Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:52 pm

Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden.

Il mondo orripilante di Joe Biden e della sua corte dei miracoli.
Gli USA di Joe Biden, della Kamala Harris e della Pelosi, un incubo infernale per il mondo intero!

viewtopic.php?f=92&t=2941
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6616063933
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 470682628/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:53 pm

Indice:

1)
Questo essere mostruoso e corrotto, bugiardo è pieno di odio e di violenza.

2)
Quelli della banda Biden Biden eccoli al lavoro!

3)
La violenza non violenta di Trump il repubblicano veramente democratico e liberale (liberale nei limiti e con i condizionamente imposti dalla storia e dalla realtà).
Di solito i dittatori e gli autocrati sono anche imperialisti e guerra fondai, Trump non è nulla di tutto ciò.

4)
La violenza politica criminale della oligarchia mediatica dei social network politicamente schierati; una violazione gravissima dei diritti umani, civili e politici non solo dei cittadini statunitensi.

5)
Il mondo occidentale che verrà con Sleepy Joe Biden assomiglierà alla California odierna
Ecco la California dei democratici, dei progressisti, dei liberal, di Silicon Valley, dei social media censori, delle Big Tech, dei pro Cina e pro invasione, degli antitrumpiani e sostenitori di Biden, lo stato di Kamala Harris e di Arnold Schwarzenegger il falso repubblicano antiTrump, e della Hollywood politicamente corretta che si inginocchia per la morte del delinquente abituale George Floyd e che giustifica le violenze crimonali dei BLM e degli antifa internazi comunisti e nazi maomettani.

6)
Il mostruoso politicamente corretto dei democratici

7)
Discriminazioni demo sinistre della banda Biden Biden contro i bianchi e i loro sacrosanti diritti umani, civili e politici.

8)
L'antisemitismo e il suprematismo nazista nero della banda Biden Biden

9)
Apertura scriteriata e indiscriminata delle frontiere all'immigrazione clandestina

10)
Possibile impeachement per Biden una volta insediatosi

11)
Sintesi del programma demenziale e criminale della banda Biden Biden

12)
Il discorso di Joe Biden al suo insediamento il 20 gennaio 2021

13)
Critiche ai primi provvedimenti della banda Biden Biden

14)
Gli USA di Biden e la Cina

15)
l'economia e la finanza della banda Biden Biden

16)
La politica della banda Biden Biden con Israele e i nazi maomettani

17)
I social media scherati con la banda Biden Biden

18)
La banda Biden Biden e la Corte Suprema

19)
La politica energetica della banda Biden Biden

20)
Gli immondi democratici della banda Biden Biden

21)
Gli USA di Biden e la Russia

22)
La politica estera della banda Biden Biden

23)
La teresina di Biden

24)
Le poche cose buone e le molte cose cattive fatte da Biden e i primi 100 giorni

25)
Manipolazione criminale della agenzie federali e della giustizia da parte della banda democratica Biden Biden che è sicuramente assai peggio di Putin l'autocrate antidemocratico russo

26)
Gli USA di Biden sempre più violenti

27)
Le crisi della banda Biden Biden

28)
Biden e l'Afganistan
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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:54 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:54 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:54 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:55 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:56 pm

1)

Questo essere mostruoso e corrotto, bugiardo è pieno di odio e di violenza.
Il Presidente-eletto Biden dice che il Campidoglio è stato preso d'assalto dalla "folla ribelle", da "terroristi domestici".
L'Osservatore Repubblicano
7 gennaio 2021

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6066573145

Biden ha accusato Trump di "incitare una folla ad attaccare il Campidoglio" che ha detto essere il culmine di quattro anni di "attacco inesorabile" da parte del presidente "alle istituzioni della nostra democrazia".
Biden, parlando nella sua città natale di Wilmington, nel Delaware, presentando il giudice della corte d'appello federale Merrick Garland come candidato alla carica di Procuratore Generale, si è lamentato del fatto che "vorrei poter dire che non potevamo vedere che cosa stava arrivando. Ma non è vero. Noi potevamo vedere che cosa stava arrivando."
Il presidente eletto ha affermato che "negli ultimi quattro anni abbiamo avuto un presidente che ha reso chiaro il suo disprezzo per la nostra democrazia, la nostra Costituzione, lo stato di diritto, in tutto ciò che ha fatto. Ha scatenato un assalto a tutto campo contro la istituzioni della nostra democrazia sin dall'inizio. E ieri non è stato che il culmine di quell'attacco incessante".
Biden ha sottolineato che "ciò a cui abbiamo assistito ieri non è stato dissenso, non è stato disordine, non è stata protesta. Era il caos. Non erano manifestanti. Non osare chiamarli manifestanti. Erano una folla ribelle. Insurrezionalisti. Terroristi domestici. È così semplice."
Biden ha accusato Trump di "incitare una folla ad attaccare il Campidoglio, per minacciare rappresentanti eletti del popolo di questa nazione e persino il Vicepresidente, per impedire al Congresso di ratificare la volontà del popolo americano tramite le elezioni svolte in modo libero ed equo. Cercando di usare una folla, voleva silenziare le voci di quasi 160 milioni di americani che hanno avuto il coraggio di fronte ad una pandemia che ha minacciato la nostra salute, le nostre vite, per andare a mettere quel sacro voto".
Biden, nel suo discorso, ha detto che durante l'assalto al Campidoglio sua nipote gli ha mandato un messaggio con una foto della polizia in completo equipaggiamento militare lungo i gradini del Lincoln Memorial durante una protesta Black Lives Matter al Lincoln Memorial l'anno scorso.
“Nessuno può dirmi che se ieri fosse stato un gruppo di Black Lives Matter a protestare non ci sarebbe stato […] che non sarebbero stati trattati in modo molto, molto diverso rispetto alla folla di teppisti che ha preso d'assalto il Campidoglio", ha sottolineato Biden. E ha sottolineato anche che “Sappiamo tutti che è vero ed è inaccettabile. Totalmente inaccettabile”.




Il discorso di Biden: parla da vendicatore il "moderato" che si era presentato come "guaritore" dell'America
Atlantico Quotidiano
Musso
13 gennaio 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... llamerica/

Finito il discorso di Trump, la manifestazione si è diretta verso il Campidoglio. Lì, è tracimata dentro il Campidoglio. Non sappiamo come sia successo: il capo della sicurezza ed altri con lui sono stati fatti dimettere, diverse indagini sono in corso, altre si annunciano.

