Anche al Nord ma molto meno che al Sud e molti dei dipendenti pubblici al Nord sono di origine meridionale come il famoso vigile di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande era pugliese e di nome si chiamava MuragliaTorno subito! - Assenteismo a frotte tra gli statali di Triestehttp://www.lindipendenza.com/torno-subi ... di-trieste ...
Carlo De Paoli
20 Settembre 2012 at 5:48 pm #
Ho lavorato alle Poste di Venezia Centro e queste cose succedevano sempre.
Impiegati e sindacalisti regolarmente, tutti i giorni, andavano a Rialto a fare la spesa.
Era tanto regolare la cosa che non ci si faceva più caso.
L’arbitrio era tale che quando lo denunciai una volta, alla Direzione del Telegrafo, non suscitò alcuna reazione.
Più tardi, cambiato di ufficio, trasferito alle Poste Ferrovia, ne vidi di peggio: sindacalisti che non lavoravano, facevano presenza per un quarto d’ora e, oltre a percepire lo stipendio che non guadagnavano, ricevevano cinquanta ore fisse di straordinario al mese, io gli straordinari li facevo e si “dimenticavano” di pagarmeli.
Una volta auspicai l’intervento della Magistratura per uno di questi: un sindacalista democristiano.
Pochi giorni dopo a minacciare di spararmi se mi fossi permesso ancora, arrivò altro sindacalista, di sinistra. Erano tutti d’accordo, contro i lavoratori.
Ricordo, di quei lontani tempi, quando venivano per gli uffici a spargere odio e zizzania; ho fisso un episodio che mai dimenticherò: ci avevano riuniti, i sindacalisti delle due fazioni maggiori, come a dire, democristiani e comunisti, si alternavano a parlare, accusandosi gli contro gli altri, per la politica svolta dalla fazione politica avversaria.
I miei colleghi, me lo ricordo chiaro, giravano la faccia all’unisono, a seconda di chi parlava da una parte all’altra, in maniera sincrona, come vidi qualche tempo dopo in uno di quei film comici di Leslie Nielsen, l’attore americano di: “Una pallottola spuntata …”.
C’era una scena, in quel film, nella quale, ad una partita di tennis, venivano inquadrati gli spettatori, si sentivano i colpi delle racchette che colpivano la “palla” e si vedevano gli astanti girare all’unisono la faccia alternativamente a destra e a sinistra ottenendo un marcato effetto comico.
Come quello del film era l’effetto del pubblico presente in quell’ufficio a seconda che parlasse uno di “destra” o di “sinistra”, ma non era comico.
Alla fine della perfomance gli “attori” se ne andarono lasciando il pungiglione della vespa sulla pelle di tutti noi.
Per tutto il tempo residuo il turno di lavoro, i miei colleghi si guardarono l’un l’altro in cagnesco a seconda della propria personale posizione politica.
Qualche ora dopo un collega di lavoro, di ritorno dal bar, raccontò d’aver visto quei medesimi sindacalisti, che tanta zizzania avevano sparso fra noi lavoratori, mangiare e bere e scherzare allegramente fra loro alla faccia dei fessi che ancora, rimuginando le loro parole, continuavano a guardarsi in cagnesco.
A distanza di decenni le cose non sono cambiate.
Il sindacato è sempre là a prendere in giro la gente, ad usarci gli uni contro gli altri a vantaggio della partitocrazia.
I 77 dipendenti assenteisti della Regione alla sbarra per truffa: "assolti" i dirigentiROVIGO - La pm Sabrina Duò ha chiuso l'indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio per i 77 dipendenti della sede di Rovigo della Regione Veneto accusati di assenteismo.
Truffa alla Regione. L'ipotesi di accusa è truffa ai danni dell'ente pubblico. Nel mirino della Guardia di Finanza erano finite un anno fa 95 dipendenti, ovvero la quasi totalità dei 115 in servizio alla sede regionale di viale della Pace a Rovigo. Secondo l'accusa, molti di essi timbravano il cartellino ma poi uscivano dall'ufficio per tornare, spesso anche diverse ore dopo, carichi di borse della spesa, soprattutto nei giorni di mercato.
Indagine della Gdf. Gli uomini delle Fiamme gialle avevano realizzato 170 ore di filmati per documentare le abitudini del personale della sede. Il pm ha vagliato le posizioni di ciascuno e, in base alle memorie difensive, ha deciso di archiviare le posizioni dei dirigenti che, in quanto tali, non hanno l'obbligo di timbrare il badge.
Lunedì 12 Marzo 2012 - 17:56 Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Marzo - 19:40
Alberto Muraglia: "Io in mutande? Abito sopra, ero poco vestito ma non truffavo"Si difende, il custode del mercato comunale di via Martiri della Libertà finito agli arresti domiciliari. Anche se le sue giustificazioni appaiono un po' strampalate
di GIUSEPPE FILETTO
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/1 ... -125798647 Il vigile di Sanremo che timbrava in mutande ora fa l'artigiano aggiustatutto nella sua bottegaAlberto Muraglia ha attaccato la divisa al chiodo: "Ma resto al servizio della gente..."
