La crisi economico finanziaria della Grecia

Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » gio lug 16, 2015 9:44 am

Grecia, sì del Parlamento al piano di riforme. Ma Syriza si spacca

Il piano passa con un'ampia maggioranza ma sono quaranta le defezioni nel partito del premier: 32 i no, 2 gli assenti, 6 gli astenuti. Hanno votato contro l'ex ministro delle Finanze Varoufakis, il presidente del Parlamento Kostantopoulu, il ministro dell'Energia Lafazanis. "Ho fatto una scelta di responsabilità", ha detto il premier. Ma ora il cammino del governo appare incertissimo

16 luglio 2015

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... -119170179

ATENE - Il via libera del Parlamento greco al primo pacchetto di misure imposto da Bruxelles è arrivato ben oltre la mezzanotte, deadline ufficialmente fissata dall'Ue. Ed è arrivato dopo una notte tesissima sia nel Parlamento di Atene che fuori, con gli scontri in piazza Syntagma tra polizia e un gruppo di anarchici. I sì sono stati 229, 64 i no, 6 gli astenuti. Ma ben 40 defezioni tra le fila di Syriza. Un via libera senza neppure un applauso nell'emiciclo. Prima Alexis Tsipras aveva pronunciato due discorsi davanti ai deputati, con toni drammatici: "A chi pensa che io sia stato ricattato, come pensano tanti ed hanno scritto tanti media nel mondo, dico che nelle 17 ore di Bruxelles avevo di fronte tre alternative: o l'accordo, o il fallimento con tutte le conseguenze, o il piano Schaeuble per una moneta parallela. E fra le tre, ho fatto la scelta di responsabilità".

Poco prima c'era stata la dichiarazione a sorpresa di Panos Kammenos, leader di Anel, il partner di destra del governo Tsipras che ha annunciato il voto a favore del piano, nonostante le critiche durissime di questi giorni. "Altrimenti sarebbero guai per la Grecia e per l'Europa", ha detto. I "dolori" per il premier greco sono arrivati invece dal fronte di Syriza con Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze, e Zoe Kostantopoulou, presidente del Parlamento che hanno votato no. E anche il leader del "correntone" di Syriza - il ministro dell'energia Panagiotis Lafazanis - ha voltato le spalle al premier. Annunciando alla fine: "Se Tsipras vuole, il mio mandato è a disposizione". Il viceministro delle finanze, Nantia Valavani - amica di Tsipras da una vita - si era già dimessa nel pomeriggio. I "ribelli" del partito in tutto sono stati una quarantina su 149 (32 i no, 2 gli assenti, 6 gli astenuti). Determinanti sono risultati dunque i voti delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami. Mentre a nulla è valso l'aut aut che il premier aveva lanciato nel pomeriggio ai suoi compagni di partito: "Senza il vostro sostegno nel voto di stasera sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti, o domani cade il governo di sinistra". Le defezioni sono state moltissime e adesso il cammino per il primo governo di sinistra radicale nella storia dell'Ue appare molto difficile.
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Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » sab lug 18, 2015 6:40 am

Grecia, da Bundestag ok a salvataggio - Tsipras, via 10 ministri dal governo
L’ Assemblea tedesca approva l’avvio dei negoziati con Atene per un terzo pacchetto di aiuti. Ma le banche non riapriranno neanche lunedì. Il premier allontana i «dissidenti»

http://www.corriere.it/economia/15_lugl ... 9ae1.shtml

In Grecia la situazione resta difficile. Mentre Tsipras allontana i ministri «dissidenti» - un rimpasto di governo che vede la cacciata di 10 nomi - lunedì mattina le banche greche potrebbero non riaprire, come preannunciato dal ministero delle Finanze: probabilmente saranno aperte solo le succursali che offrono servizi ai pensionati privi di carte di credito o bancomat. Intanto il Bundestag approva l’avvio dei negoziati con Atene per un terzo pacchetto di aiuti.

Sportello chiusi sino a lunedì

Gli istituti di credito potrebbero riaprire martedì o mercoledì, anche se hanno ricevuto una piccola iniezione di liquidità da parte della Banca centrale europea (Bce) che ha versato 900 milioni alla Banca di Grecia attraverso il meccanismo per l’erogazione di liquidità d’emergenza. Resta quindi ancora tesa la situazione in Grecia, nonostante i 28 Paesi Ue abbiano dato il loro ok formale all’immediato esborso di un prestito ponte da 7,16 miliardi in due tranche per consentire alla Grecia di far fronte alle prime scadenze urgenti, come annunciato dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis: a erogarlo sarà l’European Financial Stabilisation Mechanism (Efsm) che poggia sul bilancio dell’Unione. E nonostante il Bundestag tedesco abbia dato il suo voto favorevole agli aiuti, è evidente che la burocrazia fa fatica a stare dietro ad un sistema al collasso: basti pensare che la decisione di non far pagare i mezzi di trasporto pubblico è costata finora oltre 10 milioni al sistema di trasporti della capitale, e che a livello sanitario la situazione continua ad essere rischiosa, con ospedali senza personale e senza farmaci.

Rimpasto nel governo Tsipras: sabato i ministri giurano

Come se non bastassero le complicazioni, il Consiglio dei ministri ellenico, in programma nel primo pomeriggio di venerdì, è saltato: riunione rinviata a causa dell’incendio che sta minacciando alcuni quartieri periferici di Atene. Ma non è stato rimandato il rimpasto: Tsipras, in difficoltà politicamente dopo l’accordo con l’Eurogruppo, ha fatto in tutto 10 sostituzioni tra ministri e vice ministri. Sono usciti di scena ministri e viceministri dell’ala radicale di Syriza. I nuovi ministri giureranno sabato davanti al presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos. Trattandosi di modifiche limitate, non è necessario un voto di fiducia del Parlamento.

I nuovi nomi del governo

Più che un rimpasto, è quasi un nuovo governo: il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis è stato rimosso e al suo posto è stato nominato il ministro del Lavoro Panos Skourletis, che sarà sostituito dal ministro delle Riforme amministrative George Katrougalos. Il posto di vice-ministro delle Finanze lasciato libero dalla dimissionaria Nadia Valavani è stato assegnato a Tryfon Alexiadis, mentre Euclid Tsakalotos, nominato ministro delle Finanze al posto di Yanis Varoufakis, manterrà l’incarico. Il professor Christoforos Vernardakis è stato inoltre nominato vice ministro della Difesa, e la deputata Olga Gerovassili ha ottenuto la carica di portavoce del governo.

