Sicilia, ladri e parassiti

Sicilia, ladri e parassiti

Messaggioda Berto » mer gen 15, 2020 10:59 pm

Mafia: contributi Ue ai boss, 94 arresti
Truffa milionaria clan Nebrodi, coinvolti anche notaio e sindaco
15 gennaio 2020

http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020 ... e8b3c.html

Milioni di euro dell'Unione europea sono finiti nelle tasche della mafia dei Nebrodi che incassava contributi destinati all'agricoltura. La truffa, scoperta dalla Guardia di finanza e dal Ros dei Carabinieri nell'ambito di un'indagine della Dda di Messina coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha portato all'alba all'esecuzione di 94 misure cautelari: 48 sono finiti in carcere, gli altri ai domiciliari. Sequestrate 151 aziende che in otto anni, fino al 2017, hanno indebitamente incassato 5 milioni di euro.
In manette i vertici delle cosche di Tortorici, i "Bontempo Scavo" e i "Batanesi". Ai domiciliari anche alcuni insospettabili, come il notaio Antonino Pecoraro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa; alcuni dipendenti dei Centri di assistenza agricola e fra questi il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, accusato di concorso esterno.
Le aziende ricevevano contributi Agea per terreni di cui non disponevano, sfruttando la complicità di addetti ai controlli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » mer feb 19, 2020 7:28 am

Mafia, arrestato il fratello della vedova Schifani nel blitz sulla cosca dell'Arenella
Giuseppe Costa è accusato di associazione mafiosa, raccoglieva i soldi del pizzo e si occupava dell'assistenza delle famiglie dei carcerati
di SALVO PALAZZOLO
18 febbraio 2020

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... 6U0h9X8BsA

Il ricordo della strage di Capaci resta legato alla sua immagine: una giovane donna in lacrime, appena rimasta vedova, che nella Cattedrale di Palermo si rivolge ai mafiosi che le hanno ucciso il marito e urla: "Io vi perdono ma vi dovete inginocchiare". Rosaria Schifani, vedova di Vito Schifani, saltato in aria su una montagna di tritolo il 23 maggio del 1992, è diventata l'emblema del dolore di un'intera nazione. Oggi, a distanza di 28 anni dall'attentato, si torna a parlare di lei e della sua famiglia perché tra gli arrestati nel blitz della Dia che ha riportato in cella il boss palermitano Gaetano Scotto c'è suo fratello, Giuseppe Costa, ufficialmente muratore, di fatto, dicono gli investigatori, riscossore del pizzo per conto del clan.

Giuseppe Costa è accusato di associazione mafiosa: sarebbe affiliato alla famiglia di Vergine Maria. Per conto della cosca avrebbe tenuto la cassa, gestito le estorsioni, "convinto" con minacce le vittime - imprenditori e commercianti - a pagare la "tassa" mafiosa, assicurato alle famiglie dei mafiosi detenuti il sostentamento. Ristoranti, negozi, concessionarie di auto, imprese: nel quartiere pagavano tutti e Costa sarebbe stato tra i collettori del pizzo. Gli inquirenti lo descrivono come pienamente inserito nelle dinamiche mafiose della "famiglia", tanto che, alla scarcerazione del boss della zona, Gaetano Scotto, per rispetto al padrino invita le sue vittime a dare il denaro direttamente a lui.

Le indagini dicono che Costa era da molti anni vicino a Cosa nostra. E aveva preso anche le distanze da quelle parole pronunciate dalla sorella, che oggi vive lontano dalla Sicilia.

L'ultima indagine della procura di Palermo fotografa anche il ruolo di vertice che Scotto aveva riconquistato nel clan. Già accusato di mafia, il boss è ora parte civile nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino. Accusato ingiustamente da falsi pentiti fu condannato all'ergastolo e poi scarcerato. Oggi siede come vittima davanti ai tre poliziotti accusati di aver depistato l'indagine. Nel blitz di oggi è stato coinvolto anche il fratello Pietro, tecnico di una società di telefonia, anche lui accusato nell'inchiesta sull'uccisione di Paolo Borsellino. Per la polizia aveva captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D'Amelio davanti alla quale fu piazzata l'autobomba. Pietro Scotto, condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello.


