Caporałà tałego, caporalato italiano

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Messaggioda Berto » dom set 06, 2015 9:02 am

Caporałà tałego, caporalato italiano
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Caporałà tałego o tałian
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RrUm8/edit
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Caporalato nei campi anche nel Veneto

La denuncia del Rapporto nazionale della Flai Cgil. A Verona, Padova e Treviso segnalati casi di sfruttamento in agricoltura
04 giugno 2014 Daniele Ferrazza
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... -1.9360698

PADOVA. Gli invisibili agli occhi hanno la pelle nera, gialla od olivastra. Spesso, le loro compagne vivono lo spettro della prostituzione. I loro figli quello dell’abbandono scolastico. Sono migliaia le vittime del caporalato agricolo, lo sfruttamento della manodopera usata nella raccolta della frutta e della verdura nei principali mercati agricoli nazionali. Un fenomeno che tocca anche il Veneto, come denunciato dal rapporto «Agromafie e caporalato» presentato ieri mattina a Roma dalla Flai Cgil, il sindacato dei lavoratori dell’agricoltura, che segnala situazioni di «grave sfruttamento» e «condizioni indecenti» anche nelle estensioni agricole e nelle imprese agricole del Veronese, del Padovano e del Trevigiano.

Non solo dunque gli schiavi di Rossano Calabro e della Terra dei fuochi ma anche gli apparenti fiorenti mercati ortofrutticoli dei nostri capoluoghi. Secondo il rapporto, giunto alla sua seconda edizione, il fenomeno del sfruttamento lavorativo e del caporalato in agricoltura coinvolge 18 regioni e 99 province, praticamente tutta Italia. Il peso della illegalità e dell’infiltrazione mafiosa nell’intero settore, stimato dalla Direzione Nazionale Antimafia, è di 12,5 miliardi di euro. I terreni a destinazione agricola sottratti ai clan sono 2.245 in tutta Italia, cui vanno aggiunti 362 terreni con fabbricati rurali e 269 terreni edificabili. Le imprese agricole sottoposte a misure di prevenzione sono 6.623. Secondo le stime della Cgil i lavoratori che in Italia trovano lavoro attraverso i caporali sono circa 400 mila, concentrati prevalentemente al Sud. Il crescente interesse dei media sul fenomeno ha fatto crescere in numero e qualità le inchieste giudiziarie e le operazioni di polizia, portando all’individuazione di ben 355 caporali, di cui 281 solo durante il 2013, da Nord a Sud. Gli epicentri dello sfruttamento della manodopera sono 80. Nel rapporto vengono citati i capoluoghi veneti di Verona, Vicenza, Padova e Treviso. Attorno alla filiera ortofrutticola, a seconda delle stagioni, si registra un traffico di manodopera tutt’altro che dignitosamente pagata. In primavera, attorno al nodo di Soave, c’è l’importazione di manodopera sfruttata dall’Est Europa. D’estate, oltre a Verona, compaiono i nomi di Padova e Treviso con la manodopera meridionale. D’autunno ancora Verona importa manodopera dall’Est Europa e Padova e Treviso dal Sud. D’inverno, infine, è Vicenza che registra l’importazione di manodopera da Est europeo, Balcani e Nord Africa. Chiunque lavori in condizioni di sfruttamento in agricoltura percepisce un salario inferiore del 50 per cento quello legale: una giornata di lavoro vale dai 25 ai 30 euro, ma può durare fino a dodici ore: meno di tre euro l’ora. Non bastasse: i caporali, che gestiscono la raccolta
e il trasporto dei lavoratori dall’alba al tramonto, richiedono una tassa per il trasporto di 5 euro e pretendono d’estate un euro e mezzo per un litro d’acqua. Insomma, un inferno invisibile agli occhi, ma che suona come un pugno nello stomaco della nostra società.

Sfruttamento e lavoro nero, i carabinieri arrestano 4 «caporali»
Costringevano i clandestini a lavorare a quattro euro all’ora. Un bracciante preso a colpi di machete
13 novembre 2014
http://corrieredelveneto.corriere.it/tr ... 1538.shtml
PADOVA I carabinieri del comando provinciale di Padova hanno eseguito alle prime luci dell’alba nel comune di Correzzola (Padova) quattro ordinanze di custodia cautelare a conclusione di un’indagine, denominata «Baba», sullo sfruttamento del lavoro «nero». Le persone coinvolte, una finita in carcere e tre agli arresti domiciliari, farebbero parte di un’organizzazione composta da cittadini indiani, responsabili a vario titolo di episodi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione e sfruttamento della manodopera nel settore agricolo.
Erano in grado di far entrare clandestinamente in Italia decine di cittadini indiani i presunti componenti della banda arrestati oggi dai carabinieri di Padova. Le quattro persone al vertice del gruppo riuscivano a far entrare in Italia i clandestini con mezzi di fortuna chiedendo anche 6.500/8.000 euro a testa e vincolando le persone a lavorare a 4 euro l’ora in un’azienda agricola di Correzzola (Padova).
In cambio di un alloggio in un edificio fatiscente della zona, il gruppo chiedeva anche una percentuale sui guadagni del lavoro dei campi e una quota per vitto e alloggio. Non è escluso il coinvolgimento anche di altre aziende agricole della zona. Tre si trovano ora agli arresti domiciliari, mentre un quarto è in carcere a Padova. Almeno una trentina i cittadini indiani vittime della tratta. Le indagini sono partite lo scorso 21 settembre quando uno dei braccianti è stato preso a colpi di machete dal capo della banda a seguito di una sua lamentela.

Lavoro nero e caporalato: le nuove piaghe
Giovedì 12 Marzo 2015
http://www.ilgazzettino.it/PAY/PADOVA_P ... 2962.shtml
Sono molti i settori della produzione - dall'agricoltura ai servizi – in cui il lavoratore, pur lavorando a tempo pieno, resta al di sotto della soglia di povertà. È il caso del lavoro nero, sottopagato o con modalità che implicano la restituzione di parte dello stipendio, solo per fare alcuni esempi. Ci sono poi forme di “caporalato” che non sono più solo nell'agricoltura e al sud Italia, ma che si estendono ovunque, anche in Veneto.
È stato questo il tema del convegno che ha visto la partecipazione di don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di Pace), Tiziano Vecchiato (Fondazione Emanuela Zancan), Luciano Greco (facoltà di Economia), Christian Ferrari (Cgil Padova), Marco Lombardo (Libera Padova), Roberto Ongaro (responsabile regionale lavoro Pd).
«Se il lavoro non è più il luogo in cui si realizza la dignità - ha detto Bizzotto -, come si può dare speranza e possibilità di futuro alle tantissime persone che si rivolgono al volontariato per un aiuto e per una possibilità di vita dopo l'emergenza?». «Con questo convegno - ha sottolineato Vecchiato - si porta all'attenzione della comunità padovana un'area di povertà poco conosciuta e preoccupante per gli sviluppi che potrebbe avere. Riguarda lavoratori sottopagati che operano soprattutto nella logistica e nei servizi della mobilità delle merci. Ricevono un basso salario e spesso sono ostaggio di chi offre loro servizi (come alloggio e microcredito)».
«Lo sfruttamento rappresenta un meccanismo di contenimento di costi di produzione ma anche, forse soprattutto, un canale di collegamento tra economia criminale e economia legale – ha evidenziato Greco -. Lo sfruttamento, anche nelle zone industriali, è un canale di impiego dei capitali da riciclare, di sfruttamento dell'immigrazione illegale».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Caporałà, caporalato tałego