Il via libera dei tedeschi

Nel giorno del suo 61esimo compleanno, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dunque riferito al Bundestag sulla crisi greca e sul terzo pacchetti di aiuti per salvare l’economia ellenica, escludendo nuovamente un taglio del debito. Un haircut sarebbe contrario ai Trattati Ue, ha sottolineato Merkel. Stravolgere i trattati «sarebbe la fine della comunità di diritto in Europa, e con noi non si fa». Nel contempo la cancelliera difende l’accordo raggiunto sul salvataggio greco, come «l’unico possibile» e non nasconde che sia «stato duro per tutte le parti in causa» nonché «l’ultimo tentativo possibile». «Non aiutare la Grecia», ha proseguito Merkel, «sarebbe stato da irresponsabili e ci sarebbe stato il rischio caos»: «È una prova di solidarietà mai vista». Un discorso, quello della Merkel, che ha convinto il parlamento federale tedesco: il Bundestag ha approvato ad ampia maggioranza l’avvio dei negoziati con Atene per un terzo pacchetto di aiuti. Hanno votato a favore 439 deputati. Contrari 119. Quaranta gli astenuti.


I prossimi passi

Dopo il via libera del Bundestag e l’approvazione del board dei governatori dell’ESM di concedere in via di principio il sostegno finanziario alla Grecia, tutti gli occhi dalla prossima settimana saranno sulle prime mosse della trattativa: dovrebbero durare non meno di un mese le negoziazioni tra Commissione europea, Bce e Fmi per un terzo pacchetto di aiuti triennale da 86 miliardi. Il nostro ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, sottolinea che si tratterà di un «negoziato delicato, che dovrà tener conto delle esperienze passate»: «Il programma dovrà essere equilibrato e comprendere sia misure per un percorso di bilancio sostenibile sia misure orientate alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. Allo stesso tempo occorre avviare una riflessione approfondita sulle misure da prendere per rafforzare il processo di integrazione nella zona euro e nell Unione europea». Della trattativa farà parte a tutti gli effetti l’alleggerimento del debito: e questa è la novità. Adesso lo ammettono tutti nel fronte dei creditori europei perché ormai i parlamenti nazionali hanno dato il via libera al negoziato: Germania, Austria, Finlandia, Lettonia, Francia. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si è detto «sicuro» del fatto che ci saranno problemi con la Grecia negli anni a venire. «Non sarà facile. Siamo certi di incontrare problemi negli anni a venire. Ma credo saremo in grado di risolverli», ha affermato in una nota.

Fmi: «Ristrutturare debito e prolungare le scadenze»

E sulla crisi greca torna a farsi sentire pure il Fondo monetario internazionale, con il direttore generale Christine Lagarde che torna a ribadire i punti fondamentali sostenuti dal Fmi per uscire dalla crisi greca: «Bisogna ristrutturare il debito e alleggerire il fardello». Più precisamente occorre «prolungare considerevolmente le scadenze, il periodo di grazia durante il quale non è effettuato nessun pagamento e ridurre gli interessi il più possibile»: «Non siamo alla fine di un processo. Siamo all’apertura, su un calendario molto serrato e con una sfida colossale», rilancia Lagarde. In una intervista alla tv Europe 1, la numero 1 dell’Fmi indica anche in parte le modalità del processo: «Un considerevole allungamento delle scadenze e del periodo di grazia» nonché «di ridurre al massimo gli interessi». Lagarde spiega poi che il piano per la Grecia deve poggiare su due pilastri: finanziamenti e alleggerimento del debito, appunto, e nuove riforme affiancate ad una linea di budget sana.

La sostenibilità del debito

Anche gli Usa premono perché il piano di salvataggio assicuri una soluzione definitiva al debito di Atene. Durante un incontro a Berlino, il ministro del Tesoro Usa, Jacob Lew, ha sottolineato «l’importanza di raggiungere la sostenibilità del debito nelle prossime negoziazioni» perché, ha osservato, è nell’interesse non solo della Grecia ma «dell’Europa e dell’economia globale». Tra le tante cose invece non chiare - e che è impossibile chiarire adesso visto che non c’è ancora il programma per la Grecia a sostegno del nuovo prestito - c’è invece questa: quanti fondi di questo pacchetto (che segue 240 miliardi di euro dei due precedenti) finiranno a sostenere l’economia reale greca direttamente e indirettamente (attraverso il riassetto del sistema bancario oggi virtualmente fallito).
17 luglio 2015
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Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » lun lug 27, 2015 8:51 pm

Greci, il piano segreto di Varoufakis «Moneta parallela come piano B» L’ex ministro ai manager della City: «Ho messo in piedi un piccolo team che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia».
A capo del gruppo l’economista Usa Galbraith

di Corinna de Cesare, inviata ad Atene - 27 luglio 2015

http://www.corriere.it/economia/15_lugl ... b549.shtml

Un piano B per una moneta parallela, hackerando segretamente le password utilizzate dai greci per accedere ai propri account fiscali online e introdurre un metodo di pagamento parallelo se il sistema bancario fosse stato chiuso. È stata pubblicata lunedì, dopo giorni febbrili di indiscrezioni, la registrazione in cui l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis spiega in una teleconferenza con alcuni membri di un hedge fund internazionale, il piano segreto ellenico.

Varoufakis: «Dovevamo lavorare sottotraccia»

La registrazione è datata 16 luglio ed è stata pubblicata lunedì 27 luglio, con l’autorizzazione dello stesso Varoufakis, dall’Omfif (Official monetary and financial institutions forum). «Il primo ministro, prima che vincessimo le elezioni - spiega Varoufakis nell’audio - mi aveva dato l’ok per formulare un piano B. Io ho messo in piedi un piccolo team che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia per ovvie ragioni». Il piano segreto per gestire il passaggio a una nuova valuta in caso di fallimento dei negoziati con Bruxelles aveva un gruppo guidato dall’economista Usa James Galbraith. Che nei giorni scorsi l’ex ministro, su Twitter, aveva commentato l’ipotesi pubblicata dai giornali greci in questo modo: «Quindi, stavo per “impadronirmi” dei codici delle tasse dei cittadini greci? Impressionato dall’immaginazione dei miei detrattori.

Ci stavamo preparando su diversi fronti. Prendiamo il caso dei primi momenti in cui le banche sono chiuse, i bancomat non funzionano e ci deve essere un qualche sistema di pagamento parallelo per permettere all’economia di stare in piedi per un po’ e per dare alla gente la sensazione che lo Stato abbia tutto sotto controllo e che ci sia un piano», dice ancora Varoufakis. In questo frangente il team «coordinato» dall’economista Usa Galbraith aveva ideato un sistema di pagamento `ombra´ basato sul sito dell’agenzia delle entrate greco che avrebbe permesso, attraverso un pin fornito a chi doveva del denaro, fosse lo Stato o soggetti privati, di trasferire la somma in questione in un «formato digitale» e nominalmente in euro. «Questo sistema era ben sviluppato e avrebbe fatto una gran differenza», dice ancora Varoufakis. «Avremmo potuto estendere il sistema agli smartphone con un’app e sarebbe potuto diventare un funzionale meccanismo finanziario parallelo: al momento opportuno sarebbe stato convertito nella nuova dracma».