Una manifestante è stata uccisa dalla sicurezza. Tre sono morti di malore. Un poliziotto è morto colpito con un estintore, alla maniera in cui il carabiniere Placanica avrebbe potuto morire per opera di Carlo Giuliani, a Genova non troppi anni fa (spingendo Massimo D’Alema a parlare, al Parlamento, di “macelleria messicana”). Fuori dal Campidoglio, ma non si sa bene dove, nel furgone di un partecipante alla manifestazione, poi trovato in possesso di una 9mm, sono state trovate un’arma semi-automatica e diverse Molotov. Un simpatizzante era in possesso di armi, ma in albergo e non era giunto in città in tempo per i fatti. Un partecipante ha precedenti per aver ucciso, anni fa, l’amico della ex fidanzata. Nessuno è stato indicato come provocatore esterno (Antifa). Il locale procuratore federale procede per “ingresso non autorizzato – condotta disordinata – furto di pubblica proprietà”, anche se valuta imputazioni più gravi, quali “sedizione – insurrezione – rivolta”; in ogni caso continuerà a formulare imputazioni “per la gran parte dell’anno”. A lunedì, erano stati incriminati in 90. Il direttore della FBI ha descritto la situazione come un “assedio”. Trump potrebbe essere perseguito per “incitamento” a commettere i suindicati reati, ma ancora non si sa.

A destra, Luttwack rifiuta con forza la definizione di “insurrezione” e “colpo di stato”, più debolmente quella di “intimidazione diretta al Parlamento”, per rifugiarsi in “sfogo di risentimento accumulato”: il che certamente è vero, ma non basta a spiegare la pressione sui “Repubblicani deboli” che Trump esplicitamente intendeva esercitare. Al centro, si parla di “folla mobilitata da Trump”. A sinistra, si passa dall’assalto “implicitamente” incitato da Trump del Financial Times, alle “violenze ispirate da Trump” di Politico.com, all’“auto-colpo di Stato” che avrebbe portato il Paese “sull’orlo della guerra civile”. I sondaggi mostrano un Paese spaccato come una mela, fra chi giudica i fatti “una legittima protesta” e chi “un atto illegale”.

I Democratici parlano di “insurrezione” e ne accusano direttamente Trump: hanno ben scritto, nella propria proposta di impeachment, che Trump si sarebbe reso colpevole di “incitamento all’insurrezione” per aver “ribadito false affermazioni che ‘abbiamo vinto queste elezioni’” nonché per aver “rilasciato dichiarazioni che hanno incoraggiato, e prevedibilmente portato a una immediatamente successiva azione illegale al Campidoglio. Incitata dal presidente Trump, una folla ha violato illegalmente il Campidoglio”.

Particolarmente importante che, per i Democratici, l’agire insurrezionale consista pure nell’aver contestato gli asseriti brogli elettorali: essi sono, semplicemente ed immancabilmente, “baseless”, privi di fondamento ed averne condiviso la denuncia (lo hanno fatto 121-138 deputati e 6-7 senatori) è, di per sé, una vergogna dalla quale emendarsi. Chi lo ha fatto, si difende richiamando l’opinione dei propri elettori e le volte passate che furono i Democratici a contestare la certificazione (nel 2004 addirittura John Kerry). Ma questi ultimi non vogliono sentire: questa volta è diverso, dicono, questa volta sono “milioni gli americani che ancora pensano che le elezioni siano state rubate” ed il rischio di nuovi disordini è alto.

Ciò che i Democratici vogliono, è l’abiura. Uno, Josh Hawley, è considerato più colpevole degli altri, per aver sostenuto per primo, al Senato, le contestazioni avanzate da Trump: si è visto rimandare dall’editore un proprio libro in uscita a giugno, a motivo del “ruolo in ciò che è divenuto una pericolosa minaccia per le nostre democrazia e libertà”. Colleghi Democratici chiedono le dimissioni sue e di Ted Cruz dal Senato; uno ha proposto di espellerli (una cosa che, a parte la guerra civile, si è vista una volta in 231 anni) per aver “favorito una violenta insurrezione contro la nostra democrazia”; sicuramente verranno colpiti da una mozione di censura. A tutti loro sono state sospese le donazioni da parte della catena alberghiera Marriott, da una associazione nazionale di assicurazioni malattia, da AT&T, Amazon, Dow, American Express, Hallmark: in generale con l’accusa di aver “votato per minare la nostra democrazia”, di voler “sovvertire il processo di elezione presidenziale” e simili. Oltre 6000 insegnanti, studenti ed ex studenti delle scuole dove i due si sono specializzati in legge (Harvard per Cruz e Yale per Hawley) hanno chiesto la loro rimozione dai registri della professione forense.

L’impeachment sarà sicuramente votato dalla Camera bassa mercoledì, con l’intenzione di bandire Trump da ogni ufficio pubblico. Ma, affinché il processo si concluda al Senato, mancherebbe il tempo: il presidente uscente, un Repubblicano, non intende riconvocarlo prima del 19 gennaio ed il testo non può essere votato prima del 20, “un’ora dopo che Trump avrà cessato il proprio ufficio”. Comunque, i Democratici non avrebbero il necessario 2/3 dei voti al Senato; inoltre, il “post-office impeachment” non è espressamente previsto dalla Costituzione, non ha precedenti e rappresenterebbe un viaggio nell’ignoto giuridico. Quindi, onde non ripiegare su una banale mozione di censura pure di Trump, i Democratici tentano di convincere il vicepresidente Pence a destituirlo lui, attivando il 25° emendamento; ma servirebbe il consenso della maggioranza del governo e non si vede perché mai Pence dovrebbe esporsi sino a questo punto; in ogni caso, è previsto egli venga audito dal Congresso, probabilmente a metà settimana. Nel casino generale, Pelosi ha pure tirato fuori il rischio che Trump scateni una guerra nucleare: preoccupazione ridicola (considerato che Trump è il primo presidente da 40 anni a questa parte a non aver scatenato un conflitto) e che pare abbia irritato i militari.

