El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

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Messaggioda Berto » sab mag 10, 2014 6:49 pm

El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?
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Filippo Focardi
Il cattivo tedesco e il bravo italiano
Editori Laterza

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http://www.treccani.it/scuola/itinerari ... c_413.html


Nel 1964, nel film, di produzione Italia-URSS, Italiani, brava gente Giuseppe De Santis, regista di provata fede neorealista e comunista, proponeva un ritratto del soldato italiano che, nel corso della tragica esperienza dell’ARMIR in Russia, solidarizza con i contadini locali arrivando a salvare dalla fucilazione una partigiana russa.
Il cinema neorealista, che nell’immediato dopoguerra aveva raccontato la Resistenza, aveva già consolidato nell’immaginario collettivo la figura del tedesco invasore, gelido, con tratti di crudele disumanità. Si pensi al grande Rossellini della raffica di mitra tedesco che falcia Anna Magnani mentre corre dietro al camion che sta portando via il suo uomo in Roma città aperta.

In effetti la contrapposizione tra la naturale bonomia latina e la proverbiale freddezza teutonica è un luogo comune nazionale. (???)
Quasi automatico. Quasi inconsapevole. Focardi racconta (p. 180, nota 1) che gli attori e gli autori del film di Gabriele Salvatores Mediterraneo, vincitore nel 1991 dell’Oscar per il miglior film straniero, hanno dedicato il film a «tutti coloro che sono in fuga” senza minimamente occuparsi del personaggio del soldato italiano «buono”. Tuttavia per contestualizzare nel tempo e nello spazio gli eventi ripropongono la contrapposizione del buon soldato italiano al malvagio tedesco. «Italiani, greci... Una faccia, una razza. Qui prima di voi c'erano tedeschi. Hanno distrutto tutte le case, affondate le barche. Tutti gli uomini via, deportati! Quando abbiamo visto vostra nave, abbiamo pensato che erano tornati. Allora noi nascosti. Ma io conosco bene italiani. Non ci piacciono stranieri nella nostra patria. Ma fra due mali, meglio male minore ».Così il pope dell'isola dove il manipolo di soldati italiani si trova a sbarcare spiega perché gli abitanti si fossero tutti nascosti. Filippo Focardi nel suo libro affronta, spiega e documenta la nascita e lo sviluppo di questi due tòpoi della memoria collettiva nazionale: quello del tedesco cattivo e dell'italiano buono.

Naturalmente i prodromi vanno cercati nelle camicie rosse di Garibaldi contro i cecchini di Cecco Beppe e nei valorosi fanti del Piave contro i crucchi devastatori di Caporetto, ma il mito viene costruito durante la seconda guerra mondiale.
Prima e dopo l' «8 settembre».
Prima, quando l'esercito italiano combatteva a fianco dell' alleato tedesco, e poi, durante l'occupazione tedesca in Italia, quando la guerra partigiana fu anche guerra contro italiani fascisti e tedeschi nazisti. In entrambe le situazioni il ruolo predominante nella formazione dello stereotipo fu giocato dalla propaganda.
Fin dall’inizio della guerra Radio Londra puntò sul distacco dell'Italia dalla Germania, individuando nella prima l'anello debole dell’Asse. Le sue trasmissioni insistevano sul fatto che«era stato Hitler, il capo fanatico del Reich, a travolgere da oltre confine il destino del popolo italiano.

Era dunque la Germania, non l’Inghilterra, la responsabile della strage degli italiani che la guerra avrebbe provocato…» (p. 8).

Le accuse erano sostanzialmente infondate, ma contribuirono a creare il luogo comune, che fu utilizzato, tra l’altro, da Badoglio per giustificare l’armistizio di Cassibile e il rovesciamento delle alleanze da parte del governo succeduto alla caduta di Mussolini ad opera della monarchia.

Interessante, a questo proposito, è la posizione assunta dalle diverse forze politiche nell’immediato dopoguerra; allora tutti esaltarono il ruolo della Resistenza partigiana «intesa come guerra di liberazione e “secondo Risorgimento”, frutto di uno sforzo collettivo che aveva coinvolto civili e militari, uomini e donne di ogni età e di ogni fede politica e religiosa, unendo il paese da Nord a Sud» (p. 74) contro l’innaturale alleanza con il tedesco voluta esclusivamente da Mussolini per le sue folli ambizioni personali.

Questa fu la posizione dei governi espressione del Comitato di Liberazione Nazionale, prima, e della Repubblica, poi. Questa fu la posizione che portò a Parigi Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, nei negoziati per la firma del Trattato di Pace del 1947 e che risparmiò all’Italia, che pure si presentava come paese sconfitto, una punizione eccessivamente severa.

Insomma, il luogo comune del cattivo tedesco e del bravo italiano faceva comodo a tutti: monarchici, governativi, socialisti, comunisti, azionisti, perfino qualunquisti. E ciascuno lo utilizzò come meglio gli convenne in epoca di «guerra fredda» internazionale.

In tale contesto, non solo si nascosero gli «armadi della vergogna», come avremmo scoperto successivamente, ma si minimizzarono in modo grottesco le malefatte delle truppe d’occupazione italiane in Slovenia, Croazia, Montenegro, Grecia, Albania, a partire dalla famigerata circolare 3C del gen. Roatta che dettava repressioni feroci sulla base del motto «non dente per dente, ma testa per dente».

Non ci fu una «Norimberga italiana» e ciò ha contribuito non poco a «salvaguardare lo stereotipo del «bravo italiano” costruito sull’immagine opposta e speculare del «cattivo tedesco», un’immagine quest’ultima che uscì invece confermata e rafforzata dalla «Norimberga» tedesca». (p. 151).