«Abbiamo fatto tutto il possibile per il bene pubblico»

Eppure oggi la registrazione è online, integrale e svela i retroscena di questi mesi di trattative. Mesi in cui, secondo la versione riportata da Varoufakis sul suo sito internet, la verità è stata distorta dai media: «Durante questi cinque mesi di negoziati il ministro delle Finanze ha fatto tutto il possibile per il bene pubblico».
Ma le registrazioni hanno scatenato tutti i partiti ellenici di opposizione che chiedono a gran voce un chiarimento in parlamento. Ed è in questa atmosfera che cominciano oggi i colloqui tra il premier greco Alexis Tsipras e le istituzioni creditrici.

Tsipras chiede 86 miliardi entro il 20 agosto

Dopo che la Bce ha posticipato la riapertura della Borsa di Atene, l’ex troika è arrivata in Grecia e i lavori si svilupperanno analizzando singolarmente la situazione finanziaria ellenica, il tema delle pensioni, le relazioni sindacali, l’apertura del mercato dei prodotti e altri temi concordati nella riunione dei leader dell’eurozona dello scorso 12 luglio. Tsipras vorrebbe arrivare a un accordo per il piano di aiuti da 86 miliardi entro il 20 agosto, data entro cui deve restituire alla Bce un prestito da 3,2 miliardi. Ma le cose si fanno complicate.

I creditori chiedono nuove «azioni prioritarie»

Due i pacchetti di riforme che, seppur con molte difficoltà, sono stati approvati dal parlamento greco. È stato dato il via libera all’aumento Iva, alla riforma del codice civile, sono state adottate anche le direttive Ue sul recupero dei crediti bancari. Sono rimasti fuori invece i tagli alle pensioni, un tasto dolente per Atene. E per alcuni, Germania in testa, gli sforzi fatti non sarebbero ancora abbastanza. I creditori insomma vorrebbero spingere per un nuovo blocco di «azioni prioritarie», questione questa assolutamente esclusa da Tsipras. Che negli ultimi giorni ha dovuto fare i conti con un partito spaccato e un governo di minoranza, nonostante i sondaggi lo diano ancora molto popolare tra i greci.

Il prestito ponte da 5 miliardi da evitare

Il negoziato in partenza nelle prossime ore però probabilmente si concentrerà su questi aspetti e se non si arriverà a un accordo potrebbe aprirsi la strada per un altro prestito ponte da cinque miliardi. Una strada stretta e tortuosa che il leader della sinistra radicale greca vorrebbe evitare così come vorrebbe escludere un altro passaggio in parlamento che, con la richiesta di nuovi tagli, potrebbe intrappolarlo in un vicolo cieco. Tsipras vorrebbe procedere invece a passo spedito verso un accordo che nella migliore delle ipotesi potrebbe arrivare addirittura entro l’11 agosto, quando è stato ipotizzato un possibile Eurogruppo. Dopo gli toccherà fare ordine nel partito e qualcuno inizia già a parlare di nuove elezioni possibili che potrebbe tenersi a settembre o al più tardi a novembre.
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Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » ven ago 21, 2015 11:18 am

Gli aeroporti turistici greci finiscono a una società tedesca - È l’inizio delle privatizzazioni
La tedesca Fraport si è assicurata per 1,23 miliardi la gestione degli aeroporti di Salonicco, Corfù, Chania (Creta), Cefalonia, Zante, Aktion, Kavala, Rodi, Kos, Samos, Mytilini, Mykonos, Santorini e Skiathos

http://www.corriere.it/esteri/15_agosto ... ec30.shtml

Le privatizzazioni imposte alla Grecia nell’ambito del terzo programma di salvataggio sono iniziate ufficialmente martedì, alla vigilia del voto decisivo del Bundestag sul terzo piano di aiuti ad Atene. E sono iniziate con la cessione, da parte del governo greco, di 14 aeroporti regionali al gestore aeroportuale tedesco Fraport.

La vendita, per un valore di 1,23 miliardi di euro, segue le linee di quanto era stato deciso dal precedente governo greco, prima che l’ascesa al potere di Syriza bloccasse — per poco — il programma di privatizzazioni. In base all’accordo, il nuovo gruppo dovrebbe spendere circa 330 milioni di euro nei primi quattro anni per migliorare gli aeroporti di Salonicco, Corfù, Chania (Creta), Cefalonia, Zante, Aktion, Kavala, Rodi, Kos, Samos, Mytilini, Mykonos, Santorini e Skiathos, che resterebbero in gestione per 40 anni. Nei prossimi giorni saranno vendute anche quote di maggioranza del porto ateniese del Pireo e di quello di Salonicco.

Si tratta di misure decise per scongiurare definitivamente il rischio di un’insolvenza del Paese, che porterebbe con sé l’ipotesi di un’uscita dall’euro — ipotesi che, secondo Moody’s, è «meno probabile, ma non ancora esclusa». Il governo di Tsipras ha comunque allentato la stretta sui bonifici all’estero, imposte a giugno: un provvedimento del ministero delle Finanze da ieri in Gazzetta ufficiale consente ad ogni cittadino di inviare all’estero fino a 500 euro al mese e fino a 8000 euro ogni tre mesi, a coloro che hanno figli che studiano all’estero. I greci potranno inoltre aprire conti bancari nuovi per rimborsare prestiti, pagare contributi previdenziali o debiti con il fisco. La normalizzazione procede dunque gradualmente: in un clima agitato, comunque, da continue rivelazioni sulle condizioni dell’economia del Paese. Ieri si è saputo, ad esempio, che è salito a 2 miliardi il conto delle bollette elettriche scadute e non pagate in Grecia: l’azienda statale per l’energia elettrica Ppc ha spiegato che le famiglie sono debitrici di 1,5 miliardi. Crediti che sarà molto, molto complicato esigere.
19 agosto 2015


Sciarimenti: 40 ani de jestion e no a vita! Mejo par el popolo grego i todeski ke i ladri greghi e taliani. Deso li ga 1, 23 miliardi de euri en pì, 330 milioni de envestemento par i prosimi 4 ani e na jestion coreta ke la ghe da laoro ai greghi e ke no la farà pì debeti ... me par ke i greghi li gapie fato n'afar. On bon protetorato e no on canpo de conçentramento. Da rengrasiar i todeski. Se capitase anca coà ... par tanti enti; l'Alitalia lè pasà ai Arabi, parké farse maraveja de la Greghia.
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Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » mer feb 22, 2017 7:49 pm