Tali posizioni sono state fatte proprie da Biden, prima in un discorso a caldo, nel corso degli eventi, nel quale scandiva: “non è una protesta, è un’insurrezione”; per poi assegnarsi il compito di “restaurare la democrazia” e citare un discorso di Lincoln, peraltro splendido ma pronunciato nel secondo anno della Guerra Civile. Concetti elaborati l’indomani, 7 gennaio, in un secondo discorso che andiamo a leggere.

Biden denuncia la “desacralizzazione” del Campidoglio, interpretata come “un assalto senza precedenti alla nostra democrazia … un assalto alla più sacra delle imprese americane: ratificare la volontà del popolo e scegliere la guida del proprio governo”. Trump si sarebbe reso colpevole di “incitare una folla ad attaccare il Campidoglio, ingiungere a rappresentanti eletti del popolo di questa nazione, e persino al vicepresidente, di impedire al Congresso di ratificare la volontà del popolo americano, espressa in un’elezione libera e giusta appena completata. Cercando di usare una folla per mettere a tacere le voci di quasi 160 milioni di americani”. Il che, lo abbiamo visto, non è: Trump ha invitato la folla ad incamminarsi verso il Campidoglio (non ad occuparlo), al fine di incoraggiare i Repubblicani deboli a farsi forti (non di interrompere la seduta).

Per conseguenza, “ciò cui abbiamo assistito ieri non era dissenso, non era disordine, non era protesta. Era il caos. Non erano manifestanti, non osate chiamarli manifestanti. Erano una folla ribelle di insorti, terroristi interni. È così elementare, così semplice”. Il che è logico: se è stata una insurrezione, chi la ha perpetrata è un insorto.

Ma non basta: “negli ultimi quattro anni abbiamo avuto un presidente che ha espresso il suo disprezzo per la nostra democrazia, la nostra Costituzione, lo Stato di diritto in tutto ciò che ha fatto. Fin dall’inizio ha scatenato un attacco a tutto campo contro le nostre istituzioni della nostra democrazia. E ieri è stato il culmine di quell’attacco implacabile”. Cioè, è stata una insurrezione, chi la ha perpetrata è un insorto e Trump è il capo degli insorti. Noterà il lettore che Biden pretende di star difendendo la Costituzione, esattamente come Trump pretende di difendere la Costituzione: è una guerra di successione, cioè una lotta nella quale entrambe le parti si richiamano alla medesima legittimità. Infatti Biden paragona Trump, due volte, ad “autocrati e dittatori”.

Per spiegarsi, egli cita la trita storia del Russiagate e ripete una propria vecchia gaffe, accusando Trump di aver posato con una bibbia tenuta al contrario, gaffe per la quale era stato ripreso addirittura dal New York Times, il che è tutto dire.

Lo accusa poi di aver preteso l’appoggio della Corte Suprema, la quale però si è rifiutata e perciò Biden la loda sperticatamente: “i giudici da lui nominati non hanno eseguito i suoi ordini, hanno invece agito con integrità, seguendo la Costituzione, sostenendo lo stato di diritto … La magistratura si è alzata in piedi al momento durante queste elezioni. Ha fatto il suo lavoro. Ha agito con completa correttezza e imparzialità, con completo onore e integrità. Quando la storia ripercorrerà questo momento che abbiamo appena attraversato, credo che dirà che la nostra democrazia è sopravvissuta in gran parte a causa degli uomini e delle donne che rappresentano una magistratura indipendente in questa nazione. Abbiamo con loro un profondo, profondo debito di gratitudine”. Parole delle quali avrà plausibilmente a pentirsi, se mai la Corte Suprema usasse di tali rinnovate credenziali, in futuro, per dar seguito alla propria agenda francamente conservatrice.

Poi passa ad accusare il trumpismo: “se ieri fosse stato un gruppo di Black Lives Matter (a group of BLM) a protestare, sarebbero stati trattati in modo molto diverso, rispetto all’orda di teppisti (mob of thugs) che ha preso d’assalto il Campidoglio”, laddove il lettore è apparentemente lasciato ad interrogarsi se i BLM siano stati trattati troppo male o i trumpisti troppo bene. Ma la risposta è nella definizione: i BLM sono “un gruppo”, i trumpisti “un’orda”. Cioè, la giustizia non sta nell’equilibrio, ma nell’inversione: i trumpisti debbono essere trattati come sono stati trattati i BLM, i BLM (pure quando okkupano Portland, Seattle e Kenosha o sakkeggiano parti di New York) devono essere trattati come sono stati trattati i trumpisti.

Chi se ne occuperà? Beh, lui, Biden: “la ragione per cui il Dipartimento di Giustizia è stato formato in origine (era il 1870, prima non avevamo un Dipartimento di Giustizia, il Gabinetto, è stato costituito nel 1870) fu di far rispettare l’emendamento sui diritti civili nato dalla Guerra Civile … Per resistere al Klan, per resistere al razzismo. Per affrontare il terrorismo interno”. Quanto al razzismo ed al KKK nulla quaestio, ma il problema è che Biden ha appena definito la folla tracimata dentro il Campidoglio come “terroristi interni”, quindi sta dicendo che userà il Dipartimento di Giustizia per perseguitare i propri avversari politici. Meglio sarebbe dire nemici politici.

Mica male, per un nuovo presidente che si è presentato come un “guaritore”: parleremmo piuttosto di un vendicatore. Vero, nel 2016, egli non si era distinto fra quelli che invocavano la “Resistenza” a Trump (come i Repubblicani fossero un esercito occupante anzi, più precisamente, l’esercito di Putin): oggi, evidentemente, ha cambiato idea.

Sarebbe allettante attribuire tale svolta al desiderio di spaccare il Partito Repubblicano, ma la radicalità delle nuove posizioni da lui prese sconsiglia tale interpretazione. Invero, il primo fattore decisivo deve essere stata la vittoria al Senato in Georgia, che gli ha consegnato la maggioranza nelle due Camere e, quindi, l’obbligo politico di procedere compattando il proprio partito: inclusa l’ala sinistra. Il secondo è la forza dell’ala trumpista dell’opposizione, tale da cancellare le speranze di condurre una politica bipartisan. Il terzo fattore decisivo sono i Social Network, come vedremo nel prossimo articolo; per non parlare della stampa, la quale ha sposato la tesi della “insurrezione” come Pinocchio con il Gatto e la Volpe.