Il lavoro di Focardi è prezioso anche per questo, nella sua meticolosa accuratezza e ricchezza di documentazione. A ragione di ciò non si può non condividere il suo appello conclusivo: «A quando una visita ufficiale italiana a Domenikon [villaggio greco distrutto per rappresaglia dalle truppe italiane] o all’isola di Raab in Croazia, sede di un famigerato campo di concentramento per slavi?
Ma insieme ai gesti simbolici e prima ancor di essi, servirebbe una ben maggiore diffusione della conoscenza della nostra storia, a partire dalle scuole.
E’ doveroso che gli studenti conoscano Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, come Auschwitz e le foibe, ma dovrebbero anche sapere che cosa hanno rappresentato Domenikon e Raab, per non dire di Debrà Libanos in Etiopia. Allo stesso modo può avere un valore formativo che venga loro additato l’esempio di Giorgio Perlasca, ma non dovrebbero essere taciute le colpe di un Rodolfo Graziani o di un Mario Roatta. Anche così si costruisce una memoria europea fondata sull’etica della responsabilità e aperta alla dimensione globale e multietnica delle società in cui viviamo, al di là di una memoria nazionale finora centrata su se stessa, vittimistica e autocelebrativa».

Vincenzo Guanci
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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » sab mag 10, 2014 7:47 pm

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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 12:01 pm

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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 1:09 pm

???

Nel 1953 e nel 1990 la Germania venne “graziata” con enormi cancellazioni di debiti dal resto d’Europa.

http://scenarieconomici.it/nel-1953-e-n ... to-deuropa

Troppi mitizzano o pontificano la Germania, scordando completamente la Storia degli ultimi 150 anni, in cui la Germania e’ stata il maggior protagonista planetario in tema di aggressivita’ coi vicini, con 2 guerre costate decine di milioni di vittime, danni economici ed immateriali incalcolabili, ma anche di numerosi default.

Nonostante cio’ il resto del mondo ha riaccolto questo operoso (ma aggressivo) popolo nel circuito plantario, nelle istituzioni finanziarie, nelle alleanze internazionali, nell’Unione Europea; inoltre l’occidente ha anche graziato varie volte la Germania, dando loro aiuti economici e graziandoli dei debiti.

Cio’ aiuta a comprendere quanto l’atteggiamento tedesco recente della Germania sia fortemente scorretto col resto d’Europa (piena di difetti, per carita’): da una politica di “fotti il vicino” deflazionando i salari in regime Euro, dal ritiro massivo di capitali dai paesi periferici durante la crisi, mandando gli stessi all’aria, all’imposizione di politiche di austerity degli ultimi 3 anni, che sostanzialmente hanno distrutto l’Europa, ad un atteggiamento denigratorio verso i “fannulloni” del mediterraneo, fino ad un certo cinismo nella risoluzione in particolare della crisi greca.
Il Popolo tedesco è un grande operoso popolo, ma la storia insegna che è una popolazione incapace di esercitare una leadership intelligente, fortemente aggressivo ed assolutamente non lungimirante nelle relazioni coi vicini, per cui è bene “rispettarli”, ma anche star loro alla larga. ???

Nel 1953 venne firmato un accordo sui debiti tedeschi decisamente magnanino per la Germania, e nel 1990 alla ricca Germania vennero cancellati ulteriori debiti (anche dalla Grecia e dall’Italia, e da nazioni povere) per consentire alla Germania di gestire la riunificazione senza rischiare il default. Sappiamo bene come la Germania ha restituito il favore.


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Pubblichiamo questo articolo di Informare per Resistere.

La Germania, che fa tanto la moralizzatrice con gli altri Paesi europei, è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l’Italia.
Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L’ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmemte, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l’iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L’ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)

La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate. ???

Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all’ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germanie, ma nel 1990 l’allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.

Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.
Senza l’accordo di Londra che l’ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni. E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Quindi: che cos’ha da lamentare la Merkel, dal momento che il suo Paese ha subito e procurato difficoltà ben maggiori e che proprio dall’Italia e dalla Grecia ha ottenuto il dimezzamento delle somme dovute per i disastri provocati con la prima e la seconda guerra mondiale? La Grecia nel 1953 era molto povera, aveva un grande bisogno di quei soldi, e ne aveva sicuramente diritto, perché aggredita dalla Germania. Eppure… Perché nessun politico italiano ricorda ai tedeschi il debito non esigito?

Qui invece pubblichiamo la ricostruzione di Stefania Basso di Fondionline: Debito tedesco e l’Europa, una lunga e curiosa storia

http://www.fondionline.it/indicecms.php ... dart=39346


L’Europa è stata creata dalle ceneri di una distruzione di massa e del genocidio delle guerre in Europa. “Il mai più” della Prima Guerra Mondiale non si è mai materializzato per l’ascesa dei nazionalismi, derivanti dalle crisi economiche e dal desiderio corrotto delle nazioni di imputare somme impossibili da onorare. Commento di Xavier Lépine – Chairman of the Board of Directors di La Française AM.
Il trattato di Lisbona del 1997 che ha istituito la comunità europea non avrebbe mai dovuto essere firmato senza l’adozione di una forma di governance politica più solida. E’ importante ricordare la Storia dell’Europa, le difficoltà e gli sforzi sostenuti nell’affrontare i problemi, nel rispetto dell’umanità e della continuità della Storia, un atteggiamento che dovrebbe ispirare i politici europei, a partire dai partner tedeschi. Oltre alle varie guerre che hanno devastato l’Europa per diversi secoli, quelle combattute all’inizio della seconda era industriale ben illustrano le difficoltà economiche e finanziarie … compreso i problemi sottostanti della gestione del debito pubblico estero.

