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Lo strapotere e la censura dei social schierati proinvasione e il meticciato forzato e violento, pro islam e la nostra dhimmitudine forzata e violenta, pro governo mondiale con il suo totalitarismo antinazionale, illiberale e violentoFACEBOOK E TWITTER SONO STRUMENTI DELLA PROPAGANDA DEMOCRATICA E STANNO CENSURANDO INCHIESTE GIORNALISTICHE CHE POTREBBERO PREGIUDICARE LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CANDIDATO DEMOCRATICO.
FAZIOSITÀ E CENSURA STILE UNIONE SOVIETICA O COREA DEL NORD!
L'Osservatore Repubblicano
15 ottobre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5616128524 Questo per quanto riguarda le affermazioni di Facebook di essere una piattaforma neutrale : uno dei suoi migliori dirigenti ha fatto entrare saldamente il gigante dei social media nel campo dell'avversario di Trump. E Twitter ha presto seguito l'esempio.
Andy Stone, responsabile delle comunicazioni politiche di Facebook, si è vantato di aver seppellito l'inchiesta giornalistica del New York Post nella quale Hunter Biden aveva favorito l'incontro di un dirigente della società Burisma con suo padre nel 2015 a Washington DC.
Il tweet di Stone mercoledì mattina: “Anche se intenzionalmente non collegherò al New York Post, voglio essere chiaro che questa storia può essere verificata dai partner di controllo dei fatti di terze parti di Facebook. Nel frattempo, stiamo riducendo la sua distribuzione sulla nostra piattaforma ".
In poche ore, Twitter ha impedito agli utenti di twittare la storia, con un trucco high-tech che ti permetteva di postarla, solo per inviare il tuo tweet in un limbo di contenimento. La sua scusa era la presunta "mancanza di rapporti autorevoli sulle origini dei materiali inclusi nell'articolo", che potrebbe - potrebbe ripeto! - violare la sua "Politica sui materiali compromessi".
Che il Post abbia chiarito molto chiaramente come le informazioni siano finite in possesso del giornale non aveva importanza.
Prima censura, poi fai domande: è un atteggiamento oltraggioso da adottare per due delle piattaforme più potenti degli Stati Uniti.
Stone di Facebook rivela persino il suo pregiudizio politico tramite la breve biografia che pubblica su Twitter che mostra la sua lunga storia di lavoro per i Democratici, tra cui l'ex senatrice di sinistra Barbara Boxer della California e il Democratic Congressional Campaign Committee.
Sebbene non specifichi cosa significhi "questa storia", può essere solo il nostro scoop su Hunter: le email mostrano che Hunter ha presentato un dirigente di Burisma, l'azienda ucraina di gas naturale nel cui consiglio Hunter stesso era seduto, a suo padre mentre lui era la seconda carica più potente degli USA.
E questo meno di 1 anno prima che il padre di Hunter facesse pressioni sul governo ucraino per far licenziare il procuratore che indagava su Burisma.
Il padre di Hunter, alias Sleepy ha insistito sul fatto che "non aveva mai parlato con suo figlio dei suoi rapporti d'affari all'estero", una dichiarazione in contrasto con l'enorme raccolta di dati recuperati da un laptop in un'officina del Delaware.
Nessuno mette in dubbio la veridicità della storia del Post, nemmeno Hunter Biden. Il suo avvocato George R. Mesires non si sarebbe degnato di commentare la segnalazione, semplicemente attaccando il messaggero. La campagna del candidato democratico ha fatto lo stesso, liquidando tutto come "screditato", pur dicendo con attenzione che nessun incontro del genere si è presentato nel programma ufficiale del padre di Hunter in quelle date. (Beh, se non era "ufficiale", immagino che non sia successo.)
Per quanto riguarda la paura di Twitter di violazioni degli hacker: la nostra storia spiega da dove provengono le informazioni e una commissione del Senato ora conferma di aver ricevuto anche i file dalla stessa fonte.
Eppure Facebook e Twitter stanno deliberatamente cercando di impedire ai propri utenti di leggere e decidere da soli cosa significa.
Questo quando nessuno dei due ha fatto nulla per limitare l'accesso alla recente storia del New York Times sulle dichiarazioni dei redditi del presidente Trump. E il Times non ha detto una parola su come ha ottenuto quei dati personali riservati - non è possibile hackerare lì, Twitter?
Un dirigente di una delle piattaforme mediatiche più potenti del paese, che si vanta dei suoi anni di lavoro come operativo democratico, vantandosi pubblicamente del suo tentativo di impedire agli americani di conoscere qualcosa di imbarazzante sul candidato presidenziale democratico.
E poi un importante concorrente si precipita a sopprimere completamente la stessa storia.
Facebook e Twitter non sono piattaforme multimediali. Sono macchine di propaganda.
No! Che i principali network televisivi americani stacchino la linea al Presidente Donald J. Trump
in conferenza stampa perché ritengono che siano "bugie" e che dunque non debbano andare in onda è un atteggiamento vomitevole.
L'Osservatore Repubblicano
5 novembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5380963214 Fosse anche un discorso assurdo, stiamo parlando del Presidente degli Stati Uniti d’America che, piaccia o non piaccia, lo sarà ancora fino al 20 gennaio in ogni caso.
I fake and fraudolent media, con il loro doppiopesismo, la partigianeria e la militanza ideologica, hanno assunto un atteggiamento inaccettabile. I professionisti dell'informazione hanno il compito di mostrare ciò che accade, ed eventualmente verificare le informazioni o anche commentarle, ma non di assolutamente di decidere loro per noi quali siano le opinioni accettabili e quali no.
Twitter e Facebook da due giorni non stanno facendo altro che oscurare e censurare a tutta birra chi osa esprimere dubbi sui conteggi.
Ma intanto, nessuno si pone le domande che contano: perché dopo due giorni dalla chiusura dei seggi in molti Stati che erano arrivati oltre il 50% dello spoglio, non si sa ancora il vincitori, mentre addirittura in Nord Carolina, Arizona e Georgia lo spoglio e fermo quando la notte elettorale era arrivato oltre il 95% dello spoglio?
Qualcuno potrà continuare a sorridere, ma non possiamo fare a meno di notare che questi sono tempi molto duri per la #Democrazia e la tenuta del mondo occidentale. A meno che qualcuno non abbia già deciso di adottare il modello #Cina, anche e non solo inteso come #lockdown per fermare la pandemia.
Domani 17 novembre i cei di Twitter e di Facebook dovranno rispondere della loro censura eversiva del Presidente davanti al Congresso USA
https://www.facebook.com/photo?fbid=210 ... 8366500598Il senatore Ted Cruz mette sotto torchio il CEO di twitter Jack Dorsey
(sottotitoli in ITALIANO !!)