Biden, il “moderato”, pare trovarsi a capo di una coalizione ebbra della vittoria e determinata a sfruttare l’occasione del fattaccio del Campidoglio per cancellare politicamente i propri nemici.




Joe Biden, bugiardo seriale
Riprendo da Renovatio 21 questo articolo sul neopresidente Usa Joe Biden.
https://www.aldomariavalli.it/2021/01/2 ... o-seriale/

Joe Biden, una vita di menzogne
La carriera di Joe Biden è costellata di menzogne.
Gliene abbiamo sentite dire tante durante la campagna elettorale 2020 – come quando in diretta TV, in risposta a Trump che gli chiedeva del figlio, cercò di rispondere prima ricordando il figlio Beau morto e poi minimizzando i problemi del figlio Hunter come solo problemi di droga (invece che le accuse di corruzione internazionale che coinvolgerebbe tutta la famiglia).
Tuttavia, anche durante altre campagne elettorali, l’uomo del Delaware mentì spudoratamente, e, ancora peggio, fu beccato e dovette fare delle scuse che peggiorarono ancora di più la situazione.
In quegli anni Biden era noto internazionalmente come il candidato bugiardo accusato di plagio.
Varie testate – Newsweek, New York Times, CBS News: curiosamente quelle che oggi lo incensano e fingono, talvolta mentendo anche loro, di non vedere i suoi evidenti scandali – lo sorpresero a mentire sul suo cursus honorum così come a copiare i discorsi di altri politici sin nei dettagli più personali
Un video, riaffiorato di recente, mette in fila questa lunga storia patetica con immagini di archivio, e con le reazioni stranite di giornalisti ed elettori, che arrivano a definire le sue azioni come «stupide» e «immorali» (i sottotitoli sono di Renovatio 21).
In pubblico, durante la campagna elettorale del 1988, disse che si era classificato nella metà più alta della sua classe, che era stato nominato studente di eccellenza del Dipartimento di Scienze Politiche, e che aveva tre degree, cioè tre lauree. Niente di tutto questo era vero
Biden ha conseguito un dottorato in giurisprudenza presso il Syracuse University College of Law, classificandosi 76° nella sua classe di 85. In pubblico, durante la campagna elettorale del 1988, disse che si era classificato nella metà più alta della sua classe, che era stato nominato studente di eccellenza del Dipartimento di Scienze Politiche, e che aveva tre degree, cioè tre lauree.
Niente di tutto questo era vero: si era classificato in fondo alla classe, non aveva mai ottenuto titoli di eccellenza, e non ha conseguito tre lauree.
Per aggiungere ancora più sale alla ferita, si scoprì che aveva copiato un articolo per un paper che aveva scritto al primo anno della Law School.
Lanciata la sua candidatura a presidente Usa 1988, si arrivò al momento imbarazzante in cui il mondo intero si accorse che un suo discorso pubblico era uguale parola per parola a quello del leader del Partito Laburista britannico Neil Kinnock.
Il plagio di Biden riguardava addirittura argomenti personali, come la storia per cui la moglie era stata la prima donna della famiglia ad andare all’università e i suoi antenati emergevano dalle miniere di carbone per giocare a football. Il copia/incolla di Biden era tale che in questo caso si manteneva la stessa parola – football – ma con significato diverso da quello inteso da Kinnock (calcio), visto che il football in America è tutt’altro sport.
Quando i giornali si accorsero dell’incredibile plagio, si misero a spulciare, così saltarono fuori altri casi incresciosissimi, con discorsi che – sempre parola per parola – erano identici a quelli di Robert Kennedy, John F. Kennedy, Hubert Humphrey, senza mai citare la fonte.
Messo alle strette – di tutti i discorsi e le dichiarazioni mendaci c’erano videoregistrazioni – Biden ammise tutto. Le scuse furono peggio del previsto, quando disse che trovava ridicola l’idea di dover citare qualcuno sempre, e che il discorso videoregistrato era l’unico in cui non aveva menzionato Kinnock. Emersi gli altri plagi, fu travolto e dovette ritirarsi.
Annunciò il suo ritiro dalla campagna presidenziale il 23 settembre 1987. Per l’opinione pubblica, come si evince dal video, era divenuto una sorta di zimbello. E non solo negli Usa.
I suoi discorsi – sempre parola per parola – erano identici a quelli di Robert Kennedy, John F. Kennedy, Hubert Humphrey, senza mai citare la fonte
Basterebbe rileggere l’articolo che gli dedicò a quel tempo La Repubblica (sì, La Repubblica), intitolato Casa Bianca, si ritira Biden, il candidato copione.
«L’ abbandono della corsa alla Casa Bianca, suggerito da amici e collaboratori, è stato motivato dallo stesso Biden che ha ammesso di aver rubato slogan elettorali di altri esponenti politici usandoli nei suoi comizi, e copiato elaborati universitari fin da quando era matricola per figurare meglio negli studi» scriveva il quotidiano che ora lo esalta.
«Il giovane Biden si rese colpevole di scopiazzature in una tesina, implorando poi disperatamente il perdono da parte dei professori una volta scoperto. Giorni fa è stato accusato di evidenti plagi dai discorsi di John e Bob Kennedy, e del leader laburista inglese Neil Kinnock, senza mai citare le fonti»
«La sua corsa alla nomination era stata considerata ormai compromessa dopo le rivelazioni dei giorni scorsi, da parte dei maggiori osservatori».
Mezzo mondo, insomma, ha perso la memoria rispetto a Joe Biden. O forse è meglio dire che mezzo mondo sta ora mentendo esattamente come mente Biden.
Ora, alla luce anche di questo, ci chiediamo: com’è possibile che quest’uomo – definito all’epoca da una intervistata nel video «pupazzo di un ventriloquo» – sia il presidente più votato della storia americana?
Come è possibile che per la sua inaugurazione questo popolarissimo presidente abbia dovuto piazzare a Washington, facendoli dormire sul pavimento, 25 mila soldati, più di quanti ve ne siano in Iraq e in Afghanistan combinati?
Com’è possibile che ogni suo video pubblicato su YouTube sia subissato da pollici versi che fioccano in multipli rispetto ai «mi piace»?
Una risposta la dà un giornalista al termine del filmato che vi proponiamo: in tanti dicevano anche allora che Joe Biden è solo una superficie e niente altro.
Sotto la superficie, certo, qualcuno ci sarà. Qualcuno lo ha tenuto a Washington, sia pur con i voti del microscopico Delaware, Stato che ha più o meno gli abitanti della provincia di Padova ed è considerato da molti come un paradiso fiscale dove hanno sede legale tutte le grandi aziende, dalle carte di credito alla Silicon Valley.
Qualcuno – o qualcosa – lo ha preparato per questo viaggio nella stanza dei bottoni, alla quale Biden arriva in età avanzatissima, secondo alcuni con anche qualche avvisaglia di demenza senile.
Cosa c’è, quindi, dietro la superficie di Biden?
Tra una menzogna sarà possibile capirlo? Probabile, e qualche spiffero già lo sentiamo. Si è visto che le stupide bugie di Biden hanno le gambe davvero cortissime.



