Assenteismo in Italia

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Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:44 pm

Assenteismo in Italia
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:46 pm

Assenze per malattie: la classifica dell’assenteismo in Italia
12 Gennaio 2015
https://www.forexinfo.it/Assenze-per-ma ... classifica



Valentina Pennacchio
Dopo la vicenda dei vigili romani nella notte di Capodanno è tornato alla ribalta il tema delle assenze per malattie. La CGIA di Mestre ha fornito i dati per capire l’entità del fenomeno e quali sono le città italiane più interessate, sia nel settore pubblico, che in quello privato.

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La vicenda accaduta il 31 dicembre a Roma, dove la sera di Capodanno erano essenti l’83,5% dei vigili, ha acceso i riflettori sulle assenze per malattie.

Renzi ha annunciato la possibilità di una riforma delle regole del pubblico impiego, dando all’INPS il potere di controllare anche gli statali, oggi affidati alle verifiche delle ASL con un dispendio economico considerevole.

La CGIA, d’altra parte, fornisce alcuni numeri di quello che si qualifica come un vero e proprio fenomeno di assenteismo, soprattutto quando le assenze per malattie durano un solo giorno, come rivelano i dati. Secondo la CGIA nel 2013, nel settore pubblico, il 25,9% delle assenze per malattie (un’assenza su 4) ha avuto la durata di una giornata soltanto.

Il fenomeno, in crescita del 5,9% sul 2012 nel settore pubblico, diminuisce nel settore privato, che si ferma a quota 11,9% (-1% sul 2012).

Le assenze per malattie comprese tra 2-3 giorni sono invece pari:

al 36,1% nel settore pubblico;
al 31,2% nel settore privato.

Alla luce, come abbiamo accennato, dello scandalo della Capitale, la CGIA si è soffermata sulle assenze relative ad una sola giornata, stilando la classifica dell’assenteismo, sia nel settore privato, che in quello pubblico. Ecco i risultati.
Settore pubblico

I dati relativi al settore pubblico mostrano la seguente situazione. Ecco la top ten relativa agli eventi di malattia della durata di un giorno (e la durata media della malattia per provincia) per l’anno 2013 nel settore pubblico.
Rank Provincia Inc. % eventi di 1 giorno sugli eventi totali Durata media annua della
malattia (giorni)
1 Palermo 42,6 16,4
2 Agrigento 38,4 20,2
3 Catania 35,6 15,9
4 Trapani 34,0 16,2
5 Crotone 34,0 19,1
6 Napoli 34,0 17,3
7 Siracusa 33,6 18,7
8 Caserta 32,9 17,3
9 Ragusa 32,8 16,2
10 Latina 32,7 18,7

Nella classifica completa, tra le principali città italiane troviamo:

Roma alla posizione n. 14 a quota 30,8% con una durata media pari a 17,1 giorni;
Torino alla posizione n. 27 con i seguenti valori: 25,0% e 16,3 giorni;
Milano alla posizione n. 36 con il 22,8% e 16,6 giorni;
Genova alla posizione n. 42 con il 22,0% e 16,9 giorni;
Bologna alla posizione n. 51 con il 21,1% e 17,0 giorni;
Firenze alla posizione n. 70 con il 19,2% e 15,7 giorni.

All’ultima posizione (n. 103) troviamo Bolzano con il 10,5% e 14,4 giorni annuali. La media complessiva in Italia per il settore pubblico nel 2013 è stata: 25,9% e 17,1 giorni.


Settore privato

La top ten del settore privato, sempre relativa al 2013, è invece la seguente.
Rank Provincia Inc. % eventi di 1 giorno sugli eventi totali Durata media annua della malattia (giorni)
1 Palermo 27,8 17,1
2 Catania 21,1 17,7
3 Roma 18,8 16,6
4 Siracusa 18,5 17,9
5 Napoli 17,2 20,4
6 Cagliari 17,1 17,7
7 Trapani 15,5 18,8
8 Bari 15,0 17,6
9 Milano 14,6 16,1
10 Nuoro 14,4 22,2

Nella classifica completa, ecco dove sono le principali città italiane:

Genova occupa la posizione n. 12 con il 13,7% e 17,0 giorni;
Bologna occupa la posizione n. 13 con il 13,6% e 16,0 giorni;
Torino si trova alla posizione n. 26 con il 12,0% e 17,5 giorni;
Firenze è a alla n. 45 con il 10,1% e 15,6 giorni.

L’ultima posizione (n. 103) è occupata da Vibo Valentia con il 2,6% e 47,0 giorni. La media italiana è 11,9% e 18,3 giorni.
Classifica regionale

La classifica regionale, comprensiva di settore pubblico e privato, sempre relativa al 2013, fotografa la seguente situazione.

Se guardiamo ai dati di questa classifica, possiamo fare un a serie di considerazioni. Ad esempio possiamo constatare come, a livello nazionale, ci si ammali più nel settore privato (18,3%) che nel pubblico (17,1%).

Ecco invece in sintesi il numero di eventi di malattia per classe di durata dell’evento in giorni e settore, relativo agli anni 2012 e 2013.

No alle manipolaizoni

“I dati vanno letti con grande attenzione. Sarebbe ingiusto e sbagliato strumentalizzare i risultati che emergono da questa ricerca".

E’ quanto sottolineato da Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA, che ha aggiunto:

"Al netto dei casi limite che, a quanto sembra, si concentrano soprattutto in alcune aree del Paese, le imprese e anche la Pubblica amministrazione possono contare sull’affidabilità di maestranze che sono considerate tra le migliori al mondo. Detto ciò, è necessario colpire con maggiore determinazione i furbi, vale a dire coloro che, assentandosi ingiustificatamente, recano un danno all’azienda per cui lavorano e, nel caso dei dipendenti pubblici, anche alla collettività”.

Retribuzione

Come incidono questi numeri sulla retribuzione? A quanto ammonta la decurtazione retributiva? Anche in questo caso dobbiamo distinguere i due settori.

Nel settore pubblico è stabilito (dall’art. 71, comma 1, della legge Brunetta - legge n. 133/08)

"che per gli eventi morbosi di durata inferiore o uguale a dieci giorni di assenza, sarà corrisposto esclusivamente il trattamento economico fondamentale con decurtazione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio".

In sostanza:

la decurtazione retributiva riguarda i primi 10 giorni di ogni periodo di assenza per malattia (non i primi 10 giorni di assenza nel corso dell’anno);
scatta per ogni episodio di assenza (anche un solo giorno) e per tutti i 10 giorni anche se l’assenza dura di più.