Messaggioda Berto » dom set 06, 2015 9:02 am

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Lamberti da mezzadro ad imprenditore agricolo. Viaggio nell’agricoltura italiana
http://www.federcontribuentinazionale.i ... a-italiana

L’Italia non esporta né frutta e né verdura e i nostri prodotti non li vendiamo nemmeno nei supermercati. Caporalato? Sono la penultima ruota di un meccanismo perverso nato da chi, sul settore agricolo, ha creato un vasto impero di clientelismo. ”Oggi fare l’imprenditore agricolo è dura, molti finiscono per lavorare, a strozzo, per le cooperative che speculano sulle nostre vite. Nei mercati poi, vige la legge del cartello. I prezzi li fanno i broker”. ”25 anni fa quando furono concessi i primi contributi europei iniziarono anche le truffe e le frodi nel settore agroalimentare”.

Lamberti è un omone di 75 anni, da figlio di mezzadro a noto imprenditore agricolo nel Cilento. ”Quando eravamo coloni e questa terra era del marchese si lavorava per lui, ci si rispettava a vicenda, quando è subentrato lo Stato la terra si è fatta arida, i suoi frutti lasciati marcire a terra perchè non hanno né mercato e né valore. La semina, il raccolto, pretendono di farci lavorare sottopagati”. Lamberti si alza ogni giorno alle 4 per andare a prendere i suoi lavoratori e insieme vanno nei campi, ”la mia azienda ha tutte le certificazioni, superiamo tutti i controlli, produciamo frutta e verdura di qualità ma, nei supermercati non abbiamo canali per la vendita e non siamo liberi nemmeno di stabilire i prezzi”. Gli ipermercati vendono prodotti agricoli provenienti da coop quasi mai controllate. Azienda LambertiVaste porzioni di terra che si perdono all’orizzonte, dove lo sfruttamento si nasconde alla perfezione. La globalizzazione ha aperto i confini a merci di ogni tipo, anche provenienti da Paesi dove non vigono le nostre severe leggi, i nostri costi e controlli, è normale che abbiano prezzi più bassi: la politica non ci tutela in nessun modo e non tutela il consumatore. Tutti i giorni nei porti è un scaricare di frutta e verdura”. Quando leggiamo provenienza italiana spesso hanno solo transitato o attraccato sulle nostre strade o porti: basta entrare in Italia che sulla bolla appare la nostra certificazione, prodotto italiano. ”Si chiama concorrenza sleale, ma chi controlla?”. L’agricoltura è finita nelle mani di una gang che vede coinvolti politici, aziende farmaceutiche, interi asset finanziari: poggiano le loro basi marce sulle nostre terre. I caporalati poi sono uno strano fenomeno, per chi lavorano? Di chi è la terra su cui seviziano i lavoratori?”. L’azienda agricola di Lamberti ha provato la strada dei mercati ma, ”i prezzi li stabilisce una specie di broker, una figura ch acquista per le grandi catene e tu non hai scelta, devi sottostare ai loro prezzi e non sono mai vantaggiosi per noi”. Lamberti non è solo vittima di una epoca che ha deciso di abbandonare l’agricoltura, ma anche di una banca che ha abusato della bontà d’animo di quest’uomo che così ha deciso di farsi aiutare dalla Federcontibuenti. ”L’agricoltura, – fa sapere la vicepresidente della Federcontibuenti, Roberta Lemma -, è stata fatta oggetto di abusi indicibili e politiche aggressive che hanno portato al collasso un settore che è stato un nostro vanto e una nostra miniera d’oro. Sul caso Lamberti è stata attivata la nostra squadra di legali per approfondire il trattamento bancario che gli è stato propinato e abbiamo attivato la Federscudo, unione tra Scudo Carabinieri e Federcontibuenti per avviare indagini specifiche sul caso. Sono stata in visita all’azienda Lamberti, ho visto i rapporti tra lui e i suoi lavoratori mentre, nelle terre confinanti brulicavano braccianti stranieri arsi dal sole”. 25 anni fa il Comando Generale istituì il Comando Politiche Agricole che doveva combattere queste frodi e soprattutto seguire la tracciabilità dei prodotti agricoli. Il Governo accettò la proposta del Comando Generale, ma invece di dare mezzi e uomini adeguati per fronteggiare fenomeni così imponenti, concesse solo un organico di 80 uomini, che operavano su 3 nuclei, Salerno, Roma e Parma.

Chiaro era l’intento di non far ficcare troppo il naso ai Carabinieri in questioni che arricchivano politici e funzionari. ”La nostra proposta è quella di istituire dei nuclei regionali con la stretta collaborazione della Forestale, per seguire il percorso di tutti gli alimenti, per controllare i supermercati per verificare da dove proviene il cibo che poi mangeremo, per garantire soprattutto ai cittadini di mangiare cibo non adulterato che porta spesso a malattie tumorali, che sono in forte aumento. Tutti sanno che il cibo incide per il 30% nelle malattie tumorali”. Conclude il presidente della Federcontibuenti, Marco Paccagnella: ”indirizziamo questa situazione al ministro Martina, invitandola a disinteressarsi della vetrina internazionale delle multinazionali (Expò) per dedicarsi full time alla situazione dei nostri agricoltori, ai contadini veri”.

