El mito de ła soranedà monedara

Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » dom feb 18, 2018 9:56 am

Ripropongo questa interessante tabella perché, con la crudezza dei numeri, sfata una serie di grossolani miti che in Italia vanno per la maggiore, solo perché in questo paese l’analfabetismo economico è diffuso ancora più di quello funzionale.

https://www.facebook.com/fabio.cintoles ... 3445493492

Il primo mito è che i problemi dell’Italia sono causati dall’euro. Come si può ben vedere, ci sono molti paesi dell’area euro che dal 2000 ad oggi hanno avuto tassi di crescita sostenuta e duratura. Non che io sostenga che l’euro sia stato un buon affare, ma se molte economie, anche già sviluppate, sono cresciute nel quadro della moneta unica, ci sono delle ragioni. Capirle servirebbe per trovare qualche soluzione e non inseguire i guaiti di chi sbraita di moneta sovrana per risolvere i problemi dell’Italia.

Il secondo mito sono le dimensioni di un paese, cioè che secondo alcuni un paese piccolo non competere in un mondo globalizzato. Affermazione demenziale profondamente smentita dai numeri. Ai primi nove posti di questa tabella ci sono 9 paesi che messi tutti insieme non fanno la popolazione dell’Italia. Piccolo è bello? Sicuramente molti piccoli stati hanno dimostrato di essere più efficienti e dinamici di fronte alle sfide globali di grandi paesi.

Il terzo mito è quello secondo il quale senza fare debito pubblico non si possono ricreare le condizioni per la crescita economica. Italia e Grecia sono i paesi più indebitati d’Europa, e forse tra i più indebitati della Via Lattea, ma in quanto a crescita economica siamo fanalini di coda a livello mondiale (davanti ai soli Venezuela e Siria, forse). Debito pubblico tra l’altro in costante crescita, che però non crea ne’ sviluppo, ne’ occupazione, ma solo clientele al servizio della classe politica e rendite parassitarie molto estese. Molti vedono il pareggio di bilancio come un abominio, ma in realtà per un paese come l’Italia, forse sarebbe una panacea, per motivi non soltanto economici.

Non ho letto di alcun partito politico italiano che in questa campagna elettorale abbia iniziato una seria riflessione in tal senso. E’ per questo che le cose non potranno migliorare a breve o a medio termine.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » gio mar 01, 2018 7:45 pm

Le conseguenze del No Euro

http://www.brunoleoni.it/le-conseguenze-del-no-euro

Per fare scelte consapevoli, bisogna riflettere sulle loro potenziali conseguenze
Chi sostiene l'uscita dell'Italia dall'euro lo fa affermando che ce ne verrebbero due vantaggi: la possibilità di svalutare la moneta, e dunque rendere le nostre esportazioni più competitive; il sottrarsi alle regole europee sul bilancio pubblico, e dunque la possibilità di abbandonare la cosiddetta austerity.

Si tratta in entrambi i casi di vantaggi impossibili.

In base ai trattati, un Paese che ha aderito alla moneta unica non può uscirne senza attivare l'art. 50, cioè senza uscire dall'Unione. Questo vorrebbe dire uscire dal mercato unico. Avremmo una nuova lira, o come altro la vorremo chiamare, che immediatamente si svaluterebbe rispetto alle altre monete, euro compreso. Ma le imprese non ne trarrebbero grandi benefici, perché contestualmente perderemmo l'accesso al mercato unico europeo, verso il quale sono dirette gran parte delle nostre esportazioni.

Dall'altro lato non potremmo fare a meno di continuare a comprare all'estero, al di fuori dell'Unione, tutte le materie prime che ci sono essenziali - pensiamo solo a gas e petrolio. La svalutazione farebbe aumentare il costo di queste importazioni non sostituibili. La nostra bilancia conmerciale peggiorerebbe, non migliorerebbe. E i prezzi interni aumenterebbero velocemente, riducendo il potere di acquisto di tutti coloro che vivono del proprio salario.

