Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:35 pm

Il giudice della Pennsylvania interrompe la certificazione elettorale.
L'Osservatore Repubblicano
25 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 8916101527

La causa sostiene che la legge sul voto per corrispondenza della Pennsylvania ha violato la costituzione dello stato.
Un tribunale statale della Pennsylvania ha emesso mercoledì un'ingiunzione bloccando qualsiasi potenziale ulteriore certificazione dei risultati delle elezioni nello stato, in attesa dell'udienza che si terrà venerdì.
L'ordine del giudice Patricia McCullough arriva per il caso presentato dagli elettori della Pennsylvania, incluso il rappresentante Mike Kelly, R-Pa., In cui affermano che una legge statale che consente il voto per assenza senza motivazioni ha violato la costituzione della Pennsylvania, che delinea casi specifici in cui è consentito il voto per assenza.
Il procuratore generale della Pennsylvania Josh Shapiro ha risposto rapidamente su Twitter, sottolineando che questo non ha un grande impatto poiché i risultati delle elezioni presidenziali sono già stati certificati.
Shapiro ha aggiunto che il suo ufficio farà ancora ricorso contro la decisione.
Come per qualsiasi altra corsa nelle elezioni di novembre che potrebbe non essere stata certificata, ai funzionari statali è vietato certificare i risultati di qualsiasi elezione che non sia già stata certificata.
Mentre i risultati delle elezioni presidenziali in Pennsylvania sono già stati certificati, la campagna di Trump li sta ancora combattendo attivamente, sperando nella decertificazione mentre fanno appello contro l'archiviazione di un caso che hanno presentato sostenendo che agli elettori è stata impropriamente concessa la possibilità di correggere le proprie schede elettorali per assenza, oltre a sostenere che che più di 680.000 schede sono state contate senza che i rappresentanti di lista repubblicani potessero controllare lo scrutinio.




Una grande vittoria in tribunale consente a Trump di presentare le prove di frodi e di illegalità commesse nel voto, che potrebbe ribaltare il risultato del Nevada.
L'Osservatore Repubblicano
25 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2736098145

Nella sua prima vittoria in tribunale, un giudice del Nevada ha accettato di lasciare che la campagna di Trump presenti le sue prove che frodi e illegalità hanno afflitto le elezioni dello stato, abbastanza per invertire la vittoria di Joe Biden e fare da esempio per altre sfide statali.
Secondo i funzionari di Trump, il giudice ha fissato la data dell'udienza per il 3 dicembre e sta consentendo 15 deposizioni. Inoltre, la campagna prevede di presentare le sue prove che potrebbero portare al rifiuto di decine di migliaia di schede elettorali per corrispondenza nella contea democratica di Clark, dove Biden ha superato di 91.000 le schede di Trump in risultati non ufficiali.
“GRANDI notizie in Nevada: un giudice ha permesso ai repubblicani del NV di presentare i risultati di una diffusa frode degli elettori in un'udienza del 3 dicembre. Gli americani ora ascolteranno le prove di coloro che hanno visto in prima persona cosa è successo: un passaggio fondamentale per la trasparenza e per porre rimedio alle schede illegali. Restate sintonizzati ", ha twittato il capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows.
Il presidente dell'American Conservative Union Matt Schlapp, uno di quelli a capo del caso Nevada, ha detto a Secrets: "Ci dà una reale possibilità, se non altro, di iniziare a mostrare questo livello storico di frode".
Stranamente, c'è stato un blackout virtuale delle notizie sulla vittoria della corte di Trump. Tuttavia, ci sono stati titoli importanti sulla certificazione della Corte Suprema dello stato della vittoria di Biden martedì.
Nella sua deposizione in tribunale del 17 novembre, il team di Trump ha fatto diverse accuse di frode degli elettori, inclusi voti di non residenti e morti.
Ma la sua affermazione più grande era che le firme su centinaia di migliaia di schede elettorali per posta non erano state verificate dai funzionari elettorali, come richiesto dalla legge.
Inoltre, hanno scoperto che i funzionari usavano una macchina per verificare le firme, apparentemente contro le regole, e anche quelle macchine erano afflitte da problemi.
Schlapp ha detto che è ansioso di avere la possibilità di mostrare finalmente le sue prove di frode e che la campagna presenti le migliaia di esempi di errori della macchina per verificare le firme. Poiché molti stati richiedono la verifica della firma, è qui che si concentra l'indagine sulle frodi della campagna.
"La cosa più importante che è vera in tutti questi stati di cui stiamo parlando, inclusa la Georgia, dove un terzo delle schede sono state espresse per posta, in Nevada metà delle schede sono state espresse per posta, senza verifica della firma legale, certamente non nella Contea di Clark, che è il grande tesoro delle schede elettorali illegali ", ha detto martedì alla Fox.
La campagna ha anche testimonianze di una persona cieca che afferma che qualcun altro ha votato per lei e che le è stato impedito di votare di conseguenza. E hanno in programma di presentare le prove che ai nativi americani sono state offerte tangenti di TV e gas cards per il loro voto.
“Il nostro archivio diceva che abbiamo oltre 15 individui e decine di migliaia in più da frodi per posta. Abbiamo abbastanza per cambiare il risultato ", ci ha detto Schlapp.



Membro del Congresso USA:Il Congresso ha il diritto di rifiutare i voti del Collegio Elettorale
26 novembre 2020
https://www.youtube.com/watch?v=EsPID_7 ... ture=share




Faccio un esempio:
In alcuni stati da anni hanno concesso le patenti di guida agli illegali, con la scusa che senno' giravano senza assicurazione.
Jaime Andrea Jaime
28-11-2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 3453162598

Nello stesso medesimo ufficio della motorizzazione ci sono sportelli dove ci si registra al voto e NON possono chiedere la prova di cittadinanza e quindi gli illegali hanno poi accesso al voto, che ai non cittadini e' VIETATO, e pure a coloro con solo la Green Card.
È una guerra che va avanti da anni in Kali ed è ben nota ed io ne sono stato anche testimone.
Qualora quindi una istanza su questo punto specifico dovesse finire davanti alla Corte Suprema, la stessa dovrebbe esprimersi e, dato che lo prescrive specificamente la Costituzione, non potrebbe che reiterarlo ripuntualizzandolo.
Rimarrebbe quindi una sentenza che farebbe testo (stare decisis) in futuro su TUTTI gli Stati e quindi questa follia (sola, alla romana) non sarebbe piu' concessa a nessuno.
In Italia ad esempio occorre presentare un documento per votare, mi risulta, ed è giustissimo peraltro.
Idem per tutte le altre sentenze alle quali eventualmente si arrivasse, come il voto per posta a tutti o l'accettazione di voti arrivati dopo la sera delle elezioni o l'esclusione di scrutinatori, per fare altri esempi.
Oltre ad invalidare i voti connessi in questa elezione.
Se ciò succedesse DJT avrebbe trovato, ancora una volta, la soluzione a problemi, spinti dai Dementocratici di molti stati, che si trascinano da decenni.


Jaime Andrea Jaime
Di norma per chi glielo permette e quindi i Dems. In Kali èsempre stato cosi' infatti a Sacramento comandano da decenni. E sono, guardacaso, gli stessi che non vogliono il muro ed il resto e che fanno entrare tutti.

Gino Quarelo
Jaime Andrea Jaime
E violano la Costituzione USA a danno di tutti i cittadini americani. Finora i repubblicani non hanno potuto far nulla perché i governi e la Corte Suprema erano in mano ai democratici, ma oggi le cose sono diverse fortunatamente.



Persino la CNN, seppur con supposizioni e qualche imprecisione, lo ammette .…
https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 2064127873
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:36 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:37 pm

25)
La speranza dell'uomo di buona volontà incarnata da Trump

Newt Gingrich, repubblicano ex speaker della Camera dal 1995 al 1999: "un potente sistema di controllo delle istituzioni culturali cerca di imporre agli Stati Uniti un'agenda di estrema sinistra."
L'Osservatore Repubblicano
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 8349598917

La scorsa settimana i repubblicani del Senato hanno rilasciato un supplemento al loro recente rapporto sugli affari esteri di Hunter Biden. L'addendum di cinque pagine mostra milioni di dollari in bonifici bancari che legano ulteriormente il figlio di Joe Biden al governo cinese.
Ne parlo non per concentrarmi su Hunter o Joe Biden , ma piuttosto per notare che se questa storia riguardasse uno dei figli del presidente Donald J. Trump, sarebbe sulla prima pagina di tutti i principali giornali. Ma è stato appena coperto dal punto di vista mediatico, perché i media di sinistra sono in modo schiacciante ostili al presidente, così come le società di social media che ora hanno un controllo quasi monopolistico sul flusso di informazioni.
Vogliono che Trump fallisca e proteggono Biden, quindi distorcono la loro copertura mediatica di conseguenza.
Naturalmente, i media liberal e i Big Tech sono anche ostili ai repubblicani e ai conservatori in generale, non solo a Trump.
Aggiungi il mondo accademico, Hollywood e la maggior parte delle élite politiche al mix, e hai gli ingredienti per un potente sistema che controlla le nostre istituzioni culturali, cercando di imporre un'agenda di estrema sinistra al popolo americano.
In questo ambiente, molti repubblicani e conservatori possono sentirsi impotenti. E hanno buone ragioni per sentirsi in questo modo: una macchina politica e culturale sta calpestando le loro obiezioni.
Questo è diventato chiaro sulla scia delle elezioni di questo mese. Decine di milioni di americani hanno sospetti su come i voti sono stati conteggiati e vogliono solo garantire che le nostre elezioni siano oneste. Perché senza elezioni oneste, le altre libertà potrebbero rapidamente svanire.
Eppure, i Democratici, i media anti-Trump e il resto di questa macchina dicono: non ci interessa. Siediti, stai zitto e accetta.
Questa imposizione va ovviamente oltre le elezioni. Gli americani accendono la televisione e vedono persone al potere, molte con una vita tranquilla, che definiscono il loro paese sistematicamente razzista ma denigrano Dio e la Carta dei diritti.
Negli ultimi anni, prima che il presidente Trump entrasse nell'arena politica, quando il partito repubblicano era guidato da artisti del calibro di John McCain e Mitt Romney, i repubblicani erano più preoccupati di essere gentili che di vincere questi combattimenti. Erano perfettamente contenti di perdere nobilmente e sembravano esserne orgogliosi.
Il che va bene, finché l'America non diventa irriconoscibile. Il GOP deve difendere la sua visione di speranza e opportunità e non sottomettersi al sistema in silenzio. Ciò significa incanalare l'energia del presidente Trump come combattente. Se ciò non accade, quelli a sinistra continueranno semplicemente a usare le loro leve del potere per rafforzare la loro agenda finché non sarà irreversibile, indipendentemente da chi è in carica elettiva.



La forza della democrazia Usa anche in elezioni confuse e contestate: la "mano invisibile" dell'empirismo - Atlantico Quotidiano
Fabrizio Borasi
25 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... empirismo/

Siamo di fronte ad una forte anomalia nella storia della democrazia americana, ma non alla “crisi” che vorrebbero alcuni. Solo nei regimi totalitari le elezioni sono sempre perfette e il loro esito è indiscutibile. Voto per posta e software inaffidabili fanno parte del suo carattere un po’ “naif”, che presenta molti difetti nel breve periodo ma pregi nel lungo. Alla base, una mentalità empirica che è capace di imparare dai propri errori, ma che ha bisogno di fare errori per imparare, spingendo a mettere alla prova le proprie idee come unico mezzo per dimostrare la loro validità. Anche per questo, le prospettive del pensiero unico globalista, forti in tutto l’Occidente, in America sono contrastate da una visione alternativa competitiva, mentre non sembrano trovare vere alternative politiche praticabili nell’Europa continentale

Dire che le elezioni presidenziali americane del 2020 saranno ricordate come delle elezioni anomale è come scoprire l’acqua calda, non fosse per il fatto che ancora non si sa chi sarà il vincitore e la decisione finale potrebbe ancora essere presa dai giudici. Quindi, inevitabilmente, lasceranno in eredità uno strascico di polemiche e, negli osservatori più distaccati, una serie di dubbi in merito alla loro effettiva correttezza, anche solo dal punto di vista politico-morale. Ciò, sia che si ritenga possibile che un candidato (Biden) abbia anche solo inconsapevolmente tratto profitto da irregolarità nelle votazioni, sia che si consideri invece l’ipotesi che un candidato (Trump) abbia montato anche solo a cuor leggero un’accusa di brogli.

Tutto sommato, però, siamo di fronte ad una forte anomalia nella storia della democrazia americana, ma non alla “crisi” (magari “definitiva”) della stessa, come un po’ troppo frettolosamente si affrettano a dire alcuni. La storia degli Stati Uniti ha visto, sia pure raramente, episodi analoghi di procedure elettorali durante le quali non tutto è andato liscio: solo vent’anni fa le elezioni del 2000 furono decise dalla Corte Suprema, che in sostanza assegnò la presidenza a George W. Bush; nel 1876 si dovette addirittura ricorrere ad una speciale commissione elettorale composta da deputati, senatori e giudici, che finì per attribuire i delegati contestati e quindi la vittoria a Rutheford B. Hayes; elezioni anomale furono anche quelle del 1824 che portarono alla presidenza John Q. Adams e, quasi agli albori della storia dell’Unione, quelle del 1800 che diedero la vittoria a un “mostro sacro” della storia americana, Thomas Jefferson. Solo nei regimi totalitari le elezioni sono sempre perfette e il loro esito è indiscutibile, nel senso che è vietato discuterlo, mentre le contestazioni e le accuse di irregolarità (fondate o no che siano) sono invece tipiche delle democrazie, come peraltro è accaduto in passato anche in Italia quando, com’è noto, Umberto II e i monarchici contestarono a lungo l’esito del referendum del 2 giugno 1946. Il fatto, quindi, che le contestazioni elettorali in America siano particolarmente “plateali” e finiscano davanti ai giudici è piuttosto un segno di forza della democrazia d’oltreatlantico, perché tale è sempre la trasparenza, anche riguardo alle cose poco “telegeniche” come le accuse di irregolarità elettorali, per una democrazia liberale.

Andando ancora un po’ oltre potremmo quasi dire, per paradossale che possa sembrare, che la forza della democrazia americana, la democrazia più liberale dell’Occidente, sta nel suo carattere “naif”, nel modo di agire quasi da “dilettanti allo sbaraglio” che è tipico di molti di coloro che svolgono funzioni pubbliche negli Stati Uniti. Si pensi al sistema di votazione postale, adottato per la prima volta in modo così esteso, che rende molto difficile identificare l’elettore, o al software di conteggio dei voti, risultato in parte inaffidabile. Questo modo di essere della democrazia americana presenta molti difetti nel breve periodo che però a lungo termine si trasformano in pregi, quei pregi che le hanno consentito e le consentono di affrontare meglio le possibili difficoltà e i pericoli di deviazione, ieri nel totalitarismo ideologico, oggi nella tecnocrazia politicamente corretta. Da questo punto di vista gli Stati Uniti sono come un elefante (nessun riferimento ovviamente al simbolo del Partito Repubblicano), i cui movimento sono impacciati e goffi, ma che arriva in maniera quasi inarrestabile al suo obiettivo e ad ogni passo lascia il segno.

Alla base di questi difetti che a lungo andare si trasformano in pregi c’è una mentalità empirica che è capace di imparare dai propri errori, ma che ha bisogno di fare errori per imparare: ad esempio, dagli errori della schiavitù legalizzata e del segregazionismo verso le persone di colore si è giunti alla attuale società multietnica (l’unica società multietnica basata, nonostante le contestazioni più o meno violente di gruppi marginali, su valori comuni che esista al mondo). Si pensi anche al fatto che per far decidere gli americani a combattere le dittature dell’Asse fu necessario il disastro di Pearl Harbor, o per venire a cose più leggere (su cui la filmografia di Hollywood si è sbizzarrita) si pensi all’idea “folle” di inserire in Costituzione il divieto di consumo di sostanze alcooliche (XVIII emendamento, 1919), salvo poi abrogarlo dopo poco più di un decennio (XXI emendamento, 1933). Sembra quasi che gli americani in un certo senso sollecitino le posizioni estreme a venire allo scoperto per poi correggerle se dimostrano di essere errate: una strategia culturale dannosa (talora in maniera tragica) nel breve periodo, ma estremamente redditizia a livello di valori umani e sociali (oltre che in termini di progresso economico) a lungo termine; una strategia che è l’eredità più duratura della cultura del protestantesimo radicale anglosassone e dei Padri pellegrini del Mayflower, e che (al di là delle convinzioni religiose e anche al di là delle differenze politiche) è condivisa da quasi tutti coloro che oggi si scontrano (pacificamente) nelle piazze e nei tribunali per sostenere le ragioni di Trump o quelle di Biden.

Uno dei più importanti valori, al tempo stesso individuale e sociale che rappresentano il risultato di questa mentalità è quello della chiarezza delle diverse posizioni in campo. Intendiamoci, non che gli esseri umani che vivono oltreatlantico siano per natura più schietti ad esempio di quelli del vecchio continente, ma proprio questa mentalità empirica che spinge a mettere alla prova le proprie idee come unico mezzo per dimostrare la loro validità, così lontana dai compromessi e dagli accordi in vista della pace sociale e/o del “bene comune” così tipici delle nazioni europee continentali, che spesso portano i loro cittadini a dissimulare le proprie opinioni e/o ad accettare le imposizioni autoritarie anche ingiustificate, proprio questa mentalità serve quasi come la famosa “mano invisibile” a mettere in piazza in maniera palese anche gli eventuali errori e gli eventuali eccessi che l’esperienza successiva potrà correggere.

In questa campagna elettorale si sono avuti molti esempi, in primo luogo da parte di entrambi i candidati, di questo modo di portare avanti in maniera quasi “brutale” le proprie posizioni con l’effetto (non voluto, ma qui sta la “mano invisibile” dell’empirismo) di consentire agli altri di valutarle appieno ed eventualmente di criticarle e di correggerle. Ma a mio giudizio uno è stato particolarmente significativo: si tratta del rifiuto da parte di molte televisioni di trasmettere le dichiarazioni del presidente uscente Trump relative a possibili irregolarità elettorali ai suoi danni, con tanto di “oscuramento” televisivo ai danni di quello che spesso si definisce “l’uomo più potente del mondo”, trattato come un inopportuno e insignificante guastafeste. Da sempre tutti noi siamo abituati a criticare i governanti del passato e del presente che hanno ridotto al silenzio i portavoce della libera informazione: per la prima volta, abbiamo visto la realtà inversa, un esponente del potere pubblico (e ai suoi massimi livelli) zittito dai portavoce della libera informazione. Per fare un tipico esempio giornalistico (dato che siamo in tema), eravamo abituati a vedere il cane che morde l’uomo ed abbiamo visto l’uomo che morde il cane. Nulla di simile sarebbe successo in Europa, dove giornalisti in ipotesi altrettanto ostili al politico che fa dichiarazioni non in linea con le loro idee avrebbero agito in maniera più “scafata”, consentendogli di parlare per poi “demolirlo” e ridicolizzarlo nei loro commenti. La contestazione da noi si lascia casomai alla “piazza” più o meno organizzata e, magari, più o meno favorita da articoli e/o servizi televisivi non proprio imparziali: anche in questo gli americani sono pur sempre dei “dilettanti allo sbaraglio”. Se è vero però quanto detto sui difetti e sui pregi della mentalità degli americani è molto probabile che anche questi eccessi del mondo dell’informazione potranno essere ridimensionati e gli errori a cui stanno portando potranno essere corretti.

Più in generale, anche se il futuro non si può prevedere ed un concetto empirico e liberale della storia rifiuta per principio ogni visione predeterminata dello sviluppo umano e sociale, queste anomale elezioni americane del 2020, qualunque sia il loro esito finale, ci hanno insegnato che nel lungo periodo ben difficilmente prevarrà negli Stati Uniti il pensiero unico e si avranno sempre degli avversari politici che si combattono (si spera più a suon di voti che di azioni legali) all’interno di una società pluralistica. Negli anni ’30 del secolo scorso le tendenze autoritarie in seguito alla grande depressione furono molto forti anche in America e lo stesso presidente Franklin D. Roosevelt fu, contro la tradizione, eletto per ben quattro volte (cosa poi vietata espressamente dal XXII emendamento del 1951) ed adottò alcuni provvedimenti “eterodossi” rispetto al tradizionale liberalismo americano in materia economica e sociale (peraltro alcuni non troppo dissimili da quelli del fascismo italiano), ma nel lungo periodo la democrazia liberale rimase stabile, al contrario di quanto accadde da noi e in tutta l’Europa continentale.

Le prospettive del pensiero unico globalista, buonista e ambientalista a tutti i costi, che non ammette dissenso, ora aggravato dalle sue ricadute in materia sanitaria che quasi sempre si sposano con i dogmi del politicamente corretto, sono forti in tutto l’Occidente, ma rappresentano in America solo una visione, legittima ma parziale della realtà, che non mette in pericolo ma anzi rafforza la democrazia dell’alternanza tra posizioni in senso lato progressiste (ora tendenti al filoglobalismo) o conservatrici (tendenti al filosovranismo), e del resto la verifica delle scelte del nuovo presidente sarà operata dai cittadini già tra due anni nelle elezioni “di mezzo termine”. Diversa è la situazione nei Paesi dell’Europa continentale (la Gran Bretagna da questo punto di vista è simile agli Stati Uniti, nonostante il maggiore “aplomb” del comportamento dei titolari del potere), nei quali le scelte politiche, sempre più legate al pensiero unico cui si è accennato, non sembrano trovare alternative politiche praticabili che possano portare non dico ad una loro eventuale modifica ma nemmeno ad una loro semplice messa in discussione (ad esempio, si potrà mai aprire un dibattito politicamente ampio ed aperto nelle sue conclusioni, riguardo ai pregi e ai difetti dell’euro e alla possibilità di rivedere l’unione monetaria?), e nei quali la stessa democrazia dell’alternanza sembra diventata un ricordo del passato, e questo non solo da noi, grazie al sistema elettorale proporzionale, ma anche in Paesi di più solida tradizione in materia come la Francia o la Germania, governati da un partito pigliatutto nel primo caso e da una coalizione senza alternative nel secondo. Così, se guardiamo alle anomale elezioni americane del 2020 con l’occhio rivolto all’attualità possiamo giustamente deplorare il caos istituzionale d’oltreoceano, ma se alziamo gli occhi alle tendenze di fondo, quelle lungo le quali si sviluppa la storia delle società umane, possiamo con fondata ragione chiederci, dal punto di vista della crisi dei valori dello stato liberal-democratico, se stiamo forse criticando la pagliuzza nell’occhio altrui senza vedere la trave nel nostro.


Medio Oriente più stabile grazie a Trump, che ha ribaltato dogmi decennali e politiche fallimentari
26 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... limentari/

Recentemente – ma accuratamente dopo il voto del 3 novembre – è apparso un interessante articolo su Foreign Policy riguardo l’eredità mediorientale dell’amministrazione Trump. Secondo l’autore, a differenza di quanto pronosticato da vari esperti, l’azione degli Stati Uniti negli scorsi quattro anni è stata decisamente più efficace rispetto agli anni/decenni precedenti. Andando contro quelle che erano le teorie più gettonate, infatti, l’amministrazione Trump ha attuato una politica che è stata in grado di ottenere la progressiva integrazione di Israele nell’area, il contenimento dell’Iran e dei suoi protetti e, in generale, una regione più stabile rispetto a quattro anni fa.