18 nov 2020
https://www.youtube.com/watch?v=UU0r6l5 ... e=youtu.beRepublican Senator GRILLS Zuckerberg on Facebook, Google, and Twitter collaboration
17 nov 2020
https://www.youtube.com/watch?v=pOdrPruSnrw At a Senate Judiciary Committee hearing, Facebook's Mark Zuckerberg gets grilled by Sen. Josh Hawley about whether his company collaborates on content moderation policy with Google and Twitter.
QUELL’IMBARAZZO
Josef Jossy Jonas
19 novembre 2020
https://www.facebook.com/josef.jonas3/p ... 3173888199 Ieri i proprietari di Facebook e di Twitter si sono presentati davanti ad una commissione del Senato Americano per essere interrogati sul sospetto di aver influenzato le opinioni di milioni di utenti ed aver così tentato di influenzare le elezioni.
Il proprietario di Facebook era il più imbarazzato; ad ogni domanda si schiariva la gola, diceva:”Senatore...io, ehm, il mio team, ehm e...cioè”.
Le accuse pesantissime:
1)”Avete o non avete deliberatamente censurato tweet e post di alcuni politici? Se si, ci può fornire la lista di chi è quanti candidati o sostenitori di Trump o di Biden avete bloccato?”
Risposta: “Ehm, non sono sicuro di avere queste informazioni però poi mi informo”.
Sen: “Lei non sa come funziona la sua azienda?” Si impegna a fornire questa lista?”
Zuck : Sarò lieto di collaborare con questa commissione etc etc”
Sen: “Yes or not!”.
Zuck:”Seguirò con attenzione nei prossimi giorni e la contatterò”.
Sen: “Va be’. È vero che conservate i dati di tutti gli utenti e che potete leggere le conversazioni di messanger?”
Zuck”: Senatore, ehm, a, a...cioè ci sono algoritmi che filtrano...la nostra policy è mettere in contatto tutti per un mondo migliore etc etc”.
Sen:”Le ripeto la domanda (tre volte, La risposta non è mai stata si o no).
Sen:”È vero che avete un programma che si chiama Task con il quale verificate e conservate ogni singola azione dell’utente, compresi i tweet, le ricerche su Google etc”.
Zuck: Senatore, ehm, a, non mi suona familiare questo nome”.
Sen:” Va be’, allora mi risponda a questa domanda: “È vero o non è vero che tra voi Google e Twitter esistono incontri ed accordi per stabilire gli orientamenti da favorire? Yes or not!”
Zuck:”le nostre policy sono volte a limitare o censurare i post che incitano alla violenza, pedofilia e a creare un mondo migliore e etc etc”.
Questa è altre domande ripetute tre volte senza risposta e il senatore sbotta: “Ahhhoooo questo non ha risposto a nessuna domanda, siete proprietari delle due più grandi informazioni del mondo e non sappiamo come le gestite”.
Zuck: “Senatore, ehm ah cioè, noi vogliamo creare connessioni per un mondo migliore e combattere la violenza e la pedofilia etc etc”.
Sen: “We must take action!”
Stesse domande più o meno a Twitter, meno imbarazzato e più preparato ma davanti alla domanda: “Vi considerate un editore?”
Dorsey:”Diffondiamo notizie”.
Sen:”e chi diffonde notizie non è un editore?”
Sen:”Riguardo ai post o al tweet di Trump del 5 novembre, ch e perché è stato deciso di bloccarlo? Quali sono i criteri con i quali stabilite chi e cosa bloccare?”
Risposte vaghe come le previsioni del tempo su Frattamaggiore (Na).
Guardatelo, fa rabbia il loro imbarazzo democratico.
Buongiorno cari elettori ed elettrici.
FACEBOOK E TWITTER HANNO FINANZIATO BIDEN? SI SPIEGANO LE CENSURE CONTRO TRUMP16 novembre 2020
https://www.byoblu.com/2020/11/16/faceb ... tro-trump/ Le ultime elezioni presidenziali americane hanno dimostrato un fatto. Il ruolo decisivo svolto dalle grandi piattaforme dei social network nell’esito finale delle votazioni. Perché Twitter e Facebook non si sono solo limitate a svolgere il ruolo di base ospitante dei messaggi lanciati dai due candidati.
Tutte le censure ai danni di Donald Trump
Durante quest’ultima tornata elettorale i due colossi della Silicon Valley sono entrati a gamba tesa nello scontro tra democratici e repubblicani, convergendo sistematicamente contro un unico obiettivo: Donald Trump. Dopo aver sospeso il profilo del tycoon per dodici ore a causa di un’affermazione sull’idrossiclorochina, Twitter ha monitorato il profilo di Trump come un cane segugio, in particolare nei giorni a ridosso e successivi alle votazioni.
La maggior parte dei tweet del Presidente americano polemici sulla validità delle votazioni sono stati accompagnati da messaggi automatici del social network. Frasi del tipo “questo reclamo sulla frode elettorale è contestato” e “fonti ufficiali hanno definito questa elezione in modo diverso” continuano a fare da cornice ad ogni cinguettio del Presidente.
Su Facebook è la stessa storia. Ad ogni post fa seguito una precisazione del social network volta a delegittimare quanto scritto da Donald Trump.
I finanziamenti di Twitter e Facebook al Partito Democratico
Ma questa metodica attenzione ossessiva nei confronti di Trump è dovuta a un naturale senso civico di queste aziende private oppure c’è dell’altro? In realtà non è così difficile scoprire che sia Facebook che Twitter hanno partecipato finanziariamente alle elezioni americane e d’altronde non poteva essere diversamente visti gli interessi in gioco. Un istituto di ricerca apartitico di Washington, l’Open secrets, rivela che le aziende hight tech della comunicazione hanno investito 317 milioni di dollari in queste elezioni, di cui il 79,8% destinato a finanziare proprio il Partito Democratico.
Percentuale che sale se si prendono in considerazione Google, Facebook e Twitter la cui percentuale di investimento nel Partito Democratico supera l’80% della loro quota totale. Alla luce di questa mole di denaro investita diventa difficile credere che delle aziende private possano agire senza tentare con ogni mezzo di far rendere al massimo i loro investimenti. E infatti oltre alle censure mirate sui post di Trump, Twitter si è reso protagonista di un altra vicenda discutibile.
La censura sull’inchiesta contro Biden
Lo scorso ottobre, in piena corsa elettorale, Twitter ha bloccato la condivisione di un’inchiesta del New York Post che avrebbe rivelato l’esistenza di oscuri legami tra Joe Biden e un dirigente ucraino del gas naturale. Un atteggiamento da cui aveva preso le distanze lo stesso Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter che aveva definito “inaccettabile” la censura senza spiegazioni dell’articolo. Possiamo però credere che il numero uno di Twitter non sia in grado di controllare quello che succede sotto di lui?
