La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

Messaggioda Berto » lun feb 14, 2022 8:48 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » lun feb 14, 2022 8:50 am

8)
Ucraina


Per quelli che chiedono: "Perché l'Ucraina conta? "
Come si classifica la nazione dell'Ucraina:

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 0215664222

Primo in Europa in riserve di minerali di uranio recuperabili comprovate;
2° posto in Europa e 10° posto nel mondo in termini di riserve minerali di titanio;
2° posto al mondo in termini di riserve esplorate di minerali di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, pari al 12% delle riserve mondiali);
2° più grande riserva di minerali ferrosi al mondo (30 miliardi di tonnellate);
2° posto in Europa in termini di riserve di minerale di mercurio;
3° posto in Europa (13° posto nel mondo) nelle riserve di gas di scisto (22 trilioni di metri cubi)
4° al mondo per valore totale delle risorse naturali;
7° posto al mondo nelle riserve di carbone (33,9 miliardi di tonnellate)

Ucraina è un paese agricolo:

1° in Europa in termini di seminativi;
3° posto al mondo per area di suolo nero (25% del volume mondiale);
1° posto al mondo nelle esportazioni di girasole e olio di girasole;
2° posto al mondo nella produzione di orzo e 4° posto nelle esportazioni di orzo;
3° più grande produttore e quarto più grande esportatore di mais al mondo;
4° maggior produttore di patate al mondo;
5° più grande produttore di segale al mondo;
5° posto al mondo nella produzione di api (75.000 tonnellate);
8° posto al mondo nelle esportazioni di grano;
9° posto al mondo nella produzione di uova di gallina;
16° posto al mondo nelle esportazioni di formaggi.

L'Ucraina può soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone.

L'Ucraina è un paese industrializzato:
1° in Europa nella produzione di ammoniaca;
2- е il 4° sistema di gasdotto europeo di gas naturale al mondo (142,5 bln metri cubi di capacità di gas nell'UE);
3° più grande in Europa e 8° al mondo in termini di capacità installata di centrali nucleari;
3° posto in Europa e 11° nel mondo in termini di lunghezza della rete ferroviaria (21.700 km);
3° posto al mondo (dopo Stati Uniti e Francia) nella produzione di localizzatori e attrezzature di localizzazione;
Il 3° più grande esportatore di ferro al mondo
4° maggior esportatore di turbine per centrali nucleari al mondo;
4° produttore mondiale di lanciarazzi;
4° posto al mondo nelle esportazioni di argilla
4° posto al mondo nelle esportazioni di titanio
8° posto al mondo nelle esportazioni di minerali e concentrati;
9° posto al mondo nelle esportazioni di prodotti dell'industria della difesa;
10° più grande produttore di acciaio al mondo (32,4 milioni di tonnellate).




Nelle ultime 72 ore il mio telefonino è è stato sottoposto ad una usura insolita. Ho ricevuto un sacco di chiamate da giornali e media per rilasciare interviste sull'attuale situazione in Ucraina.
Mauro Voerzio
13 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Premesso che per motivi di opportunità vista la posizione che ricopro attualmente, è sconsigliato rilasciare interviste, volevo fare un paio di considerazioni.
La prima è che non comprendo perchè dopo avermi dipinto in passato come un matto che girava con lo scolapasta in testa adesso vogliano la mia opinione
La seconda è che non voglio perdere il mio tempo con chi mi chiede cosa succederà se la Russia ci chiude i rubinetti del gas.
Questa è forse la cosa più triste da sottolineare da cittadino italiano con famiglia Ucraina. Si perchè mi trovo nella scomoda posizione di spiegare ai miei familiari che i miei cari compatrioti non sono preoccupati se loro verranno maciullati da un missile o se perderanno un arto saltando su una mina anti uomo, ma che il problema principale degli italiani è se avranno i loro canonici 21 gradi in casa o se dovranno ridurli a 18 indossando un maglione in più.
Questo decadimento sociale in atto in Italia da almeno un ventennio è forse la ragione che mi ha spinto sempre più a crearmi un mio mondo personale, un microcosmo all'interno del quale cerco di mantenere una certa etica e una certa morale. Mi rifiuto di parlare o collaborare con giornalisti o politici che la guerra l'hanno vista in televisione o sulla playstation e la trattano come fosse la crisi dei mutui subprime o il festival di Sanremo.
Io la guerra l'ho vista con i miei occhi, la guerra è un'esperienza estrema fatta da un 1% di romanticismo e un 99% di sofferenza. Non rendersi conto di cosa significhi un bombardamento, di perdere la casa e gli affetti di una vita, di cosa significhi per un bambino rimanere orfano, di cosa significhi mettersi in viaggio a piedi per cercare di scappare verso la salvezza, significa aver perso quel contatto con la realtà che ci rende umani. Forse anche grazie a Internet oggi tutto sembra un videogame e non voglio immaginare come sarebbe stato trattato l'olocausto ai giorni nostri, qualcuno forse avrebbe trovato una giustificazione anche per quello.
Lo so che l'Italia non è l'unico paese che pensa al riscaldamento in casa, ma ciò non toglie che la cosa mi provoca imbarazzo. Certo io sono toccato da vicino dalla questione, ma dicevo le stesse cose anni fa sulla Siria e le dirò sempre ogniqualvolta un popolo deve incontrare morte e sofferenza perchè nel gioco del mondo qualcuno vuole vincere a risiko. Possibile (leggete le timeline dei politici su twitter per avere conferma delle mie parole) che oltre al calcolo costi/benefici non si riesca proprio andare? Nel 1938 molti stati fecero lo stesso ragionamento fino a che l'ora non suonava anche per loro, a quel punto si voltavano e vedevano che dietro a loro non c'era più nessuno. A quel punto si mettevano a frignare.
I miei nonni hanno fatto la guerra non perchè io crescessi con il patema di avere 21 gradi di riscaldamento in casa, ma hanno messo a repentaglio le loro vite perchè volevano lasciarci in dono uno dei beni più preziosi per l'uomo, la libertà. I miei nonni avevano la quinta elementare ma erano molto più eruditi dei laureati che oggi popolano il parlamento e le redazioni dei media. Sapevano cosa valeva nella vita, avevano il senso della vergogna, il senso dell'onore, il senso di società collettiva.
Spero che questo post scoraggi chi intendesse contattarmi ulteriormente. Non mi faccio la pipì addosso se pubblicate il mio nome su un giornale o se mi invitate in un talk show, non me ne può fregare de meno del vostro mondo di merda e non mi ci voglio più sporcare le mani, non voglio più essere partecipe di questo circo con nani e ballerine che è diventato il nostro paese. Lo so che per voi è difficile da capire, ma i miei principi sono delle cose più importanti dei vostri 21 gradi di riscaldamento domestico e non li baratterò mai. Questo mi rende magari più povero di voi ma sicuramente diverso e senza alcun dubbio non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di sputarmi in faccia al mattino quando mi faccio la barba.
PS: involontariamente vi ho dato una notizia, perchè questo è lo spirito che ho trovato a piazza Maidan tra quelle migliaia di ucraini che lottavano e morivano credendo nei valori europei di libertà e dignità. Questo è lo spirito che porterò sempre con me in ricordo di chi ci ha preceduto.



Guido Guastalla
Il bene e il male sono equamente suddivisi. Una solo a domanda: si può difendere la libertà dell’Ucraina, un paese non certo più democratico della Russia, senza portare i missili e le truppe della NATO sul confine russo? Io penso di sì e allora cerchiamo di trovare un compromesso onorevole.

Niram Ferretti
Guido il bene e il male non sono equamente suddivisi in questo contesto. Erano equamente suddivisi quando Hitler alla fine degli anni '30 chiedeva che i Sudeti diventassero parte della Germania? Il Patto di Monaco fu secondo te un compromesso onorevole? Ma non ti è ancora chiaro il pretesto russo? Putin, lo ha scritto a luglio in un saggio che ti invito a leggere, considera l'indipendenza dell'Ucraina "una anomalia storica". Ma perchè ostinarsi a negare l'evidenza? Quando Hitler scriveva chiaramente nel Mein Kampf che il Lebensraum avrebbe avuto bisogno dei territori russi, i russi fecero finta di niente e si arrivò al Patto Molotov-Ribbentrop fino al momento in cui Hitler decise che era arrivato il momento di attaccare la Russia. Bisognerebbe prendere sul serio i leader autoritari quando scrivono i loro pensieri, non ritenere che siano fantasie. Gli ex stati del Patto di Varsavia hanno chiesto di potere entrare nella NATO, chiedono di essere forniti di armamenti a scopo difensivo. Non dovrebbero farlo? Garantisce Putin per la loro sicurezza, un po' come la camorra garantisce per la sicurezza di coloro a cui chiede il pizzo? Lo scopo della Russia è di riportate lo status dell'Europa dell'Est a quello che era pre 1997.

Guido Guastalla
Niram Ferretti sia la Russia zarista che quella sovietica e ora quella postsovietica ( che comunque è uno stato ortodosso di tipo autoritario più che totalitario ). hanno avuto una attitudine imperialista, come gli USA e la Germania ( sia all'epoca di Bismarck, ne di Hitler, che oggi sul piano economico sopratutto nei confronti dei paesi ex comunisti ). Ma l'imperialismo russo è sempre stato tendenzialmente difensivo ( evitare l'accerchiamento ). Penso invece che Biden sia un uomo pericoloso. La posizione giusta fu quella di Berlusconi che portò Putin nel G8. E poi diciamo la verità: la Russia esporta ricchezza ( capitali ) e l'Ucraina povertà ( badanti ), di cui è responsabile sopratutto.il comunismo. Credi che sia possibile disinnescare la tensione, garantire la sicurezza della Russia, l'indipendenza dell'Ucraina, l'autonomia del Donbass ( tipo Alto Adige ) la pace in Europa? Io credo di sì, ma non certamente con Biden che deve nascondere i suoi sporchi affari con Ucraina e Cina!

Niram Ferretti
Guido Guastalla l'imperialismo russo si è magnificamente incarnato in quello sovietico, che non mi sembra sia stato particolarmente difensivo. Ora, che la Grande Russia, quella pre-rivoluzionaria, sia stata una realtà che tendeva solo alla difesa dovresti spiegarlo alla Polonia in primis e poi, successivamente alla Cina e al Giappone (guerra del 1904-1905). Dovresti però dirmi in che modo gli USA hanno messo in atto una politica imperialista pari a quella russa e tedesca, diciamo da Wilson in poi, quali paesi hanno invaso e conquistato. A me risulta che dalla fine della Prima guerra mondiale in avanti abbiano esteso la loro influenza oltreoceano (direi, se sei d'accordo, per fortuna) creando una rete prottetiva e di garanzia liberale per l'Europa che dura fino ai nostri giorni, anche se, la componente isolazionista americana è sempre stata presente con alti e bassi, e ancora oggi si ripresenta. Le presidenze post Bush Jr. sono tutte caratterizzate da un progressivo arretramento militare sui teatri di guerra esteri. Quanto alla pericolosità di Biden, non saprei confermarlo, ma ti posso fare presente che Trump, "l'amico" di Putin ha applicato alla Russia ben 52 sanzioni. Sì, la Russia esporta richezza e capitali (e un enorme quantitativo di soldi fatti dagli oligarchi di Putin e da Putin medesimo derubando le risorse dello Stato, ma questo è una altro discorso) mentre l'Ucraina esporta badanti, ma non mi sembra un buon motivo per cederla alla Russia, a te sì? In che modo possiamo garantire la sicurezza della Russia? Riportando la situazione attuale al 1995? Cedendo la parte orientale dell'Ucraina confidando che basterà a Putin, così come la Cecoslovacchia bastò a Hitler? Quanto agli affari sporchi o puliti con la Cina, beh, la Russia è alleata con la Cina. Non mi sembra che ai Giochi di Pechino Xi Jinping abbia invitato Biden come ospite d'onore.

Alberto Pento
Niram Ferretti Ha detto più che bene!
Che ridere la Russia vittima e gli USA carnefici!
Putin come Gesù Cristo salvatore del Mondo.


MIGLIAIA DI PERSONE MARCIANO A KYIV PER MOSTRARE UNITÀ CONTRO LA MINACCIA RUSSA.
13 febbraio 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 2904715953

Sabato, 12 febbraio, diverse migliaia di persone si sono radunate al al centro della capitale ucraina per mostrare unità tra i timori sempre più crescenti di una nuova invasione russa, mentre il presidente Zelenskyj ha continuato a minimizzare, respingendo ciò che , secondo lui, era solo un eccesso di cupe previsioni dei media e di alcuni leader occidentali, e ha chiesto ai suoi cittadini di non farsi prendere dal "panico".
La marcia è stata organizzata dal Movimento di Resistenza alla Capitolazione, ROK, per attirare ulteriore attenzione del mondo all'aggresione russa contro l'Ucraina. Come ha sottolineato Andriy Levus, uno dei leader del Movimento ROK, gli ucraini resisteranno all'occupanti russi e difenderanno il Paese con un fronte unito.
I manifestanti portavano cartelli con la scritta "Di' NO a PUTIN", "UCRAINI RESISTERERANNO", "Donec'k è l'Ucraina", "Libertà ai prigionieri ucraini del Cremlino", "Tu hai già acquistato le armi per difendersi dai "fratelli"?" , "Putin è un criminale!", "Punite Putin e non Ucraina!".
La Russia ha invaso l'Ucraina nel 2014, occupando e annettendo la penisola di Crimea e occupando una parte del Donbas. Nuovamente la tensione è cresciuta prima nella primavera del 2021 e successivamente a dicembre scorso, perché la Russia ha accumulato più di 100.000 soldati vicino ai confini ucraini , compreso il territorio della Bielorussia e svolto esercitazioni su larga scala. Gli Stati Uniti hanno detto venerdì scorso che un'invasione potrebbe iniziare in qualsiasi momento. La Russia nega di voler invadere.

per sapere di più: https://www.reuters.com/.../thousands-m ... v-show.../
foto: Radio Svoboda , Movimento di Resistenza alla Capitolazione
più foto qui https://www.flickr.com/.../194868.../se ... 296633861/



La "galassia" filorussa in Ucraina: ecco su chi potrebbe puntare Mosca
Autore Mauro Indelicato
13 febbraio 2022

https://it.insideover.com/politica/la-g ... mosca.html

Il panorama politico ucraino è sempre stato poco decifrabile. A differenza che in Europa, la dicotomia tra destra e sinistra non è mai stata così marcata. Esistono movimenti di estrema destra, come Pravy Sektor e Svoboda, ed esistono partiti risalenti alla galassia comunista di epoca sovietica. L’alternanza avuta dopo l’indipendenza del 1991 però ha sempre riguardato formazioni più o meno centriste, difficilmente catalogabili nelle tradizionali categorie politiche. Questo perché in Ucraina, a partire dall’inizio del nuovo secolo, il vero perno delle discussioni ha riguardato i rapporti con la Russia. I politici al potere si sono distinti tra filorussi e filo occidentali. Fino al 2014 il parlamento era dominato da formazioni più vicine al Cremlino. Dopo le rivolte di piazza Maidan si è instaurata una nuova classe dirigente vicina invece all’occidente. Se la Russia dovesse invadere il Paese, a chi si rivolgerebbe?

Chi c’era al potere fino al 2014

Alla vigilia delle proteste di piazza Maidan i veri protagonisti della politica ucraina erano Viktor Yanukovich e Mykola Azarov. Il primo era presidente della Repubblica e il secondo invece premier. Un tandem in vigore dal 2010, anno dell’elezione di Yanukovich e della sua personale rivincita contro Viktor Yushenko, primo presidente filo occidentale della storia ucraina ma incapace di saper portare avanti la cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004. Yanukovich ha affidato ad Azarov la guida del governo e quindi il ruolo di premier, oltre che un posto di primo piano nei ranghi del Partito delle Regioni. Una formazione, quest’ultima, diventata progressivamente la più importante del Paese. Lo si è visto nelle elezioni parlamentari del 2012, dove il partito ha conquistato 187 seggi su 450 alla Verchovna Rada, la Camera dei deputati ucraina. Non la maggioranza assoluta, ma un numero comunque importante per formare una coalizione di governo e far rimanere in sella Azarov nel ruolo di premier.

Il parlamento non era comunque dominato dai filorussi. I partiti contrari alla vicinanza con Mosca anche in quell’assise erano ben rappresentati. Ucraina Patria, formazione dell’ex premier Julia Timoshenko, e Alleanza Democratica, dell’ex campione di pugilato Vitalij Klycko, sedevano all’opposizione con rispettivamente 102 e 40 deputati. Il risultato più clamoroso nel 2012 lo ha raggiunto Svoboda, capace di balzare ad oltre il 10% delle preferenze, fatto inedito per un partito di estrema destra. A far sentire la propria presenza anche i membri del Partito Comunista con 32 deputati. Il tandem Yanukovich – Azarov retto dal Partito delle Regioni ha iniziato a vacillare nel novembre 2013, quando il presidente ucraino ha annunciato l’intenzione di non firmare un accordo di intesa con l‘Unione Europea, preferendo contestualmente il rafforzamento dell’alleanza con Mosca. Da qui l’inizio delle proteste culminate poi con l’estromissione, il 22 febbraio 2014, di Yanukovich dalla presidenza.

Che fine hanno fatto i principali protagonisti

Le proteste di piazza Maidan hanno provocato, sotto il profilo prettamente politico, la quasi totale scomparsa di uno schieramento, quello cioè filorusso. Al suo posto invece hanno preso il sopravvento i partiti filo occidentali. La classe dirigente del Partito delle Regioni è andata in gran parte fuori dall’Ucraina. Un esilio volontario per evitare di subire processi per alto tradimento legati alla perdita della Crimea e all’inizio del conflitto nel Donbass. Viktor Yanukovich la sera del 20 febbraio 2014 si è spostato a Charkiv. Qui il Partito delle Regioni aveva un’importante base di voti. Ufficialmente l’ex presidente ucraino si era spostato qui per un incontro con i vertici locali del partito. In realtà probabilmente aveva intuito di essere più sicuro a Charkiv che a Kiev. Il giorno dopo il parlamento lo ha destituito. A quel punto, secondo quanto poi rivelato nel 2015 dal presidente russo Vladimir Putin, i settori più estremisti di piazza Maidan avrebbero voluto vederlo morto. La notte del 23 febbraio, con l’aiuto delle forze di sicurezza di Mosca, Yanukovich è riuscito a raggiungere il territorio russo. Da quel momento in poi non ha più messo piede in Ucraina. Il 23 gennaio 2019 è stato raggiunto da una condanna per alto tradimento a 13 anni. Attualmente vivrebbe a Rostov, in Russia.