Nel settore privato:

i primi 3 giorni sono totalmente a carico dell’azienda;
dal 4° al 20° giorno è l’INPS a coprire il 50% della retribuzione giornaliera media;
dal 21° al 180° giorno la quota a carico dell’INPS sale al 66,66%.
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:46 pm

Assenteismo dei dipendenti pubblici: ecco i casi più gravi in Italia
Nei corpi di Polizia, compresi i vigili, 60 assenze in media all’anno. Tra i giudici invece appena 7. In Campania perse 50.000 giornate di lavoro, e in Calabria lavorano meno di 1 su 4

http://www.nonsprecare.it/assenteismo-d ... avi-italia

Assenteismo dipendenti pubblici

Partiamo dalle sanzioni. In questo momento la defezione in massa dei vigili urbani a Roma nel giorno di Capodanno è oggetto di inchieste dell’amministrazione comunale, della Procura della Repubblica, dell’Autorità di garanzia per gli scioperi, del ministero della Funzione Pubblica. Quattro soggetti, una montagna di carte e di documenti, che alla fine, vedrete, non poterà ad alcun risultato significativo. Come sa bene il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, che non è mai riuscito a colpire i suoi dipendenti assenteisti, abituati a presentarsi in 25 in ufficio su 125 in organico, meno di uno su quattro. «Chi sbaglia paga» è una regola che non si applica nella pubblica amministrazione italiana, e andando a spulciare da vicino i dati, per comparto e per regioni, si scopre un’altra clamorosa sorpresa: l’assenteismo non è uguale dappertutto. Anzi. Le differenze sono talmente forti da dimostrare come, volendo, il fenomeno si può dimensionare a livelli fisiologici.

Il bacino dei lavoratori

I dipendenti pubblici in Italia sono oltre 3 milioni, con due serbatoi che sono stati particolarmente gonfiati negli ultimi anni: i comuni con 450.337 lavoratori e le regioni con oltre 76.000 unità. Con il risultato che sommiamo due record negativi in Europa, e cioè la percentuale più alta di dipendenti comunali e la più bassa in termini di produttività: 7,4 buste paga ogni mille abitanti, oltre due punti in più rispetto alla media europea. E la differenza nasce innanzitutto dalla zona franca dell’assenteismo. L’unica, vera svolta al malcostume pagato dai cittadini è arrivata con la legge Brunetta del 2009 che ha introdotto il taglio della retribuzione nei primi dieci giorni di malattia, i meccanismi di controllo all’interno degli uffici (perfino con delle commissioni ad hoc) e i provvedimenti per i furbi, fino al licenziamento per scarso rendimento. A due anni di distanza dall’approvazione della legge Brunetta l’assenteismo negli uffici pubblici è crollato del 35 per cento, con alcuni casi clamorosi. Come la diminuzione del 55 per cento alla Asl di Caltanissetta e del 77 per cento al comune di Cortina d’Ampezzo. Ma dopo l’effetto iniziale, la curva dell’assenteismo ha ripreso a impennarsi, come se il pachiderma della pubblica amministrazione fosse riuscito a trovare gli anticorpi giusti per lavorare il meno possibile.

I numeri che non quadrano

Sul sito del ministero della Funzione pubblica compare il monitoraggio, dal 2010, delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici. L’ultima rilevazione è dell’agosto scorso è segnala una diminuzione del 9 per cento (15,9 per cento nel Sud e nelle isole) rispetto all’anno precedente. Un dato confortante, in apparenza, che però con coincide con la statistica nelle mani del ministro Marianna Madia, in base alla quale il numero complessivo dei certificati di malattia nel pubblico impiego è schizzato, tra il 2011 e il 2013, del 27 per cento, mentre nel settore privato è rimasto invariato. Come nasce questa differenza così forte? Semplice, il monitoraggio pubblicato sul web si riferisce soltanto a 4.745 amministrazioni centrali e locali, che tra l’altro stanno diminuendo sensibilmente (erano 5.800 nel 2010), mentre il ministro possiede i dati complessivi del settore. Decisamente in crescita.


I più assenteisti e lo scarto nei vari comparti –

L’assenteismo per malattia non è omogeneo né sul piano territoriale né rispetto ai vari settori del pubblico impiego. Al contrario, le differenze sono molto forti ed indicano aree di particolare rischio. In testa alla classifica per numero di giorni medi di assenze durante un anno, ci sono proprio i corpi di Polizia, come i vigili urbani, con 60 giorni, praticamente due mesi. Seguono gli uffici della Presidenza del Consiglio (55 giorni), le agenzie fiscali (51), i ministeri (50), la scuola (48), i Vigili del Fuoco (40), gli enti di ricerca (39), l’università (18) e la infine la magistratura (7). E’ mai possibile, viene da chiedersi, che un vigile urbano si ammali in un anno dieci volte in più di un giudice?

Dal punto di vista geografico, le regioni dove si concentrano il maggiore numero di giorni medi di assenze nelle diverse amministrazioni locali, dalle regioni ai comuni, sono la Calabria per gli uomini (8,63) e la Puglia per le donne (16,49), seguite dalla Campania (7,72 per gli uomini e 12,10 per le donne), e dal Lazio (7,45 per gli uomini e 11,73 per le donne). La regione più virtuosa, invece, è la Liguria con appena 2,82 giorni medi di assenze per gli uomini e 3,10 per le donne. Complessivamente, ogni anno nelle varie amministrazioni della Campania vanno in fumo per malattia 26.032 giornate lavorative degli uomini e 24.428 giornate lavorative delle donne; in Liguria sono rispettivamente appena 1.377 e 2.211.


Le punte dell’iceberg

Esiste ormai una letteratura sull’assenteismo impunito nella pubblica amministrazione. Con alcuni casi-simbolo. Alla Asl 6 di Livorno l’assenza media dei dipendenti è di due mesi l’anno. A Napoli, il dipendente comunale P.E. timbrava regolarmente il suo cartellino, fino a quando la polizia municipale non ha scoperto come passava in realtà 25 delle 43 ore del suo orario di lavoro. Andava al cimitero a trovare i cari estinti, faceva le sue visite mediche, raccoglieva vecchi elettrodomestici abbandonati che poi rivendeva. Tornando alla legge, dovrebbero essere i dirigenti, con apposite commissioni, a controllare i motivi reali delle assenze dei dipendenti ed a intervenire laddove ci siano violazioni di legge. Quello che avviene nel settore privato. Nel pubblico, invece, si è andata consolidando una vera fuga dalle responsabilità da parte dei dirigenti. Non sono incentivati da premi di produttività, legati appunto al rendimento ( e quindi alle presenze) del gruppo di lavoro che guidano e alla soddisfazione dei cittadini per la qualità dei servizi ricevuti. E non sono preoccupati per la scarsa produttività, visto che nessuno la può misurare in un ufficio pubblico, come in una qualsiasi azienda privata, per il veto dei sindacati. Così il dirigente finisce molto spesso per essere uno spettatore passivo dell’assenteismo dei suoi dipendenti, anche perché in caso di licenziamento illegittimo, sancito dalla sentenza di un Tar di turno, c’è il rischio che qualcuno possa chiedergli conto di un danno erariale. E allora tanto vale chiudere un occhio, anzi due e consentire agli assenteisti cronici di farla franca, sempre e comunque.
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:47 pm