Fuori dall'Unione non saremmo tenuti a rispettare le regole imposte al bilancio pubblico dal patto di stabilità e crescita. In astratto, potremmo dimenticarci il famoso limite del 3% al deficit pubblico e ogni percorso di rientro dal debito. Qualcuno di noi fa fatica a considerare il debito pubblico una panacea. Altri potrebbero ricordare che ci toccherebbe modificare in tutta fretta la Costituzione, nella quale abbiamo inserito un seppur debole vincolo all'equilibrio di bilancio.

Ma lasciamo perdere questi dettagli. La verità è che neanche fuori dall'Unione potremmo in realtà consentirci maggior deficit e maggior debito. La nuova lira tenderebbe a svalutarsi; i prezzi interni a salire. La BCE non acquisterebbe più il nostro debito. Per convincere i privati, italiani e stranieri, a comprare i titoli di Stato italiani, dovremmo pagare tassi di interesse molto più alti di oggi. E i potenziali acquirenti non si fiderebbero affatto di un paese che aggiunge ulteriore debito al gigantesco peso da cui è già gravato. Per trovare qualcuno disposto a comprare i nostri titoli, o a rinnovare quelli che detiene, dovremmo porre in atto paradossalmente politiche più e non meno "austere" di quelle di oggi.

È lecito che ciascuno abbia le proprie opinioni. Ma perché si possano fare scelte consapevoli, bisogna riflettere sulle loro potenziali conseguenze. L'uscita dall'euro non darebbe ossigeno alle imprese esportatrici; aumenterebbe il costo delle importazioni, e quindi l'inflazione interna. E il bilancio pubblico non potrebbe fornire alcun sollievo, gravato da una massa velocemente crescente di pagamenti per interessi sul debito. A meno che non si pensi di non onorare il debito. Il che comporterebbe - fra l'altro - il più gigantesco esproprio dei risparmi degli italiani che si ricordi. Almeno 200 volte il famigerato prelievo notturno sui depositi bancari del governo Amato del 1992. Se questa è la proposta, si abbia il coraggio di renderla esplicita.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » gio mar 01, 2018 7:46 pm

Uscita dall’Euro e FDI in Italia: un’analisi qualitativa

http://www.brunoleoni.it/uscita-dall-eu ... ualitativa


Le conseguenze sugli investimenti diretti di un'uscita dall'Eurozona e dal mercato unico
Sono molte le analisi che spiegano perché uscire dall’Euro non è una buona idea, descrivendo le conseguenze attese che deriverebbero da una scelta simile. Ma quale sarebbe l’impatto sui foreign direct investments (flussi di capitali internazionali, tipicamente nella forma di trasferimenti da grandi aziende nelle proprie controllate) a seguito dell’adozione di una nuova valuta e la sua svalutazione competitiva?

Se considerato in maniera isolata, l’effetto di una svalutazione sul flusso di investimenti diretti in Italia potrebbe rivelarsi positivo, agendo tramite i canali dei “salari relativi” e della “ricchezza relativa”. Tuttavia, gli effetti negativi comportati da un’uscita dall’Euro sarebbero molti di più: da una riduzione della crescita esterna, letale per la posizione delle nostre imprese nella global value chain, considerando in particolare che l’effetto negativo si registrerebbe maggiormente sulla produzione manifatturiera, alle conseguenze catastrofiche dell’abbandono del mercato unico per un paese esportatore netto, che peraltro vanificherebbe buona parte dei teorici effetti positivi che sono stati descritti.