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Re: Caporałà, caporalato tałego

Messaggioda Berto » dom set 06, 2015 9:11 am

Esportasion pomi trentini e tirołexi e perseghi veneto emiłiani

Mele: produzione record e consumi in calo. Il Trentino ortofrutticolo a Interpoma
Venerdì, 14 Novembre 2014
http://www.cooperazionetrentina.it/Uffi ... -Interpoma

Le mele del Trentino e dell’Alto Adige rappresentano il 72% della produzione italiana. La previsione di produzione 2014 per la provincia di Trento ammonta a 516 mila tonnellate, con un aumento del 12 per cento rispetto all’annata precedente.
Sono più di 7.300 gli agricoltori associati alle organizzazioni di produttori (OP) attive in Trentino: Melinda, la Trentina, Valli Trentine e Sant’Orsola. La produzione copre 9.000 ettari e assicura occupazione a 1.500 lavoratori. Nel 2013 il giro d’affari è ammontato a 381 milioni.
Dopo i positivi risultati del primo anno, è confermato il progetto di esportazione di mele trentine e del Sudtirolo in Usa attraverso il consorzio From. L’iniziativa coinvolge i Consorzi Melinda, la Trentina, Vog Terlano (Marlene) e VI.P (Val Venosta), con le varietà Gala, Golden, Grammy Smith e Fuji prodotte in 12 aree verificate, autorizzate dai servizi fitosanitari di Trento e Bolzano e comunicate già a primavera alle autorità americane. La commercializzazione sarà fatta ancora una volta unitariamente attraverso il consorzio From.
Gli obiettivi per il secondo anno sono ancora limitati in termini quantitativi, ma più precisi in termini qualitativi, tendenti ad approfondire con maggiore dettaglio le caratteristiche del mercato e del sistema distributivo negli Stati Uniti.
Sono inoltre previste ulteriori attività per l’apertura di nuovi mercati di difficile accesso, principalmente la Cina, ma anche Indonesia, Messico, Vietnam e Sud Africa.




SPECIALE PESCHE E NETTARINE: PRODUZIONE, EXPORT, CONSUMI E ANDAMENTO DEL MERCATO. A cura di Elisa Macchi e Daniele Bianchi
venerdì 23 agosto 2013
http://www.italiafruit.net/DettaglioNew ... le-bianchi

L'export italiano: concentrazione sulla Germania che vale 122 milioni di euro
Così come per la produzione, anche per l'export nazionale i quantitativi sono diminuiti, anche se la quota destinata all'esportazione si mantiene comunque attorno al 24-25% della produzione, per un totale di oltre 350 mila tonnellate spedite nel 2012.
La struttura delle esportazioni, sia per le pesche, sia per le nettarine, è fortemente indirizzata verso la Germania. Secondo i dati Eurostat, nel 2012 la Germania ha speso 122 milioni di euro (su 288 milioni in totale, di cui il 69,5% realizzato con le nettarine) per importare pesche e nettarine italiane, un valore di poco inferiore rispetto al resto delle spedizioni negli altri Stati membri dell'Unione europea (130 milioni di euro) e di tre volte superiore rispetto all'import di tutti gli altri Paesi extra-europei presi congiuntamente.
Prendendo come riferimento il periodo 2000-2012, i volumi italiani appaiono costanti nei mesi di giugno, luglio e agosto, mentre a settembre si registra una lieve flessione dopo la forte progressione dei primi anni duemila.

La produzione e l'export nell'Unione europea: la crescita della Spagna che investe fortemente sulle pesche piatte
A livello europeo, il dato che emerge in maniera preponderante è quello della Spagna, che ha accresciuto gli investimenti con un'offerta di pesche e nettarine che è salita da circa 500.000 tonnellate del 2000 a quasi 900.000 tonnellate delle annate migliori, come quella del 2011. La Catalogna, che rappresenta oltre il 30% della produzione spagnola, è tra le regioni che più hanno rafforzato la propria offerta – pesche (130 mila tonnellate nel 2012), nettarine (180 mila tonnellate nel 2012) e pesche piatte (60 mila tonnellate nel 2012, 100 mila tonnellate stimate per il 2013) – e presenta un calendario di raccolta molto simile a quello delle aree del Nord Italia con picchi di produzione tra le fine di giugno e l'inizio di luglio. In forte crescita anche l'export spagnolo (da 300 mila tonnellate nel 2000 a 650 mila tonnellate nel 2012, pari all'80% della produzione), soprattutto grazie agli investimenti sulle varietà platicarpe. Negli ultimi dodici anni, la Spagna ha incrementato i volumi esportati in tutti i mesi compresi tra giugno e ottobre; solo maggio registra un andamento pressoché stabile pur rimanendo un mese dominato dai quantitativi spagnoli.

Pesche, le prime vittime dell’embargo
La storia di tre agricoltori a confronto
I produttori veronesi: «Rischiamo di essere messi in ginocchio dai provvedimenti della Russia. La soluzione dell’Unione Europea un palliativo»
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 1510.shtml
VERONA - File di camion bloccati. Frutta, verdura, formaggio, carne respinti. È lo scenario drammatico che in questi giorni si presenta alla frontiera russa. Tir mai partiti e magazzini pieni. È la situazione di tante aziende alimentari esportatrici nell’Est Europa che stanno già risentendo degli effetti dell’embargo imposto dalla Russia. Una ritorsione, quella del presidente Putin, nata in risposta alle sanzioni adottate dall’Unione Europea per contrastare la crisi ucraina, che sta avendo effetti devastanti non solo sul mercato europeo ma anche su quello locale. Non sono infatti solo i grandi esportatori a risentire delle conseguenze di questi provvedimenti, ma anche piccoli e medio produttori che subiscono indirettamente. Il settore ortofrutticolo è uno dei primi coinvolti e il Veneto è una delle regioni più colpite nell’esportazione di mele, kiwi e pesche. Le pesche in particolare sono il primo frutto di stagione a subire gli effetti dell’embargo, che è solo l’ultima stangata arrivata per produttori e commercianti. Una realtà economica di per sé difficile per il calo dei consumi e la stagione di piogge e maltempo infatti avevano già reso difficili le condizioni del mercato locale. La campagna veronese in particolare è una delle zone di maggior produzione di pesche e nettarine, queste prime vittime di una guerra internazionale. Leonardo, Luca e Angiolisa, tre agricoltori veronesi proprietari di aziende di dimensioni e portata differente, raccontano quanto l’embargo russo stia pesando sulle loro spalle.
...
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » mer ago 08, 2018 8:33 pm

Foggia, 12 braccianti africani morti in un incidente stradale. Rientravano dal lavoro
2018-08-06

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AECq7oXF

Sono 12 le vittime accertate dell’incidente stradale avvenuto sulla Statale 16, nei pressi di Lesina (Foggia), al bivio di Ripalta. Secondo l’agenzia di stampa Reuters si tratta di braccianti agricoli africani di ritorno dal lavoro nelle campagne, dove avevano raccolto pomodori. Le vittime viaggiavano a bordo di un furgone che si è scontrato frontalmente con un tir carico di pomodori. L'incidente fa registrare le stesse modalità e le stesse circostanze dello scontro avvenuto sabato scorso sulla strada provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri in cui hanno perso la vita quattro braccianti agricoli extracomunitari ed altri quattro sono rimasti feriti.
Rapporto Ispettorato Lavoro 2017: nei campi 50% irregolari