Da questa vicenda la democrazia americana, ritenuta modello mondiale, ne esce decisamente con le ossa rotte. Perché come è possibile pensare di garantire equità e trasparenza quando due aziende private possono influenzare l’opinione degli elettori verso la scelta che porterà maggiori benefici ai loro investimenti?
La censura dei social: l’ultima preoccupante frontiera del pensiero unico22 novembre 2020
https://www.shalom.it/blog/editoriali-b ... o-b1029861 Sono passati quasi sei secoli dal primo rogo di massa del Talmud (Parigi 1242), un atto che le autorità religiose e politiche ripeterono poi moltissime volte, naturalmente con l’ottima intenzione di preservare le indifese e innocenti anime dei fedeli dalle fake news ebraiche.
Il gesto fu ripreso su scala più vasta in Germania nel 1933, ma ci sono precedenti anche più antichi, come il rogo della biblioteca di Alessandria deciso nell'anno 642 da parte del generale ʿAmr ibn al-ʿĀṣ. Tutti più o meno motivati dalla saggia esigenza di impedire la diffusione di eretiche fake news, dannose per il popolo e diffuse da torvi agenti del male.
Il problema, dal mio punto di vista, non è solo l’arbitraria e inaccettabile scelta da parte dei censori di ciò che andava sottratto alla vista dei loro concittadini in quanto “diseducativo”, ma la mossa in sé. Da incorreggibile ottimista, pensavo che gli ostacoli “illuminati” alla diffusione dei pensieri “sbagliati” non fossero oggi più di moda se non magari in quel che resta dei regimi comunisti e negli stati islamici. E invece no, viviamo nel bel mezzo di una nuova potente spinta alla censura, la “cancel culture” che è arrivata fino a togliere la parola al Presidente degli Stati Uniti.
Non si dica che questa pratica riguarda solo qualche brutta statua negli Stati Uniti e Twitter e Facebook, i social media che per definizione diffondono “demenza digitale” e più ne eliminano meglio è. Ci sono stati di recente editori esclusi dai circuiti di vendita internazionali perché israeliani e sionisti; conferenzieri affermati espulsi da primarie università inglesi e americane per lo stesso motivo o magari perché si sono espressi per il partito “sbagliato”. Di fatto la questione è politica. Non si tratta di impedire falsità “innocenti”: nessuno vi bloccherà su Facebook se scrivete “2+2=5” o “la capitale della Francia è Bonn”. Il punto è bloccare pensieri che non siano stati prima approvati dagli “apparati ideologici di Stato”, come li definì Althusser. Per esempio affermazioni eterodosse sulle elezioni americane o sulla famiglia Biden o sull’Unione Europea. Queste eresie non devono essere diffuse. Naturalmente per il bene del pubblico, che, chissà, potrebbe farsene traviare e votare come non deve. Politici, giornalisti e sedicenti intellettuali approvano entusiasti questa nuova censura, che quasi mai è affidata ai tribunali, raramente a istituzioni pubbliche che comunque ne dovrebbero rispondere, ma viene per lo più delegata agli estremisti in piazza e nel web ai gestori privati delle grandi compagnie informatiche, come nelle recenti proposte di legge francese, tedesca e austriaca e nella pratica di questi mesi negli USA. Stranamente questi elogi dilagano anche su pagine che intendono rappresentare gli ebrei italiani. Da ottimista, pensavo che almeno noi ne fossimo vaccinati. Ma non c’è limite alla volontà di prevaricare, per chi ha la buona coscienza di farlo per il Bene, la Verità e il Progresso.
Social Network da spazi di libertà a nuovi censori: si sono piegati alle pressioni della sinistra e dei media tradizionali Atlantico Quotidiano
30 novembre 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... dizionali/ Forse avete notato che, su Facebook, ogni post mandato online da Trump, o su quel che dice Trump riguardo le elezioni, viene pubblicato con un commento. Questo commento rimanda spesso a ulteriori informazioni, su siti che sono quasi sempre ostili a Trump, con l’intento di smentire le sue dichiarazioni. In altri casi Facebook si sente come in dovere di specificare che “le elezioni negli Stati Uniti sono storicamente libere ed eque”, affermazione per altro non vera (anche nell’elezione di Kennedy nel 1960 furono contestati brogli) tratta dal think tank bipartisan Policy Center. Su Twitter, invece, questi commenti si vedono meno: i post di Trump o di chi lo sostiene sono semplicemente rimossi.
Ma guai a dire che i social network sono di parte. Nati come vere e proprie bacheche virtuali, dove poter attaccare liberamente immagini, notizie, pensieri personali, i social network sono diventati, nell’arco di un solo decennio, la spina dorsale dell’informazione online. Se non ci sei, non esisti. Come è possibile che delle bacheche virtuali siano diventate degli organi di informazione politicizzata (ovviamente di sinistra, come tutti i media mainstream)? Il New York Times ci racconta la storia di quel che è successo nello staff di Facebook, con gli stessi toni con cui si narra una fiaba a lieto fine. C’era una volta un’azienda felice che però iniziò a vivere tempi bui. Tempi in cui sempre più dipendenti iniziavano a sentire che quel che facevano era sbagliato, non migliorava il mondo ma peggiorava. I sapienti analisti all’interno dell’azienda scoprirono con sommo raccapriccio che le notizie “cattive per il mondo” prevalevano su quelle “buone per il mondo”. E allora si chiesero: e se trovassimo il modo di nascondere le notizie cattive? Il test andò bene. Ma i dipendenti tristi continuarono a lamentarsi perché non si faceva abbastanza per contrastare le informazioni, false e tendenziose come sempre, dell’Orco (cioè Donald Trump). E ad un certo punto, i dipendenti incrociarono le braccia, in sciopero. Anche in questo caso, allora, i sapienti analisti misero alla prova un nuovo algoritmo e tutte le notizie provenienti dall’Orco divennero invisibili.
Purtroppo il mondo non è una fiaba e l’Orco è un presidente eletto democraticamente nel 2016, che ancora nel 2020 ha ottenuto più di 70 milioni di voti. Ciò che i professionisti dei media non prendono neppure in considerazione è che, nelle elezioni, esistono pareri diversi. Al contrario, loro considerano che vi sia una sola verità e che ciò che non vi si conforma è “falso”, o peggio è “una cattiva notizia per il mondo”. I social network, da opportunità per esprimersi liberamente, sono diventati dei censori. Quel che c’è di peggio: sono orgogliosi della loro censura.