Questo è stato possibile grazie al rigetto di tutta una serie di convinzioni e approcci mainstream che avevano dominato la politica americana in Medio Oriente negli anni di Obama e che affondano le loro radici nell’approccio liberal-internazionalista in voga fin dalla fine della Guerra Fredda – ma di più antica origine. In particolare, cinque grossi errori di valutazione spiccano tra numerosi altri.

Innanzitutto, era convinzione comune che un accordo tra Israele e Paesi arabo-sunniti sarebbe stato impossibile fino alla risoluzione della questione israelo-palestinese. In realtà, i recenti Accordi di Abramo e l’incontro segreto tra Netanyahu e Mohammed Bin Salman mostrano come la questione israelo-palestinese sia, oramai, solo di secondaria importanza per Paesi come Emirati Arabi Uniti o Arabia Saudita, decisamente più preoccupati della minaccia iraniana e interessati a una partnership strategica ed economica con Israele. Tutto questo era prevedibile, ma molti esperti e analisti sono rimasti vittime di convinzioni derivanti da una comprensione errata delle relazioni internazionali, delle dinamiche mediorientali o, semplicemente, di bias ideologici.

Quest’ultima considerazione vale anche per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele (6 dicembre 2017) e il conseguente spostamento dell’ambasciata statunitense. Tale mossa avrebbe dovuto causare rivolte diffuse in tutto il mondo arabo e indebolire decisamente la posizione statunitense in Medio Oriente. In realtà tutto ciò non è avvenuto, proprio perché le dinamiche nell’area sono cambiate negli ultimi anni.

Un’altra convinzione forte era che l’Iran Deal sarebbe servito anche per moderare l’aggressività iraniana. Tuttavia, già verso la fine dell’amministrazione Obama appariva chiaro che il piano non stesse funzionando come previsto: Teheran, infatti, non mostrava di voler rinunciare alla sua politica di destabilizzazione e aveva iniziato a utilizzare le maggiori risorse sbloccate dall’accordo per finanziare i suoi proxy nell’area. La campagna di “massima pressione” lanciata dall’amministrazione Trump, invece, ha obbligato un Iran provato economicamente a invertire, almeno parzialmente, la rotta.

Sempre riguardo l’Iran, altre due valutazioni si sono rivelate decisamente sbagliate. Innanzitutto, l’uccisione del generale Soleimani avrebbe dovuto scatenare una durissima rappresaglia iraniana. In realtà ciò non si è verificato. Allo stesso modo, c’era la convinzione che l’uscita unilaterale dal Jcpoa non sarebbe stato un successo per Trump in quanto le aziende europee, protette da Bruxelles, avrebbero continuato a intrattenere rapporti commerciali con l’Iran, indebolendo decisamente l’azione di Washington. In realtà, le sanzioni e la minaccia di sanzioni statunitensi sono state un deterrente più che sufficiente a convincere le aziende europee che il “gioco non valeva la candela”. In sostanza, questi quattro anni hanno mostrato la fallacia di diversi assunti ritenuti insindacabili da vari esperti e analisti.

Se questi ultimi, insieme all’amministrazione Biden, non ripartiranno dalle lezioni dei quattro anni appena trascorsi e non leggeranno adeguatamente la realtà sul terreno, innanzitutto difficilmente la politica mediorientale statunitense potrà rivelarsi efficace e, secondariamente, gli stessi esperti e analisti continueranno a produrre valutazioni sbagliate e strategie già destinate a fallire in partenza.




Anna Mazzone: “Il trumpismo è vivo e vegeto. Ne vedremo delle belle”
Intervista ad Anna Mazzone, l’inviata del Tg2 che ha seguito la campagna elettorale di Trump
Di Alessandro Sansoni -26 Novembre 20202

https://www.facebook.com/alqantarah/pos ... 5667790178

Non ha dubbi Anna Mazzone, “i conti non tornano, ci sono troppe stranezze in questa competizione elettorale. Resto convinta che gli Stati Uniti d’America non siano affatto divisi a metà politicamente, penso addirittura che le proporzioni siano 60 a 40 per Trump. È ovvio, però, che, seppure ci sono stati brogli, in particolare nei conteggi elettronici, questi vanno dimostrati. Ed è questo il problema”. L’inviata del Tg2 è coraggiosa ed ha una vasta esperienza in campo internazionale: ha seguito in prima persona, per conto della sua testata, la campagna elettorale del presidente americano uscente, immergendosi nell’America profonda, facendo tappa in otto diversi Stati dell’Unione. Una testimonianza straordinaria e, per certi versi, unica che vale la pena raccogliere per capire meglio cosa sta succedendo negli Stati Uniti e cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro.
Anna, tu hai incontrato direttamente i supporter di Trump, ne hai seguito i comizi, hai parlato con loro, ne hai raccontato le iniziative e le emozioni. Ma chi sono esattamente? Qual è la base sociale del trumpismo?
Si tratta di un blocco sociale molto composito, ovviamente, parliamo di ben 72 milioni di elettori, più di quanti ne abbia mai avuti storicamente un candidato repubblicano. Innanzitutto possiamo dire che molti di essi sono concentrati nelle aree più povere del paese: penso ad esempio ai minatori della West Virginia, che hanno votato in massa per Trump, oggi come quattro anni fa. Si tratta di persone che avevano sempre votato i democratici, tradizionalmente molto sindacalizzate. Sono quelli che hanno pagato il conto (salato), della svolta green di Obama e si sono poi rivolti a Donald, l’unico disposto a dare voce alle legittime rivendicazioni della vecchia classe operaia americana. “Da allora ci trattano come lo zoo d’America”, mi hanno raccontato, facendo riferimento ai servizi dei grandi media mainstrem che pretendevano di spiegare il loro “voltafaccia politico” trattandoli come fenomeni da analizzare, naturalmente con tipico snobismo radical-chic. Eppure la questione è molto semplice: si tratta di persone che sono state letteralmente ridotte alla fame dai processi di de-carbonizzazione dell’economia e che hanno individuato un nuovo referente politico disponibile a raccogliere le loro istanze.
E poi?
Poi ci sono i classici Repubblicani benestanti e conservatori, come i grandi proprietari terrieri pro Life del Kentucky, eredi dei Padri Pellegrini. Parliamo di imprenditori vecchio stile, poco finanziarizzati e impegnati nell’economia reale. In generale la grande industria manifatturiera e le piccole e medie imprese hanno votato in massa per Trump.
Possiamo parlare di una “grande alleanza dei produttori”?
Assolutamente sì, direi nel senso paretiano del termine. Lavoratori e capi d’azienda che rischiano del proprio uniti in un blocco alternativo all’establishment politico-finanziario, non solo democratico.
Negli USA il fattore etnico gioca un ruolo importante nelle competizioni elettorali. Solo i bianchi hanno votato Trump?
Affatto! Proprio girando gli States e partecipando alle manifestazioni pro-Trump questo mi è apparso subito evidente. I latinos della Florida, ad esempio, come avevamo anticipato al Tg2, hanno votato in maggioranza GOP [Grand Old Party n.d.r.], così come tantissimi black della Georgia. Parlando con alcuni esponenti della loro comunità, abbiamo appreso che, al di là della retorica democrata, le loro condizioni sono migliorate, nei fatti, proprio negli ultimi quattro anni.
E le componenti religiose?
L’81% degli evangelici, una componente molto forte della società americana, ha votato per Trump. Un sostegno così compatto è motivato dal fatto che, secondo loro, egli ha impedito che fossero messi alla gogna per le loro convinzioni. Lo considerano il loro paladino nella battaglia volta ad evitare che gli Stati Uniti diventino un “paese socialista”.
Questa è una cosa curiosa: davvero molti americani temono che Biden e la Harris possano collettivizzare l’economia USA?
Qui c’è un fraintendimento, che dipende dalle differenti categorie politiche con cui ragionano americani ed europei. Quando loro parlano di socialismo, non intendono tanto un’ideologia contraria all’economia di mercato. Per loro il “socialismo” è la negazione della libertà di espressione e della libertà religiosa, insomma il paradigma culturale radical e laicista e il politicamente corretto.
Che peso hanno i suprematisti bianchi in seno al trumpismo?
Innanzitutto cominciamo a chiamare le cose con il loro nome. “Suprematisti” è una denominazione vaga.
Correggimi allora…
Se usiamo questo termine ci stiamo riferendo ad un’organizzazione molto precisa, il Ku Klux Klan. Bene, gli esponenti del KKK sono piuttosto irritati nei confronti di Trump, perché lui, in un famoso discorso (poco e mal citato in Italia, a dire il vero) tenuto il 25 settembre ad Atlanta di fronte alle comunità nere, ha dichiarato pubblicamente che Ku Klux Klan, Black Lives Matter e Antifa sono organizzazioni terroristiche che agiscono contro lo Stato. Un’accusa senza precedenti, che ha messo in un unico calderone gli estremisti di una parte e dell’altra. Questo discorso è stato molto apprezzato dagli afro-americani e ha invece imbestialito i cosiddetti “suprematisti”, sia nel merito, perché li accomunava ai loro acerrimi nemici, sia nel metodo, per la platea dinanzi alla quale è stato pronunciato.
D’altra parte molti ignorano che storicamente il Ku Klux Klan votava democratico…
Esatto! Non a caso qualcuno ha sottolineato come il democratico George Wallace, lodato da Biden come ottimo governatore in una delle sue innumerevoli gaffes, eletto nel 1963 alla guida dell’Alabama, fosse un noto segregazionista, il cui discorso di insediamento fu scritto nientemeno che dal capo del KKK in persona.
Eppure Trump viene spesso accumunato a formazioni razziste, anche perché è accusato di usare un linguaggio che istiga all’odio.
In tutta coscienza, devo dire che parole d’odio io le ho sentite pronunciare solo da esponenti democratici, dai “buoni” democratici, contro i loro avversari. I trumpiani al massimo affermavano che Biden era un candidato “inadeguato” al ruolo.
Che idea ti sei fatta del movimento Black Lives Matter?
Io lo vedo come un vero e proprio partito, sebbene molto sui generis per i nostri canoni, e credo che condizioneranno a lungo la politica americana. I dem si portano dietro una grave responsabilità: aver giustificato le loro devastazioni.
Ora fanno paura?
Direi proprio di sì. Il giorno delle elezioni Washington era tutta chiusa, le porte d’ingresso dei negozi blindate: c’era il timore di violenze da parte dei BLM in caso di vittoria di Trump.
Ma la maggioranza degli americani approva le loro istanze?
L’ideologia di BLM ed Antifa è un miscuglio di marxismo, radicalismo e “socialismo”, particolarmente indigesto al cittadino americano medio, che non sopporta gli estremismi. La stessa comunità afro-americana li disapprova, anche perché disconoscono il valore dell’istituzione familiare.
A chi hanno dato il loro voto, invece, gli italo-americani?
Durante il mio giro ne ho incontrati pochi, anche perché i nostri connazionali d’Oltreoceano sono concentrati soprattutto a New York, dove erano impegnati altri colleghi. È noto, tuttavia, che una parte consistente della comunità ha un orientamento conservatore.
In Italia il messaggio trumpiano, molto filtrato dai media, appariva per certi versi caricaturale. Ci puoi dire quali erano i punti chiave del suo programma?
Durante la sua campagna elettorale Donald ha insistito molto sui temi legati alla salvaguardia della libertà di espressione e al contrasto alla “dittatura” mainstream. E credo che continuerà ancora a lungo su questo canovaccio anche quando la vicenda presidenziali sarà finita. L’altro slogan fondamentale è stato KAG (Keep America Great), logica prosecuzione di Make America Great Again. L’impegno a far tornare gli Stati Uniti una grande potenza, declinato con accenti sovranisti, è un tema al quale i supporter di Trump, che amano definirsi Patriots, sono molto sensibili. Infine, il terzo punto cardine della propaganda del presidente uscente è stato la difesa del secondo emendamento, quello relativo alla libera vendita di armi ai privati, che da quelle parti è considerato un diritto irrinunciabile.
Hai già accennato allo scontro furibondo tra Trump e i grandi media mainstream e dopo ci ritorneremo. Ma sono curioso di sapere se anche i giornali e le tv locali hanno tenuto un comportamento altrettanto fazioso.
È un tema interessante. A differenza della CNN o dei giornaloni di New York e Washington le testate locali non hanno fatto propaganda, ma un corretto lavoro giornalistico, riportando fatti e circostanze e dando voce in modo paritario ad tutti i contendenti. D’altronde questo tipo di informazione, anche on line, paga in termini di pubblico. La CNN orienta ancora l’opinione delle classi dirigenti, ma la rabbia e il livore nei confronti di Trump le hanno fatto perdere ascolti ed autorevolezza in America (ma non in Europa). Non a caso, girando gli alberghi degli Stati Uniti, ho notato che mentre a Washington se accendi la televisione vedi la CNN, altrove non è così.
A che punto sono i riconteggi chiesti da Trump?
Il tema è molto sentito, una larga fetta dell’opinione pubblica dà assolutamente per scontato che ci siano stati brogli, anche molto massicci. Non è facile, però, dimostrarli.
Donald, però, tiene il punto. Andrà fino in fondo o sta negoziando?
Io penso, innanzitutto, che mantenendo il punto Trump svolge, paradossalmente, una funzione di pacificatore delle tensioni politiche. Se non dimostrasse ai suoi sostenitori di voler andare fino in fondo senza mollare, la parte più estremista del suo elettorato difficilmente potrebbe essere tenuta a bada.
Tu credi, dunque, che il trumpismo non finirà con di Trump?
Non credo sia possibile, al contrario. I 72 milioni di voti che ha avuto dimostrano che si tratta di un fenomeno ormai radicato nel tessuto sociale americano, anche perché l’insofferenza nei confronti dell’establishment resta fortissima e Trump ne è perfettamente consapevole. Nell’ultimo dibattito televisivo con Biden, c’è un passaggio molto significativo, quando Trump a un certo punto interrompe lo sfidante e gli dice: “Joe, ti sei chiesto perché io sono qui di fronte a te? Sono qui perché tu sei lì da 47 anni ininterrottamente. Io sono il frutto della vostra cattiva politica”.
Insomma, lui incarna un’insofferenza diffusa che non si diluirà con il passaggio di consegne…
Certamente. La possibilità che la prossima candidata repubblicana alla Casa Bianca sia Ivanka è assolutamente credibile, anche perché il padre già si sta preparando al dopo, quando avrà ormai le mani libere. Si parla di un nuovo network televisivo anti-mainstream, con il quale Trump metterà insieme varie tv piccole e medie come Newsmax e One American News Network per creare un polo informativo alternativo. Ne vedremo delle belle.
E il canale conservatore Fox News?
Trump non ha apprezzato l’allineamento di Fox agli altri grandi media. Durante la campagna elettorale a un certo punto ha dichiarato: “Allontanandosi da me, Fox News ha perso la gallina dalle uova d’oro”. E infatti il network è già stato abbandonato da una grossa fetta del suo pubblico tradizionale, che sta approdando verso altri lidi, proprio quelli che Trump adesso intende aggregare.
E il GOP?
In questi anni i Repubblicani sono stati ampiamente trumpizzati e Donald mira a guidarli dall’esterno, ancora una volta da outsider. Inoltre in queste elezioni il Partito Repubblicano è uscito rafforzato, a riprova che i conti non tornano, anche perché negli Stati Uniti il voto disgiunto è estremamente residuale. Il Senato è ormai a maggioranza rossa e anche alla camera i democratici sono stati ridimensionati. Con le prossime elezioni di MidTerm, tra due anni, potrebbero finire in minoranza. Questo è un aspetto da tenere molto in considerazione.
Perché?
Spesso in Italia pensiamo che l’inquilino della Casa Bianca sia una sorta di monarca assoluto, ma non è così. Negli USA è il Congresso che decide. Lì non esistono i Dpcm come da noi, le leggi le vara il parlamento e secondo autorevoli commentatori, con un Senato così, Biden sarà costretto a chiedere ai Repubblicani anche se e quando andare in bagno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:37 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:38 pm

26)


Possibile transizione da Donald Trump a Joe Biden


Donald Trump autorizza la transizione di poteri - Elezioni USA 2020
24 novembre 2020

https://www.ansa.it/usa_2020/notizie/20 ... 5bfbe.html

A quasi tre settimane dalle elezioni, la responsabile della General Services Administration (Gsa) Emily Murphy ha riconosciuto formalmente Joe Biden come l'apparente vincitore delle presidenziali, spianando la strada al processo di transizione dei poteri che Donald Trump teneva bloccato con i suoi ricorsi contro presunti brogli elettorali. È il primo riconoscimento dell'amministrazione Usa della sconfitta di Trump, con quest'ultimo costretto a dare disco verde all'inizio della transizione, pur evocando minacce contro la Murphy e la volontà di proseguire la sua battaglia legale.

La Gsa ha informato il team di Joe Biden che ora può contare sui fondi e le risorse federali previsti e che i suoi consiglieri possono cominciare a coordinarsi con quelli del presidente uscente. La mossa è arrivata dopo che la commissione elettorale del Michigan ha certificato l'esito elettorale contestato da Trump, e il crescente numero di parlamentari repubblicani che denunciava il ritardo nel trasferimento pacifico dei poteri. Un ritardo, accusavano Biden e il suo staff, che minacciava la sicurezza nazionale e la capacità della nuova amministrazione di pianificare efficacemente la lotta alla pandemia. Il presidente eletto era tagliato fuori anche dal briefing dell'intelligence.

Trump ha dovuto arrendersi di fronte alla decisione della Murphy, ringraziandola su Twitter per la sua "salda dedizione e lealtà al nostro Paese" ma denunciando che è stata "tormentata, minacciata e maltrattata". "E io non voglio vedere che questo accada a lei, alla sua famiglia o ai dipendenti della Gsa", ha scritto, assicurando che "il nostro caso continua fortemente, proseguiremo la battaglia e credo che vinceremo". "Tuttavia, nel miglior interesse del nostro Paese, sto raccomandando che Emily e il suo team facciano ciò che è necessario fare in riferimento ai protocolli iniziali e ho detto al mio team di fare lo stesso".

Nella sua lettera, la responsabile dell'agenzia governativa sostiene di non aver "mai subito pressioni direttamente o indirettamente da alcun dirigente della branca esecutiva,
compresi quelli che lavorano alla Casa Bianca o alla Gsa". E giustifica il ritardo della sua decisione affermando che non voleva anticipare il processo costituzionale del conteggio dei voti e scegliere un presidente.


Donald J. Trump
24 novembre 2020
Cosa c'entra la GSA per poter lavorare preliminari con i democratici con il continuare a perseguire i nostri vari casi su quali saranno le elezioni più corrotte nella storia politica americana? Stiamo andando avanti a tutta velocità. Non concederò mai alle urne finte e al ′′ Dominio ".


L'amministratore dei servizi generali consente ufficialmente a Biden di avviare il processo di transizione.
Il presidente eletto Joe Biden potrà formalmente iniziare la transizione presidenziale.
L'Osservatore Repubblicano
24 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 9379546814

Emily Murphy, direttore dell'Amministrazione dei servizi generali ha deciso di mettere a disposizione i fondi e l'accesso più completo ai briefing della sicurezza nazionale a Joe Biden e ha inviato una lettera per informare il presidente eletto che ha stabilito che il processo può iniziare lunedì, quasi tre settimane dopo le elezioni generali del 3 novembre e più di due settimane dopo che Biden è stato considerato vincitore dalle principali testate giornalistiche.
L'annuncio è arrivato dopo settimane di pressioni su Murphy per dare accesso a Biden alle risorse nonostante il presidente Trump si sia rifiutato di concedere la vittoria delle elezioni.
In una lettera a Biden in cui annunciava la sua determinazione, riportata per la prima volta dalla CNN, Murphy ha spiegato che il suo ritardo nel rendere disponibili i servizi di transizione era dovuto a "recenti sviluppi che hanno coinvolto sfide legali e la certificazioni dei risultati elettorali" e ha suggerito che non era la pressione di Trump a causare il ritardo.
"Ho dedicato gran parte della mia vita adulta al servizio pubblico e ho sempre cercato di fare ciò che è giusto", ha detto Murphy nella lettera. “Per favore sappi che sono giunto alla mia decisione in modo indipendente, sulla base della legge e dei fatti disponibili. Non sono mai stato messo sotto pressione, direttamente o indirettamente, da alcun funzionario del ramo esecutivo, compresi quelli che lavorano alla Casa Bianca o alla GSA, per quanto riguarda la sostanza o la tempistica della mia decisione ".
Trump ha espresso l'approvazione della decisione ma senza alcuna concessione, indicando che crede ancora di poter vincere le elezioni attraverso varie sfide legali ai risultati delle elezioni.
“Voglio ringraziare Emily Murphy della GSA per la sua costante dedizione e lealtà al nostro Paese. È stata molestata, minacciata e maltrattata - e non voglio che questo accada a lei, alla sua famiglia o ai dipendenti di GSA ", ha detto Trump in un tweet. “Il nostro caso continua FORTEMENTE, continueremo con la nostra giusta battaglia e credo che vinceremo! Tuttavia, nel migliore interesse del nostro Paese, raccomando che Emily e il suo team facciano ciò che deve essere fatto riguardo ai protocolli iniziali e ho comunicato al mio team di fare lo stesso ".
Più di 30 cause legali del team legale di Trump per presunte frodi e irregolarità nei risultati delle elezioni sono fallite. Domenica, il team legale della campagna ha preso le distanze dall'ex procuratore federale Sidney Powell, che ha denunciato irregolarità di massa e dolose nelle macchine per il voto senza presentare prove concrete.
Lunedì scorso, il Board of Canvassers del Michigan ha certificato i risultati delle elezioni statali , un altro duro colpo per gli sforzi di Trump.
Biden lunedì ha annunciato diverse nomine al governo che intende fare , la maggior parte delle quali si occupano di affari esteri e sicurezza nazionale, in un'apparente spinta a fare pressione su Murphy per consentire briefing sulla sicurezza completi ai funzionari dell'amministrazione entrante.
Biden ha scelto Tony Blinken come segretario di stato, Alejandro Mayorkas per il Dipartimento della sicurezza interna, Linda Thomas-Greenfield come ambasciatore alle Nazioni Unite, John Kerry come inviato presidenziale speciale per il clima e Janet Yellen come segretario al Tesoro.
"La decisione odierna è un passo necessario per iniziare ad affrontare le sfide che la nostra nazione deve affrontare, incluso riportare la pandemia sotto controllo e la nostra economia di nuovo in carreggiata", ha detto il direttore esecutivo della transizione di Biden-Harris Yohannes Abraham in una dichiarazione sulla determinazione della GSA. "Questa decisione finale è un'azione amministrativa definitiva per iniziare formalmente il processo di transizione con le agenzie federali. Nei giorni a venire, i funzionari di transizione inizieranno a incontrarsi con i funzionari federali per discutere la risposta alla pandemia, avere una visione completa sulla sicurezza nazionale e guadagnare una completa comprensione degli sforzi dell'amministrazione Trump per il processo di transizione nele agenzie governative ".