CASA BIANCA SI RITIRA BIDEN, IL CANDIDATO COPIONE
24 settembre 1987

https://ricerca.repubblica.it/repubblic ... ref=search

WASHINGTON Il senatore Joseph Biden, uno dei candidati all' investitura democratica per le elezioni presidenziali americane in programma per il 1988, ha annunciato ieri il suo ritiro dalla campagna elettorale. L' abbandono della corsa alla Casa Bianca, suggerito da amici e collaboratori, è stato motivato dallo stesso Biden che ha ammesso di aver rubato slogan elettorali di altri esponenti politici usandoli nei suoi comizi, e copiato elaborati universitari fin da quando era matricola per figurare meglio negli studi. Ho commesso una grossa stupidaggine all' università, 23 anni or sono, aveva ammesso giorni fa il senatore, che ora ha 44 anni ed è presidente della Commissione giustizia chiamata a votare sulla controversa nomina del giudice Robert Bork alla Corte Suprema. Il giovane Biden si rese colpevole di scopiazzature in una tesina, implorando poi disperatamente il perdono da parte dei professori una volta scoperto. Giorni fa è stato accusato di evidenti plagi dai discorsi di John e Bob Kennedy, e del leader laburista inglese Neil Kinnock, senza mai citare le fonti. Ieri sera il senatore ha così annunciato a Wilmington, nel Delaware, il ritiro ufficiale dalla campagna presidenziale. La sua corsa alla nomination era stata considerata ormai compromessa dopo le rivelazioni dei giorni scorsi, da parte dei maggiori osservatori.
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2)
Quelli della banda Biden Biden eccoli al lavoro!


SI DELINEA L'OBIETTIVO FINALE
Forbes (rivista economica) afferma che nessuno dei membri dello staff che ha lavorato per l'Amministrazione Trump potrà trovare un lavoro dopo quell'esperienza e che se un qualsiasi azienda ne assumesse anche solo uno, Forbes farà una campagna per affermare che quell'azienda, la sua proprietà e tutte le persone che lavorano in quell'azienda sono complici di una menzogna.
Non si sta parlando di pochi superprofessionisti, ma mi qualche migliaio di persone "colpevoli" di aver partecipato al governo del loro Paese.
Con questa mossa, che si affianca a VISA, Mastercard, American Express che hanno bloccato la possibilità di donare alle fondazioni che fanno capo a Trump, a FB e Twi.tter che hanno addirittura bloccato galantuomini come Ron Paul o minorenni come il 14enne Barron Trump, si delinea il punto d'arrivo del Nuovo Ordine Americano, ed è un modello molto più simile a quello cinese di quanto si possa immaginare:
un modello in cui business e politica si sostengono vicendevolmente eliminando sia l'opposizione politica che gli elementi di concorrenza, non solo con il silenzio ma anche con l'impossibilità economica.
Il modello capitalistico è stato piegato alla cooptazione forzata e, senza alcun dubbio, ci troviamo in una situazione nella quale un nuovo corpus giuridico fattivo è stato scritto dalle Corporations in forma di Standard della Comunità, di Principi Etici, di Regola per la Responsabilità Sociale.
Un nuovo codice votato da nessuno, rispondente a nessun principio costituzionale, ma molto più pervasivo e applicato in modo immediato, automatico, asettico, impersonale e sotto le bandiere di un'Etica superiore a quella delineata dalle leggi dello Stato.
Benvenuti nel 2021, l'Anno dell'Incubo che diventa sempre più reale.

Da un commento di Piero Vallero
Joe Biden dice che vuole picchiare il Presidente.

- Cory Booker dice che vuole prendere a pugni il Presidente.
- Robert De Niro dice che vuole colpire Trump in faccia.
- Jimmy Kimmel e altri ospiti a tarda notte scherzano sull'assassinio del Presidente.
- Snoop Dog fa un video sull'assassinio del Presidente.
- Johnny Depp parla di un attore che assassina il Presidente.
- Kathy Griffin posa con una testa sanguinaria mozzata del Presidente.
- Tom Arnold dice: ′′ Non fare troppo c.... traditore, si sono presentati anche per JFK ′′
- Gaetz è minacciato da qualcuno che ha avvertito che farà saltare la testa al deputato.
- Scalise viene quasi ucciso.
- ANTIFA attacca abitualmente e ora uccide i conservatori.
- Hollywood fa un film sull'uccisione dei sostenitori di Trump.
- Tucker Carlson ha attivisti di sinistra a casa sua minacciando di bruciare la sua casa con dentro moglie e figli.
- Madonna parla di voler far saltare in aria la Casa Bianca.
- McConnell è minacciato da attivisti di sinistra a casa sua di essere pugnalato al cuore.
- La vita del professore democratico costituzionale Jonathan Turley è minacciata per la sua opinione opposta all'impeachment.
Eppure, i socialdemocratici, CNN, MSNBC, ABC, CBS, NBC, TDIP, Media Matters e il DNC dicono tutti che ...
′′ Trump sta incitando alla violenza."
Da un commento di Piero Vallero