L’altro protagonista di quella stagione politica, Mykola Azarov, sarebbe invece in Austria. L’ex premier è riuscito ad andare via da Kiev già prima che la situazione degenerasse. Il 31 gennaio 2014, nel tentativo di arginare le proteste, si era dimesso dal suo incarico volando a Vienna. Anche lui da quel momento non è più rientrato in Ucraina. Oltre a Yanukovich e Azarov, anche tanti altri dirigenti del Partito delle Regioni hanno lasciato il Paese. La formazione politica filorussa, dopo Maidan, si è di fatto dissolta.

Chi ha preso l’eredità politica del Partito delle Regioni

Il repentino cambio di vertice a Kiev è stato sigillato poi dalla vittoria dell’imprenditore filo occidentale Petro Poroshenko alle presidenziali del maggio 2014. Nell’ottobre successivo invece è stato eletto il nuovo parlamento. Qui il Partito delle Regioni non si è presentato. L’unica formazione dichiaratamente filorussa è stata rappresentata dalla lista Blocco di Opposizione la quale, da quel momento, ha preso l’eredità politica del Partito delle Regioni. Ma ha ottenuto appena 29 deputati e un ruolo quasi marginale all’interno del nuovo parlamento. Tuttavia tra i membri eletti nel 2014 spiccano nomi oggi molto attuali. A partire da Yevhen Murayev. Originario di Charkiv, nel 2016 ha fatto parlare molto di sé per la formazione di un nuovo partito filorusso denominato “Per la Vita“. Dopo aver contribuito alla nascita e alla crescita della lista, nel 2018 clamorosamente Murayev ha deciso di fondare un altro partito, il Nashi, che nel 2019 non è entrato in parlamento.

Il Blocco di Opposizione nel frattempo ha iniziato a essere guidato da Jurij Bojko, mentre tra le fila del Blocco per la Vita è emerso Vadim Rabinovich. Il primo è di fatto l’unico “superstite” politico della stagione di Yanukovich, essendo stato vice premier tra il 2012 e il 2014. Il secondo invece è un uomo d’affari di origine ebraica entrato in politica soltanto dopo Maidan e dal controverso passato giudiziario. Murayev, Bojko e Rabinovich rappresentano ad oggi i nomi più importanti della galassia politica filorussa post 2014. In parlamento, nelle elezioni del 2019, il Blocco Opposizione e il Blocco per la Vita hanno ottenuto assieme 43 parlamentari, piazzandosi al secondo posto alle spalle del partito del presidente Zelensky. A questi nomi poi va aggiunto quello di un amico personale di Vladimir Putin, ossia Viktor Medvedchuk. Anch’egli uomo di affari, ha fondato alcune Tv chiuse nello scorso maggio per l’accusa di fare propaganda filorussa. Lui stesso è stato posto ai domiciliari con la grave accusa di alto tradimento. A livello politico, viene definito come uno dei finanziatori più importanti del partito Per la Vita, in passato invece è stato collaboratore dell’ex presidente Kucma.

Su chi potrebbe puntare la Russia

L’oggetto principale delle attuali tensioni riguarda la collocazione internazionale dell’Ucraina. Il Cremlino non accetterebbe l’ingresso di Kiev all’interno dell’Alleanza Atlantica. Da qui le possibilità di invasione qualora il dialogo tra il governo ucraino e l’occidente dovesse andare avanti. Ma in caso di conflitto, per Mosca sarebbe essenziale avere a Kiev una leadership a sé favorevole. La domanda sorge spontanea: su chi punterebbe Mosca? L’ex presidente Yanukovich è ospitato nel territorio della federazione russa, ma difficilmente potrebbe mettere piede a Kiev. Anche per l’ex premier Azarov non esisterebbero le condizioni per un ritorno in politica. Dunque la vecchia classe dirigente pre Maidan non dovrebbe essere presa in considerazione. Al contrario, la Russia metterebbe ben volentieri gli occhi su alcuni degli uomini della “diaspora” del Partito delle Regioni. Uno quindi tra Bojko, Rabinovich e Murayev. Nei giorni scorsi si è parlato molto di quest’ultimo.

I servizi segreti britannici lo hanno indicato come personalità scelta per essere piazzata dalla Russia al timone di un futuro governo ucraino post invasione. Rispetto agli altri due nomi, Murayev avrebbe il vantaggio di non essere stato organico alla leadership pre Maidan. Sui social il fondatore di Nashi parla di necessità di rinnovamento della classe politica, di volti nuovi da vedere al governo. In poche parole, sarebbe il personaggio maggiormente presentabile ma ha smentito ogni contatto con il Cremlino. Anche perché, ha fatto notare su Reuters l’analista ucraino Volodymyr Fesenko, tra Murayev e i vertici russi non esiste un buon rapporto. Resta in piedi anche un eventuale ruolo da dare al fidato Medvedchuk.

C’è da dire però che una semplice “sostituzione” al vertice, anche in caso di invasione, non sarebbe così semplice. Anzi, l’ingresso di soldati russi in Ucraina metterebbe in difficoltà gli stessi partiti più vicini a Mosca. Una ragione in più per credere come la via diplomatica al momento resti quella più importante da percorrere.


Vadim Rabinovich (filorusso, antiUSA e antiUE)
https://www.facebook.com/vadim.rabinovich.39


L'Occidente risolve i suoi problemi a spese dell'Ucraina.

https://www.facebook.com/vadim.rabinovi ... 2576012763
La dichiarazione degli Stati Uniti sulla guerra di emergenza tra Russia e Ucraina ha portato a conseguenze economiche positive per gli americani.
Dollari scorrevano in un porto sicuro - legami americani. Ora gli americani potranno prendere in prestito denaro meno costoso per coprire il budget - obbligazioni restituite sul reddito al livello del 9 febbraio. Il giorno dopo, sono stati rivelati gli scioccanti dati sull'inflazione (7,5% a gennaio) che non si vedevano dagli anni '80



Ogni casa ucraina tradizionale si distingue dalla presenza delle icone e dei rushnyk
Tetyana Bezruchenko
13 febbraio 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 0658032511

Ogni casa ucraina tradizionale si distingue dalla presenza delle icone e dei rushnyk ( I rushnyk sono I teli o canovacci lunghi rettangolari di lino o di cotone ricamati a mano con i disegni tradizionali uno diverso dall’altro in ogni regione), sono oggetti di grandissimo valore sia culturale che artistico, che sono sempre stati tramandati di generazione in generazione.
Le icone e i rushnyk sono spesso usati nei riti celebrativi tradizionali come benvenuto o addio alle persone care, nei matrimoni, feste tradizionali o nell’abbellire la propria abitazione.
Purtroppo l’Ucraina ha passato i tempi bui quando ogni tradizione, ogni minimo segno di valore nazionale ucraino è stato soppresso, cancellato e ucciso.
Durante il regime comunista le croci delle chiese erano spezzate e buttate giu dalle cupole, le chiese stesse diventavano delle stalle, i cimiteri distrutti da trattori, icone, vyshyvanki, rushnyk erano brucciati, i sacerdoti imprigionati o fucilati per eliminare ogni traccia di quello che era storia, cultura, amore di un paese con i radici che nascono più di 1500 anni fa.
Per fortuna tantissimi ucraini hanno cercato di nascondere le loro eredità preziose: le icone, i rushnyk, le fotografie e le vyshyvanka, murandoli nei forni o seppellendoli nei loro giardini e negli orti.
Nonostante la situazione in cui le icone ( come tutto ciò che era legato alla fede, cultura, storia, arte nazionali ucraine) furono considerati oggetti “pericolosi” che potevano provocare l’ira delle autorità, e come conseguenza costare la prigione, esilio in Siberia o fucilazione al proprietario, le icone nascoste sono sopravvissute e sono tornate a essere parte fondamentale dell’ Ucraina indipendente dopo la caduta dell’ URSS per testimoniare la rinascita dell’ arte, della cultura del nostro paese.
Per più di 20 anni ci siamo sentiti liberi di ricostruire il nostro patrimonio culturale che ha più di 1500 anni di storia, difficile e tortuosa.
Nel 2013 siamo stati sorpresi dal presidente filo russo Yanukovych che non ha voluto firmare L’Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea, schierandosi di nuovo con Federazione Russa putiniana.
Più di tre mesi di proteste pacifiche sono finite nel sangue, e hanno svegliato in molti ucraini un sentimento che sembrava essersi sciolto, diluito, quasi scomparso durante i secoli del imperialismo prima del impero Russo, poi Dell’Unione Sovietica e ancora dopo della Federazione Russa.
La Dignità del popolo che da secoli è stato trattato da schiavo, da servo, umiliato e violentato.
L’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, camuffata da “referendum”e inizio della guerra nel Donbas ha aiutato a capire a molti, moltissimi ucraini che la libertà dal mostro autoritario è stata provvisoria, e dobbiamo lottare per i diritti essenziali ancora e ancora.
8 anni di guerra, 14 mila morti, 2 milioni di sfollati non sono stati sufficiente per mostrare al mondo che i valori europei che ci appartenevano prima di diventare gli schiavi dell’impero Russo e poi URSS, e che ci appartengono oggi vanno protetti come non mai.
In Italia purtroppo c’è uno stereotipo legato all’Ucraina , visto spesso solo come un paese che fornisce agli italiani le badanti alle loro famiglie o gli operai per i cantieri, un paese povero senza storia e senza futuro.
Pochi conoscono le eccellenze ucraine al mondo e in Italia.
A Varese ancora un giorno (13/02/2022)si può assaporare una goccia delle tradizioni e arte ucraini alla mostra Ucraina Fede Arte.




AMICI IN DIFFICOLTÀ
Niram Ferretti
14 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
È assai interessante che dopo l'arresto di Viktor Medvedchuck, oligarca tra i più ricchi e intimo di Vladimir Putin a seguito della legge dello scorso anno in Ucraina che proibisce a 13 oligarchi di possedere dei media per influenzare la politica, Putin abbia iniziato ad ammassare truppe lungo il confine ucraino.
Viktor Medvedchuck, petroliere, e uno degli uomini più ricchi del mondo, ora ai domiciliari, accusato di altro tradimento è il leader del principale partito filorusso d’Ucraina, Piattaforma dell’Opposizione, ed è proprietario di un impero televisivo attraverso il quale diffondeva la propaganda del Cremlino e influenzava la politica ucraina.
Qui in Italia troverebbe un largo seguito tra gli osannatori del regime putiniano. Ovviamente, Medvedchuck è contrarissimo all'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Chissà come mai...

Viktor Volodymyrovych Medvedchuk
https://it.wikipedia.org/wiki/Viktor_Medvedchuk

Viktor Volodymyrovych Medvedchuk (in ucraino: Ві́ктор Володи́мирович Медведчу́к?; Pochet, 7 agosto 1954) è un politico, avvocato e imprenditore ucraino, oligarca, dal 2019 deputato del Popolo dell'Ucraina, presidente del partito filorusso Ukrainian Choice, amico di Vladimir Putin e contrario all'Unione dell'Ucraina all'Unione europea.

Medvedchuk è stato tra il 2002 e il 2005 capo dello staff dell'ex presidente ucraino Leonid Kuchma. Nel novembre 2018, Medvedchuk è stato eletto presidente del consiglio politico del partito politico For Life, che in seguito si è fuso nella Piattaforma di opposizione - Partito per la vita. Nelle elezioni parlamentari ucraine del 2019, il partito ha vinto 37 seggi nella lista del partito nazionale e sei seggi elettorali. Quando si è piazzato terzo nella lista elettorale del 2019 di Opposition Platform – For Life, Medvedchuk è stato eletto in parlamento.

In Ucraina, Medvedchuk è considerato un alleato del presidente russo Vladimir Putin, che ha definito "un amico personale". Putin è il padrino della figlia di Medvedchuk, Daryna (nata nel 2004). Il 19 febbraio 2021, il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina ha incluso Medvedchuk e sua moglie, Oksana Marchenko, nell'elenco delle sanzioni ucraine, a causa del presunto finanziamento del terrorismo. L'11 maggio 2021 il procuratore generale dell'Ucraina ha accusato Medvedchuk di tradimento e tentato saccheggio di risorse nazionali nella Crimea (annessa alla Russia ma riconosciuta a livello internazionale come ancora ucraina). Medvedchuk è agli arresti domiciliari dal 13 maggio 2021. Questa misura è stata prorogata quattro volte, il che significa che Medvedchuk trascorrerà almeno 10 mesi agli arresti domiciliari, anche se la legge ucraina consente un massimo di sei mesi per gli arresti domiciliari.

Biografia

Il padre di Medvedchuk, Volodymyr Medvedchuk, evitò di essere arruolato nell'Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale a causa della sua sofferenza per la malattia di Pott. Durante l'occupazione dell'Ucraina da parte della Germania nazista, lavorò per l'amministrazione tedesca in un campo di lavoro dall'aprile 1942 al novembre 1943. La sezione prevedeva la deportazione forzata dei giovani ucraini normodotati locali per lavorare nella Germania nazista. Dopo la ritirata delle forze tedesche, Volodymyr Medvedchuk fu arrestato dallo SMERSH il 7 agosto 1954 e condannato a otto anni di reclusione e quattro di esilio in Siberia "per partecipazione ad attività nazionalistiche ucraine". Viktor nacque a Pochet, Kraj di Krasnojarsk, RSFS russa. Ha affermato che suo padre era membro dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini. Secondo la sua accusa giudiziaria sovietica, Volodymyr Medvedchuk si era "unito all'organizzazione controrivoluzionaria dei nazionalisti ucraini" nell'aprile del 1942. Nel luglio 1995, l'ufficio del procuratore militare ucraino esaminò il caso di Volodymyr Medvedchuk e decise di riabilitarlo "in conformità con l'articolo 1 della legge dell'Ucraina del 17 aprile 1991 sulla riabilitazione delle vittime della repressione politica in Ucraina".

Carriera legale e dissidenti

Nel 1979, Medvedchuk divenne membro della Shevchenkivska Legal Consultation del Kyiv City Collegiate of Attorneys.

Nel 1979, Medvedchuk era l'avvocato del poeta dissidente Yuriy Lytvyn. Nella sua ultima parola in tribunale il 17 dicembre 1979, Lytvyn descrisse il lavoro di Medvedchuk come avvocato in questo modo: "La passività del mio avvocato Medvedchuk in mia difesa non è dovuta alla sua volgarità professionale, ma alle istruzioni che ha ricevuto dall'alto e alla sua subordinazione: non osa rivelare il meccanismo secondo il quale le provocazioni sono state attuate contro di me". Lytvyn fu condannato e morì in prigione. Secondo i documenti ufficiali del tribunale di Vasylkiv, Medvedchuk ha fatto riferimento all'incompletezza dell'indagine nel caso e ha chiesto di annullare il verdetto della corte e inviare il caso per un nuovo processo.

Nel 1980, Medvedchuk fu nominato avvocato nel processo a Vasyl Stus. Secondo la testimonianza di persone vicine a Stus (sua moglie e l'amico Yevgeny Sverstyuk), Stus rifiutò di essere difeso da Medvedchuk, perché "sentì immediatamente che Medvedchuk era una persona aggressiva tipo Komsomol, non lo proteggeva, non voleva capirlo e, di fatto, non era interessato ai suoi problemi". Tuttavia, Medvedchuk rimase l'avvocato di Stus nonostante le proteste del suo cliente. Secondo la "Cronaca degli eventi attuali", l'appello di Medvedchuk al processo Stus fu questo: "L'avvocato ha detto nel suo discorso che tutti i crimini di Stus meritano di essere puniti, ma chiede di prestare attenzione al fatto che Stus, lavorando nel 1979-1980 nelle imprese di Kiev, ha rispettato la norma; inoltre, ha subito una grave operazione allo stomaco". Secondo gli avvocati ucraini Roman Titikalo e Ilya Kotin, Medvedchuk sembra aver riconosciuto la colpevolezza del suo cliente Stus durante il processo. In tal modo, (l'avvocato) Medvedchuk ha violato il suo dovere professionale poiché sembrava rifiutarsi di difendere Stus, il che ha gravemente violato il diritto di Stus alla difesa in tribunale. Stus morì dopo aver dichiarato lo sciopero della fame il 4 settembre 1985 a Perm-36, un campo di lavoro forzato sovietico per prigionieri politici. In un'intervista del 2018 con The Independent, Medvedchuk ha affermato che non avrebbe potuto operare diversamente: "Stus ha denunciato il governo sovietico e non lo ha considerato legittimo. Ognuno decide il proprio destino. Stus ammise di essere stato un agitatore contro il governo sovietico. Fu giudicato colpevole dalle leggi dell'epoca. Quando le leggi sono cambiate, il caso è stato abbandonato. Sfortunatamente, è morto".

Nel 1985, è stato avvocato al processo del poeta Mikola Kuntsevich. Secondo le memorie di Kuntsevich, Medvedchuk "ha versato più sporcizia su di lui che sul pubblico ministero". Dopo che Medvedchuk ha chiesto alla Corte di respingere una delle mozioni di Kuntsevich, lo ha sfidato e ha ripetuto la sfida più volte, ma ogni volta la Corte l'ha respinta. Nella sua ultima parola, Medvedchuk ha detto: "Sono completamente d'accordo con il compagno procuratore nel determinare la sentenza. Ma, per ragioni a me incomprensibili, il compagno procuratore ha dimenticato che l'imputato non aveva ancora lasciato un anno e nove mesi dal mandato precedente. Ritengo necessario aggiungere questo periodo alla nuova punizione". Questa richiesta è stata accolta dal tribunale.