Sia chiaro che, in tutta questa vicenda, i social network, per quanto ricchi e possenti possano sembrare, sono il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro. I vasi di ferro sono i media tradizionali e soprattutto la politica. È un apparato politico che ha piegato i social network alla sua volontà, costringendoli a cambiare regole. Non lo ha fatto con la polizia e la censura di Stato, come avviene nelle dittature di destra e di sinistra, ma con la minaccia del tiro incrociato di piazze urlanti, boicottaggi organizzati e lo stigma sociale. I social network sono sempre stati considerati delle oasi di libertà, finché non ha vinto Donald Trump nel 2016. Gli editori tradizionali si sono chiesti da dove venissero tutti quei voti, considerando che erano uniti (incluso Murdoch, di Fox) dalla parte di Hillary Clinton e contro Donald Trump. La risposta è stata immediata: perché la gente è ancora libera di parlare su Facebook e Twitter. Allora è nata la psicosi delle fake news, della propaganda russa e dei big data, raccolti per mandare agli elettori propaganda personalizzata sui social media. Anche qui: finché la pesca a strascico dei dati è stata impiegata da Obama, nella sua campagna elettorale del 2012, la sua è stata “innovazione”. Ma quando Trump ha usato gli stessi metodi, allora è iniziato lo scandalo di Cambridge Analytica. Facebook, per essersi prestato al gioco, è stato subito messo sotto processo.
Contro Twitter, reo di essere usato da Trump per comunicare la sua politica, contro Facebook, reo di non controllare mai abbastanza le fake news (di Trump e dei suoi sostenitori) sono stati quattro anni caratterizzati da polemiche, riprovazione dei media tradizionali e periodici boicottaggi. Ancora nel 2020, in un articolo di febbraio su Fortune (giusto per fare un esempio chiaro, ma il mainstream era tutto così), un editorialista si lamentava che Twitter non avesse ancora fatto abbastanza per segnalare o censurare le fake news. In un passaggio molto significativo, si legge:
“Il problema è che l’utente medio di Twitter può anche non credere nel processo di verifica, estremamente severo, del New York Times. In effetti, un sondaggio Gallup del 2019 mostra come solo il 41 per cento degli americani si fidi dei mass media, in generale”
L’intento era chiarissimo: costringere i social network ad allinearsi agli standard (anche politici) di un quotidiano liberal, a costo di andare contro il parere dei lettori e degli utenti.
Il Covid-19, con la “necessità” di censurare informazioni false sulla pandemia e sulle cure mediche, è stata la prova generale. Governi dotati di poteri emergenziali, possono imporre la censura anche ai social network, tramite l’oscuramento delle “fake news”. Ma l’opportunità definitiva per piegare i social network è stata data dalla campagna contro il razzismo di Black Lives Matter, dalla fine di maggio. In quel caso, le multinazionali vicine alla causa democratica (cioè: tutte quelle che vogliono sopravvivere sul mercato, senza temere boicottaggi a loro volta) hanno lanciato la loro rivoluzione culturale: l’adesione ad un linguaggio “antirazzista”, pena il boicottaggio. In giugno si è piegato Facebook che fino all’inizio dell’estate aveva tenuto duro, difendendo la libertà di espressione. La mazzata è arrivata il 26 giugno, quando Unilever, con tutto il suo gruppo, ha annunciato la sospensione della pubblicità su Facebook sul territorio americano. Già che c’era, la multinazionale ha coinvolto anche Twitter, che era considerato ancora troppo leggero nei suoi controlli. “Data l’attuale polarizzazione politica e le elezioni in arrivo negli Stati Uniti, occorre molto più impegno contro il linguaggio di odio”, aveva dichiarato Luis Di Como, vicepresidente della comunicazione di Unilever. Non appena si era diffusa la notizia, le due vittime del boicottaggio, sia Facebook che Twitter avevano registrato gravi perdite in Borsa: Facebook ha perso l’8 per cento e Twitter il 7 per cento. Unilever è stata solo la ciliegina sulla torta. Prima di essa, altre grandi aziende quali Verizon Communications, Patagonia, VF, North Face, Eddie Bauer e Recreational Equipment avevano già annunciato il boicottaggio. La Coca Cola era poi andata oltre, annunciando uno stop alla sua pubblicità su tutti i social network americani per almeno un mese: niente più spot della bibita più famosa del mondo su Facebook, Twitter, YouTube, Snap, perché “non c’è spazio per il razzismo nel mondo e non c’è spazio per il razzismo sui social media”.
Risultato: i social network si sono piegati. Hanno accettato di selezionare le notizie, come fa qualunque editore online. Adesso però rischiano di pagare anche quest’ultima scelta. Nelle ultime due audizioni al Congresso, i ceo di Facebook e Twitter si sono trovati letteralmente fra due fuochi, con i Democratici che li accusavano di non fare abbastanza contro Trump e i Repubblicani che li accusavano, giustamente, di censurare una delle due parti della scena politica americana. I Repubblicani non hanno a disposizione le armi che hanno i Democratici: non hanno il controllo della piazza e non sanno organizzare boicottaggi su scala nazionale e internazionale. Ma hanno abbastanza legislatori per cambiare le leggi: finora i social network, proprio perché non sono editori, ma mere “bacheche” virtuali, sono esentati dalla responsabilità di ciò che pubblicano, grazie al paragrafo 230 della legge statunitense sull’editoria. Se l’immunità data dal paragrafo 230 salta (e i Repubblicani hanno tutta l’intenzione di farla saltare) i social media saranno responsabili di ogni singola parola o immagine che pubblicano, esattamente come un editore. A questo punto è anche normale che sia così: se selezioni i contenuti, ne sei anche direttamente responsabile. Ma a perderci saremo tutti noi, perché, ovviamente, i social si comporteranno da editori anche con noi. Un articolo come questo che state leggendo non verrebbe mai pubblicato da un editore di sinistra. E neppure quello che pensate voi svegliandovi alla mattina, magari. Avremo tutti molta meno libertà di esprimerci, perché per colpa di qualcuno, non si farà più credito a nessuno.
Alberto PentoTrump ha ragione, più che ragione.
Donald J. Trump dice che porrà il veto alla legge sulla difesa a meno che la Sezione 230 che protegge Facebook e Twitter non venga soppressa.L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7518974000 Il presidente Trump ha twittato martedì che avrebbe posto il veto alla legge sull'autorizzazione della difesa nazionale a meno che il Congresso non abroghi la sezione 230 del Communications Decency Act del 1996, che secondo i critici protegge ingiustamente le piattaforme di social media dalla responsabilità sugli articoli pubblicati sulle loro piattaforme.
Questi oppositori hanno affermato che i colossi tecnologici come Twitter e Facebook non dovrebbero più essere protetti come piattaforma neutrale quando operano come un editore (censurando i post).
Le critiche sembravano aver raggiunto il punto critico durante lo scandalo di Hunter Biden nelle settimane precedenti le elezioni presidenziali.
Il New York Post aveva pubblicato un rapporto esplosivo che mostrava delle e-mail di Hunter Biden che collegavano suo padre ai suoi affari in Ucraina.
I senatori repubblicani Ted Cruz , Lindsey Graham e Josh Hawley avevano chiamato i capi di Twitter e Facebook nelle settimane successive a testimoniare.