Inoltre, molti degli aspetti teoricamente positivi sui flussi di investimenti in entrata sarebbero annullati dalla lunghezza del processo di uscita, ridenominazione e svalutazione, e quindi dall’intervento della condizione parità dei tassi d’interesse. L’Eurozona, dal canto suo, ha in questi anni garantito un effetto positivo sui FDIs, in particolare rispetto ai flussi interni. Se è difficile prevedere cosa succederebbe abbandonandola - conclude Del Prato - è anche vero che si tratterebbe di lasciare un’architettura istituzionale che ha garantito la stabilità necessaria ad un aumento stabile e prolungato dei flussi di investimenti diretti esteri.



http://www.brunoleonimedia.it/public/Fo ... _Prato.pdf
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:22 pm

KEYNESISMO IN SALSA (EX)PADANA, OVVERO ITALIANA
di MATTEO CORSINI

https://www.miglioverde.eu/keynesismo-s ... o-italiana

Sul fatto che economia e finanza pubblica non siano punti di forza di Matteo Salvini dovrebbero sussistere pochi dubbi (francamente mi chiedo se ne abbia, di punti di forza. Per come la vedo io, no). A maggior ragione leggendo quanto dichiarato durante un comizio a Padova in merito alla flat tax in versione leghista.
Ecco le sue parole: “Una tassa unica uguale per tutti che porti tutti a pagare un po’ di meno. A sinistra dicono che così lo Stato incassa di meno. Ok, ma quei soldi dove finiscono? Nelle tasche dei cittadini. Così molti italiani tornano a lavorare. Se lo Stato incassa di meno va bene”. Certamente se lo Stato incassasse meno per via di una riduzione della tassazione ci sarebbe di che essere soddisfatti per gli individui che tengono al diritto di proprietà.
Tuttavia manca un pezzo: se lo Stato si limita a tassare meno ma non riduce la spesa, considerando tra l’altro il già enorme debito pubblico, tale riduzione di tassazione non può essere duratura. Ci sarebbe quindi un successivo aumento di tassazione, oppure un default. Entrambi con ogni probabilità largamente a carico degli stessi soggetti.
Quindi ben venga ogni riduzione di tasse, ma solo se accompagnato da riduzioni strutturali di spesa tali da non deteriorare ulteriormente i conti. Senza lasciarsi andare a ipotesi di moltiplicazioni di ricchezza capaci di ridurre il rapporto tra debito e Pil come da manuale del perfetto keynesiano in salsa padana.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » lun mar 12, 2018 11:12 am

CI MANCA SOLO DI CARTOLARIZZARE I DEBITI PUBBLICI
di MATTEO CORSINI
11/03/2018

https://www.miglioverde.eu/ci-manca-sol ... i-pubblici

Da quando c’è stata la crisi dei debiti pubblici di alcuni Paesi dell’Area euro (Italia inclusa), appaiono periodicamente proposte di soluzioni più o meno miracolose per alleviare il problema del sovraindebitamento e del legame vizioso tra debito pubblico e bilanci delle banche.
Mentre le proposte di mutualizzazione più o meno esplicite sono rimandate immediatamente al mittente da chi dovrebbe pagare il conto al posto di altri, quelle che si basano su una qualche forma di ingegneria finanziaria, pur non avendo finora avuto successo, sono meno osteggiate. Tra queste l’idea di cartolarizzare una parte dei debiti pubblici. Un veicolo europeo acquisterebbe titoli di Stato dei Paesi dell’Area euro in proporzione alle quote di partecipazione al capitale della BCE, come già avviene con il quantitative easing. Successivamente quei titoli fungerebbero da collaterale per una cartolarizzazione nella quale la tranche senior sarebbe destinata alle banche, mentre la mezzanina e la junior andrebbero ad altri investitori.
La tranche senior dovrebbe avere un rischio molto basso, di conseguenza verrebbe spezzato il circolo vizioso tra bilanci delle banche e debiti pubblici domestici. Tra i proponenti c’è Marco Pagano, professore dell’Università di Napoli Federico II, secondo il quale “questi bond riuscirebbero davvero a ridurre il rischio sistemico in Europa. Perché le banche verrebbero rese più stabili, e con esse ne beneficerebbe l’intera economia.”
Un paio di osservazioni. In primo luogo, nessuno vieta oggi alle banche di comprare titoli di Stato di altri Paesi. Se le banche italiane preferiscono comprare titoli di Stato italiani e non tedeschi od olandesi il motivo è semplice: sui primi riescono ad avere un differenziale positivo tra rendimento del titolo e costo del suo finanziamento, mentre sui secondi no. In pratica, sui primi ottengono un margine di interesse positivo, sui secondi sarebbe negativo. Se la tranche senior della ipotetica cartolarizzazione avesse un rendimento poco superiore a quello dei titoli di Stato tedeschi, alle attuali condizioni le banche italiane avrebbero un margine negativo.
In secondo luogo, credo non vada sottovalutato il fatto che questa iniziativa segmenterebbe il mercato dei titoli di Stato domestici. Per di più, dubito che i Paesi che oggi hanno un basso (costo del) debito sarebbero entusiasti di un meccanismo di questo tipo.
Non a caso se ne parla da qualche anno senza arrivare a nulla, a parte documenti ufficiali più o meno lunghi e altrettanto inutili.