Mafie e briganti terronici
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =22&t=2259
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom mar 15, 2020 11:34 pm

Sei arresti a Catania per droga e armi
Droga: sei arresti a Catania. Uno degli indagati per vantare la sua ricchezza fotografa il figlio neonato nella culla coperto di banconote
27 febbraio 2020
https://www.rainews.it/tgr/sicilia/vide ... 74e3e.html


Mafia, 17 arresti a Catania: c'è anche figlio del boss Mazzei ...
23 marzo 2020
https://video.corrieredelmezzogiorno.co ... e420ab0744


Scoperto traffico di droga a Messina, 19 arresti: le indagini dopo un attentato a colpi di fucile
4 marzo 2020

https://messina.gds.it/articoli/cronaca ... 9740d2785/

Scoperta una banda di trafficanti di droga fra Messina e la Calabria. I carabinieri del Comando provinciale della città dello Stretto hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip su richiesta della Dda guidata da Maurizio de Lucia - nei confronti di 19 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e reati contro il patrimonio. Diciotto persone sono finite in carcere, una ai domiciliari.

L'indagine denominata 'Scipione' ha avuto inizio dopo un un attentato a colpi di fucile subito il 27 settembre 2016. Era il tardo pomeriggio del 27 settembre 2016, quando un uomo, col volto coperto da un casco da motociclista, con un fucile a canne mozze esplose due colpi verso uno dei tavolini esterni del “Cafè sur La Ville”, in viale Regina Margherita, contro tre degli indagati dell'operazione di oggi.

Dalle indagini è emerso che le vittime erano inserite in un traffico di droga in un patto criminale che univa le due sponde dello Stretto.

L'inchiesta ha accertato che il gruppo criminale messinese si riforniva stabilmente di droga personaggi legati alla cosca della 'ndrangheta Morabito-Bruzzaniti-Palamara di Africo Nuovo, che assicuravano la consegna a domicilio ogni settimana di carichi di cocaina e marijuana che venivano poi distribuite a Messina.

I NOMI DEGLI ARRESTATI. Gli arrestati stamani a Messina nell'operazione 'Scipione' con le accuse di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, e reati contro il patrimonio, sono Angelo Albarino, 45 anni, Giovanni Bonanno, 47, Stellario Brigandì, 50, Fortunato Calabrò, 42, Santo Chiara, 43, Rinaldo Chierici, 49, Roberto Cipriano, 53, Giuseppe Coco, 43, Alessandro Duca, 42, Costantino Favasuli, 48, Salvatore Favasuli, 46, Adriano Fileti, 50, Stefano Marchese, 43, Giampaolo Milazzo, 49, Giovanni Morabito, 37, Francesco Spadaro, 40, Maria Visalli, 42, Marcello Viscuso, 49, Orazio Famulari, 45, (quest'ultimo agli arresti domiciliari).
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom mar 15, 2020 11:38 pm

Corruzione, terremoto al Comune di Palermo: 7 arresti, ai domiciliari 2 consiglieri e 2 funzionari
Luigi Ansaloni
29 febbraio 2020

https://palermo.gds.it/articoli/cronaca ... 136711c7f/

Terremoto al Comune di Palermo. Un'inchiesta per corruzione piomba sull'amministrazione comunale, coinvolgendo in particolare il settore dell'edilizia. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza e i carabinieri del Reparto operativo – nucleo investigativo di Palermo, hanno posto ai domiciliari due consiglieri comunali, due dirigenti, un professionista e due imprenditori. Sette arresti più un obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Nell'ambito delle indagini, coordinate dalla procura di Palermo e in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale, i militari hanno arrestato i consiglieri comunali Sandro Terrani (Italia Viva), 51 anni, membro della Commissione Bilancio, Finanza e Tributi, e Giovanni Lo Cascio (Pd), 50 anni, presidente della commissione Urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata e residenziale pubblica; i funzionari comunali Mario Li Castri, 54 anni, di Palermo, ex dirigente dell’Area tecnica della riqualificazione urbana e delle infrastrutture, e Giuseppe Monteleone, 59 anni, di Palermo, ex dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive; l'architetto Fabio Seminerio, 57 anni, di Palermo; gli imprenditori Giovanni Lupo, 77 anni, di San Giovanni Gemini, in provincia di Agrigento, e Francesco La Corte, 47 anni, originario di Ribera, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della Biocasa s.r.l. (con sede a Palermo) che opera nel settore edilizio. All’architetto Agostino Minnuto, 60 anni, di Alia, in provincia di Palermo, è stato notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

I reati contestati sono "corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico".