La guerra franco-prussiana scoppiò sotto Bismarck (regno di Prussia) per l’ambizione di dominare tutta la Germania, che a quel tempo era un mosaico di Stati indipendenti. Iniziò proponendo il principe tedesco Leopold come candidato per il trono di Spagna, vacante dalla rivoluzione del 1868, provocando quindi la Francia. I francesi persero la guerra e il paese dovette tornare ai confini del 1681! Perse l’Alsazia e la Lorena e quindi circa il 4% della popolazione francese e un po’ di più in termini di pil. La Francia pagò un’indennità di guerra pari a circa 5 miliardi di franchi o l’equivalente del 20% del suo pil (che al tempo era uguale a quello della Germania); i tedeschi occuparono parte della Francia sino a che non venne effettuato l’intero pagamento nel 1873.
La Germania di Bismarck dominò l’Europa continentale per quasi 30 anni, alimentando il nazionalismo francese, che crebbe di intensità sino al 1914. Dominata in Europa dalla Germania, la Francia sviluppò il proprio impero coloniale per accedere alle materie prime, che la Germania, essendo più industriale, fu obbligata a comprare a prezzi elevati. Il nazionalismo aumentò in entrambi i paesi; la Germania tentò di appropriarsi delle materie prime conquistando i Balcani mentre la Francia rimase a bocca asciutta con il trattato del 1870. Il cambiamento delle alleanze per le guerre del diciannovesimo secolo fece il resto.

Il pagamento dei danni (la “grande “ guerra venne combattuta solo sul suolo francese e le infrastrutture in Germania rimasero intatte), una delle cause dell’ascesa del nazionalismo tedesco e della Seconda Guerra Mondiale, venne stabilito nel 1921 a 132 miliardi di marchi, vale a dire 2,8 volte il pil della Germania nel 1913 (47 miliardi di marchi) e cinque volte il pil della Francia. Un debito insormontabile e come per la Grecia nel 2012, il 60% del debito tedesco venne rapidamente cancellato e i pagamenti annuali vennero ridotti a due miliardi di marchi, poco più del 4% del pil. Questa somma venne pagata solo per un anno, perché nel 1923 venne dichiarata una moratoria. L’ingegneria finanziaria applicata a quel tempo per salvare la Germania ricorda il piano della Grecia (che ha trovato però nella Germania un fiero oppositore negli ultimi due anni): Charles Dawes propose l’abbassamento degli acconti annuali, con il pagamento annuale da effettuarsi attraverso una serie di pagamenti emessi dalla Germania con una scadenza di 25 anni e un tasso di interesse del 7%.
Così la Germania pagò una piccola parte del debito emettendo un nuovo debito (si passò da 132 miliardi a 50 miliardi). Di nuovo questa somma si rivelò troppo onerosa per la Germania quando la crisi del 1929 con il crollo di Wall Street si diffuse in tutta Europa. Fu necessaria un’altra ristrutturazione con il piano di Owen Young (CEO di General Electric). L’ammontare dovuto fu ridotto di nuovo di un terzo e il pagamento diluito in 59 anni. Insieme ai nuovi bond, il debito di Young venne emesso per 1,2 miliardi di marchi al 5,5% di interesse, con una scadenza di 35 anni per sorreggere il Tesoro della Banca Centrale Tedesca. Infine venne creata la prima “Banca Centrale Europea”, sotto la guida di un francese, Pierre Quesnay, predecessore di Jean-Claude Trichet, al fine di tenere sotto controllo queste problematiche – la Banca dei Regolamenti Internazionali. La Germania comunque non riuscì a pagare e nel 1932 la Francia non ricevette più alcun pagamento. Entro quella data aveva riscosso il 17% dell’ammontare totale stabilito. I debiti di Dawes e Young comunque rimasero ancora insoluti e nel 1934 l’ascesa di Hitler al potere, congiuntamente alle difficoltà economiche, misero la parola fine ai pagamenti dei bond.

Diciannove anni più tardi, nel 1953, venne firmato un nuovo trattato con i tedeschi, e le obbligazioni di Dawes e Young vennero scambiate con nuove obbligazioni; il 40% del debito venne cancellato e i debiti di Dawes vennero estinti nel 1969 mentre i bond di Young vennero sanati nel 1980, ovvero cinquant’anni dopo la loro emissione e con un tasso di interesse ridotto (circa il 5% con un’inflazione del 10%).Con la riunificazione della Germania nel 1990 il paese riprese i pagamenti, corrispondendo gli interessi non pagati, con l’emissione di nuovi certificati a un tasso del 3% (i tassi di interesse erano più del 10% a quel tempo). La somma è stata ripagata il 3 ottobre del 2010, quasi 100 anni dopo la guerra e il debito è stato accollato ad alcuni dei precedenti creditori della Germania (non più solo alla Germania dunque), che nel frattempo si erano pesantemente indebitati.

A complicare ulteriormente la situazione anche i rapporti tra Grecia e Germania, tutt’altro che semplici. La conferenza internazionale del 1946 ha sentenziato un pagamento della Germania di sette miliardi di dollari come risarcimento dei danni causati dall’occupazione tedesca dal 1941 al 1944.
La Germania non ha mai pagato questa somma per tre ragioni ufficiali: la creazione della Repubblica federale tedesca nel 1949 e quindi la dissoluzione dello Stato; la riunificazione della Germania nel 1990 è stata riconosciuta dalla Grecia ed ha il valore di “trattato di pace”; dopo la guerra Atene ha ricevuto donazioni in natura sotto forma di macchinari e attrezzature della Germania nazista e pare che la Grecia abbia contraccambiato con il pagamento del soggiorno sull’isola e con l’olio di oliva! Con l’aumento del tasso di inflazione, i sette miliardi di dollari del 1946 ora corrispondono a 80 miliardi di dollari…Lo scopo di Xavier Lépine è di mostrare come l’Europa sia stata creata dalle ceneri di una distruzione di massa e del genocidio delle guerre europee. “Il mai più” della Prima Guerra Mondiale non si è mai materializzato per l’ascesa dei nazionalismi, derivanti a loro volta dalle crisi economiche e dal desiderio corrotto delle nazioni di imputare somme impossibili da onorare. I paesi che hanno firmato il Trattato di Lisbona non avevano una pistola puntata alla tempia e hanno agito per il dovere della memoria e il desiderio di una pace duratura in un’Europa Unita. Sembra evidente (a posteriori) che le differenze di competitività tra i paesi non consentano la creazione di una moneta unica, in assenza di un processo di correzione sia fiscale sia sociale. Se all’inizio i paesi più deboli sembravano aver tratto un beneficio maggiore dall’unione, quegli stessi paesi ora stanno pagando il prezzo di una costruzione dell’Europa resa necessaria dai conflitti che hanno continuato a contrapporre le due più grandi nazioni europee.