TU QUOQUE, BRUTE FILI MI!
Niram Ferretti
13 gennaio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La natura umana resta inscalfibile, come le sue dinamiche. I lupi, soprattutto quelli all'interno del suo stesso branco fiutano le ferite del capo branco, il maschio alpha, e ora tentano di sbranarlo.
Sfidando ogni senso del ridicolo Liz Cheney, la figlia dell’ ex vice presidente e numero tre nella gerarchia repubblicana ha dichiararo «Quello di Trump è il più grave tradimento della Costituzione nella storia. Voterò per il suo impeachment».
Il "golpe" de noantri del 6 gennaio trasformato dal comparto mediatico unito in un iprerbolico tentativo di sovvertire la democrazia è diventato lo strumento per dare a Trump la coltellata finale nella schiena.
Basso regolamento di conti all'interno del partito Repubblicano, con la vecchia guardia della palude washingtoniana pronta finalmente ad epurare il grande outsider, e a partecipare ai fasti della Restaurazione.
L'impeachment nei confronti di Trump dopo il fallimento clamoroso del primo, è l'unica arma che hanno per cercare di farlo fuori definitivamente dalla politica. Intanto hanno proceduto a eliminarlo dalle piattaforme internet. Anche Youtube si è accodato, sospendendo il suo account. Il pretesto è sempre quello di incitamento alla violenza.
Un simile attacco concentrico nei confronti di un leader democratico, del presidente degli Stati Uniti, non si è mai visto nel corso della storia.
Alan Dershowitz, e insieme a lui, altri insigni giuristi, hanno spiegato che la procedura di impeachment nei confronti di un presidente uscente non ha alcun fondamento costituzionale, ma loro vanno avanti lo stesso. L'annichilimento del Nemico deve essere completo.
Il radicalismo, quando prende corpo in USA è sgomentevole. Lo abbiamo visto con il furore talebano dei distruttori di statue, e quello altrettanto talebano delle "vendicatrici" di Metoo. Lo vediamo nella follia programmatica di volere rinominare la realtà secondo una nuova lingua che vuole bandire i pronomi personali, perchè considerati discriminatori. Sono gli eredi dei processi alle streghe di Salem, gli affibbiatori della nuova lettera scarlatta. Non hanno nulla da invidiare ai maoisti, ai khmer rossi, solo che loro si dichiarano "democratici", ma stanno tirando troppo la corda. Troppo. Vogliono la guerra civile.
Trump resiste graniticamente. Ora si andrà alla conta nel GOP. La feccia sta già risalendo il pozzo.



I media hanno passato mesi a minimizzare i BLM violenti e le rivolte Antifa. Ma con la rivolta del Campidoglio hanno improvvisamente cambiato tono
12 gennaio 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... iato-tono/

La CNN definiva la rivolta di Kenosha una “protesta focosa ma perlopiù pacifica”
Per tutto il 2020, i media hanno costantemente minimizzato, inventato scuse e talvolta anche sostenuto le violente rivolte della Sinistra che hanno scosso in lungo e in largo l’America.

Per tutto il 2020, i media hanno costantemente minimizzato, inventato scuse e talvolta anche sostenuto le violente rivolte della Sinistra che hanno scosso l’America. Per tutto il 2020, i membri dei media hanno costantemente minimizzato, inventato scuse e talvolta sostenuto violente rivolte di sinistra che hanno scosso l’America. Gli stessi media hanno però condannato molto rapidamente e con molta forza i sostenitori di Trump che sono scesi in piazza e che hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti, spesso usando il termine che avevano evitato per così tanto tempo: “rivolte“.

I disordini hanno cominciato a colpire l’America in seguito alla morte di George Floyd alla fine di maggio, con una scia di distruzione che ha preso di mira le città grandi e piccole: New York, Kenosha, Portland, Washington D.C. stessa ed altre.

Nonostante i video mostrassero queste rivolte, i media le hanno sempre e costantemente minimizzate. Mentre diversi edifici a Minneapolis venivano rasi al suolo dalle fiamme, Ali Velshi della MSNBC dichiarava che la scena dietro di lui “non è, in generale, indisciplinata” lo scorso maggio.

“Questa è perlopiù una protesta”: Ali Velshi della MSNBC affermava che le rivolte non erano indisciplinate mentre un edificio bruciava dietro di lui.

“Voglio essere chiaro su quello che sto descrivendo”, aveva detto Velshi mentre si trovava di spalle ad un edificio in fiamme. “Questa è principalmente una protesta. Non è, in generale, indisciplinata, ma gli incendi sono stati appiccati e questa folla lo apprezza”.

Quando i sostenitori del Presidente Donald Trump si sono ribellati mercoledì scorso ed hanno fatto irruzione nel Campidoglio, Velshi ha riportato i fatti facendone una descrizione molto diversa, etichettando la situazione con una varietà di parole, molto forti:

“Parole che userò in TV stasera: Colpo di stato. Insurrezione. Tradimento. Sedizione. Bugie. Terroristi.”

“Ho sentito colleghi giornalisti a cui è stato detto di non usare queste parole. Resistete [sic] ai tentativi di censurare le vostre parole. La democrazia dipende dalla testimonianza e dal mantenere il potere di riportarlo” ha dichiarato.

Successivamente, Velshi ha condannato i giornalisti che non hanno usato un linguaggio simile al suo e che hanno cercato di minimizzare la situazione, nonostante lui lo avesse fatto a Minneapolis.

“Qualsiasi giornalista che addolcisce le proprie parole o normalizza quello che è successo oggi non sta facendo il proprio lavoro”, ha twittato Velshi. “Il nostro compito è testimoniare e di dire la verità: Trump sta tentando un colpo di stato e ha incitato alla violenza”.

Anche la CNN ha lavorato per minimizzare e giustificare le rivolte per tutto il 2020. Ad agosto, un banner della CNN ha coraggiosamente definito le rivolte a Kenosha, che hanno visto più edifici rasi al suolo, come “focose ma per lo più pacifiche”.

Il corrispondente della CNN Omar Jimenez ha parlato ai telespettatori con una maschera antigas al collo e gli occhiali in testa mentre un edificio bruciava sullo sfondo.

Il conduttore della CNN Don Lemon è apparso per un certo periodo nel 2020 per sostenere i disordini, dicendo a maggio che “è così che è nato questo paese”.