La Grecia ha delle richieste

Alexis Tsipras, primo ministro della Grecia, prima di un appuntamento con il commissario europeo Pierre Moscovici ha detto che andrà incontro alle nuove richieste dei creditori, ma solo se otterrà in cambio qualcosa.

http://www.ilpost.it/2017/02/16/grecia- ... creditori/

Il governo greco ha detto che non accetterà altri tagli e misure di austerità oltre a quelle già concordate con i suoi creditori, e che qualunque nuova richiesta da parte loro dovrà essere accompagnata dal taglio di alcune tasse e, soprattutto, da un piano che preveda un taglio del debito pubblico greco nel medio termine: una richiesta che il governo, con l’appoggio del Fondo Monetario Internazionale (uno dei suoi creditori), fa oramai da anni. Le richieste del governo greco arrivano in un momento di nuova difficoltà del paese, con i creditori che accusano il paese di non aver rispettato gli impegni sui tagli al bilancio e minacciano di sospendere il programma di aiuti.

Quello attivo in Grecia al momento è il terzo programma di aiuti che Commissione europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea hanno concordato con il governo greco dall’inizio della crisi nel 2011. L’accordo è stato raggiunto nell’agosto del 2015 e prevede una serie di prestiti per un valore totale di 86 miliardi di euro, in cambio di varie riforme e misure di austerità fiscale. Oggi è in corso la seconda revisione del pacchetto di aiuti: in sostanza un gruppo di esperti ha il compito di accertarsi che il governo greco abbia implementato le misure che aveva accettato di prendere in cambio del prestito. L’esito della revisione non è ancora arrivato, mentre sono in corso discussioni tra questi esperti e il governo greco, e mentre gli stessi esperti non riescono a trovare un accordo tra di loro.

Da tempo il Fondo Monetario Internazionale ha adottato un atteggiamento più morbido nei confronti della Grecia: sostiene che ha accumulato oramai un tale debito pubblico da non essere più in grado di restituirlo. L’unico modo di rendere sostenibili e stabili le finanze pubbliche del paese secondo l’FMI è “alleggerire” questo debito – la maggior parte del quale è detenuto da paesi europei o altre istituzioni internazionali, non da privati – per esempio allungandone le scadenze, o stabilendo la restituzione solo di una parte.

L’alleggerimento, però, è visto male da molti governi, soprattutto nel nord Europa: in caso di rinuncia ai loro crediti si troverebbero nella difficile situazione di dover spiegare ai loro elettori come mai decine di miliardi di euro sono stati prestati a un paese che si è rivelato incapace di restituirli. A maggio dell’anno scorso queste obiezioni furono in parte superate quando i paesi dell’area euro approvarono un documento che prevedeva, per il prossimo futuro, un percorso di alleggerimento del debito greco. A quell’impegno però, almeno fino a oggi, non sono seguite iniziative pratiche.

Parte della nuova crisi nella situazione greca è dovuta ai risultati dell’economia nell’ultimo trimestre del 2016, quando il PIL si è contratto a sorpresa dello 0,4 per cento, dopo che nel trimestre precedente era cresciuto del 0,9 per cento. Proprio quando questi dati sono stati diffusi, le trattative per la seconda revisione si sono inceppate e una parte dei creditori della Grecia ha iniziato a far trapelare la richiesta di nuove misure di austerità. A fine gennaio il primo ministro greco ha detto chiaramente che il suo governo non avrebbe approvato nessuna misura aggiuntiva rispetto a quelle concordate nel luglio del 2015.

Nelle ultime settimane diversi esponenti del governo e della coalizione di maggioranza al parlamento greco hanno ripetuto che non ci saranno nuovi tagli. Mercoledì è arrivato ad Atene Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici, per cercare di risolvere la situazione. I contenuti della sua conversazione con Tsipras non sono stati diffusi, ma in una conferenza stampa Moscovici ha detto che nei prossimi giorni Tsipras dovrà presentare le sue contro-offerte ai creditori.

Secondo il giornale greco Kathimerini, Tsipras è disposto a soddisfare alcune richieste dei creditori, in cambio però di altre misure che alleggeriscano la situazione, bilancino i nuovi tagli e ne rendano più facile l’approvazione del Parlamento. Tra le misure chieste da Tsipras ci sono l’abbassamento dell’IVA, delle tasse su piccole e medie imprese, della tassa sulla proprietà e un aumento della spesa sociale. Tsipras chiede anche che sia stabilito chiaramente un programma per arrivare a un alleggerimento del debito pubblico.
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Re: La Grecia, Greça, Greghia

Messaggioda Berto » mer feb 22, 2017 7:50 pm

Grecia, il salvataggio è fallito: ospedali al collasso e miseria
Niccolò Zancan
20 febbraio 2017

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2017/ ... ggio.shtml

Roma -Quanto guadagna un chirurgo con due lauree e 34 anni oggi ad Atene? «980 euro di stipendio fisso, più gli straordinari. Che però vengono pagati solo fino a un massimo di 600 euro, anche se dobbiamo lavorare molto di più. Da quando la crisi è iniziata, gli stipendi negli ospedali pubblici sono stati tagliati del 42 per cento».

Se questo è il posto dove tutto passa per il denaro, allora forse è giusto iniziare da qui. Dal secondo ospedale più importante della città, «Attikon» si chiama. «Ho fatto pratica a Patrasso, ma da tre anni lavoro qui in chirurgia generale», dice il dottor Giorgos Sideris. «Certe volte non abbiamo il filo adatto per le suture, altre volte manca la rete per proteggere l’ernia dopo l’operazione. Mancano gli strumenti per la laparoscopia. Non ci sono fondi per acquistare la Tac. Siamo completamente sprovvisti di vaccino antitetanico. Delle sedici sale operatorie, ne funzionano otto. Abbiamo 730 posti letto ma altri cento pazienti sono ricoverati, proprio in questo momento, sulle barelle. Vi invito a controllare con i vostri occhi».

TRAGEDIA GRECA
È troppo facile chiamarla tragedia greca, però è di questo che si tratta. Perché sono tutte vere le colpe che hanno prodotto il più grande debito pubblico d’Europa, così come le ragioni di chi adesso non sopporta più l’austerità. «In questi sette anni, da quando siamo sotto il controllo finanziario dell’Unione europea, non ho visto un solo miglioramento delle mie condizioni di vita», dice il dottor Sideris prima di iniziare il turno. Lo attendono sei operazioni chirurgiche. Non ha mai fatto una vacanza all’estero, ha una Toyota di seconda mano e un piccolo alloggio in affitto non lontano dall’ospedale.