Medvedchuk ha fondato una società legale di successo, BIM, nei primi anni 1990. Dal 1990 al 1997, è stato il presidente dell'Ordine degli avvocati dell'Ucraina.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » lun feb 14, 2022 10:15 pm

Un po' di verità contro le falsificazioni storiche di Putin.
"Il discorso di Putin su Lenin e l’Ucraina: cosa ha detto per dare il via all’invasione, e perché è il più importante degli ultimi 20 anni"
Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
22 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

L’idea stessa dell’Ucraina, ha detto Vladimir Putin nel suo discorso televisivo alla nazione, durante il quale ha annunciato il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, «è un’invenzione» di Lenin.
«L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia, dalla Russia bolscevica e comunista», ha sostenuto «lo zar» del Cremlino, in una rilettura storica definita dagli analisti «estrema» persino per i suoi standard, quelli di un leader che ritiene il collasso dell’Unione Sovietica la peggior catastrofe geopolitica del Ventesimo secolo.
«Questo processo è iniziato dopo la rivoluzione del 1917», ha spiegato Putin. «Lenin e i suoi compagni lo hanno portato avanti in modo approssimato rispetto alla Russia, togliendole pezzi del suo territorio storico».

In realtà, i popoli russi e ucraini discendono entrambi dalla Rus di Kiev, tribù slave, baltiche e finniche che nel Nono secolo crearono un’entità monarchica che comprendeva parte dell’attuale territorio ucraino, bielorusso e russo. L’identità e la cultura russa nascono allora: Kiev, la capitale ucraina, venne fondata centinaia di anni prima di Mosca, anche se poi i confini, la religione e la popolazione ucraini mutarono più volte nell’arco di un millennio. Quando però fonda il primo Stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, Lenin impedisce di fatto la nascita di uno Stato ucraino indipendente: durante l’era Sovietica, poi, la lingua ucraina era vietata nelle scuole e la cultura locale, scrive il New York Times, si poteva tramandare soltanto attraverso buffe caricature dei cosacchi danzanti.
È stata quindi la fatiscente Unione Sovietica guidata da Michail Gorbaciov a permettere all’Ucraina di diventare indipendente «senza condizioni», ha aggiunto Putin, definendo la decisione «una follia».
Ma nel 1991 non fu Mosca a concedere l’indipendenza, quanto il popolo ucraino a prendersela: il 21 gennaio del 1990 oltre 300 mila ucraini organizzarono una catena umana fra Kiev e Leopoli, poi il 24 agosto del 1991 fu dichiarata la nascita di uno Stato ucraino indipendente dall’Urss, e il 1° dicembre gli elettori approvarono il referendum che sanciva l’indipendenza dell’Ucraina. Non si tratta quindi di un «errore storico», come ritiene Putin, quanto di una volontà politica e democratica. Una volontà che l’Unione Sovietica si impegnò poi a rispettare, a patto che Kiev rinunciasse al suo arsenale nucleare.
Se Lenin fu «autore e creatore» dell’Ucraina, secondo Putin anche Iosif Stalin, che governò l’Unione Sovietica dal 1922 fino alla sua morte, avvenuta nel 1953, ebbe la responsabilità di cederle «alcuni territori che prima appartenevano a Polonia, Romania e Ungheria», e poi Nikita «Krusciov nel 1954 prese la Crimea dalla Russia e la diede all’Ucraina. E così — ha dichiarato Putin — che il territorio dell’Ucraina Sovietica fu formato». Questa rilettura storica nasconde in realtà due ossessioni del presidente: da un lato Putin può giustificare un intervento militare, sostenendo che non violerebbe la sovranità di un altro Stato perché, di fatto, l’Ucraina è parte della Russia; dall’altro le sue parole svelano un’ambizione «zarista», l’ossessione di far combaciare cioè i confini del suo Paese con quelli della Russia imperiale.
«Non è più importante quale fosse l’idea dei leader bolscevichi, che fecero a pezzi il Paese», aveva scritto lo scorso anno in un lungo articolo in cui sosteneva che Ucraina e Russia fossero un solo Stato. «Possiamo essere in disaccordo su dettagli minori, sui retroscena e la logica dietro certe decisioni. Ma una cosa è certa: la Russia fu derubata», spiegava Putin, un concetto che ha ripetuto nel discorso di lunedì, con il quale è tornato indietro di 100 anni e che racchiude la visione del presidente russo. Non sono solo gli errori di Lenin, Stalin e Krusciov, elencati quasi con disprezzo, a far trapelare questa ambizione imperiale di Putin, ma anche la scenografia e l'inconografia del Consiglio di sicurezza nazionale trasmesso in finta — gli orologi dei partecipanti segnavano un’ora diversa — diretta televisiva.
Con alle spalle la bandiera dei Romanov — quella con l'aquila a due teste dorata e lo scudo con San Giorgio, simbolo di Mosca, che uccide un serpente con una lancia, tornata nel 1993 dopo 70 anni di riposo — il presidente domina la grande sala circolare al Cremlino.
È seduto su un lato, con i suoi principali— e obbedienti — collaboratori disposti a semicerchio a una decina di metri di distanza che si alzano a turno per parlare al microfono e sostenere la linea di Putin: chi propone un approccio più morbido, come il capo dello spionaggio estero Sergej Naryshkin che suggerisce di dare un’ultima possibilità all’Occidente, viene umiliato dallo «zar» , annoiato e spazientito; altri, come il ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev, rilanciano suggerendo di prendersi tutto il Donbass, non solo l’area in mano ai filorussi.
All’estrema sinistra del gruppo dei dodici fedelissimi del presidente, poi, c’è l’unica donna, Valentina Matvienko, che fu vice del primo ministro Evgenij Primakov — grande rivale di Putin — fra il 1998 e il 1999, ma che poi si avvicinò al nuovo leader diventando nel 2003 governatrice di San Pietroburgo, ovvero la città di Putin, e poi nel 2011 presidentessa del Consiglio federale, il Senato russo che deve concedere al presidente il permesso di usare l’esercito all’estero. La sua carriera, nota in un lungo thread su Twitter Kamil Galeev, fellow del Woodrow Wilson Center di Washington, aiuta a capire la storia e le dinamiche politiche russe, ma soprattutto le qualità necessarie per fare strada nel Paese di Putin: ubbidienza incondizionata verso i propri capi, chiunque siano, e capacità di sostenere qualsiasi agenda politica e poi, con un'inversione a U, l'esatto opposto.
Al termine del Consiglio di sicurezza nazionale, Putin si è rivolto alla sua Nazione e con tono severo ha «rimesso a posto gli errori» commessi dai leader bolscevichi, ha cancellato l'Ucraina e ha riportato la Russia indietro di 100 anni esatti.
Il presidente ha quindi firmato il decreto che riconosce l'indipendenza — e di fatto l'annessione, come avvenuto nel 2014 con la Crimea — delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e ha inviato l'esercito nel Donbass, per risolvere un'emergenza umanitaria di cui parlano soltanto i media di Stato russi. A metà del suo discorso, però, Putin ha lasciato anche un'altra traccia, quando parla della «terribile tragedia di Odessa, dove manifestanti pacifici furono uccisi brutalmente, bruciati vivi nella Casa dei sindacati». Quel giorno, a Odessa, morirono 38 filorussi e «i colpevoli», afferma Putin, «non sono mai stati puniti, ma noi sappiamo i loro nomi, e faremo di tutto per assicurarli alla giustizia». In questo passaggio, alcuni osservatori hanno letto la prossima mossa dello «zar»: arrivare fino a Odessa, ufficialmente per fare giustizia.





"Propaganda alla Stalin. Discorso orwelliano in tv per stravolgere la storia"

Manila Alfano
23 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645595680

«Un discorso orwelliano». Lo definisce così, senza mezzi termini l'ucrainista Max Di Pasquale, ricercatore associato dell'Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici, il discorso a reti unificate che lunedì ha fatto saltare dalla sedia fior di analisti politici. Una doccia fredda le parole di Putin per molti, a partire dai leader che si sono seduti a quell'ormai famoso, lunghissimo tavolo made in Cantù. Eppure, per Di Pasquale non c'è sorpresa. Lo studioso che in questi anni con le sue pubblicazioni quali Ucraina terra di confine. Viaggi nell'Europa sconosciuta, e Abbecedario ucraino ha fatto conoscere l'Ucraina al grande pubblico italiano, era convinto che «lo zar» non si sarebbe fermato. Dalla Crimea, 8 anni fa, Putin ha messo in atto il primo esempio di guerra ibrida su larga scala ben più pericolosa di una guerra convenzionale fatta non solo di armi ma anche di fake news per spaccare la società. E non si fermerà.

Cosa c'è dietro alle mire russe?

«La paura. Paura che il germe della democrazia si diffonda fin dentro ai confini russi».

Putin parla dell'Ucraina come di una invenzione, creata da Lenin strappando dei territori russi. È così?

«Ma niente affatto. Anzi sarebbe vero il contrario».

In che senso?

«Pura propaganda utilitaristica. Ma non è nuova. Anche Stalin parlava dell'Ucraina come di un'arma in mano all'Occidente. Come vede Putin non si è inventato niente di nuovo. Putin poi in questi anni lo ha detto più volte in diverse occasioni. Secondo la sua narrazione i russi e gli ucraini sarebbero uno stesso popolo. Lo ha dichiarato nel 2014 con la crisi nel Donbass, prendendosi la Crimea».

Ma è la verità?

«No, assolutamente. Una falsità storica, una distorsione a suo uso e consumo. Per far leva su un neanche troppo acceso spirito nazionalistico».

Ma ha ragione nel dire che i russi e gli ucraini sono lo stesso popolo?

«Hanno avuto una storia comune se vogliamo, causa guerre e alleanze, egemonie. Ma i popoli sono distinti. Nel Medioevo la Rus' di Kiev, aveva Kiev capitale, era Kiev la città di riferimento rispetto a Moscovia che nel 1240 subisce poi l'invasione dei Mongoli, una sovranità altamente repressiva, mentre l'Ucraina finisce sotto il Gran Ducato di Polonia e Lituania, più aperto, con uno sviluppo culturale diverso, europeo. Due popoli con uno sviluppo totalmente diverso».

Quindi due identità culturali che si distingueranno nel corso degli anni?

«Sì, già nel '600 l'Ucraina cerca una sua indipendenza e chiaramente si ritrova ad allearsi con i vicini per tornaconti politici. Ma c'è un altro passaggio fondamentale che spiega l'abisso tra le due culture: nel 1709 la battaglia di Poltava segna la fine dell'indipendenza del Cosaccato ucraino, alleato degli svedesi, sconfitto da Pietro il Grande. È l'inizio dell'Impero russo. Inizia l'operazione di russificazione, ma allo stesso tempo, si appropria delle radici culturali della Rus' di Kiev proprio per dare alla Moscovia una identità europea che lui anelava ma che in realtà non le apparteneva».

Perchè?

«Pietro il Grande guardava all'Europa più che all'Asia. E non è un caso che eurasisti come Putin odiano Pietro il Grande».

Eppure Putin fa leva sul nazionalismo filo sovietico degli ucraini.

«Una minoranza. Invece è vero che i sentimenti nazionalistici ucraini lavorano da sempre: dal collasso dell'Impero Russo e di quello Austro Ungarico, con la dichiarazione di indipendenza nel 1919. E non si affievolì nemmeno sotto al regime sovietico. Che portò all'indipendenza del 1991».




Storia dell'Ucraina, dalla "Russia di Kiev" al conflitto nel Donbass
Enrico Franceschini
23 febbraio 2022

https://www.repubblica.it/esteri/2022/0 ... 338819096/

In parte colonia greca, romana e bizantina lungo le rive del Mar Nero (dove in seguito anche la repubblica marinara di Genova creò alcune colonie), nel Medio Evo il territorio dell’odierna Ucraina era suddiviso fra diversi clan tribali slavi.

Nel 988 il principato di Kiev sotto Vladimir I adotta il cristianesimo come religione e da questa entità si sviluppa la cosiddetta “Russia di Kiev”, considerata antesignana della Russia moderna. Ma nel 1249 le invasioni mongole distruggono completamente Kiev, dopodiché il territorio ucraino viene spartito per secoli fra varie potenze: il regno polacco-lituano, l’impero ottomano, i cosacchi del Dnieper, l’Austria e l’impero russo, nel frattempo affermatosi più a nord con Mosca e più tardi San Pietroburgo come capitale.

Con la rivoluzione bolscevica del 1917, in Ucraina scoppia una guerra civile, con due repubbliche ucraine in competizione tra loro, una nella parte occidentale e una nella parte orientale, diventando il teatro principale del conflitto tra “rossi” (i bolscevichi) e “bianchi” (le forze anticomuniste legate al vecchio esercito zarista). Soltanto nel 1922, con la vittoria dei “rossi”, l’Ucraina entra a fare parte dell’Unione Sovietica.

L’Ucraina è diventata indipendente nel 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica, o meglio è tornata ad esserlo dopo la breve esistenza di una repubblica ucraina durante la guerra civile 1917-22. Nei successivi trent’anni fino a oggi ha avuto una successione di governi, alternativamente filo-russi o filo-europei.

La cosiddetta Rivoluzione Arancione nel 2004 e la rivolta di Maidan nel 2013 hanno riaffermato il desiderio della maggioranza della popolazione di stringere rapporti con l’Unione Europea.

Nel 2014 milizie armate e ispirate da Mosca hanno proclamato due repubbliche filo-russe nelle regioni di Donetsk e Lugansk, anche conosciute come l’area mineraria del Donbass, la parte orientale dell’Ucraina confinante con la Russia e in cui la maggior parte della popolazione è di lingua russa; e l’esercito russo ha occupato la penisola della Crimea, sul mar Nero, più tardi annessa formalmente alla Russia. Da allora nel Donbass va avanti una guerra fino a questo momento a bassa intensità, che però ha fatto ben 14mila morti e decine di migliaia di feriti.

Con l’annuncio di questa settimana, Putin ha riconosciuto le repubbliche di Donetsk e Luganks, inviando anche lì truppe russe e di fatto annettendole alla Russia.

La lingua ucraina è differente dalla lingua russa? Sì. I linguisti divergono sull’era in cui ucraino e russo diventano due lingue distinte, ma sul fatto che siano idiomi diversi, pur avendo lo stesso alfabeto cirillico, non ci sono dubbi. Influenzata dal polacco e dallo slovacco, la lingua ucraina è simile a quella russa, così come del resto vi sono radici comuni per molte lingue slave, dal polacco al serbo. Nei sette decenni di era sovietica, l’uso dell’ucraino è stato scoraggiato e in certe circostanze proibito in Ucraina, ma è egualmente sopravvissuto. Secondo il censimento del 2001, l’ucraino è parlato come prima lingua dal 67 per cento della popolazione ucraina, il russo dal 29 per cento della popolazione, anche se tutti gli ucraini lo conoscono.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » mer feb 16, 2022 8:11 am

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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » mer feb 16, 2022 8:11 am

9)
La Russia, l'Ucraina e la NATO - Quando Putin voleva la Russia nella NATO


Putin voleva la Russia nella Nato, ma senza fare la coda “con altri paesi che non contano”
4 novembre 2021

https://www.lastampa.it/esteri/2021/11/ ... 1.40884126
Vladimir Putin desiderava che la Russia entrasse a far parte della Nato, ma non voleva dover passare attraverso la prevista trafila della candidatura e ritrovarsi «in coda a molti altri paesi che non contano». Lo ha rivelato George Robertson, segretario generale dell’Alleanza atlantica dal 1999 al 2003, rievocando il suo primo incontro nel 2000 con il presidente russo, appena insediato al Cremlino.

Robertson, ex ministro laburista alla Difesa, è oggi un pari alla Camera dei Lord e ha parlato dei suoi anni alla guida della Nato nel sempre interessante podcast “One Decision”, gestito da Michelle Kosinski, ex giornalista della CNN, e da Sir Richard Dearlove, ex capo del MI6. Putin, ha ricordato Robertson, «voleva che la Russia facesse parte di quell’Occidente prospero, sicuro e stabile da cui era esclusa in quel momento». Nell’incontro, Putin gli ha chiesto: «Quando ci inviterà a unirci alla Nato?». «Beh, non invitiamo le nazioni a unirsi alla Nato – ha risposto il segretario generale -, fanno domanda per unirsi alla Nato». E Putin: «Non staremo in coda con molti paesi che non contano».

Il presidente russo, ha ricordato il “Guardian” aveva già affrontato questo tema in una conversazione per la BBC con il giornalista e conduttore televisivo David Frost poco prima di essere insediato al Cremlino. Nel colloquio, Putin aveva detto di non escludere l’adesione della Russia alla Nato, ma solo «quando le opinioni della Russia saranno prese in considerazione come quelle di un partner alla pari». E aveva aggiunto: «La Russia fa parte della cultura europea. E non riesco a immaginare il mio paese isolato dall'Europa e da quello che spesso chiamiamo il mondo civilizzato».

Nel corso dei 21 anni finora trascorsi al potere, Putin ha progressivamente cambiato idea. E’ diventato sospettoso dopo l’appoggio europeo alle proteste in piazza in Ucraina nel 2004, e non ha nascosto la sua irritazione per l’ingresso nella Nato di numerosi paesi dell’Europa centrale e orientale che gravitavano nella sfera di influenza sovietica e, in alcuni casi, avevano fatto parte del Patto di Varsavia: Romania, Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Estonia e Lituania sono entrate nell’organizzazione atlantica nel 2004; la Croazia e l'Albania nel 2009. Le sanzioni americane, le polemiche sulla Crimea, gli scontri sui gasdotti non hanno di certo ricreato le condizioni per una adesione.

Robertson ha ricordato a “One Decision” anche di essere stato l’unico segretario generale della Nato a invocare l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, quello che prevede che se uno stato viene attaccato, gli altri stati membri hanno il dovere di aiutarlo anche militarmente. Dopo gli attacchi terroristici agli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 Washington fece pressioni per ottenere la collaborazione degli alleati nelle guerre in Afghanistan e in Iraq, ma Robertson definì «un azzardo» invocare l’articolo 5, che era stato concepito per rispondere a un attacco dell’Unione Sovietica alla Germania. Alcuni paesi della Nato non erano d’accordo e temevano di dare a George W. Bush un assegno in bianco per invadere l’Iraq.

Il 12 settembre, a una riunione dell’Unione Europea, Robertson avrebbe voluto dare l’annuncio che l’articolo 5 era operativo e si era accordato con due amici, il ministro degli Esteri britannico Jack Straw e quello belga Louis Michel, perché gli ponessero una domanda che gli avrebbe consentito di fare l’annuncio anche se la sede era impropria. Nessuno dei due gli pose però la domanda e Robertson dovette rinviare la comunicazione al mondo che gli alleati sarebbero andati con gli americani in Afghanistan. La Nato assunse poi il comando della missione nel 2003.