Ricerca Inps. Assenze, privato batte pubblico. Sorpresa: statali non sono fannulloni. Lunedì giorno in cui ci si ammala di più

http://www.sivempveneto.it/leggi-tutte- ... e-pubblico

Una mega ricerca dell'Inps dimostra che il primo giorno della settimana è quello in cui si concentrano le assenze "per malattia". Ma la fotografia degli italiani che marcano visita rivela tanti altri dati interessanti. Scettici sullo stress da week-end? E invece è vero: il giorno in cui gli italiani si ammalano più di frequente è il lunedì. Convinti che nel privato si facciano meno assenze? Falso: i giorni passati a casa per malattia sono in media 17 l'anno per chi lavora in ditta, un giorno abbondante in meno per i dipendenti pubblici. E la regione con la peggior salute collettiva? È la Calabria, visto che lì i dipendenti privati si ammalano per 24 giorni e mezzo a testa e i pubblici sfiorano i 20 giorni. Un record. Quarda tutti i dati

Queste e molte altre informazioni ancora sono il risutato del nuovo sistema di notifica via computer all'Inps dei certificati malattia.

«Siamo l'unico paese d'Europa che ha la teletrasmissione dei dati di malattia e che accentra tutte le informazioni presso un unico Istituto», dice orgoglioso il presidente Antonio Mastrapasqua. È un'autentica rivoluzione quella partita con gli 11 milioni e 714 mila certificati medici trasmessi nel 2011 per il settore privato e con i 4 milioni e 705 mila giunti per il comparto pubblico: «La teletrasmissione», spiega Mastrapasqua, «fa risparmiare tempo e denaro e consente di contrastare le finte malattie. Ma ha anche un ruolo di prevenzione, perché fotografa lo scenario della salute sul posto di lavoro, la ripetitività di certe affezioni per tipologia di azienda e per zona geografica. Il caso dell'Ilva oggi, e tanti altri in passato, ci ricordano come tutto ciò sia di vitale importanza». Per questo il presidente non maschera la sua delusione: «Quello che stupisce è che nessuno fino ad oggi ci abbia ancora interpellato per studiare questa straordinaria messe di informazioni. Non il ministero della Salute, non le Regioni che quella competenza hanno come primaria, non le organizzazioni degli imprenditori, come Confindustria e Confcommercio, non chi si occupa di medicina del lavoro».

Era stata la finanziaria del 2004 a introdurre l'obbligo della trasmissione telematica dei certificati medici per il settore privato. Ma prima di diventare operativa dovette aspettare il "Collegato Lavoro" del 2010, mentre la legge 150 del 2009 aveva messo in pista un analogo adempimento per il settore pubblico. Prima, e fino a un anno e mezzo fa, la procedura adottata era grottesca: il lavoratore caduto in malattia, dopo la visita del medico di famiglia, doveva togliersi il pigiama e andare alla posta a spedire due raccomandate con ricevuta di ritorno, una indirizzata alla sua azienda e un'altra all'Inps che, su richiesta del datore di lavoro, poteva disporre la visita fiscale. Se anche le poste italiane avessero avuto tempi anglosassoni, la ricezione della missiva e il successivo ed eventuale invio del medico di controllo sarebbero giunti a guarigione già avvenuta. Figuriamoci da noi.

Con la trasmissione via computer o via palmare del certificato di malattia da parte del medico, tutto avviene invece in tempo reale. E i controlli possono essere avviati nell'arco della stessa giornata. Senza contare che, su una massa di circa 16 milioni di certificati, viene azzerata la spesa di due raccomandate da cinque euro l'una, con un risparmio per la collettività di 160 milioni di euro. Ridurre le giornate di malattia è poi un obiettivo di grande importanza economica se si pensa che l'Inps spende ogni anno 2 miliardi di euro per i previsti indennizzi alle aziende, e che le giornate di lavoro perse hanno un effetto depressivo sul Prodotto interno lordo.

Ma ecco i dati attinti dai certificati medici. Intanto, sono molte o sono poche in assoluto le 17 giornate di malattia del 2011 come numero medio annuo per ciascun lavoratore del settore privato? E i 15,6 giorni della pubblica amministrazione? «Per ora abbiamo solo questa prima osservazione, e non possiamo compararla con nulla di omogeneo. Dovremo aspettare i risultati del 2012 per individuare la tendenza temporale», spiega Alessandra Del Boca, professore di Politica economica a Brescia e già presidente della Commissione tecnica sulle assenze per malattia insediata a fine 2007 dall'allora ministro Renato Brunetta, che ha lavorato per due anni e mezzo. Nell'indagine sulle Forze di lavoro, ad esempio, gli intervistatori dell'Istat chiedono al soggetto quanti giorni non ha lavorato entro una determinata unità di tempo: ma la ricerca non è mirata a studiare le assenze di malattia.

«Molti sobbalzeranno sulla sedia», osserva ancora la professoressa, «a leggere che la media è così alta rispetto ai due o tre giorni che sono stati assenti per colpa dell'influenza di stagione. Ma basta uno sguardo internazionale per convincerci che quei dati non sono affatto scandalosi». Nella ricerca "Sickness Absence: a Pan-European Study", Ilias Lavinos e Alexandros Zangelidis hanno ricordato come in Svezia il numero medio di giorni di malattia fosse schizzato da 17 del 1995 a 32 del 2002, in Norvegia da 18 del 2000 a 20 del 2002, in Olanda da 18 del 1995 a 20 del 2000. Più in generale questo studio del 2010, il primo a comparare le assenze per malattia nei 26 paesi dell'Unione, ha stimato che queste causino, a seconda dei paesi, una caduta del Pil tra l'1,5 e il 4 per cento, e colpiscano in misura maggiore le donne, i single, le tute blu, gli impiegati con minor livello di istruzione. Un altro studio, effettuato da Lusinyan e Bonato per il Fondo monetario internazionale, attribuisce ai paesi scandinavi il top dell'assenteismo, calcolando il rapporto tra ore di malattia e ore contrattuali: la Svezia ha il 6 per cento, la Norvegia il 5,5, la Francia il 3, la Germania il 2,5. E l'Italia? Meno del 2 per cento! Ma vi è grande disparità nei sistemi di rilevazione adottati, e sulla validità di tali conclusioni è consentito il beneficio del dubbio.

Dai dati Inps ciò che balza in assoluta evidenza, è il giorno abbondante di assenza in meno del settore pubblico, in controtendenza non solo rispetto agli altri paesi d'Europa, ma anche con l'Italia in passato. «Eravamo noi, anzi, ad avere il differenziale più alto fra pubblico e privato. Il cambiamento accertato nel 2011 è impressionante», conferma Alessandra Del Boca, «e io lo spiego così: da un lato la legge Brunetta ha reso il pubblico più virtuoso, dall'altro forse nel privato le assenze sono più alte perché le imprese si possono mettere d'accordo con i dipendenti per addebitare di più all'Inps, che paga circa il 60 per cento del costo della malattia a partire dal quarto giorno».