Nel 2016, dopo le elezioni, la sua transizione fu bloccata dall'amministrazione Obama fino a Gennaio e si rifiutatono di dare i briefings del'Intelligence alla Transizione Trump.
Jaime Andrea Jaime
24 novembre 2020

Donald J. Trump@realDonaldTrump
Voglio ringraziare Emily Murphy alla GSA per la sua costante dedizione e lealtà nei confronti del nostro Paese. È stata molestata, minacciata e abusata - e non voglio che accada a lei, alla sua famiglia o ai dipendenti della GSA. Il nostro caso continua FORTE, continueremo così...
combatti, e credo che vinceremo! Ciononostante, nell'interesse del nostro Paese, raccomando a Emily e al suo team di fare ciò che bisogna fare per quanto riguarda i protocolli iniziali, e hanno detto alla mia squadra di fare lo stesso



VERSO IL NUOVO GOVERNO AMERICANO
Niram Ferretti
24 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Con l'accettazione del passaggio di consegne, ovvero la transizione di poteri al team di Joe Biden, Donald Trump, di fatto, fa un passo indietro dopo i giorni del furore e della contestazione del verdetto elettorale. Per non deludere i suoi elettori, non dimentichiamo che si tratta di 71 milioni di americani, non proprio una bazzecola, Trump tweeta che la lotta continuerà, ma il principio di realtà si impone soprattutto dopo il persistente insuccesso dei ricorsi intentati.
La squadra del governo Biden è in corso, e le caselle si stanno riempiendo. Ci sono revenants come John Kerry e Janet Yellen, (il primo diventerà coordinatore di una task force sul "climate change" e vedremo se Greta Thumberg approverà, mentre l'ex presidente della Fed, andrà al Tesoro).
Ma la nomina che fa parlare di più è quella di Antony Blinken a Segretario di Stato. Ebreo, rodatissimo diplomatico già consigliere politico di Biden da un decennio ed esperto di Medioriente, Blinken è considerato un multilateralista centrista, anche se interventista. E' stato a favore del JCPOA, l'accordo sul nucleare iraniano massimamente voluto da Obama e ha creduto nelle "primavere arabe". Sulla carta, per Israele non ci sono da aspettarsi particolari scosse. Vedremo.


Sergio Alaimo
Niram Ferretti
il nodo è arrivare alla corte suprema li si decide questo è l’obiettivo

Niram Ferretti
Sergio Alaimo
al momento l'unico ricorso che ha la possibilità di arrivare alla Corte Suprema verte su una questione squisitamente costituzionale di cui ho dato conto in uno dei miei post precedenti e che ha come specifico la prerogativa della corte statale della Pennsylvania di potere modificare la normativa della legislatura in corso relativa alla data dell'Election Day. Anche se la Suprema Corte si pronunciasse a favore di Trump, e quindi invalidasse tutti i voti arrivati per posta dopo il 3 novembre, non cambierebbe l'esito delle elezioni. Precedentemente la Corte, già interpellata sulla questione del diritto dei tribunali locali statali di decidere autonomamente sulla normativa legislativa in merito alla possibilità di estendere la data elettorale fissata per potere ricevere i voti postali, si era astenuta.


Mordechai Bar Yekutiel
Quindi caro Niram Ferretti , dai per scontato l'uscita di scena (o meglio, dalla Casa Bianca) di Trump, a favore di Biden: questa convinzione, ce l'hai sempre avuta...ma, ci sono tanti ma (e mi sembra strano che non li "vedi"): 1 Trump non ha, nel modo piú assoluto, tirato fuori "il vestito nero" o se vuoi, la bandiera bianca 2 Biden e tutto il suo staff (e non solo), non hanno fatto piú dichiarazioni roboanti, da molti giorni: Sartre diceva che "le parole hanno conseguenze, i silenzi pure" 3 il fatto che Biden faccia le sue nomine, non significa, in questo momento, nulla, in quanto é il protocollo normale 4 sulle nomine stesse, c'é, almeno in apparenza, molta confusione quindi idee poco chiare (questo é un argomento, da approfondire, a suo tempo) 5 veramente pensi che Trump e il suo staff, dopo aver fatto proclami a destra e a manca, dopo aver speso una barca di soldi e, dopo aver messo in piedi una task-force di penalisti, mai vista...non hanno da presentare, al momento opportuno s'intende, prove vere e, suppostamente schiaccianti, relative ai brogli?
(A tutti noi, piace parlare e discutere su "quello che si vede...per non sbagliare", da perfetti agnostici: ma, spesso, bisogna "azzardare" a vedere...quello che non si vede!) 6 la nomina dei giudici repubblicani, nei quattro Stati-chiave per ottenere il voto dei Grandi Elettori, vale niente...per te? E questa situazione, é in essere o é stata giá archiviata...poiché bollata come non fondamentale? 7 se Biden "é il nuovo presidente", perché i dem stanno minacciando, addirittura di morte, gli avvocati della task-force di Trump... per farli desistere dall'andare avanti nelle loro ricerche di prove, per dimostrare, appunto, i brogli?
Ci sarebbero altri punti, da esporre...mi fermo qui!
(P.S. Antony Blinken, al di lá che é ebreo, é stato, nell'amministrazione Obama, uno dei pochi, se non l'unico, a mettersi sempre di traverso, quando il presidente prendeva decisioni ambigue che potevano danneggiare Israele)

Niram Ferretti
Mordechai Bar Yekutiel
in genere quando faccio una previsione o una analisi politica cerco sempre, il più possibile, di basarmi sui fatti e non sul wishfull thinking. Il team legale di Trump ha perso un trentina di ricorsi presentati nei tribunali degli Stati in cui lo scarto fra i due candidati era ridotto. L ’ultimo proprio in Pennsylvania, dove Biden ha vinto di 80 mila voti. La sua squadra legale ha allontanato l’avvocatessa Sidney Powell la quale sostiene che ci sia una congiura da parte di Cina e Venezuela per manomettere il software usato per votare, il Dominion Voting System. Ieri, il board elettorale del Michigan, dove Trump ha perso di circa 150 mila voti, ha certificato il risultato delle elezioni. Non esiste più margine per arrivare a 270 voti e ribaltare nei tribunali l’esito delle elezioni, a meno che tu non sappia come fare, in questo caso dovresti affrettarti a comunicarlo al team legale.


Donald Trump ha dunque iniziato ad ammettere la sconfitta? NO, ecco come stanno le cose
“Se uno ti costringe a fare un miglio tu fanne, CON LUI, due” Mt 5, 38-45
24 novembre 2020

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... o-le-cose/

Il giorno che ricorderemo perché a reti quasi unificate in tutto il mondo veniva ripetuto in sostanza questo messaggio: “Donald Trump avrebbe concesso, o quantomeno iniziato a concedere, la vittoria a Joe Biden”

Mi appresto invece a portare fonti inconfutabili che dimostrano qualcosa che spero vi incuriosirà e, fatto ciò, daremo come sempre una sbirciata al potenziale prossimo futuro.

Nella prima mattinata di martedì 24 Novembre, infatti, il Presidente Donald Trump scriveva sui suoi profili social.

Che tradotto

Voglio ringraziare Emily Murphy (direttrice) del GSA (l’Amministrazione Servizi Generali) per la sua costante dedizione e lealtà al nostro Paese. È stata molestata, minacciata e maltrattata e non voglio che questo accada a lei, alla sua famiglia o ai dipendenti del GSA. Il nostro caso va avanti CON FERMEZZA, continueremo la battaglia per il bene e credo che vinceremo! Tuttavia, nel migliore interesse del nostro Paese, raccomando che Emily ed il suo team facciano ciò che deve essere fatto riguardo ai protocolli iniziali, ed ho detto al mio team di fare lo stesso.

A seguito di tale messaggio, la direttrice del GSA, Emily Murphy, ha poi rilasciato il seguente comunicato:

Sostenendo, in primo luogo, di aver…

“preso questa decisione in modo indipendente, basandomi sulla legge e sui fatti. Non ho mai subito pressioni dirette o indirette dai funzionari dell’Executive Branch — compresi quelli che lavorano alla Casa Bianca o alla GSA — per quanto riguarda la sostanza o la tempistica della mia decisione”

SOTTOLINEANDO QUINDI DI NON AVER RICEVUTO ALCUNA PRESSIONE DALLA CASA BIANCA

Generalmente invece, e vi invito a verificare ciò che vi dico ovunque vogliate, la traduzione che i mass media nel nostro Paese hanno fornito si è fermata al “ho preso questa decisione in modo indipendente”, arrivando addirittura a dire che ella abbia negato (“seccamente” secondo qualche telegiornale) di aver subito delle minacce di alcun tipo… peccato però che, dopo appena tre righe, lei stessa abbia aggiunto.

Tuttavia, ho ricevuto minacce online, per telefono e per posta dirette alla mia sicurezza e a quella della mia famiglia, del mio staff e persino dei miei animali domestici, nel tentativo di costringermi a prendere questa decisione prematuramente. Anche di fronte a queste minacce, ho continuato ad agire secondo la legge.

Concludendo infine con…

Come sapete, l’Amministratore della GSA non sceglie o certifica il vincitore di un’elezione presidenziale. Al contrario, il suo ruolo ai sensi della legge vigente, è estremamente limitato: rendere disponibili risorse e servizi in relazione alla transizione presidenziale.

Specificando inoltre che…

GSA non determina l’esito di controversie legali e dei riconteggi, ne determina se tali procedimenti siano ragionevoli o giustificati. Queste sono questioni che la Costituzione, le leggi federali e le leggi statali lasciano al processo di certificazione elettorale e alle decisioni dei tribunali della giurisdizione competente.

Ed infine, sottolineando che le risorse finanziarie che metterà a disposizione consistono ai sensi delle leggi vigenti in poco più di 7 milioni di euro (quindi niente messa a conoscenza delle informative sull’intelligence, come invece raccontato da altri)

In estrema sintesi, quindi, la direttrice del GSA avrebbe detto:

Di aver agito in modo indipendente dalla Casa Bianca e di non aver subito alcuna pressione da essa;

Di aver invece subito minacce rivolte a lei, la sua famiglia e financo i suoi animali domestici al fine di accelerare la procedura in oggetto;

Che la procedura cui la sua amministrazione è deputata non certifica assolutamente la vittoria di un contendente e che a ciò è preposto invece il sistema elettorale e le Corti che hanno competenza alla sua verifica;

Che è un procedimento amministrativo volto a fornire risorse finanziarie a chi è previsto come il vincitore del processo elettorale.

Fin qui i fatti nudi e crudi.
Emily Murphy, direttrice del GSA

Provando invece a speculare sul futuro prossimo venturo, occorre invece riavvolgere il nastro del tempo leggermente all’indietro, cioè al giorno precedente a quello di cui abbiamo parlato fino ad adesso.

Sintetizzando all’estremo, un membro fino ad allora di primissimo piano del Team Legale di Trump è stato dichiarato fuori dal Team stesso, senza apparenti drammi né da parte dell’avvocato Sidney Powell, che semplicemente ha continuato a dire che continuerà nella sua battaglia legale senza arretrare di un millimetro sulla sua capacità di produrre prove massicce, né da parte dello stesso Team legale, che ha più volte sottolineato che ciò è dovuto al semplice fatto che l’avvocato Powell stia percorrendo una strada basata su teorie diverse da quelle della squadra legale ufficiale di Donald Trump in senso stretto. (Fonte)

I mass media hanno legittimamente visto in tale atteggiamento una debolezza probatoria da parte del Team di Trump medesimo ma, come abbiamo visto poco fa, gli stessi media non stanno brillando in trasparenza dell’informazione ed in capacità di analisi, aggrappandosi invece ogni volta, e con tutte le proprie forze, all’interpretazione più vicina alla narrazione che hanno sostenuto fino ad ora, quasi fossero paradossalmente “prigionieri” di tutto ciò che, più o meno in buona fede, hanno raccontato sino ad oggi.

Ciò cui, secondo me, stiamo invece assistendo – e potrei ovviamente sbagliarmi – è un semplice “gioco di specchi” in cui per poter guardare l’immagine originale occorre paradossalmente chiudere gli occhi e domandarsi chi sia l’avvocato Sidney Powell a differenza di tutti i suoi “colleghi” del Team.

Prima di rispondere a questa domanda, però, occorre specificare che, qualora la frode elettorale fosse dimostrata, la posizione per il “Presidente Eletto” Joe Biden ed il suo entourage potrebbe oscillare dall’accusa di semplice frode all’alto tradimento per il cui accertamento occorrerebbe però un requisito ulteriore: la “messa in pericolo” della sicurezza nazionale ai sensi dell’ordine esecutivo del 12 Settembre 2018 con il coinvolgimento dunque di potenze straniere. A riguardo: sono gli stessi concetti ribaditi più volte dal Team Legale di Trump proprio nell’ultima conferenza stampa tenutasi con tutti i membri del team. Conseguentemente, si parlerebbe di uno stato delle cose assimilabile a quello dal quale sto cercando di mettere in guardia da qualche mese; una “guerra non convenzionale” in linea proprio con le recentissime riforme di questi giorni attuate a livello di unificazione del comando sia civile che militare e di cui ho già parlato qui.

Leggi anche: Paganini non ripete. Il potenziale attacco al cuore della democrazia e lo spartito dei media

Il Team legale di Donald Trump

Tralasciando le conseguenze di una tale presa d’atto, come dicevo, ciò consentirebbe (bene ribadire che tutto questo potrebbe accadere solo eventualmente qualora la frode elettorale venisse accertata) di processare gli autori della eventuale frode per alto tradimento, con il conseguente coinvolgimento dei tribunali militari, cui proprio Sidney Powell. tra i membri del Team Legale, sarebbe l’unica a poter operare, in quanto unico avvocato del gruppo che sia anche abilitato ad esercitare la sua attività presso le corti militari. Questa spiegazione sarebbe inoltre l’unica senza dietrologie e perfettamente in linea con quanto affermato proprio da Rudy Giuliani: Sidney Powell starebbe percorrendo una strada totalmente diversa da quella utilizzabile sia da lui che dalla restante parte del Team.

Per concludere a chi da più lati e sempre benevolmente mi invita ad usare il metodo del “Rasoio di Occam” per leggere la realtà che mi circonda, vorrei sottolineare che è esattamente ciò che sto cercando di fare; “lupi travestiti da pecore” (Mt 7, 15). Questa è, secondo me, proprio la spiegazione più semplice, solo così infatti riesco a spiegarmi la litania monocorde, mediatica e politica, che non offre mai visioni alternative rispetto all’unica propinata dai centinaia di canali televisivi all’unisono assieme ai social network. Centinaia di fonti diverse che però ripetono costantemente tutti esattamente lo stesso identico messaggio. Con i dovuti distinguo dei moltissimi soggetti comunque in buona fede staremmo però semplicemente dando da troppo tempo e di default la nostra fiducia a loro: dei banali “lupi travestiti da agnelli” proprio come quelli descritti da uno dei punti di riferimento più semplici cui io possa pensare, cioè il figlio di un falegname di oltre 2000 anni fa; allora infatti Lui aveva già capito perfettamente questo meccanismo manipolatorio, provando infatti a metterci in guardia ogni volta in cui lo avessimo incontrato… gran parte di noi, invece, ancora stenta a credere che la spiegazione possa essere davvero così semplice e perfettamente riassunta in queste lineari parole

Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere





Jaime Andrea Jaime
25 novembre 2020
https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 8283213365
Nella ipotesi che vincesse Biden, la Costituzione, le leggi, i 300 giudici insediati da DJT, i tre della Corte Suprema, il Congresso con risicatissima maggioranza Dem ed il Senato a maggioranza minima Rep e gli stati a maggioranza Rep sempre esistono, non diventa mica imperatore.
E sempre 74 milioni hanno votato DJT.
Mettiamo i piedi per terra e ragioniamo un attimo con un minimo di buon senso.
Siamo sopravvissuti ad otto anni di Obama sopravviveremo ai disastri di Biden.
Tanto per dire anche se rimango ragionevolmente convinto che non succedera' e se mi fossi sbagliato sopravvivero' anche io. Mi sono sbagliato tante volte in vita mia.
NO PANIC.




Esclusivo, parla Donald Trump: «Ricandidarmi? Posso ancora vincere, ma comunque vada continuerò a dare voce agli americani»
Alessandro Nardone
12-16 minuti

https://www.orwell.live/2020/11/26/escl ... americani/

23 giorni dopo l’election day Donald Trump ha ancora la forza di un leone che, senza curarsi minimamente delle ferite, continua a combattere la sua battaglia. Chi ne conosce la storia sa perfettamente che questa è una delle caratteristiche che gli hanno consentito di fare quello che ha fatto, compreso diventare presidente degli Stati Uniti avendo praticamente tutti contro.

Tutti tranne quello che con il trascorrere del tempo è diventato sempre di più il suo popolo, ovvero i 73 milioni di americani che lo hanno votato (il record per un presidente uscente) e i milioni di supporter che nei giorni scorsi hanno invaso le piazze di diverse città per manifestare contro le presunte frodi con cui i democratici avrebbero manipolato il risultato delle elezioni.

Personalmente credo che la sua determinazione a non mollare sui ricorsi derivi in gran parte dalla voglia di mantenere viva la speranza di tutte le persone a cui lui è stato capace di dare voce, colmando l’enorme vuoto lasciato dall’establishment repubblicano e non solo.

Questa sua sensibilità spiega perché una delle caratteristiche che lo colpiscono di più sia proprio la determinazione, anzi, se vogliamo dirla proprio tutta sono pronto a scommettere che se qualcuno provasse a spiegargli il concetto di cazzimma, lui se ne innamorerebbe all’istante.

Infatti, è essenzialmente per questo che alla fine ha deciso di concedere un’intervista proprio a me: dopo circa 20 email in cui gli ho spiegato, uno per uno, i motivi per cui nessuno meglio del sottoscritto avrebbe potuto mettere nero su bianco il Trump-pensiero di questo turbolento post voto, alla fine si è convinto.

«L’atteggiamento è fondamentale», spiega mentre con un cenno della mano mi invita ad accomodarmi su una delle poltrone dello Studio Ovale, «perché è quella cosa che permette al 2% di individui di distinguersi rispetto all’altro 98% dell’umanità, per questo conta molto più dei soldi. Tu mi hai dimostrato di avere l’atteggiamento giusto, quindi oggi sei qui a fare un’intervista esclusiva al presidente degli Stati Uniti anche se scrivi per un piccolo giornale online. Se non ragionassimo così andrebbero avanti sempre gli stessi e non esisterebbero possibilità per nessuno».

Presidente, anzitutto voglio dirle che la ringrazio moltissimo per la sua disponibilità, anche da parte di tutta la Redazione di Orwell.live. Ho insistito così tanto perché desidero che questa sia l’occasione per fare chiarezza su tanti argomenti in merito ai quali i media mainstream fanno arrivare messaggi distorti o comunque parziali.

Be’, cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: sono fake news media. Pensano di essere autorevoli ma non li legge più nessuno, se guardiamo i numeri sono un disastro, stanno in piedi soltanto grazie ai finanziamenti dei loro padroni, cioè l’establishment, che per riuscire a far passare i propri messaggi ha un solo modo: pagare.

A questo proposito cosa pensa della dittatura del politicamente corretto e del pensiero unico?

Il peggio possibile, ovviamente. Come ho detto il 4 luglio scorso durante il mio intervento al Monte Rushmore, stanno tentando in tutti i modi di cancellare la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni e la nostra libertà di pensiero e d’opinione. Cioè il cardine dell’America. Per questo è fondamentale la battaglia per creare dei nuovi mezzi di informazione realmente liberi e indipendenti, che non debbano sottostare al giogo delle grandi multinazionali e delle big tech companies: abbiamo il dovere sacrosanto di sostenere realtà come la vostra affinché possano crescere e fare da controcanto al pensiero unico dominante che vuole ridurci a una dittatura come la Cina. Non glielo permetteremo.

Sia pur indirettamente abbiamo già toccato alcuni tra i temi più importanti della campagna elettorale che si è conclusa il 3 novembre: prima di entrare nel dettaglio delle questioni, crede che la pandemia abbia inciso sull’esito del voto?

Certamente, per due motivi. Il primo è che grazie alle mie riforme l’economia stava volando: avevamo i risultati migliori degli ultimi 40 anni e guarda caso il virus cinese è arrivato proprio in quel momento. Il secondo è che la pandemia è stata utilizzata dai democratici per quella truffa del voto per posta, che ha alterato il risultato delle elezioni. Quindi la mia risposta è sì.

Ecco, parliamo subito dei ricorsi che state presentando: il suo team legale sostiene che il risultato sia stato alterato in diversi modi, dall’utilizzo di appositi software fino ai voti di persone decedute o non residenti nello Stato in cui hanno votato. Può dirci a che punto siete e se ci sono veramente possibilità che alla fine lei possa rimanere presidente?

Se avessero contato soltanto i voti veri questo dubbio non esisterebbe, perché io avrei vinto con un distacco enorme, il più grande della storia delle elezioni americane. Purtroppo, come ti dicevo prima, l’establishment ha rubato le elezioni perché era l’unico modo che avevano per vincere. Sapevano perfettamente che in modo onesto e democratico avrebbero perso anche stavolta, com’è accaduto nel 2016. Avete letto tutti i sondaggi che pubblicavano prima delle elezioni, no? Dicevano che avrei perso con 10 o 20 punti di distacco, e invece non è accaduto. Ma gli americani sono persone intelligenti e hanno capito il grande inganno dei fake news media, che infatti hanno perso qualsiasi autorevolezza e si sono dimostrati per quello che sono. Detto questo Rudy (Giuliani, ndr) e il suo team di avvocati hanno raccolto prove enormi di queste frodi: parliamo di elenchi ufficiali, testimonianze giurate di migliaia di elettori e addetti alle operazioni di voto. Non a caso nelle scorse ore il giudice Patricia McCullogh ha bloccato la certificazione dei risultati della Pennsylvania: pensa che solo in quello Stato pare che siano stati conteggiati 2 milioni e mezzo di voti postali contro 1 milione e ottocentomila schede effettivamente inviate. Pazzesco.
Quello che stiamo facendo non è difendere il secondo mandato di Donald Trump come dicono i fake news media, ma difendere la democrazia americana.

La posta in palio è molto più alta di quanto non abbiano interesse a dire i servi dell’establishment, che ridicolizzano e sminuiscono fatti di una gravità enorme perché sono disperati e sanno perfettamente che se il bubbone scoppiasse loro sarebbero tutti spazzati via.

Si riferisce a episodi come la denigrazione di Rudy Giuliani per via della tinta dei capelli che gli colava sul viso?

Esattamente. Durante la conferenza stampa sono state dette cose importantissime ma di cosa si è parlato per giorni? Della tinta dei capelli di Rudy, peraltro dimostrando un disprezzo assoluto nei riguardi di un monumento vivente, il Sindaco d’America che dopo l’attacco dell’11 settembre è diventato la bandiera di questo paese. Prova a immaginare cosa sarebbe successo a parti invertite, se Rudy avesse fatto la stessa conferenza per Biden: come minimo lo avrebbero candidato al Nobel per la Pace, invece sta con me e si permettono di ridicolizzarlo. Abbiamo presentato ricorsi alla Corte Suprema, come è diritto di ogni singolo cittadino americano, e invece di darne notizia inventano fake news come il presunto divorzio tra me e Melania.