Robertson ha raccontato anche di avere chiesto all’ex segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld, morto il 29 giugno scorso, di mantenere le forze statunitensi in Afghanistan al fianco degli alleati della Nato dopo la sconfitta militare dei talebani. Gli disse: «Non potete dire che voi avete cucinato e che noi ora dobbiamo lavare i piatti: siamo entrati insieme e restiamo insieme». Il ritiro americano di due mesi fa è stato caotico, ha concluso Robertson, ma la missione della Nato durata 20 anni ha a suo giudizio lasciato nella popolazione una eredità «della quale questi teologi delinquenti non si libereranno facilmente».



Alberto Pento
Quanto alla NATO...
Tratto da un intervento di Niram Ferretti
Fu Yeltsin nell’agosto del 1993 a concedere alla Polonia l’ingresso nella NATO.
A questa disponibilità verbale, seguì un trattato, il NATO Russia Founding Act del 1996, il quale stabilisce nella Sezione IV all’Articolo 8 che:
“Nulla in questo documento limita o impedisce la capacità di entrambe le parti di decidere in modo indipendente.
Non fornisce alla NATO o alla Russia in nessuna fase un diritto di veto sulle azioni dell'altro. Anche le disposizioni dell'atto istitutivo della NATO-Russia non possono essere utilizzate come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri stati”.
Gli ex Stati del Patto di Varsavia hanno chiesto fin dai primi anni '90 di potere entrare nella NATO.
https://1997-2001.state.gov/.../eur/fs_ ... house.html
1997-2001.STATE.GOV
5/15/97 Fact Sheet: NATO-Russia Founding Act
5/15/97 Fact Sheet: NATO-Russia Founding Act


Alberto Pento
Da un commento di Davide Cavaliere:
... La ragione per cui oggi ci sono così tanti membri della NATO attorno alla Russia è da ricercarsi nel fatto che, gli ex Paesi del Patto di Varsavia, schiacciati prima dallo zarismo e poi dall'imperialismo leninista, dopo la fine dell'URSS, hanno scelto loro di unirsi al Patto atlantico, per veder meglio tutelata la loro libertà e sicurezza. Non sono state invase né sono stati costrette ad aderire alla NATO. Nel 2004 sulla scia della normalizzazione filo-occidentale, quando si pensava di far entrare la Russia di Putin nell'UE, sei paesi che un tempo erano stati satelliti di Mosca, Bulgaria, Romania, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia e Slovacchia, entrarono nella NATO col benestare di Putin. Il presunto accerchiamento russo risale a un periodo in cui la Russia stessa dichiarava la propria volontà di collaborare con l'Alleanza Atlantica, una espansione che oggi viene fatta passare per assedio. ...





L'Ucraina nella Nato? Tema non in agenda Ma a Putin conviene la tensione, ecco perché
Domenica 13 Febbraio 2022

https://www.ilgazzettino.it/lettere_al_ ... 01429.html

Egregio direttore,
siamo purtroppo perseguitatigiornalmente dal pericolo di un conflitto geopolitico che non sembra trovare soluzioni diplomatiche.
Non ho mai sentito e/o letto di proposte che impegnino i due fronti a un ragionevole, forse semplicistico, compromesso.
L'occidente si impegna a non aderire alla richiesta dell'Ucraina di entrare nella Nato, la Russia a non invadere l'attuale territorio ucraino. Le popolazioni ucraine che si considerano russofone, non contente di rimanere sotto la giurisdizione ucraina, vengono accolte dalla Madre Russia che di spazio territoriale non ha certamente scarsità. Semplice e forse banale ma almeno si saprebbe, senza gli attuali fraintendimenti, chi delle parti sta cercando lo scontro. La reputazione di chi bara subirebbe un duro colpo alla propria credibilità, non mi sembra poco.
Sergio Bianchi
Venezia


Caro lettore,
non so chi bara e chi no. Ma il quadro mi sembra abbastanza chiaro. L'ingresso dell'Ucraina nella Nato non è in realtà un tema all'ordine del giorno, nel senso che i paesi europei e la Germania non sono d'accordo nell'allargare l'Alleanza a Kiev. E questo Putin lo sa bene.
Rispetto al 2008, quando a Bucarest la Germania e altri hanno posto il veto alla proposta degli Usa di lanciare un negoziato per fa entrare Ucraina e Georgia nella Nato, non è cambiato nulla. L'ampliamento della Nato agli ex paesi dell'Est non è in agenda. Gli Stati Uniti lo vorrebbero, ma sanno anche che l'Europa è contraria. Perché dunque Putin sostiene il contrario e tiene alto il livello di tensione? La spiegazione più probabile è che il leader russo faccia leva sul nazionalismo e sulla questione ucraina a fini interni per sostenere la sua popolarità e, nel contempo, tenere sotto scacco i paesi confinanti ex Unione Sovietica.


LA CAMBIALE IN BIANCO
Niram Ferretti
13 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Mi sto divertendo, si fa per dire, con i rigurgiti di filoputinismo sulla mia bacheca. Sembra di essere tornati agli anni '30, precisamente a quando Adolf Hitler, dopo l’Anschluss, rivendico per sè i Sudeti, regione al confine della Germania che aveva fatto parte dell'Austria-Ungheria e che era stata assegnata alla nuova repubblica della Cecoslovacchia.
La propaganda nazista spargeva le fake news dell'epoca sulle presunte vessazioni a cui veniva sottoposta la minoranza germanofona dei Sudeti. A un certo punto il governo cecoslovacco fu disponibile ad accogliere le richieste tedesche di una maggiore autonomia alla comunità tedesca, ma servì a poco perché non era quello l'obbiettivo del Führer, ma era di smembrare la Cecoslovacchia che rappresentava per lui un potenziale pericolo.
Come andò è noto. L'Europa, con in testa la Gran Bretagna, cedette a Hitler e gli permise di prendersi i Sudeti. Così, pensavano si sarebbe accontentato.
Putin il suo Anschluss lo ha già avuto con la Crimea, dove, nel 2014, alla pari di quanto avvenne in Austria il 10 aprile del 1938 c'è stato un referendum farsa, in virtù del quale la penisola ucraina è stata annessa alla Federazione Russa. Ora si tratta di passare a un altro incasso, o, obbiettivo minimalista, l'Ucraina orientale dove, secondo il megafono del Cremlino, la minoranza russofona anelerebbe a essere riunita alla madrepatria, oppure, obbiettivo massimalista, la presa dell'Ucraina intera, con installazione di un governo dipendente dal Cremlino a Kiev.
Nel 1938 si fecero gli accordi con Hitler, perché, così si sosteneva, si sarebbe evitato il peggio e si sarebbe messa al riparo l'Europa. All'epoca c'erano tanti estimatori di Hitler in Europa, che peroravano le sue ragioni, come oggi ce ne sono tanti di Putin.
I filoputininai ci dicono che l'Ucraina dovrebbe essere lasciata al suo destino, perché, come i Sudeti, e come prima di essi l'Austria per la Germania, deve rientrare nei ranghi della Casa Madre russa.
Ci dicono che Putin, simile a Hitler dopo gli Accordi di Versailles, è costretto a mostrare i muscoli dalla protervia NATO e dal bellicismo americano, non sta facendo altro insomma, il vessato, che difendere l'orgoglio russo, rivendicando una legittima sfera di influenza che l'Occidente metterebbe in mora.
Certo, la Russia sotto "minaccia" NATO non è la Germania umiliata post Versailles, però la si vuole umiliare e questo non è accettabile. E poi, poi ci sono interessi concreti, la questione gas. Insomma c'è questa questione della dipendenza energetica che va salvaguardata, non si può restare a 18 gradi o anche meno in casa, se si è abituati a 21 gradi, gli ucraini sono "russi", e se non lo sono esattamente, si abitueranno, dopotutto con la Russia hanno una lunga consuetudine di vassallaggio e non fa mai male ristabilire vecchie tradizioni di sottomissione.
Certo, questi realisti callosi, oltre a non curarsi molto delle sorti ucraine, non vedono Danzica in arrivo. In fondo, se si dà a Putin quello che vuole, non tutto, ma almeno l'Ucraina orientale, si fermerà.
Ma non si fermerà. Va fermato prima. E siccome non è Hitler, non è neanche la metà di Hitler, per nostra fortuna, non metterà l'Europa a ferro e fuoco, non è nelle condizioni di poterlo fare, dovrà dunque retrocedere. Ma per farlo retrocedere bisognerà agire con determinazione e forza. Ed è su questo aspetto che i dubbi sono tanti, ma intanto i filoputiniani ci dicono che il problema vero è Biden e che a Putin, possiamo firmare una cambiale in bianco.

Tassilo Francovig
“Morire per Danzica?” si chiedeva.
Qui di morire non se ne parla. La Russia è strutturalmente enormemente più debole, rispetto alla NATO, di quanto non fosse la Germania del III. Reich rispetto all’Inghilterra e alla Francia di allora.
Putin dispone di un PIL di 1,483 migliaia di miliardi di $ (meno dell’Italia!). Anche sommandovi introiti non conteggiati, la cifra è scarsa.
Gli Stati Uniti da soli hanno un PIL di 20,84 migliaia di miliardi di $.
Le cifre parlano da sole.
Già alla Russia è costato caro lo schieramento intimidatorio di truppe e armamenti al confine ucraino. E gli ucraini non starebbero con le mani in mano a farsi occupare, lotterebbero. Una guerra finirebbe per trascinare la Russia in una catastrofe, e Putin perderebbe probabilmente il potere.
Lo zar sta bluffando, è ormai evidente, ma il gioco è pericoloso. Soprattutto per lui, che confida nella debolezza degli USA e nell’inconsistenza della sua leadership (se vogliamo chiamarla così).
Non si deve cedere: se Putin metterà le carte sul tavolo, non gli resterà che ritirarsi.

Gian Battista Murtas
Non ce la si può fare, gli amici di Putin sono inconsolabili come le vedove di Conte, cambieranno idea solo quando si convinceranno che non è come Hitler ma ne ha alcuni tratti in comune

Niram Ferretti
Gian Battista Murtas qui in Italia e in Germania ne siamo pieni, d'altronde siamo l'anello debole europeo. I tedeschi si sono legati mani e piedi ai russi. Hanno persino un ex Cancelliere a libro paga del Cremlino.

Dario Macchi
No a un nuovo Patto di Monaco del '38 con "l'ex" ufficiale Kgb Vladimir Putin nostalgico di Stalin, del Patto di Varsavia e della Cortina di ferro

Guido Guastalla
Chi non è schierato con sleepy Joe è schierato con Putin?I nemici dei miei amici sono miei nemici. Chiaro? Non è per nulla chiaro. L’imperialismo proletario di Lenin e Stalin aveva prodotto l’Unione sovietica: uno stato ateo, comunista, antireligioso, e nella fattispecie anti ortodosso. Il crollo dell’URSS ha prodotto la disgregazione dell’Impero del male, come lo definivano gli USA. Ha dato luogo ad alcuni piccoli stati ad occidente, più ad alcuni stati più grandi così detti satelliti (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia,Rep. ceca, etc.), a Stati islamici ad est, ad una repubblica federativa russa con una minoranza islamica ( credo 30 milioni ). Questa Nuova Russia ha recuperato la vecchia tradizione ortodossa, e imperiale, e inoltre ha assunto un atteggiamento positivo nei confronti della minoranza ebraica (il rabbino capo di tutte le Russie il Chabad B. Lazar, è intimo di Putin). Ciò nonostante la Russia non è la liberal democrazia anglosassone e non avrebbe, dopo settant’anni di ferocia dittatura comunista esserlo. Si sarebbe dovuta accompagnare in un processo di democratizzazione che dopo lo sfascio di Eltsin, salvaguardando il suo sviluppo, l’avvicinasse progressivamente all’Occidente che è il suo naturale punto di riferimento. Invece deflagrata l’URSS si è proceduto ( una volta sciolto il Patto di Varsavia ) all’unificazione tedesca con la promessa sia pure verbale ma poi disattesa di allargare il Patto NATO ad oriente, punzecchiare in tutti i modi l’orso russo anziché addomesticarlo, come aveva tentato di fare Berlusconi a Pratica di Mare. In più ci siamo legati mani e piedi al gas russo. Dopo di che anziché aiutare l’Ucraina sul piano economico, le abbiamo promesso di entrare nella NATO, senza prevedere per le regioni russofone una soluzione tipo Alto Adige. Per chi fosse di corta memoria la Crimea diventò russa dopo che fu sottratta al potere turco ( Kaanato di Crimea ); fu regalata all’Ucraina in una notte di bagordi e ubriacature da Krutshev, segretario del PCUS di origine ucraina. Si minaccio la chiusura del portò militare di Sebastopoli, base russa nel Mar Nero.
Qui non si tratta di parteggiare per la Russia o per l’Ucraina. Ma poiché la politica è l’uso dei mezzi necessari per ottenere un certo fine ( naturalmente come diceva il buon Machiavelli il raggiungimento di un fine buono prevede l’uso di mezzi buoni ), vorrei che qualcuno mi spiegasse quali sono i fini USA ( Al di là di rimettere sul mercato il proprio gas che costa il doppio di sola estrazione ), sul piano economico e geopolitico ( quando il grande nemico, peraltro creato dall’ ingordigia delle grandi multinazionali USA negli ultimi 30 anni, è la Cina). Dopo di che parleremo di tifo sportivo, anzi politico.
Ps: oltre a Berlusconi anche Trump aveva capito quale dovesse essere l’approccio corretto. Fu stoppato dalle grandi Companies e dai media.
Poiché la discussione era degenerata la vorrei riportare sul binario del ragionamento.


Niram Ferretti
Guido Guastalla benissimo ragioniamo. Non chiedo di meglio. Senza risalire al periodo pre sovietico e alla vocazione imperiale e imperialista della Russia, che nei confronti della democrazia ha sempre avuto un atteggiamento piuttosto allergico, salvo per pochi intellettuali, Herzen e altri, direi di concentrarci sulla questione attuale, ma prima una breve considerazione. Che l'Occidente sia il "naturale punto di approdo" dell'URSS è un wishfull thinking, ed è stato appunto il sogno dei liberali russi pre rivoluzionari, e di quelli che hanno fatto seguito al collasso dell'URSS. In realtà in Russia la componente slavofila, nazionalista e autoctona, è sempre stata predominante e lo è ancora ai nostri giorni, come testimonia appunto Putin che, da bravo leader nazionalista rivendica una diversità culturale della Russia rispetto all'Europa e all'Occidente, definiti come luoghi di degerazione e decadenza. Bene. Procediamo. Con il collasso dell'URSS era più che naturale che i paesi dell'ex Patto di Varsavia guardassero ad Occidente dopo decenni di sottomissione russa per la propria salvaguardia e per migliorare le proprie condizioni economiche. Non dovevano farlo? Ma tutto il resto di quello che scrivi, non ha nesuna pertinenza relativamente ai Trattati caro Guido, a meno che tu, come Clemenceau, non voglia considerali puramente, chiffon du papier. Dovresti conoscere il NATO-Russia Founding Act del 1996 il quale recita che la Russia si impegna a sostenere "il rispetto per la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale di tutti gli stati e il loro diritto intrinseco di scegliere i mezzi per garantire la propria sicurezza". Al di là del colore, delle notti alcooliche di Krusciev, questo è quello che conta, il resto è solo fuffa. La politica delle porte aperte della NATO è in vigore dal 1949. È sancita dall'articolo 10 del trattato istitutivo della NATO, in cui si afferma che "qualsiasi altro Stato europeo in grado di promuovere i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza del Nord Atlantica" può presentare domanda di adesione. Le decisioni sull'adesione sono prese per consenso tra tutti gli alleati. Nessun trattato firmato da Stati Uniti, Europa e Russia ha mai incluso disposizioni sull'adesione alla NATO. La Russia aveva aderito al Documento di Vienna. Sai cosa stabilisce? Per promuovere la trasparenza, i membri dell'OSCE, inclusa la Russia, si impegnarono a seguire le disposizioni del Documento di Vienna. Se un'esercitazione coinvolge almeno 9.000 membri è soggetta a notifica e se è uguale o superiore a 13.000 membri, gli osservatori degli Stati dell'OSCE devono essere invitati a partecipare all'esercitazione. Lo sapevi? Dalla fine della Guerra Fredda la Russia non ha MAI, mai una sola volta, rispettato il Documento di Vienna. Non solo. Nel 2008 è intervenuta in Georgia e nel 2014 ha annesso illegalmente la Crimea. Entrambe le volte gli interventi vennero camuffati da esercitazioni veloci. Devo continuare? E tu vorresti convincermi che la NATO è dalla parte del torto e che la Russia è dalla parte della ragione? Quanto ai fini USA, sono chiari, e sono quelli come fondatore NATO di garantire che la Russia non abbia velleità espansioniste e non metta in mora la sicurezza degli Stati dell'Est europeo che sono entrati a fare parte dell'organizzazione. Forse ti sei dimenticato quale fu lo scopo per cui nacque la NATO nel 1949.

Luca Berardi
Tutto assolutamente vero, ma se è vero che il referendum in Crimea del 2014 è stato una farsa voluta dalla Russia che aveva aggredito l'Ucraina senza alcuna giustificazione dato che l'Ucraina non aveva minacciato la Russia, purtroppo l'Anschluss non fu una adesione falsa perché gli Austriaci aderirono con grande entusiasmo all'annessione con la Germania di Hitler. Basta vedere le immagini di allora

Niram Ferretti
Luca Berardi vero, ma anche li ci fu un referendum farsa. Fu un referendum del tutto controllato, con procedure ampiamente controllate dai nazisti mentre ad ampie fette della popolazione venne impedito di votare.

Luca Berardi
Niram Ferretti ricordo che nel modulo fornito il SI era tipo 4 volte più grande del NO e quindi assolutamente irregolare, ma purtroppo la maggioranza degli Austriaci ne fu felice

Niram Ferretti
Luca Berardi ricordi molto bene. Sì, non c'è dubbio che lo furono.

Tassilo Francovig
Luca Berardi
Non sarei così sicuro di questo. Vero è che una gran parte della popolazione sperava nell’Anschluß per risolvere le condizioni di grave indigenza in cui si trovava, guardando alla rinascita economica dei tedeschi, e rimpiangendo l‘Austria perduta.
La riduzione a un fazzoletto di terra di ciò che era stato un grande impero per tanti secoli sgomentava, e l‘essere l‘Ostmark della Germania era già qualcosa, per loro. Sentirsi tedeschi fu facile.
Ma tutta la propaganda di Baldur von Schirach e di Goebbels orientava i riluttanti. I contrari, che erano tanti anche loro, si trovavano di fronte minacciosi tipacci nazisti che occupavano i seggi, e quasi nessuno entrava in cabina per votare: lo facevano al di fuori, da bravi, e segnavano la scheda in cui accanto a un‘enorme Ja c‘era un piccolo Nein. Una farsa, in un clima minaccioso.