I tedeschi hanno naturalmente dimostrato una grande disciplina in questo processo ma oggi ci sono persone che stanno soffrendo della malattia peggiore, la disoccupazione. Quando François Mitterand e Helmut Kohl visitarono nel 1984 il cimitero ed ossario di Douaumont per commemorare i caduti delle guerre mondiali, pensando all’Europa che stavano costruendo, non immaginavano certamente di creare un sistema che avrebbe portato a un tasso di disoccupazione del 25% nei paesi più deboli di quell’Europa. I successori sembrano essere stati colpiti da amnesia e la competenza della classe politica di oggi forse è più biasimevole rispetto a quella dell’élite di ieri. 100 milioni di persone, o l’equivalente di un terzo degli europei di oggi – sono morte nelle due guerre mondiali. La costruzione dell’Europa costerebbe un trilione di dollari o 10.000 euro per ogni vita perduta. Non è un prezzo alto da pagare per vivere in pace in una nuova trovata prosperità comune che collocherebbe l’Europa nelle stesse fila di Stati Uniti e Cina.
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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 1:46 pm

Le cause della guerra franco-prussiana
http://it.wikipedia.org/wiki/Cause_dell ... -prussiana
Le cause della guerra franco-prussiana riguardano gli eventi della politica estera tra le potenze continentali che condussero all'esplosione della guerra franco-prussiana nel luglio del 1870. Le dinamiche della storia europea connesse a tali sviluppi appartengono ad un periodo cronologico che riguarda gli anni cinquanta e sessanta del XIX secolo. Il Conte Otto von Bismarck, assieme all'imperatore Napoleone III possono ritenersi i protagonisti indiscussi della politica di quel tempo e i responsabili principali, attraverso il ruolo che detennero nell'influire sulla politica tra gli stati, dei fatti che condussero allo scoppio della guerra.

http://www.primaguerramondiale.it/antef ... ssiana.htm

La guerra franco prussiana si svolse dal 19 luglio 1870 fino al 10 maggio 1871 e vide coinvolte la Francia e la Prussia, sostenuta dalla Confederazione Germanica Settentrionale, alleata con gli stati del Sud: Baden, Baviera e Württemburg.

La guerra franco prussiana segnò l’apice della tensione tra le due potenze, in seguito al crescente dominio della Prussia in Germania, al tempo una confederazione di territori semi-indipendenti.

Il conflitto ebbe iniziò per la possibile ascesa del candidato tedesco al trono spagnolo, a cui la Francia si opponeva da tempo.

La Francia lanciò un ultimatum al re di Prussia, che lo rifiutò. Il Cancelliere Otto Von Bismarck pubblicò quindi il celebre dispaccio Ems, un resoconto propagandistico delle trattative tra la Francia ed il re di Prussia. Fu così che la Francia dichiarò guerra alla Prussia.

Entro soli 6 mesi, l’esercito prussiano sconfisse quello francese in una serie di battaglie combattute nel Nord della Francia, arrivando ad assediare Parigi.

L’imperatore Napoleone III venne catturato in battaglia, provocando una rivoluzione non violenta in Francia, che divenne l’unica grande potenza repubblicana dell’Europa.

Nelle ultime fasi della guerra franco prussiana , gli Stati tedeschi proclamarono la propria unificazione, fondando l’Impero Germanico.

L’unificazione della Germania, la sconfitta della Francia e la conseguente unificazione dell’Italia, sconvolsero completamente l’equilibrio politico dell’Europa, andando a ridisegnare le mappe territoriali. L’amarezza provata da molti francesi in seguito alla sconfitta, e l’annessione tedesca dell’Alsazia e della Lorena, concorsero a scatenare lo scoppio del conflitto.

Le tensioni tra Francia e Prussia erano continuate la vittoria di quest’ultima nella guerra austro-prussiana, e la conseguente annessione di gran parte del Nord della Germania. La guerra rivoluzionò l’equilibrio europeo che era stato raggiunto dopo la fine delle guerre napoleoniche.

La posizione francese era messa in pericolo dall’emergere di uno stato germanico guidato dalla Prussia. Inoltre, Napoleone III non godeva di buona fama in patria. Sovvertitore della Seconda Repubblica Francese, una volta stabilito il secondo impero bonapartista, si trovò davanti a forti pressioni da parte dei leader repubblicani per le riforme democratiche, oltre che alla costante minaccia rivoluzionaria.

Nonostante il fermento rivoluzionario fosse meno pressante che in Francia, la Prussia acquisì milioni di nuovi cittadini potenzialmente pericolosi.

Gli altri Stati tedeschi mantenevano un atteggiamento campanilistico nei confronti della Prussia e dell’unificazione della Germania. La riforma legislativa, inoltre, era aggravata dal coesistere di 3 parlamenti.

In seguito all’unificazione d’Italia ed alla creazione della Confederazione Nord-Germanica, il nazionalismo era imperante e, dopo il cancelliere tedesco Otto Von Bismarck, comunque determinato a realizzare il sogno di una Germania unita, se necessario anche con “sangue e ferro”.

Bismarck vide nella guerra con la Francia l’occasione ideale per guadagnarsi l’appoggio dei nazionalisti, ed unire in questo modo tutte le fazioni in una sola nazione, a capo del re prussiano.

Napoleone III e Bismarck iniziarono a cercare un pretesto qualunque per iniziare la guerra, che si presentò nel 1870.

Il trono spagnolo era rimasto vacante dalla rivoluzione del settembre 1868. Gli spagnoli offrirono il trono al principe tedesco Leopoldo Hohenzollern-Sigmaringen, cugino del re Guglielmo I di Prussia.
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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 1:50 pm

Łe caouxe de ła prima goera mondial:

http://www.primaguerramondiale.it/grand ... ndiale.htm


Per capire le cause della Prima Guerra Mondiale bisogna analizzare la siturazione politico ed econimica che si era creata in Europa nei decenni che precedettero lo scoppio della Grande Guerra.