Il Pil dell’ultimo trimestre sfonda quota 33%? E loro mi criticano perché non faccio i lockdown. L’altro giorno è successa una cosa storica: il nostro Mike Pompeo è riuscito a far incontrare Bibi (Netanyahu, ndr) e il principe saudita Bin Salaman. Ovviamente se ne è parlato pochissimo, perché è l’ennesimo successo della mia Amministrazione. Invece il peggior presidente della storia, Obama, un autentico disastro che ha messo in ginocchio la nostra economia, ha bombardato 7 paesi e creato ISIS e primavere arabe è dipinto dai fake news media come dio in terra. Se potessero leccherebbero la tavoletta del suo wc. Invece io ho fatto zero guerre, portato l’economia ai livelli di Reagan, riportato in America un sacco di aziende e normalizzato i rapporti con la Corea del Nord vengo definito come un guerrafondaio che ha causato danni al proprio paese.
Ci ricordiamo oppure no, che prima che arrivassi io c’era il pericolo di una guerra nucleare con Kim? Ci ricordiamo l’escalation dell’ISIS? Di cosa accadde a Bengasi? Della carenza di posti di lavoro a causa di tasse troppo alte? Questi sono fatti. Poi c’è la realtà parallela che ogni giorno costruiscono i fake news media, ma ormai la gente ha capito.

Senta presidente, un altro tema che vorrei affrontare con lei è la Cina: virus, rapporti economici, geopolitica, difesa della privacy. Da dove vuole cominciare?

Semplice, dal fatto che quella cinese è una dittatura comunista, brutale e sanguinaria. Anche questo è un fatto, ma quando i fake news media parlano di Cina magicamente se ne dimenticano e si ostinano a comportarsi come se fosse sullo stesso piano di una democrazia occidentale, mentre lì ci sono campi di concentramento dove rinchiudono e ammazzano chiunque osi non allinearsi ai dettami del PCC (Partito comunista cinese, ndr). Partendo da questo presupposto dobbiamo rapportarci con loro, ovvero sapendo con chi abbiamo a che fare. Invece l’establishment ha interesse a sottomettersi perché Pechino gli consente di andare a produrre lì, dove mantengono costi bassissimi perché i lavoratori vengono sfruttati e pagati con stipendi da fame e senza avere alcun diritto e perché le aziende non devono fare assolutamente nulla per limitare l’inquinamento. Poi possono rivendere quei prodotti agli stessi prezzi di chi produce qui. Un vero e proprio paradiso per gli speculatori. Non a caso la mia politica sui dazi ha dato fastidio a molti sia in Cina che qui, e questa è la conferma che ho fatto la cosa giusta.

Adesso passiamo al virus: lei ritiene che la Cina dovrebbe risarcire i paesi in cui è arrivata la pandemia?

Certo, perché per settimane hanno insabbiato tutto, mettendo a tacere i medici che avevano lanciato il grido d’allarme. Con la complicità dell’OMS hanno fatto come se nulla fosse, facendo entrare e uscire gente dal loro paese, così che il virus si propagasse in tutto il mondo. Questo è un atteggiamento irresponsabile di cui una comunità internazionale seria dovrebbe chiamare a rispondere la Cina, come peraltro previsto dal diritto internazionale.

Intanto mentre nel resto del mondo è in corso la seconda ondata, da loro il virus sembra essere svanito e l’economia ha ripreso a correre. Non le sembra strano?

Guarda, anche sull’origine del virus ci sono delle indagini in corso e io mi aspetto che venga fatta chiarezza. Personalmente mi sono fatto una mia idea, ma per il momento credo sia opportuno che la tenga per me. Poi, come tu stesso hai scritto nel tuo ultimo libro (Il Predestinato 2, ndr) è evidente che esistano una serie di fatti che messi in fila l’uno all’altro sembrano lasciare poco spazio a dubbi sul comportamento opaco della Cina.

Presidente veniamo all’ultima domanda, che come immaginerà riguarda l’indiscrezione che circola da ormai qualche giorno: se la Corte Suprema dovesse assegnare la vittoria a Joe Biden, lei si ricandiderebbe nel 2024?
Come ti dicevo prima dobbiamo difendere la democrazia americana quindi, se anche l’establishment dovesse portare a compimento la sua frode, io continuerò a dare voce a ognuno di quei 73 milioni di americani veri, in carne e ossa, che hanno votato per me. Questo è certo, indipendentemente dal fatto che io decida di ricandidarmi.

Oltre a questo è necessario favorire la crescita di una nuova classe dirigente nel partito repubblicano, mi viene in mente il congressman californiano Alex Anderson, ma come lui ci sono molti altri ragazzi freschi e in gamba che possono diventare i leader di domani, donne e uomini realmente capaci di difendere l’eredità che ci hanno lasciato i nostri padri e di costruire un futuro prospero e radioso per i nostri figli.

NB: come avrete capito soprattutto dalle ultime due risposte, quella che avete appena letto è un’intervista di fantasia, un antipasto di quello che troverete nel mio nuovo romanzo: un viaggio tra realtà e fiction il cui obiettivo è quello di divertirvi stimolando, perché no, qualche riflessione su temi tremendamente attuali. Buona lettura!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:38 pm

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Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:39 pm

27) vedasi anche capitoli 2 - 6 e 12

La politica di Joe Biden Presidente

Le prime scelte di Biden sanno di nostalgia: verso un insostenibile ritorno al passato con Iran e Cina - Atlantico Quotidiano
24 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... an-e-cina/


Nelle stesse ore in cui Joe Biden stava formando la sua squadra di politica estera e sicurezza nazionale, l’amministrazione Trump si sforzava di consolidare i risultati raggiunti in Medio Oriente e di blindare il nuovo corso suggellato con gli Accordi di Abramo.

Secondo i media israeliani, infatti, il primo ministro Netanyahu, insieme al capo del Mossad Yossi Cohen, si sarebbe segretamente recato a Neom, in Arabia Saudita, per incontrare il principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Nessun israeliano presente, hanno negato le autorità saudite, mentre da parte israeliana nessuna conferma ufficiale, ma nemmeno smentite. Il che, visto che media autorevoli confermano lo storico incontro, il primo tra il premier israeliano e il principe saudita, vorrebbe dire che la notizia è stata lasciata circolare – e difficilmente senza l’assenso di Riad.

Scopo dell’incontro? Quasi certamente quello di mettere a punto una strategia sul dossier nucleare iraniano, che preoccupa sia Israele che l’Arabia Saudita. E preoccupa ancor di più alla luce del probabile imminente ingresso di Joe Biden alla Casa Bianca. Tra i primi passi della sua amministrazione, infatti, quasi certamente ci sarebbe il ritorno degli Stati Uniti nel Jcpoa, l’accordo del 2015 sul programma nucleare iraniano fortemente voluto dall’allora presidente Obama, pieno di falle che Teheran ha saputo sfruttare. Il ministro degli esteri iraniano Zarif ha assicurato giorni fa che l’Iran è pronto a tornare a rispettare pienamente l’accordo (che in realtà, come vedremo, non ha mai rispettato), senza bisogno di riaprire i negoziati, se gli Stati Uniti faranno altrettanto, se cioè verranno rimosse le sanzioni ripristinate dall’amministrazione Trump. Un passo che il team Biden sembra propenso a compiere (anche per le pressioni del partito e degli alleati europei) presumibilmente subito dopo le elezioni presidenziali iraniane del giugno 2021.

Non è un caso che in questi giorni, immediatamente successivi alla proclamazione – per ora solo mediatica – di Biden presidente-eletto, sia dagli israeliani che dai sauditi siano giunti messaggi espliciti della loro massima e comune determinazione a impedire che l’Iran entri in possesso dell’arma atomica. L’incontro di Neom sembra l’ostentazione di un fronte unito, di una saldatura di interessi: la nuova amministrazione Usa dovrà tener conto della sicurezza di Israele e Arabia Saudita se non vuole innescare una corsa al nucleare nella regione. In ballo, tanto per essere chiari, c’è l’atomica saudita.

Una seconda questione al centro dell’incontro di Neom, strettamente connessa alla prima, è la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Israele e Arabia Saudita, con il tentativo di Pompeo di convincere Riad ad unirsi agli Accordi di Abramo già conclusi tra Israele e altri Paesi arabi (Emirati Arabi Uniti e Bahrein) e musulmani (Sudan), prima dell’insediamento di Biden, per blindare, o almeno rendere meno reversibile possibile il nuovo corso che l’amministrazione Trump ha impresso alla politica mediorientale Usa, dall’Iran alla questione palestinese. È evidente che quegli accordi non sarebbero mai stati conclusi senza il via libera di Riad, ma è altrettanto chiaro che i sauditi vedono la loro firma a conclusione e coronamento del processo, non “tra gli altri”. Ora, però, il tempo stringe.

Se Biden, quando entrasse alla Casa Bianca, si ritrovasse con una serie di accordi storici, quasi un sistema di alleanze, che vede Israele insieme ai Paesi arabi del Golfo, sarebbe per lui ben più difficile e costoso tornare alla politica filo-iraniana delle amministrazioni Obama.

Ricordiamo, infatti, che Obama aveva puntato sull’islamismo sciita (Iran) e sunnita (Fratellanza Musulmana) come fattore di stabilità del Medio Oriente, contro le monarchie e i regimi autoritari del mondo arabo (dalla Libia alla Siria passando per l’Egitto) e mettendo da parte alleati storici come Israele e Arabia Saudita. Una scelta che si è rivelata fallimentare e noi italiani ne siamo rimasti particolarmente scottati. A Gerusalemme e a Riad temono una riedizione di quella politica e i nomi della squadra di politica estera e di sicurezza nazionale appena ufficializzati da Biden rafforzano i loro timori.

La scelta di Antony Blinken come segretario di stato e di Jake Sullivan come consigliere per la sicurezza nazionale riportano proprio a quella stagione.

Sullivan è succeduto a Blinken, nel 2013, come consigliere per la sicurezza nazionale dell’allora vicepresidente Biden, dopo essere stato vice capo dello staff dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton, ed è stato tra gli uomini chiave dell’accordo sul programma nucleare iraniano.

Blinken è stato vice segretario di Stato dal 2015 al 2017, vice consigliere per la sicurezza nazionale dal 2013 al 2015 e consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Biden dal 2009 al 2013. Ed è uno dei principali sostenitori del ritorno degli Stati Uniti nel Jcpoa.

Biden non ha nascosto di essere pronto a tornare nell’accordo, se l’Iran tornasse a rispettarlo, cosa che Zarif si è già impegnato a fare. L’intenzione, poi, sarebbe quella di riaprire i negoziati per procedere ad una sorta di Jcpoa II, come ha spiegato Sullivan, per estendere e rafforzare i termini del Jcpoa del 2015. Ma Teheran ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di riaprire i negoziati, tanto che l’impegno assunto da Zarif è di tornare a rispettare l’accordo automaticamente dopo il rientro degli Usa e punto.

Ma in questi quattro anni molte cose sono cambiate. L’accordo ha mostrato falle ormai indiscutibili. Per anni, i fautori del Jcpoa hanno negato che l’Iran stava violando e aggirando limiti e divieti. Ma questa posizione è diventata ormai insostenibile dopo che nel 2018 l’intelligence israeliana ha ottenuto migliaia di documenti ufficiali del regime di Teheran sul suo programma nucleare militare. Documenti che provano come il programma fosse molto più avanzato di quanto l’Iran avesse ammesso, come avesse mentito all’Aiea e alla comunità internazionale sul suo programma, e come il regime avesse intrapreso azioni per ingannare gli ispettori dell’Aiea anche durante l’attuazione dell’accordo. E indicano inoltre che alcune attività legate al programma segreto di armi nucleari erano ancora in corso e alcuni siti nucleari segreti sono stati distrutti prima che potessero essere ispezionati dall’Aiea.

Se l’amministrazione Biden dovesse rientrare nell’accordo, quindi revocare le sanzioni reintrodotte da Trump e la sua strategia di “massima pressione”, ciò sarebbe interpretato come una vittoria a Teheran, e dagli altri Paesi della regione come una ricompensa nonostante le sue attività aggressive e destabilizzanti, che probabilmente gli iraniani si sentirebbero incoraggiati a intensificare ed ampliare.

Anche nei confronti della Cina, i nomi scelti da Biden suggeriscono un ritorno al passato. Un approccio multilaterale, riallacciando i rapporti con i partner europei e asiatici, per indurre Pechino ad abbandonare le politiche commerciali scorrette, ma nessuna guerra dei dazi o nuova “Guerra Fredda”.

Ad un evento della Camera di Commercio, Blinken ha detto di ritenere un “totale decoupling” dall’economia cinese “irrealistico e in definitiva contro-producente”, “sarebbe un errore”.

Nel 2015, disse di apprezzare “gli ambiziosi piani della Cina per promuovere la connettività asiatica attraverso rotte terrestri e marittime. Ha impegnato decine di miliardi di dollari nella costruzione di strade e ferrovie per collegare meglio le sue fabbriche e i suoi mercati in Asia e in Europa. E noi sosteniamo questi sforzi per collegare la regione, ma sollecitiamo anche che promuovano il commercio in tutte le direzioni e rispettino le norme internazionali. Ma non vediamo il coinvolgimento della Cina in Asia centrale come un gioco a somma zero”. Peccato che, oggi è più evidente che mai, Xi Jinping non vuole per la Cina un ruolo complementare, cooperativo, nell’ordine liberale guidato dagli Usa, vuole sfidare quell’ordine e la sua leadership.

Ma cosa dovrebbe far pensare che l’approccio che non ha funzionato durante gli otto anni di Obama, che ha provocato disastri in Medio Oriente e fatto avanzare ovunque i nemici e i rivali dell’America, dalla Russia alla Cina, passando per l’Iran, possa funzionare oggi? A meno che, gli stessi interpreti non siano pronti ad una profonda autocritica di quegli anni, ma non ci scommetteremmo.

Insomma, il mood prevalente nelle prime scelte di Biden è la nostalgia: da Blinken a Sullivan, da John Kerry inviato speciale per il clima a Janet Yellen al Tesoro, si tratta di figure in netta continuità con le presidenze Obama, che indicano la volontà di Biden di riprendere da “dove ci eravamo lasciati”.

I Democratici – l’ala moderata del partito non meno di quella radicale – sembrano ossessionati dal ripristinare interamente la legacy di Obama e cancellare la presidenza Trump come se non fosse mai esistita, come dimenticare un brutto incubo. A cominciare dal ritorno nell’accordo di Parigi sul clima e nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per proseguire con Medio Oriente e Cina, la volontà sembra essere quella di un totale reset della politica estera Usa, ribaltando tutte le politiche dell’amministrazione Trump, in tutte le aree e su tutti i dossier.

Rischiano però di sottovalutare il fatto che proprio quel passato e quelle politiche a cui vogliono rapidamente tornare contenevano in sé tutti gli elementi che hanno portato alla vittoria di Trump nel 2016.

Quello che vediamo arrivare con Biden è il tradizionale approccio dei Democratici alla politica internazionale, fatto di fede cieca nel multilateralismo e di interventismo liberal, spesso naïf, inconcludente e irresponsabile, che potrebbe andare a sbattere contro un mondo profondamente trasformato, che non sembra più un ambiente ideale per il multilateralismo e la cooperazione.

Il rischio è che Biden e i Democratici trascorrano tutti i prossimi quattro anni a cercare di riportare indietro le lancette dell’orologio ad un sistema internazionale che non c’è più.



Cosa comporterà il rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi
Andrea Barolini
17.11.2020

https://valori.it/rientro-stati-uniti-a ... di-parigi/

«Oggi l’amministrazione Trump ha ufficialmente abbandonato l’Accordo di Parigi sul clima. Tra esattamente 77 giorni, l’amministrazione Biden vi rientrerà». Era il 4 novembre scorso quando il futuro presidente democratico degli Stati Uniti rispondeva alla decisione del miliardario americano che per quattro anni ha fatto del proprio “climatoscetticismo” una bandiera. Ora che l’ex vice-presidente di Barack Obama ha vinto le elezioni e, salvo clamorose sorprese, manterrà la propria parola. Ma cosa comporterà, concretamente, il rientro degli Usa nell’Accordo? E come funzionerà, tecnicamente?

Agli Stati Uniti bastano 30 giorni per rientrare nell’Accordo di Parigi

La prima risposta è strettamente politica. Decidere di rientrare nell’Accordo rappresenta una scelta certamente di grande importanza simbolica. È un segnale al mondo intero. Soprattutto a quelle nazioni che, benché non abbiano abbandonato il testo scritto durante la Cop 21 del 2015, hanno scelto negli anni la strada del disimpegno o dell’ambiguità.

Dal punto di vista tecnico, poi, la questione si dovrebbe risolvere in poche settimane. Mentre, infatti, per completare la procedura di uscita ci sono voluti anni, per il rientro basterà una comunicazione ufficiale da parte di Joe Biden all’UNFCCC (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). Alla quale seguirà un’attesa di soli 30 giorni.

Un anno cruciale in vista della Cop 26 di Glasgow nel 2021

A quel punto le delegazioni americane potranno tornare a partecipare attivamente alle sessioni di negoziati climatici, in vista della Cop 26, la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima che si terrà a Glasgow nel novembre del 2021. Nel corso delle ultime Cop, infatti, gli inviati ufficiali del governo americano non hanno di certo brillato dal punto di vista dello sforzo e dell’ambizione. Il loro scarso impegno, però, è stato almeno in parte compensato “dal basso”.

Centinaia di città, stati federali, università, imprese, associazioni si sono infatti organizzati, sin dall’annuncio della volontà di uscire dall’Accordo di Parigi. Annuncio arrivato nel corso di una conferenza stampa tenuta da Trump nel giugno del 2017. Fu così creato il movimento “We are still in” (Noi siamo ancora dentro), la cui spinta nel corso dei negoziati internazionali si è fatta sentire. Ma che, soprattutto, ha consentito agli Stati Uniti di proseguire la strada della transizione ecologica. In barba alle politiche dell’amministrazione di Washington.

La risposta di We are still in a Donald Trump

Al di là dei formalismi, infatti, a contare è, e sarà, la sostanza. Ovvero, da un lato, in quali “condizioni” arrivano gli Stati Uniti al rientro nell’Accordo. E, dall’altro, se il nuovo presidente manterrà le promesse avanzate in campagna elettorale in materia di lotta ai cambiamenti climatici e di tutela dell’ambiente.

Gli Stati Uniti: meno indietro del previsto dopo gli anni di Donald Trump

Sul primo punto, fortunatamente, è lecito sorprendersi: gli Usa giungono al termine del quadriennio di Donald Trump meno disastrati di quanto si pensi. Certo, il presidente repubblicano ha abrogato leggi, indebolito normative, sostenuto i petrolieri, concesso permessi per nuove trivellazioni, tentato di rilanciare la filiera del carbone. Ma il cambiamento appare ormai ineluttabile.

L’Energy Information Administration (EIA) ha spiegato che il comparto energetico dovrebbe registrare un calo delle emissioni di CO2 del 10 % nel 2020. Una contrazione legata certamente alla crisi del coronavirus. Ma è anche vero che, rispetto al picco del 2007, il calo complessivo è stato del 23% (e del 14% se ci si ferma al 2019). Le fonti rinnovabili, d’altra parte, ormai valgono tanto quanto il carbone in termini di produzione di energia elettrica.

Negli ultimi dieci anni, in particolare, l’eolico ha triplicato la propria produzione (all’8,5% del mix energetico). Mentre il solare l’ha perfino quintuplicata in soli cinque anni (ed è al 2,4%). L’idroelettrico, infine, rappresenta il 7,5% del totale. A livello industriale, inoltre, la società Tesla è ormai dominatrice incontrastata del settore delle auto elettriche. La sua quotazione in Borsa è superiore ai 400 miliardi di dollari. Nove volte di più rispetto al colosso General Motors. Tutto ciò, però, non basterà. A Joe Biden l’onere di dimostrare che gli Usa rientreranno nell’Accordo di Parigi non solo sulla carta.

???
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Parliamo dei rapporti tra Joe Biden e i palestinesi
Franco Londei·Medio Oriente·
19 Novembre 2020·

https://www.francolondei.it/parliamo-de ... lestinesi/


Uno dei mantra più ricorrenti tra i sostenitori dell’ex Presidente americano, Donald Trump, è quello che vorrebbe il Presidente eletto, Joe Biden, essere “amico dei palestinesi” e quindi pronto a cancellare tutti gli innegabili vantaggi che la politica di Trump ha portato a Israele, tra i quali un isolamento di fatto dei palestinesi.

Diciamo subito che Joe Biden non è affatto amico dei palestinesi, al massimo è un sostenitore della formula a due stati così come lo sono io e tanti altri amici di Israele.

Ci sono delle cose che ruotano attorno al mondo palestinese e che stanno accadendo in queste ore alle quali dovremmo prestare attenzione prima di pronunciarci “sull’amore di Biden per i palestinesi”.

Per esempio, a Ramallah hanno deciso di far tornare i loro ambasciatori negli Emirati Arabi Uniti e in Bahrain dopo che a seguito del riconoscimento di Israele e conseguente apertura dei rapporti da parte dei due stati arabi, avevano deciso di ritirarli in tutta fretta definendo il riconoscimento dello Stato Ebraico “una pugnalata alle spalle” nei confronti del “popolo palestinese”.

Cosa è cambiato per far decidere all’Autorità Palestinese che EAU e Bahrain non erano più traditori nei confronti dei palestinesi? È cambiato che a Ramallah non hanno trovato la sponda che cercavano in Iran e Turchia, presi dai loro problemi, isolati dagli arabi e dalla Lega Araba mentre da Washington arrivano diverse notizie tra le quali quella che vorrebbe la nuova Amministrazione essere disposta a riaprire un canale di finanziamento alla UNRWA e alla Autorità Palestinese a condizione che vengano immediatamente interrotti i vitalizi alle famiglie dei terroristi che si sono macchiati di crimini contro Israele e gli israeliani, nonché agli stessi terroristi.

A confermarlo alla radio israeliana non è uno qualsiasi ma Hussein al-Sheikh, cioè uno dei più importanti dirigenti della Autorità Palestinese, il quale ha annunciato anche la ripresa dei rapporti con Israele, da sei mesi ridotti al lumicino.

Sempre Hussein al-Sheikh ha detto che l’Autorità Palestinese ha chiesto alla nuova amministrazione americana di spostare l’ambasciata americana di nuovo a Tel Aviv ma su questo punto c’è un ostacolo non da poco chiamato “Congresso Americano” il quale nel 1995 ha deliberato che Gerusalemme doveva essere la capitale di Israele, delibera mai messa in pratica sino all’arrivo di Trump. Ora, riportare l’ambasciata americana a Tel Aviv, ammesso che lo si voglia fare, andrebbe quindi contro una decisione del Congresso. Tornare indietro è a questo punto impossibile.

La sensazione è che nei pre-colloqui tra nuova Amministrazione americana e palestinesi, tutto questo sia stato spiegato con chiarezza e che quindi se i palestinesi hanno intenzione di tornare ad avere una pur flebile voce devono concedere qualcosa.

Si spiega così il riavvicinamento dei palestinesi ai paesi arabi del Golfo e a Israele, una spiegazione che quindi smentisce le voci che vorrebbero la nuova Amministrazione americana vicina ai palestinesi e decisa a cancellare quanto fatto da Donald Trump.


Sul voto degli ebrei americani
Davide Cavaliere
10 novembre 2020

https://www.corriereisraelitico.it/sul- ... americani/

Gli ebrei rappresentano il due percento della popolazione americana, sono poco meno di cinque milioni e mezzo. Stando ai numerosi sondaggi pubblicati, gli ebrei americani tendono a votare democratico. Il Jewish Electorate Institute, prevedeva che Biden avrebbe ottenuto il sessantasette percento del voto ebraico.