Luca Berardi
Tassilo Francovig non ho detto che non ci fossero contrari, ma che la maggioranza stravedeva per Hitler. Non tutti erano come Matthias Sindelar

Tassilo Francovig
Luca Berardi
Ciò che risulta dai filmati dell‘epoca non rispecchia esattamente gli avvenimenti. Ricorda Leni Riefensthal, Heinrich Hoffmann e altri cineasti e fotografi che hanno contribuito a dare del nazismo un‘immagine esaltante quanto falsa.

Luca Berardi
Tassilo Francovig non mi puoi dire che tutta la gente festante per le strade lo faceva perché costretta da una pistola puntata alla testa. Anche gli Italiani a piazza Venezia non erano sotto minaccia di Mussolini, purtroppo bisogna ammettere che nelle dittature spesso la maggioranza dei cittadini è dalla loro parte

Tassilo Francovig
Luca Berardi
Certo che no, e non lo dico. Credo però che tutta quella folla festante per l‘annuncio del 10 giugno 1940 non fosse tutto il popolo italiano, felice di entrare in guerra contro le potenze „plutocratiche e reazionarie…“.
Analogamente, nelle cittadine e nei villaggi austriaci non tutto il popolo si assiepava, come si vede al confine di Passau e a quello di Salisburgo, a salutare i soldati tedeschi. Non c‘è da nessuna parte una conta realistica dei favorevoli e dei contrari.

Luca Berardi
Tassilo Francovig sicuramente, ma purtroppo c'è una massa che definirei "acquiescente" che consente queste derive

Tassilo Francovig
Luca Berardi
Sicuramente.
La distorsione dell‘informazione, oltretutto, era assoluta, e i nazisti avevano un apparato formidabile.





Troppi i rischi economici e politici. Lo Zar punta a ridiscutere i limiti di Europa e Nato
Il conflitto non ci sarà Mosca vuole più peso nel risiko tra le potenze
Gian Micalessin
13 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1644732769

«Il vantaggio quasi unico dell'offensiva - insegnava Carl von Clausewitz - consiste nella sorpresa». Già questo fa capire perché Vladimir Putin non abbia alcuna intenzione d'invadere l'Ucraina. L'effetto sorpresa, indispensabile per il successo di un'invasione, si è dissolto fin da dicembre quando Washington ha diffuso le prime informazioni d'intelligence sulla concentrazione di truppe russe. E attaccare senza effetto sorpresa equivale, nonostante l'evidente superiorità tattica e strategica della Russia, a moltiplicare le perdite. E con esse i costi politici ed economici del conflitto. Un errore che un presidente formatosi nel Kgb mentre l'Urss era impantanata in Afghanistan non può ripetere. Soprattutto in un'Ucraina dove gli Usa hanno convogliato armamenti per oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro. Armi come i razzi anticarro Javeline, capaci di neutralizzare i carri russi da oltre quattro chilometri di distanza, e i missili anti aerei Stinger di ultima generazione, triangolati attraverso i Paesi baltici. Gli stessi missili che nell'Afghanistan anni '80 decimarono l'aviazione sovietica e potrebbero, oggi, ridimensionare la superiorità aerea di Mosca. Anche perché, nei piani del Pentagono, quelle armi puntano a moltiplicare l'incisività delle unità ucraine addestrate a fronteggiare un'eventuale invasione con tattiche di resistenza insurrezionale. Tattiche capaci di moltiplicare le bare di ritorno a Mosca ed erodere il consenso di Putin (oggi superiore al 65%) soprattutto fra quei giovani che resterebbero, nonostante l'abolizione della leva, le principali vittime di una logorante guerra d'occupazione.

Ma ai costi umani e politici vanno aggiunti quelli causati dalle durissime sanzioni studiate da Washington per garantire l'isolamento economico della Russia. Sfidandole, Mosca rinuncerebbe a oltre un terzo della propria economia, visto che il 36.5% delle importazioni arriva dall'Ue, che garantisce il 37,9% delle esportazioni di Mosca. In quest'ottica, anche l'Ucraina rappresenta una piccola risorsa. Nel 2021 l'export verso Kiev è cresciuto del 28,8% superando i 7 miliardi. Le nuove forniture energetiche alla Cina, propiziate dagli abbracci olimpici con Xi Jinping, potrebbero mitigare il danno, ma difficilmente colmerebbero il disastro. Al buco nero delle sanzioni s'aggiungerebbero le spese per mantenere 44 milioni di ucraini ormai totalmente dipendenti da Mosca. Una prospettiva che minaccerebbe anche il consenso di quell'Ucraina russofona e orientale rimasta sempre fedele Mosca.

L'ipotesi invasione mal si coniuga anche con le linee politico-strategiche di uno Zar Vladimir sempre attentissimo a circoscrivere i precedenti interventi militari in un perimetro d'apparente legittimità internazionale. Nel 2014 l'occupazione della Crimea, e la sua annessione, vennero legittimate da un referendum. La discesa in campo in Siria venne preceduta da una richiesta d'aiuto di Bashar Assad. Quando si è trattato di superare le linee della legittimità internazionale, Putin è sempre ricorso a forme d'intervento più o meno mascherate affidate, come in Libia o nel Mali, ai «contractor» del gruppo Wagner, ufficialmente non legati al Cremlino. Non ha mai permesso che l'azione militare gli precludesse una posizione di centralità nella trattativa diplomatica internazionale. Un obbiettivo perseguito sia nel colloquio telefonico di ieri con Biden, sia nei vertici di questa crisi. Una crisi che punta non alla conquista dell'Ucraina, ma al mantenimento di un ruolo d'assoluta centralità sulla scena internazionale da cui misurarsi con gli Usa e discutere, da potenza alla pari, gli equilibri strategici dell'Europa e i limiti all'influenza e all'espansione della Nato.



Nelle ultime 72 ore il mio telefonino è è stato sottoposto ad una usura insolita. Ho ricevuto un sacco di chiamate da giornali e media per rilasciare interviste sull'attuale situazione in Ucraina.

Mauro Voerzio
13 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nelle ultime 72 ore il mio telefonino è è stato sottoposto ad una usura insolita. Ho ricevuto un sacco di chiamate da giornali e media per rilasciare interviste sull'attuale situazione in Ucraina.
Premesso che per motivi di opportunità vista la posizione che ricopro attualmente, è sconsigliato rilasciare interviste, volevo fare un paio di considerazioni.
La prima è che non comprendo perchè dopo avermi dipinto in passato come un matto che girava con lo scolapasta in testa adesso vogliano la mia opinione
La seconda è che non voglio perdere il mio tempo con chi mi chiede cosa succederà se la Russia ci chiude i rubinetti del gas.
Questa è forse la cosa più triste da sottolineare da cittadino italiano con famiglia Ucraina. Si perchè mi trovo nella scomoda posizione di spiegare ai miei familiari che i miei cari compatrioti non sono preoccupati se loro verranno maciullati da un missile o se perderanno un arto saltando su una mina anti uomo, ma che il problema principale degli italiani è se avranno i loro canonici 21 gradi in casa o se dovranno ridurli a 18 indossando un maglione in più.
Questo decadimento sociale in atto in Italia da almeno un ventennio è forse la ragione che mi ha spinto sempre più a crearmi un mio mondo personale, un microcosmo all'interno del quale cerco di mantenere una certa etica e una certa morale. Mi rifiuto di parlare o collaborare con giornalisti o politici che la guerra l'hanno vista in televisione o sulla playstation e la trattano come fosse la crisi dei mutui subprime o il festival di Sanremo.
Io la guerra l'ho vista con i miei occhi, la guerra è un'esperienza estrema fatta da un 1% di romanticismo e un 99% di sofferenza. Non rendersi conto di cosa significhi un bombardamento, di perdere la casa e gli affetti di una vita, di cosa significhi per un bambino rimanere orfano, di cosa significhi mettersi in viaggio a piedi per cercare di scappare verso la salvezza, significa aver perso quel contatto con la realtà che ci rende umani. Forse anche grazie a Internet oggi tutto sembra un videogame e non voglio immaginare come sarebbe stato trattato l'olocausto ai giorni nostri, qualcuno forse avrebbe trovato una giustificazione anche per quello.
Lo so che l'Italia non è l'unico paese che pensa al riscaldamento in casa, ma ciò non toglie che la cosa mi provoca imbarazzo. Certo io sono toccato da vicino dalla questione, ma dicevo le stesse cose anni fa sulla Siria e le dirò sempre ogniqualvolta un popolo deve incontrare morte e sofferenza perchè nel gioco del mondo qualcuno vuole vincere a risiko. Possibile (leggete le timeline dei politici su twitter per avere conferma delle mie parole) che oltre al calcolo costi/benefici non si riesca proprio andare? Nel 1938 molti stati fecero lo stesso ragionamento fino a che l'ora non suonava anche per loro, a quel punto si voltavano e vedevano che dietro a loro non c'era più nessuno. A quel punto si mettevano a frignare.
I miei nonni hanno fatto la guerra non perchè io crescessi con il patema di avere 21 gradi di riscaldamento in casa, ma hanno messo a repentaglio le loro vite perchè volevano lasciarci in dono uno dei beni più preziosi per l'uomo, la libertà. I miei nonni avevano la quinta elementare ma erano molto più eruditi dei laureati che oggi popolano il parlamento e le redazioni dei media. Sapevano cosa valeva nella vita, avevano il senso della vergogna, il senso dell'onore, il senso di società collettiva.
Spero che questo post scoraggi chi intendesse contattarmi ulteriormente. Non mi faccio la pipì addosso se pubblicate il mio nome su un giornale o se mi invitate in un talk show, non me ne può fregare de meno del vostro mondo di merda e non mi ci voglio più sporcare le mani, non voglio più essere partecipe di questo circo con nani e ballerine che è diventato il nostro paese. Lo so che per voi è difficile da capire, ma i miei principi sono delle cose più importanti dei vostri 21 gradi di riscaldamento domestico e non li baratterò mai. Questo mi rende magari più povero di voi ma sicuramente diverso e senza alcun dubbio non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di sputarmi in faccia al mattino quando mi faccio la barba.
PS: involontariamente vi ho dato una notizia, perchè questo è lo spirito che ho trovato a piazza Maidan tra quelle migliaia di ucraini che lottavano e morivano credendo nei valori europei di libertà e dignità. Questo è lo spirito che porterò sempre con me in ricordo di chi ci ha preceduto.




Guido Guastalla
Il bene e il male sono equamente suddivisi. Una solo a domanda: si può difendere la libertà dell’Ucraina, un paese non certo più democratico della Russia, senza portare i missili e le truppe della NATO sul confine russo? Io penso di sì e allora cerchiamo di trovare un compromesso onorevole.

Niram Ferretti
Guido il bene e il male non sono equamente suddivisi in questo contesto. Erano equamente suddivisi quando Hitler alla fine degli anni '30 chiedeva che i Sudeti diventassero parte della Germania? Il Patto di Monaco fu secondo te un compromesso onorevole? Ma non ti è ancora chiaro il pretesto russo? Putin, lo ha scritto a luglio in un saggio che ti invito a leggere, considera l'indipendenza dell'Ucraina "una anomalia storica". Ma perchè ostinarsi a negare l'evidenza? Quando Hitler scriveva chiaramente nel Mein Kampf che il Lebensraum avrebbe avuto bisogno dei territori russi, i russi fecero finta di niente e si arrivò al Patto Molotov-Ribbentrop fino al momento in cui Hitler decise che era arrivato il momento di attaccare la Russia. Bisognerebbe prendere sul serio i leader autoritari quando scrivono i loro pensieri, non ritenere che siano fantasie. Gli ex stati del Patto di Varsavia hanno chiesto di potere entrare nella NATO, chiedono di essere forniti di armamenti a scopo difensivo. Non dovrebbero farlo? Garantisce Putin per la loro sicurezza, un po' come la camorra garantisce per la sicurezza di coloro a cui chiede il pizzo? Lo scopo della Russia è di riportate lo status dell'Europa dell'Est a quello che era pre 1997.

Angelo Di Consiglio
Niram Ferretti di prendere sul serio le minacce rivolte contro di noi da qualsiasi statista ritenuto "sano di mente", lo diceva Begin (uno...non proprio tenero!), che, appunto, affermava "se uno ti minaccia, prendilo sul serio".

Niram Ferretti
Angelo Di Consiglio Adolf Hitler diede alle stampe il Mein Kampf nel 1925, c'era già scritto il suo programma. Lo mise sostanzialmente in atto dal 1933 in poi quando prese il potere. Bastava leggerlo per capire cosa avrebbe fatto. Se Putin, che non è Hitler, neanche la metà di Hitler per fortuna, nel senso che non metterà a ferro e fuoco mezza Europa, scrive che l'autonomia dell'Ucraina è una anomalia, è evidente quello che intende. Il problema di Putin relativamente all'Ucraina è analogo a quello che ha Xi Jinping con Taiwan, sono modelli alternativi di società che potrebbero contagiare il modello egemonico della Casa Madre. Il timore di Putin non sono i missili della NATO (questo è un racconto per gonzi), è l'avanzare della democrazia, è il possibile creparsi del modello autoritario e del suo potere, è l'espandersi di un virus per lui assai più pernicioso del Covid.

Angelo Di Consiglio
Niram Ferretti totalmente d'accordo!

Guido Guastalla
Niram Ferretti sia la Russia zarista che quella sovietica e ora quella postsovietica ( che comunque è uno stato ortodosso di tipo autoritario più che totalitario ). hanno avuto una attitudine imperialista, come gli USA e la Germania ( sia all'epoca di Bismarck, che di Hitler, che oggi sul piano economico sopratutto nei confronti dei paesi ex comunisti ). Ma l'imperialismo russo è sempre stato tendenzialmente difensivo ( evitare l'accerchiamento ). Penso invece che Biden sia un uomo pericoloso. La posizione giusta fu quella di Berlusconi che portò Putin nel G8. E poi diciamo la verità: la Russia esporta ricchezza ( capitali ) e l'Ucraina povertà ( badanti ), di cui è responsabile sopratutto.il comunismo. Credi che sia possibile disinnescare la tensione, garantire la sicurezza della Russia, l'indipendenza dell'Ucraina, l'autonomia del Donbass ( tipo Alto Adige ) la pace in Europa? Io credo di sì, ma non certamente con Biden che deve nascondere i suoi sporchi affari con Ucraina e Cina!

Niram Ferretti
Guido Guastalla l'imperialismo russo si è magnificamente incarnato in quello sovietico, che non mi sembra sia stato particolarmente difensivo. Ora, che la Grande Russia, quella pre-rivoluzionaria, sia stata una realtà che tendeva solo alla difesa dovresti spiegarlo alla Polonia in primis e poi, successivamente alla Cina e al Giappone (guerra del 1904-1905). Dovresti però dirmi in che modo gli USA hanno messo in atto una politica imperialista pari a quella russa e tedesca, diciamo da Wilson in poi, quali paesi hanno invaso e conquistato. A me risulta che dalla fine della Prima guerra mondiale in avanti abbiano esteso la loro influenza oltreoceano (direi, se sei d'accordo, per fortuna) creando una rete prottetiva e di garanzia liberale per l'Europa che dura fino ai nostri giorni, anche se, la componente isolazionista americana è sempre stata presente con alti e bassi, e ancora oggi si ripresenta. Le presidenze post Bush Jr. sono tutte caratterizzate da un progressivo arretramento militare sui teatri di guerra esteri. Quanto alla pericolosità di Biden, non saprei confermarlo, ma ti posso fare presente che Trump, "l'amico" di Putin ha applicato alla Russia ben 52 sanzioni. Sì, la Russia esporta richezza e capitali (e un enorme quantitativo di soldi fatti dagli oligarchi di Putin e da Putin medesimo derubando le risorse dello Stato, ma questo è una altro discorso) mentre l'Ucraina esporta badanti, ma non mi sembra un buon motivo per cederla alla Russia, a te sì? In che modo possiamo garantire la sicurezza della Russia? Riportando la situazione attuale al 1995? Cedendo la parte orientale dell'Ucraina confidando che basterà a Putin, così come la Cecoslovacchia bastò a Hitler? Quanto agli affari sporchi o puliti con la Cina, beh, la Russia è alleata con la Cina. Non mi sembra che ai Giochi di Pechino Xi Jinping abbia invitato Biden come ospite d'onore.


Alberto Pento
Niram Ferretti Ha detto più che bene!
Che ridere la Russia vittima e gli USA carnefici!
Putin come Gesù Cristo salvatore del Mondo.

Mauro Voerzio
Guido Guastalla quella sulle badanti poteva risparmiarsela, penso descriva la sua pochezza umana e che quindi sia tra quelli che si preoccupano dei 21 gradi. Mia moglie non è una badante ma lei non immagina quanta ammirazione provo per quelle donne che hanno lasciato la propria famiglia per garantire un futuro migliore ai propri figlie e puliscono il culo a rimbambiti italiani schifati dai propri figli. Quelle badanti sognano per i loro figli un futuro fatto di Università e vita in uno stato libero dove non vieni incarcerato per aver distrutto su Minecraft l'edificio dell'FSB.

Gino Quarelo
Mia mamma ha 98 anni e da 6 ha una badante ucraina che è una meraviglia, una donna stupenda che tratta mia madre meglio della sua, sono certo che con un'altra mia madre sarebbe già morta.
Noi tre fratelli la trattiamo con i guanti bianchi, il massimo rispetto e con un compenso economico adeguato alle nostre possibilità e certamente sopra il nero e il minimo sindacale. Ci fa un servizio che meglio non potremmo desiderare e se non fossi sposato l'avrei corteggiata di sicuro.
Ha un paio di difetti è una novax convinta, si fa il tampone e si cura con l'aglio; ha simpatie per la Russia e nostalgia del passato comunista, ma è una donna gentilissima e intelligente e quando la guardo mi si allarga il cuore e mi si illuminano gli occhi.

Guido Guastalla
Mauro Voerzio lei forse non ha capito il senso di quello che ho scritto. mi dispiace!