LA VIA VERSO IL SOCIALISMO: “TITOLI SICURI” COPERTI DAL DEBITO
di MATTEO CORSINI

Da qualche tempo è in corso un dibattito, per lo più a livello tecnico/accademico, sulla carenza o meno di attività a basso rischio, definite come sicure. Chi propende per una risposta affermativa fa notare che i tassi di interesse su tali attività sono particolarmente bassi (talvolta negativi), il che segnalerebbe una carenza di offerta di tali asset.
Willem Buiter e Ebrahim Rahbari di Citi Research hanno scritto un report dedicato al tema, nel quale osservano, tra l’altro, che gli acquisti operati dalle banche centrali nell’ambito dei rispettivi programmi di quantitative easing hanno contribuito a generare un ribasso dei tassi di interesse su diversi tipi di asset. Il che, peraltro, era un obiettivo dei programmi stessi.
Osservano anche che a fronte dell’assorbimento di titoli “sicuri”, le banche centrali hanno immesso altrettante passività sicure, ossia la base monetaria creata per far fronte agli acquisti di titoli. Passività alle quali, però, accedono solo le banche e non tutti i potenziali operatori interessati a detenere asset “sicuri”. Per di più, parte della domanda di quel tipo di titoli, soprattutto derivante dalle banche, è dovuto a obblighi regolamentari.
Che fare dunque? Buiter e Rahbari avanzano proposte tecnicamente possibili, ma che non farebbero altro che incrementare le distorsioni dovute all’interventismo monetario e fiscale. Per esempio, propongono che le banche centrali emettano obbligazioni e non solo base monetaria, per dare accesso alle loro passività a operatori non bancari. Oppure la strutturazione di cartolarizzazioni per creare, tramite il tranching, titoli “sicuri”.
Ma la peggiore di tutte è questa, a mio parere: “Gli uffici del Tesoro che gestiscono il debito pubblico dovrebbero diventare intermediari finanziari – gestori di portafoglio o fondi sovrani. Gli eventuali acquisti di titoli illiquidi e rischiosi sarebbero finanziati mediante l’emissione di debito pubblico”. Così facendo aumenterebbe l’offerta di titoli “sicuri”, riducendo la presunta carenza di offerta degli stessi.
Il problema, come sempre, è che di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. Ammesso che di buone intenzioni poi si tratti, il che sarebbe discutibile dal mio punto di vista. Si finirebbe per avere una moltiplicazione di acquisti delle peggiori schifezze, mascherati con il fine “nobile” di aumentare l’offerta di titoli “sicuri”. Baracconi insolventi da salvare, in stile Alitalia, tanto per fare un solo esempio neppure teorico, bensì (tristemente) pratico. Il tutto, come sempre, a carico dei pagatori di tasse.
Come sosteneva Mises, ogni intervento ne rende necessari altri per cercare di far fronte alle conseguenze indesiderate degli interventi precedenti. Fino a quando si arriva al socialismo integrale. Meglio evitare.