L’Associated Press’s VoteCast ha confermato che il sessantanove percento degli ebrei ha espresso la propria preferenza per il duo Biden-Harris. L’elettorato ebraico è storicamente orientato a sinistra, ma questa fedeltà ai democratici sembra impedirgli di cogliere la pericolosa deriva assunta del Partito Democratico.

In America, l’atteggiamento dei progressisti verso Israele e le comunità ebraiche è in linea con quello delle sinistre europee: un’ostilità ideologica radicata. Le nuove eroine del Partito Democratico, le congresswoman Alexandria Ocasio Cortez e Ilhan Omar, entrambe rielette, sono favorevoli al boicottaggio d’Israele e hanno posizioni antisioniste. Addirittura, la Omar sostiene il Council on American Islamic Relations, affiliato all’organizzazione dei Fratelli Musulmani e legato ad Hamas, il gruppo terroristico che domina la Striscia di Gaza.

La vicepresidente scelta da Biden, il senatore Kamala Harris, si è schierata con la Omar contro gli ebrei americani che chiedevano al Partito Democratico di censurare la deputata musulmana dopo un suo ennesimo sbotto antisemita. La Omar scrisse in un tweet che i legislatori americani difendono Israele perché motivati dal denaro.

La Harris, inoltre, ha un forte legame con il National Iranian American Council (NIAC), ovvero la lobby del regime di Teheran negli Stati Uniti. I documenti di finanziamento della campagna di Biden mostrano che il NIAC è uno dei suoi donatori più generosi. Senza pudore, gli iraniani hanno espresso ufficialmente il loro sostegno a Joe Biden. Fatto che non sorprende, visto che sia il vice di Obama che Kamala Harris hanno sostenuto con entusiasmo l’accordo sul nucleare iraniano. Con tutta probabilità torneranno a tendere la mano agli ayatollah. Senza dimenticare, che Biden ha alle spalle una notevole serie di dichiarazioni pro-Iran e anti-israeliane.

Al contrario, il presidente Trump ha sostenuto senza riserve lo Stato Ebraico, con decisioni che hanno scompaginato lo stallo mediorientale. Eppure, nonostante le forti posizioni filoisraeliane dei repubblicani, gli ebrei americani hanno rimarcato la loro adesione al Partito Democratico. In tanti hanno notato la virata antisionista dei democratici, ma hanno ritenuto che Trump, nonostante l’amicizia per Israele, fosse comunque un fascista e un potenziale autocrate. La martellante propaganda che dipingeva il tycoon come un antisemita e un razzista, non ha convinto gli ebrei progressisti della sincerità del loro presidente.

C’è, però, una domanda più radicale che bisogna porsi: alla sinistra ebraica importa qualcosa di Israele? È probabile che molti non si sentano ebrei o che non diano troppo peso alla loro identità ancestrale, dunque non sentano alcuna affinità con le sorti della Casa nazionale del popolo Ebraico. Pertanto, non è nemmeno troppo curioso che gli ebrei americani temano gli sparuti gruppi di suprematisti bianchi – che Trump ha sempre condannato – ma non abbiano paura di un movimento palesemente antisemita e anti-israeliano come Black Lives Matter.

Mentre Trump firmava l’Ordine Esecutivo che estende la protezione dei diritti civili del Titolo VI agli studenti ebrei nei campus universitari, che devono affrontare numerosi attacchi antisemiti da parte di suprematisti neri e membri di Antifa, l’internazionale di estrema sinistra, Joe Biden negava che Antifa fosse un’organizzazione violenta.

Gli ebrei americani manifestano una preoccupante tendenza a votare nell’interesse di tutti e non nel loro. Danno priorità alle questioni concernenti i diritti civili, come aborto libero e controllo delle armi, ma non sono preoccupati del crescente antisemitismo e dalla minaccia nucleare iraniana. La maggioranza degli ebrei americani sarà soddisfatta dell’elezione di Biden, i loro correligionari che vivono all’ombra delle testate atomiche benedette dal Mahdi e dei missili di Hamas, lo sarà molto meno.



Grazie Mr. Trump, ma molto rimane purtroppo incompiuto
Franco Londei·
Novembre 16, 2020·

https://www.rightsreporter.org/grazie-m ... ncompiuto/

Come non ringraziare l’ex Presidente americano, Donald Trump, per aver spostato l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme, non fosse altro che per il palese riconoscimento di Gerusalemme quale capitale dello Stato Ebraico.

Come non ringraziarlo per essere uscito da quel disastro che era l’accordo sul nucleare iraniano negoziato da Barak Obama e da Federica Mogherini?

E dell’uccisione del Generale Qassem Soleimani, capo della fantomatica Forza Quds, reparto d’elite del Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ne vogliamo parlare?

E come faremmo a non ringraziarlo per il taglio dei fondi alla UNRWA, una agenzia ONU dedicata unicamente ai palestinesi che più di una volta ha fomentato odio anti-ebraico e addirittura usato le loro strutture come magazzini per le armi di Hamas.

E come potremmo dimenticare tutto quello che ha fatto per avvicinare Israele ai paesi arabi contribuendo a isolare l’Iran e gli stessi palestinesi? Mai un Presidente americano aveva fatto tanto in tal senso. Lo dico davvero con estrema sincerità.

Tuttavia… beh, tuttavia si ha la sensazione di trovarsi di fronte a una grande incompiuta.

Non lo dico perché a me Trump non è mai piaciuto, credo di avergli riconosciuto sempre quello che di positivo ha fatto, lo dico perché è la sensazione che mi ha lasciato la fine dell’Amministrazione Trump.

Per esempio, l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano avrebbe avuto un senso se alle sanzioni si fosse affiancata una seria minaccia militare non appena l’Iran – come è poi avvenuto – avesse ripreso l’arricchimento dell’uranio oltre i limiti consentiti o comunque avesse in qualche modo ripreso il programma nucleare.

Invece non solo questa minaccia non c’è mai stata, ma alla durissima reazione iraniana seguita all’uccisione di Soleimani, il Presidente Trump non ha fatto semplicemente nulla, come se avesse paura dell’Iran o, peggio, come se la reazione iraniana fosse stata “telefonata”.

Il risultato di tutto questo è che oggi ci ritroviamo gli iraniani che hanno ripreso allegramente il loro programma nucleare (nonostante sanzioni e pandemia) e che Trump ha dato la nettissima impressione che sul nucleare iraniano non avesse alcuna strategia, che insomma navigasse a vista.

In Medio Oriente, almeno per quanto mi riguarda, non gli perdonerò mai di aver venduto ai turchi gli eroici combattenti curdo-siriani, di aver detto ad Erdogan “prego si accomodi”. Certo, poi un passetto indietro lo ha fatto, più perché pressato dall’indignazione mondiale che per altro, ma davvero poca cosa.

Ecco, con Erdogan non ho mai capito cosa volesse fare. Ha taciuto praticamente su tutto, su tutte le malefatte del capo della Fratellanza Musulmana. In tutto ha bloccato temporaneamente la consegna dei caccia F-35 alla Turchia dopo che il successore di Abu Bakr al-Baghdadi aveva comprato dalla Russia il sistema missilistico S-400. E sono quasi sicuro che non sia stata una sua decisione.

In Medio Oriente ha polarizzato il suo sostegno su Israele e Paesi Arabi del Golfo, cosa buona e giusta se questa mossa non avesse finito per creare un nuovo pericolosissimo mostro, quello turco-iraniano che tanti problemi darà (e non solo in Medio Oriente).

Magari le sue intenzioni erano di sistemare le cose nel secondo mandato, senza l’assillo della rielezione. Non lo sapremo mai. Per ora non possiamo fare altro che sperare che la nuova Amministrazione prosegua sulla strada tracciata da Trump e che magari, per esempio con la Turchia, sia decisamente più dura. Ormai l’Iran l’abbiamo perso e non rimane che la soluzione più dura. Speriamo che Joe Biden lo capisca.


Gino Quarelo
Con tutti i fronti aperti sia all'interno degli USA:
che all'esterno: Russia, Cina, Corea, Iran, Afganistan, Turchia, Venezuela, Europa, ...
+ il covid e le elezioni con i media contro e i brogli del voto postale,
Trump è stato fin troppo bravo, certo se avesse l'opportunità di un secondo mandato potrebbe portare a termine molte riforme interne e iniziative esterne, ... ma parrebbe che questa opportunità gli sia negata.



La sinistra riparta da Biden-Starmer: un "nuovo inizio", ma con pochi eletti e tanta confusa nostalgia
Atlantico Quotidiano
Franco Carinci
25 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... nostalgia/

Più che una riedizione della terza via di Tony Blair, che parlava da premier, una qual sorta di riproposizione di una edulcorata internazionale socialista o socialdemocratica, una union sacrée dei partiti della sinistra, in larga crisi, ma tale da poter dare al Pd una sorta di rilevanza mondiale… Ma Biden dialogherà coi Paesi e non con i partiti, quindi sarà Johnson e non Starmer a far da interlocutore, restando il Regno Unito il Paese europeo più congegnale per lingua, storia e fiducia. La Ue sarà considerata, ma con due grossi handicap… Il gioco cambierà, ma meno di quanto si attenda la deperita sinistra europea e la arroccata sinistra italiana, che per l’intanto è costretta a contare più su Berlusconi che su Biden

Auto-condannatomi ad un lockdown assai severo, essendo nel mio ottantaduesimo anno, un target altamente privilegiato dal Covid-19, ho rivisto alla televisione molti vecchi film, tanto da poter recuperare scene capaci di rendere perfettamente situazioni attuali. È andata così anche con la discussione aperta da Maurizio Molinari su La Repubblica di domenica 22 novembre, con un titolo che ben ne evidenziava il contenuto, che mi ha richiamato il finale di Apocalypto, che vede sfumare l’obiettivo dal mare, con le caravelle spagnole alla fonda, alla foresta sovrastante la costa, con il protagonista, la sua donna e due figli, alla ricerca di “un nuovo inizio”. Cosa dice il titolo, “Biden-Starmer la nuova via progressista”? Non Biden e Johnson, cioè il neopresidente degli Stati Uniti e l’attuale premier inglese, eletto a furor di popolo, ma Biden e Starmer, il leader laburista, succeduto a Corbyn dopo il clamoroso insuccesso elettorale. Il che suona più che una riedizione della terza via di Tony Blair, che parlava da premier, una qual sorta di riproposizione di una edulcorata internazionale socialista o socialdemocratica, una union sacrée dei partiti della sinistra, in larga crisi, ma tale da poter dare al Pd una sorta di rilevanza mondiale in un nuovo rilancio delle democrazie progressiste. A conferma viene richiamata una iniziativa di Biden, apparentemente in itinere, di “un summit fra le democrazie”, che dovrebbe restituire all’America il ruolo di partnership globale, come se le democrazie coincidessero con quelle progressiste, cioè governate da forze tali solo per essere di sinistra; e come se la tanto mitizzata Ue dovesse essere condannata a svolgere solo una parte ancillare.

C’è tanta confusa nostalgia, implicita, dell’America di Truman, protettrice del mondo libero, delegata a farsi carico di tutte le crisi regionali dove l’unica mediazione esperibile è esercitabile da chi ha una risorsa militare non solo tecnicamente efficace ma anche politicamente spendibile; ed esplicita, della America di Delano Roosevelt, prima a sperimentare la lezione keynesiana, destinata a divenire la dottrina economica portante della democrazia postbellica, caratterizzata da una larga apertura sociale.

La palla alzata da Molinari, viene rilanciata da Repubblica di lunedì 23 novembre, con due interventi, il primo consistente in una intervista a Lion Barber, ex direttore del Financial Times, con un titolo anche questo di per sé espressivo “Intesa con Starmer per una alleanza che salvi la democrazia dal populismo”. Siamo sempre con l’occhio piazzato sul Labor Party, cui verrebbe assegnato il compito salvifico di una intesa antipopulista, tanto da far sospettare quel che nell’ambiente di sinistra nostrano si teorizza apertamente, che, cioè, lo stesso Johnson sia un populista. Ecco allora la versione tutta europea della vicenda americana: Trump era il leader indiscusso del populismo, tanto è che ha appoggiato la Brexit, confermando il sospetto che l’attuale premier britannico fosse un suo adepto, il populismo è il peggior nemico della democrazia, Biden ha vinto, tagliando la testa anche del populismo europeo, quindi Biden è destinato naturalmente a guidare la grande alleanza, di cui, peraltro lo stesso Starmer apparirebbe fino ad ora l’unico protagonista.

No, perché contestualmente, sullo stesso numero di Repubblica appare una lettera di Zingaretti, che fin dal titolo candida il Pd a co-protagonista, “Verde e sfide sociali, l’Europa aspetta Biden sulla nuova via progressista”. Qui c’è quella continua attesa messianica che ha sempre caratterizzato la nostra sinistra, da “Adda venì Baffone”, modo affettuoso di indicare il paterno compagno Stalin, purtroppo sempre smentita, ma ripetuta qui a modo di gioioso Salmo biblico: “A questa Europa in divenire mancava un credibile interlocutore nel mondo. Biden riapre la stagione del multilateralismo, della scelta verde, del lavoro dell’inclusione come opzione strategica per rafforzare le democrazie in occidente”. Alleluia, molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti, tant’è che un tale messaggio è stato percepito solo dalle forze democratiche progressiste e socialiste, da cui si deve dedurre una differenza fra forze progressiste e socialiste, ma tant’è, melius abundare quam deficere. Il fatto, è, però, che a guardarsi intorno gli eletti sono veramente pochi: escluso Johnson a favore di Starmer, il partito socialista è sparito in Francia, dove Macron non può essere conteggiato fra le forze progressiste e tantomeno socialiste, è ridimensionato in Germania a favore dei Verdi, invece dichiarati abili e arruolati di diritto nell’alleanza, governa in Spagna con un voto di maggioranza, così pure in Italia in un embrassons nous con un movimento populista ante litteram.

Naturalmente non poteva mancare una intervista ad Antony Giddens, il maggior teorico della terza via, che avrebbe influenzato la politica italiana, con la nascita dell’Ulivo, una coalizione fra ex comunisti ed ex democristiani di sinistra, che per il suo fondatore, Romano Prodi, avrebbe dovuto costituire una specie di modello mondiale. In questa intervista apparsa su Repubblica del 24 novembre non c’è una riproposizione della terza via, che dopo la gestione rivoluzionaria della Thatcher all’insegna del “meno Stato e più mercato” non poteva certo puntare a un nuovo interventismo, sì da valorizzare una sorta di autoorganizzazione e responsabilizzazione della società. C’è tutt’al contrario un placet per un programma di enormi investimenti pubblici, con un richiamo a Keynes, dato che la medicina usata per la grande depressione può ben tornare utile nella crisi economica e sociale prodotta dalla pandemia.

C’è una chiara continuità di analisi, peraltro condotta su una scena di fondo intrinseca alla sinistra, quale costituita da una visione manichea, con una contrapposizione netta di bene e male, una volta individuato il male, il bene consiste nell’opposto, entrambi debitamente individualizzati con personaggi attuali. Trump è il male, come tale non può produrre alcun bene, tanto che non vale neanche la pena di soffermarsi a considerare bagatelle come il boom del Pil e del tasso occupazionale, prima del Covid-19, il pressing esercitato per il vaccino, col risultato positivo reso ufficiale solo a pochi giorni dopo le elezioni, il contenimento della Cina, lo sblocco dello stallo mediorientale … Solo che tutto questo si porta dietro un interrogativo cui la stessa sinistra non è in grado di rispondere: perché è stato votato da quasi metà degli elettori, con un guadagno di sette milioni di voti, confermando l’impressione valida anche per il Pd, che siano le grandi periferie delle città e le disseminate campagne a gonfiare il voto populista, cioè che sia la gente marginalizzata a votarlo… La risposta più semplice, a misura dell’élites intellettuali e sociali, che a far propria una battuta confezionata per i radicali francesi hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra, è data dall’ignoranza del popolo, in senso dispregiativo del popolino, facile ad essere affascinato dalla retorica tambureggiante di un abile demagogo. Il però non permette loro di individuare quale sia questo popolo da strappare dalle grinfie del demagogo: secondo l’interpretazione che di Starmer offre Molinari, il recupero dovrebbe riguardare il ceto medio operaio del Midlands e Nord dell’Inghilterra, così come fatto da Biden con il Mid-west, all’insegna di “famiglia, comunità, sicurezza”, con una bella tinta di patriottismo; secondo la lettura di Giddens, tale recupero non può avvenire nei confronti della “classe lavoratrice”, di quella manifatturiera ridotta ad una esigua minoranza. E neppure dei left-behind, quelli lasciati indietro dalla globalizzazione, ma solo per via di un ritorno a un “più stato meno mercato”, con un gigantesco intervento pubblico.

Se Trump è il male assoluto, Biden per contrasto è il bene assoluto, a prescindere da suo curriculum di onesto dirigente democratico, abbonato alle primarie presidenziali del suo partito, fino ad arrivare a vincerle proprio perché leggibile come un moderato, come tale messo in risalto dall’esaltato protagonismo di Trump. Sia chiaro non è Biden che ha vinto, ma è Trump che ha perso, trovandosi contro due avversari imprevisti, il Covid-19 e il Black Lives Matter: gli è stata imputata una mortalità da pandemia proporzionalmente inferiore alla nostra, guai se qui si addebitasse a Conte i 50 mila decessi; gli è stata contestata la violenza della polizia locale, a cominciare dalla uccisione di George Lloyd, ma tale polizia dipende dall’amministrazione cittadina, città, Minneapolis, ad amministrazione democratica.

Solo che la partita non è ancora chiusa, certo non per l’elezione di Biden, di cui fra non molto Trump dovrà prendere atto, ma per una importantissima appendice, la votazione il 5 gennaio 2021, per l’attribuzione dei due senatori della Georgia. Ora il conto al Senato è di 50 componenti Repubblicani e 48 Democratici, i Democratici per controllarlo hanno bisogno di conquistare entrambi i posti in lizza in Georgia, una volta 50 pari, conta il voto del presidente che è istituzionalmente il vicepresidente degli Usa, Kamala Harris. Se così non avverrà, Biden sarà quello che gli americani chiamano anatra zoppa, condannato a governare con un continuo compromesso coi Repubblicani, mentre, a prescindere da un eventuale impazzimento, Trump ne esce come il padrone assoluto del partito dell’elefante, il regista delle prossime elezioni di mid-term. Se si vuole si può mettere in conto la netta prevalenza di giudici di nomina repubblicana, che non significa affatto una qual sorta di fedeltà alla nomina, ma certo una posizione conservatrice rispetto alle riforme sociali e alle battaglie per i diritti civili.

Comunque, Biden dovrà tener conto dello slogan trumpiano dell’America First, Again, nel senso di una attenzione del tutto privilegiata alla politica interna, dove la sua affermazione per quanto scontata, di voler essere presidente di tutti gli americani, rivela la profonda preoccupazione per la radicalizzazione che spacca il Paese in due metà, l’una contro l’altra armata. Ci sarà da uscire dalla crisi economica e sociale provocata dalla pandemia, certo con la facilitazione dovuta alla prossima disponibilità di vaccini anti-Covid, ma, comunque, impegnativa, perché dovrà conciliare le varie anime del partito, con una complicata politica compromissoria, costretto a mediare prima cogli stessi Democratici e poi con i Repubblicani.

Non credo proprio che muterà in maniera sostanziale la sua politica estera, a parte la forma più educata, perché resterà prioritaria la sfida con la Cina, come l’unico avversario nella egemonia mondiale, che, come si dice da tempo, ha cambiato oceano, dall’Atlantico al Pacifico. Certo farà gesti significativi, rientrerà nell’Organizzazione mondiale della sanità, non senza chiedere conto della copertura offerta alla Cina all’inizio della pandemia, riconfermerà la sua adesione all’accordo di Parigi sul clima, senza penalizzare la attuale autosufficienza energetica statunitense; ma non credo farà grandi aperture all’Iran, quando proprio Trump è riuscito a isolarlo politicamente con gli Accordi di Abramo e, neppure, che farà marcia indietro nel ritiro delle truppe americane dall’Afganistan e dal Medio Oriente.

Quanto all’Europa, credo proprio che dialogherà coi Paesi e non con i partiti, sì che per l’Inghilterra sarà Johnson e non Starmer a far da interlocutore, restando la Gran Bretagna il Paese europeo più congegnale per lingua, storia e fiducia. La Ue sarà considerata, ma con due grossi handicap, la totale dipendenza dalla forza militare americana, che la priva di qualsiasi efficace deterrenza, sì da risultare del tutto impotente rispetto alle crisi maturate nel suo stesso cortile; la posizione di equilibrio instabile fra l’America e la Cina, fra legami atlantici e sbocchi commerciali.

Il gioco cambierà, ma meno di quanto si attenda la deperita sinistra europea e la arroccata sinistra italiana, che per l’intanto è costretta a contare più su Berlusconi che su Biden.



Il circo Biden


Lo staff della comunicazione di Biden alla Casa Bianca sarà composto di sole donne
La transizione dall'amministrazione Trump a quella di Joe Biden continua, così come le nomine del presidente eletto per il suo nuovo governo da sottoporre al Senato a gennaio: le ultime dimostrano passi avanti in tema di inclusione e diversità
30 novembre 2020

https://www.wired.it/attualita/politica ... efresh_ce=

La transizione dal presidente uscente Donald Trump al president-elect Joe Biden nonostante tutto continua, e il team Biden che ha annunciato il suo primo briefing a tema intelligence per questo lunedì. Il presidente eletto ha inoltre reso pubbliche le nomine di uno staff per la comunicazione della Casa Bianca composto esclusivamente da donne: alla sua guida ci sarà Kate Bedingfield, la direttrice della comunicazione della campagna elettorale di Biden, mentre Jen Psaki, portavoce di lunga data del Partito democratico, sarà la sua addetta stampa.

L’ex paladina dei diritti degli immigrati per America’s Voice e direttrice della comunicazione per le coalizioni della campagna di Biden, Pili Tobar, servirà come vicedirettrice della comunicazione. Karine Jean Pierre, già a capo dello staff della vicepresidente eletta Kamala Harris ed ex responsabile degli affari pubblici per MoveOn.org, sarà invece la vicesegretaria stampa. Per quanto riguarda lo staff della comunicazione della vicepresidenza Harris, Symone Sanders, una consigliera senior di Biden per la campagna, ne diventerà senior advisor e portavoce in capo. Ashley Etienne, ex consigliera senior della presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi, servirà come direttrice delle comunicazioni per Harris.

Molte di queste nomine, ancora da sottoporre all’approvazione del Senato il prossimo gennaio, sono veterane dell’ex amministrazione Obama. Bedingfield è stata direttrice della comunicazione per Biden mentre era vicepresidente; Psaki era direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca e una portavoce del Dipartimento di stato; e Tanden era consigliera senior dell’allora segretaria per i Servizi sanitari e umani Kathleen Sebelius. Anche Pierre ha servito come direttrice politico-regionale per l’ufficio degli Affari Politici della Casa Bianca.

“Comunicare direttamente e in modo veritiero con il popolo americano è uno dei doveri più importanti di un presidente, e a questa squadra sarà affidata l’enorme responsabilità di collegare il popolo alla Casa Bianca”, ha detto Biden in una nota. “Queste comunicatrici qualificate ed esperte apportano diverse prospettive al loro lavoro e un impegno condiviso per ricostruire al meglio questo paese”.

