cordata della Cai, sponsorizzata da Berlusconi e da Intesa. Al timone della compagnia aerea salirono famiglie di primo piano della nostra economia come Benetton, Riva, Marcegaglia, Caltagirone e Ligresti. Presidente fu nominato Roberto Colaninno.

I cosiddetti “capitani coraggiosi”, acquisirono per soli 300 milioni la parte sana dell’azienda, con lo Stato che invece si fece carico dei debiti. Ma neanche questa gestione portò buoni risultati, con Alitalia che si ritrovò ancora con i conti in rosso. Nel 2014 quindi viene stipulato un accordo con Etihad, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, che acquisisce il 49% per 500 milioni.

Dopo la chiusura del bilancio 2016 con una perdita di 400 milioni, circa 1 milione al giorno, Alitalia ora è di nuovo a rischio chiusura. Nessuno dei soci infatti sembra intenzionato a mettere mano al portafoglio per permettere alla compagnia di andare avanti, vista anche la mancanza di un credibile piano di rilancio.

In molti quindi si aspettano adesso una mossa da parte dello Stato. La domanda sorge spontanea: ha senso spendere denaro pubblico per un’azienda che ha chiuso in passivo ben 20 degli ultimi 34 bilanci, costata finora alle casse statali ben 7,4 miliardi? La risposta appare scontata, anche se in questi casi nessuno avrebbe il coraggio di metterci la mano sul fuoco.
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 3:17 pm

???

Alitalia, i dipendenti bocciano l'accordo: 67% di No. Ora lo spettro del commissariamento

ll voto certifica una clamorosa protesta affidata alle urne. A Palazzo Chigi incontro a sorpresa tra il premier Gentiloni, Padoan, Delrio e Calenda: "Rammarico e sconcerto". I sindacati: "Cercare sino all'ultimo ogni soluzione possibile"
di LUCIO CILLIS
24 aprile 2017

http://www.repubblica.it/economia/2017/ ... -163780733

ROMA - I lavoratori di Alitalia hanno bocciato con il 67% dei No l'accordo stipulato da azienda e sindacati sul tavolo del governo che avrebbe dato il via a un piano quinquennale fatto di tagli agli stipendi per chi vola (fino a sfiorare il 20%, con una media dell'8%), tagli ai permessi (102 annui), cigs e nuovi assunti con contratto d'ingresso a livello low cost.

In realtà, un progetto che avrebbe puntato a mettere in sicurezza i conti nei prossimi tre anni prima della cessione della compagnia ristrutturata a Lufthansa. Sottoposto a referendum a Roma, Milano e sedi periferiche, l'accordo è stato sonoramente rispedito al mittente dai dipendenti. Con un'affluenza altissima alle urne Alitalia: oltre il 90 per cento degli aventi diritto è andato a votare, per 10.101 dipendenti sugli oltre 11mila. I no sono 6816.

Una chiamata cui ha risposto dunque la quasi totalità del personale viaggiante (1.500 piloti e 3mila assistenti di volo) oltre agli 8mila impiegati e addetti di terra. A Milano (circa 700 no contro poco oltre 150 voti favorevoli, a Malpensa 278 no e 39 sì, a Linate 698 no e 153 sì) e Napoli il "no" ha prevalso nettamente. All'aeroporto di Torino Caselle sui 18 aventi diritto hanno votato in 16, dividendosi tra 9 sì e 7 no. A Roma il colpo finale, con il il no che ha superato la soglia decisiva delle 5.140 schede, ovvero il 50%.
Referendum Alitalia, Livini: ''Chi ha votato no rischia di rimanere con un pugno di mosche"

A scrutinio ancora in corso, i sindacati avevano visto profilarsi l'esito negativo. Per Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Ugl Trasporto aereo "l'indicazione che arriva va nettamente verso la bocciatura dell'esito del confronto con governo e azienda. Quello che si evince è che la votazione è stata una votazione sofferta, ma decisa contro un'azienda che poco ha fatto finora per risollevare le proprie sorti. Per il momento - hanno spiegato - è il personale di volo quello che ha scelto nettamente il no. Attendiamo le valutazioni e decisioni degli azionisti e del governo, nella consapevolezza di cercare sino all'ultimo ogni soluzione possibile per evitare decisioni che sarebbero traumatiche e non più modificabili".