Nino Materi - Mar, 11/10/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 17190.html Sanremo - Alberto Muraglia, il vigile di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande («ma solo nei giorni festivi»), di mettersi un bel paio di pantaloni lunghi non ci pensa minimamente.
Infatti, dopo gli arresti domiciliari e il licenziamento, si è trasformato in artigiano «aggiustatutto» e adesso accoglie i clienti in bermuda. Che, rispetto agli amati slip («indossavo solo quelli anche quando sventai una rapina»), rappresentano comunque un notevole passo avanti. Idem per la parte che riguarda gli arti inferiori: nel video dello scandalo che lo ha messo alla berlina dinanzi al mondo, Muraglia appariva in pantofole; ora, invece, sfoggia ai piedi dei sandali blu scuro, sobriamente in tinta con i bermuda e la maglietta celeste a maniche corte.
È un altro uomo oggi Albertone, come lo chiamano i suoi amici: nome quantomai appropriato, visto che il vigile Muraglia ricorda un po' il vigile Celletti interpretato da Sordi, l'Albertone nazionale. Anche Muraglia è diventato un personaggio nazionale, anzi di più: l'icona dell'italico fancazzismo. Ma basta osservarlo mentre lavora alacremente nel suo negozietto in via Martiri, nel centro di Sanremo, per capire che - se e quando vuole - il Muraglia sa essere anche uno stakanovista.
Già, Stakanov, lo stesso nome beffardo dell'operazione anti-furbetti del cartellino che qualche mese fa inguaiò il nostro vigile immortalandolo in - diciamo così - déshabillé mentre strisciava il badge («tengo a precisare che quando ho timbrato in abiti succinti il mercato annonario dove presto servizio e abito era chiuso al pubblico. E poi dovevo stringere i tempi per la rimozione di veicoli in divieto di sosta»).
Di questa dannata vicenda che gli ha stravolto la vita non vuol parlare con i giornalisti («sono diventato un perfetto capro espiatorio, ma i miei avvocati mi hanno imposto il silenzio. Al processo dirò tutto dimostrando di essere innocente»).
E la storia del cartellino fatto firmare in sua vece da moglie e figlia? Altro «equivoco» («Mi ero attardato a chiudere pratiche di ufficio, ho chiesto a loro, che venivano a chiamarmi per andare a tavola, di timbrare al mio posto. Ma ero lì, regolarmente presente in servizio»).
In attesa di convincere il giudice, i suoi nuovi clienti lo hanno già assolto: «Avrà pure commesso qualche errore - dice una signora con un frullatore in mano, appena riparato da Albertone - ma è un gran lavoratore e ha le mani d'oro. Ogni cosa riesce ad aggiustarla». E Muraglia è sicuro di riuscire ad aggiustare anche la propria situazione giudiziaria («mi sono affidato a due bravissimi avvocati, alla fine la verità verrà fuori e avrò giustizia»).
Dello stesso parere sono anche i due esperti difensori che seguono Albertone sul fronte penale e civile: «Di una cosa siamo sicuri - ribadiscono con cortesia al Giornale gli avvocati Alessandro Moroni e Luigi Alberto Zoboli -: Muraglia non è né un assenteista, né il mostro descritto da TV e giornali. A dicembre si celebrerà il processo. E dopo la sentenza ne riparleremo...». Qualche dettaglio in più fu riferito nel corso di una puntata dell'Arena di Massimo Giletti: «una volta, in mutande, ha pure sventato una rapina, precipitandosi in strada con la pistola in pugno e arrestando il malvivente». In studio calò il gelo. Subito sciolto dalle risate. Intanto Muraglia ha incassato perfino la solidarietà di una testa coronata: l'ex re del Belgio («presso il cui yacht ho avuto l'onore di lavorare in qualità di marinaio-cuoco») gli ha scritto una mail chiedendomi lumi sull'accaduto. La risposta di Albertone?: «Si tratta di un errore giudiziario, sono finito in un ingranaggio più grande di me». La controreplica scritta col sangue blu dal sovrano belga?: «Noi continueremo sempre ad avere fiducia in te».
Davanti all'«Aggiustatutto» dell'ex vigile Muraglia campeggia un cartello con un consiglio filosofico-esistenziale in controtendenza rispetto ai dettami imposti della civiltà dei consumi: «non buttare via il tuo elettrodomestico, chiedi un preventivo gratuito per ripararlo». E la gente mostra di aver afferrato il concetto. Albertone, da quando ha smesso la divisa da ghisa riciclandosi artigiano, è dimagrito di una decina di chili (c'è chi dice assomigli - addirittura - a Roberto De Niro nel film Toro scatenato) non si tira mai indietro e, se qualcuno lo chiama a domicilio, si precipita anche per dare un'occhiata direttamente a casa del cliente («ho aperto una partita Iva, è tutto in regola»). In zona di Muraglia si dice un gran bene: «Visiona l'oggetto e, con molta onestà, ci dice se vale la pena ripararlo o comprarlo nuovo - racconta un pensionato che abita proprio nello stabile dell'aggiustatutto -. Ma quasi sempre ci dice ci penso io, e dopo qualche giorno ci restituisce l'elettrodomestico funzionante».