IL PIL SCENDE ANCORA
La Grecia è di nuovo in bilico. Oggi i ministri europei dell’Economia riuniti a Bruxelles cercano l’accordo per finanziare un’altra tranche di aiuti, dopo gli 85 miliardi stanziati ad agosto del 2015. Per partecipare all’esborso, il Fondo monetario internazionale chiede più sacrifici al governo greco. Nuovi tagli alle pensioni e più tasse. Perché il Pil nell’ultimo trimestre è andato peggio delle previsioni, da +0,9% è sceso a +0,3%. E il programma di rientro del debito non sta andando bene. Ma il premier Alexis Tsipras ha dichiarato che non è disposto a chiedere ulteriori sacrifici al suo Paese. Da qui, le ragioni delle trattative in corso.

IL PIU’ GRANDE PRESTITO
Di questa tragedia si conosce bene l’inizio, e non va mai dimenticato. Anni di scelte politiche sciagurate, posti pubblici regalati a pioggia, armatori tenuti al riparo da ogni legge, l’enorme evasione fiscale. Anni di conti falsificati, all’epoca dell’allora primo ministro Konstatinos Karamanlis. La Grecia ha ricevuto il più grande prestito internazionale della storia: in tutto 110 miliardi di euro. Lo ha ricevuto anche da Paesi dell’Unione più poveri. E forse, dunque, è vero quello che l’altro giorno diceva un ministro sloveno: «La Grecia dovrebbe mostrare solidarietà, oltre che chiederla». Ma il fatto è che la cura non sta guarendo il paziente. E questa constatazione riguarda il futuro, e cioè forse la fine della tragedia.

IN OSPEDALE
«Dopo avere preso la laurea in Fisica, non mi sono iscritto alla facoltà di Medicina pensando di fare i soldi», dice il dottor Sideris. «Ma quello che vorrei è poter vivere dignitosamente, con uno sguardo più sereno verso il futuro. Invece qui manca tutto. Ogni giorno in ospedale siamo subissati dallo stress, perché non ci sono nemmeno i soldi per garantire un’assistenza adeguata. Il pronto soccorso scoppia di gente. Le liste per farsi asportare un tumore benigno superano l’anno d’attesa. Non si può credere a questo genere di salvataggio».

Cosa sta succedendo ad Atene? Per incominciare, 2,8 miliardi di euro hanno lasciato i conti bancari nei primi due mesi del 2017, segno di una nuova ondata di preoccupazione. Le banche sono in sofferenza, denunciano un picco di prestiti non rimborsati. Come nei giorni del referendum dell’estate del 2015, quando proprio qui dalla Grecia arrivò il primo «No» all’Europa. Davanti alla mensa sociale di via Sofokleous, la coda è aumentata rispetto ad allora. Oggi distribuiscono riso con il pomodoro e una pagnottella nel cellophane. Sono anziani greci a mangiare seduti sul marciapiede, molte donne sole assieme a giovani migranti. Nel 2016 le vendite nei supermercati sono calate dell’8,9%, mentre sono in aumento il consumo di eroina e quello di psicofarmaci. Secondo il giornale Kathimerini, anche il maggior numero di divorzi, in un Paese molto tradizionalista come questo, è significativo: un terzo dei matrimoni è finito durante gli anni della recessione.

LA POVERTA’ DIFFUSA
Ci sono state le proteste degli insegnanti, del personale ospedaliero e quelle dei vigili del fuoco. Mercoledì i contadini sono tornati a manifestare contro gli ennesimi tagli, lasciando dei cavoli davanti al Parlamento in piazza Syntagma. Dopo le riforme del 2015, la spesa per le pensioni in Grecia è scesa dall’11 al 9% del Pil, ma la media nell’eurozona è di 2,5%. È altrettanto vero, però, come ha ricordato il ministro del Lavoro Effie Achttsioglou in una lettera pubblicata sul Financial Times, che il reddito medio di un greco sopra i 65 anni è di 9 mila euro. E il 43 per cento dei pensionati riceve meno di 660 euro al mese. «Paghiamo le tasse, paghiamo il carburante e non ci resta nulla per vivere», dicevano i contadini in piazza. Vivere, alla fine.

Non tutto è di segno negativo. C’è stata una lieve ripresa dell’occupazione che la Commissione europea prevede pari a un 2,2% nel 2017. Inoltre, l’ultima estate, per il turismo è stata straordinariamente felice. Ma non c’è nulla, qui ad Atene, che assomigli davvero a una rinascita, o almeno a una svolta. «La crisi sta marcendo», ha scritto nel suo ultimo editoriale il direttore di Kathimerini Nikos Kostandaras. La Grecia era e rimane «un caso speciale», dove continuano a sommarsi errori. Quanto assomiglia all’Italia?

I migranti sono accampati ovunque, anche nei vecchi impianti olimpici e nell’aeroporto dismesso dove un tempo atterravano Maria Callas e Aristotele Onassis. Sono 65 mila i profughi rimasti intrappolati dopo la chiusura della rotta balcanica, migranti che l’Europa non ha voluto distribuire per quote.

La luce del sole ad Atene resta nitida e bellissima. Un tragitto di un quarto d’ora in taxi costa 6 euro. Nei locali risuonano bouzouki e malinconie. E per le strade la risposta più frequente a tutte le paure, ancora oggi, è questa: «Se l’Europa si dividerà, è perché non è mai esistita».
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Re: La crixi economega de ła Greça

Messaggioda Berto » mer feb 22, 2017 10:15 pm

???

GRECIA: DA TRAGEDIA A FARSA. GERMANIA: VUOLE ORO E CASE PER RINNOVARE PRESTITI

http://uneuropadiversa.it/grecia-traged ... e-prestiti

Il ministro delle Finanze della Baviera Markus Heder, noto per le sue posizioni intransigenti, in un’intervista alla Bild, diventa portavoce delle convinzioni profonde di gran parte dei suoi connazionali. Afferma che gli aiuti al governo greco dovrebbero essere concessi “solo al termine dell’implementazione di tutte le riforme”.

Ma non solo. Heder, indicato dagli euro fanatici, come uno dei dieci politici europei più pericolosi, ha aggiunto che, anche in quel caso, gli aiuti dovrebbero essere concessi solo a fronte di un pegno “sotto forma di denaro contante, oro o immobili”. Insomma la Germania non si fida più dei suoi partner. Né bisogna trascurare l’importanza della minaccia: nel 1974 la Bundesbank, per concedere un prestito all’Italia di 2 miliardi di dollari, chiese in garanzia una parte consistente delle nostre riserve auree. Quarantatre anni dopo si ripete con la Grecia. Dov’è la novità?