Tra le principale cause della prima guerra mondiale un ruolo determinante fu dato dal forte contrasto imperialistico per il dominio economico mondiale attraverso le colonie, tra la Germania e, dalla Francia e Inghilterra dall'altro lato.

Il popolo tedesco si era costituito come nazione capitalistica dopo aver inflitto una dura sconfitta alla Francia, nella Battaglia di Sedan del 1870. L’unificazione nazionale era avvenuta sotto l’egemonia della Prussia, uno dei suoi 25 stati. Nel 1871 venne proclamato l’impero tedesco con Guglielmo I come imperatore.

Gli stati della Germania erano presieduti da un governo centrale.

Il Cancelliere Bismarck, l’imperatore e lo stato maggiore disponevano di ogni potere, mentre il parlamento non aveva diritto ad esercitare alcun vero controllo. Anche il consiglio federale, formato dai rappresentanti dei diversi Stati, aveva poteri molto limitati.
Bismarck creò, tra le classi dominanti, un’intesa di stampo conservatore.

Gli junker, l’aristocrazia agraria, che occupavano i posti di rilievo nell’esercito e nella pubblica amministrazione, e gli industriali, formavano un’alleanza consolidata grazie all’esito positivo della guerra contro la Francia ed al raggiungimento dell’unità nazionale.

Bismarck mise in atto una politica repressiva sia nei confronti della classe operaia che del partito socialdemocratico che la rappresentava, impedendo che venissero emanasse leggi a favore della libertà di stampa, di riunione, etc. Varò poi un sistema di assicurazioni sociali (per malattie, infortuni e vecchiaia), al fine di contenere le rivendicazioni dei ceti marginali. Era contrario anche al partito cattolico, ma trovò in seguito il modo di allearsi con i cattolici con la Chiesa contro i socialisti.

Nel 1864, Bismarck attaccò la Danimarca, sottraendole i ducati dello Shleswig e dello Holstein e, nel 1866, dichiarò guerra all’Austria costringendola a proclamare l’indipendenza dell’Ungheria, e dando origine all’impero austro-ungarico con due capitali: Vienna e Budapest. All’Italia venne concesso il Veneto. Nel 1870 mise la Francia nelle condizioni di dichiarare guerra alla Prussia, che sconfisse a Sedan, facendo nascere il Reich tedesco. La Germania ottiene l’Alsazia e la Lorena.

Nel 1873 promosse il “Patto dei tre imperatori”, firmato da Germania, Austria e Russia, che però ebbe durata breve a causa dei contrasti insanabili tra Austria e Russia nei Balcani.

Qui i principati danubiani erano uniti in un solo Stato. La Romania, la Serbia, il Montenegro, la Bosnia, l’Erzegovina e la Bulgaria volevano liberarsi dell’egemonia ottomana e, a tal fine, decisero di chiedere aiuto alla Russia, che dichiarò guerra alla Turchia nel 1877, costringendola a riconoscere l’indipendenza o l’autonomia amministrativa degli Stati in questione.

L’Austria minacciò quindi di dichiarare guerra alla Russia.

Bismarck, per evitare lo scontro, nel 1878 organizzò un Congresso Internazionale a Berlino, durante il quale venne riconosciuta l’indipendenza di diversi Stati balcanici ed, inoltre.Venne assegnata all’Austria una sorta di protettorato sulla Bosnia e l’Erzegovina. La Russia, invece, che aveva vinto la guerra anti-turca, ottenne esclusivamente la Bessarabia.

Dal Congresso di Berlino l’Inghilterra ottenne il riconoscimento del possesso dell’isola di Cipro, posizione strategica per l’accesso al Mediterraneo orientale.

L’Italia, nonostante facesse parte della Triplice Alleanza, non ottenne nulla, anche se il trattato prevedeva ricompense in caso di espansione dell’Austria verso i Balcani.

La Russia si avvicinò ulteriormente alla Francia in funzione anti-tedesca ed anti-austriaca, anche se, nel 1887, Russia e Germania firmarono un “Trattato di Contro-Assicurazione”, ottenendo, in cambio di un reciproco disimpegno nei Balcani, che la Russia rimanesse neutrale qualora la Francia avesse dichiarato guerra alla Germania.

Nel 1908 l’Austria approfittò di un colpo di stato in Turchia, ad opera dei “Giovani Turchi”, che volevano annettere in modo definitivo Bosnia ed Erzegovina al proprio territorio, assicurandosi il riconoscimento di Germania ed Italia. Tale annessione fi sicuramente una delle cause della prima guerra mondiale e portò alla nascita di un movimento irredentista slavo che, nel 1914, eliminerà l’erede al trono austriaco, l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, scatenando la ritorsione dell’Austria contro la Serbia e, di seguito, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Quando iniziò la propria espansione coloniale, la Germania incontrò subito forti resistenze da parte della Francia e dell’Inghilterra. Nonostante ciò, tra il 1883 ed il 1885, riuscì ugualmente ad occupare i seguenti territori:

Togo e Camerun;
Africa sud-occidentale;
Uganda e Tanganika;
Nuova Guinea e arcipelago “Bismarck”;
Isole Marianne e Caroline;

Nel 1893 la Francia si alleò con la Russia, seguita nel 1907 anche dall’Inghilterra. Nacque così la Triplice Intesa.

Nella Conferenza di Algesiras del 1906, la Francia può impose il proprio protettorato sul Marocco, ma in cambio riconobbe alla Germania parte del Congo.

Nel 1907 la Russia stipulò un accordo con l’Inghilterra, finalizzata a regolamentare i rispettivi interessi in Persia, Afghanistan e Tibet.