In via Martiri fino a qualche mese fa ogni settimana passava un'auto molesta con l'altoparlante che bucava le orecchie con l'inno nazionale dell'arrotino e dell'ombrellaio: «Donne è arrivato l'arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne è arrivato l'arrotino e l'ombrellaio; aggiustiamo gli ombrelli. Ripariamo cucine a gasse: abbiamo tutti i pezzi di ricambio per le cucine a gasse. Se avete perdite di gasse noi le aggiustiamo, se la vostra cucina fa fumo noi togliamo il fumo della vostra cucina a gasse. Lavoro subito ed immediato».
Da quando Muraglia ha aperto il suo laboratorio, in via Martiri è tornata la pace: quell'auto «molesta» ormai gira alla larga.
Assenteismo a Sanremo: "Timbro in mutande perché abito lì"Provano a difendersi i 35 impiegati del Comune finiti agli arresti domiciliari. Il ministro Madia: il caso è grave, ma la maggioranza dei dipendenti pubblici sono persone per bene". E annuncia un possibile stop agli aumenti a pioggia per i lavoratori
24 ottobre 2015
http://iltirreno.gelocal.it/italia-mond ... 1.12321332 "Timbravo in mutande perché abito lì vicino". I 35 dipendenti assenteisti del comune di Sanremo finiti agli arresti domiciliari dopo essere stati ripresi dalle telecamere, chi a fare canoa in orario ufficio, chi a timbrare il cartellino senza abiti, provano a difendersi. "Il caso di Sanremo è grave, ma la maggioranza dei dipendenti pubblici sono persone per bene", ricorda il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia in un'intervista al Messaggero in cui annuncia lo stop agli aumenti a pioggia per i lavoratori statali.
Lo scandalo di Sanremo. Ormai i dipendenti del comune sanremese sono entrati nell'immaginario collettivo grazie a quelle immagini che continuano a scorrere sul web e in tv e che sembrano uscite da un film di Fantozzi - di cui peraltro proprio oggi si festeggiano i 40 anni. Ma non è cinema, è realtà. Sandro il canottiere, Alberto in canottiera, Vincenzo il pluri-timbratore, non sono attori e devono rispondere di peculato, falso e truffa ai danni dello Stato. Alberto Muraglia, il vigile urbano diventato il personaggio simbolo dell'operazione Stakanov perché ripreso in mutande, o mentre si faceva timbrare il cartellino dalla moglie o dalla figlia minorenne, dice al Corriere della Sera di non avere truffato nessuno, e che la sua mise è giustificata dall'abitare vicino al posto di lavoro. "Siamo brave persone - aggiunge la moglie - abbiamo commesso delle leggerezze, sbagliato qualche dettaglio, è vero. Ma non siamo né ladri né truffatori".
Sanremo, vigile assenteista timbra in mutande
Nelle immagini raccolte dalla Guardia di Finanza, si vede un vigile urbano timbrare il cartellino in mutande. In sua assenza era la moglie, in vestaglia, ad assolvere al compito. Per i due coniugi e altre 41 persone sono scattati gli arresti questa mattina, nell'ambito dell'operazione che ha coinvolto quasi 200 persone
Dal canto suo, il sindaco della città del Festival della canzone italiana mette le mani avanti: "Dal primo giorno che mi sono insediato sono stato informato dell'indagine dalla Guardia di Finananza con cui ho collaborato. Ma io non avevo visto queste finte timbrature, perché il comune è uno stabile, ci sono poi altri 10 stabili separati per le timbrature, non è che il sindaco era lì davanti a tutti e guardava". E annuncia che in tutto sono state sospese 45 persone, si tratta dei 35 arrestati più gli otto sottoposti a obbligo di firma: "La commissione disciplinare valuterà, in base a norme e procedure, gli eventuali licenziamenti".
Le parole di Madia. E se i dipendenti pubblici di tutta Italia sono diventati la categoria di cui molto si chiacchiera nei bar e nei social network, il ministro Madia tenta di smorzare i toni annunciando nuovi scenari per questi lavoratori, ad inziare da un possibile stop agli aumenti uguali per tutti. "Non è ancora deciso - dice il ministro al Messaggero - ma può avere un senso ragionare su criteri differenziati, come le fasce di reddito, le funzioni, le categorie". La riduzione dei comparti "va fatta con una ratio: trovare le specificità che accomunano i settori. Per Madia "il turn over automatico va superato. Vogliamo cambiare in maniera strutturale il modo di programmare le assunzioni nel settore pubblico. Dobbiamo riuscire ad assumere le persone necessarie con le professionalità che servono". Sul silenzio assenso "è tra amministrazioni, non tra privati e Pa. Costringiamo solo le amministrazioni a fare il loro lavoro", spiega Madia. E per evitare che lo scandalo sanremese faccia di un'erba un fascio, indica una parola d'ordine: "Trasparenza".