Anthony Ceresa

Il problema é certamente complesso e a mio avviso richiede un profondo cambiamento per evitare le crisi o i fallimenti che inducono i Capitali sia privati come pure le Banche e le Finanziarie alle gravi perdite come dagli esempi che hanno visto alcuni Istituti a chiudere completamente con dolorose perdite.
Lo Stato o gli Stati non falliscono mai perché riversano i difetti di sistema Politico Economico sui cittadini, aumentando le Tasse o sequestrando i conti in banca dei risparmiatori.
Il cambiamento necessario per mettere fine alle speculazioni dei Capitali, dovrebbe eliminare gli interessi sui capitali e beneficiare dell’investimento sulla partecipazione in progetti di sviluppo, ossia trarre i benefici dalla produzione o servizi non più sugli interessi del prestito ed in questo caso produce lavoro.
In questo modo anche gli Stati verrebbero a beneficiare sull’eliminazione degli interessi deducibili dai bilanci come voce di spesa prima delle tasse.
Esempio: se mi facessi imprestare da uno Stato estero un Miliardo al 2 o 3% di interesse sul Capitale ricevuto, il rimborso dell’interesse viene considerato come voce di spesa esente da tassazione.
In questo modo i Capitali non investiti, tendono lentamente a morire a causa dell’inflazione monetaria e dell’inflazione sui costi della vita e promuove il lavoro.
I Mutui speculativi dovrebbero sparire e i benefici del Capitale sono già considerati nei costi del prodotto.
Anthony Ceresa Italia International Association.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » dom ott 28, 2018 9:27 am

“Patrimoniale” al 20%, il piano della Bundesbank per dimezzare il debito italiano
Isabella Bufacchi
2018-10-27

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie ... 1540651466

Un fondo “salva-Stato” tutto italiano, finanziato con il risparmio degli italiani attraverso speciali titoli di Stato di solidarietà sottoscritti forzatamente dai risparmiatori nella misura del 20% del proprio patrimonio netto: così l'Italia, attingendo alla ricchezza degli italiani, può risolvere il problema dell'elevato debito pubblico ed abbassare lo spread senza aiuti esterni, senza ricorrere all'Esm (European stability mechanism) e «senza chiedere l'intervento dei contribuenti europei» o della Bce. È questa la provocatoria, ma ampiamente argomentata, proposta lanciata oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung da Karsten Wendorff, economista di punta della Bundesbank responsabile per il dipartimento delle finanze pubbliche nella banca centrale tedesca. L’ipotesi, si precisa nel servizio, è a titolo personale.

L’ispirazione: il piano B di Savona
Partendo dalla proposta del ministro Paolo Savona, che secondo l'economista mira a scaricare sull'Europa con la richiesta di garanzie varie il debito pubblico italiano sopra il 60% del debito/Pil, e ricordando che lo stesso vicepremier Matteo Salvini fa spesso riferimento alla ricchezza dell'Italia e degli italiani, Wendorff mette le due cose assieme per proporre all'Italia il fondo salva-Stato, una soluzione tutta fatta-in-casa per risolvere un problema che lui considera (e come lui molti tedeschi e molti europei) domestico. Non più dunque il ricorso all'Esm, il fondo-salva Stati europei. La notizia è stata rilanciata anche da Bloomberg.

«Patrimoniale? No, c’è un rendimento»
Non si tratterebbe di una patrimoniale, afferma l'economista convinto, perché i titoli di Stato di solidarietà nazionale pagherebbero comunque un rendimento e non si tratterebbe di un prelievo forzoso ma un investimento forzoso. Il fondo salva-Stato oltretutto, questa la tesi, diventerebbe uno strumento deterrente, il famoso bazooka nel cassetto, per bloccare la speculazione: mettendo a garanzia del vecchio debito pubblico italiano direttamente la ricchezza degli italiani. L'acquisto dei bond sarebbe forzato, pari al 20% del patrimonio netto: Wendorff ha già calcolato che così facendo circa la metà del debito pubblico italiano ricadrebbe sotto l'ombrello di questo fondo.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » mar dic 18, 2018 11:20 pm

Appunti


Il debito pubblico è come il debito privato che pesa e va pagato.
Lo stato è come ogni altro operatore economico e cittadino economico, se prende a prestito dei soldi per fare un'opera pubblica li deve semplicemente restituire alla scadenza pagando gli interessi come tutti, poiché se non lo facesse sarebbe un ladro e nessuno più gli presterebbe denaro e se si mettesse a fabbricare moneta in proprio per pagare il debito sarebbe semplicemente un falsario che ruba valore ai cittadini con l'inflazione.