A complicare la trattativa ad Atene c’è la crescente incomprensione tra la componente europea della Ue (Commissione e Bce) e il Fondo Monetario. I tecnici di Washington da tempo hanno rinnegato l’austerità. Da qui il desiderio di sganciarsi che però incontra resistenze. Le (poche) colombe dell’Europa sanno bene che senza il contrappeso Usa e con la Gran Bretagna fuori sarebbe il trionfo tedesco. Una sventura per Atene che ha bisogno di 7 miliardi. Tuttavia la Germania, attraverso le parole del ministro delle Finanze della Baviera ha già fatto conoscere le sue condizioni. Per ora case e lingotti d’oro. La prossima, chissà, potrebbe puntare direttamente al Partenone da rimontare nell’Alexanderplatz. Altro che solidarietà e Unione politica. Questo si chiama ricatto.
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Re: La crixi economega de ła Greça

Messaggioda Berto » ven feb 24, 2017 8:27 pm

Anche questi malnati se la prendono con i creditori e non con coloro che hanno fatto il debito


???

GRAZIE EUROPA INFAME – news-italys
di agostino • Pubblicato • Aggiornato

https://www.news-italys.com/blog/2017/0 ... opa-infame

Lo Stato italiano paga circa 4000 euro al mese per ogni minore che arriva su di un barcone. In pratica un Mbubu qualsiasi che viene dal Ghana riceve a spese nostre un tenore di vita che noi non possiamo garantire ai nostri figli. In Grecia ma anche da noi i bambini soffrono e non frega niente a nessuno. Cacciamo questa classe politica traditrice e tutti i clandestini minori e non, tutti senza eccezioni!°°

Da Atene. Un rapido sguardo per controllare che la telecamera sia spenta, poi le mani si tuffano nella borsa per stivare i pannolini e il latte in polvere donato dai volontari. Lo sguardo stanco di Eugenia è lo stesso di tantissime madri che in Grecia non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini. Gli omogeneizzati, gli occhiali, le vaccinazioni. Quando la crisi economica morde e le forze vengono meno, le donne come Eugenia vengono alla Clinica della comunità metropolitana di Atene

Un ospedale di volontari alla periferia della capitale per assicurare cure gratuite a chi è stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity che da anni devastano la Grecia. A due passi da un luogo simbolo della città, l’aeroporto Hellinikon – ora abbandonato e riconvertito in un sordido campo di accoglienza per migranti – sorge un piccolo poliambulatorio che per moltissimi ateniesi è ormai un sostegno imprescindibile.

Nascosta fra i capannoni industriali in rovina e le piante d’oleandro, la clinica è stata aperta nel 2011 per iniziativa di un gruppo di medici guidati dal cardiologo Giorgios Vichas. Lo sguardo vispo sotto una chioma corvina appena punteggiata di grigio, Vichas ci accoglie nel suo studio facendosi largo fra gli scatoloni colmi di medicine. “Queste ci vengono donate da cittadini di tutta Europa – spiega indicando le confezioni tutt’intorno – Ma anche da greci di tutte le classi sociali.”

Ogni mese il dottore e i suoi novanta colleghi volontari visitano fino a duecentocinquanta persone a settimana, con un aumento dell’affluenza nell’ultimo anno. A aiutarli anche ragazzi e pensionati da mezza Europa, spesso inquadrati in associazioni specializzate come Griechenland Hilfe, che ogni anno spedisce dall’Austria veri e propri convogli di aiuti umanitari.

“Viene da noi chi non può permettersi di pagare l’assicurazione sanitaria – chiarisce Vichas – Donne con bimbi ancora in fasce, uomini disoccupati, anziani. Vengono da tutte le zone di Atene, quelle popolari e quelle che un tempo erano considerate borghesi.”

Il governo di Alexis Tsipras ha ripristinato l’assistenza sanitaria gratuita ai disoccupati ma paradossalmente, spiegano i volontari, questa mossa ha ingolfato ancora di più gli ospedali già oberati di lavoro. Mettendo a nudo un altro gravissimo problema del sistema sanitario ellenico: l’ormai cronica mancanza di personale medico-infermieristico.

Nei nosocomi privi di strumentazioni e farmaci scarseggiano anche i professionisti: “Le misure di austerity imposte con i vari memorandum approvati negli anni – scuote la testa Vichas – impediscono di assumere nuovi medici a tempo indeterminato”. Secondo la Federazione Panellenica dei dipendenti degli ospedali pubblici, all’ospedale Kratico Gennimatas di Atene oltre il 40% delle posizioni sono vacanti.

La situazione è deteriorata al punto tale che la Comunità metropolitana è costretta a spedire ad alcuni ospedali cittadini parte delle donazioni che riceve. “Quegli scatoloni di garze e cotone – ammicca una signora sui cinquant’anni sporgendosi dal banco dell’accettazione mentre sorseggia un caffè turco – ci sono stati donati da Medici senza Frontiere, ma finiranno diritti all’ospedale Aghia Sofia”.

Ma non si tratta solo di materiale di pronto impiego: il 2 novembre, all’indomani delle vacanze di Ognissanti, l’ospedale universitario di Laikò è rimasto senza farmaci per la chemioterapia, fra i medicinali più costosi sul mercato.

Gli effetti sulla salute pubblica già si vedono: secondo i dati pubblicati in primavera dalla Banca di Grecia ( pagina 91 del documento, ndr), nel Paese la mortalità infantile è cresciuta dal 2,65% del 2008 al 3,75% del 2014, mentre la percentuale di chi soffre di depressione è schizzata dal 3,3% del 2008 al 12,3% del 2013. Parimenti cresce anche il numero dei nati sottopeso e degli adulti che soffrono di una patologia cronica.

Moltissimi attribuiscono alla Troika la responsabilità di questa catastrofe, ma a Vichas non importa: a lui basta fare il proprio lavoro. Con un solo sassolino da levarsi dalla scarpa: l’anno scorso l’Europarlamento ha conferito alla sua clinica il premio di “Cittadino europeo dell’anno”. “Non hanno fatto niente per alleviare questa situazione. Niente. – sorride amaro – E io dovrei accettare i loro premi?”

Fonte: Actiionweb.com
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Re: La crixi economega de ła Greça

Messaggioda Berto » ven feb 24, 2017 8:28 pm

VERO, LE PENSIONI GRECHE SONO BASSE. MA I PARASSITI SONO TROPPI
di MATTEO CORSINI
24/02/2017

http://www.miglioverde.eu/vero-le-pensi ... ono-troppi

“Come può essere che il principale problema della Grecia siano le pensioni troppo generose, quando il 43% dei pensionati riceve meno di 660 euro al mese”? Lo ha detto Effie Achtsioglou, il ministro del lavoro in Grecia. Come periodicamente accade dal 2010, lo stato di insolvenza della Grecia torna a fare notizia.