Su iniziativa di Renato Brunetta, la legge 133 del 2008 ha ridotto la retribuzione al solo salario base nei primi dieci giorni di malattia, ha imposto che i certificati venissero redatti dai soli medici convenzionati, ha aumentato il periodo di reperibilità, escludendo inizialmente soltanto l'orario fra le 13 e le 14. L'effetto immediato è stato una contrazione del 40 per cento delle assenze per malattia nel pubblico impiego, poi attenuatosi a causa di una nuova riduzione del periodo di reperibilità.

Ma attenzione, se per l'Inps i dipendenti privati appaiono più cagionevoli di salute dei pubblici quanto a giorni di assenza, la situazione si capovolge considerando invece il numero di eventi-malattia: nel 2011, nella pubblica amministrazione, sono stati 2,1 in media per lavoratore, rispetto a 1,8 del comparto privato. All'ombra dello Stato, insomma, ci si ammala per meno giorni ma più volte. E il livello massimo di malattie lo toccano le donne del pubblico impiego con età dai 40 ai 59 anni: 2,4 volte in media pro capite. Il numero minimo, invece, è dei lavoratori più giovani: 1,5 per cento di episodi, nel privato, per chi ha sino a 19 anni, maschio o femmina che sia, e addirittura 1,2 nel pubblico. E' interessante notare, per il privato, che la ricorrenza di eventi-malattia per 1,8 volte l'anno è identica tanto per gli uomini quanto per le donne, e questo contrasta i dati europei che vedono la donna fare più assenze, presumibilmente in quanto gravata dalla pressione domestica. Per numero di giorni, poi, le donne del privato hanno una durata di assenze addirittura inferiore agli uomini: 16,9 contro 17,1. Nella pubblica amministrazione, invece, dai venti fino ai 65 anni, le donne si ammalano con maggior frequenza, ma anche qui per un totale annuo leggermente inferiore ai maschi: 15,5 giorni contro 15,7.

E qual è la durata tipica di ciascuna assenza? La classe "da due a tre giorni" è la prima: figura nel 30 per cento dei casi nel settore privato e nel 36 per cento per la pubblica amministrazione. L'80 per cento della distribuzione è concentrata nelle malattie fino a dieci giorni. C'è poi un altro dato che induce a qualche considerazione maliziosa: la distribuzione del numero di eventi per giorno di inizio. Il lunedì è nettamente il giorno più tipico per mettersi a letto, con il 32 per cento dei casi nel privato e il 28 nella pubblica amministrazione, con un calo nei giorni successivi, dal martedì al sabato, fino a un quasi azzeramento la domenica.

C'è poi una classifica delle assenze per dimensione aziendale, che mostra come il numero di eventi più basso, 1,5 per cento l'anno, si registri nelle aziende fino a 5 dipendenti, dove più facile è il controllo, e maggiore la partecipazione al destino dell'impresa. Una classifica per tipologia contrattuale, sempre nel privato, che contabilizza 14,8 giorni di assenze nei contratti a tempo determinato, tre in meno rispetto a quelli a tempo indeterminato. Una classifica regionale, che vede in testa la Lombardia con il 20 per cento dei certificati medici trasmessi per via telematica, seguita da Lazio (11 per cento) ed Emilia Romagna (20 per cento). E infine una classifica dei lavoratori stranieri. Tra quanti si ammalano di più, svettano gli uomini egiziani (22,6 giorni in media nel 2011) e le donne dello stesso paese (24,5 giorni). Hanno una salute di ferro i filippini: 11,5 giorni di malattia a testa nel 2011. L'anno prossimo, il primo confronto. Sarà un caso, ma con la crisi i bollettini medici peggiorano: i certificati spediti sono in aumento.

Sorpresa gli statali non sono fannulloni assenze privato batte pubblico

L'Espresso - 27 agosto 2012
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:52 pm

NEI MINISTERI A CACCIA DI ASSENTEISTI
di FRANCO SCOTTONI
21 marzo 1989 3 sez. BLITZ NEI MINISTERI

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... eisti.html

ROMA Un gigantesco blitz contro l' assenteismo dei pubblici dipendenti è scattato ieri a Roma.
I carabinieri del Nucleo operativo al comando del colonnello Conforti si sono mossi alle primissime ore del mattino: il nemico da combattere è il mal d' ufficio mentre gli obiettivi prefissati, questa volta, sono stati i ministeri.
Le forze dell' ordine si sono presentate in una decina di ministeri e hanno sequestrato tutta la documentazione riguardante le assenze del personale negli ultimi tempi, comunque giustificate: malattie, congedi, permessi sindacali, cure termali.
Tra i ministeri in cui i carabinieri hanno effettuato il blitz ci sono i Beni culturali, la Pubblica istruzione, la Sanità, il Bilancio, il Commercio estero, il Tesoro, i Trasporti.

I controlli al ministero delle Finanze e a quello dell' Interno e presidenza del consiglio dei ministri, sono stati fatti, per motivi di opportunità dalla Guardia di finanza e dalla polizia.

L' operazione contro il mal d' ufficio proseguirà anche nei prossimi giorni, tutti i ministeri saranno sottoposti alle verifiche.
L' inchiesta penale, affidata al sostituto procuratore Giancarlo Armati, ha preso il via in seguito a numerose denunce presentate alla Procura della Repubblica da cittadini, da articoli apparsi sulla stampa e dal libro bianco sull' assenteismo dell' on. Raffaele Costa.
La palma di campioni assoluti per assenze di lavoro, relative al 1987, per quanto riguarda le amministrazioni centrali spetta al ministero dei Beni culturali mentre su scala nazionale al primo posto c' è il ministero delle Finanze.
Secondo il libro bianco dell' on. Costa le maggiori percentuali di assenze sono le seguenti: Beni culturali 16,34 per cento; Pubblica istruzione 10,84; Tesoro 10,71; Commercio estero 10,60; Sanità 10,58.

I risultati dell' inchiesta del parlamentare liberale sono sconcertanti.
Ogni giorno a Roma, diecimila dipendenti pubblici stanno a casa per malattia, mentre in Italia circa 400 mila dipendenti non vanno a lavorare per cause diverse dalle ferie.
La media delle assenze per ogni statale in un anno è di 23 giorni, escluse le ferie, a differenza del settore privato che è di 12 giorni per gli operai e di 16 per gli impiegati.
Tra gli statali sono le donne le maggiori assenteiste, negli anni scorsi fu fatto un identikit nell' ambito della relazione ministeriale sul pubblico impiego. La donna si assenta dal lavoro non solo perché ammalata, ma anche perché distolta da altri interessi: le statistiche fanno riferimento a cause di maternità, di studio, a cure termali, a ragioni di famiglia a impegni nel sindacato.
Dai dati ministeriali risulta che le donne si ammalano più degli uomini (11,39 per cento contro 6,02).

Il danno totale provocato dall' assenteismo, secondo l' on. Costa, sarebbe di 40 mila miliardi.