Le indagini hanno permesso di individuare un vero e proprio comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti in grado di condizionare le scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali per ottenere vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata.

LE INDAGINI. Nel 2016, Seminerio e altri soggetti a lui vicini hanno presentato – per conto di numerosi imprenditori – tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata. Per ottenere la deroga al piano regolatore generale era necessario che il consiglio comunale ne attestasse il pubblico interesse.

L’istruttoria sulle proposte di deliberazione fu curata da Li Castri, allora a capo dell’Area tecnica del Comune, il quale, in affari con Seminerio, avrebbe rilasciato il parere favorevole nonostante la mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata. Li Castri avrebbe inoltre ottenuto la promessa da La Corte e Lupo (interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzare. A sua volta, l'architetto avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti dopo l’approvazione da parte del consiglio comunale delle tre proposte di deliberazione. Anche Monteleone si sarebbe adoperato per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.

Passo indietro di Arcuri dopo gli arresti per corruzione a Palermo

I CONSIGLIERI COMUNALI. Il capogruppo del Pd Giovanni Lo Cascio e quello di Italia Viva Sandro Terrani, di 51, secondo l'accusa, avrebbero fatto pressioni per fare approvare in consiglio le delibere che permettevano la costruzione degli alloggi in variante urbanistica nelle aree delle fabbriche dismesse. Il 7 novembre 2019, però, il consiglio comunale ha bocciato l'atto (qui il verbale).

Per i due consiglieri è arrivata la sospensione con provvedimento della prefettura di Palermo. Non appena ricevuto il provvedimento della magistratura, il prefetto di Palermo Antonella De Miro ha firmato lo stop. Il Pd nel frattempo ha annunciato di avere sospeso Lo Cascio. «Ho appreso con sconcerto la notizia del provvedimento cautelare, avvenuto stamattina, nei confronti di Giovanni Lo Cascio, consigliere comunale del Partito Democratico a Palermo», afferma il commissario regionale del Pd Siciliano Alberto Losacco. «La magistratura faccia il suo corso, avrà sempre il pieno sostegno del Partito Democratico. E’ necessario accertare eventuali reati e responsabilità», ha aggiunto.

L'ALTRO CASO. C'è poi un'altra vicenda che coinvolge Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, il quale avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzare da 72 a 96. Il progetto era stato redatto anche in questo caso dal suo ex socio in affari Seminerio, al quale era stato assegnato l’incarico di direttore dei lavori.

Monteleone, già dirigente dell’Area recnica, curò alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare sempre a Palermo, acconsentendo a varianti in aumento per consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133. In cambio Lupo, La Corte e Agostino Minnuto gli avrebbero promesso 15.000 euro. I primi due, inoltre, avrebbero assegnato a una strettissima amica di Monteleone, vari incarichi professionali con cospicue somme di denaro.

GLI EX DIRIGENTI. Li Castri e Monteleone, nel marzo 2018 erano stati condannati a due anni, in primo grado, insieme ad altre 19 persone (funzionari comunali, tecnici, imprenditori e un notaio), per la lottizzazione abusiva di via Miseno (dove entrambi risultano residenti e dove 12 villette sono state confiscate dalla magistratura), nella borgata marinara di a Mondello. Sulla vicenda, spiega l'avvocato di Li Castri, Marcello Montalbano, "è in corso il processo d'appello, anche per quanto riguarda la confisca. La lottizzazione - aggiunge - non riguarda l'attività di pubblico funzionario di Li Castri".
La terza sezione penale, allora presieduto da Marina Petruzzella, trasmise gli atti alla Procura per nuove indagini sui casi emersi in dibattimento e rimasti fuori dal processo. Poco prima della sentenza di primo grado Li Castri era stato nominato dall'amministrazione comunale nel Cda dell'Amg Gas. Nell'agosto 2015, quando Li Castri era già stato rinviato a giudizio, fu comunque nominato dirigente comunale. Al processo il Comune si costituì parte civile per aver subito un "danno d'immagine" e gli fu riconosciuta una provvisionale di 500 mila euro.
Secondo il pm Francesco Gualtieri, titolare dell'accusa nel processo di primo grado, per costruire le villette era necessario che il Consiglio comunale approvasse un piano particolareggiato, passaggio che non avvenne.
Come si evince dall'ordinanza emessa oggi dal Gip Michele Guarnotta, tre degli indagati (Li Castri, Monteleone e Fabio Seminerio) risultano residenti in via Miseno.