Giova ricordare che negli ultimi sei anni la Grecia ha ricevuto finanziamenti da Paesi Ue e FMI per 240 miliardi (110 nel 2010 e 130 nel 2011), beneficiando inoltre di una ristrutturazione a carico dei creditori privati per 107 miliardi nel 2012. Infine, nel 2015 ha ottenuto un altro programma di aiuti finanziari per 86 miliardi.

Il problema è che le condizioni di partenza delle finanze pubbliche greche, dopo trent’anni di accumulazione di deficit a spese sostanzialmente del resto d’Europa (con creditori pubblici e privati quanto meno incauti), erano talmente disastrose da rendere impraticabile un risanamento senza contestuale abbattimento di buona parte del debito pregresso. Al contrario, i creditori pubblici hanno preferito tenere in piedi una finzione in base alla quale non si procede ad alleggerire il debito senza poi fare nuove concessioni, bensì si mantiene intatto il debito e si fanno nuove concessioni, in cambio di misure fiscali restrittive.

Per di più capita di leggere affermazioni allucinanti, tipo quella del presidente dell’ESM (il Meccanismo Europeo di Stabilità), Klaus Regling, che a un giornale tedesco (evidentemente per placare gli animi dei tedeschi in un chiaro clima preelettorale) ha dichiarato: “Io conto sul fatto che dalla metà del 2018 la Grecia riuscirà a camminare con le proprie gambe e potrà procurarsi le risorse sul mercato da sola.” Va bene credere nei miracoli, ma questo sarebbe qualcosa in più di un miracolo. E allora suona come una presa per i fondelli.

L’altro grosso problema è che in Grecia oltre la metà della popolazione è consumatrice di tasse, ossia vive di rendite previdenziali o è dipendente pubblico. Tasse, però, che solo in minima parte sono pagate da altri greci. Chi lamenta il fatto che in Grecia negli ultimi anni sono stati fatti 11 interventi di riduzione delle pensioni omette di considerare il punto di partenza e che, ancora oggi, il sistema previdenziale si regge solo sui contributi pagati dal resto d’Europa.

Sarà pur vero, come sostiene il ministro greco, che il reddito pro capite per gli over 65 anni è di circa 9mila euro rispetto a 20mila euro dell’eurozona, ma il fatto è che (e qui non mi voglio concentrare sugli aspetti redistributivi) neppure quei 9mila euro sono sostenibili.
A luglio la Grecia deve rimborsare titoli per 6 miliardi di euro, e sarà in grado di farlo solo se riceverà una tranche degli 86 miliardi facenti parte del pacchetto del 2015. Fino ad allora vedremo il solito tira e molla tra governo greco e creditori pubblici.
Credo che la finzione andrà avanti, ma lo stato di reale insolvenza della Grecia non farà che peggiorare.
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Re: La crisi economico finanziaria della Grecia

Messaggioda Berto » dom mag 27, 2018 8:10 pm

Come sta la Grecia?
Ilpost
2017/10/21

https://www.ilpost.it/2017/10/21/grecia ... a-politica

La Grecia è entrata nel suo settimo anno di riforme economiche richieste dai creditori internazionali. Il programma di aiuti attualmente in corso – il terzo, approvato nell’agosto del 2015 – terminerà nell’agosto del 2018. Subito dopo, o nel 2019, al termine naturale della scadenza, ci saranno nuove elezioni. Alexis Tsipras e la coalizione di sinistra che lo sostiene, guidata da Syriza, avevano creato grandi aspettative di cambiamento per la Grecia, ma finora, per evitare il rischio di default e sotto la pressione dei creditori, hanno approvato diverse misure contrarie alle intenzioni annunciate: aumento delle imposte, riduzione della spesa, revisione del sistema pensionistico, riduzione dei salari pubblici tra il 10 e il 40 per cento, privatizzazione di alcuni settori.

Per i creditori, Tsipras potrebbe dunque rappresentare una garanzia, anche se non sembrano più rimandabili le richieste che il primo ministro (sostenuto anche dal Fondo Monetario Internazionale) ritiene necessarie per una reale ripresa del paese: cioè una ristrutturazione del debito, che significa non restituire parte del denaro ricevuto in prestito. Questa situazione ha portato a scioperi e proteste e a un avanzamento dei partiti e dei movimenti di estrema destra. Le domande che in molti si fanno sono: che cosa succederà in Grecia nel 2018? La Grecia uscirà davvero dalla situazione critica nella quale si trova oppure cercherà di tornare al modello economico che ha contribuito a creare la crisi stessa? Sarà infine fondamentale sapere, dopo la fine degli aiuti, che forma avrà la “supervisione” del paese da parte dei creditori.

L’economia e la situazione sociale
Nell’agosto del 2015, l’Unione Europea approvò il terzo “bail-out” per la Grecia, un pacchetto di aiuti da 86 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni i fondi destinati al paese sono quindi saliti a un totale di 326 miliardi di euro, la più grande operazione di salvataggio della storia. Tra le richieste fatte dai creditori ci sono state una severa riforma delle pensioni, l’aumento dell’IVA, nuove leggi sul lavoro e l’innalzamento delle imposte indirette. In alcuni momenti particolarmente critici, il governo greco ha anche fatto ricorso a misure emergenziali, come il controllo sui capitali imponendo limiti ai prelievi giornalieri dai conti correnti che avevano causato code e panico agli sportelli delle banche.

Lo scorso luglio la Grecia era tornata dopo tre anni sul mercato finanziario, iniziando a vendere 3 miliardi di euro dei suoi nuovi bond a scadenza quinquennale. Il tasso di interesse era poco più basso rispetto a quello degli ultimi bond quinquennali venduti nel 2014, ma il governo aveva fatto sapere che erano arrivate 200 offerte di acquisto e che la vendita era stata un grande successo. Lo scorso settembre, poi, i ministri delle Finanze dell’Unione Europea avevano dichiarato l’uscita della Grecia dalla procedura per deficit eccessivo, a cui il paese era stato sottoposto nel 2009, quando il rapporto deficit-PIL era arrivato oltre il 15 per cento. Sette anni dopo quel valore si è trasformato in un saldo positivo: questa notizia e il fatto che sia nel 2017 che nel 2018 si preveda un rapporto deficit-PIL sotto la soglia del 3 per cento (come previsto dal Patto di stabilità e crescita degli stati dell’Unione monetaria) hanno fatto dire al commissario per gli Affari economici dell’UE, Pierre Moscovici, che la Grecia sta per «voltare la pagina dell’austerità e aprire quella della ripresa».