Le cause che lo determinano sono così elencate: il disimpegno dei politici, l' onnipotenza di taluni sindacati, l' inadeguatezza degli alti burocrati, il clima permissivo degli anni 70, l' appiattimento delle carriere, le frustazioni dei migliori.
C' è da aggiungere che da un calcolo approssimativo gli statali arrivando e uscendo in anticipo provocano la perdita di un' ora di lavoro al giorno. Un' altra ora quotidiana se ne va con visite ai bar, ai negozi o mercatini, agli sportelli bancari, ai gabinetti medici.

Nei ministeri romani esistono 118 bar interni, 52 supermercati, 31 esposizioni permanenti, 15 agenzie di viaggio, 35 gabinetti medici, 200 negozietti clandestini, alcune decine di sportelli bancari e in alcuni casi barbieri e sarti.

I controlli che il pm Armati ha affidato ai carabinieri tendono a stabilire se esistano casi di assenza ingiustificata; se le persone che non si presentano abitualmente nel loro ufficio svolgono doppio lavoro; se siano veritiere le denunce di malattia, in quest' ultimo caso, soprattutto sono i certificati medici per le cure termali. I reati che il magistrato ha già ipotizzato sono la truffa aggravata ai danni dello Stato e l' omissione dei doveri d' ufficio.

Incorreranno nel reato di truffa, gli statali che si sono assentati dal lavoro senza le giustificazioni previste per legge. Saranno accusati di omissione dei doveri d' ufficio coloro che hanno il compito di controllare la regolarità di svolgimento del lavoro nei singoli uffici. In alcuni ministeri, i carabinieri hanno ristretto i loro controlli ad alcune sezioni dove maggiormente si sarebbero verificati casi di assenteismo.

Sembra che da un primo esame sui documenti sequestrati sarebbero risultati molti casi di assenze soprattutto per malattie. Sotto il mirino degli inquirenti, nei prossimi giorni, saranno i certificati medici e i successivi controlli effettuati per stabilire se il malato lo è effettivamente.
Un dato sbalorditivo, apparso, nei mesi scorsi sulla stampa, riguardava il ministero della Sanità.
Nel 1986 sono risultate assenti per malattia 1497 persone per complessivi 37.071 giorni, dopo una circolare ministeriale nel 1987 i giorni di malattia sono scese da 37mila a 27mila.

La Procura romana è intervenuta, negli anni scorsi, numerose volte per combattere il mal d' ufficio.
Alcuni blitz sono stati fatti nei confronti degli uffici capitolini e nei maggiori ospedali ma questa è la prima volta di un controllo a tappeto nei ministeri. I sindacati per l' assenteismo hanno sempre condannato le amministrazioni pubbliche ritenute responsabili della cattiva gestione del personale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:53 pm

La piaga dell'assenteismo nella Pubblica Amministrazione
di Antonio Maglietta - 6 dicembre 2007

http://www.ragionpolitica.it/testo.8712 ... blica.html

L'assenteismo è l'emblema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della Pubblica Amministrazione, il fenomeno più evidente e clamoroso. È questo il monito lanciato martedì dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, il quale, nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico alla Luiss di Roma, ha puntato l'indice contro le troppe assenze dei dipendenti della PA.

«Compresi i giorni di ferie - ha detto Montezemolo - l'assenteismo nel pubblico impiego è del 30% superiore rispetto alle grandi imprese industriali.
Azzerare le assenze diverse dalle ferie porterebbe ad un risparmio di quasi un punto di Pil, 14,2 miliardi: 8,3 negli Enti centrali e 5,9 in quelli locali...

Portare la quota di assenze totali, comprese le ferie, a livello di quelle nel settore privato - ha aggiunto - darebbe un risparmio di 11,1 miliardi».

Il presidente di Confindustria ha sottolineato come tra ferie e permessi vari «un pubblico dipendente è fuori ufficio mediamente un giorno di lavoro su cinque».
Ai costi generati dall'assenteismo si devono sommare quelli derivanti «dalla bassa o nulla produttività di quella parte di dipendenti pubblici che, minoritaria ma non piccola, svolge poco e male la sua attività, pur essendo ufficialmente presente sul luogo di lavoro».

Va al ministero della Difesa il primato negativo per il numero di giornate di assenza lavorativa in un anno.
«Tra i ministeri - ha sottolineato Montezemolo - il top si raggiunge al ministero della Difesa, con 65 giornate di assenza in un anno, seguito dal ministero dell'Economia e da quello dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni... Altrettanto elevato - ha aggiunto - è l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate».
E ancora: «All'Inpdap si sfondano i 67 giorni.
Negli Enti locali spicca invece il Comune di Bolzano, con 74 giorni di assenza all'anno, pari al 29% delle giornate lavorative, oltre 70 giorni anche per il Comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno».

Già il professor Ichino aveva segnalato, prima dell'estate, che il tasso di assenteismo tra gli impiegati pubblici era arrivato oramai a livelli inaccettabili, tra il 12 ed il 14%, a fronte di un dato del settore privato che oscilla, invece, tra il 4 ed il 6%.
Un allarme preso sottogamba dal governo; il quale, peraltro, nonostante siano passati oltre 5 mesi dalla presentazione, non ha ancora dato alcuna risposta ad una interrogazione parlamentare del deputato azzurro Simone Baldelli sul tema. Baldelli, prendendo spunto dalla vicenda degli arresti nella sanità a Perugia, ha chiesto all'esecutivo quali fossero le iniziative che avesse intenzione di intraprendere per ridurre, in maniera strutturale, il problema dell'assenteismo nella Pubblica Amministrazione.
A novembre l'assessore al personale del Comune di Roma ha dichiarato che, secondo i dati elaborati dal nuovo sistema informatico integrato che rileva le presenze dei comunali, entrato a regime il 1° giugno, risulta che ogni giorno disertano l'ufficio tra 6.000 e 7.000 impiegati full time, su un totale di 27.000 e, quindi, il 25% del totale, che, oltre alle ferie, sommano più di un mese all'anno di assenza (32,5 giorni) per congedi, permessi sindacali, assistenza a familiari, malattie, e chi più ne ha ne metta.

Proprio sulle assenze per malattia, sempre il professor Ichino, in un articolo del 10 aprile scorso sul Corriere della Sera, aveva denunciato l'inefficienza del sistema dei controlli: nei moduli sui quali i medici dei servizi ispettivi dell'Inps e delle Asl redigono i referti delle loro visite domiciliari non è neppure contemplato l'accertamento dell'inesistenza dell'impedimento.
Pietro Piovani, su Il Messaggero di mercoledì scorso, ha ricordato che, a differenza del settore privato, in quello statale l'assenza per malattia viene per così dire punita, o quanto meno disincentivata, con una detrazione dalla busta paga: ad esempio, un impiegato ministeriale di medio livello (qualifica B3) ci rimette circa 8 euro lordi per ogni giorno di assenza. Più alta, invece, la trattenuta per un impiegato di un'agenzia fiscale, fino a 20 euro al giorno, e anche di più per i funzionari di qualifica più alta. Se un ministeriale sta a casa per malattia per due settimane si fa decurtare circa un centinaio di euro. Se invece supera i quindici giorni, la detrazione non si applica più. In un recente articolo sul Corriere della Sera, Enrico Marro e Sergio Rizzo hanno scritto della situazione paradossale che vede i dipendenti pubblici dei ministeri ricevere un premio di produzione per il solo fatto di recarsi a lavorare: come se andare regolarmente sul posto di lavoro sia un qualcosa da incentivare con premi e non un qualcosa da esigere obbligatoriamente.