“Il nostro paese è stato fondato perché, il Boston Tea Party”, ha detto Lemon, “si ribellò. Quindi non distorcete le cose e pensate che questo è qualcosa che non è mai accaduto prima, e che è così terribile e che questi sono dei selvaggi e tutto il resto. È così che è nato questo paese”.

E solo quando le rivolte hanno iniziato ad influenzare negativamente le possibilità del presidente eletto Joe Biden di vincere le elezioni del 2020, Lemon ne ha chiesto la condanna. (Vedi sotto)

Anche il conduttore della rete Brian Stelter ha svolto un ruolo, sostenendo a luglio che i “media di destra” stessero semplicemente giocando con “la violenza della protesta di Portland”.

“I media di destra hanno aumentato la copertura sui disordini sparsi a Portland, nell’Oregon, della scorsa settimana, all’incirca nello stesso momento in cui gli ufficiali federali siano calati nell’area del centro”, ha scritto Stelter il 20 luglio, nonostante le prove video mostrassero dei disordini costanti nella città. “[Fox News ‘Sean] Hannity e altri conduttori della Fox hanno evidentemente deciso che un piccolo gruppo di sedicenti anarchici meritava improvvisamente la copertura dell’informazione nazionale”.

La copertura della CNN sulla rivolta di mercoledì ha mostrato una netta differenza rispetto a questi esempi.

Don Lemon si è chiesto incredulo perché “tutti [stiano] dicendo di essere scioccati da questo”, aggiungendo che “era inevitabile”.

Chris Cuomo della CNN sembrava addirittura difendere il modo in cui la rete coprì le rivolte precedenti, twittando: “Mi ricordi quando hanno preso d’assalto il Campidoglio e in quale modo non siano stati tenuti sotto controllo per la maggior parte del tempo?” (Ecco qui però 31 episodi in cui i media hanno minimizzato le rivolte e i saccheggi dopo la morte di George Floyd)

Ad un certo punto, durante le rivolte del 2020, aveva chiesto agli spettatori di “dimostrarmi dove si dice che i manifestanti dovrebbero essere educati e pacifici”.

Ma l’atteggiamento di Chris Cuomo ha avuto un notevole cambiamento quando i sostenitori di Trump si sono ribellati mercoledì. “I manifestanti usano la parola. Rabbiosa. Non pacifica spesso… l’oltraggio, l’imprecazione… e questo è tutelato. La sedizione non lo è. La criminalità non lo è. Erano folle che hanno distrutto il Campidoglio ed hanno ottenuto una relazione leggere per questo. Qui è dove siamo arrivati. Ed è brutto”, ha twittato Cuomo.

Nel frattempo, la rete nel suo insieme ha finalmente chiamato un evento per quello che è: una rivolta.

ma i telegiornali non sono stati l’unico gruppo a minimizzare le rivolte del 2020 e a condannare con forza la rivolta del Campidoglio. Quando le rivolte iniziarono a scoppiare dopo la morte di Floyd, anche la rivista Rolling Stone ripubblicò un articolo intitolato “9 trionfi storici per farti ripensare alla distruzione della proprietà”.

I redattori di Rolling Stone hanno aggiunto una nota alla ripubblicazione: “Le proteste sono scoppiate a Minneapolis e da allora si sono diffuse in tutto il paese. Ancora una volta, alcuni criticano la distruzione della proprietà come se fosse in qualche modo uguale – o addirittura peggiore – alla distruzione delle vite”.

Nessun articolo del genere è apparso durante le rivolte dei sostenitori di Trump. Invece, la redazione ha pubblicato un articolo in cui dichiarava che “Il tentativo di colpo di stato al Campidoglio dimostra che si tratta degli Stati Uniti di QAnon” – (dal nome del noto teorico della cospirazione n.d.r).

“Una folla è scesa a Washington D.C. oggi, dimostrando che le teorie del complotto su Internet possono avere conseguenze violente nella vita reale”, si legge nell’articolo.

Il periodico Mother Jones aveva condannato l’uso della parola “sommossa” a giugno. in un articolo intitolato: “The Reliably Racist Cherry-Picking of the Word ‘Riot'”.

“Da ‘rivoltosi‘ a ‘saccheggiatori‘, le redazioni di tutto il paese stanno usando nei loro titoli delle parole che storicamente vengono utilizzate per condannare e diffamare le comunità di colore che protestano contro la brutalità della polizia”, secondo l’articolo, che afferma anche come tali parole dovrebbero essere “usate in base al contesto”.

Ma la stessa pubblicazione non si è certo risparmiata nell’usare le stesse parole per descrivere la rivolta al Campidoglio.

“Alla rivolta di oggi, i troll di Trump hanno trasformato le loro fantasie violente in realtà”, hanno titolato in un articolo.

Il direttore esecutivo del Media Research Center Tim Graham ha condannato l’improvviso cambiamento di copertura in un intervista a Fox News, affermando che “non è difficile trovare voci di spicco a Sinistra che stanno improvvisamente trovando l’illegalità una cosa imperdonabile, dopo aver però suggerito che era ‘scusabile’ se questa avesse portato avanti la loro agenda”.

“Hanno usato parole come ‘ribellione‘ per ammantare i disordini“, ha detto.

Molti altri invece si sono affrettati a sottolineare le differenze, con la giornalista Megyn Kelly che ha scritto che “l’ipocrisia dei media nel condannare le rivolte in modo così indignato dopo aver minimizzato le violente rivolte del BLM per tutta l’estate è ovvia“.

“Il doppio standard per quanto riguarda le rivolte nei media (è buono quando è BLM, è cattivo quando si tratta dei sostenitori di Trump) è eclatante. E vice versa per coloro che si occupano di whataboutism“, ha osservato il commentatore Ben Shapiro.

DailyCaller.com




Perché Twitter non ha sospeso anche questi account o i tweet che incitano apertamente alla violenza?
TheFederalist
13 gennaio 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -violenza/

Twitter si è unito ad una sfilza di altre società di social media nel sospendere definitivamente gli account di Donald Trump. Successivamente, molti altri utenti conservatori si sono trovati i propri profili sospesi dal gigante della Silicon Valley.