Nel 1912-13 ebbero luogo le due guerre balcaniche condotte prima dalla Lega balcanica (Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia, e dopo dalla Bulgaria.
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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » dom mag 11, 2014 6:15 pm

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Italia assunse una posizione di neutralità rimanendo in linea con l'articolo 7 del trattato che univa l'Italia alla Germania e all'Austria.

http://www.primaguerramondiale.it/guerr ... ndiale.htm

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Italia assunse una posizione di neutralità rimanendo in linea con l'articolo 7 del trattato che univa l'Italia alla Germania e all'Austria. Questo punto prevedeva la discussione preventiva dei territori da dare in compenso al termine della guerra, cosa che però non era avvenuta. Ma il problema della posizione italiana rimaneva irrisolto.

All'interno dell'Italia si erano formati due schieramenti: i neutralisti e gli interventisti. Al gruppo dei Neutralisti primi appartenevano:

i socialisti, che ritenevano la guerra fosse voluta dalle grandi potenze europee imperialiste e capitaliste, ma il loro scieramento era isolato e la loro posizione era indebolita dalle posizioni interventiste dei socialisti europei;
i cattolici seguivano l'orientamento dato dal pontefice che si schierò contro la guerra, anche se rimaneva ancora il contrasto tra l'obbligato neutralismo dettato Chiesa e la lealtà allo Stato di cui facevano parte;
i giolittiani, i quali sostenevano che l'Italia non era preparata a sostenere una guerra che sarebbe durata molto tempo e richiesto numerose risorse economiche e militari. Giolitti non si limitò solamente a manifestare la sua posizione sulla situazione italiana, ma formulò un'analisi sulla situazione internazionale.
Giolitti riteneva che l'Italia avrebbe potuto ottenere numerosi vantaggi senza la guerra, indicando l'opportunità di contrattare la neutralità come se fosse una vittoria. L'Austria non poteva resistere all'urto di altre diverse nazionalità, nonostante questo di dimostrava contraria a qualsiasi cessione di territori, nonostante le pressioni tedesche.

Allo schieramento degli interventisti appartenevano:

gli "interventisti democratici" e i "socialisti riformisti": i primi erano sostenitori di una pronta cessione delle terre irredente mentre i secondi ritenevano che solo sconfiggendo gli imperi centrali si potevano sostenere le aspirazioni di indipendenza nazionale e di democrazia dell'Europa intera.
Un ruolo importante fu dato dagli esponenti del sindacalismo rivoluzionario guidato da Mussolini, che criticando la posizione dei socialisti italiani credevanella prospettiva rivoluzionaria generata dalla sconfitta degli imperi centrali ;
i nazionalisti che vedevano nella guerra la possibilità di sostenere le loro ambizioni espansionistiche
i liberali conservatori che vedevano nella guerra la possibilità di dare al parlamento poteri straordinari tali da far finire per sempre le riforme giolittiane, inoltre e puntavano a riottenere i territori del Trentino e Trieste e di far acquistare all'Italia lo status di grande potenza.
La rottura da parte dell'Italia della Triplice Alleanza sancita nel 1915 con il Patto di Londra tra Italia, Inghilterra, Francia, Russia fu invevitabile.
In caso di vittoria l'Italia avrebbe ottenuto il Trentino e Trieste, l'Istria, la Dalmazia, il porto di Valona e altri territori da stabilire.

Rimaneva il problema di convincere il parlamento di maggioranza giolittiana ad entrare in guerra. Molte furono le manifestazioni a favore ed alla fine il re e Salandra riuscirono nell'impresa attraverso uno stratagemma. Salandra finse di dare le dimissioni e al suo posto fu convocato Giolitti, che saputo parzialmente del patto di Londra, si rese conto che le sue tesi non erano più sufficiente e rifiutò l'incarico. Allora il re non accettò le dimissioni di Salandra e il governo ebbe poteri speciali. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria entrando così nella Prima Guerra Mondiale.

Le prime battaglie in cui fu coinvolto l'esercito italiano ebbero esito disastroso: nei territori del Carso i soldati italiani subirono quattro cruente disfatte (Battaglie dell'Isonzo). Nel frattempo la Bulgaria si schierava dalla parte degli imperi centrali, aggravando la posizione russa nei Balcani ma soprattutto quella serba. L'unico presidio dell'intesa nei Balcani fu Salonicco, città greca ufficialmente neutrale ma in realtà alleata dell'Intesa.

E sta enfame goera la ga desfà la tera veneta!

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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » lun mag 12, 2014 9:30 pm

Operazione Achse
http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Achse

Operazione Achse ("Asse", nella storiografia tedesca Fall Achse) fu il nome in codice del piano elaborato dell'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) durante la seconda guerra mondiale, per controbattere un'eventuale uscita dell'Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forze armate schierate nei vari teatri bellici del Mediterraneo ed occupare militarmente la penisola. L'operazione, pianificata da Hitler e dal comando tedesco fin dal maggio 1943 in previsione di un possibile crollo del Fascismo e di una defezione italiana, si concluse con il pieno successo della Wehrmacht che, approfittando anche del disorientamento dei reparti di truppa e della disgregazione delle strutture dirigenti italiane dopo l'armistizio dell'8 settembre, in pochi giorni sopraffecero gran parte delle forze armate dell'ex-alleato, catturando centinaia di migliaia di soldati che furono in gran parte internati in Germania come lavoratori coatti, e si impadronirono di un cospicuo bottino di armi ed equipaggiamenti.

Dal punto di vista strategico la Wehrmacht riuscì a mantenere il possesso dei vasti territori occupati dalle forze italiane nei Balcani, nel Mare Egeo e nella Francia meridionale e poté contare sul potenziale industriale italiano e sulla sua manodopera. L'Italia centro-settentrionale, da quel momento, si trasformò per circa venti mesi in un campo di battaglia tra le forze tedesche solidamente schierate a difesa su linee fortificate successive e le truppe alleate sbarcate inizialmente a Salerno lo stesso giorno nel quale fu reso pubblico il disastroso armistizio italiano.