Anche il governo si è mosso. Nel pomeriggio l'esecutivo si è riunito alla presenza del premier Gentiloni e i ministri Delrio, Padoan, Calenda che hanno concordato e ribadito che con la vittoria del "no", il futuro della linea aerea è segnato, o quasi. "Rammarico e sconcerto per l'esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia", hanno dichiarato in un comunicato congiunto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ed il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: "A questo punto l'obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori".

L'unica soluzione al momento è l'arrivo di un commissario e la successiva liquidazione nel giro di sei mesi. Anche se non tutti la pensano allo stesso modo: "Ma come si fa a pensare che una compagnia che trasporta 24 milioni di persone con 120 aerei possa essere messa in liquidazione?" Si chiede Francesco Staccioli dell'Usb, una delle poche voci del sindacato assieme all'Associazione nazionale piloti a dichiararsi apertamente contraria all'accordo sul piano, "noi crediamo che Alitalia possa comunque restare sul mercato, ma con una fortissima discontinuità rispetto al passato e alla dirigenza che 'ha ridotta in questo modo".


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“Meglio commesso al supermarket che assistente di volo umiliato”
alessandro barbera

http://www.lastampa.it/2017/04/26/econo ... agina.html

Mentre ancora non si spegne la speranza di un salvataggio in extremis dell’Alitalia da parte del governo, con la nazionalizzazione, tra i dipendenti a Fiumicino spunta la tentazione di «riciclarsi», di rimettersi in gioco sul mercato. Anche in settori diversi da quello del trasporto aereo.

Marco, 47 anni, assistente di volo, due figli di 8 e 14 anni, una moglie che svolge la sua stessa professione, non ha dubbi: «Può sembrare strano, ma preferisco andare a fare il magazziniere in un supermercato a 1200 euro al mese rispetto ai 2800 che guadagno oggi come assistente di volo, piuttosto che accettare un piano di tagli che mi umilia e mi avvelena la vita». È già successo a un suo collega, il quale dopo la crisi del 2008 non è stato reintegrato dalla cassa integrazione. «È stato costretto a vendere la casa e ha trovato posto in un supermarket, io sono pronto a fare altrettanto perché non mi posso certo permettere di rimanere a spasso con due bambini da mantenere e la moglie che si trova nelle mie stesse condizioni. Ma mi creda non siamo pentiti di aver votato “No” al referendum perché ormai non ne potevamo più. Da quasi dieci anni è uno stillicidio di crisi, inciuci e tagli che non hanno portato niente di buono. Credo sia arrivato il momento di guardare la vita con maggiore realismo: il management che si è succeduto negli anni ha fallito, i nostri diritti sono stati calpestati e non era più tollerabile che ci piegassimo a scelte industriali inconcludenti. Basta essere presi in giro».

Insiste molto sull’importanza di «essere rispettati» anche Andrea, 51 anni, pilota da 24, padre di due figli di 17 e 21 anni. «Dal 2008 sono stato demansionato due volte, ho anche accettato sedi periferiche, a Milano e Palermo. E che cosa ho concluso? Ho speso più soldi di quelli che ho guadagnato pur di essere in qualche modo vicino alla mia famiglia. Tutti ci considerano una classe di privilegiati, pensano che facciamo la bella vita sempre in viaggio, ma non immaginano i sacrifici che dobbiamo sostenere per conciliare lavoro e famiglia».

Andrea rivela anche disagi e difficoltà di carattere psicologico: «Per riprendermi dal demansionamento professionale sono persino finito in psicoterapia. Sinceramente ho meno paura del commissariamento che del programma industriale dell’azienda: meglio un futuro incerto ma chiaro, piuttosto che un papocchio com’era l’accordo appena bocciato dal referendum. Nel lavoro, come nella vita, si deve scendere a compromessi, ma c’è un limite a tutto: sotto un certo livello non si può scendere. E in Italia lo abbiamo già fatto troppe volte. Noi piloti avremo probabilmente più opportunità degli altri dipendenti a ricollocarci presso altre compagnie, ma penso ancora all’Alitalia come a una grande famiglia e confido nella possibilità di buone opportunità anche per gli altri lavoratori».