L’argomento degli oligarchi tecnologici è che la presenza sui social media di Trump “inciti alla violenza“, come evidenziato dalla rivolta di mercoledì nel Campidoglio degli Stati Uniti. Twitter ha affermato che molti dei tweet di Trump hanno violato la sua politica sull’incitamento della violenza, che afferma: “Non puoi minacciare la violenza contro un individuo o un gruppo di persone. Vietiamo anche l’esaltazione della violenza”.

Leggi anche: Le ridicole e faziose motivazioni di Twitter sul ban di Donald Trump

Non sorprende però che ci siano innumerevoli account su Twitter che chiedono regolarmente il ricorso violenza, in violazione di questa politica, ma che comunque sono stati autorizzati a rimanere. Sebbene i post e le osservazioni del Presidente includessero alcune cose orribili, non sono mai stati – e in alcun modo – peggiori di gran parte di ciò che accade su quella piattaforma.

L’Ayatollah Khamenei, il leader supremo dell’Iran, ha un account Twitter ancora intatto e che glorifica costantemente gli atti di violenza, ma il brutale dittatore non ha subito alcuna censura o sospensione (ad esclusione di alcuni post rimossi ma che trattavano l’ambito vaccini, argomento importante ma non collegato all’incitamento o alla diffusione della violenza di cui stiamo parlando). Non ha subito restrizioni, ad esempio, quando dopo la straziante decapitazione di un insegnante francese perché aveva mostrato una vignetta politica raffigurante Maometto e un’accoltellamento di massa in una chiesa a Nizza, Khamenei ha commentato al vetriolo questo assassinio, sostenendo che la “rabbia” degli estremisti musulmani avesse dimostrato ancora una volta la sua “vitalità”.

Khamenei ha anche chiesto che Israele “muoia” e ha promesso “vendetta” sugli Stati Uniti. Ma Twitter sembra essere più offeso dal Presidente degli Stati Uniti che da un dittatore teocratico che sostiene attacchi terroristici e minaccia gli altri paesi.

Durante le manifestazioni di Black Lives Matter della scorsa estate, politici, celebrità e migliaia di altri utenti hanno elogiato coloro che sono scesi in piazza in segno di protesta. Molti di loro hanno anche sostenuto le rivolte associate, che sono costate almeno 30 vittime mentre le città bruciavano.

Il giocatore di football, diventato ormai attivista, Colin Kaepernick è stato esplicito nel suo sostegno ai violenti disordini che hanno colpito molte città americane. Ha “glorificato” la violenza ed incoraggiato a continuarla. Ma piuttosto che censurare in alcun modo il suo account, il CEO di Twitter, Jack Dorsey, ha donato 3 milioni di dollari all’organizzazione di Kaepernick.

Navigando sui social media, si trovava anche questa citazione di Martin Luther King Jr., “Una rivolta è il linguaggio degli inascoltati”, riportata però ignorandone il contesto e le sfumature delle sue parole, prese da un discorso in cui il leader dei diritti civili si era sì rifiutato di condannare le rivolte ma non le aveva affatto incoraggiate, sostenendo invece la “non violenza“.

Anche la Vice Presidente eletta Kamala Harris si erra unita a molte figure pubbliche nel supporto alle manifestazioni BLM, attraverso il tweeting, oltre a pubblicizzare il link al Minnesota Freedom Fund, che ha raccolto la cauzione per gli arrestati durante i disordini di Minneapolis quest’estate. Tali attività hanno contribuito attivamente a prolungare e ad incoraggiare la violenza, che è costata due vittime ed ha causato oltre 500 milioni di dollari di danni alle proprietà. La Harris ha pubblicamente chiesto che Trump venisse rimosso da Twitter per aver incoraggiato i rivoltosi, nonostante sia stata lei stessa colpevole dello stesso comportamento la scorsa estate.

Ci sono poi, ancora oggi, una quantità impressionante di tweet che dichiarano che tutti i membri appartenenti a certe categorie meritano di morire, inclusi – ma non limitati – ai “Repubblicani”, agli “uomini bianchi” e ai “poliziotti”. L’intera piattaforma è piena di minacce di omicidio, aggressione e stupro. In che modo questi post non contraddicono direttamente – a questo punto ormai “presunto” – divieto di Twitter di incitare o glorificare la violenza?

La sospensione permanente dell’account del Presidente Trump da parte di Twitter non riguarda chiaramente le regole, ma un esercizio di potere sugli avversari politici. Le rivolte di mercoledì non sono state la causa, ma la “scusa” usata dalle Big Tech per fare ciò che desideravano fare ormai da anni: impedire ai conservatori di parlare sulle loro piattaforme pubbliche.




LA FRETTA NECESSARIA
Niram Ferretti
1 maggio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nonostante la grancassa dei media che presentano Joe Biden come una sorta di Franklin Delano Roosevelt, e il suo gigantesco piano di aiuti economici come un New Deal che risanerà l'America, (1.9 trilioni di dollari per l'American Rescue Plan, la proposta di altri 2 trilioni di dollari per l'American Jobs Plan, più un ulteriore trilione di dollari all'American Family Plan. Tutto ciò in aggiunta ai 2. 2 trilioni del CARES Act già stanziati nel 2020 e dei 900 miliardi per il COVID-19 Economic Relief Bill, anch'esso del 2020 ) mentre non faranno altro che aumentare il deficit e il debito americano, già cospicui, la realtà ci dice cose diverse.
Biden ha una risicatissima maggioranza sia al Senato che alla Camera (due deputati democratici in meno alla Camera e uno in meno al Senato frenerebbero e franerebbero la legislatura) e ha davanti a sè una finestra breve, prima delle elezioni di Mid Term, che in genere premiano il partito d'opposizione.
È necessario dunque cercare di fare le cose rapidamente, spinti dall'appoggio incondizionato di tutto il sistema.
La magia dei media, in grado di trasformare i rospi in principi, è ora dedicata a trasformare una modesta nave scuola della politica, un travet privo di personalità, in un grande visionario, un uomo determinato e forte con, davanti a sè, una immagine chiara del futuro che verrà.
Nonostante la fretta sia nemica della saggezza, essa si rende necessaria, mentre, sullo sfondo, l'ombra del Convitato di Pietra incombe.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 3:57 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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