Pianificazione tedesca

La prima iniziativa relativa all'invio di reparti combattenti tedeschi in Italia per organizzare e rafforzare la difesa dell'alleato (considerato più debole) in previsione di un probabile attacco anglo-americano direttamente sul suolo italiano, fu pianificata contemporaneamente alle fasi finali della Campagna di Tunisia che segnavano la disfatta italo-tedesca in Nord Africa ed esponevano il teatro mediterraneo alle potenti forze aeronavali alleate.
Il 9 maggio 1943, due giorni dopo la caduta di Tunisi, l'OKW comunicò al Comando Supremo italiano, attraverso l'addetto militare presso l'ambasciata tedesca a Roma, Enno von Rintelen, la costituzione di tre nuove formazioni tedesche create principalmente con i reparti di retrovia delle formazioni impiegate in Africa.

Si trattava del "comando Sardegna" (trasformato presto in 90. Panzergrenadier-Division, erede della 90. Infanterie-Division (Mot) dell'Afrikakorps), del "comando Sicilia" (che divenne la 15. Panzergrenadier-Division, formatasi dalla 15. Panzer-Division) e di una "riserva di pronto intervento". Come Hitler scrisse a Mussolini, si trattava di formazioni deboli che necessitavano di un grande potenziamento, quindi il Führer comunicò ad un dubbioso Duce dell'arrivo dalla Francia di due nuove divisioni tedesche. Alla metà del mese di maggio giunse la Divisione corazzata paracadutisti "Hermann Göring", tranne i reparti già trasferiti in precedenza in Africa, che sarebbe passata in Sicilia, e ai primi di giugno arrivò la 16. Panzer-Division, unità distrutta a Stalingrado ed appena ricostituita, che si portò ad ovest di Bari. Infine, sempre proveniente dalla Francia, il 19 maggio venne inviato in Italia anche il quartier generale del 14º Panzerkorps del generale Hans Hube, per rafforzare la struttura di comando del OB Süd (Oberbefehlshaber Süd) feldmaresciallo Albert Kesselring.

Il giorno seguente, nella notte del 20 maggio, durante una delle lunghe ed estenuanti conferenze al Quartier generale del Führer, Hitler espresse chiaramente i suoi dubbi sulla solidità politica del governo fascista e sui pericoli di un crollo dell'alleato. Il rapporto dell'inviato speciale SS-Sonderführer Alexander von Neurath, che evidenziò il declinante morale della popolazione italiana e i sentimenti filobritannici presenti nell'alta borghesia e tra i militari, convinse Hitler della necessità di prestare grande attenzione alla situazione nel Mediterraneo e di iniziare una precisa pianificazione in vista di un cedimento dell'Italia di fronte all'attacco alleato o di un rovesciamento di Mussolini. Ulteriori rapporti su un discorso tenuto dal sottosegretario agli Esteri Giuseppe Bastianini, le informazioni provenienti dagli uomini di Heinrich Himmler in Italia, la stessa presenza in Sicilia del generale Mario Roatta, ritenuto personaggio infido e equivoco, rafforzarono i sospetti di Hitler e dei suoi collaboratori.

Il 21 maggio il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo dell'OKW, diramò quindi le direttive dettagliate elaborate per fronteggiare la possibile "defezione" dell'alleato dell'Asse. La pianificazione, basata sul documento "Panorama della situazione nell'eventualità del ritiro dell'Italia dalla guerra", preparato dai comandi tedeschi fin dal 10-16 maggio, prevedeva una serie di progetti operativi nei vari teatri bellici: "operazione Alarich", diretta all'invasione del territorio metropolitano italiano, "operazione Konstantin", neutralizzazione delle forze italiane nei Balcani, "operazione Siegfried", occupazione delle aree della Francia meridionale presidiate dall'alleato. Furono inoltre studiati anche due piani minori: "operazione Nürnberg" per la salvaguardia della frontiera franco-spagnola, e "operazione Kopenhagen" per il controllo dei valichi sulla frontiera franco-italiana.

Contemporaneamente a questa pianificazione continuava il rischieramento del riserve tedesche per fronteggiare i potenziali pericoli nel teatro mediterraneo. Hitler, molto preoccupato per i Balcani e in forte polemica con i dirigenti italiani e lo stesso Duce a causa degli accordi di collaborazione delle truppe italiane con i cetnici, decise quindi l'invio della 1. Panzer-Division nel Peloponneso e ipotizzò anche il trasferimento in Italia delle sue tre divisioni corazzate scelte Waffen-SS schierate sul fronte orientale in vista dell'operazione Cittadella.

Inoltre Mussolini, dopo un rifiuto iniziale, presentò il 17 giugno, tramite il Comando Supremo, un'urgente richiesta di rinforzi mobili tedeschi (due divisioni corazzate) per fronteggiare le potenti forze alleate. Dopo una serie di nuovi contrasti a causa di un ripensamento del Duce e della proposta del generale Vittorio Ambrosio, capo di Stato maggiore generale italiano, di rinunciare a nuovi rinforzi tedeschi ma di trasferire in Italia le truppe impiegate nei Balcani ed in Francia, la situazione sempre più minacciosa (Pantelleria era caduta quasi senza resistenza l'11 giugno) indusse Hitler a inviare altre tre divisioni tedesche.

Quindi entrarono nella penisola e si schierarono la 29. Panzergrenadier-Division a metà giugno a Foggia, la 3. Panzergrenadier-Division i primi giorni di luglio a nord di Roma (entrambe queste divisioni erano appena state ricostituite in Francia dopo la distruzione a Stalingrado), e la 26. Panzer-Division il 9 luglio a Salerno. Fin dal 24 giugno la brigata "Reichsführer-SS"' era stata trasferita in Corsica; alla metà di luglio arrivò il comando del 76º Panzerkorps del generale Traugott Herr.

...