Nella pratica, la chiusura della procedura per deficit eccessivo non ha cambiato molto. La Grecia deve rispettare le misure concordate con i creditori internazionali nell’ambito degli aiuti finanziari e deve soprattutto fare i conti con una situazione economica e sociale piuttosto fragile. Dal 2010 ad oggi ha perso un terzo del suo PIL e mezzo milione di persone sono emigrate all’estero. Nello stesso periodo, il 20 per cento più povero della popolazione ha perso il 42 per cento del suo potere d’acquisto. Lo stato ha un debito di 320 miliardi di euro, pari al 180 per cento del PIL, il secondo rapporto più alto del mondo, e il tasso di disoccupazione – sebbene sia diminuito e sia attualmente al 21 per cento – è tra i più alti d’Europa. Gli stipendi medi sono diminuiti e la riduzione dei redditi dei lavoratori e delle lavoratrici ha portato all’impoverimento delle famiglie. Sono aumentati i problemi abitativi e i bisogni legati allo stato di salute, che riguardano quasi una persona su quattro. Il FMI ha poi rivisto al ribasso le stime sull’avanzo primario per il 2018 (fissandolo al 2,2 per cento del PIL, inferiore al 3,5 per cento previsto dalle istituzioni europee e dal governo di Atene): è quindi possibile che il FMI chieda al governo greco di intraprendere nuove misure per completare la terza revisione del programma di salvataggio economico.

In questa situazione ci sono però dei settori dell’economia greca che sono rimasti stabili o che sono migliorati, come quello della produzione di alcolici: i produttori hanno infatti aumentato le loro esportazioni del 64 per cento negli ultimi cinque anni e sette bottiglie prodotte su dieci sono attualmente esportate. Anche l’industria chimica non è stata particolarmente colpita dalla crisi, così come l’industria dei trasporti. Una ripresa nel settore agricolo ha poi contribuito a elevare la qualità di alcuni prodotti, come l’olio d’oliva. Infine c’è il turismo: ogni anno milioni di persone vanno in Grecia, raddoppiando la popolazione del paese. Un ambito invece in forte ritardo è quello della giustizia: affrontare le cause in modo efficace è positivo per un’economia sana e i giudici greci impiegano in media più di quattro anni (1.580 giorni) per arrivare a una risoluzione delle controversie commerciali.

Politica
Alexis Tsipras era stato eletto primo ministro della Grecia nel gennaio del 2015. Dopo aver perso la maggioranza al parlamento ed essersi dimesso, era stato rieletto nel settembre dello stesso anno. Tsipras è leader del partito greco Syriza, che nel 2004 era nato come unione di vari movimenti e partiti indipendenti di sinistra. Tsipras aveva vinto promettendo di opporsi a nuovi tagli e misure di austerità imposte dall’Europa, di introdurre un reddito minimo e di riassumere i lavoratori del settore pubblico licenziati negli anni precedenti: nel suo primo discorso dopo la vittoria aveva detto che la sua era stata «la vittoria di tutti i popoli europei che lottano contro l’austerità».

Tsipras però ha accettato l’imposizione dell’austerità. In parlamento si è alleato con ANEL (Greci indipendenti), partito nazionalista e di destra, secondo alcuni facendo una scelta responsabile, secondo altri poco coraggiosa. Comunque sia andata, questi anni gli costeranno probabilmente molto alle prossime elezioni. Da alcuni recenti sondaggi risulta che solo il 3,5 per cento degli intervistati si è detto «soddisfatto dei risultati ottenuti della coalizione Syriza-ANEL». Tra gli elettori di Syriza alle scorse elezioni, l’89,5 per cento ha detto di essere deluso dal governo. Attualmente il partito di Tsipras è al 15,5 per cento, mentre il partito di centrodestra Nea Demokratia risulta primo con il 33 per cento. Alba Dorata, partito di estrema destra di orientamento nazionalista, è terza con il 7,5 per cento.

Uno degli obiettivi principali di Tsipras nei negoziati è stato comunque quello della ristrutturazione del debito: Tsipras chiede cioè di allungare la scadenza dei prestiti anche di alcuni decenni, dando così più margine al governo per attuare politiche espansive e permettere una maggiore sostenibilità (più spesa senza rimetterci troppo, in pratica). Gli aiuti servono al governo per pagare i debiti ai creditori internazionali e in piccola parte ai creditori interni, ma non permettono nuovi investimenti, una riduzione anche minima dell’austerità o spazi di manovra quando si presentano delle emergenze. L’operazione di alleggerimento del debito, che un tempo sembrava impensabile, è ora presa in considerazione da alcuni paesi europei e ritenuta necessaria anche dal Fondo Monetario Internazionale.

Politica estera
In politica estera Tsipras è stato piuttosto abile. In questi anni la Grecia è riuscita a mantenere le sue alleanze tradizionali e a non creare rotture in un contesto piuttosto complicato. Il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, ha anche tentato di aprire dei canali diplomatici con l’Iran, Israele e la Russia. Il governo greco ha in generale avuto posizioni più morbide della maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea nei confronti della Russia: Tsipras è stato a Mosca, ha criticato il governo ucraino con l’accusa di ospitare elementi “nazisti” e diversi membri che hanno fatto parte dell’esecutivo greco hanno avuto rapporti con alcuni elementi della destra nazionalista russa, come il filosofo Alexander Dugin, che fu invitato nel 2013 dal ministro degli Esteri Kotzias a un seminario al Pireo.

Allo stesso tempo, come ha spiegato l’analista politico George Tzogopoulos, «nonostante la sua opposizione ideologica alle politiche statunitensi, Syriza ha contribuito a un notevole miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti». Negli ultimi giorni Alexis Tsipras è stato in visita ufficiale negli Stati Uniti: ha incontrato la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde e il presidente Donald Trump. Lagarde ha ribadito che l’attuazione del programma di salvataggio greco insieme alla cancellazione del debito sono i fattori decisivi per portare il paese fuori dalla crisi e Trump ha detto che la Grecia «offre immense opportunità per il commercio e gli investimenti. Stiamo anche facendo grandi passi in avanti nella nostra cooperazione economica». Tsipras, da parte sua, ha detto che «le relazioni tra Grecia e Stati Uniti hanno raggiunto il livello più alto dalla Seconda guerra mondiale».

La Grecia ha parlato positivamente dell’accordo del 2016 tra l’Unione Europea e la Turchia per la gestione dell’arrivo dei migranti sulle coste greche (negli ultimi anni la Grecia ha accolto decine di migliaia di rifugiati con l’aiuto di gruppi di di volontari e delle ONG). E poi c’è Cipro e il lavoro per la sua riunificazione che – anche se non è andato finora a buon fine – ha occupato molti degli sforzi diplomatici del paese.
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