Filippo Bisconti, ex capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno

LE DICHIARAZIONI DEL PENTITO. Nelle indagini hanno avuto un ruolo anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Filippo Bisconti, imprenditore edile nell’area metropolitana di Palermo, arrestato dai carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 nell'operazione Cupola 2.0 e ritenuto capo-mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Bisconti ha riferito circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, soffermandosi in particolare sugli interessi coltivati per anni da Li Castri, Seminerio e Monteleone nel settore dell'edilizia.

IL GIP. "L'inquietante contesto criminoso induce a ritenere del tutto ineludibile una sollecita applicazione di adeguate misure cautelari nei confronti degli indagati. Gli accertamenti svolti hanno ampiamente dimostrato come per gli indagati la corruzione altro non sia che un vero e proprio habitus mentale che ne connota l'agire quotidiano". Lo scrive il gip Michele Guarnotta nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per due consiglieri comunali, due dirigenti comunali, due imprenditori e un architetto che avrebbero gestito illegalmente pratiche amministrative per edificare in ex zone industriali.
"I pubblici ufficiali coinvolti nell'indagine - scrive - hanno palesato in modo inequivoco la propria infedeltà agli apparati pubblici in cui si trovano incardinati, interpretando i rispettivi munera quali appetibili beni da mettere sul mercato onde conseguire continui vantaggi indebiti. Contestualmente, i costruttori e i professionisti coinvolti nella vicenda parrebbero pacificamente vedere nella corruzione una sorta di costo necessario dei rispettivi lavori, stabilmente preso in considerazione al fine di acquistare gli indebiti favori di pubblici ufficiali che possano coadiuvarli nella realizzazione dei rispettivi obiettivi economici". "Ciò che maggiormente colpisce - conclude il gip - è la naturalezza con cui i protagonisti della vicenda addivengono a continui e reiterati accordi corruttivi, vedendo nello strumento illecito un passaggio obbligato per il compiuto svolgimento delle rispettive attività professionali".

Il gip si sofferma su Li Castri che "continua a tutt'oggi a vantare un inusitato potere decisionale in relazione all'intera organizzazione comunale". Il gip sottolinea anche "la strettissima contiguità che, nonostante le recenti vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, continua a legare Li Castri all'assessore Emilio Arcuri, contiguità ad esempio tradottasi in vere e proprie richieste di suggerimenti/nulla-osta che l'assessore ha avanzato sulle modalità con cui ruotare gli incarichi dirigenziali all'interno dell'Area tecnica comunale".
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » mar apr 14, 2020 9:17 pm

A PALERMO,IN PIENO CENTRO,LA MOGLIE DEL GIUDICE ANTIMAFIA GESTISCE UNA PENSIONE TOTALMENTE ABUSIVA!
https://www.facebook.com/trashsiciliano ... 750339609/
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » gio apr 16, 2020 9:58 pm

Il blitz della Finanza nella casa di riposo degli orrori: l'uscita degli arrestati
Palermo
16 aprile 2020

http://www.palermotoday.it/cronaca/casa ... stati.html

Sei persone arrestate. Dalle indagini sono emersi maltrattamenti agli anziani ospiti della struttura: un'ospite veniva legata alla sedia a rotelle, un’altra ha tentato il suicidio. Una dipendente lavorava ma suo marito percepiva il reddito di cittadinanza. Le intercettazioni: "Fai schifo, solo coi calci capisci"
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom giu 14, 2020 3:31 am

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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom giu 14, 2020 3:31 am

Sicilia, corruzione nella sanità: 10 arresti. C'è anche il commissario Covid che nel 2013 finì sotto scorta dopo aver denunciato tangenti - Il Fatto Quotidiano
di Marco Bova
Secondo gli investigatori della Guardia di finanza le tangenti riguardavano le gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp di Palermo. Ai domiciliari Antonino Candela, da poco coordinatore per la crisi sanitaria e che anni fa era finito sotto scorta per aver denunciato le spartizioni della sanità siciliana. In carcere l'attuale direttore dell'Asp 9 di Trapani, Fabio Damiani
21 maggio 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... i/5808622/

La stecca del 5% era destinata ai manager della sanità in Sicilia. Compreso il dirigente Antonino Candela, da poco nominato coordinatore per l’emergenza coronavirus in Regione, che da ex direttore dell’Asp 6 di Palermo nel 2013 era finito sotto scorta per aver denunciato le spartizioni della sanità siciliana. Da stamattina è ai domiciliari, mentre è in carcere l’attuale direttore dell’Asp 9 di Trapani, Fabio Damiani, 55 anni, che dal 2016 è stato responsabile della ‘Consip siciliana’ da cui passano i principali affidamenti.