Secondo il New York Times, infatti, queste nomine dimostrano l’intenzione del presidente eletto di includere la diversità razziale, di genere e ideologica nei ruoli principali della sua amministrazione, adempiendo all’impegno assunto durante la campagna di garantire che un’ampia fetta della società statunitense sia rappresentata nelle decisioni politiche.

L’ufficio di Biden ha annunciato che prevede di nominare anche il suo team economico questa settimana, seguendo lo stesso principio di inclusione. Neera Tanden, presidente e amministratrice delegata del think thank liberale Center for American Progress, sarebbe la prescelta direttrice dell’Ufficio di gestione e bilancio (la prima nativa americana in questa posizione) che avrà il compito di supervisionare l’attuazione delle politiche di Biden, secondo quanto riferito ai quotidiani da una fonte che ha familiarità con il processo di transizione.

Cecilia Rouse, un’economista del lavoro di Princeton, potrebbe essere messa alla direzione del Council of Economic Advisers (diventando la prima donna afroamericana a ricoprire questo ruolo), e Janet Yellen, l’ex presidente della Federal Reserve, diventerebbe segretaria al Tesoro.





Demenziali sinistri malevoli e calunniatori antritrumpiani

Le polpette avvelenate di Trump per un'America più green

https://valori.it/polpette-avvelenate-trump-ambiente/

Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali americane 2020, al netto dei tweet e dei ricorsi del presidente uscente Donald Trump. E al “presidente eletto”, in attesa del passaggio di consegne ufficiale alla Casa bianca, previsto per il prossimo 20 gennaio, già cominciano ad arrivare i messaggi di richiesta da tutto il mondo per un cambio radicale di rotta su diversi capitoli importanti. A cominciare dall’ambiente. Dopo quattro anni di presidenza Trump, in totale discontinuità con la linea del predecessore Obama e in aperto scontro con l’indirizzo green assunto dall’Europa e da buona parte della comunità internazionale.
GRAFICO emanazione dei 'regolamenti di mezzanotte' nella politica USA, 1996-2019 - fonte Columbian College of Arts & Sciences

Trappole e leggi dell’ultimo minuto

Per Biden, tuttavia, e per il suo inviato sul clima John Kerry, non sarà un percorso semplice. Anche perché The Donald ha disseminato di polpette avvelenate il tracciato verso un’America più amica del clima. Lo ha fatto, innanzitutto, con strategie di medio-lungo periodo. Ma di certo non mancherà di adottare i cosiddetti “regolamenti di mezzanotte” (midnight regulations), cioè dell’ultimo minuto, che potranno frenare il cambio di linea già annunciato da Biden. Provvedimenti che la tradizione politica americana ben conosce e monitora, tanto da renderne più agevole l’annullamento tramite una legge apposita, il Congressional Review Act. L’efficacia di questa misura dipende però dai rapporti di forza stabiliti nel Congresso, nel quale il neopresidente potrebbe non avere a favore la maggioranza in Senato.

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Il piano di Trump: stop alle leggi di Obama e pochi controlli

A proposito di ambiente e clima, d’altra parte, Donald Trump non ha mai nascosto da che parte stesse. Il suo biglietto da visita, nel 2016, fu la scelta di un mix di nomi pescati tra negazionisti dei cambiamenti climatici e aperti sostenitori delle fonti fossili messi a capo delle agenzie governative chiave. A cominciare dal contestatissimo Scott Pruitt, piazzato alla guida dell’EPA (Environmental protection agency, cioè l’Agenzia per la protezione dell’ambiente). Al di là dei nomi, cambiati spesso, l’amministrazione Trump ha consolidato nel tempo alcune strategie di depotenziamento e arretramento. Nel mirino, singole norme e istituzioni.

Oltre al clamoroso abbandono dell’Accordo sul clima di Parigi, più sotto traccia gli Usa, nei quattro anni passati, hanno infatti ridotto il numero degli ispettori in forze a tutte le agenzie, incluse quelle di tutela ambientale. E hanno temporaneamente congelato normative non ancora in vigore o ritardato le date entro cui le aziende – quelle inquinatrici, ad esempio – avrebbero dovuto conformarsi alle norme già in corso. Infine hanno operato in maniera sistematica a colpi di revoche di provvedimenti già emanati, perlopiù dalla presidenza Obama.


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Trump, Bolsonaro, Putin & CO: la geopolitica nemica del clima

Sul cambiamento climatico il mondo è diviso: Trump abbandona il gruppo e ispira il Brasile. Cina ed Europa provano a collaborare. Ma non è facile

Stando a un reportage di «The Washington Post», l’amministrazione Trump avrebbe così “indebolito o cancellato più di 125 regole e politiche volte a proteggere l’aria, l’acqua e la terra della nazione”. In particolare ciò sarebbe avvenuto annullando policies su inquinamento atmosferico e gas serra, perforazione del sottosuolo ed estrazione, sulla fauna selvatica, su grandi progetti come gasdotti e autostrade, sull’inquinamento dell’acqua e la sicurezza chimica, sulla trasparenza del governo. Decine di azioni, sempre contestate, ma non sempre sventate dagli avvocati dei gruppi ambientalisti.


Pesticida contestato: c’è il via libera a fine mandato

Una moltitudine di azioni e procedimenti burocratici e legali, che però avranno un effetto concreto sulla vita di persone e territori. Come per esempio la decisione intrapresa dall’EPA sul Dicamba. Si tratta di un erbicida alla base di diversi prodotti in commercio per l’agricoltura, oggetto di cause legali dovute ad un utilizzo potenzialmente impreciso a causa della sua estrema volatilità.

MAPPA numero di casi di danni alle coltivazioni di soia connessi all’erbicida dicamba – fonte studio Università del Missouri, 2017

Fatto sta che l’EPA, a ottobre 2020, cioè a pochi giorni dal voto per le presidenziali, e nonostante una recente sentenza di condanna da 265 milioni di dollari a carico del fitofarmaco, autorizzava l’impiego del pesticida (considerato da molti l’erede del glifosato) per altri 5 anni. Una decisione contraria alla messa al bando decretata solo pochi mesi prima da una Corte d’appello, e di cui senz’altro Bayer, Syngenta, Basf, Monsanto ringrazieranno l’ex presidente. Anche perché l’amministrazione Trump si è distinta per una vicenda simile anche riguardo un altro fitofarmaco, il cloripirifos, contestato ma autorizzato sia negli USA che in Europa.

Metano e acqua inquinata: mano libera alle imprese

Ma non è tutto. Perché ci sono ben altri bocconi avvelenati che il futuro presidente Usa dovrà digerire. Ad esempio quello cucinato dal Bureau of Land Management – BLM (una agenzia del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti, che si occupa della gestione di terreni pubblici), quando ha affermato che molte imprese del settore Oil & Gas non erano tenute a rispettare i limiti di emissioni di metano stabiliti sotto Obama. Decisione dichiarata illegittima dalla Corte distrettuale nel distretto settentrionale della California, ma che ha avviato una disputa legale condotta dallo stesso BLM fino a una sentenza del tribunale del Wyoming e alla successiva certificazione dell’EPA. Risultato: la regola di Obama è stata abrogata e alle compagnie petrolifere e del gas è stato consentito di rilasciare metano, in gran parte senza limiti.

INFOGRAFICA il risparmio dalla chiusura delle centrali a carbone – fonte rapporto Carbon Tracker 2018

Allo stesso modo i proprietari delle centrali elettriche a carbone avranno apprezzato il lavoro dei burocrati fedeli alla Casa bianca, che hanno evitato loro di dover adottare tecnologie adeguate a rimuovere i metalli pesanti dalle loro acque reflue. Un obbligo inizialmente previsto a partire dal 2018 e da finalizzare entro il 2023, finché l’EPA di Trump non ha spostato questi termini. La scadenza finale per adeguarsi è così passata al 2025, esentando al contempo dozzine di impianti, col pretesto che saranno ritirati da qui al 2028. Ed ecco sfornati altri otto anni di libertà di inquinamento.

Trivelle in aree protette e concessioni difficili da cancellare

Ma i regali ai gruppi di potere che hanno sostenuto la presidenza Trump, e che potrebbero frenare Biden, non finiscono qui. A partire dal tentativo in extremis di confermare i limiti di ozono e particolato nell’aria fino al 2025, che gli ambientalisti vorrebbero inasprire, per passare a dossier ben più pericolosi e vincolanti. Ad esempio quello della vendita di concessioni di perforazione per esplorazioni e sfruttamento di risorse nel sottosuolo dell’Arctic National Wildlife Refuge, in Alaska. Un’area incontaminata – finora – che offre l’habitat a orsi polari, grizzly, caribù e una quantità sterminata di uccelli migratori e salmoni.

TABELLA impatti ambientali dell’attività estrattiva nell’Arctic Nastional Wildlife Refuge – fonte studio BLM, settembre 2019

Un’operazione industriale mirata a individuare possibili riserve di petrolio che, secondo lo studio di impatto ambientale del BLM, avrebbe un impatto climatico importante. Nei 70 anni previsti dalle concessioni di sfruttamento si genererebbero più di 26 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra per la produzione di petrolio e gas nella pianura costiera. Senza contare le emissioni a valle provocate dalla combustione dei 10 miliardi di barili di petrolio e gas estratti, stando alle stime delle riserve. Ciò si tradurrebbe in altri 4,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente rilasciata, ovvero circa due terzi delle emissioni annuali degli Usa nel 2017.

L’amministrazione Trump vorrebbe vendere i diritti di perforazione prima del 20 gennaio, mentre Biden si è impegnato ad impedire l’operazione.

La buona notizia, per ora, è che diversi grandi gruppi bancari (JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Citigroup e Goldman Sachs) non intendono finanziare il progetto. I rischi reputazionali sarebbero eccessivi anche per loro.
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Elezioni Usa, Trump: "Biden non può essere presidente"
03/12/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... Yj7XI.html

"Joe Biden non può essere presidente se noi abbiamo ragione sui brogli. Parliamo di centinaia di migliaia di voti parliamo di numeri che nessuno ha mai visto prima. Abbiamo le prove, è tutto chiaro". Donald Trump carica a testa bassa. Il presidente, "nel discorso più importante mai fatto", in 45 minuti abbondanti ribadisce le accuse: "Le elezioni sono state un disastro, una truffa, una frode colossale", dice Trump nel discorso pubblicato integralmente sulla propria pagina Facebook.

"Questo potrebbe essere il più importante discorso che io abbia mai fatto. Voglio fornire un aggiornamento sui nostri sforzi per portare alla luce gli enormi brogli e le irregolarità che si sono verificate durante le elezioni del 3 novembre, che hanno avuto in modo ridicolo una durata interminabile. Una volta si diceva 'election day', ora abbiamo giorni, settimane e mesi di elezioni. Molte cose negative sono accadute durante questo surreale periodo, specialmente nel caso in cui non si deve fornire nessuna prova per accedere al nostro più grande privilegio, il diritto di voto", dice Trump.

"Come presidente, non ho dovere più grande rispetto a quello di difendere le leggi e la Costituzione degli Stati Uniti. Ecco perché sono determinato a difendere il nostro sistema elettorale, finito sotto attacco. Mesi prima delle elezioni presidenziali ci è stato detto che non avremmo dovuto dichiarare una vittoria in modo prematuro. Ci è stato più volte detto che sarebbero serviti settimane e mesi per determinare il vincitore, per contare i voti espressi per posta e per verificare i risultati. Al mio avversario è stato detto di tenersi alla larga dalle elezioni, di non fare campagna, 'non ci servi, siamo a posto, queste elezioni sono sistemate'. Si stavano comportando come se sapessero già come sarebbero andate le cose. Difenderemo la correttezza del voto", aggiunge.

Quindi, il presidente esibisce grafici e dati che dovrebbero dimostrare anomalie nello sviluppo del voto. Nel mirino, soprattutto il voto per posta: "Confronteremo le firme sulle buste con le firme in passate elezioni. E vedremo che migliaia di persone hanno firmato queste schede in maniera illegale", dice. "E' una frode che tutto il mondo sta guardando, nessuno ora è più felice della Cina. Molte persone hanno ricevuto 2, 3, 4 schede. Persone morte sono state coinvolte nel processo, alcune decedute da 25 anni. Una catastrofe totale, lo dimostreremo, speriamo nei tribunali. In particolare, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. E, col massimo rispetto, speriamo che" i giudici "facciano ciò che è giusto per gli Stati Uniti. Il nostro paese non può convivere con una simile elezione. Non mi importa se perde le elezioni, ma voglio un voto corretto. Non voglio che questo venga sottratto al popolo americano. Ecco perché lottiamo: abbiamo già le prove, è tutto chiaro. Sono pronto ad accettare ogni risultati di un'elezione regolare, spero lo sia anche Joe Biden".






Fine dei giochi: l’Iran marcia veloce verso l’atomica. Cosa farà Biden?
Franco Londei
5 dicembre 2020

https://www.francolondei.it/fine-dei-gi ... ara-biden/

Un rapporto confidenziale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) riguardante i programmi nel brevissimo periodo dell’Iran in merito al nucleare che arriva in mano alla Reuters, non solo scatena la stizzita reazione iraniana e della Russia ma denuncia con chiarezza che ormai gli Ayatollah puntano dritti all’atomica.

Nel rapporto si legge che l’Iran prevede di installare altre tre cascate, o cluster, di centrifughe IR-2m avanzate nell’impianto sotterraneo di Natanz.

È l’uscita definitiva dell’Iran dal JCPOA il quale autorizza l’uso delle sole IR-1di prima generazione mentre vieta tassativamente la costruzione di linee di arricchimento con le IR-2.

Non solo, è la prova provata che Teheran punta decisamente all’atomica senza quasi più nemmeno farne mistero mettendo in linea centrifughe in grado di arricchire l’uranio molto più velocemente di qualsiasi altra centrifuga.

La palla a Biden

Ora la palla passa decisamente nelle mani del Presidente eletto Joe Biden il quale aveva fatto sapere di voler riaprire i contatti con l’Iran dopo che l’Amministrazione Trump aveva lavorato (e sta ancora lavorando) per isolare l’Iran.

Come già detto in altra occasione, Biden non avrebbe potuto riattivare il JCPOA nemmeno se avesse voluto, ma questo nuovo atteggiamento iraniano taglia fuori anche qualsiasi altro tipo di trattativa o dialogo.

Forse (quasi certamente) il capo del programma nucleare iraniano, Mohsen Fakhrizadeh, è stato ucciso proprio per questo, per togliere a Biden qualsiasi possibilità di riallacciare rapporti con Teheran.

Il nodo di Natanz

C’è un’altra cosa che emerge con chiarezza e cioè che l’Iran sta concentrando molto del suo programma nella centrale atomica di Natanz, costruita per resistere agli attacchi aerei.

Ora, se sono vere le voci che vogliono l’arrivo delle bombe anti-bunker in Israele, è molto probabile che lo Stato Ebraico si muova piuttosto velocemente sul versante di un attacco diretto.

C’è il problema del trasporto delle bombe perché Israele non dispone di aerei in grado di portare ordigni così pesanti, ma potrebbe essere tutto risolto da un “prestito” americano.

Una azione del genere dovrebbe però avvenire con il consenso di Biden ma prima del suo insediamento in modo che non gli si possa dare alcuna responsabilità e che si possa virtualmente tenere aperte le porte dei colloqui con l’Iran così come vuole la sinistra Dem.

Sarà disposto Biden ad autorizzare una azione diretta israeliana contro l’Iran prima ancora del suo insediamento?

Politicamente non schierato. Voto chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia


Alberto Pento
Non è ancora detto che sarà Biden il prossimo Presidente.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:39 pm

Analisi sugli effetti sull'immigrazione illegale con la futura Amministrazione Biden.
L'Osservatore Repubblicano
19 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 1014488317

Anna Giaritelli del Washington Examiner, che si occupa delle politiche sull'immigrazione, riferisce che i funzionari stanno " avvertendo che ci sarà una crisi imminente al confine meridionale a causa delle posizioni sull'immigrazione dell'amministrazione Biden".
Il piano di Biden di porre fine a due attuali politiche di Trump, potrebbe portare a un'enorme ondata di attraversatori illegali al confine tra Stati Uniti e Messico. La prima politica è nota come titolo 42. Adottata per far fronte all'emergenza coronavirus, consente alle autorità statunitensi di rimpatriare rapidamente gli attraversatori illegali in Messico invece di tenerli in detenzione negli Stati Uniti. La seconda politica sono i Protocolli di protezione dei migranti, che consentono agli Stati Uniti di richiedere ai richiedenti asilo di aspettare in Messico mentre i loro casi vengono giudicati, piuttosto che consentire loro di vivere negli Stati Uniti durante quel periodo (spesso molto lungo).
Se Biden revoca rapidamente queste due politiche, "vedrai una crisi globale entro un paio di settimane", ha detto recentemente Mark Morgan, il commissario ad interim di Customs and Border Protection. I tentativi di entrare illegalmente negli Stati Uniti stanno già crescendo, in parte a causa delle condizioni economiche in America centrale e in Messico e in parte in previsione dell'allentamento della sicurezza dei confini statunitensi da parte di Biden. Giaritelli riferisce che i tentativi di ingresso illegale sono passati dai 17mila di aprile ai 70mila di novembre.
Non è un mistero. Le persone in America Centrale e Messico seguono le notizie. Sanno cosa sta succedendo negli Stati Uniti. Sanno che Biden si è impegnato a fermare tutte le deportazioni per 100 giorni, a creare un percorso verso la cittadinanza per gli immigrati illegali, a ridurre drasticamente la detenzione, a consentire a coloro che entrano illegalmente di rimanere negli Stati Uniti mentre i loro casi saranno considerati, a fermare la costruzione del muro di confine, vedono tutto. "Se ci fosse una moratoria sulle espulsioni, si bloccherebbero molte detenzioni ICE", ha detto a Giaritelli l'ex funzionario dell'Immigrazione e delle forze dell'ordine Tom Homan. "Se non sarai arrestato, non sarai espulso, non ci saranno più operazioni di contrasto sul posto di lavoro, ti daremo la tua assistenza sanitaria gratuita, incluso il trattamento COVID, perché non dovresti venire?"
Anche gli organi di stampa amici della nuova amministrazione lanciano l'allarme. "Invertire rapidamente le politiche dell'amministrazione Trump potrebbe essere interpretato come un aprire le porte", ha riportato di recente il New York Times , "rischiando una corsa verso il confine che potrebbe trasformarsi rapidamente in una crisi umanitaria".
Biden potrà agire a suo piacimento. "Poiché praticamente tutte le modifiche alla politica sull'immigrazione apportate dall'amministrazione Trump sono state fatte con azioni esecutive, l'amministrazione entrante le revocherà semplicemente allo stesso modo", osserva Mark Krikorian del Center for Immigration Studies , che è favorevole a misure più restrittive sui controlli sull'immigrazione. I giudici della "resistenza" hanno fermato Trump quando ha cercato di annullare alcune delle azioni esecutive di Barack Obama sull'immigrazione, aggiunge Krikorian, ma non impediranno a Biden di annullare quelle di Trump.
Allora cosa farà Biden? Agirà velocemente o no? Non ci sono dubbi sul fatto che eliminerà molte politiche volte a controllare il numero di ingressi illegali negli Stati Uniti. Ma Krikorian crede che l'amministrazione Biden "non apporterà le modifiche il più rapidamente possibile, preferendo invece far bollire la rana lentamente". Ad esempio, Biden potrebbe non eliminare immediatamente il titolo 42, come vogliono molti dei suoi sostenitori. Invece, prevede Krikorian, il titolo 42 "sarà ridotto con esenzioni fino a quando non sarà svuotato, ma tecnicamente rimarrà per un po 'di tempo".
Ma non è chiaro se le migliaia di persone che entreranno negli Stati Uniti riceveranno il messaggio. L'arrivo di Biden alla Casa Bianca e la partenza di Trump invieranno un messaggio potente a coloro che cercano di entrare illegalmente negli Stati Uniti: la porta che era chiusa sarà presto aperta. Anche se Biden volesse mantenere alcune restrizioni, la sua base democratica lo spingerà a fare esattamente l'opposto. Sta arrivando un grande cambiamento.

https://www.washingtonexaminer.com/opin ... rder-surge


Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden.
Il mondo orripilante di Joe Biden e della sua corte dei miracoli.
Gli USA di Joe Biden, della Kamala Harris e della Pelosi, un incubo infernale per il mondo intero!

viewtopic.php?f=92&t=2941
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6616063933
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 470682628/


Indice:

1)
Questo essere mostruoso e corrotto, bugiardo è pieno di odio e di violenza.

2)
Quelli della banda Biden Biden eccoli al lavoro!

3)
La violenza non violenta di Trump il repubblicano veramente democratico e liberale (liberale nei limiti e con i condizionamente imposti dalla storia e dalla realtà).
Di solito i dittatori e gli autocrati sono anche imperialisti e guerra fondai, Trump non è nulla di tutto ciò.

4)
La violenza politica criminale della oligarchia mediatica dei social network politicamente schierati; una violazione gravissima dei diritti umani, civili e politici non solo dei cittadini statunitensi.

5)
Il mondo occidentale che verrà con Sleepy Joe Biden assomiglierà alla California odierna
Ecco la California dei democratici, dei progressisti, dei liberal, di Silicon Valley, dei social media censori, delle Big Tech, dei pro Cina e pro invasione, degli antitrumpiani e sostenitori di Biden, lo stato di Kamala Harris e di Arnold Schwarzenegger il falso repubblicano antiTrump, e della Hollywood politicamente corretta che si inginocchia per la morte del delinquente abituale George Floyd e che giustifica le violenze crimonali dei BLM e degli antifa internazi comunisti e nazi maomettani.

6)
Il mostruoso politicamente corretto dei democratici

7)
Discriminazioni demo sinistre della banda Biden Biden contro i bianchi e i loro sacrosanti diritti umani, civili e politici.