Cisl: l’emergenza dei lavoratori stranieri sia priorità governo
«L'emergenza dei lavoratori stranieri della Capitanata abbia priorità al tavolo del Governo, la cui apertura è stata auspicata dal Ministro Di Maio». È quanto auspicato dal segretario generale della Cisl di Foggia, Carla Costantino, in merito alla morte dei quattro giovani braccianti agricoli, tutti migranti, avvenuta sabato scorso in provincia di Foggia a causa di un incidente stradale. Un appello che suona tanto più urgente dopo l’episodio di oggi, anche più grave per la contabilità totale delle vittime. Intanto mercoledì prossimo, 8 agosto, l’Unione sindacale di Base organizzerà - con partenza da San Severo e arrivo a Foggia - una «marcia dei berretti rossi», come i cappellini che i quattro braccianti agricoli morti nell'incidente stradale avvenuto sabato scorso e i quattro feriti indossavano nei campi per proteggersi dal solleone «mentre raccoglievano i pomodori per avere la vergognosa paga di un euro al quintale».

La marcia sarà accompagnata a uno sciopero. «È questa la nostra battaglia - ribadisce Aboubakar Soumahoro, del coordinamento lavoratori agricoli Usb - la tutela dei lavoratori e la rivendicazione dei loro diritti, negati in Puglia come in Calabria, in Piemonte o nel Lazio. Per questi diritti si batteva Soumaila Sacko, ucciso nella piana di Gioia Tauro il 2 giugno scorso, per questi diritti combattevano i braccianti morti sabato, organizzandosi per sfuggire alla schiavitù del caporalato e alle vessazioni dei cosiddetti imprenditori agricoli».



Il governo sfida il caporalato, 'svuoteremo i ghetti'
2018/08/06

http://www.ansa.it/puglia/notizie/2018/ ... 734bd.html

Il giorno dopo la morte di 12 braccianti agricoli, tutti immigrati, nell'incidente stradale avvenuto sulla statale 16, nei pressi di Lesina, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sono arrivati a Foggia. "La bussola di questo governo - anche nell'approccio che abbiamo avuto nei confronti dell'immigrazione - è quella di garantire la dignità della vita e la dignità del lavoro. Per quanto riguarda il fenomeno del caporalato dobbiamo rafforzare gli strumenti di controllo e prevenzione e introdurre misure di sostegno al lavoro agricolo di qualità": così su Facebook il premier Conte raccontando le ragioni della sua visita a Foggia.

AUDIO INTERVISTA - Parla l'autista del tir dell'incidente: 'Tragedia inevitabile'

Salvini ai migranti: 'Aiutiamoci' - Vertice in prefettura a Foggia convocato dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, dopo i due incidenti in cui, sabato scorso e lunedì, sono morti complessivamente 16 braccianti agricoli stranieri. Il vertice con il ministro Salvini segue l'incontro, sempre in prefettura, con il premier Giuseppe Conte. Sia il ministro sia il premier hanno incontrato una delegazione di migranti. Ai giornalisti è stato concesso di entrare nella stanza in cui si tiene la riunione solo per alcuni minuti e per scattare alcune foto. In questo frangente Salvini, parlando con i migranti ha detto loro "aiutiamoci reciprocamente". Poi il vicepremier e i migranti hanno fatto alcune foto insieme.

"La lotta alla mafia e allo sfruttamento è una priorità mia e del governo. Useremo tutte le armi a disposizione per non far nuocere questi delinquenti", ha detto Salvini al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza a Foggia. "Svuoteremo progressivamente i ghetti, non è possibile che in una società avanzata esistano dei ghetti", ha aggiunto il ministro dell'Interno a Foggia sottolineando che si sta già lavorando e sono a disposizione "alcuni milioni di euro per superare la fase emergenziale". "Dobbiamo inoltre aggredire - ha aggiunto - i patrimoni dei mafiosi che campano con il caporalato". "Ho detto ai ragazzi sfruttati che hanno voglia di reinserirsi e lavorare regolarmente sul nostro territorio, che il ministro dell'Interno è al loro fianco. E sono contento che la comunione di intenti sia totale". Salvini ha anche incontrato una delegazione di migranti.

Si indaga anche per verificare se fossero nelle mani dei caporali i 12 bracciati agricoli: lo rende noto all'ANSA il procuratore della Repubblica di Foggia Ludovico Vaccaro che coordina le indagini avviate in riferimento agli incidenti stradali che hanno provocato nel Foggiano, in poco più di 48 ore, la morte di 16 braccianti agricoli immigrati.

"Sono state avviate due distinte indagini - ha precisato Vaccaro - una riguarda l'incidente stradale, per capire la dinamica e tutto ciò che può averlo causato, anche se c'è da dire che in entrambi i casi sono morti i due autisti dei pullmini sui quali erano stipati i poveri migranti. L'altra indagine è stata avviata sul caporalato". "Stiamo cercando di individuare - aggiunge il procuratore - le aziende in cui hanno lavorato gli immigrati per verificare anche le eventuali condizioni disumane in cui lavoravano. Si stanno verificando gli orari, per vedere da che ora a che ora hanno lavorato, capire se c'è stato sfruttamento ed intermediazione".

"Questa povera gente ha avuto problemi anche per trovare posto in ospedale. Sono dovuto intervenire personalmente per far sì che venissero trovati posti sia a Foggia che in altri ospedali della provincia". Lo racconta all'ANSA il procuratore della Repubblica di Foggia Ludovico Vaccaro, che parlando dei feriti degli incidenti stradali che hanno provocato nel Foggiano, in poco più di 48 ore, la morte di 16 braccianti agricoli immigrati, pone l'accento su un problema sul quale è dovuto intervenire personalmente per evitare una situazione a dir poco incresciosa. "Io credo - ha aggiunto Vaccaro - che ci sia bisogno di interventi straordinari per risolvere una situazione divenuta tragica, insostenibile. Non è possibile assistere ad uno scempio del genere, sulla pelle di povere persone che vengono qui con la speranza di poter migliorare le loro condizioni di vita".

LUNEDI' 6 AGOSTO - Erano in 14, probabilmente viaggiavano in piedi, stipati in un furgoncino bianco con targa bulgara che poteva trasportare al massimo otto persone e che si è capovolto sull'asfalto dopo lo schianto: una scena apocalittica, con i corpi straziati tra le lamiere. Dodici i morti, tre i feriti. Le vittime sono tutti braccianti agricoli extracomunitari che tornavano da un'altra dura giornata di lavoro nelle campagne del Foggiano. L'impatto tra il pulmino ed un tir che trasportava un carico di farinacei, è avvenuto sulla statale 16, all'altezza dello svincolo per Ripalta, nel territorio di Lesina, nel Foggiano.