Dieci gli arrestati (due in carcere) dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, ma sono diciotto gli indagati dei pm di Palermo Giacomo Brandini e Giovanni Antoci, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, per un flusso di oltre 1,8 milioni di euro di tangenti. In buona parte sarebbe stato incassato attraverso due faccendieri che erano diventati l’interfaccia dei dirigenti. Mentre Candela era raggiungibile attraverso il faccendiere Giuseppe Taibbi, 47 anni, anche lui ai domiciliari, per parlare con Damiani bastava contattare Salvatore Manganaro, 44 anni, un ex dirigente in congedo anche lui arrestato in carcere. Le microspie lo hanno filmato con una valigetta che conteneva una tangente da 100mila euro, poi scomparsi anche attraverso l’utilizzo di trust fraudolenti. Mentre un altro indagato, ignaro delle microspie piazzate dagli investigatori, confessa a un suo interlocutore: “All’assistenza tecnica mi busco io personalmente 15mila euro al mese… io per nove anni m’incasso quindici mila euro senza fare un’emerita m…”. Secondo gli investigatori il giro di mazzette ruotava intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro.

Ai domiciliari – su disposizione del gip Claudia Rosini – anche gli imprenditori che, in cambio dei favori negli affidamenti e nei rinnovi dei contratti, pagavano le tangenti ai dirigenti delle aziende ospedaliere. Si tratta di Francesco Zanzi, 56 enne originario di Roma e Roberto Satta, cagliaritano di 50 anni, amministratore delegato e responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie Spa, Crescenzo De Stasio, 49 anni, direttore unità business centro sud della Siram e il responsabile operativo per l’isola, Angelo Moltisanti, 51 anni, che è anche amministratore delegato della Sei Energia scarl. Sottoposto a misure cautelare ai domiciliari anche l’imprenditore Salvatore Navarra, 47enne di Caltanissetta, titolare di una società di servizi di pulizia già emerso nelle indagini sull’ex presidente della Confindustria siciliana, Antonello Montante, nonché Ivan Turola, 40enne di Milano, ritenuto il referente occulto della Fer.co con la quale aveva ottenuto alcuni lotti di un’ultima gara, adesso sospesa.

Le accuse contestate da gip a vario titolo sono di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Sottoposte a sequestro le sette società utilizzate – con sede in Sicilia e in Lombardia – oltre che di 160mila euro, cifra delle tangenti di cui è stato accertato il versamento. Altre due persone sono state sottoposte al “divieto di esercizio dell’attività”. “È preoccupante che ancora una volta, in indagini di pubblica amministrazione, corrotti e corruttori utilizzano gli stessi metodi per sottrarsi alle indagini, tipici degli ambienti mafiosi”, dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria.

Al centro dell’indagine – avviata nel 2016 – c’è il manager Fabio Damiani, avvocato palermitano che negli anni aveva catalizzato i ruoli più importanti per l’affidamento degli appalti. Per tutti Damiani era diventato “la sorella”, da qui il nome dell’indagine “Sorella sanità”. Le indagini dei finanzieri hanno individuato quattro gare, poi rinnovate: due avviate dall’Asp di Palermo (gestione e manutenzione delle apparecchiature elettromedicali, del valore di 17.635.000 euro; fornitura vettori energetici, conduzione e manutenzione impianti tecnologici, da 126.490.000 euro) e due dalla Cuc (servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali, per un valore di 202.400.000 euro ed i servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale da 227.686.423 euro).