L’ansia sul futuro non riguarda solo i dipendenti Alitalia ma anche quelli dell’indotto, le stime raccontano di un rapporto uno a quattro: a fronte dei 12.500 lavoratori della compagnia aerea ce ne sono altri 40 mila collaterali. Come Angelica, 53 anni, da 20 addetta alle pulizie uffici Alitalia per conto di un’impresa esterna. «Noi non abbiamo votato, ma se avessimo potuto avrei scelto il “No”. Tanto questa dirigenza, come le precedenti, non ha dimostrato di essere in grado di risolvere i problemi. Io dopo il 2008 sono stata in cassa integrazione due anni e mezzo e mio figlio, che ha 33 anni e fa le pulizie a bordo degli aerei Alitalia, è appena finito in solidarietà. Sono tempi duri e non si profila niente di buono. Se non ho paura di perdere il posto? Certo che ce l’ho, ma è talmente oscillante che tanto vale ricominciare da capo. Sa qual è il vero problema degli amministratori di Alitalia? Guardano solo al proprio tornaconto senza cambiare nulla: la musica è sempre la stessa, cambiano solo i cantanti».
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 4:12 pm

Il fanfarone e l'Alitalia che decolla assieme all'Italia
https://www.facebook.com/Alemanno.Giann ... 2048482867
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Re: Alitalia

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 7:05 am

Ecco tutti i privilegiati che volano gratis sugli aerei dell'Alitalia
Nonostante i debiti della compagnia, parenti e compagni di cassintegrati e pensionati volano ancora spendendo un pugno di euro
Sergio Rame - Gio, 24/07/2014

http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 40448.html

Viaggiare gratis (o quasi) si può. Basta far parte o aver fatto parte della scuderia Alitalia.

Non importa se la compagnia di bandiera si indebitata per oltre 2 miliardi di euro. Non importa nemmeno se da qui a breve ci saranno da silurare ben 1.400 lavoratori in esubero e ricollocarne altri 600. Il Regolamento concessioni di viaggio titolari non dipendenti del Gruppo Alitalia permette a cassaintegrati, lavoratori in mobilità ed ex impiegati in pensione di poter viaggiare pressoché gratis sui voli Cai. Un privilegio, è bene dirlo, goduto da tutte le compagnie in base al regolamento Iata.

Un benefit in vigore dal 2008. Su e giù dagli aerei dell'Alitalia con una manciata di euro. Tanto che gli emiri di Abu Dhabi sono piuttosto preoccupati per l'andazzo. Fortunatamente il regolamento sarà in vigore fino al prossimo 31 dicembre. Fino ad allora, però, i "titolari non dipendenti" (circa 4mila persone) potranno andare avanti a fare la bella vita usufruendo tranquillamente di voli nazionali, internazionali e intecontinentali. Come spiega Antonio Castro su Libero, basta iscriversi al programma versando la quota da 40 euro e pagare un piccolo contributo per tratta. Contributo che fa impallidire persino i gestori low cost: 20 euro per un volo nazionale, 40 euro per una tratta internazionale e appena 60 euro per tutti i viaggi intercontinentali. Ovviamente il biglietto viene staccato solo se il posto è vuoto. Operazione che serve almeno a recuperare le spese.

Il benefit può essere esteso a "coniuge/convivente, figli , fratelli e sorelle, genitori, vedovi". Dove per "convivente" la compagnia ci tiene a far sapere che non viene fatta alcuna "distinzione di sesso". Mica male per una compagnia aerea indebitata fino al collo. Nonostante lo sprofondo rosso in cui vessa, parenti e compagni dei "titolari non dipendenti" possono fare tranquillamente su e giù dagli aerei Cai spendendo una manciata di euro. "Gli sprechi non sono certo quelli dei biglietti per i dipendenti e i pensionati - ha commentato Roberto Mingoli, ex quadro di Alitalia, ora in cassaintegrazione - Cai in cinque anni è riuscita a rovinare tutto".
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