Sale così a 16 il numero dei morti che si contano in due incidenti stradali avvenuti a poco più di 48 ore di distanza l'uno dall'altro e che mostrano drammaticamente, per una tragica fatalità, le stesse modalità e circostanze. Solo sabato scorso, allo stesso orario, le 15.30, altri quattro braccianti nordafricani che erano a bordo di un pulmino bianco sono morti nell'impatto con un tir carico di pomodori, sulla strada provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri. Quattro i feriti, anche loro migranti, che sono ricoverati in gravi condizioni in ospedale. Su questo incidente, che ha mobilitato tutte le sigle sindacali, si indaga per caporalato, per verificare, cioè, se le vittime fossero nelle mani di caporali. La stessa indagine potrebbe ora riguardare anche l'incidente stradale di lunedì. Sembra che il furgone con a bordo i migranti stesse procedendo verso San Severo quando l'autista, forse a causa di un colpo di sonno o forse per un malore, avrebbe perso il controllo del mezzo che ha invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con il tir carico di farinacei che viaggiava in direzione opposta. Dodici braccianti sono morti sul colpo. I tre feriti, tra cui anche l'autista del camion, sono stati ricoverati nell'ospedale di San Severo: nessuno di loro è in pericolo di vita. Per estrarre le vittime dalle lamiere i vigili del fuoco hanno fatto intervenire una gru. Sul posto anche i carabinieri, la polizia stradale e ambulanze del 118. Anche in questo caso, come già si è verificato sabato scorso, le vittime non avevano documenti di riconoscimento e la loro identificazione richiederà tempo.

E' probabile, così come è stato accertato per le vittime di sabato, che il furgone carico di migranti, per lo più africani, stesse rientrando nel Ghetto di Rignano, sgomberato nel 2017 e dove in realtà ne è già sorto un altro, con circa 600 roulotte. L'Aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime. Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha annunciato che saranno avviate tutte le procedure per un aumento del numero degli ispettori contro la piaga del caporalato. E il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha detto che chiederà controlli a tappeto per combattere sfruttamento e caporalato.

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, è convinto che "si può, si deve fare qualcosa e subito" e precisa che la Regione ha stanziato le risorse per garantire un trasporto più sicuro dei lavoratori dell'agricoltura. "Ma per predisporre un servizio di trasporto pubblico - dice - è necessaria la collaborazione delle aziende agricole che, con la massima trasparenza, devono farne richiesta comunicando numero di lavoratori, orari di lavoro, tragitti di percorrenza. Questo non avviene mai, non è mai avvenuto sino ad oggi".
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » mer ago 08, 2018 8:38 pm

Il caporalato, che fa comodo vedere o non vedere a seconda della convenienza politica del momento
Gianfranco Ferroni
8 agosto 2018

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... el-momento

C’è qualcosa che non va in una nazione che si accorge del capolarato solo quando un incidente stradale falcia un gruppo di lavoratori. Un fattaccio che dovrebbe interessare solo la polizia stradale e la magistratura, come al solito, diventa il palcoscenico per far piangere le ben note lacrime di coccodrillo a politici di ogni risma, sindacalisti sciolti e a pacchetti, tonache e sottotonache più o meno interessate a gestire traffici di esseri umani. Siamo nel mese di agosto, e in Italia i soloni di professione non aspettano altro che notizie drammatiche per pontificare.

Di terra, soprattutto nel sud, ce n’è tanta: qui in Italia, contrariamente a quanto accade nei paesi anglofoni, nei campi non ci sono gli studenti universitari che passano un paio di mesi a raccogliere ogni genere di prodotto per poi ricominciare a frequentare, in autunno, le lezioni negli atenei. No, qui nessuno si vuole sporcare le mani: se negli Stati Uniti tutti, anche coloro che arrivano alla Casa Bianca, vantano pubblicamente i periodi trascorsi d’estate in campagna o a consegnare le confezioni di latte nelle città, qui la rigida separazione delle classi fa evitare ogni genere di contaminazione agricola. E poi si sa, come dice un vecchio proverbio, che “la terra è bassa”, e spaccarsi la schiena per guadagnare qualcosa non è certo di moda tra i giovani: ve le immaginate le nuove leve, appena uscite dai più noti licei romani, pronte a diventare protagoniste delle future stagioni culturali, rinunciare alla spiaggia di Capalbio per cogliere i prodotti della terra? Queste nuove generazioni, coltivate con cura tra i Parioli e il centro storico, preoccupatissime per la cura del corpo, non potranno mai pensare a una possibile vita nei campi, se non nei panni di ereditieri delle magioni dei nonni, prontamente trasformate in lussuosi agriturismi, luoghi nei quali ospitare ricchi stranieri felicissimi di mungere una mucca, cogliere pomodori, attraversare i filari d’uva per recuperare i grappoli di qualche Doc o Docg. Con tariffe degne di un albergo di lusso, ovviamente. Perché i veri esperti dell’economia di rapina sono loro, quelli che fanno pagare anche l’esperienza di coltivatore ai neomilionari, ai quali “donano” anche la possibilità di cucinare personalmente le primizie appena colte. Senza dimenticare di glorificare tutto ciò che è bio, per esigenze di copione, a beneficio della rappresentazione (o come amava evocare un noto ex politico, della narrazione) di scenari da Mulino Bianco.

Cornuti e mazziati, si diceva una volta: un panorama che sfugge, elegantemente ça va sans dire, a chi conosce un mondo dove ogni chicco di grano è il frutto della fatica. Intanto, lontano dai resort, di notte, c’è chi organizza migliaia di lavoratori destinati a sfamare, in tutti i sensi, i consumatori: lo fanno su pulmini che hanno una targa, intestati a persone fisiche, mezzi che compiono più volte al giorno gli stessi tratti di strada. Non sono certo invisibili, ma fa comodo non vederli, fino a quando succede il fattaccio. Ora andrà in onda qualche giorno di recita, con declamazioni ispirate al buonismo, e poi tutti a Capalbio. Fidatevi, pure questa volta andrà così.
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » mer ago 08, 2018 8:39 pm