"Questa è un'interferenza elettorale e siamo a 19 giorni dall'elezione", ha detto Cruz, R-Texas. “Non ha precedenti nella storia della democrazia. La commissione giudiziaria del Senato vuole sapere cosa diavolo sta succedendo ".
Trump, che ha rifiutato di concedere le elezioni e ha un team legale che indaga sulle accuse di frode elettorale diffusa, ha mantenuto un rapporto teso con queste società, nonostante abbia 88 milioni di follower sul suo account Twitter.
"La sezione 230, è un regalo che protegge dalle responsabilità i " Big Tech "(le uniche aziende in America che ce l'hanno: il corporate welfare!), È una seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale e integrità elettorale. Il nostro Paese non potrà mai essere sicuro e protetto se gli permettiamo di restare in piedi ", ha twittato Trump. “Pertanto, se la sezione 230, molto pericolosa e ingiusta, non viene completamente risolta come parte del National Defense Authorization Act (NDAA), sarò costretto a porre il VETO inequivocabilmente al disegno di legge quando sarà inviato alla mia bellissima scrivania. Riprendiamoci l'America ADESSO. Grazie!"
Facebook non ha risposto immediatamente a un'e-mail di Fox News. Un portavoce di Twitter ha rifiutato di commentare.
Il Dipartimento di Giustizia ha inviato una lettera al Congresso in ottobre che chiedeva modifiche alla legge di 25 anni fa che essenzialmente protegge queste società dall'essere citate in giudizio per i contenuti pubblicati sui loro siti.
La lettera del Dipartimento di Giustizia, indirizzata a diversi leader del Congresso, diceva: “Le grandi piattaforme online odierne detengono un enorme potere sulle informazioni e le opinioni a disposizione del popolo americano. È quindi fondamentale che siano onesti e trasparenti con gli utenti su come utilizzano tale potere ".
Mark Zuckerberg e Jack Dorsey, gli amministratori delegati di Facebook e Twitter, rispettivamente, hanno parlato della legge davanti alla commissione per il commercio del Senato a ottobre.
"La Sezione 230 è la legge più importante che protegge la libertà di parola su Internet. Rimuovendo la Sezione 230, rimuoveremo la libertà di parola da Internet", ha detto Dorsey durante la sua testimonianza.
Zuckerberg ha suggerito che il Congresso "aggiorni la legge per assicurarsi che funzioni come previsto".
"Un punto importante da cui iniziare sarebbe rendere i sistemi di moderazione dei contenuti più trasparenti", ha affermato. "Un altro sarebbe quello di separare i buoni attori dai cattivi attori assicurandosi che le aziende non possano nascondersi dietro la sezione 230 per evitare le responsabilità di facilitare intenzionalmente attività illegali sulle loro piattaforme. Siamo aperti a lavorare con il Congresso su queste idee e altro ancora", egli disse.
https://www.foxnews.com/politics/trump- ... terminated Il DOJ, citando la censura della storia di Hunter Biden e di una recente opinione del Justice Clarence Thomas, sostiene le modifiche alla Sezione 230 nella lettera al Congresso.L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 0678973684Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) martedì ha inviato una lettera ai leader del Congresso chiedendo modifiche alla Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge approvata circa 25 anni fa che impedisce alle società tecnologiche di essere citate in giudizio per i contenuti che gli utenti pubblicano sulle loro piattaforme.
Poiché le società diInternet sono diventate più grandi e più potenti - e più centrali nel discorso politico americano e nella distribuzione di notizie - le accuse di parzialità, preoccupazioni anti-trust e altro hanno portato i legislatori su entrambi i lati del corridoio a riconsiderare i meriti della protezione per tali aziende. Il DOJ, in una lettera ottenuta da Fox News che è stata indirizzata a diversi leader del Congresso martedì, ha affermato di essere favorevole a cambiare la Sezione 230 in quanto ha citato le controversie nate sulle storie censurate del New York Post su Hunter Biden e su una recente opinione della Corte Suprema del giudice Clarence Thomas.
"Il Dipartimento di Giustizia (Dipartimento) è incoraggiato dal consenso emergente in ogni ramo del governo e in molte parti del settore privato sul fatto che sia giunto il momento di riformare la Sezione 230 del Communications Decency Act del 1996", una lettera firmata dall'Assistente procuratore generale, Stephen E. Boyd ha detto. "Le grandi piattaforme online odierne detengono un enorme potere sulle informazioni e le opinioni a disposizione del popolo americano. È quindi fondamentale che siano oneste e trasparenti con gli utenti su come utilizzano tale potere".
Boyd ha poi citato la controversia sugli sforzi di Facebook e Twitter per sopprimere la distribuzione di un articolo del New York Post sul presunto coinvolgimento del candidato alla presidenza democratica Joe Biden negli affari internazionali di suo figlio Hunter come "preoccupante".
"Ad esempio, la decisione di due società di social media di limitare l'accesso a contenuti di notizie di notevole interesse pubblico dal New York Post, una pubblicazione giornalistica ampiamente distribuita, è piuttosto preoccupante", si legge nella lettera.
La lettera aggiungeva: "Relativamente, il Dipartimento rileva la recente richiesta del giudice Thomas alla Corte suprema, in un caso appropriato, di riesaminare le decisioni dei tribunali inferiori che hanno interpretato la Sezione 230 per conferire l'immunità radicale alle piattaforme online. Come ha osservato il giudice Thomas, quelle decisioni hanno "enfatizzato argomenti non testuali" al servizio di espandere l'immunità "oltre la lettura naturale del testo [statutario]".
La posizione del DOJ di Trump non è sorprendente, poiché lo stesso presidente ha ripetutamente stroncato la Sezione 230. Ma è ancora un'altra voce tra un coro di politici, commentatori e funzionari governativi che mettono in dubbio la saggezza di continuare a preservare le protezioni legali della Sezione 230 per le aziende tecnologiche.
https://www.foxnews.com/politics/doj-ci ... o-congressÈ UFFICIALE: LA CNN E UN FAKE NEWS NETWORK!3 dicembre 2020
https://www.facebook.com/alessio.tramat ... 5016451653La CNN, principale canale d'informazione americana dalla quale attingono i nostri media mainstream e i nostri "seri e affidabili giornalisti", non è un network che lavora per una giusta e corretta informazione ma segue una ben precisa agenda politica dettata da chi li controlla (Sono finanziati principalemente dal Qatar, Socialisti e Democratici) volta a manipolare l'informazione per manipolare l'opinione pubblica e far perdere o guadagnare consensi a una parte politica piuttosto che all'altra.
A rivelarlo le registrazioni integrali delle riunioni editoriali della CNN ascoltate e pubblicate dai giornalisti investigativi di Project Veritas.