“Quando abbiamo cambiato la busta e loro hanno fatto il ribasso, lo sapevano”, diceva intercettato Damiani che nel 2018, venne nominato a capo dell’Asp di Trapani dall’assessore alla sanità Ruggero Razza. Il suo sponsor era l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, leader dell’Udc e plenipotenziario politico della provincia di Trapani. Prima responsabile delle risorse umane, poi direttore del Provveditorato (l’ufficio che si occupa di appalti) dell’Asp di Palermo, oltre che responsabile della Cuc (centrale unica dei contratti) e presidente delle commissioni di gara contestate dai pm di Palermo. Mentre la sua nomina a Trapani era in bilico, i finanzieri hanno intercettato le ricerche di entrature, fino a quando uno degli arrestati, Ivan Turola, gli promise un incontro con un suo “parente”, l’attuale presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Non si sa se l’incontro sia mai avvenuto, ma sulla nomina – secondo i pm palermitani – sarebbe intervenuto il deputato regionale del centrodestra Carmelo Pullarà, per cui il gip Rosini ha rigettato una richiesta di arresto per turbativa d’asta.

Eletto con la lista Popolari e autonomisti, secondo l’accusa Pullara si sarebbe rivolto al direttore generale dell’Asp di Trapani Damiani per avere un favore per la ditta Manutencoop s.p.a. In cambio avrebbe assicurato un sostegno alla nomina di Damiani ai vertici dell’ufficio sanitario. Pullara è l’ennesimo esponente della maggioranza di Nello Musumeci a finire sotto inchiesta in meno di tre anni di mandato.

Riceviamo e pubblichiamo

“In merito all’inchiesta c.d. “Sorella Sanità” avviata dalla Procura di Palermo, Rekeep S.p.A. (la “Società”), già Manutencoop Facility Management S.p.A., precisa di essere del tutto estranea alle vicende riportate da alcuni organi di stampa e che né la Società, né alcun suo dipendente risultano coinvolti nell’ambito dell’inchiesta. Sulla base di quanto appreso dagli stessi organi di stampa, Rekeep sarebbe stata citata nel contesto di dichiarazioni di terzi, esterni alla Società, in relazione alla gara indetta dalla Centrale Unica di Committenza per la Regione Sicilia relativa all’affidamento dei servizi di pulizia presso le strutture sanitarie di tutta la Regione. La Società ricusa in toto tali dichiarazioni, rispetto alle quali risulta completamente estranea. In relazione all’appalto relativo al servizio integrato di gestione energetica bandito dalla ASP di Palermo, Rekeep precisa, inoltre, di detenere una partecipazione di minoranza nella società consortile Sei Energia, costituita per dare esecuzione al contratto, e che pertanto nessun proprio rappresentante ricopre ruoli operativi in tale società, né proprio personale diretto è impegnato nell’appalto, essendo l’attività di gestione ed esecuzione dei servizi integralmente in capo alla società Sei Energia. Rekeep ritiene lesivo della propria immagine quanto riportato dai media e pretestuoso qualsiasi accostamento del proprio nome all’inchiesta citata, diffidando, pertanto, chiunque dall’operare tale associazione”.



Arresti nella Sanità siciliana, il gip: "Volevano fare dossieraggio in danno di Musumeci"
La macchina che divorava pezzi consistenti della formidabile torta miliardaria della sanità, doveva essere oliata anche con opere di convincimento. L'assessore alla Salute Razza chiamato il "bambino" a causa della sua giovane età
21 maggio 2020

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... 257251534/


Soldi, appalti, ricatti e dossier ai danni anche del presidente della Regione Nello Musumeci. E definivano l'assessore alla Salute della Sicilia Ruggero Razza il "bambino" a causa della sua giovane età. La macchina che divorava pezzi consistenti della formidabile torta miliardaria della sanità, doveva essere oliata anche con opere di convincimento.

La sera del 18 novembre 2018, dopo che si era diffusa la notizia che la Giunta regionale presieduta da Nello Musumeci, non avrebbe riconfermato Antonino Candela - il coordinatore della struttura regionale anti-Covid tra gli arrestati di oggi - alla carica di direttore generale dell'Asp di Palermo, non attribuendogli altri incarichi manageriali, era pronto a scattare il 'piano B'.
Cronaca

Una conversazione intercettata ha consentito di acclarare ulteriormente come in Candela e nell'imprenditore Giuseppe Taibbi, pure lui agli arresti domiciliari e ritenuto il suo faccendiere, si potesse individuare, rileva il gip, "un comune centro di interessi di natura affaristica-criminale. Dall'ascolto di tale conversazione, risaltava immediatamente l'utilizzo del plurale da parte dei due: "Non lo sapevamo... ci ha preso in giro... ci siamo fidati... ci hanno ammazzato".