Gli schiavi del pomodoro
Marcello Veneziani
Il Tempo 8 agosto 2018

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... l-pomodoro

Li ho visti l’altra mattina nelle campagne del Tavoliere, decine di braccianti neri, lucidi e piegati sotto la calura a raccogliere i pomodori. E li ho rivisti ieri nelle immagini quei dodici corpi uccisi in un incidente dopo una giornata di fatica. Non sarà razzismo ma questa non è schiavitù, mi ha detto qualcuno? Si, sarà schiavitù, anche se si tratta di persone giunte qui di loro volontà e per loro volontà ingaggiate. La schiavitù classica era fondata sulla costrizione, quella dei nostri giorni è fondata sulla disperazione che è poi una speranza inacidita, quella di trovare salvezza lontano dai loro paesi, da noi. Ma le condizioni di ingaggio, di lavoro e di vita di quei braccianti sono davvero oltre i limiti della schiavitù. Conosco le accuse allo sfruttamento, al caporalato, alle paghe assurde e minime che ricevono per spaccarsi la schiena a racimolare pomodori. E d’impulso vorrei dar ragione a don Ciotti che chiede di far funzionare la legge sul caporalato e pretende diritti, dignità e giusta retribuzione per loro. Ma quando ho cercato di tradurre nella realtà la predica mi sono imbattuto in un’amara sensazione che chiamerò di pietà impotente, o carità impraticabile. Si può fare qualcosa contro il racket e nei collegamenti con la mafia; o sui mezzi di trasporto e sui soldi che succhiano ai braccianti per trasportarli come bestie in campagna. Ma alla radice il problema resta.

Dunque, ragioniamo. La frutta in questi giorni sui mercati pugliesi era scesa a cifre ridicole, un chilo di albicocche trenta centesimi, e così i pomodori. A raccoglierla con questi prezzi non conviene, se non tramite la paga da fame per il bracciantato. È per questo che gli italiani non ci stanno; c’è poco da fare crociate contro i meridionali sfaticati che non vanno a zappare e a raccogliere, non si può per cifre così irrisorie andare all’inferno.

Ma se pretendi che quei braccianti, indigeni o stranieri, prendano compensi decorosi e in linea con lo statuto dei lavoratori, alle aziende, ai proprietari terrieri, a chi volete voi, l’impresa chiuderebbe, andrebbero in perdita. Non puoi pretendere di raddoppiare, triplicare i prezzi dei pomodori, senza assistere poi al fenomeno seguente; arrivano da altre parti a prezzi più bassi, laddove i salari sono ancora infami e dunque possono produrre con costi minimi. E allora le soluzioni che restano sono due: i pomodori non si raccolgono più, e così la frutta che costa poco sui mercati, i terreni vengono espiantati, come è accaduto per esempio agli agrumeti in Sicilia e vengono utilizzati per altro. Il deserto, e la frutta viene dall’estero. Così restano a terra imprese agricole, braccianti e coltivatori diretti. Oppure subentrano le macchine che evitano il bracciantato, la campagna si modernizza, non ci sono più schiavi, ma i migranti suddetti passano dal sublavoro al nulla. L’alternativa per lo schiavo è non trovare nemmeno quel sottolavoro, senza dignità, e dunque fare la fame, o pretendere che il welfare state funzioni per loro, a nostro carico. O, terza soluzione, rimandarli nei loro paesi d’origine. Questa è una tragedia perché non ha soluzioni. Arrivo a dire che se si trattasse di qualche migliaio di migranti uno stato compassionevole, pur indebitato come il nostro, potrebbe anche integrare la paga con una indennità o con altri sostegni. Ma come fai a mettere un numero chiuso alla carità con i preti, i papi, le agenzie umanitarie, gli speculatori del traffico di umani, che ti stanno addosso e ti chiedono di aprire a tutti? Come fai a dire che il diritto è riservato solo a questi, quando sai che fuori premono in milioni, forse in miliardi che aspirano a venire da noi. E quando chiedi in che modo, Bergoglio ti risponde col miracolo della moltiplicazione dei pesci e dei pani. Ma chi è in grado di ripetere il miracolo divino?

Per questo io dico che la pietà è impotente. E lo dimostra l’ultimo spartacus che ho letto ieri, l’attore dauno Michele Placido, che dedicò un film, Pummarò, alla piaga del bracciantato e del caporalato. Qual è la soluzione, chiedono a Placido in un’intervista uscita ieri. Ecco la risposta: “Non facendo spegnere subito i riflettori su questi incidenti e su altri problemi di queste persone. Ricordandoli anche nel lavoro che hanno fatto: grazie a loro mangeremo scatole intere di pomodori”. Traduco: la soluzione è fare dibattiti, denunciare, fare cortei e comizi, fare film e spettacoli sul tema. E quando mangi i pomodori ti devi ricordare che grazie a loro ti stai facendo la pummarola. Cambia qualcosa per loro, gli schiavi? Nulla. Non ci resta che fuffa, con un’appendice maliziosa. Non potendo risolvere il problema, ci limitiamo ad agitarlo: così i poveri schiavi restano tali o in alternativa disoccupati, e chi invece trova qualcosa da fare sono i politici, i sindacalisti, la stampa, i cineasti, che campano sul problema denunciandolo, senza poterlo minimamente risolvere. Così i caporali, ora in gran parte neri, puoi pure cacciarli, spezzare il loro racket e magari affidare il reclutamento a sindacati, preti e affini. Ma a parte i dubbi criteri di reclutamento in mano a questi selezionatori, se non riesci a migliorare le condizioni lavorative raddoppiando le paghe o il personale, non hai fatto nulla. E questo non puoi farlo, perché altrimenti l’impresa non vale la spesa. Ecco perché il film di Placido è di 28 anni fa e stiamo ancora a parlare di questo, nonostante tutta l’attenzione, i fari accesi, i governi di sinistra, i registi e le anime belle che quando mangiano il pomodoro rivolgono un pensiero commosso agli schiavi. O per protesta preferiscono la pasta in bianco, magari al tartufo.




I berretti rossi incrociano le braccia: "Schiavi mai"
Francesca Bernasconi - Mer, 08/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 63206.html

Stamattina un corteo diretto a Foggia è partito alle 8.30 da San Severo. Alle 18 è prevista un'altra marcia
I berretti rossi incrociano le braccia, per dire basta alle morti sul lavoro e alle condizioni di schiavitù, imposte dal caporalato.
La marcia è partita questa mattina alle 8.30, dall'ex ghetto di Rignano, nel Comune di San Severo ed è diretta a Foggia. Sono un centinaio i braccianti che partecipano alla manifestazione di protesta, indossando gli stessi cappellini rossi, che indossano ogni giorno per andare a raccogliere i pomodori nei campi soleggiati, "per la vergognosa paga di un euro al quintale". Il corteo è stato indetto a seguito degli incidenti del 4 agosto e del 7 agosto, che hanno causato la morte rispettivamente di 4 e 12 braccianti.
Alla marcia hanno aderito i principali sindacati e numerose associazioni, spiegando che "quanto accaduto è la conseguenza estrema e drammatica di una condizione che accomuna tutti i lavoratori in agricoltura della Capitanata. Per questo è il momento di dire basta a ogni forma di sfruttamento, di sottosalario. E' il momento di abbandonare la pratica del caporalato che oramai rende i lavoratori succubi di una normalità non più accettabile".
Un secondo corteo di protesta è in programma a Foggia per le 18 di questo pomeriggio: i berretti rossi partiranno dal piazzale della stazione, per dirigersi verso piazza Cesare Battisti, dove si svolgeranno gli interventi di chiusura della manifestazione. Tra i manifestanti anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, sottolineando che si tratta di una "battaglia di tutto il Paese, perché condizioni di sfruttamento si verificano in tutta Italia".
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » gio ago 09, 2018 7:05 am