Mauro Voerzio
Guido Guastalla probabilmente ha ragione lei “E poi diciamo la verità: la Russia esporta ricchezza ( capitali ) e l'Ucraina povertà ( badanti ), “

Guido Guastalla
Mauro Voerzio voglio dire che l'Ucraina ha bisogno di pace, di integrazione con l'Europa sul piano economico, e non di entrare nella Nato in funzione antirussa. Anche co.
A Tussia la politica giusta era quella di farla entrare nel G8. Come fece Berlusconi creando progressivamente rapporti di distensione. Gli Usa ci hanno salvato dal nazismo e gliele siamo grati, dal comunista o sovietico e gliene siamo grati. Hanno perseguito i loro interessi nella divisione del lavoro nel mondo è gliene siamo meno grati. Ora dopo la fine della guerra fredda forse non hanno capito che il mondo, almeno in Europa è cambiato. Si tratta di prenderne atto!

Luca Berzacola
@niriam Comunque anche i missili americani potrebbero non bastare, al di là della soluzione atomica e del relativo olocausto nucleare che farebbe perdere chiunque, la tecnologia e l'organizzazione militare russa è cresciuta in 10 anni più che mai.
L'Occidente ha dormito ed ora si trova per i prossimi 15 anni probabilmente alla pari/sotto, c'è da sperare nelle armi di 6a e 7a generazione. Ad oggi l'Europa è accerchiata da missili russi e questi sono più potenti di quelli occidentali, i più moderni non possono essere intercettati

Niram Ferretti
Luca una guerra prolungata non conviene a Putin. Non è in grado di sostenerla.

Daniela Nutini
Niram Ferretti non vedo perchè dovrebbe cominciare una guerra. Comunque al giorno d'oggi le lunghezze delle guerre si misurano a seconda di quale arma decidi di usare.

Niram Ferretti
Daniela Nutini tu non vedi perchè dovrebbe cominciare una guerra, sei la sola a non vederlo. Che sia tutto un bluff? Non credo. Dopo un tale dispiegamento di soldati e mezzi non può certo tornarsene a casa senza avere ottenuto nulla, ti pare? Quanto alle armi che usa la Russia, sono note, cyberattacchi, fake news a palate, operazioni false flag, e poi tattiche più convenzionali.

Daniela Nutini
Niram Ferretti di quale parte parli? Il dispiegamento di armi russe sono in casa loro e ora poi fanno esercitazioni congiunte con la Bielorussia fino al 20. Certo, gli Americani hanno portato un sacco di armi e uomini in Europa: forse ti riferivi a loro? Sono loro che dicono in continuazione che i russi attaccheranno: pare anzi si conosca già la data : mercoledi prossimo. Dall'altra parte silenzio totale. Che cominci una guerra ci credo anche: quel tubo del gas non ce lo possono vedere. Ma che la Russia abbia intenzione di attaccare i pare da fantascienza: perchè dovrebbe? Per ottenere cosa?L'Ucraina? Tieni presente che poi un territorio bisogna tenerlo. Non oso pensare come per altro, Quindi la guerra scoppierà per un incidente -voluto. In Europa. Con armi e uomini venuti da gli Usa. Non faccio politica: esamino la questione come è ora.

Niram Ferretti
Daniela Nutini hai le idee un po' confuse. Forse è la giornata, forse è Sputnik, forse sono una sommatoria di fattori. Cioè la Russia muove migliaia di soldati ai confini con l'Ucraina, chiede alla NATO di non ammettere mai l'Ucraina tra i paesi che ne fanno parte, addirittura chiede un disarmo della NATO nell'Est europeo, tutte le cancellerie europee sono mobilitate, ci sono stati continui frenetici colloqui con i leader occidentali, Macron è andato a Mosca, ma non sta succedendo niente. Le esercitazioni con la Bielorussa non c'entrano una mazza, questa non è una esercitazione. Sì, in genere funziona così, chi ha intenzione di attaccare non comunica in anticipo la data dell'attacco, se non lo sapevi lo scopri adesso da me. Guerra per ottenere cosa? Ma tu leggi qualche giornale, qualche rivista di geoplitica, leggi i miei post? Guerra per prendere la parte orientale dell'Ucraina o l'Ucraina tout court. Scrivi cose senza senso. Nessuno in Europa vuole un conflitto con la Russia. L'Europa sarebbe ben contenta se non ci fosse alcun conflitto visto che si approvvigiona dalla Russia per il 40% del gas. Ma tu su quale pianeta vivi?

Emanuel Segre Amar
Vivrò anche fuori dal mondo, ma al momento continuo a credere che la Russia, se non ci saranno incidenti particolari, non invaderà l’Ucraina, e credo anche che tra molti anni si scopriranno le ragioni vere che stanno dietro a queste odierne minacce di guerra

Niram Ferretti
Emanuel Segre Amar le ragioni vere sono molto chiare. Putin vuole che l'Ucraina ceda. Molto semplice. Che rientri nei ranghi. Lo fa con metodi assai persuasivi, 130,000 uomini ai confini. Allo stesso tempo testa la solidità dell'alleanza occidentale. Non ci sono misteri, cose arcane. Basterebbe leggersi il saggio che Putin, o chi per lui ha scritto il luglio scorso in cui spiega che l'indipendenza dell'Ucraina è una anomalia storica.

Emanuel Segre Amar
Niram Ferretti ho successivamente letto l’altro tuo post dove scrivevi ciò. Ti capisco, ma continuo a credere che ci sia anche dell’altro. So che su questo argomento, a differenza di quasi tutti gli altri, non siamo perfettamente allineati, il che non significa però che siamo in disaccordo totale.

Gabriel Zazzu
Niram Ferretti mah , non concordo, come tutti i nazionalisti è chiaro che Putin definisca suoi ex territori anomalie storiche, molti lo fanno anche con Heretz Israel; il problema vero è che la NATO continua a espandersi e si sta pericolosamente portando sempre più vicino al confine con la Russia, questo consente a Putin di avanzare pretese, che quel simpatico scorreggione di nuovo presidente anziano non è in grado di decifrare; speriamo che Donny boy parta per Mosca e " capisca" cosa chiede lo zar e risolva la questione. Chiaro che dietro a tutto questo lavoro c'è un " ardita macchinazione", va solo interpretata .





FALCHI E COLOMBE
Niram Ferretti
da Il Corriere della Sera
14 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

I continui annunci sulla data e le modalità di un attacco russo cercano di destabilizzare i piani di Vladimir Putin. Dietro le quinte accade dell’altro. Voci autorevoli cominciano a immaginare quali concessioni potrebbero placare Putin e inaugurare un periodo di tregua in Europa. Tra i fautori di un compromesso si segnalano l’ex ambasciatore di Barack Obama in Russia; due tra i maggiori think tank strategici ascoltati dalla Casa Bianca; diverse analisi sulle riviste geopolitiche dell’establishment americano come Foreign Affairs e Foreign Policy.
Il punto di partenza è una diagnosi lucida dei rapporti di forze. A fronte degli oltre centomila militari russi schierati sul confine, che cosa oppone l’Occidente? Al di là dell’apparente coesione Nato, la realtà non è confortante. Essendosi legata alla Russia con una dipendenza energetica soverchiante (il 55% del suo gas viene da Mosca), la Germania non è poi così solidale con gli alleati atlantici come si vorrebbe.
La settimana scorsa il neo cancelliere Olaf Scholz ha incontrato Biden a Washington. Al momento di annunciare se un attacco russo segnerebbe la fine del gasdotto Nord Stream 2, Scholz ha fatto una penosa scena muta, che solo gli ottimisti hanno interpretato come un’adesione alle minacce di sanzioni americane. Se una parte della Germania è tentata dalla «finlandizzazione», cioè da una neutralità fra Est e Ovest, a maggior ragione si capisce la riluttanza di Biden. Il presidente americano ha escluso di mandare soldati americani a combattere in Ucraina. Perché dei giovani americani dovrebbero rischiare la vita, mentre la ricca Germania manda solo… degli elmetti all’esercito ucraino? È in questo scenario che il partito del compromesso esce allo scoperto.
Michael McFaul, che fu ambasciatore a Mosca per Obama, sostiene che «solo un grande patto con Putin può evitare la guerra». L’ex diplomatico non è ottimista, considera inaccettabili le richieste della Russia: cioè che la Nato chiuda per sempre le sue porte all’Ucraina, e tolga truppe e armi dai Paesi che vi hanno aderito dopo il maggio 1997. Si tratterebbe di una ritirata atlantica dall’Europa dell’Est, una restituzione di quei Paesi alla sfera d’influenza che fu sovietica. Quelle richieste sono così estreme che possono sembrare «giustificazioni per la guerra, più che basi per un negoziato».
Ma la guerra non è un’opzione facile neanche per Vladimir Putin. Incontrerebbe una resistenza e dovrebbe giustificare massacri di un popolo ucraino che lui stesso descrive come parte della storia russa. McFaul lancia l’idea di un «Helsinki 2», un grande accordo multilaterale che offra garanzie reciproche ai russi e agli europei.
Il richiamo storico è interessante perché il primo accordo di Helsinki avvenne negli anni Settanta, quando l’Urss sembrava in ascesa e l’America in difficoltà. Quell’accordo, stabilizzando l’Europa, non si rivelò un cattivo affare: alla lunga facilitò l’avanzata della libertà a Est.
Sulla stessa lunghezza d’onda si esprime Dmitri Trenin, autorevole analista russo che dirige l’ufficio di Mosca del Carnegie Endowment for Peace. Per lui l’obiettivo di Putin non è conquistare l’Ucraina, ma cambiare gli equilibri nell’Europa dell’Est in senso meno sfavorevole agli interessi russi. È essenziale che rimangano fuori dalla Nato per un tempo lungo Ucraina, Georgia e Moldavia; e vuole fuori dalla portata i missili intermedi Usa. Con questi risultati Putin potrebbe presentarsi trionfalmente alla rielezione nel 2024.
La Rand Corporation, altro think tank ascoltato dal Pentagono e dal Dipartimento di Stato, immagina la creazione di un Consiglio di Sicurezza europeo (Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Inghilterra) garante di un «cuscinetto» di Stati non allineati: le stesse ex repubbliche sovietiche di cui sopra, più Armenia e Azerbaigian. «Cercare consenso — sostiene Samuel Charap della Rand — non è appeasement o cedimento, è pragmatismo». Durante la prima guerra fredda oltre alla Finlandia anche un altro Paese di frontiera, l’Austria, si accomodò in una neutralità fra i blocchi. Non furono soluzioni ideali: Vienna e Helsinki rinunciarono a pezzi di sovranità. A volte ci si accontenta del meno peggio.
Le colombe che suggeriscono a Biden un piano B, non sono destinate per forza a prevalere. A Washington lo schieramento dei pessimisti condanna come un errore la ricerca del compromesso con Putin: secondo i falchi ogni cedimento incoraggerà l’autocrate russo nelle sue pulsioni aggressive, ogni pezzo d’influenza riconquistato da Mosca farà crescere ancora i suoi appetiti.
Le alternative proposte dai falchi hanno punti deboli. In particolare le sanzioni: da una parte farebbero altrettanto danno all’Europa occidentale se si arrivasse al ricatto energetico; d’altra parte spingerebbero sempre più la Russia nella sfera economica della Cina.



BALAGAN
Niram Ferretti
17 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La guerra è imminente. No, è un bluff. Si stanno ritirando. È una manovra diversiva. Continua così da giorni. E le scommesse sono aperte. Per gli USA non ci sono dubbi, l'invasione dell'Ucraina è imminente. Il neo Cancelliere tedesco Scholtz ha dichiarato
«Ieri sera ho parlato con il presidente Biden. La situazione è estremamente grave e non c’è stato alcun segnale di ritiro della Russia. Accogliamo con favore qualsiasi gesto da Mosca che ci permetta di fare passi avanti attraverso i canali diplomatici ».
Mosca ha espulso dalla Russia il vice ambasciatore americano Bart Gorman. Ne da notizia l’agenzia Ria Novosti. Gorman è il numero due della struttura diplomatica Usa. Gli Usa hanno annunciato una immediata risposta. Un segno davvero distensivo.
Il Cremlino ha pubblicato le 11 pagine di proposte per un accordo agli Stati Uniti. Mosca conferma che uno dei punti centrali è il disimpegno di truppe Usa dall’Europa orientale.
L’adesione alla Nato è una «garanzia di sicurezza» sulla quale l’Ucraina non è disposta a compromessi. Ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky alla Bbc.
Alla domanda se Kiev fosse pronta a rinunciare alla sua ambizione di entrare a far parte dell’Alleanza, come pretende Mosca per superare la crisi, Zelensky ha risposto: «Non è questione di ambizione. Abbiamo perso 15.000 persone. Non è un’ambizione, è la nostra vita, riguarda il futuro delle persone. Se parliamo di Nato, Ue, dei territori temporaneamente occupati, stiamo parlando della nostra indipendenza. Questo è quello che vogliamo e faremo per il nostro futuro».
Le «provocazioni» delle forze ucraine nel Donbass «si sono intensificate nelle ultime 24 ore» e la Russia ritiene che la situazione ai suoi confini potrebbe «incendiarsi in ogni momento». Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass.
L’esercito ucraino sostiene che le forze separatiste appoggiate dalla Russia nell’Ucraina orientale hanno sparato colpi di mortaio contro il villaggio di Stanytsia Luhanska nella regione di Lugansk, colpendo un asilo. Secondo i militari, non ci sono stati feriti. Lo riporta "Il Guardian".
«L’aggravamento della situazione intorno all’Ucraina si sta sviluppando solo nelle menti dei politici e dei media in Occidente». Lo ha affermato Sergey Lavrov, aprendo i colloqui con Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri italiano: «Per una soluzione diplomatica contate su di noi».
«Sentiamo dichiarazioni dalla Russia sul ritiro di truppe ma non abbiamo finora visto alcun segno di de-escalation sul campo. Al contrario, vediamo che l’ammassamento continua». Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ricevendo il premier ceco Petr Fiala.
Luigi Pirandello non avrebbe saputo fare di meglio, con la differenza che qui non si tratta di "Così è se vi pare" e presto sapremo se la guerra scoppierà o meno.


Cristian Verzelloni
Domanda, così magari capisco meglio la cosa: un sacco di gente cita accordi di varia tipologia che, stando a queste persone, sanciscono l'impossibilità dell'Ukraina ad entrare nella NATO. Ora, se tali accrdi esistono, il presidente ukraino cosa vuole? Ancora, se tali accordi non esistono, perché qualcono sostiene il contrario? Ho davvero difficoltà a capire dove sia l'inizio della vicenda.. se li avete, per favore, mi postate il link a questi accordi?

Niram Ferretti
Cristian Verzelloni non c'è nessun accordo. L'Ucraina chiede di potere entrare nella NATO, ma non ha, al momento i requisiti per poterlo fare. Non ci sono accordi di nessun tipo che possano impedire all'Ucraina di potere entrare nella NATO quando rispetterà i criteri adeguati.

Tassilo Francovig
Se la guerra scoppierà, l’Ucraina si difenderà con i mezzi che ha, che per il momento sono pochi. Ma i russi dovranno subire guerriglia e imboscate, e i loro mezzi saranno spesso colpiti dai razzi. Non sarà una passeggiata, per loro, e la guerra potrebbe aggravare di molto la fragile condizione economica russa. Arriveranno sanzioni pesanti, e aiuti ai combattenti ucraini, che combatteranno sul loro territorio.
In queste condizioni, Putin difficilmente andrà fino in fondo.
Secondo logica, sta bluffando, poiché l’elemento sorpresa qui non esiste, e lui è tutt’altro che uno stupido.
Esagera con le minacce, per ottenere almeno una parte di ciò che chiede.


Angelo Di Consiglio
Bluff di Putin o no, dopo giorni e giorni di grandi spostamenti di varie forze russe (anche aeree), non credo che "non succeda niente", perchè mai come in questo momento la Russia non puó permettersi, dal lato prettamente economico, un dispendio di risorse, appunto, economiche, senza "fare qualcosa"...senza contare poi, che, insomma, stà mettendo in gioco la faccia, a livello politico, quindi di credibilità. Voglio dire...una qualche "scaramuccia", anche piccola, a mio parere, ci sará.
La questione geopolitica (se l'Ucraina entrerà a far parte della Nato), saranno i tavoli con le loro sedi a deciderla.
(Putin, e lui lo sa bene, sa che entrare in Ucraina, non è e non sará una passeggiata di salute: rischia, e di grosso, un impantanamento territoriale...forse peggiore dell'Afghanistan!)