La strategia della CNN (e di tutti i media mainstream di regime anche di casa nostra) è ben nota ed è quella di manipolare l'informazione per criminalizzare e demonizzare una parte politica ed ergere ad unici detentori della verità e del bene assoluto l'altra parte politica dominante e che controlla e detta loro l'agenda.
I particolari delle Fake News e delle manipolazioni delle informazioni iniziano ad uscire e ad essere pubblicati, come quelli della più grande frode elettorale nella storia della politica americana. E le due cose sono strettamente collegate!
https://www.facebook.com/JamesOKeefeAuthor/https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 9423249357 CNN indemniza a adolescente católico pro Trump por difamaciónPor Mamela Fiallo Flor
8 gennaio 2020
https://es.panampost.com/mamela-fiallo/ ... nte-trump/275 millones de dólares pide Nicholas Sandmann, luego de que CNN lo acusó falsamente de racismo
Nicholas Sandmann fue perseguido por la prensa progresista, al punto que cerró su escuela por las amenazas de muerte. (Fotomontaje de PanAm Post)
Amenazas de muerte, el cierre del colegio, suspensión de alumnos y la publicación de información privada sobre menores de edad fueron algunas de las secuelas causadas por la difusión errónea del «enfrentamiento» entre un grupo de adolescentes del Colegio Católico de la ciudad de Covington, Kentucky, con una agrupación indígena que estaba protestando con tambores en Washington, D. C. Ahora CNN deberá pagar millones por difamación.
En marzo del año pasado, los abogados de Nicholas Sandmann, Todd McMurtry y Lin Wood, presentaron ante el Tribunal de Distrito de los Estados Unidos para el Distrito Este de Kentucky, una demanda por 275 millones contra CNN. Sin embargo, Sandmann informó este martes 7 de enero que había llegado a un acuerdo con dicho medio:
El «enfrentamiento» sucedió en el marco de la marcha anual por la vida, donde miles de activistas en contra del aborto se manifiestan en las calles de la capital de EE. UU. para que el Estado ponga fin a la legalización de esta práctica. En vista que Trump se ha consagrado como el presidente más provida de la historia, se sumó a la marcha por la vida desde la Casa Blanca, jóvenes como Sandmann y sus compañeros de colegio, de confesión católica, respaldaron públicamente al mandatario.
El menor, de 16 años, se mantuvo de pie, a ratos serio, a ratos sonriendo, pero siempre en silencio, mientras hombres adultos y ancianos le gritaban epítetos racistas. Sin embargo, medios masivos, con CNN a la cabeza, presentaron la situación como si el ofensor hubiese sido Sandmann.
Cuando se observa el video completo, es posible ver que al inicio de la «confrontación» estaba un grupo denominado «israelitas hebreos negros», una agrupación extremista religiosa que aduce ser el verdadero pueblo de Israel.
«Millones y millones de repeticiones de las mentiras y falsedades que difundió CNN»
En marzo de 2019, Lin Wood, uno de los abogados de Sandmann, le dijo a The Dayliwire que “CNN fue probablemente más vicioso en sus ataques directos contra Nicholas que The Washington Post. Y CNN entra en los hogares de millones de personas». «CNN no pudo resistir la idea de que había un chico con esa gorra de Make America Great Again. Entonces van tras él», agregó.
“Realmente persiguieron a Nicholas con la idea de que él era parte de una mafia que estaba atacando a los israelitas hebreos negros, gritando insultos racistas a los israelitas hebreos negros. Totalmente falso”, continuó Wood. «Ahora dices que has visto la cinta. Si te tomaste el tiempo para mirar el contexto completo de lo que sucedió ese día, Nicholas Sandmann no hizo absolutamente nada malo. Era, como les he dicho a los demás, el único adulto en la sala».
Ya fue anunciado que CNN indemnizará al menor, pero «el monto del acuerdo no se hizo público durante una audiencia en el tribunal federal en Covington». Sandmann también presentó demandas contra medios masivos como The Washington Post y NBC Universal, cada una por 250 millones de dólares o más, y, según los informes, su equipo legal pretende «demandar a Gannett, propietarios de The Enquirer«.
«La diferencia entre esta demanda y las otras demandas que hemos presentado es que CNN es una organización de medios muy importante con un alcance mucho más amplio que, por ejemplo, el Washington Post. En Twitter tiene 41 millones de seguidores. Publicó cuatro videos. Nueve artículos en línea que fueron tuiteados. Así que son millones y millones y millones de repeticiones de las mentiras y falsedades que difundió CNN«, afirmó para FoxNew el otro abogado de Sandmann, Todd McMurtry.
Lo que el presidente Trump ha llamado fake news (noticias falsas) quedó en evidencia en este caso. Por eso el mandatario alentó a Sandmann a seguir adelante en sus juicios por difamación y anunció que los mismos medios que injuriaron al menor no eran bienvenidos en la Casa Blanca.
Según muestra la evidencia, que Sandmann estuviera usando una gorra que simbolizaba su respaldo a Trump fue suficiente para que los medios masivos arremetieran contra él.
Desde la primera elección presidencial, la prensa progresista ha hecho hasta lo imposible para vincular a Trump al racismo y, por tanto, a sus simpatizantes. La evidencia ha demostrado lo contrario, pues las minorías étnicas han sido las más beneficiadas por el recorte de impuestos impulsado por el mandatario, que desencadenó en el mayor índice de empleo en la historia.
La famiglia di Nicholas Sandmann, un adolescente accusato di aver presumibilmente deriso un nativo americano, ha citato in giudizio martedì il Washington Post per aver diffamato il minore nella sua copertura dell'incidente.
A gennaio, un video che mostrava un gruppo di adolescenti, tra cui Sandmann, 16 anni, che apparentemente ridevano e molestavano un uomo indiano che cantava canzoni tradizionali, è diventato virale.
Il controverso sostegno di Trump ai giovani che hanno "molestato" un indiano (e la confusione su ciò che è realmente accaduto)
"Nel gennaio di quest'anno, il Post si è impegnato in una forma moderna di McCarthyismo, in competizione con la CNN e la NBC, tra gli altri (media), per assumere la guida di una folla di teppisti dei media e dei social network che hanno attaccato, diffamato e minacciato Nicholas Sandmann, un innocente liceale", dice la denuncia presentata dai genitori del giovane, che lo rappresentano, in Kentucky.
"Il Post ha ignorato gli standard di base del giornalismo perché voleva promuovere il suo ben noto e facilmente documentato programma di pregiudizio contro Donald Trump sfidando le persone che percepiva come solidali con il presidente", aggiunge la causa.