Foggia, il leader dei braccianti dà dei mafiosi a elettori della Lega
Federico Garau - Mer, 08/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 63289.html

Le repliche piccate del rappresentante sindacale dei braccianti al ministro dell’Interno; l’ivoriano vede mafiosi solo in Lombardia e tra gli elettori della Lega

Proseguono a Foggia le proteste dei braccianti extracomunitari impiegati in attività di raccolta, in seguito alle tragedie dei giorni scorsi.

Tragedie che hanno portato l’attenzione a focalizzarsi sulle condizioni in cui si trovano ad operare.

Gli stranieri hanno incrociato le braccia promuovendo uno sciopero, ed hanno partecipato in massa ad una manifestazione che ha preceduto l’incontro del loro rappresentante, Aboubakar Soumahoro, col prefetto della città Massimo Mariani. L’ivoriano, dirigente sindacale Usb, ha tenuto un discorso dinanzi a centinaia di braccianti stranieri, invocando maggior trasparenza per quanto riguarda il lavoro nei campi e la regolarizzazione di chi viene impiegato in tali attività.

Ha inoltre aperto una forte polemica nei confronti del governo, scagliandosi contro i voucher ed il decreto dignità, prima di destinare la sua invettiva direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Quest’ultimo aveva fatto riferimento ieri ai probabili interessi mafiosi che si celano dietro il fenomeno del caporalato, che fa leva sulla miseria della gente. È proprio la replica a questa affermazione, riportata da “Il Mattino”, a fare più rumore. “Siamo lavoratori, non vediamo mafiosi. I mafiosi sono in giacca e cravatta in Lombardia e forse sono quelli che l'hanno eletta senatore”, ha sentenziato infatti l’ivoriano.


Caporalato nel Foggiano, business in mano a senegalesi e bulgari
sabato, 11, agosto, 2018

http://www.imolaoggi.it/2018/08/11/capo ... -e-bulgari

Un tassista caporale è stato arrestato dalla Polizia a Borgo Mezzanone: in manette è finito il 32enne Mamadou Bah, senegalese, accusato di resistenza a pubblico ufficiale nonchè false generalità e intermediazione di mano d’opera.

Come scrive La Gazzetta del Mezzogiorno, il giovane era alla guida di un furgone, un Renaul Master, che alla vista della Polizia ha aumentato la velocità. Abbandonato il mezzo, perchè bloccato dalle pattuglie, il senegalese ha tentato la fuga a piedi ma è stato raggiunto a bloccato.

All’interno del furgone, gli agenti hanno trovato blocchi di appunti con nome e cifre, nonchè copie di documenti di alcuni immigrati probabilmente destinati a sottoscrivere contratti di manodopera. Nel furgone i sedili erano stati rimossi e al loro posto sistemate delle panche di legno utilizzate per il trasporto dei braccianti: proprio come quello che qualche giorno fa è rimasto coinvolto in un tragico incidente in cui sono morti 12 africani.

Nel corso dei servizi eseguiti dalla Polizia negli ultimi giorni, sono stati controllati 13 furgoni, di cui 7 sono stati sottoposti a confisca: erano condotti da senegalesi o bulgari e tutti i mezzi non erano in condizioni idonee per circolare oltre ad essere sprovvisti di assicurazione.





Africa razzista, il continente nero è tra i più razzisti della terra
viewtopic.php?f=196&t=2750

Alberto Pento
Non si deve regolarizzare nulla poiché tutta questa gente ricadrebbe sulle nostre spalle, questi clandestini vanno espulsi, anhe i regolari che lavporano in nero vanno esplulsi.
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » gio ago 09, 2018 7:13 pm

La legge anti-caporalato? La fece il fascismo nel 1926. E la abolì Badoglio
di Antonio Pannullo
mercoledì 8 agosto 2018

http://www.secoloditalia.it/2018/08/la- ... m=facebook

Il “caporale” è la figura di intermediatore illegale tra latifondista e manodopera non specializzata. È una piaga presente da sempre, e in Italia si è saldata con la criminalità organizzata, soprattutto nel centrosud. La parola “caporalato” è tornata in questi giorni sotto i riflettori a causa degli incidenti che hanno visto coinvolti lavoratori stagionali stranieri in Puglia, ma è un male antico, un male “liberale”. Nel 2016 la Camera approvò la cosiddetta legge anti-caporalato, che però evidentemente non ha avuto effetto sul fenomeno, probabilmente a causa degli scarsi controlli da parte delle autorità. La rivista e blog Italia coloniale però, diretta da Alberto Alpozzi, ci ricorda che il caporalato fu combattuto e sconfitto, come la mafia del resto, dal fascismo, che nel 1926 varò la legge 563, detta “legge sindacale”, perfezionata e modificata fino al 1938 con altre norme tese a “contemperare secondo equità gli interessi dei datori di lavoro con quelli dei lavoratori tutelando, in ogni caso, gli interessi superiori della produzione”. Italia coloniale ricorda anche che queste rivoluzionarie normative, inserite nel Codice corporativo e del lavoro fascista, valevano oltre che in Italia anche nelle colonie, cosa che contribuì ad abolire nell’Africa italiana la schiavitù e la servitù della gleba, fiorenti fino alla conquista da parte dell’Italia dell’Africa orientale.