COSI' BIDEN HA MESSO IN UN ANGOLO PUTIN (PER ORA) SULLA CRISI UCRAINA

Giuseppe Sarcina
17 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

WASHINGTON — Negli ultimi giorni — e fino alle ultime, complicatissime ore, marcate da una escalation di mosse e toni — Joe Biden è riuscito a rimontare lo svantaggio iniziale sulla crisi ucraina, che Vladimir Putin aveva acquisito con una mossa tanto rischiosa quanto spregiudicata. Vale a dire ammassare oltre 100 mila soldati al confine, minacciare l’invasione del Paese e costringere l’Occidente ad ascoltare le sue rivendicazioni.
Poco alla volta il presidente americano e i due principali consiglieri, Jake Sullivan e il Segretario di Stato Antony Blinken, hanno ristretto il campo d’azione del leader russo.
Per prima cosa la Casa Bianca non è caduta nella trappola che avrebbe spezzato il fronte con gli alleati europei. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che non sarebbero intervenuti direttamente in Ucraina: né per proteggere il governo di Volodymyr Zelenski, ma neanche per assistere i cittadini americani rimasti nel Paese. Nessun impegno militare diretto e nessun rischio di ripetere le scene del disastroso ritiro dall’Afghanistan.
Nello stesso tempo gli americani non hanno subito la propaganda, le campagne di disinformazione dei russi. Al contrario: hanno imposto al mondo la loro percezione della crisi, regolando l’intensità dell’allarme, diffondendo notizie allarmanti sui movimenti di truppe, valorizzando le foto satellitari e i rapporti dell’intelligence.
Biden, però, ha preso anche sul serio la richiesta principale di Putin: garanzie che la Nato non si sarebbe allargata a Est, inglobando l’Ucraina. Il numero uno degli Stati Uniti, pubblicamente, ha respinto questa pretesa, ma non ha chiuso al negoziato. Anzi ha rilanciato con una proposta articolata, invitando il Cremlino a trattare sull’equilibrio militare e strategico complessivo nel Vecchio Continente, partendo dalle armi nucleari e arrivando, se possibile, alla riduzione anche delle forze convenzionali in campo (carri armati, aerei, missili a corto raggio). In questo modo ha tolto a Putin l’alibi più pericoloso: gli Stati Uniti non ci ascoltano e quindi noi siamo «costretti» a occupare in toto o in parte l’Ucraina per metterci al sicuro.
Ancora, Biden ha cercato il costante raccordo con gli alleati europei. Non sappiamo se l’Alleanza Nato sia davvero «galvanizzata», come ha detto il presidente Usa. Ma certamente c’è solidarietà politica. La Casa Bianca ha appoggiato con discrezione e senza esporsi i tentativi di mediazione prima del francese Emmanuel Macron e poi del cancelliere tedescoOlaf Scholz , dando ossigeno alla diplomazia e un ruolo agli europei (Italia compresa ).
Putin ha risposto con i «tavoloni» e una serie di lettere.
Al momento non sappiamo quale sarà il risultato di queste manovre, ma almeno nessuno potrà imputare a Biden di aver voluto gestire da solo la crisi, decidendo per tutti, come spesso gli americani hanno cercato di fare in passato.
Questo aspetto ci porta al passaggio più delicato: le sanzioni.
Il coinvolgimento politico e anche il protagonismo dei leader europei dovrebbe consentire all’Occidente di reagire in modo compatto se mai dovesse davvero scoppiare la guerra.
Stati Uniti e Ue dicono di essere pronti ad applicare restrizioni pesanti sull’economia e la finanza russe, compreso l’export di gas . Questa sarà la verifica finale, la prova più difficile per la strategia seguita da Biden.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » mer feb 16, 2022 8:12 am

La Svezia dice “no” alla Nato, ma ormai è legata all'Alleanza Atlantica
Autore Paolo Mauri
17 febbraio 2022

https://it.insideover.com/difesa/la-sve ... ntica.html


Nella giornata di mercoledì 16 febbraio, il governo svedese ha pubblicato un documento di sintesi degli indirizzi di politica estera in cui, tra i vari argomenti toccati, viene esplicitamente affermato che Stoccolma non intende fare domanda di adesione alla Nato.

Quasi all’inizio della breve trattazione (10 pagine), possiamo infatti leggere che “il diritto di fare le nostre scelte di politica di sicurezza è la chiave della nostra sicurezza” e che “il governo non intende fare domanda per l’adesione alla Nato” sottolineando come “la linea della politica di sicurezza rimane invariata”. Stoccolma ribadisce la “libertà di alleanza militare” che “contribuisce alla stabilità e alla sicurezza nell’Europa settentrionale”. La Svezia afferma di voler combinare questo con “una politica di difesa che poggia su due pilastri: una capacità nazionale rafforzata e la cooperazione internazionale in materia di difesa approfondita”. Viene ribadita nel contempo la speciale relazione con il vicino di casa finlandese, che rappresenta un perno fondamentale per la sicurezza svedese e per quella di tutta la Scandinavia: a Helsinki viene infatti attribuita una “posizione speciale”. Nel documento si ricorda che la Svezia, dal 2014 – anno del colpo di mano russo in Crimea e dell’inizio del conflitto in Donbass – ha costruito una rete di sicurezza e di difesa funzionante e ha concluso molti accordi di cooperazione, non da ultimo con i vicini nordici e baltici.

Le minacce che arrivano della Russia

Viene anche sottolineato come si stia costruendo capacità militari sia con i singoli Paesi sia con la Nato, a evidenziare come l’Alleanza Atlantica sia, a tutti gli effetti, un importante partner per la difesa del Paese. Viene anche ricordato che la Svezia sta costruendo una capacità di difesa nazionale credibile attraverso il più grande investimento dagli anni ’50. Sembrerebbe una decisione presa per evitare uno scontro con Mosca, ma nello stesso documento, poco prima della dichiarazione di non adesione alla Nato, possiamo leggere che Stoccolma giudica di trovarsi “in una grave situazione di sicurezza” per via della “crescente retorica conflittuale della Russia e delle sue attività militari, sia visibili che nascoste” giudicate come “inaccettabili”.

Si prosegue affermando che “l’escalation della presenza militare russa al confine ucraino e le richieste russe di garanzie di sicurezza minacciano il fulcro della sicurezza europea”. La Svezia considera l’attuale regime di sicurezza europeo “non negoziabile”, ma soprattutto afferma che “difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina è essenziale per la sicurezza dell’Europa nel suo insieme”. Inoltre viene aspramente criticato il diktat di Mosca riguardante la possibilità che Kiev possa entrare nell’Alleanza Atlantica quando viene detto che “l’Ucraina, proprio come la Svezia, ha il diritto di fare le proprie scelte di politica di sicurezza” e “non spetta alla Russia dettare queste regole attraverso minacce e violenze. Le regole del diritto internazionale sulla sovranità degli Stati e l’indipendenza politica fanno parte dell’ordine di sicurezza europeo”.

Secondo Stoccolma, però, “la via da seguire per ridurre le tensioni è il dialogo continuo e la diplomazia, ma allo stesso tempo dobbiamo prepararci affinché la Russia scelga un’altra strada”. Questo significa, detto in altri termini, che nonostante la scelta di adoperarsi diplomaticamente per risolvere gli attriti legati alla politica di Mosca, la Svezia consideri pur sempre l’approccio militare, sebbene letto in chiave di deterrenza attraverso il rafforzamento del suo strumento difesa e i legami coi Paesi dell’area scandinava, baltica e, come già affermato, con la stessa Nato.

Il peso della cooperazione per la Svezia

La Svezia, si legge ancora, non resterà a guardare se una catastrofe o un attacco dovesse colpire un altro paese dell’Ue o un paese nordico, e si aspetta che questi Paesi agiscano allo stesso modo se la Svezia venisse colpita. Stoccolma afferma anche che “non si può escludere un attacco armato alla Svezia” e che quindi ci sia la necessità di essere in grado di dare e ricevere sostegno, sia civile che militare. Si ribadisce ancora che è il Paese a decidere con chi cooperare e che aspetto possa avere questa cooperazione in tempo di pace, in crisi e in guerra, ricordando che la politica estera e di sicurezza di Stoccolma si basa sulla coesione nell’Ue e su una maggiore cooperazione su un ampio fronte: nella regione nordica, nella regione del Mar Baltico, attraverso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) e attraverso un profondo partenariato con la Nato, in quanto “un forte legame transatlantico è essenziale per la sicurezza dell’Europa”.

La centralità della Scandinavia nel contrasto alla Russia
Stoccolma militarizza l’isola di Gotland
Le bolle di interdizione aeronavale russe

Il governo svedese respinge così le richieste dell’opposizione, che premeva per ottenere una dichiarazione politica in cui si aprisse alla possibilità di aderire alla Nato. Un provvedimento da prendere come contro-reazione alla richiesta russa nei confronti di Svezia e Finlandia (tra gli altri) di non aderire all’Alleanza Atlantica. Sebbene il governo di Stoccolma abbia ribadito con forza la propria libertà di alleanza militare, a tutti gli effetti la Svezia si trova in una condizione in cui è già in qualche modo vincolata all’Alleanza Atlantica, eliminando di fatto lo status di Paese neutrale che l’ha quasi sempre caratterizzata. La neutralità è stata infatti cancellata dalla stessa politica di sicurezza e pertanto la stessa libertà di alleanza militare resta solo sulla carta.

La Svezia ha partecipato a “missioni di pace” sotto la bandiera della Nato, prende parte alle esercitazioni dell’Alleanza, ha stipulato l’accordo di sostegno del Paese ospitante (Hnsa – Host Nation Support Agreement) per la libertà di passaggio delle forze dell’Alleanza e può partecipare alla meccanismo di reazione rapida della Nato (Nrf – Nato Response Force). Stoccolma quindi è già un premier partner dell’Alleanza Atlantica, inoltre il deterioramento delle condizioni di sicurezza in Europa ha causato un ulteriore avvicinamento di Stoccolma ai suoi vicini scandinavi, tra cui Oslo, che notoriamente fa parte della Nato.

L’accordo scandinavo

Svezia, Finlandia e Norvegia hanno infatti stretto un accordo trilaterale, il “Trilateral Statement of Intent”, il 23 settembre del 2020 che fissa come obiettivo una più stretta cooperazione in materia di difesa tra i tre Paesi col fine di raggiungere capacità e prontezza tali per condurre operazioni militari, sulla base sempre di “decisioni separate”.

Non solo. La Svezia si è legata da tempo anche agli Stati Uniti attraverso un altro accordo trilaterale, siglato a maggio del 2018 insieme alla Finlandia, che ha all’incirca i medesimi obiettivi del precedente ma aggiunge un punto interessante, ovvero la promozione di legami costruttivi con la Nato e l’Ue, visti come organismi fondamentali per implementare la sicurezza del Baltico.

La dichiarazione di non adesione all’Alleanza quindi risulta essere una decisione di facciata per cercare esclusivamente di evitare di dover schierarsi obbligatoriamente in caso di conflitto, in quanto Stoccolma, come abbiamo visto, è già un alleato della Nato, condividendone obiettivi e sorti.

Del resto la Scandinavia ha una centralità nella sorveglianza e nel contenimento della Russia molto peculiare proprio per la sua geografia che la colloca tra due mari (il Baltico e quello di Barents) che bagnano le coste russe e sono passaggi obbligati per la Voenno-morskoj Flot, la marina di Mosca. Proprio Stoccolma, che come già detto ha avviato un programma di riarmo come non si vedeva dagli anni ’50, è quella più preoccupata per l’attività russa, tanto da aver reintrodotto la leva (se pur selezionata) e rimilitarizzato l’isola di Gotland, collocata strategicamente in mezzo al Mar Baltico. Questa dichiarazione di “neutralità”, però, non salverà la Svezia nel malaugurato caso che si giunga a uno scontro tra la Nato e la Russia, proprio perché, come abbiamo visto, esistono degli accordi di difesa con l’Alleanza e con suoi singoli membri e perché la stessa isola di Gotland fornirebbe a Mosca un prezioso punto strategico per prolungare di molto il braccio della bolla di interdizione aeronavale presente nella sua exclave di Kaliningrad.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » mer feb 16, 2022 8:12 am

Disinformazione Russa

Quel verbale Nato del 1991 che imbarazza Biden
Marco Valle
21 febbraio 2022

https://it.insideover.com/guerra/quel-v ... biden.html

Nella narrazione del Cremlino della crisi ucraina riaffiora costantemente l’accusa di malafede verso gli statunitensi e i loro alleati. Anche in questi giorni, il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin ha ripetuto più volte, a giusto titolo, “che Mosca era stata imbrogliata e palesemente ingannata” dagli Stati occidentali, i quali avevano assicurato che l’Alleanza del Nord Atlantico non si sarebbe allargata verso Est.
Una vecchia polemica basata sui ricordi (e i tanti rimorsi) di Michail Gorbaciov. Tutto iniziò con l’intervista concessa dall’ultimo segretario generale del Partito comunista sovietico a The Daily Telegraph il 7 maggio 2008: “Gli americani ci promisero che la Nato non sarebbe mai andata oltre i confini della Germania dopo la sua riunificazione ma adesso che metà dell’Europa centrale e orientale ne sono membri, mi domando cos’è stato delle garanzie che ci erano state accordate? La loro slealtà è un fattore molto pericoloso per un futuro di pace perché ha dimostrato al popolo russo che di loro non ci si può fidare”.

Poi in altre occasioni il decaduto leader tornò sullo scottante argomento, rammaricandosi d’essersi fidato durante il summit di Malta del 2-3 dicembre 1989 (proprio all’indomani della caduta del muro di Berlino e alla vigilia del disfacimento del Patto di Varsavia) delle parole di Bush senior e dell’allora sottosegretario di Stato Baker. Nella piccola isola mediterranea, Baker assicurò all’ingenuo Gorbaciov che “la giurisdizione della Nato non si sarebbe allargata nemmeno di un centimetro verso oriente”. L’accordo verbale era chiaro: se la Russia rinunciava alla sua egemonia sull’Europa centro-orientale gli Stati Uniti non avrebbero in alcun modo approfittato di tale concessione per allargare la loro influenza e minacciare la sicurezza strategica russa. Un gentlemen’s agreement mai però formalizzato per iscritto e negli anni pervicacemente smentito dalle varie amministrazioni di Washington e dai loro terminali europei. Ultimo in ordine di tempo il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che proprio in questi giorni ha seccamente ribadito che “nessuno, mai, in nessuna data e in nessun luogo, aveva fatto tali promesse all’Unione Sovietica”.

Dunque, tutte panzane di un senescente vecchietto e/o propaganda del Cremlino? Sembra di no. Poiché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, qualcosa rimane sempre negli archivi ed ecco che, nel numero in edicola, l’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel pubblica un documento quantomeno imbarazzante.

Si tratta del verbale – rinvenuto nei British National Archives dal politologo americano Joshua Shifrinson – della riunione dei Direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, tenutasi a Bonn, il 6 marzo 1991. Il tema del colloquio era la sicurezza nell’Europa centrale e orientale e i rapporti con la Russia vinta, avvilita ma ancora capace, secondo i convenuti, di una forte reazione se si fosse attentato alla sua sicurezza, senza tentare di stipulare con essa un duraturo patto di amicizia e collaborazione economica e politica.

Davanti all’ipotesi di una richiesta di alcuni Paesi del blocco ex sovietico (Polonia in primis) di entrare a far parte della Nato, inglesi, americani, tedeschi e francesi furono concordi nel ritenerle semplicemente “inaccettabili”. A nome di Berlino, Jurgen Hrobog, affermò: “Abbiamo chiarito durante il ‘negoziato 2 più 4’ sulla riunificazione della Germania, con la partecipazione della Repubblica federale di Germania, della Repubblica democratica tedesca, di Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia, che non intendiamo far avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. E pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre Nazioni dell’Europa centrale e orientale la possibilità di aderirvi”». Secondo Hrobog, questa posizione era stata concordata con il Cancelliere federale Helmut Kohl e il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher.

Come riporta Der Spiegel, in quella stessa occasione, il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: “Abbiamo ufficialmente promesso all’Unione Sovietica – nei ‘colloqui 2 più 4’, così come in altri contatti bilaterali intercorsi tra Washington e Mosca – che non intendiamo sfruttare, sul piano strategico, il ritiro delle truppe sovietiche dall’ Europa centro-orientale e che l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente”. Insomma, l’accordo c’era ed era condiviso dai principali soci dell’Alleanza atlantica. Poi “qualcuno” ha deciso che era meglio dimenticare ogni promessa per inghiottire negli anni l’intera Europa orientale, poi i Paesi baltici e, in prospettiva, l’Ucraina. I risultati sono sotto gli occhi del mondo.

Trovato il documento che dà ragione a Putin sull’impegno Nato di non espandersi a Est
21 febbraio 2022
https://www.italiaoggi.it/news/trovato- ... 1723263030

Trovato il documento che dà ragione a Putin sull’impegno Nato di non espandersi a Est
Dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Una promessa smentita dai fatti.
Dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi sono passati dall’ex impero sovietico all’alleanza militare atlantica. Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, infine la dura linea diplomatica con cui ha ribattuto alle minacce di sanzioni da parte di Usa ed Ue: “Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata”.

Alberto Pento
A me pare pura disinformazione! Specialmente quando si parla di Gorbaciov come di un povero ingenuo gabbato dai


James A. Baker III’s Words on NATO Loom in Ukraine Standoff

Peter Baker
9 gennaio 2022

https://www.nytimes.com/2022/01/09/us/p ... baker.html

Washington Memo
In Ukraine Conflict, Putin Relies on a Promise That Ultimately Wasn’t

The current confrontation turns partly on what, if any, commitments Secretary of State James A. Baker III made about NATO’s expansion in the waning days of the Cold War.

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WASHINGTON — When officials from Russia and the United States sit down in Geneva on Monday for high-profile discussions with another war in Europe on the line, hovering over the talks will be an American diplomat who will not even be in the room.

Nearly 30 years after James A. Baker III stepped down as secretary of state, the current confrontation over Ukraine turns in part on a long-running argument about what, if any, commitments he made to Moscow in the waning days of the Cold War and whether the United States fulfilled them.

President Vladimir V. Putin and other Russian officials have asserted that Mr. Baker ruled out NATO expansion into Eastern Europe when he served as President George H.W. Bush’s top diplomat. The West’s failure to live up to that agreement, in this argument, is the real cause of the crisis now gripping Europe as Mr. Putin demands that NATO forswear membership for Ukraine as the price of calling off a potential invasion.

But the record suggests this is a selective account of what really happened, used to justify Russian aggression for years. While there was indeed discussion between Mr. Baker and the Soviet leader Mikhail S. Gorbachev in the months after the fall of the Berlin Wall about limiting NATO jurisdiction if East and West Germany were reunited, no such provision was included in the final treaty signed by the Americans, Europeans and Russians.

“The bottom line is, that’s a ridiculous argument,” Mr. Baker said in an interview in 2014, a few months after Russia seized Crimea and intervened in eastern Ukraine. “It is true that in the initial stages of negotiations I said ‘what if’ and then Gorbachev himself supported a solution that extended the border that included the German Democratic Republic,” or East Germany, within NATO. Since the Russians signed that treaty, he asked, how can they rely “on something I said a month or so before? It just doesn’t make sense.”

In fact, while Mr. Putin accuses the United States of breaking an agreement it never made, Russia has violated an agreement it actually did make with regard to Ukraine. In 1994, after the Soviet Union broke apart, Russia signed an accord along with the United States and Britain called the Budapest Memorandum, in which the newly independent Ukraine gave up 1,900 nuclear warheads in exchange for a commitment from Moscow “to respect the independence and sovereignty and the existing borders of Ukraine” and “to refrain from the threat or use of force” against the country.

Russia trampled Ukrainian sovereignty when it annexed Crimea and sponsored proxy forces to wage war against the Kyiv government in eastern Ukraine. And it is once again threatening the use of force by assembling 100,000 Russian troops along its border to extract guarantees that Ukraine will never be allowed to join NATO.

The dispute traces back to the final years of the Cold War, when East and West were negotiating the framework of what Mr. Bush would call the new world order. The fall of the Berlin Wall on Nov. 9, 1989, led to negotiations over unifying the two Germanys formed after World War II.