8)
L'antisemitismo e il suprematismo nazista nero della banda Biden Biden

9)
Apertura scriteriata e indiscriminata delle frontiere all'immigrazione clandestina

10)
Possibile impeachement per Biden una volta insediatosi

11)
Sintesi del programma demenziale e criminale della banda Biden Biden

12)
Il discorso di Joe Biden al suo insediamento il 20 gennaio 2021

13)
Critiche ai primi provvedimenti della banda Biden Biden
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:42 pm

28) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-22-24 e 30
Elezioni truccate, la truffa del voto postale, contenzioso giudiziario

La strategia di Trump si sta rilevando anche questa volta geniale.
Gaspare Russo e Cristina Cattaneo.
29 novembre 2020

Inizialmente, come sempre, essa è incomprensibile per la massa, ma piano piano il disegno si sta delineando in maniera sempre più chiara.
In queste settimane ha probabilmente usato i suoi colpi migliore in maniera pressoché invisibile, da vero e proprio prestigiatore quale è, che ti confonde e ti incanta, ha certamente già effettuato l'inganno che porterà alla magia, soltanto che noi non lo abbiamo ancora visto.
Ha più volte annunciato prove, ma non ne ha mai rilasciata nemmeno una. Creando ansia e sconforto in molti di noi con il passare del tempo.
In realtà la sua è sempre stata una scelta deliberata.
La ragione ? In questo modo lascia i suoi avversari impotenti.
Non possono difendersi contro un'accusa senza prove. Possono soltanto fare proclami mediatici, possono provare a nascondere le sue esternazioni, possono ridicolizzarlo, ma non possono imbastire linee di difesa giuridica, dato che non sanno esattamente cosa in realtà abbia lui in mano e da cosa quindi debbano proteggersi oggettivamente.
Perché ovviamente il Deep State nel tempo ha preso le sue contromisure per non farsi beccare, tuttavia sa pure che ha lasciato parecchie tracce sulla via. Prove che vanno cancellate al più presto.
E quando lui fa presumere che sa e che sono stati scoperti, in realtà li mette in affanno, perché le accuse che fa, sono sempre precisissime, quasi chirurgiche, costringendoli a sbrigarsi a cancellare prove, ma più corrono più fanno passi falsi, più prende prove, e meno ne mostra.
Una vera e propria tortura psicologica.
Nel frattempo inesorabilmente il tempo passa e le possibili contromisure giuridiche si fanno sempre più difficili, specialmente verso la Corte Suprema, e specialmente con un giudice come la Barret.
Una trappola a tutti gli effetti.
Gli elementi per sferrare gli attacchi ora sono tanti e lui li ha tenuti tutti in mano segreti, facendo sempre intendere di averli pronti ma senza mai mostrarli completamente.
Obamagate, email di Hillary, Hunter Biden, Epstein, Dominion, virus Cinese, OMS, traffico di esseri umani, antifa, guerre e mondialismo.
Anni di dichiarazioni di prove che non hanno mai portato a nulla di fatto. Solo piccoli indizi, equivoci, evidenti, ma mai definitivi.
Fornendo così il fianco ai media ed ai social media che per poterlo accusare, dovevano imbastire la ridicola storia del complottismo o della sua megalomania.
Li ha messi così tanto alle strette, al punto da farli smascherare. Come ? costringendoli ad attuare gli abusi di censura che recentemente abbiamo visto e che conosciamo bene.
Ma ora i nodi vengono al pettine, tutti contemporaneamente.
Una vera goduria.
L'elezione fraudolente sono solo una scusa.
Presenterà il conto con gli interessi e sarà molto salato.



Trump parla su Fox, 'elezioni più truccate mai viste' - Nord America
Prima intervista del presidente Usa dalle elezioni
29 novembre 2020

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 2032c.html

"Sono state le elezioni più truccate mai viste, una frode assoluta": lo afferma Donald Trump parlando al telefono su Fox News nella sua prima intervista dalle elezioni. "Abbiamo moltissime prove sul fatto che è stata la più grande frode elettorale della storia americana", ha aggiunto Trump, tornando a contestare l'esito del voto in tutti gli stati chiave vinti da Joe Biden, dal Wisconsin al Michigan, dalla Pennsylvania alla Georgia.


Nel silenzio assordante dei media di regime il senato della Pennsylvania ha tenuto una udienza pubblica sulle elezioni presidenziali. Sono sfilati fior di testimoni che, sotto giuramento, hanno raccontato che irregolarità gravissime hanno caratterizzato il voto. Val la pena di ricordare che affermare il falso sotto giuramento vuol dire commettere un illecito penale punito col carcere.
Certo, è da vedere se simili testimonianze possono costituire prova di una frode talmente ampia da invalidare il risultato delle elezioni nello stato, ed in altri, egualmente sotto inchiesta. E resta da vedere se i giudici avranno sufficiente coraggio per prendere decisioni sicuramente difficili che provocheranno polemiche durissime.
Resta il fatto che solo persone molto stupide o totalmente in cattiva fede possono pensare che le elezioni americane del 3 novembre siano state perfettamente regolari. Vada come vada su una eventuale presidenza Biden peseranno pesanti sospetti non di pochi complottisti ma di una parte importantissima della pubblica opinione americana.
Lo scandalo c'è, e tutti gli sforzi dei pennivendoli di regime non possono coprirlo.


https://www.youtube.com/watch?v=ZqlPG_J ... ture=share


Le due settimane che decideranno il destino dell’umanità nella guerra tra Trump e il mondialismo
Questa storia supera la fantasia letteraria dei romanzi di spie di John le Carrè.
Cesare Sacchetti
1 dicembre 2020

https://lacrunadellago.net/2020/12/01/l ... ndialismo/

Le elezioni americane del 2020 oltre infatti ad essere un vero e proprio tentativo di colpo di Stato, ancora in corso come ha ricordato il generale Flynn considerato il capo del servizio di intelligence personale di Trump, è sicuramente una elaborata operazione di hackeraggio internazionale.

Una operazione che è stata concepita e attuata dagli ambienti del deep state di Washington, da sempre feroci nemici del presidente americano, e da Paesi e organizzazioni stranieri saldamente nelle mani della cabala mondialista, in particolare la Cina comunista, la Germania e l’Unione europea sin dalla sua creazione diretta dalle élite mercantiliste tedesche.

Il mondialismo aveva deciso tempo addietro che a Donald Trump non avrebbe dovuto essere concessa la possibilità di proseguire il suo mandato alla Casa Bianca.

La massoneria internazionale e le grandi famiglie espressione del Nuovo Ordine Mondiale avevano detto chiaramente che Trump rappresentava una minaccia mortale e ordinato la sua uscita di scena.

Nancy Pelosi prima delle elezioni non poteva essere più esplicita a questo riguardo. Non importa quale sarà l’esito delle urne, aveva detto la presidente della Camera dei Rappresentanti USA, Joe Biden sarà comunque presidente il 20 gennaio.

Il piano è scattato non appena il sistema ha visto che Donald Trump stava vincendo senza particolare affanno le presidenziali del 2020.

Per comprendere meglio cosa è accaduto, occorre ancora una volta tornare indietro alla notte del 3 novembre, il momento nel quale è partito il colpo di Stato.

Lo stesso presidente Trump ha di nuovo recentemente ricordato in una intervista a Fox News rilasciata dopo settimane di silenzio stampa, come sia accaduto qualcosa senza precedenti nella storia americana.

Gli scrutatori hanno interrotto tutti il conteggio allo stesso momento negli stati chiave decisivi per assegnare la vittoria elettorale.

Nello Stato della Pennsylvania probabilmente si è consumato il broglio più enorme della storia, quando qui Trump era in vantaggio di 700mila voti e dal momento dell’interruzione fino al lunghissimo e interminabile scrutinio che si è protratto nei giorni successivi, Biden ha guadagnato 1 milione di voti dal nulla.

Dominion, la società legata a Soros responsabile del broglio

I voti postali giunti oltre la scadenza prevista del 3 novembre e “stranamente” tutti assegnati a Biden hanno giocato un ruolo decisivo per spostare l’ago della bilancia verso il candidato democratico, ma ancor più decisivo è stato il ruolo di Dominion Voting System, il software utilizzato in molti stati per contare i voti.

Diverse indagini statistiche e informatiche hanno dimostrato come i server di questa società abbiano spostato centinaia di migliaia di voti da Trump a Biden.

I tecnici definiscono questi problemi tecnici come “glitch”, ma i glitch sono errori informatici in genere del tutto accidentali.

In questo caso, ognuno di questi “errori” ha spostato i voti da Donald Trump a Joe Biden. Non c’è stato nemmeno un caso negli stati contestati dove si sia verificato il contrario. Trump non ha mai guadagnato un voto dalle macchine utilizzate per conteggiare i voti.

Per individuare i responsabili della più grande frode elettorale della storia d’America e probabilmente del mondo, occorre guardare meglio a questa società, la Dominion Voting System.

Dominion è una società canadese che ha molti legami con il deep state di Washington.

In particolare, questa società si serve di un’altra società sussidiaria, la Smartmatics Inc, presieduta da Mark Malloch Brown, un politico britannico già membro del partito laburista.

Malloch Brown è un personaggio vicinissimo a George Soros vista la sua appartenenza alla Open Society finanziata e fondata dal finanziere di origini ungheresi ed ebraiche.

I legami di Dominion con l’establishment progressista e democratico non si limitano però a questa circostanza.

L’ex capo dello staff di Nancy Pelosi, Nadeam Elshami, ha lavorato per questa società e la Clinton Foundation ha coinvolto Dominion in una delle sue iniziative nota come “Delian Project” per certificare la regolarità delle elezioni in diversi Paesi in via di sviluppo.

La società canadese nega ufficialmente ogni responsabilità nel broglio, ma “stranamente” sta diventando estremamente difficile entrare in contatto con i suoi dirigenti dal giorno successivo alle elezioni.

A Toronto nell’edificio dove c’è la sede ufficiale della società è sparito ogni riferimento che potesse ricondurre a Dominion.

Sullo stesso piano dove si trova la società canadese sono presenti gli uffici di una Ong, la Tides, finanziata da George Soros.

Dominion dunque sembra avere ancora una volta degli strettissimi legami con uno degli uomini più importanti dei circoli mondialisti internazionali.

Nonostante questa società continui a negare ogni sua responsabilità nella frode elettorale perpetrata, è stato proprio uno dei suoi dirigenti, Eric Coomer, a spiegare in un video del 2016 come sia possibile spostare i voti da un candidato ad un altro con i server manipolati di Dominion.

Eric Coomer è un personaggio chiave da tenere a mente in questa storia perché, secondo le rivelazioni del network americano One America News, avrebbe assicurato già prima delle elezioni che si sarebbe “dannatamente assicurato” di impedire a Trump di restare alla Casa Bianca.

Coomer è anche molto vicino ideologicamente ai gruppi terroristici di Black Lives Matter e Antifa, finanziati ancora una volta dall’ineffabile George Soros e dai grandi gruppi industriali e finanziari americani.

Al momento, nessuno sembra sapere dove sia finito Eric Coomer dal giorno delle elezioni e la stessa Dominion non si è presentata ad una udienza pubblica con il parlamento locale della Pennsylvania per fornire spiegazioni sul funzionamento delle sue macchine.

Nell’hackeraggio informatico è dunque pienamente coinvolta questa società che non ha legami solamente con il Canada di Justin Trudeau che ha spiegato come il Grande Reset voluto dai piani alti del mondialismo del quale si è parlato già in precedenza sia una “grande opportunità” per il mondo.

L’operazione delle forze speciali di Trump per recuperare i server di Dominion in Germania

Un altro Paese coinvolto nel colpo di Stato è la Germania. I server di Dominion si trovano infatti a Francoforte in un centro informatico della CIA. E’ su quei server che c’è la prova dell’enorme truffa informatica perpetrata contro Donald Trump.

Le forze speciali americane fedeli al presidente Trump hanno condotto una operazione segreta per poterli recuperare.

Qualche osservatore ha sollevato dei dubbi sulla veridicità di quanto accaduto a Francoforte, ma nelle ultime ore sono arrivate ulteriori autorevoli conferme di quanto avvenuto in Germania.

Il generale in pensione Thomas McInerney ha pienamente confermato il blitz delle forze speciali americane che è avvenuto in questa stazione della CIA, della quale si erano interessati anche i media internazionali in passato per la sua caratteristica di essere una centrale di hackeraggio internazionale dell’agenzia di intelligence americana.

La CIA, in questa storia, si conferma dunque come un apparato ancora saldamente nelle mani dello stato profondo eversivo che regna a Washington.

Quanto accaduto è stato un vero e proprio scontro interno tra le forze fedeli alla repubblica americana e le forze eversive che stanno cercando di portare avanti questo colpo di Stato.

I militari americani avrebbero eseguito un blitz contro la centrale della CIA e ne sarebbe seguito un violentissimo scontro a fuoco.

La CIA si sarebbe servita di paramilitari rientrati appositamente dall’Afghanistan per difendersi dal blitz e cinque uomini delle forze speciali avrebbero perso la vita durante la battaglia, mentre un paramilitare sarebbe morto.

Anche questa circostanza ha trovato conferma nelle parole del generale McInerney. Per poter giustificare la morte di questo paramilitare i media internazionali hanno elaborato una cosiddetta storia di copertura nella quale l’uomo sarebbe morto in Somalia.

Il generale ha anche spiegato cosa sarebbe l’ormai celebre “Kraken” che l’avvocato Sidney Powell aveva citato più volte nelle ultime settimane. Il Kraken, secondo McInerney, non sarebbe altro che il 305° battaglione dell’intelligence militare che si trova di stanza a Fort Huachuca, in Arizona.

Quando l’avvocato Powell dunque ha invitato a “rilasciare il Kraken” era una sorta di messaggio in codice per esortare questo gruppo a entrare in azione e a consegnare a Trump le prove della frode elettorale.

L’operazione ha comunque avuto successo e i server di Dominion sono stati recuperati e ora si trovano nelle mani dell’amministrazione Trump.

Trump a questo punto avrebbe già nelle sue mani le prove inconfutabili del broglio elettronico perpetrato contro di lui.

E’ in atto pertanto una vera e propria guerra intestina nel cuore delle istituzioni americane e sarà l’esito di questa guerra a decidere se l’America tornerà nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale che ha usato questa nazione come braccio armato del mondialismo per più di settant’anni, oppure se gli Stati Uniti abbandoneranno definitivamente il disegno globalista.

Ora si sta avvicinando la data nella quale la Corte Suprema sarà chiamata a pronunciarsi sulla regolarità delle elezioni americane.

Nel frattempo, i media pienamente partecipi di questo colpo di Stato continuano a riportare solo le notizie degli appelli respinti, ma ovviamente nulla dicono sui successi legali che la campagna Trump ha messo a segno.

Solamente ieri, ad esempio, un giudice della Georgia ha ordinato il sequestro della macchine di Dominion per impedire che fossero cancellate le tracce di quanto accaduto il 3 novembre.

Il giudice in questione ha poi annullato e confermato il suo stesso ordine e questo fa pensare che i togati che stanno cercando di sventare il golpe in atto siano sottoposti a pressioni fortissime.

La stessa direttrice della GSA, l’amministrazione per i servizi generali che si occupa della burocrazia prevista per i passaggi di consegne tra le varie amministrazioni, ha confessato di essere stata pesantemente minacciata per accelerare la transizione verso una amministrazione Biden che secondo le leggi e la Costituzione americana ufficialmente non esiste.

L’appuntamento più importante davanti alla Suprema Corte deve comunque ancora arrivare e quello che i media non stanno dicendo al grande pubblico è che George W. Bush ai tempi delle elezioni del 2000 perse quasi tutti i giudizi nelle corti inferiori, ma poi vinse il giudizio che gli consentì di entrare alla Casa Bianca, ovvero quello davanti al massimo organo giurisdizionale del Paese.

Trump dunque presenterà una volta per tutte le prove definitive dell’hackeraggio davanti alla Suprema Corte?

E’ probabile che il presidente si riservi di assestare il colpo definitivo al sistema davanti a questo tribunale e questo gli consentirebbe di inferire un colpo mortale al deep state che ha pianificato tutta questa operazione.

Il presidente comunque non era affatto impreparato a quanto sta accadendo ora. Aveva già messo in conto due anni fa che il sistema avrebbe cercato di rovesciarlo, e per poter sventare le manovre eversive del sistema firmò un ordine esecutivo dal titolo piuttosto esplicito “Imposizioni di determinate sanzioni in caso di ingerenza straniera nelle elezioni americane.”

Nell’ordine in questione il presidente ha l’autorità di indire uno stato di emergenza che gli consentirebbe di mettere sotto inchiesta e sequestrare le proprietà personali di tutti gli attori coinvolti in questo colpo di Stato internazionale.

E’ probabile che Trump aspetti di avere una sentenza favorevole della Corte Suprema prima di poter dare piena attuazione a questo ordine esecutivo.

In tal caso, le conseguenze sarebbero semplicemente devastanti. Nel broglio elettorale non sono solamente coinvolti Dominion e i Paesi legati a questa società, ma anche indirettamente tutti i media internazionali e i capi di Stato stranieri che hanno riconosciuto il golpe contro l’America, macchiandosi di fatto di ingerenza negli affari degli Stati Uniti.

Sarebbe uno tsunami vero e proprio che consentirebbe potenzialmente a Trump di seppellire di sanzioni Paesi e organizzazioni straniere, la Cina e l’UE su tutte, che in questo momento sono tra gli agenti privilegiati del mondialismo.

Sarà l’esito di questo durissimo scontro a decidere il destino dell’America e del mondo per i prossimi decenni.

Se per qualsiasi ragione che esula il campo del diritto, la Corte Suprema non dovesse dare ragione a Trump, il presidente potrebbe scegliere di non confermare il voto truccato uscito dalle urne lo scorso 3 novembre dando ordine ai rappresentati repubblicani di mandare a Washington dei grandi elettori diversi da quelli usciti dal voto.

In questo caso si andrebbe verso lo scenario di una elezione contingente, una eventualità che prevede che siano i rappresentanti dei parlamenti dei 50 Stati americani a decidere chi sarà il presidente, e Trump al momento avrebbe un vantaggio di 26 a 23.

Non è certamente la via migliore e più democratica, ma è uno scenario da prendere in considerazione dal momento che i repubblicani stanno già approvando delle mozioni per non confermare l’esito del voto se non si farà luce sui brogli.

C’è dunque in gioco tutto. Stanno per arrivare due settimane decisive nelle quali si capirà se si andrà incontro al Grande Reset, l’evento catartico auspicato dal mondialismo per arrivare verso l’ultimo stadio del Nuovo Ordine Mondiale, oppure se l’America segnerà il divorzio definitivo dal deep state.

Qualsiasi strada prenderanno gli Stati Uniti, il mondo intero ne risentirà. La superpotenza americana fu scelta dalla cabala globalista già prima della fine della seconda guerra mondiale per piegare la volontà delle nazioni che si sono opposte nel corso dei decenni al piano del mondialismo che vuole strappare la sovranità di ogni Paese per consegnarla alla Torre di Babele del supergoverno globale nelle mani delle élite internazionali.

John Mattis, generale al soldo della lobby militare del Pentagono ed ex ministro della Difesa americano rimosso da Trump lo scorso anno, ha rilasciato un’intervista recentemente nella quale auspica la fine della politica del presidente fondata sul principio di “Prima l’America” perché “sta minando le fondamenta di un ordine internazionale vantaggioso per gli interessi americani”.

L’unica parte non esatta nella frase citata da Mattis è quella relativa agli interessi americani. Trump sta sì mettendo a rischio “l’ordine internazionale” che assegnò agli Stati Uniti il ruolo di potenza leader del globalismo ma questo ordine non assicura certo gli interessi americani, quanto quelli del clan del Nuovo Ordine Mondiale.

Il mondialismo ha lanciato dunque l’ultimo disperato assalto a Trump per riprendersi l’America, ma il presidente sapeva perfettamente del piano per rovesciarlo e ora si prepara una volta per tutte a mandare alla sbarra coloro che hanno tradito l’America.

L’ultima mossa di Trump è stata una ulteriore bonifica del Pentagono attraverso l’estromissione dal consiglio di Difesa di falchi di primo piano della cabala globalista come Henry Kissinger, già artefice del golpe contro Allende e sospetto mandante dell’omicidio Moro, e Madeleine Albright, ex segretario di Stato della presidenza Clinton che non ebbe pudori a dire che valse la pena causare la morte di 500mila bambini iracheni vittime dell’embargo americano.

E’ contro questo sistema corrotto e profondamente malvagio che il presidente sta lottando. Un sistema come ha anche ribadito recentemente l’avvocato Lin Wood, attivo nei ricorsi contro i brogli e molto vicino al comandante in capo, che ha una radice satanica.

Le élite che gestiscono questo sistema hanno una ideologia satanista e sono pronte a tutto pur di ridurre l’umanità in schiavitù e miseria.

Lo scopo ultimo del Grande Reset è appunto questo. Distruggere la creazione di Dio per dare vita ad una dittatura mondiale nella quale l’uomo sarà obbligato a rinunciare al suo libero arbitrio e a trasformarsi in un ibrido uomo/macchina programmato solo per eseguire gli ordini.

L’umanità dunque è arrivata ad uno dei momenti più importanti della sua storia. Sarà l’esito di questa durissima battaglia a decidere se si entrerà nell’Apocalisse oppure no.

Saranno queste due settimane a decidere se i figli della luce riusciranno ad avere la meglio sui figli delle tenebre.

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Executive Order on Creating Schedule F In The Excepted Service
Issued on: October 21, 2020

https://www.foxnews.com/politics/doj-ci ... o-congress


By the authority vested in me as President by the Constitution and the laws of the United States of America, including sections 3301, 3302, and 7511 of title 5, United States Code, it is hereby ordered as follows:

Section 1. Policy. To effectively carry out the broad array of activities assigned to the executive branch under law, the President and his appointees must rely on men and women in the Federal service employed in positions of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character. Faithful execution of the law requires that the President have appropriate management oversight regarding this select cadre of professionals.

The Federal Government benefits from career professionals in positions that are not normally subject to change as a result of a Presidential transition but who discharge significant duties and exercise significant discretion in formulating and implementing executive branch policy and programs under the laws of the United States. The heads of executive departments and agencies (agencies) and the American people also entrust these career professionals with non‑public information that must be kept confidential.

With the exception of attorneys in the Federal service who are appointed pursuant to Schedule A of the excepted service and members of the Senior Executive Service, appointments to these positions are generally made through the competitive service. Given the importance of the functions they discharge, employees in such positions must display appropriate temperament, acumen, impartiality, and sound judgment.

Due to these requirements, agencies should have a greater degree of appointment flexibility with respect to these employees than is afforded by the existing competitive service process.

Further, effective performance management of employees in confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating positions is of the utmost importance. Unfortunately, the Government’s current performance management is inadequate, as recognized by Federal workers themselves. For instance, the 2016 Merit Principles Survey reveals that less than a quarter of Federal employees believe their agency addresses poor performers effectively.

Separating employees who cannot or will not meet required performance standards is important, and it is particularly important with regard to employees in confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating positions. High performance by such employees can meaningfully enhance agency operations, while poor performance can significantly hinder them. Senior agency officials report that poor performance by career employees in policy-relevant positions has resulted in long delays and substandard-quality work for important agency projects, such as drafting and issuing regulations.

Pursuant to my authority under section 3302(1) of title 5, United States Code, I find that conditions of good administration make necessary an exception to the competitive hiring rules and examinations for career positions in the Federal service of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character. These conditions include the need to provide agency heads with additional flexibility to assess prospective appointees without the limitations imposed by competitive service selection procedures. Placing these positions in the excepted service will mitigate undue limitations on their selection. This action will also give agencies greater ability and discretion to assess critical qualities in applicants to fill these positions, such as work ethic, judgment, and ability to meet the particular needs of the agency. These are all qualities individuals should have before wielding the authority inherent in their prospective positions, and agencies should be able to assess candidates without proceeding through complicated and elaborate competitive service processes or rating procedures that do not necessarily reflect their particular needs.

Conditions of good administration similarly make necessary excepting such positions from the adverse action procedures set forth in chapter 75 of title 5, United States Code. Chapter 75 of title 5, United States Code, requires agencies to comply with extensive procedures before taking adverse action against an employee. These requirements can make removing poorly performing employees difficult. Only a quarter of Federal supervisors are confident that they could remove a poor performer. Career employees in confidential, policy-determining, policy‑making, and policy-advocating positions wield significant influence over Government operations and effectiveness. Agencies need the flexibility to expeditiously remove poorly performing employees from these positions without facing extensive delays or litigation.

Sec. 2. Definition. The phrase “normally subject to change as a result of a Presidential transition” refers to positions whose occupants are, as a matter of practice, expected to resign upon a Presidential transition and includes all positions whose appointment requires the assent of the White House Office of Presidential Personnel.