Insomma, i segnali che qualcosa sul versante dell'assenteismo non andava erano tanti e tali da far immaginare una presa di posizione da parte del governo ed una conseguente predisposizione di un qualche piano di intervento riparatore. Invece niente.
Così facendo, o meglio, non facendo, l'esecutivo ha avuto una doppia colpa: non solo non ha adottato alcun intervento per cercare di porre rimedio al preoccupante andazzo, ma anche e soprattutto ha fatto in modo, con il suo lassismo, che le tante eccellenze professionali che operano nelle Pubbliche Amministrazioni fossero messe nel calderone delle accuse insieme ai colleghi che non hanno neanche la grazia di recarsi sul posto di lavoro.

La verità è che il traballante esecutivo di Romano Prodi, in questi mesi, come ha ricordato il deputato di Forza Italia Simone Baldelli, è stato più attento a prevenire l'assenteismo dei senatori del centrosinistra che quello dei dipendenti pubblici.

Antonio Maglietta
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:54 pm

Assenteismo, a processo 50 dipendenti di un Ministero
a denunciarli sono stati gli stessi colleghi
[22-03-2011]

Timbravano il cartellino, ma di restare in ufficio a lavorare neanche a parlarne.

Specializzati nel ‘salto del tornello’ erano una cinquantina di dipendenti della sede distaccata del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in viale dell’Arte 16, all’Eur.
A denunciarli sono stati gli stessi colleghi, stanchi di assistere a un assenteismo reiterato.
Così sono scattate le indagini della procura di Roma che, iniziando da un centinaio di segnalati, è arrivata a individuare cinquanta dipendenti che sistematicamente uscivano dagli uffici durante l’orario di lavoro.

Nel corso delle indagini (la Procura ha aperto il fascicolo nel gennaio del 2010) sono state utilizzate le riprese delle telecamere di sicurezza piazzate nell’atrio del ministero.
Gli stratagemmi utilizzati dai cinquanta dipendenti erano infatti semplici ma efficaci, tanto da non lasciare traccia delle uscite fuori orario.
Ad esempio i ministeriali si scambiavano i badge e si coprivano a vicenda, o approfittavano del non allineamento delle porte scorrevoli, riuscendo quindi a non far registrare il passaggio ai sistemi di controllo.

Per i cinquanta indagati, tra loro militari e dipendenti, la Procura chiederà il giudizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello stato.
Le immagini li incastrano, ma al processo proprio le immagini delle telecamere di sicurezza potrebbero ribaltare il risultato.
Secondo i legali della difesa, infatti, per utilizzare il materiale sarebbe stato necessario un accordo con i sindacati.
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 9:55 pm

Timbro io per te: 95 indagati al Comune di Reggio Calabria
http://www.lindipendenza.com/timbro-io- ... o-calabria


Chissà come finirà, in tribunale e in Comune.

Perché in una Regione dove il lavoro, soprattutto per i giovani, non c’è, l’indagine ’Torno subito’ assume significato e toni della beffa a danno dei cittadini e delle migliaia di disoccupati: 95 dipendenti comunali di Reggio Calabria sono indagati per assenteismo e truffa ai danni dell’ente.

Dopo oltre un mese di riprese video e appostamenti, l’inchiesta della Guardia di Finanza è culminata stamani con l’arresto di 17 impiegati, sottoposti alla detenzione domiciliare, e la notifica di avvisi di garanzia per 78 indagati per assenteismo e truffa ai danni del comune.

Dalle indagini è emerso un collaudato sistema basato su favori reciproci e continui scambi di badge personali.
I dipendenti riuscivano così ad assentarsi indisturbati anche per diverse ore al giorno dal luogo di lavoro.
Alcuni impiegati, sempre secondo l’accusa, non facevano neppure ingresso al Comune, sebbene figurassero regolarmente in servizio.

Il sistema era così oliato da essere ormai organizzato con gruppi e sottogruppi di persone che attestavano falsamente la propria presenza sul posto di lavoro facendosi timbrare o timbrando per altri i rispettivi badge personali, eludendo così il controllo elettronico del lettore installato nell’atrio di Palazzo San Giorgio, sede dell’ente.

Su un orario giornaliero previsto di 6 ore di servizio, ciascun dipendente in media riusciva ad assentarsi anche diverse ore al giorno.

E molti impiegati, è emerso ancora dall’indagine, giungevano in ufficio la mattina con oltre 2 o 3 ore di ritardo senza neanche dover timbrare il badge nel lettore: un collega d’ufficio, infatti, aveva già provveduto a timbrare l’entrata per loro. Più tardi, i colleghi “ritardatari” della mattina ricambiavano il favore all’uscita.

Così diversi impiegati potevano lasciare senza giustificato motivo l’ufficio con largo anticipo senza timbrare il badge.

Qualora venissero accertate in sede di processo le responsabilità, posti disponibili in Comune o reintegro silenzioso lontano dal clamore dei media?
Già il gip potrebbe far scattare la sospensione cautelare dai pubblici servizi.

Fonte: Rainews 24
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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 10:02 pm

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Re: Assenteismo in Italia

Messaggioda Berto » mer mar 01, 2017 10:10 pm

Anche al Nord ma molto meno che al Sud e molti dei dipendenti pubblici al Nord sono di origine meridionale come il famoso vigile di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande era pugliese e di nome si chiamava Muraglia


Torno subito! - Assenteismo a frotte tra gli statali di Trieste
http://www.lindipendenza.com/torno-subi ... di-trieste
...
Carlo De Paoli
20 Settembre 2012 at 5:48 pm #
Ho lavorato alle Poste di Venezia Centro e queste cose succedevano sempre.

Impiegati e sindacalisti regolarmente, tutti i giorni, andavano a Rialto a fare la spesa.
Era tanto regolare la cosa che non ci si faceva più caso.
L’arbitrio era tale che quando lo denunciai una volta, alla Direzione del Telegrafo, non suscitò alcuna reazione.
Più tardi, cambiato di ufficio, trasferito alle Poste Ferrovia, ne vidi di peggio: sindacalisti che non lavoravano, facevano presenza per un quarto d’ora e, oltre a percepire lo stipendio che non guadagnavano, ricevevano cinquanta ore fisse di straordinario al mese, io gli straordinari li facevo e si “dimenticavano” di pagarmeli.