Dalle espressioni utilizzate per commentare il mancato conferimento di incarichi a Candela da parte del governo della Regione, risaltava, "in tutta evidenza, come gli stessi ritenessero reciprocamente le sorti dell'uno strettamente vincolate a quelle dell'altro e si sentissero uniti da un vincolo indissolubile".

Nel corso della discussione, tra l'altro, Taibbi proponeva di mettere a punto "un'attivita' di dossieraggio", i cui contenuti sarebbero stati trasmessi "a esponenti del governo della Repubblica".

"Particolare menzione merita la conversazione del 18 novembre del 2018 intercorsa a casa di un livoroso Candela, con il fidato Taibbi ed un altro soggetto, nella quale il primo, ritrovatosi a sorpresa privo di incarichi per essere stata nominata al suo posto il proprio il 18 novembre Daniela Faraoni, parlava con disprezzo del Presidente della Regione Sicilia, dell'Assessore alla salute Ruggero Razza (il "bambino" come definito da Taibbi che il Presidente Musumeci avrebbe dovuto levare "dai coglioni" per fare assessore appunto Candela), del "ladro" Vincenzo Barone "messo lì dentro". Parole forti pronunciate dagli indagati che non sapevano di essere registrati dalle cimici.

Una attivita', sottolinea il giudice, contraddistinta da "spregiudicatezza e pressioni per ottenere incarichi" e "avente una manifesta finalita' intimidatoria", che secondo Taibbi, avrebbe consentito a Candela di "ottenere la nomina alla carica di assessore regionale".

Alle parole di Taibbi, Candela rimarcava lo strettissimo vincolo esistente tra i due tanto da affermare: "Ma tu non mi devi dire se tu vuoi, tu per i rapporti che noi abbiamo tutto quello che tu puoi fare fallo, mi segui, non mi devi dire se...". Alla luce dei riferimenti espliciti contenuti nelle affermazioni degli interlocutori intercettati, aggiunge il gip, "l'attivita' di dossieraggio e le conseguenti intimidazioni apparivano inequivocabilmente avere come destinatario, tra gli altri, l'attuale presidente della Regione".


Dieci arresti per corruzione in Sicilia, in carcere il manager dell'Asp di Trapani Fabio Damiani
21 maggio 2020

https://trapani.gds.it/articoli/cronaca ... 3356c77b8/

C'è anche l'attuale direttore dell'Asp 9 di Trapani Fabio Damiani, di 55 anni, tra i dieci arrestati dell'operazione della guardia di finanza su un giro di mazzette che ruotava attorno ad alcuni appalti milionari della Sanità in Sicilia figura.

Il manager è finito in carcere insieme a un faccendiere che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il suo "referente" nel sistema delle tangenti, Salvatore Manganaro, 44 anni, originario di Agrigento.

Damiani, palermitano, era stato nominato commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani a fine 2018. Dirigente avvocato dell’Asp di Palermo dal 2003, aveva ricoperto il ruolo di responsabile del settore Economico finanziario e Provveditorato dell’azienda palermitana.

Corruzione nella sanità, 10 arresti in Sicilia: ai domiciliari Antonino Candela

Ma nel suo curriculum c'è anche un incarico di direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Villa Sofia Cervello di Palermo e nel 2013 è stato commissario liquidatore del Ciapi di Palermo. Dal 2016 al 2018 ha diretto la Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana.
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom giu 14, 2020 3:31 am

Sicilia, operazione antimafia: 46 arresti da Catania a Trapani
26 maggio 2020

https://www.tp24.it/2020/05/26/antimafi ... bsp/149953


Il clan mafioso Brunetto è stato azzerato la scorsa notte grazie a un'operazione che ha portato all'arresto di 46 persone nella province di Catania, Messina, Trapani e Rimini. A far scattare le manette sono stati i carabinieri, coordinati dal comando provinciale di Catania in seguito a un'ordinanza del gip della città siciliana. I arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni aggravate dal metodo mafioso. Le indagini sul territorio sono state condotte dai militari della Compagnia di Giarre dal 2017 al 2018 poi riscontrate dalle dichiarazioni di svariati collaboratori di giustizia.