Omettere la pubblicazione del numero di Instagram di ka_ya11
La causa specifica che i Sandmanns chiedono 250 milioni di dollari in risarcimenti, "l'importo che Jeff Bezos, la persona più ricca del mondo, ha pagato in contanti per il Post quando ha comprato il giornale
Twitter censura Trump, ma fa passare la disinformazione del Partito Comunista Cinese Atlantico Quotidiano
Federico Punzi
3 dicembre 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ta-cinese/ Si muove con estrema rapidità e disinvoltura Twitter per bannare o etichettare i tweet del presidente Donald Trump. In queste settimane il social media fondato e guidato da Jack Dorsey ha messo in atto uno sforzo senza precedenti per oscurare il più possibile la battaglia legale del team Trump volta a dimostrare l’irregolarità delle elezioni presidenziali. Contrassegnando, in pochi minuti, i tweet del presidente e di chiunque altro riguardanti brogli elettorali come contenenti informazioni false o controverse; sospendendo decine di account, tra cui quelli dei testimoni subito dopo le loro audizioni nelle assemblee legislative degli stati coinvolti; impedendo la circolazione di link a siti e documenti, per esempio le denunce presentate dai legali del presidente in tribunale. Il tutto con estrema rapidità e spregiudicatezza.
Tra l’altro, la soppressione di qualsiasi tentativo da parte di Trump di contestare la regolarità delle elezioni era una strategia ampiamente annunciata sia da Twitter che da Facebook molto tempo prima dell’election day del 3 novembre.
Anche i media tradizionali si sono rifiutati di dare adeguata copertura alle contestazioni, bollandole a priori come “infondate”. Le “infondate” accuse del team Trump, si legge nelle strisce dei grandi network tv (gli stessi che censurarono una conferenza stampa del presidente), nei pochi articoli di stampa e persino nei lanci d’agenzia. Che i legali del presidente riescano o meno a provare brogli sistemici, e che siano o meno di dimensioni tali da poter ribaltare l’esito, le anomalie nel voto del 3 novembre, e le segnalazioni di irregolarità, sono così numerose e così varie che meriterebbero senz’altro un approfondimento – almeno questo credevamo fosse il ruolo dei media, old e new.
Come ha magistralmente spiegato Stefano Magni su Atlantico Quotidiano, i social network, da opportunità per esprimersi liberamente, sono diventati i nuovi censori e, di fatto, organi di informazione politicizzata – ovviamente di sinistra, come tutti i media mainstream. Ma come è stato possibile?
Senz’altro si sono piegati davanti ad una vera e propria campagna orchestrata dalla sinistra politica e dai media tradizionali Usa, che li ha indotti a cambiare le loro policies e i loro algoritmi. Non con la polizia e la censura di Stato, ma con il tiro incrociato di piazze urlanti, boicottaggi organizzati e stigma sociale.
Ma è anche vero che gli stessi vertici di Twitter e Facebook sono stati ben lieti di assecondare queste pressioni. D’altra parte, com’è noto, l’ideologia progressista è dominante nella Silicon Valley: dai ceo fino all’ultimo dei programmatori, passando per i responsabili della comunicazione, sono tutti di sinistra e qualcuno in posti di primo piano può persino vantare esperienze negli staff di Joe Biden e Kamala Harris.
Tutto, guarda caso, ha inizio dopo la vittoria di Trump nel 2016. Da allora è nata la psicosi delle fake news, della propaganda russa e dei big data (“innovazione”, finché ad usarli era stato Obama nel 2012). Così Twitter e Facebook sono finiti sotto processo. Ed essendosi convinti di aver contribuito in misura determinante alla vittoria di Trump, hanno deciso che dovevano espiare la loro colpa. L’intento era chiarissimo: costringerli ad allinearsi agli standard politici di un media liberal, a costo di andare contro gli utenti. E si sono piegati, accettando di selezionare le notizie e di organizzarne la gerarchia, e persino di decidere la copertura, positiva o negativa, da dare ai candidati presidenziali. Insomma, quello che fa qualunque editore.
C’è un piccolo problema, però: gli editori sono legalmente responsabili di quello che pubblicano.
Se Twitter è così zelante nel flaggare come disinformazione i tweet di Trump e dei suoi sostenitori, nel sospendere o limitare gli account di destra, si apre una questione gigantesca: che ne è dei tweet falsi o “controversi” di altri governi e attori statali? Perché fa passare senza battere ciglio i tweet di incitazione all’odio e alla violenza della leadership iraniana, così come la sfacciata propaganda diffusa dagli account ufficiali del Partito Comunista Cinese?
Il problema, a questo punto, è persino banale: dal momento che lo fa con Trump e gli account di destra, se Twitter non etichetta un tweet di un presidente, un capo di governo, o di un’autorità pubblica, come contenente informazioni false o controverse, sta implicitamente suggerendo che quel tweet è veritiero, accurato. Anche se non lo è. E deve essere ritenuta corresponsabile della disinformazione che per distrazione (o altro?) fa passare.
Lo staff di Twitter si è guardato bene dal contrastare la disinformazione di Pechino. Basti citare gli account ufficiali del governo cinese, o comunque riconducibili al PCC, che in questi mesi hanno deliberatamente diffuso disinformazione sulle origini del Covid-19, sostenendo che fosse arrivato nei cibi congelati dall’Europa e dall’Italia.
Come ricorda lo Spectator Usa, è arrivato tra le tendenze un tweet del portavoce del Ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian, in cui si mostrava un’immagine ritoccata di un soldato australiano con un coltello al collo di un bambino. Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida, ha scritto direttamente al ceo e fondatore Jack Dorsey chiedendo chiarimenti. Il punto è proprio quello che segnalavamo: perché l’account del presidente Usa è sorvegliato speciale, giorno e notte, mentre gli account statali cinesi sono autorizzati a diffondere cospirazioni e disinformazione contro altri Paesi e sulla pandemia globale che Pechino ha causato?
Nel giugno del 2019, Twitter si è dovuto scusare per aver rimosso gli account di diversi dissidenti cinesi, guarda caso tre giorni prima del trentesimo anniversario del massacro di Piazza Tiananmen. Parlò di un errore. Lo stesso “errore” che si ripete da anni nei confronti di account conservatori.
Ricordiamo, tra l’altro, che sempre Twitter, con una decisione senza precedenti, pochi giorni prima dell’election day ha censurato l’inchiesta del New York Post (non un giornaletto scandalistico, ma il quarto quotidiano Usa per diffusione) sui legami d’affari tra la famiglia Biden e la Cina. Non accontentandosi di apporre l’etichetta “informazione controversa” ai tweet che rilanciavano l’articolo, ma bloccando il contenuto e sospendendo l’account ufficiale del giornale.
Tutto questo non ci sorprende, purtroppo. Anche ammesso che sia infondata, e per quanto si possa non condividere, oscurare la campagna legale del presidente Trump, aver censurato l’inchiesta giornalistica del NYPost su Biden, questi sì, sono metodi cinesi.