The Bush administration was determined to anchor a combined Germany within NATO, but Western officials sought to assuage the Soviets’ concerns about their security. On Jan. 31, 1990, Hans-Dietrich Genscher, the West German foreign minister, said in a speech that there would not be “an expansion of NATO territory to the east, in other words, closer to the borders of the Soviet Union.”

He was talking about whether NATO troops would be stationed in territory then constituting East Germany, not whether other countries would eventually be considered for membership in the alliance. Nonetheless, Mr. Baker picked up on Mr. Genscher’s formulation during a Feb. 9 visit to Moscow.

As an inducement for agreeing to German unification, Mr. Baker offered what he called “ironclad guarantees that NATO’s jurisdiction or forces would not move eastward,” according to a declassified memorandum recording the discussion.

“There would be no extension of NATO’s jurisdiction for forces of NATO one inch to the east,” Mr. Baker told Mr. Gorbachev, coming back to the formula three times during the conversation.

Back in Washington, the National Security Council staff was alarmed. The word “jurisdiction” could imply that the NATO doctrine of collective defense would apply only to part of German territory, limiting German sovereignty. It was one thing to agree not to move troops into the East right away, as far as American officials were concerned, but all of Germany had to be part of NATO.

“The N.S.C. got to him pretty quickly and said that language might be misinterpreted,” Condoleezza Rice, then a Soviet adviser to Mr. Bush and later secretary of state under President George W. Bush, remembered in an interview for a biography of Mr. Baker.

Mr. Baker got the message and began walking back his words by ditching the term “jurisdiction” from all future discussions. Chancellor Helmut Kohl of West Germany likewise rejected Mr. Genscher’s formulation.

“I may have been a little bit forward on my skis on that, but they changed it and he knew that they changed it,” Mr. Baker recalled of Mr. Gorbachev. “He never once again in all the months that followed ever raised the question of NATO expanding its jurisdiction eastward. He then signed documents in which NATO did expand its jurisdiction.”

When Mr. Baker returned to Moscow in May, he offered what were called the nine reassurances, including a commitment to allow Soviet troops in East Germany to remain for a transition period and not extend NATO forces into that territory until they left. This was hardly a promise not to extend the alliance east, but he insisted to the Soviets that this was the best the United States could do.
Secretary of State James A. Baker III, right, shaking hands with Soviet leader Mikhail Gorbachev during a meeting in 1989.
Image
Secretary of State James A. Baker III, right, shaking hands with Soviet leader Mikhail Gorbachev during a meeting in 1989.
Secretary of State James A. Baker III, right, shaking hands with Soviet leader Mikhail Gorbachev during a meeting in 1989.Credit...Dirck Halstead/Getty Images

Mr. Gorbachev eventually agreed. The final treaty unifying Germany later in 1990 barred foreign troops from the old East Germany, but German troops assigned to NATO could be deployed there once Soviet forces withdrew by the end of 1994. Nothing in the treaty addressed NATO expansion beyond that.

“Now remember, it’s not clear the Soviet Union is going to collapse at this point,” Dr. Rice recalled. “It’s not even clear that the Warsaw Pact is going to collapse. This is about the unification of Germany.” She added, “The expansion of NATO was just not on the table as an issue in ’90-’91.”

No less a witness agreed than Mr. Gorbachev. “The topic of ‘NATO expansion’ was not discussed at all, and it wasn’t brought up in those years,” he told an interviewer after Russia’s intervention in Ukraine seven years ago. The issue was foreign troops in eastern Germany. “Baker’s statement” about not one inch “was made in that context,” Mr. Gorbachev said. “Everything that could have been and needed to be done to solidify that political obligation was done. And fulfilled.”

Having said that, Mr. Gorbachev agreed that NATO expansion was unnecessarily provocative. “It was definitely a violation of the spirit of the statements and assurances made to us in 1990,” he said.

As it happens, one of those who suggested a different approach was Mr. Baker. In 1993, as NATO was contemplating admitting Poland, Hungary and the Czech Republic, he proposed in an op-ed in The Los Angeles Times that the alliance consider another possible member: Russia itself.

The idea would be to force democratic change before it could join, while making clear that Russia was not an enemy. “For our relations with Russia, it can both encourage reform and hedge our bets against a return to authoritarianism and expansionism,” Mr. Baker wrote. That obviously never happened.


Le parole di James A. Baker III sulla NATO incombono nello stallo in Ucraina
Pietro Baker
9 gennaio 2022
Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

https://www.nytimes.com/2022/01/09/us/p ... baker.html

Memo di Washington
Nel conflitto in Ucraina, Putin fa affidamento su una promessa che alla fine non lo era

L'attuale confronto dipende in parte da quali impegni, se ce ne sono stati, il Segretario di Stato James A. Baker III ha preso sull'espansione della NATO nei giorni finali della Guerra Fredda.

James A. Baker III ha detto che alla fine non ha escluso l'espansione della NATO nell'Europa dell'Est in un trattato firmato dopo la caduta del muro di Berlino.
Peter Baker

Da Peter Baker
9 gennaio 2022
WASHINGTON - Quando i funzionari della Russia e degli Stati Uniti si siederanno a Ginevra lunedì per discussioni di alto profilo con un'altra guerra in Europa sulla linea, aleggierà sui colloqui un diplomatico americano che non sarà nemmeno nella stanza.

Quasi 30 anni dopo che James A. Baker III si è dimesso dalla carica di segretario di stato, l'attuale confronto sull'Ucraina ruota in parte su una discussione di lunga data su quali, se ci sono, impegni ha preso con Mosca nei giorni calanti della guerra fredda e se gli Stati Uniti li hanno rispettati.

Il presidente Vladimir V. Putin e altri funzionari russi hanno affermato che il signor Baker ha escluso l'espansione della NATO nell'Europa orientale quando serviva come diplomatico di punta del presidente George H.W. Bush. Il fallimento dell'Occidente nel rispettare quell'accordo, in questo argomento, è la vera causa della crisi che ora attanaglia l'Europa, mentre il signor Putin chiede che la NATO rinunci all'adesione all'Ucraina come prezzo per annullare una potenziale invasione.

Ma la documentazione suggerisce che questo è un resoconto selettivo di ciò che è realmente accaduto, usato per giustificare l'aggressione russa per anni. Mentre c'è stata effettivamente una discussione tra il signor Baker e il leader sovietico Mikhail S. Gorbaciov nei mesi dopo la caduta del muro di Berlino sulla limitazione della giurisdizione della NATO se la Germania orientale e occidentale fossero state riunite, nessuna disposizione del genere è stata inclusa nel trattato finale firmato da americani, europei e russi.

"La linea di fondo è che questo è un argomento ridicolo", ha detto il signor Baker in un'intervista nel 2014, pochi mesi dopo che la Russia ha preso la Crimea ed è intervenuta in Ucraina orientale. "È vero che nelle fasi iniziali dei negoziati ho detto 'what if' e poi Gorbaciov stesso ha sostenuto una soluzione che estendeva il confine che includeva la Repubblica Democratica Tedesca," o Germania Est, all'interno della NATO. Dal momento che i russi hanno firmato quel trattato, ha chiesto, come possono fare affidamento "su qualcosa che ho detto circa un mese prima? Non ha senso".

Infatti, mentre il signor Putin accusa gli Stati Uniti di aver rotto un accordo che non ha mai fatto, la Russia ha violato un accordo che ha effettivamente fatto per quanto riguarda l'Ucraina. Nel 1994, dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica, la Russia ha firmato un accordo con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiamato Memorandum di Budapest, in cui la nuova Ucraina indipendente ha rinunciato a 1.900 testate nucleari in cambio di un impegno di Mosca "a rispettare l'indipendenza e la sovranità e i confini esistenti dell'Ucraina" e "ad astenersi dalla minaccia o dall'uso della forza" contro il paese.

La Russia ha calpestato la sovranità ucraina quando ha annesso la Crimea e ha sponsorizzato forze per procura per fare la guerra contro il governo di Kiev nell'Ucraina orientale. E sta ancora una volta minacciando l'uso della forza radunando 100.000 truppe russe lungo il suo confine per estorcere garanzie che all'Ucraina non sarà mai permesso di entrare nella NATO.

La disputa risale agli ultimi anni della guerra fredda, quando l'Est e l'Ovest stavano negoziando il quadro di quello che il signor Bush avrebbe chiamato il nuovo ordine mondiale. La caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989, ha portato a negoziati sull'unificazione delle due Germanie formatesi dopo la seconda guerra mondiale.

L'amministrazione Bush era determinata ad ancorare una Germania combinata all'interno della NATO, ma i funzionari occidentali cercarono di placare le preoccupazioni dei sovietici sulla loro sicurezza. Il 31 gennaio 1990, Hans-Dietrich Genscher, il ministro degli esteri della Germania occidentale, disse in un discorso che non ci sarebbe stata "un'espansione del territorio della NATO a est, in altre parole, più vicino ai confini dell'Unione Sovietica".

Stava parlando del fatto che le truppe della NATO sarebbero state stazionate nel territorio che allora costituiva la Germania dell'Est, non se altri paesi sarebbero stati considerati per l'adesione all'alleanza. Tuttavia, il signor Baker ha ripreso la formulazione del signor Genscher durante una visita del 9 febbraio a Mosca.

Come incentivo per accettare l'unificazione tedesca, il signor Baker ha offerto ciò che ha chiamato "garanzie di ferro che la giurisdizione o le forze della NATO non si sarebbero spostate verso est", secondo un memorandum declassificato che registra la discussione.

"Non ci sarebbe stata alcuna estensione della giurisdizione della NATO per le forze della NATO un pollice a est", ha detto il signor Baker al signor Gorbaciov, tornando alla formula tre volte durante la conversazione.

A Washington, lo staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale era allarmato. La parola "giurisdizione" potrebbe implicare che la dottrina di difesa collettiva della NATO si applicherebbe solo a una parte del territorio tedesco, limitando la sovranità tedesca. Una cosa era accettare di non spostare subito le truppe nell'Est, per quanto riguardava i funzionari americani, ma tutta la Germania doveva far parte della NATO.

"La N.S.C. è arrivata a lui abbastanza rapidamente e ha detto che quel linguaggio potrebbe essere male interpretato", Condoleezza Rice, allora consigliere sovietico del signor Bush e poi segretario di stato sotto il presidente George W. Bush, ha ricordato in un'intervista per una biografia del signor Baker.

Il signor Baker ha ricevuto il messaggio e ha iniziato a tornare sulle sue parole, eliminando il termine "giurisdizione" da tutte le discussioni future. Anche il cancelliere Helmut Kohl della Germania Ovest ha respinto la formulazione del signor Genscher.

"Potrei essere stato un po' avanti con gli sci su questo, ma l'hanno cambiato e lui sapeva che l'avevano cambiato", ha ricordato Baker di Gorbaciov. "Non ha mai più sollevato, in tutti i mesi che seguirono, la questione dell'espansione della NATO verso est della sua giurisdizione. Poi ha firmato documenti in cui la NATO ha ampliato la sua giurisdizione".

Quando il signor Baker tornò a Mosca in maggio, offrì quelle che furono chiamate le nove rassicurazioni, tra cui un impegno a consentire alle truppe sovietiche in Germania orientale di rimanere per un periodo di transizione e non estendere le forze della NATO in quel territorio fino a quando non se ne fossero andate. Questa non era certo una promessa di non estendere l'alleanza a est, ma ha insistito con i sovietici che questo era il meglio che gli Stati Uniti potessero fare.

Il signor Gorbaciov alla fine accettò. Il trattato finale che unificò la Germania più tardi, nel 1990, proibì le truppe straniere dalla vecchia Germania dell'Est, ma le truppe tedesche assegnate alla NATO potevano essere schierate lì una volta che le forze sovietiche si fossero ritirate entro la fine del 1994. Nulla nel trattato riguardava l'espansione della NATO al di là di questo.

"Ora ricordate, non è chiaro che l'Unione Sovietica crollerà a questo punto", ha ricordato la dottoressa Rice. "Non è nemmeno chiaro che il Patto di Varsavia stia per crollare. Si tratta dell'unificazione della Germania". Ha aggiunto: "L'espansione della NATO non era sul tavolo come questione nel '90-'91".

Un testimone non meno d'accordo del signor Gorbaciov. "L'argomento 'espansione della NATO' non è stato discusso affatto, e non è stato tirato fuori in quegli anni", ha detto a un intervistatore dopo l'intervento della Russia in Ucraina sette anni fa. La questione era quella delle truppe straniere nella Germania orientale. "La dichiarazione di Baker" su non un pollice "è stata fatta in quel contesto", ha detto il signor Gorbaciov. "Tutto ciò che avrebbe potuto e dovuto essere fatto per solidificare quell'obbligo politico è stato fatto. E adempiuto".

Detto questo, il signor Gorbaciov ha convenuto che l'espansione della NATO è stata inutilmente provocatoria. "È stata sicuramente una violazione dello spirito delle dichiarazioni e delle assicurazioni fatte a noi nel 1990", ha detto.

Si dà il caso che uno di coloro che suggerirono un approccio diverso fu il signor Baker. Nel 1993, mentre la NATO stava contemplando l'ammissione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, ha proposto in un op-ed del Los Angeles Times che l'alleanza considerasse un altro possibile membro: La Russia stessa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina

Messaggioda Berto » mer feb 16, 2022 8:12 am

USA ARROGANTI?
Giovanni Bernardini
21 febbraio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 8537177346

Indipendentemente da come la si può pensare sulla crisi ucraina, mi sembra che in questa occasione siano emersi, in maniera abbastanza trasversale, fortissimi sentimenti anti americani.
Gli USA sono il gendarme del mondo. Ci sono basi americane un po’ ovunque. Gli americani combattono a migliaia di chilometri da casa loro.
Mi è capitato spesso di leggere cose simili in questi giorni. Più o meno le stesse che negli anni 70 dello scorso secolo strillavano i contestatori dell’estrema sinistra, ammiratori di Mao, Guevara e, spesso, di Giuseppe Stalin. Stavolta però capita che a dire cose di questo genere siano persone vicine al centro destra. Le posizioni politiche, specie sui temi internazionali, si sono alquanto rimescolate ultimamente. Alcuni di coloro che strillavano “fuori dalla NATO” oggi si atteggiano a strenui difensori della alleanza atlantica. Sull’altro versante avviene a volte il contrario. Alcune persone di centro destra vedono la NATO come il fumo negli occhi, e non solo la NATO. Vedono male gli USA, gli USA indipendentemente da Trump o da Biden, gli USA in quanto “gendarmi del mondo".
Il discorso potrebbe farsi lunghissimo. Per affrontarlo compiutamente dovremmo parlare della crisi di identità dell’occidente, del diffondersi del cancro del politicamente corretto, delle elezioni americane, di moltissime cose insomma. Non è mia intenzione farlo. Mi limito a commentare una delle tante accuse che si fanno agli USA: quello di essere i “gendarmi del mondo” e di avere basi sparse un po’ ovunque per il pianeta.
Gli USA sono una potenza mondiale e sono il centro di complessi sistemi di alleanze. Una potenza mondiale che ha alleati un po’ ovunque ha basi militari un po’ ovunque. Solo degli ingenui possono stupirsi di una cosa simile o considerarla in quanto tale, indipendentemente da ogni altra considerazione, la prova di una intollerabile “arroganza”.
Davvero qualcuno pensa che ogni paese dovrebbe tenere il proprio esercito rigorosamente dentro i propri confini, senza effettuare mai alcun tipo di intervento esterno? È mai venuto in mente a certi critici degli USA che molto spesso i soldati americani, combattendo a migliaia di chilometri da casa loro, hanno risolto, o cercato di risolvere, bene o male, problemi che noi, stati “pacifici”, non militaristi siamo del tutto incapaci di Affrontare? L’esercito italiano avrebbe mai potuto affrontare l’ISIS? Nel caso in cui una guerra civile riportasse al potere in Egitto i fratelli musulmani esiste un esercito europeo in grado di rintuzzare i pericoli che da questa situazione potrebbero derivare?
Una cosa è criticare o condannare, anche duramente, certi interventi americani chiaramente sbagliati ed arroganti, basti pensare alla Libia, cosa del tutto diversa condannare qualsiasi intervento esterno dei soldati made in USA. In fondo anche coloro che sbarcarono in Sicilia e Normandia combattevano a migliaia di chilometri da casa loro. Per fortuna! Senza quegli sbarchi saremmo caduti nelle mani di baffetto o di baffone.
Val la pena, prima di concludere, di sottolineare un’altra cosa. Chi accusa gli americani di essere troppo presenti nel mondo dimentica stranamente la super presenza nel mondi di altri.
La Russia è vasta oltre 17 milioni di chilometri quadrati, la vecchia URSS superava i 20. Si tratta non di uno stato federale basato su un delicato equilibrio fra potere centrale ed autonomia degli stati ma di un autentico impero, retto per secoli con pugno di ferro. L’impero comunista nel momento della sua massima potenza si estendeva dal mare adriatico all’oceano pacifico. Il paese guida di tale impero non ha esitato un attimo ad intervenire manu militari nel cuore d’Europa.
Alla fine del secondo conflitto mondiale Mosca ha imposto un regime comunista di strettissima osservanza sovietica a tutti i paesi “liberati” dall’armata rossa. Non solo, ha imposto ai partiti comunisti di questi paesi leader di strettissima fede staliniana. Ed ogni volta che l’autocrate del Cremlino dubitava di tale fede i vari leader dei partiti comunisti est europei conoscevano le camere di tortura, spesso i plotoni d’esecuzione.
I carri armati sovietici sono intervenuti in Ungheria nel 1956 ed in Cecoslovacchia nel 1968. Forme meno dirette ma sempre brutali di intervento sovietico ci sono state un po’ in tutti i paesi del “campo socialista”.
Se c’è un paese che che ha effettuato un controllo asfissiante, brutale sui propri “alleati” è stato l’URSS.
Meno male che c’era la NATO si potrebbe dire. Ma allora i filo atlantici di oggi erano violentemente anti atlantici.
Non val la pena di continuare. Mi piacerebbe un po’ più di conoscenza storica ed un po’ meno di emotività anti americana da parte di tutti. Forse si potrebbe ragionare anche della crisi ucraina in maniera più distesa.
Solo questo.
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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 11:57 pm

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Re: La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 11:57 pm

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