La sola alternativa possibile alla stampa in proprio di carta moneta da parte dello stato che lo farebbe diventare un falsario, è il prelievo forzoso dei risparmi dei cittadini senza restituzione e senza pagamento di interessi ossia la rapina o la confisca o il sequestro dei risparmi e dei beni.

Stampare moneta a credito e non a debito non è creare valore dal nulla, poiché dal nulla non si crea valore, ma significa falsare il valore, significa creare un falso valore che va a ridurre il valore vero della moneta esistente in mano ai cittadini e quindi sottrae/ruba loro valore reale o potere d'acquisto.

Ciò che va a chi stampa moneta come servizio al mercato, ai cittadini, alla comunità è solo il costo dell'opera, l'utile d'impresa e a chi distribuisce il denaro prestandolo l'interesse.

Non ha importanza chi stampa moneta, basta che questa moneta sia regolare, contabilizzata a debito da chi ha questo compito e non contabilizzata a credito.

Lo stato non è diverso da un qualsiasi cittadino e da una qualsiasi impresa che operano con il loro denaro oppure con quello preso in prestito. Le imprese adoperano le risorse che ricavano dalla vendita dei servizi o delle merci che producono, i cittadini adoperano le risorse che provengono dal loro redditito da lavoro o d'investimento finanziario, lo stato adopera le risorse che gli entrano dalle imposte, dalle tasse, dai tributi e diritti;
i cittadini, le imprese e lo stato possono adoperare anche denari presi a prestito, pagare gli interessi e alla scadenza restituire i denari ricevuti in prestito.
Chiunque sia esso un cittadino, un'impresa o uno stato che stampi moneta per pagarsi il debito è un falsario, un ladro, specialmente lo stato che è il più pericoloso e dannoso perché gode dell'immunità e dell'impunità.

Non ha importanza chi fabbrica materialmente la moneta che sarà remunerato per questo, quello che è importante è chi mette il circolazione questa moneta che deve essere un ente pubblico responsabile come le banche centrali nazionali o la BCE nel caso dell'Europa, moneta che verrà presa in prestito dalle banche le quali pagheranno l'interesse minimo a l'ente emettitore e che poi a loro volta presteranno alle imprese e ai cittadini i quali pagheranno il relativo interesse da cui la banca ricava quanto deve pagare a sua volta di interesse all'ente emittetor, le spese per la gestione e l'utile.
Questo denaro non va a costituire il patrimonio di nessuno, né dell'ente pubblico emettitore, né della banca che lo riceve in prestito per riprestarlo a sua volta.
Ciò che può diventare patrimonio, utile e risparmio delle banche compreso l'ente pubblico emettitore è solo l'interesse, ossia il frutto del lavoro dell'ente emettitore e della banca, come per l'impresa è l'utile generato dalla differenza tra il ricavo e le spese e come per il cittadino il suo guadagno è ciò che ricava dal suo lavoro con il salario o lo stipendio da cui, spendendo solo una parte, realizza il risparmio che depositato in banca genera il credito sano.



Quando lo stato spende più di quello che ricava dalla imposte, dai tributi e dalle tasse che sono i suoi naturali ricavi, fa come tutti i cittadini e tutte le imprese, va in prestito e come garanzia emette/dà dei titoli e questi titoli comportano per lo stato la spesa di un certo interesse che ovviamente va pagato, come alla loro scadenza ovviamente vanno pagati interamente anche i titoli se non vengono rinnovati.
Se lo stato per pagare i debiti, oltre ad adoperare le sue naturali entrate, stampasse denaro in proprio anziché prenderlo a prestito dal mercato come fanno tutti, imprese e cittadini, sarebbe null'altro che un falsario, un ladro, un criminale.