Nei confronti di Trump, ma non solo, Twitter si è autoassegnato il ruolo di arbitro della “verità”. Ma a questo ruolo, ammesso e non concesso che gli possa essere riconosciuto, devono corrispondere delle responsabilità. Deve rispondere legalmente delle “verità” che decide di far passare…
Elezioni Usa, Trump: "Frode reale, con Twitter inizia comunismo"25/12/2020
https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... x7E9H.html "La frode elettorale non è una teoria cospirazionista, è un fatto". Donald Trump 'festeggia' il Natale con una raffica di tweet in cui ribadisce le accuse di frode nelle ultime elezioni Usa 2020, che consegnano la Casa Bianca a Joe Biden. Il presidente uscente se la prende anche con Twitter, reo di segnalare i messaggi come discutibili, nella migliore delle ipotesi.
"Twitter non ha più limiti con le sue segnalazioni, sta facendo di tutto per sopprimere persino la verità. Dimostra quanto sia pericoloso, soffocando volontariamente la libertà di parola. È molto pericoloso per il nostro paese. Il Congresso sa che questo è il modo in cui comincia il comunismo. La censura nella sua forma peggiore. Eliminate la sezione 230!", scrive Trump, prima di scagliarsi contro i repubblicani che non sostengono i suoi sforzi.
Statement from the President The White House
27 dicembre 2020
As President of the United States it is my responsibility to protect the people of our country from the economic devastation and hardship that was caused by the China Virus.
I understand that many small businesses have been forced to close as a result of harsh actions by Democrat-run states. Many people are back to work, but my job is not done until everyone is back to work.
Fortunately, as a result of my work with Congress in passing the CARES Act earlier this year, we avoided another Great Depression. Under my leadership, Project Warp Speed has been a tremendous success, my Administration and I developed a vaccine many years ahead of wildest expectations, and we are distributing these vaccines, and others soon coming, to millions of people.
As President, I have told Congress that I want far less wasteful spending and more money going to the American people in the form of $2,000 checks per adult and $600 per child.
As President I am demanding many rescissions under the Impoundment Control Act of 1974. The Act provides that, “whenever the President determines that all or part of any budget authority will not be required to carry out the full objectives or scope of programs for which it is provided, or that such budget authority should be rescinded for fiscal policy or other reasons (including termination of authorized projects or activities for which budget authority has been provided), the President shall transmit to both Houses of Congress a special message” describing the amount to be reserved, the relevant accounts, the reasons for the rescission, and the economic effects of the rescission. 2 U.S.C. § 683.
I will sign the Omnibus and Covid package with a strong message that makes clear to Congress that wasteful items need to be removed. I will send back to Congress a redlined version, item by item, accompanied by the formal rescission request to Congress insisting that those funds be removed from the bill.
I am signing this bill to restore unemployment benefits, stop evictions, provide rental assistance, add money for PPP, return our airline workers back to work, add substantially more money for vaccine distribution, and much more.
On Monday the House will vote to increase payments to individuals from $600 to $2,000. Therefore, a family of four would receive $5,200. Additionally, Congress has promised that Section 230, which so unfairly benefits Big Tech at the expense of the American people, will be reviewed and either be terminated or substantially reformed.
Likewise, the House and Senate have agreed to focus strongly on the very substantial voter fraud which took place in the November 3 Presidential election.
The Senate will start the process for a vote that increases checks to $2,000, repeals Section 230, and starts an investigation into voter fraud.
Big Tech must not get protections of Section 230!
Voter Fraud must be fixed!
Much more money is coming. I will never give up my fight for the American people!
https://www.whitehouse.gov/briefings-st ... nt-122720/"Come Presidente degli Stati Uniti è mia responsabilità proteggere la gente del nostro Paese dalla devastazione economica e dalle difficoltà causate dal Virus Cina."
Capisco che molte piccole imprese sono state costrette a chiudere a causa di dure azioni degli stati democratici. Molte persone sono tornate al lavoro, ma il mio lavoro non è finito finché tutti non tornano a lavorare. Fortunatamente, grazie al mio lavoro con il Congresso nell'approvazione del CARES Act all'inizio di quest'anno, abbiamo evitato un'altra Grande Depressione.
Sotto la mia leadership, Project Warp Speed è stato un enorme successo, io e la mia amministrazione abbiamo sviluppato un vaccino molti anni prima delle aspettative più selvagge, e stiamo distribuendo questi vaccini, e altri presto in arrivo, a milioni di persone.
Come Presidente, ho detto al Congresso che voglio spendere meno spreco e più soldi per gli americani sotto forma di assegni di 2,000 dollari per adulto e 600 dollari per bambino.
In qualità di presidente chiedo molte rescissioni ai sensi della legge sul controllo degli improperi del 1974., la legge prevede che ′′ ogni volta che il Presidente determina che, in tutto o in parte, un'autorità di bilancio non sarà tenuta a realizzare l'obiettivo o la portata dei programmi per i quali è stata fornita, o che tale autorità di bilancio venga revocata per politica fiscale o per altri motivi (compresa la cessazione di progetti autorizzati o attività per le quali è stata fornita l'autorità di bilancio), il Presidente trasmette a entrambe le Case del Congresso un messaggio speciale ′′ descrivendo l'importo da riservare, i relativi conti, i motivi della rescissione e gli effetti economici della rescissione.
2 U.S.C. § 683. firmerò il pacchetto Omnibus e Covid con un messaggio forte che chiarisce al Congresso che gli oggetti dispendiosi devono essere rimossi. Rimanderò al Congresso una versione redilineata, voce per voce, accompagnata dalla richiesta formale di rescissione al Congresso insistendo affinché quei fondi siano rimossi dal conto.
Sto firmando questa proposta di legge per ripristinare i sussidi di disoccupazione, fermare gli sfratti, fornire assistenza agli affitti, aggiungere soldi per PPP, restituire i nostri lavoratori aerei al lavoro, aggiungere sostanzialmente più soldi per la distribuzione dei vaccini e molto altro.
Lunedì la Camera voterà per aumentare i pagamenti ai privati da 600 a 2,000. Pertanto, una famiglia di quattro persone riceverebbe 5,200. Inoltre, il Congresso ha promesso che la Sezione 230, che va a beneficio così ingiustamente della Big Tech A spese del popolo americano, verrà rivisto e sarà terminato o sostanzialmente riformato. Allo stesso modo, Camera e Senato hanno concordato di concentrarsi fortemente sulla truffa molto sostanziale degli elettori avvenuta nelle elezioni presidenziali del novembre 3 Il Senato inizierà l'iter per una votazione che aumenta i controlli a 2,000 dollari, abroga la Sezione 230 e avvia un'indagine sulla frode degli elettori. La Big Tech non deve ricevere protezioni della Sezione 230! La frode elettorale deve essere risolta! Stanno arrivando molti più soldi. Non rinuncerò mai alla mia battaglia per il popolo americano!