Una volta auspicai l’intervento della Magistratura per uno di questi: un sindacalista democristiano.

Pochi giorni dopo a minacciare di spararmi se mi fossi permesso ancora, arrivò altro sindacalista, di sinistra. Erano tutti d’accordo, contro i lavoratori.
Ricordo, di quei lontani tempi, quando venivano per gli uffici a spargere odio e zizzania; ho fisso un episodio che mai dimenticherò: ci avevano riuniti, i sindacalisti delle due fazioni maggiori, come a dire, democristiani e comunisti, si alternavano a parlare, accusandosi gli contro gli altri, per la politica svolta dalla fazione politica avversaria.
I miei colleghi, me lo ricordo chiaro, giravano la faccia all’unisono, a seconda di chi parlava da una parte all’altra, in maniera sincrona, come vidi qualche tempo dopo in uno di quei film comici di Leslie Nielsen, l’attore americano di: “Una pallottola spuntata …”.

C’era una scena, in quel film, nella quale, ad una partita di tennis, venivano inquadrati gli spettatori, si sentivano i colpi delle racchette che colpivano la “palla” e si vedevano gli astanti girare all’unisono la faccia alternativamente a destra e a sinistra ottenendo un marcato effetto comico.

Come quello del film era l’effetto del pubblico presente in quell’ufficio a seconda che parlasse uno di “destra” o di “sinistra”, ma non era comico.
Alla fine della perfomance gli “attori” se ne andarono lasciando il pungiglione della vespa sulla pelle di tutti noi.
Per tutto il tempo residuo il turno di lavoro, i miei colleghi si guardarono l’un l’altro in cagnesco a seconda della propria personale posizione politica.

Qualche ora dopo un collega di lavoro, di ritorno dal bar, raccontò d’aver visto quei medesimi sindacalisti, che tanta zizzania avevano sparso fra noi lavoratori, mangiare e bere e scherzare allegramente fra loro alla faccia dei fessi che ancora, rimuginando le loro parole, continuavano a guardarsi in cagnesco.
A distanza di decenni le cose non sono cambiate.
Il sindacato è sempre là a prendere in giro la gente, ad usarci gli uni contro gli altri a vantaggio della partitocrazia.


I 77 dipendenti assenteisti della Regione alla sbarra per truffa: "assolti" i dirigenti

ROVIGO - La pm Sabrina Duò ha chiuso l'indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio per i 77 dipendenti della sede di Rovigo della Regione Veneto accusati di assenteismo.

Truffa alla Regione. L'ipotesi di accusa è truffa ai danni dell'ente pubblico. Nel mirino della Guardia di Finanza erano finite un anno fa 95 dipendenti, ovvero la quasi totalità dei 115 in servizio alla sede regionale di viale della Pace a Rovigo. Secondo l'accusa, molti di essi timbravano il cartellino ma poi uscivano dall'ufficio per tornare, spesso anche diverse ore dopo, carichi di borse della spesa, soprattutto nei giorni di mercato.

Indagine della Gdf. Gli uomini delle Fiamme gialle avevano realizzato 170 ore di filmati per documentare le abitudini del personale della sede. Il pm ha vagliato le posizioni di ciascuno e, in base alle memorie difensive, ha deciso di archiviare le posizioni dei dirigenti che, in quanto tali, non hanno l'obbligo di timbrare il badge.

Lunedì 12 Marzo 2012 - 17:56 Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Marzo - 19:40



Alberto Muraglia: "Io in mutande? Abito sopra, ero poco vestito ma non truffavo"
Si difende, il custode del mercato comunale di via Martiri della Libertà finito agli arresti domiciliari. Anche se le sue giustificazioni appaiono un po' strampalate
di GIUSEPPE FILETTO
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/1 ... -125798647


Il vigile di Sanremo che timbrava in mutande ora fa l'artigiano aggiustatutto nella sua bottega
Alberto Muraglia ha attaccato la divisa al chiodo: "Ma resto al servizio della gente..."
Nino Materi - Mar, 11/10/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 17190.html

Sanremo - Alberto Muraglia, il vigile di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande («ma solo nei giorni festivi»), di mettersi un bel paio di pantaloni lunghi non ci pensa minimamente.

Infatti, dopo gli arresti domiciliari e il licenziamento, si è trasformato in artigiano «aggiustatutto» e adesso accoglie i clienti in bermuda. Che, rispetto agli amati slip («indossavo solo quelli anche quando sventai una rapina»), rappresentano comunque un notevole passo avanti. Idem per la parte che riguarda gli arti inferiori: nel video dello scandalo che lo ha messo alla berlina dinanzi al mondo, Muraglia appariva in pantofole; ora, invece, sfoggia ai piedi dei sandali blu scuro, sobriamente in tinta con i bermuda e la maglietta celeste a maniche corte.

È un altro uomo oggi Albertone, come lo chiamano i suoi amici: nome quantomai appropriato, visto che il vigile Muraglia ricorda un po' il vigile Celletti interpretato da Sordi, l'Albertone nazionale. Anche Muraglia è diventato un personaggio nazionale, anzi di più: l'icona dell'italico fancazzismo. Ma basta osservarlo mentre lavora alacremente nel suo negozietto in via Martiri, nel centro di Sanremo, per capire che - se e quando vuole - il Muraglia sa essere anche uno stakanovista.

Già, Stakanov, lo stesso nome beffardo dell'operazione anti-furbetti del cartellino che qualche mese fa inguaiò il nostro vigile immortalandolo in - diciamo così - déshabillé mentre strisciava il badge («tengo a precisare che quando ho timbrato in abiti succinti il mercato annonario dove presto servizio e abito era chiuso al pubblico. E poi dovevo stringere i tempi per la rimozione di veicoli in divieto di sosta»).

Di questa dannata vicenda che gli ha stravolto la vita non vuol parlare con i giornalisti («sono diventato un perfetto capro espiatorio, ma i miei avvocati mi hanno imposto il silenzio. Al processo dirò tutto dimostrando di essere innocente»).

E la storia del cartellino fatto firmare in sua vece da moglie e figlia? Altro «equivoco» («Mi ero attardato a chiudere pratiche di ufficio, ho chiesto a loro, che venivano a chiamarmi per andare a tavola, di timbrare al mio posto. Ma ero lì, regolarmente presente in servizio»).

In attesa di convincere il giudice, i suoi nuovi clienti lo hanno già assolto: «Avrà pure commesso qualche errore - dice una signora con un frullatore in mano, appena riparato da Albertone - ma è un gran lavoratore e ha le mani d'oro. Ogni cosa riesce ad aggiustarla». E Muraglia è sicuro di riuscire ad aggiustare anche la propria situazione giudiziaria («mi sono affidato a due bravissimi avvocati, alla fine la verità verrà fuori e avrò giustizia»).