Provate ad immaginare se lo stato italiano anziché prendere in prestito il denaro dal mercato, decidesse di adoperare il denaro che si metterrebbe a stampare in proprio e né stampasse così tanto, a piacimento, da poter comprare tutto il debito pubblico italiano e di comprarsi anche tutte le aziende, le proprietà mobili e immobili dei cittadini italiani offrendo il doppio o il triplo del valore di mercato e magari stampando banconote a manetta, giorno e notte, decidesse anche di comprarsi tutti i beni del mondo,
secondo voi troverebbe qualcuno disposto a vendergli qualcosa, oppure non troverebbe nessuno disposto a dargli nemmeno un paio di scarpe vecchie?
Ditemi voi se a questo denaro stampato o coniato à gogo verrebbe dato un qualche valore dalle persone con un minimo di buon senso.



Se gli altri tagli e l'aumento del PIL non bastassero a ridurre la spesa e il debito pubblico, si tagli il risparmio e il patrimonio privato degli italiani.

Alberto Pento

I debiti vanno onorati e pagati, non si fanno saltare i tavoli per non pagare.
Chi ha avuto senza merito, o oltre misura, o con l'inganno deve restituire e pagare.
Le caste parassitarie d'Italia e le loro clientele debbono pagare restituendo tutto il mal tolto con gli interessi e senza la protezione della cupola mafiosa costituita dalla Corte Costituzionale.


Il debito pubblico italiano - una mostruosità mondiale

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Il debito pubblico italiano, l'hanno fatto gli italiani o meglio le sue caste dominanti con i loro codazzo di clienti, parassite, corrotte, ladre, farabutte, irresponsabili, incivili.
Il debito pubblico italiano non l'hanno fatto i tedeschi e i cittadini europei, le imprese europee, i banchieri europei ed ebrei, ma esclusivamente gli italiani, e parte di questo debito si è riversato nei beni immobili e mobili di tanti italiani e nelle loro rendite patrimoniali.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » mer dic 19, 2018 7:11 am

Creare moneta dal nulla: realtà e convenzione.
La BCE come tutte le banche centrali non producono e vendono moneta ma la producono per sostituire quella vecchia e degradata quando necessario e per prestarne di nuova quando richiesto dai bisogni del mercato.

In realtà nessuna moneta è creata dal nulla, nemmeno i falsari emettono moneta dal nulla. La stampa di moneta è un lavoro e non significa emettere moneta dal nulla anche se si usa dire "creare moneta dal nulla".
Emettere moneta non è un gioco di prestigio che crea denaro dal nulla ma un'operazione complessa che richiede un'autorità politica, un istituto di emissione e controllo, una impresa produttiva per la produzione e la distribuzione.

La BCE è una Banca Centrale e tra le funzioni di servizio delle BC vi è quella di emettere moneta per il "mercato" dove agiscono tutti gli operatori economico/finanziari: cittadini, imprese, banche, stati.
https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_centrale
La maggior parte dei Paesi al mondo ha un'emissione centralizzata di moneta ovvero un solo istituto che ha il monopolio legale della coniazione di monete e stampa di banconote, mentre è ammessa una pluralità di istituti di credito. A tale istituto sono riconosciuti: indipendenza e autonomia, monopolio legale dell'emissione, controllo centralizzato della base monetaria.

La BCE come tutte le banche centrali non vende moneta, fornisce solo il servizio di produrre moneta nuova stampandola e la distribuisce sostituendo quella vecchia e degradata che viene distrutta e prestando quella nuova al mercato che viene contabilizzata a debito tra le passività e non nei ricavi e nemmeno va a costituire il patrimonio della banca;
quello che ricava sono solo gli interessi che servono a pagare le spese del servizio e ciò che resta come utile viene distribuito alle Banche Centrali dei vari stati e da queste, detratte le loro spese, al tesoro dei governi.