Il caporalato era completamente scomparso
In particolare, racconta ancora l’Italia coloniale, due furono i provvedimenti più incisivi: “i contratti collettivi di lavoro e gli uffici di collocamento gratuiti per i lavoratori disoccupati. I primi dovevano essere obbligatoriamente redatti e approvati dal Sindacato di categoria (ente che provvedeva anche al continuo miglioramento della formazione professionale dei lavoratori attuata attraverso gli organi d’istruzione professionale) prima di iniziare qualsiasi rapporto di lavoro subordinato”, provvedimenti non esistenti nella precedente legislazione liberale. Insomma, l’imprenditore poteva assumere la manodopera soltanto per mezzo di tali uffici, scegliendo tra gli operai iscritti; viceversa quest’ultimi, per cercare un impiego, avevano l’obbligo di avvalersi degli stessi: in caso contrario erano previste sanzioni pecuniarie per entrambi, dice ancora la rivista storica. In nessun caso l’imprenditore poteva assumere operai attarverso intermediatori privati, considerati dal fascismo né più né meno che parassiti sociali. Inoltre, ci dice l’Italia coloniale, le richieste di manodopera non potevano essere nominative ma numeriche, per evitare qualsiasi tipo di clientelismo. Se un lavoratore veniva licenziato senza motivo, poteva ricorrere alla Magistratura del Lavoro. Caporalato e mafia, quest’ultima grazie al prefetto Cesare Mori, furono bandite per qualche anno dall’Italia. Fino al settembre 1944, quando il governo Badoglio con il decreto 287 abolì tutte le leggi della Carte del Lavoro con le conseguenze che oggi ci troviamo a combattere.
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » mar ago 21, 2018 8:03 pm

Caporalato e falsi certificati, sei arresti a Verona
Al centro dell'indagine della Guardia di Finanza una cooperativa di Soave. Scoperto anche un sistema di certificazioni false retto da un medico: 200 euro per le pensioni speciali, 50 per l'abilità al lavoro nei campi
09 agosto 2018

http://www.repubblica.it/cronaca/2018/0 ... -203739793

VERONA - Migranti africani sfruttati per pochi euro, pronti al silenzio pur di mantenere il posto. Sembra di essere nelle campagne del Sud, solo che questa volta l'indagine avviata dalla Guardia di Finanza riguarda una cooperativa di Soave, in Veneto.

Oggi le Fiamme Gialle di Verona hanno arrestato sei persone per caporalato, tra cui un medico del lavoro. Al centro dell'indagine, una cooperativa di Soave il cui responsabile era finito già in carcere nel marzo 2017. Tutto era partito dagli accertamenti sull'incidente a un mini-van della coop, nel quale nel novembre 2017 sull'autostrada A13 era morto un lavoratore marocchino e altri 11 erano rimasti feriti. Ai domiciliari anche due funzionari dell'Inps e un militare della Gdf. Il sospetto che dietro ci fosse una qualche forma di sfruttamento ha fatto puntare i riflettori sul responsabile della cooperativa, anch'egli coinvolto nello schianto, un marocchino residente nell'est veronese, gestore di altre strutture simili.

I finanzieri hanno individuato anche una truffa più ampia ai danni dello Stato: un sistema retto da un 78enne di San Bonifacio (Verona), Alfio Lanzafame, medico in pensione ma ancora in attività, conosciuto per essere un 'aggiustatore' di certificati sanitari di ogni tipo. La Procura di Verona ha avviato indagini su un'altra cinquantina di persone, anziani, loro accompagnatori, due collaboratori di Lanzafame e due funzionari dell'Inps, che aiutavano i falsi invalidi a ottenere punteggi utili per aver pensioni speciali e indennità di accompagnamento. Raggiunto da una misura cautelare ai domiciliari anche un finanziere della tenenza di Soave, per un certificato di malattia che l'ha fatto restare a casa per un mese.

Se per i certificati per truffare l'Inps servivano anche 200 euro, per quelli che rendevano abili al raccolto sui campi o al lavoro negli allevamenti di pollame ne bastavano 50. A cadere nel sistema non solo migranti irregolari, ma anche anche italiani assunti in nero.




Caporalato a Cerignola, fermato furgone carico di braccianti: due arresti
21 agosto 2018
Il furgone bloccato

https://www.foggiatoday.it/cronaca/capo ... gnola.html


Lo scenario è sempre lo stesso: un furgone Ford Transit, con i sedili sostituiti da panche per aumentarne la capienza, stipato di migranti che all’imbrunire fa ritorno verso Borgo Mezzanone dopo una giornata di lavoro nei campi.

Ma questa volta, il mezzo è stato intercettato dai Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile del NORM della Compagnia di Cerignola, lungo la Provinciale 77, la strada provinciale che da Cerignola porta a Manfredonia, e che per i migranti è la via del rientro a Borgo Mezzanone. Prosegue, infatti, la caccia ai furgoni dei "caporali": i militari, notato da lontano il mezzo sovraccarico di persone, hanno intimato l’alt. L’autista, invece di arrestare la marcia, come spesso accade in questi casi ha accelerato l'andatura, svoltando proprio verso Borgo Mezzanone, e poi ancora verso Orta Nova, innescando un pericoloso inseguimento durato oltre 10 chilometri.

Improvvisamente, avendo capito di non poter sfuggire, il mezzo si è arrestato e tutti gli occupanti si sono dati alla fuga a piedi per le campagne circostanti. I due carabinieri della pattuglia, nell'impossibilità di poter rincorrere tutti, si sono concentrati sui due che erano seduti nei posti anteriori, individuati quindi come possibili “caporali”, riuscendo a raggiungerli e a bloccarli, ma sono al termine di una breve colluttazione. I due uomini, un trentenne del Gambia e un trentaseienne del Mali, entrambi senza fissa dimora sul suolo nazionale, anche se di fatto domiciliati nell’area dell’ex aeroporto, sono stati tratti in arresto per resistenza a pubblico ufficiale.

Uno dei due, l’autista del mezzo, è risultato sprovvisto di patente di guida, mentre il furgone era privo di copertura assicurativa e delle condizioni minime di sicurezza, attese le modifiche effettuate all’interno del cassone. I due, su disposizione del P.M. di turno, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Foggia, misura poi confermata dal Giudice competente a seguito della convalida dell’arresto. Sono ora in corso ulteriori accertamenti al fine di risalire a loro eventuali responsabilità per tutto ciò che concerne il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
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Re: Caporałà tałego, caporalato italiano

Messaggioda Berto » mer mar 06, 2019 7:33 am

Pagavano braccianti meno di un euro all'ora, 5 arresti in Calabria
LaPresse Mar, 05/03/2019
http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 57014.html

I carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato 5 persone accusate di aver sfruttato braccianti stranieri per lavorare in due aziende agricole dell'area pre-aspromontana. I reati ipotizzati dalla procura di Palmi sono intermediazioni illecita e sfruttamento del lavoro,violenza sessuale, estorsione e istigazione alla corruzione. Nel corso delle indagini infatti sono stati anche scoperti due episodi di stupro ai danni di due lavoratrici romene. Negli ultimi due anni gli indagati avrebbero impiegato diversi stranieri nei campi con paghe irrisorie, in media meno di un euro all'ora, e in totale violazione della normativa sul lavoro.
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