Dello stesso parere sono anche i due esperti difensori che seguono Albertone sul fronte penale e civile: «Di una cosa siamo sicuri - ribadiscono con cortesia al Giornale gli avvocati Alessandro Moroni e Luigi Alberto Zoboli -: Muraglia non è né un assenteista, né il mostro descritto da TV e giornali. A dicembre si celebrerà il processo. E dopo la sentenza ne riparleremo...». Qualche dettaglio in più fu riferito nel corso di una puntata dell'Arena di Massimo Giletti: «una volta, in mutande, ha pure sventato una rapina, precipitandosi in strada con la pistola in pugno e arrestando il malvivente». In studio calò il gelo. Subito sciolto dalle risate. Intanto Muraglia ha incassato perfino la solidarietà di una testa coronata: l'ex re del Belgio («presso il cui yacht ho avuto l'onore di lavorare in qualità di marinaio-cuoco») gli ha scritto una mail chiedendomi lumi sull'accaduto. La risposta di Albertone?: «Si tratta di un errore giudiziario, sono finito in un ingranaggio più grande di me». La controreplica scritta col sangue blu dal sovrano belga?: «Noi continueremo sempre ad avere fiducia in te».

Davanti all'«Aggiustatutto» dell'ex vigile Muraglia campeggia un cartello con un consiglio filosofico-esistenziale in controtendenza rispetto ai dettami imposti della civiltà dei consumi: «non buttare via il tuo elettrodomestico, chiedi un preventivo gratuito per ripararlo». E la gente mostra di aver afferrato il concetto. Albertone, da quando ha smesso la divisa da ghisa riciclandosi artigiano, è dimagrito di una decina di chili (c'è chi dice assomigli - addirittura - a Roberto De Niro nel film Toro scatenato) non si tira mai indietro e, se qualcuno lo chiama a domicilio, si precipita anche per dare un'occhiata direttamente a casa del cliente («ho aperto una partita Iva, è tutto in regola»). In zona di Muraglia si dice un gran bene: «Visiona l'oggetto e, con molta onestà, ci dice se vale la pena ripararlo o comprarlo nuovo - racconta un pensionato che abita proprio nello stabile dell'aggiustatutto -. Ma quasi sempre ci dice ci penso io, e dopo qualche giorno ci restituisce l'elettrodomestico funzionante».

In via Martiri fino a qualche mese fa ogni settimana passava un'auto molesta con l'altoparlante che bucava le orecchie con l'inno nazionale dell'arrotino e dell'ombrellaio: «Donne è arrivato l'arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne è arrivato l'arrotino e l'ombrellaio; aggiustiamo gli ombrelli. Ripariamo cucine a gasse: abbiamo tutti i pezzi di ricambio per le cucine a gasse. Se avete perdite di gasse noi le aggiustiamo, se la vostra cucina fa fumo noi togliamo il fumo della vostra cucina a gasse. Lavoro subito ed immediato».

Da quando Muraglia ha aperto il suo laboratorio, in via Martiri è tornata la pace: quell'auto «molesta» ormai gira alla larga.



Assenteismo a Sanremo: "Timbro in mutande perché abito lì"
Provano a difendersi i 35 impiegati del Comune finiti agli arresti domiciliari. Il ministro Madia: il caso è grave, ma la maggioranza dei dipendenti pubblici sono persone per bene". E annuncia un possibile stop agli aumenti a pioggia per i lavoratori
24 ottobre 2015
http://iltirreno.gelocal.it/italia-mond ... 1.12321332

"Timbravo in mutande perché abito lì vicino". I 35 dipendenti assenteisti del comune di Sanremo finiti agli arresti domiciliari dopo essere stati ripresi dalle telecamere, chi a fare canoa in orario ufficio, chi a timbrare il cartellino senza abiti, provano a difendersi. "Il caso di Sanremo è grave, ma la maggioranza dei dipendenti pubblici sono persone per bene", ricorda il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia in un'intervista al Messaggero in cui annuncia lo stop agli aumenti a pioggia per i lavoratori statali.

Lo scandalo di Sanremo. Ormai i dipendenti del comune sanremese sono entrati nell'immaginario collettivo grazie a quelle immagini che continuano a scorrere sul web e in tv e che sembrano uscite da un film di Fantozzi - di cui peraltro proprio oggi si festeggiano i 40 anni. Ma non è cinema, è realtà. Sandro il canottiere, Alberto in canottiera, Vincenzo il pluri-timbratore, non sono attori e devono rispondere di peculato, falso e truffa ai danni dello Stato. Alberto Muraglia, il vigile urbano diventato il personaggio simbolo dell'operazione Stakanov perché ripreso in mutande, o mentre si faceva timbrare il cartellino dalla moglie o dalla figlia minorenne, dice al Corriere della Sera di non avere truffato nessuno, e che la sua mise è giustificata dall'abitare vicino al posto di lavoro. "Siamo brave persone - aggiunge la moglie - abbiamo commesso delle leggerezze, sbagliato qualche dettaglio, è vero. Ma non siamo né ladri né truffatori".

Sanremo, vigile assenteista timbra in mutande
Nelle immagini raccolte dalla Guardia di Finanza, si vede un vigile urbano timbrare il cartellino in mutande. In sua assenza era la moglie, in vestaglia, ad assolvere al compito. Per i due coniugi e altre 41 persone sono scattati gli arresti questa mattina, nell'ambito dell'operazione che ha coinvolto quasi 200 persone


Dal canto suo, il sindaco della città del Festival della canzone italiana mette le mani avanti: "Dal primo giorno che mi sono insediato sono stato informato dell'indagine dalla Guardia di Finananza con cui ho collaborato. Ma io non avevo visto queste finte timbrature, perché il comune è uno stabile, ci sono poi altri 10 stabili separati per le timbrature, non è che il sindaco era lì davanti a tutti e guardava". E annuncia che in tutto sono state sospese 45 persone, si tratta dei 35 arrestati più gli otto sottoposti a obbligo di firma: "La commissione disciplinare valuterà, in base a norme e procedure, gli eventuali licenziamenti".

Le parole di Madia. E se i dipendenti pubblici di tutta Italia sono diventati la categoria di cui molto si chiacchiera nei bar e nei social network, il ministro Madia tenta di smorzare i toni annunciando nuovi scenari per questi lavoratori, ad inziare da un possibile stop agli aumenti uguali per tutti. "Non è ancora deciso - dice il ministro al Messaggero - ma può avere un senso ragionare su criteri differenziati, come le fasce di reddito, le funzioni, le categorie". La riduzione dei comparti "va fatta con una ratio: trovare le specificità che accomunano i settori. Per Madia "il turn over automatico va superato. Vogliamo cambiare in maniera strutturale il modo di programmare le assunzioni nel settore pubblico. Dobbiamo riuscire ad assumere le persone necessarie con le professionalità che servono". Sul silenzio assenso "è tra amministrazioni, non tra privati e Pa. Costringiamo solo le amministrazioni a fare il loro lavoro", spiega Madia. E per evitare che lo scandalo sanremese faccia di un'erba un fascio, indica una parola d'ordine: "Trasparenza".
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