8 settembre 1943-Fine di un'alleanza (el tradimento talian)

Subito dopo la destituzione di Mussolini il nuovo governo tecnico-militare del maresciallo Badoglio si era affrettato, dopo aver proclamato ufficialmente la decisione di continuare la guerra a fianco del Terzo Reich, a rassicurare i dirigenti tedeschi della propria fedeltà all'alleanza dell'Asse, mentre contemporaneamente aveva iniziato una serie di confusi tentativi di intraprendere negoziati segreti con gli alleati per uscire dalla guerra ed evitare le conseguenze di un repentino cambio di campo.
La necessità di guadagnare tempo impose al nuovo governo italiano di fare mostra di fedeltà all'alleanza, richiedendo la partecipazione più attiva dell'alleato alla difesa della penisola e quindi l'afflusso di nuove divisioni della Wehrmacht, in questo modo però accrescendo la minaccia tedesca in Italia.
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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » mar mag 13, 2014 12:33 pm

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Re: El cativo todesco e el bon tałian (latin) ?

Messaggioda Berto » mar mag 13, 2014 6:29 pm

Repubblica 15.11.10
Il governo americano ha protetto per anni i vertici delle SS La verità in un documento del Dipartimento di giustizia
Così la Cia ha coperto i criminali nazisti


http://www.fisicamente.net/portale/modu ... oryid=1555

di Angelo Aquaro

Uno scienziato tedesco fu insignito dalla Nasa. In realtà aveva guidato la fabbrica di munizioni di Mittelwerk
Il ruolo di Otto Von Bolschwing, braccio destro di Adolf Eichmann nella caccia agli ebrei e sul libro paga dei Servizi

NEW YORK. Lo scalpo del dottor Mengele nel cassetto del Dipartimento di Giustizia sembra il particolare di un film di Tarantino: e invece è la prova di uno scandalo tenuto nascosto per anni. Il governo degli Stati Uniti ha taciuto la verità nella caccia ai nazisti. Non solo ha fatto niente o poco per assicurarsi la cattura dell´Angelo della Morte di Auschwitz.

Addirittura ha coperto per decenni i criminali di Hitler offrendo sicuro riparo da questa parte dell´Atlantico. Di più. Tributando ad alcuni tutti gli onori del caso: come dimostra la vicenda di uno scienziato tedesco che contribuì alla conquista dello spazio e fu insignito dalla Nasa con la più alta delle sue onorificenze.

La storia segreta e parallela della vera caccia ai nazisti è stata scoperta e denunciata in un rapporto dello stesso Dipartimento di Giustizia che però è rimasto incompleto e - anche questo - nascosto per quattro anni. Il principale imputato è - per la verità senza grandi sorprese - la Cia. Da sempre si è parlato della connivenza del servizio segreto americano con i vecchi nazisti che in molti casi furono utilizzati durante la Guerra Fredda. Ma un conto è la ricostruzione romanzata di tanti gialli e film. Un altro mettere per iscritto «la collaborazione del governo con i persecutori» nazisti come fa il rapporto della commissione.
Il documento nasce da un´idea di Richard Clarke.
L´avvocato del Dipartimento persuase nel 1999 l´allora ministro della giustizia di Bill Clinton, Janet Reno, a indagare sull´attività dell´Office of Special Investigations, che era stato creato vent´anni prima sotto la spinta di Simon Wiesenthal per dare la caccia ai nazisti. Ma l´avvocato è morto senza vedere realizzato il suo sogno di pubblicare le carte. Solo sotto la minaccia di una causa, intentata dai suoi amici, nel nome di quel Freedom of Information Act che prevede negli Usa la pubblicazione dei documenti segreti, il mega-rapporto è stato finalmente svelato. Barack Obama ha scelto di delegare al Dipartimento la divulgazione dei documenti dopo la promessa di trasparenza fatta in campagna elettorale. Soltanto il New York Times è riuscito però ad avere una copia completa del documento: senza gli omissis che coprivano comunque le informazioni più scandalose. E compromettenti: come la "prova" raccolta e tenuta nascosta dagli americani che davvero la Svizzera si era impossessata dell´oro sporco dei nazisti.

Gli investigatori dell´Office of Special Investigation, svela ora il documento, scoprirono anche che a tanti nazisti «era stato garantito l´ingresso» negli Stati Uniti. «L´America che orgogliosamente si dipingeva come un porto sicuro per i perseguitati divenne, in misura minore, anche un porto sicuro per i persecutori».

Un porto trafficatissimo. Tra i primi a imbarcarsi c´è quell´Arthur L. Rudolph che nella sua Germania aveva comandato la fabbrica di munizioni di Mittelwerk. Rudolph viene spedito nel 1945 negli Usa grazie all´Operazione Paperclip che recluta gli scienziati nazisti che sarebbero potuti essere utili all´America. Peccato che Rudolph non fosse un pesce piccolo come in un primo tempo avevano creduto gli yankee: i rapporti parlano di crudeltà nella gestione di quella fabbrica di munizioni che impiegava gli schiavi ebrei di Hitler. Un particolare che non impedì allo scienziato di sviluppare quel razzo Saturno V che divenne una delle armi della conquista spaziale: un traguardo per cui fu onorato dalla Nasa.

Ancora più imbarazzante il ruolo di Otto Von Bolschwing. Questo signore a libro paga della Cia era stato il braccio destro di Adolf Eichmann nella pianificazione della caccia agli ebrei. C´è un memo degli 007 che negli anni 70 lanciano l´allarme: che facciamo se salta fuori il suo passato? Il signorino muore nel 1981 quando, a 72 anni, gli americani stanno segretamente cercando di deportarlo.

Più avventurosa e angosciante la vera storia del dottor Josef Mengele. Per anni si è favoleggiato del suo ingresso negli Usa (ricordate "I ragazzi venuti dal Brasile"?) ma solo dopo un´analisi del suo Dna gli americani poterono accertare che era davvero morto nel 1979 in Sudamerica. Nel cassetto di un funzionario rimase nascosta una ciocca di capelli che doveva servire per accertare se fosse ancora vivo o morto. E pensare che Quentin Tarantino era stato accusato di aver esagerato immaginando nel suo "Inglourious Basterds" quei cacciatori di nazisti che raccoglievano i loro scalpi.

???
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