Sul signoraggio e sulla Banca Centrale che produce moneta
https://digilander.libero.it/togiga/signoraggio.pdf

1.2 Perché è una definizione errata
Ogni anno la Banca d'Italia emette banconote per oltre 10 miliardi di euro. Se le vendesse nel conto economico troveremmo la voce “ricavi da vendita di banconote” per un importo pari a oltre 10 miliardi di euro.
Ma non c'è nulla di tutto ciò, perché la Banca d'Italia non vende moneta (e neppure la BCE o la FED).
Inoltre è bene osservare che da un punto di vista contabile la moneta è registrata tra le passività dello stato patrimoniale. Chi conosce la contabilità sa che la contropartita di qualcosa registrato in avere deve stare in dare. Ma in dare non troviamo i ricavi: possiamo escludere che l'emissione di banconote comporti una qualche forma di ricavo.
Se poi, per assurdo, esistessero ricavi per la cessione di banconote, nei bilanci delle banche ordinarie dovremmo trovare i costi per l'acquisto delle stesse. Che ovviamente non esistono.
Inoltre se la Banca vendesse le banconote, non aumenterebbe mai la quantità di moneta che circola nell'economia: la Banca venderebbe una banconota da 50 € incassando 50 €. Si immetterebbe e si ritirerebbe la stessa quantità di moneta, rendendo inutile la Banca Centrale.

13.2 La Banca Centrale crea moneta dal nulla
(come si usa convenzionalmente dire intendendo con ciò che la moneta non proviene da risparmio esistente ma da nuova produzione monetaria messa in circolo quando necessario)

La Banca Centrale, come sappiamo, emette moneta inconvertibile: l'oro e i metalli preziosi in genere sono beni scarsi. La rivoluzione industriale ha reso indispensabile la creazione di moneta inconvertibile: “
l'impennata dello sviluppo economico ... ripropose nell'Europa del XIX secolo un problema di scarsità monetaria” problema risolto dagli istituti di emissione che diffondendo “diverse forme di moneta cartacea alleviarono la domanda di mezzi di scambio”.
Solo in questo modo la Banca Centrale può regolare la base monetaria e, di conseguenza, i tassi di interesse e, indirettamente, l'offerta di moneta da parte del sistema bancario.
Perché le Banche Centrali emettono nuova moneta?
Le banche raccolgono il risparmio dei cittadini e lo usano per finanziare produzione, investimenti e consumi. Se questi aumentano, cresce la domanda di capitali. Se non aumenta nella stessa misura la disponibilità di risparmio, e quindi l'offerta di capitali, può aumentare il tasso di interesse, mentre una parte della domanda può restare insoddisfatta (razionamento del credito).
Serve allora un aumento dell'offerta, possibile solo tramite l'emissione di nuova moneta da parte della Banca Centrale.
Si tratta -e non può che essere così- di moneta creata dal nulla (cioè non da risparmio esistente). Se fossero disponibili capitali inutilizzati, si ricorrerebbe ad essi.
La moneta creata dalla Banca Centrale si chiama base monetaria. Un euro di base monetaria ricevuto dalla banca ordinaria si trasforma, grazie al meccanismo del moltiplicatore monetario (si veda il par. 3.2), in diversi euro di prestiti bancari.
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Re: El mito de ła soranedà monedara

Messaggioda Berto » mar nov 19, 2019 10:09 am

Moneta, produzione di moneta e sovranità monetaria-miti e realtà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =94&t=2817

Sono solo i falsari che stampano moneta a piacimento per pagare il loro debiti e fare nuove spese.
La moneta, in realtà, non si crea dal nulla e quella che viene chiamata impropriamente "moneta creata dal nulla" non viene creata a piacimento e messa a credito ma viene prodotta quando manca alla massa monetaria necessaria (alla sana finanza dell'economia di mercato) e viene contabilizzata come prestito da restituire a scadenza e su cui pagare gli interessi e una volta restituita, quella virtuale o elettronica si estingue e quella cartacea e metallica continua il ciclo.
I falsari che stampano moneta e usano moneta falsa o creata dal nulla sensa contabilizzarla a debito ma mettendola all'attivo senza restituirla e senza pagare interessi, di fatto rubano valore e potere di acquisto e di cambio alla moneta vera posseduta dagli altri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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