Le indagini si sono concentrate sulla frangia giarrese del clan Brunetto, legata alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano di Cosa Nostra catanese, che dettava legge tra Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia. L'inchiesta ha definito la struttura organizzativa del clan, le posizioni di vertice e i ruoli degli indagati. Il gruppo criminale gestiva, tra le altre cose, la piazza dello spaccio nel quartiere popolare Jungo di Giarre insieme ai Santapaola, reclutando numerosi pusher, organizzando i loro turni, stipendiandoli e mantenendo anche le loro famiglie. Il clan inoltre imponeva il pizzo a diversi esercenti e riscuoteva i crediti legati agli stupefacenti con pestaggi punendo sistematicamente chi si rifiutava di spacciare o effettuare rapine. Gli introiti quotidiani derivanti dello spaccio erano quantificabili in svariate migliaia di euro. I quartieri popolari consentivano di usufruire di un collaudato sistema di sentinelle e offrivano un gran numero di nascondigli per le dosi costituendo per i tossicodipendenti una sorta di punto stabile di approvvigionamento.

Ai vertici del clan, secondo gli inquirenti, c'erano i componenti della famiglia Andò, capeggiata da Giuseppe – venditore ambulante – insieme ai figli e ai nipoti. L'uomo collocava il suo camion in modo tutt'altro che casuale, controllando costantemente i movimenti delle pattuglie nel primo e più importante incrocio cittadino dopo l’uscita autostradale di Giarre. Il camion dell'uomo inoltre fungeva da "quartier generale" per incontrare altri sodali, fornitori di droga, creditori, membri di altri clan o per convocare pusher “indisciplinati” nei turni e punirli con detrazioni dello stipendio di 250 euro alla settimana. Quando lo spacciatore veniva stato arrestato, il sodalizio provvedeva a pagare il “mantenimento” alla sua famiglia.

L'inchiesta ha inoltre dimostrato come il clan puntasse al ruolo di “autorità mafiosa” di riferimento nel territorio a cui chiedere il permesso prima di avviare qualsiasi attività imprenditoriale, compreso il montaggio itinerante di giostre (“prima che entri il camion lì dentro, devi venire a parlare con me!”), ipotizzando ritorsioni in caso contrario: “Se monta gli brucio tutte cose!”. Un altro aspetto rilevante scoperto dagli inquirenti è che durante una delle molteplici perquisizioni in covi a disposizione dell’organizzazione criminale, è stata accertata anche una sorta di schedatura degli elettori del popoloso quartiere “Jungo”, verosimilmente per controllare il voto nelle sezioni.

07,15 - Operazione antimafia dei Carabinieri in Sicilia. I militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare e di sequestro preventivo nei confronti di 46 persone disarticolando il clan Brunetto, legato a Cosa nostra rappresentata dalla famiglia Santapaola-Ercolano, egemone in gran parte dell'area Ionica dell'area Etnea.

Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip su richiesta della Procura distrettuale di Catania, ipotizza a vario titolo i reati di associazione mafiosa, traffico e a spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L'operazione, denominata 'Jungo', con 46 arresti due dei quali ai domiciliari, è stata eseguita nelle province di Catania, Messina, Trapani e Rimini.
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Re: Sicania o Siçiłia (ladri e parasidi)

Messaggioda Berto » dom giu 14, 2020 3:32 am

Blitz Gdf in discarica Sicilia,5 arresti

Contestato traffico illecito e corruzione,sequestro 116 mln beni
(ANSA) - CATANIA, 4 GIU 2020

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/202 ... 94d39.html

La guardia di finanza del comando provinciale di Catania, in collaborazione con lo Scico e il gruppo aeronavale di Messina, sta eseguendo un'ordinanza di misure cautelari nei confronti di nove persone (2 in carcere, 3 ai domiciliari e 4 sottoposti a obblighi di Pg) per una presunta illecita conduzione della discarica di Lentini (Siracusa), la più estesa della Sicilia, gestita dalla 'Sicula trasporti'.
L'inchiesta tratta anche le pressioni "esercitate da esponenti del clan mafioso Nardo" per "l'affidamento di un chiosco-bar nello stadio dove gioca la Sicula Leonzio", squadra di calcio di Prima divisione. I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Catania sono associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata, rivelazione di segreto d'ufficio e concorso esterno all'associazione mafiosa. La Gdf sta eseguendo perquisizioni e sequestri preventivi a carico delle società del gruppo Leonardi per complessivi 116 milioni di euro.

Sull'operazione, alle 10, nella sede del nucleo Polizia economica finanziaria (Pef) della guardia di finanza di Catania, in via Crociferi 2, si terrà una conferenza stampa alla presenza del procuratore Carmelo Zuccaro.
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