Sec. 3. Excepted Service. Appointments of individuals to positions of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character that are not normally subject to change as a result of a Presidential transition shall be made under Schedule F of the excepted service, as established by section 4 of this order.

Sec. 4. Schedule F of the Excepted Service. (a) Civil Service Rule VI is amended as follows:

(i) 5 CFR 6.2 is amended to read:
“OPM shall list positions that it excepts from the competitive service in Schedules A, B, C, D, E, and F, which schedules shall constitute parts of this rule, as follows:

Schedule A. Positions other than those of a confidential or policy-determining character for which it is not practicable to examine shall be listed in Schedule A.

Schedule B. Positions other than those of a confidential or policy-determining character for which it is not practicable to hold a competitive examination shall be listed in Schedule B. Appointments to these positions shall be subject to such noncompetitive examination as may be prescribed by OPM.

Schedule C. Positions of a confidential or policy-determining character normally subject to change as a result of a Presidential transition shall be listed in Schedule C.

Schedule D. Positions other than those of a confidential or policy-determining character for which the competitive service requirements make impracticable the adequate recruitment of sufficient numbers of students attending qualifying educational institutions or individuals who have recently completed qualifying educational programs. These positions, which are temporarily placed in the excepted service to enable more effective recruitment from all segments of society by using means of recruiting and assessing candidates that diverge from the rules generally applicable to the competitive service, shall be listed in Schedule D.

Schedule E. Position of administrative law judge appointed under 5 U.S.C. 3105. Conditions of good administration warrant that the position of administrative law judge be placed in the excepted service and that appointment to this position not be subject to the requirements of 5 CFR, part 302, including examination and rating requirements, though each agency shall follow the principle of veteran preference as far as administratively feasible.

Schedule F. Positions of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character not normally subject to change as a result of a Presidential transition shall be listed in Schedule F. In appointing an individual to a position in Schedule F, each agency shall follow the principle of veteran preference as far as administratively feasible.”

(ii) 5 CFR 6.4 is amended to read:
“Except as required by statute, the Civil Service Rules and Regulations shall not apply to removals from positions listed in Schedules A, C, D, E, or F, or from positions excepted from the competitive service by statute. The Civil Service Rules and Regulations shall apply to removals from positions listed in Schedule B of persons who have competitive status.”

(b) The Director of the Office of Personnel Management (Director) shall:

(i) adopt such regulations as the Director determines may be necessary to implement this order, including, as appropriate, amendments to or rescissions of regulations that are inconsistent with, or that would impede the implementation of, this order, giving particular attention to 5 CFR, part 212, subpart D; 5 CFR, part 213, subparts A and C; and 5 CFR 302.101; and

(ii) provide guidance on conducting a swift, orderly transition from existing appointment processes to the Schedule F process established by this order.

Sec. 5. Agency Actions. (a) Each head of an executive agency (as defined in section 105 of title 5, United States Code, but excluding the Government Accountability Office) shall conduct, within 90 days of the date of this order, a preliminary review of agency positions covered by subchapter II of chapter 75 of title 5, United States Code, and shall conduct a complete review of such positions within 210 days of the date of this order. Thereafter, each agency head shall conduct a review of agency positions covered by subchapter II of chapter 75 of title 5, United States Code, on at least an annual basis. Following such reviews each agency head shall:

(i) for positions not excepted from the competitive service by statute, petition the Director to place in Schedule F any such competitive service, Schedule A, Schedule B, or Schedule D positions within the agency that the agency head determines to be of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character and that are not normally subject to change as a result of a Presidential transition. Any such petition shall include a written explanation documenting the basis for the agency head’s determination that such position should be placed in Schedule F; and

(ii) for positions excepted from the competitive service by statute, determine which such positions are of a confidential, policy-determining, policy-making, or policy-advocating character and are not normally subject to change as a result of a Presidential transition. The agency head shall publish this determination in the Federal Register. Such positions shall be considered Schedule F positions for the purposes of agency actions under sections 5(d) and 6 of this order.

(b) The requirements set forth in subsection (a) of this section shall apply to currently existing positions and newly created positions.

(c) When conducting the review required by subsection (a) of this section, each agency head should give particular consideration to the appropriateness of either petitioning the Director to place in Schedule F or including in the determination published in the Federal Register, as applicable, positions whose duties include the following:

(i) substantive participation in the advocacy for or development or formulation of policy, especially:

(A) substantive participation in the development or drafting of regulations and guidance; or

(B) substantive policy-related work in an agency or agency component that primarily focuses on policy;

(ii) the supervision of attorneys;

(iii) substantial discretion to determine the manner in which the agency exercises functions committed to the agency by law;

(iv) viewing, circulating, or otherwise working with proposed regulations, guidance, executive orders, or other non-public policy proposals or deliberations generally covered by deliberative process privilege and either:

(A) directly reporting to or regularly working with an individual appointed by either the President or an agency head who is paid at a rate not less than that earned by employees at Grade 13 of the General Schedule; or

(B) working in the agency or agency component executive secretariat (or equivalent); or

(v) conducting, on the agency’s behalf, collective bargaining negotiations under chapter 71 of title 5, United States Code.

(d) The Director shall promptly determine whether to grant any petition under subsection (a) of this section. Not later than December 31 of each year, the Director shall report to the President, through the Director of the Office of Management and Budget and the Assistant to the President for Domestic Policy, concerning the number of petitions granted and denied for that year for each agency.

(e) Each agency head shall, as necessary and appropriate, expeditiously petition the Federal Labor Relations Authority to determine whether any Schedule F position must be excluded from a collective bargaining unit under section 7112(b) of title 5, United States Code, paying particular attention to the question of whether incumbents in such positions are required or authorized to formulate, determine, or influence the policies of the agency.

Sec. 6. Prohibited Personnel Practices Prohibited. Agencies shall establish rules to prohibit the same personnel practices prohibited by section 2302(b) of title 5, United States Code, with respect to any employee or applicant for employment in Schedule F of the excepted service.

Sec. 7. General Provisions. (a) Nothing in this order shall be construed to impair or otherwise affect:

(i) the authority granted by law to an executive department or agency, or the head thereof; or

(ii) the functions of the Director of the Office of Management and Budget relating to budgetary, administrative, or legislative proposals.

(b) This order shall be implemented consistent with applicable law and subject to the availability of appropriations.

(c) This order is not intended to, and does not, create any right or benefit, substantive or procedural, enforceable at law or in equity by any party against the United States, its departments, agencies, or entities, its officers, employees, or agents, or any other person.

(d) If any provision of this order, or the application of any provision to any person or circumstances, is held to be invalid, the remainder of this order and the application of any of its other provisions to any other persons or circumstances shall not be affected thereby.

(e) Nothing in this order shall be construed to limit or narrow the positions that are or may be listed in Schedule C.

DONALD J. TRUMP

THE WHITE HOUSE,
October 21, 2020.






Ordine esecutivo per la creazione di un programma F nel servizio esonerato

Rilasciato il: 21 ottobre 2020
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Tutte le notizie

Per l'autorità conferitami in qualità di Presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d'America, incluse le sezioni 3301, 3302 e 7511 del titolo 5 del Codice degli Stati Uniti, si ordina quanto segue:

Sezione 1. 1. Politica. Per svolgere efficacemente l'ampia gamma di attività assegnate al ramo esecutivo ai sensi di legge, il Presidente e i suoi incaricati devono fare affidamento su uomini e donne del servizio federale impiegati in posizioni di carattere confidenziale, di definizione delle politiche, di definizione delle politiche o di promozione delle politiche. La fedele esecuzione della legge richiede che il Presidente abbia un adeguato controllo di gestione su questo gruppo selezionato di professionisti.



La campagna di Trump ha intentato una causa nel Wisconsin cercando di invalidare circa 221.000 schede elettorali.
L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 1815631237

In un'altra causa post-elettorale , la campagna Trump chiede alla Corte Suprema del Wisconsin di eliminare più di 221.000 schede nel tentativo di trasferire i 10 voti del Collegio elettorale dello stato al presidente Trump.
Il documento di 28 pagine è stato depositato presso la Corte Suprema martedì dall'avvocato della campagna elettorale di Trump Jim Troupis e ha delineato quattro categorie principali di schede elettorali contestate. Mentre la campagna di Trump ha avuto scarso successo nelle sue cause post-elettorali in altri stati, Troupis ha detto al Washington Examiner in un'intervista che il caso in Wisconsin era solido.
"Sono certamente fiducioso che non verrà rigettato", ha detto Troupis. "Questa azione riguarda violazioni legali esplicite."
Sabato, il Wisconsin ha completato un riconteggio avviato dalla campagna Trump in due contee, Dane (sede di Madison) e Milwaukee, entrambe roccaforti democratiche. Il riconteggio ha portato a un guadagno netto di 87 voti per il presidente eletto Joe Biden.
Troupis, un ex giudice del tribunale di circoscrizione, ha affermato che durante il riconteggio, la campagna è stata in grado di ottenere i nomi esatti delle persone che la campagna sostiene hanno votato illegalmente ai sensi della legge statale. La campagna ha affermato che migliaia di volontari hanno partecipato allo sforzo di riconteggio.
La causa si concentra su quattro punti principali:
1) schede per assenza emesse per voto di persona senza richiesta
2) informazioni mancanti sulle buste delle schede elettorali corrette dagli impiegati
3) "elettori involontariamente confinati"
4) eventi "Democracy in the Park" tenuti nella contea di Dane.
1) Il primo punto afferma che le schede per assenza sono state inviate in modo improprio durante il periodo di voto di persona di due settimane del Wisconsin. Gli elettori nelle contee di Dane e Milwaukee hanno compilato le loro schede per assenza e poi hanno firmato le buste delle schede, che secondo gli impiegati costituisce l'equivalente di una domanda. Il team di Trump sostiene che l'invio della busta non è la stessa di una richiesta efettuata ai sensi della legge statale e, quindi, più di 170.000 delle prime votazioni per persona sono inaccettabili. Alcune città hanno richiesto una domanda.
2) In secondo luogo, la campagna sostiene che circa 5.500 buste per schede elettorali per assenza sono state modificate in modo improprio dagli impiegati durante le elezioni perché mancavano dettagli come l'indirizzo di un testimone. La legge dello stato del Wisconsin stabilisce che "se in un certificato manca l'indirizzo di un testimone, la scheda elettorale non può essere conteggiata". La Commissione elettorale del Wisconsin ha emesso una guida secondo cui gli impiegati potrebbero correggere gli indirizzi se riescono a trovare le informazioni, sebbene tale guida non sia la legge statale e la campagna sostiene che solo il testimone o l'elettore possono correggere le informazioni.
3) La terza questione sollevata è stata quella degli elettori “confinati a tempo indeterminato” che possono autocertificarsi come tali e non devono mostrare un documento d'identità con foto quando richiedono una votazione per assenza perché sono confinati nelle loro residenze. Gli impiegati delle contee hanno suggerito a marzo che gli elettori potrebbero considerarsi come confinati a tempo indeterminato a causa della pandemia di coronavirus. I repubblicani hanno fatto causa e la Corte Suprema si è schierata con il GOP e ha affermato che il consiglio era "legalmente errato". La campagna chiede che 28.395 schede per assenza che rivendicano lo status di confinato a tempo indeterminato dopo il 25 marzo vengano eliminate.
4) Infine, la campagna ha preso di mira gli eventi “Democracy in the Park” di Madison tenutisi a settembre e ottobre, che hanno visto la partecipazione in più di 200 località in cui gli impiegati elettorali hanno prestato servizio come testimoni e hanno accettato schede per assenza. La campagna sostiene che siano state svolte in contraddizione con la legge statale e che sarebbero equivalenti al voto di persona prima dell'effettivo periodo previsto per il voto di persona prescritto dalla legge. Quel punto cancellerebbe più di 17.000 voti se la Corte Suprema fosse d'accordo.
Allo stato attuale, Biden ha vinto lo Stato del Wisconsin con più di 20.000 voti, o con un margine di circa 0,6 punti.



In Arizona, si è scoperto che il 3 % dei voti espressi nel conteggio dei 100 è stato contaminato o peggio. Questo sarebbe, se riportati, circa 90,000 voti in più rispetto a quanto avremmo dovuto vincere lo Stato. Ora ci è stato concesso un campione molto più grande con cui lavorare. Caspita!
Donald Trump
3 dicembre 2020

https://www.facebook.com/DonaldTrump/po ... 9222595725



Possibili brogli alle elezioni con manipolazione del voto postale


Usa, Bannon: “Se Biden ruba le elezioni sarà guerra civile”
25 settembre 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/09/ ... 1.39345401

DALL’INVIATO A NEW YORK. «Ci sarà l’equivalente di una guerra civile, che comincerà la sera del 3 novembre, quando si rifiuteranno di dichiarare Trump presidente». A fare questa previsione apocalittica è Steve Bannon, ex consigliere della Casa Bianca, durante un webinar organizzato dal Metropolitan Republican Club a cui siamo invitati. Il titolo è «I democratici stanno rubando queste elezioni» e l’obiettivo è spiegare ai militanti del Gop la strategia per sgominare il presunto complotto, che forse aiuta a capire perché Trump si è rifiutato di garantire che accetterà la transizione pacifica in caso di sconfitta.

Il manager della campagna presidenziale nel 2016 parla da Central Park South, una delle vie più costose di Manhattan, dove si è rifugiato dopo l’arresto per frode ad agosto. Ha pagato la cauzione da 5 milioni di dollari, è tornato libero, e questa è la sua prima uscita pubblica: «Il Covid è stato creato dal Partito comunista cinese, e i democratici pensavano che li avrebbe fatti vincere. Durante le primarie però si sono accorti che avevano terrorizzato così tanto i loro elettori, da rischiare la sconfitta. Il 69%, infatti, non vuole andare ai seggi. Allora hanno pensato questo complotto per rubare le elezioni, basato sul voto postale, inviando tra 60 e 80 milioni di schede da manipolare. Lo ha spiegato il Transition Integrity Project, un gruppo di presunti intellettuali bipartisan. Hanno già assunto 800 avvocati guidati da Eric Holder, ministro della Giustizia con Obama, e presentato oltre 200 cause, per cambiare le leggi elettorali ed eliminare i limiti alla conta dei ballot spediti». La strategia si basa su tre punti: «Primo, usare le vie legali per far ammettere tutti i voti postali. Secondo, incitare le proteste di Black Lives Matter e antifa per portare la battaglia nelle strade e intimidirci. Terzo, allearsi con gli oligarchi della Silicon Valley tipo Facebook, Twitter, Google, YouTube, ma anche i cinesi di TikTok e WeChat, affinché nessuno dichiari Trump presidente il 3 novembre. Così potranno contare i voti postali per settimane. Se l’8 dicembre Biden non avrà un vantaggio sufficiente per vincere la votazione del 14 dicembre nel Collegio Elettorale, faranno scegliere il presidente a Nancy Pelosi, quando il Congresso si riunirà il 6 gennaio». Bannon incita i militanti a sgominare il complotto: «Bisogna galvanizzare la gente, affinché voti di persona ai seggi. Hanno già detto che Biden non dovrà riconoscere la sconfitta in alcuna circostanza. Useranno le cause, la violenza in strada, la disobbedienza civile e i social media, l’arma più potente, per farci accettare che il 20 gennaio un gruppo illegittimo e non eletto guidato da Biden giuri».

Secondo Bannon, il Transition Integrity Project ha immaginato quattro scenari: «Primo, Biden stravince e non serve nulla. Oppure vince di misura, il risultato è discutibile come nel 2000, Trump è avanti, e allora bisogna ricorrere al voto postale. Così la sera del 3 il presidente è avanti con 404 voti elettorali contro 111, ma nel giro di 72 ore o 2 settimane Biden lo supera con 280 voti. Bloomberg si è accorto che c’era il problema della Florida, e ciò richiedeva un quinto scenario. Perciò ha stanziato 100 milioni di dollari, più 16 milioni per consentire agli ex condannati di votare pagando le loro multe, allo scopo di garantire che la sera del 3 Trump non sia avanti con un margine irrecuperabile».

Svelato il complotto, Bannon indica la strategia per sgominarlo: «Dobbiamo stravincere la sera del 3, per rendere impossibile l’uso del voto postale. Spingete tutti a votare di persona, create subito un network per comunicare quando i social media ci censureranno, assumete avvocati e fate i volontari ai seggi per contestare ogni singolo ballot. Poi serve subito il nono giudice della Corte Suprema, votandolo in Senato senza passare prima dalla Commissione Giustizia, perché là finiranno le cause».

Quindi anticipa cosa farà lui: «I giudici mi hanno incriminato perché vogliono eliminare le persone vicine a Trump, ma non hanno capito che io non sarei tornato nella campagna. Mi occupo di cose che fai dall’esterno. Lavoro da mesi ad un paio di sorprese: se andranno in porto, saranno più imbarazzanti di quando al dibattito con Hillary portammo le donne stuprate da Bill Clinton».



′′ Nevada 'frode': 1,500 votanti ′′ morti 42,248 votanti ′′ più volte, ′′ campeggi camper come ′′ case ′′
Donald Trump
Nevada 'fraud': 1,500 ‘dead’ voters, 42,248 voted ‘multiple times,’ RV camps as 'homes'
by Paul Bedard, Washington Secrets Columnist
December 02, 2020
https://www.washingtonexaminer.com/wash ... s-as-homes

Nevada Court Hears of USPS Witness Obstruction, Flawed Machine Inspections, and Deceased Voters
3 dicembre 2020
https://thenationalpulse.com/news/nevad ... ines-dead/


Le persone in Georgia sono state beccate fredde mentre portavano un enorme numero di urne e li mettevano nelle macchine per ′′ votare Ottimo lavoro Brian Kemp!
4 dicembre 2020
https://www.facebook.com/DonaldTrump/po ... 5000560725


I DEM degli Antifa e dei BLM (quelli del nazismo suprematista nero) sostenitori dei delinquenti abituali e criminali come Floyd (rapinatore di donne incinta) che si è opposto all'arresto dopo essere stato colto a spacciare banconote false, fiancheggiatori dei devastatori, dei sacheggiatori e degli incendiari delle città.

FRODE ELETTORALE e MINACCE AI TESTIMONI
3 dicembre 2020

https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 4910505015

La mia vita è stata distrutta. Ho perso la famiglia. Ho perso gli amici. Sono stata minacciata. I miei figli sono stati minacciati. Non riesco più a trovare un lavoro." Questo è quello che sta succedendo ai testimoni della frode elettorale. Questo è quello che fa la mafia del deep state a chi denuncia la frode elettorale.



Jaime Andrea Jaime
Intanto testimoni vengono censurati ed alcuni seguiti e picchiati.

Twitter Blacklists Mathematician Who Testified at Arizona Voter Fraud Hearing
Allum Bokhari
1 dicembre 2020

https://www.breitbart.com/tech/2020/12/ ... d-hearing/

Twitter banned the account of Bobby Piton, a mathematician and expert witness who testified at the Arizona voter fraud hearing yesterday.

According to reports on Twitter, Piton’s account was suspended during his testimony, while the hearing was still ongoing.

At the hearing, Piton said if he was in charge of certifying Arizona’s election results, he would “rather resign” than do so:

If I was an executive at a publicly traded company, I would never sign that, because I risk jail time and having all my money taken from me in lawsuits. So, to answer your question, I would never, ever, have certified. I’d rather resign than certify those results.

I believe they’re fraudulent based on the data, and my sister asked me a simple question this morning, she goes ‘how sure are you?’… And I said, I’d be willing to put my life on it. I’m that sure about my analysis, assuming that the data that I got, from the state and everything else was accurate.

Piton’s full testimony can be watched at the video below:

This comes a few days after Twitter suspended the account of Pennsylvania state senator Doug Mastriano, who testified at that state’s election hearing. Twitter later said that Mastriano’s suspension was an “error.”

Twitter has been escalating censorship against President Donald Trump and his supporters ever since votes were cast in the election. An analysis conducted a few days after election night found that half of the President’s tweets had been censored in some manner by Twitter.

Breitbart News has reached out to Twitter for comment.

Allum Bokhari is the senior technology correspondent at Breitbart News. His new book, #DELETED: Big Tech’s Battle to Erase the Trump Movement and Steal The Election, which contains exclusive interviews with sources inside Google, Facebook, and other tech companies, is currently available for purchase.


Twitter Blacklists Matematico che ha testimoniato all'udienza per le frodi elettorali in Arizona
Allum Bokhari
1 dicembre 2020

Twitter ha messo al bando l'account di Bobby Piton, un matematico e testimone esperto che ha testimoniato all'udienza per la frode elettorale in Arizona di ieri.

Secondo quanto riportato su Twitter, l'account di Piton è stato sospeso durante la sua testimonianza, mentre l'udienza era ancora in corso.

All'udienza, Piton ha detto che se fosse stato incaricato di certificare i risultati elettorali dell'Arizona, avrebbe "preferito dimettersi" piuttosto che farlo:

Se io fossi un dirigente di una società quotata in borsa, non lo firmerei mai, perché rischio la prigione e il rischio che mi venga tolto tutto il mio denaro nelle cause legali. Quindi, per rispondere alla sua domanda, non avrei mai, mai, mai, certificato. Preferirei dimettermi piuttosto che certificare quei risultati.

Credo che siano fraudolenti sulla base dei dati, e mia sorella mi ha fatto una semplice domanda stamattina, mi ha detto: "Quanto sei sicuro? Sono così sicuro della mia analisi, supponendo che i dati che ho ottenuto, dallo stato e da tutto il resto, fossero accurati.

La testimonianza completa di Piton può essere vista nel video qui sotto:

Questo arriva pochi giorni dopo che Twitter ha sospeso l'account del senatore della Pennsylvania Doug Mastriano, che ha testimoniato all'udienza per l'elezione di quello Stato. Twitter ha poi detto che la sospensione di Mastriano è stata un "errore".

Twitter ha intensificato la censura contro il presidente Donald Trump e i suoi sostenitori da quando sono stati espressi i voti alle elezioni. Un'analisi condotta pochi giorni dopo la notte delle elezioni ha rilevato che metà dei tweet del Presidente erano stati censurati in qualche modo da Twitter.

Breitbart News ha contattato Twitter per un commento.

Allum Bokhari è il corrispondente tecnico senior di Breitbart News. Il suo nuovo libro, #DELETED: Big Tech's Battle to Erase the Trump Movement and Steal The Election, che contiene interviste esclusive a fonti interne a Google, Facebook e ad altre aziende tecnologiche, è attualmente disponibile per l'acquisto.


Ci sono i video dei brogli in Georgia.
Dopo che tutti sono andati via in cinque cacciano fuori da sotto il tavolo valigie piene di "schede" e le passano nelle macchine per contarli.
Jaime Andrea Jaime
4 dicembre 2020

https://twitter.com/TeamTrump/status/13 ... 9334083586

Team Trump
WATCH: Video footage from Georgia shows suitcases filled with ballots pulled from under a table AFTER supervisors told poll workers to leave room and 4 people stayed behind to keep counting votes
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:42 pm

CLAMOROSO UN LOTTO DI 23 MILA SCHEDE TUTTE CON VOTO A BIDEN IDENTIFICATE IN GEORGIA COME FALSE. QUESTO CONSEGNERÀ LA VITTORIA A TRUMP E il Governatore ha certificato un falso scrutinio

https://www.thegatewaypundit.com/2020/1 ... trump-win/

HUGE: One Batch of 23,000 Ballots All For Biden Identified in Georgia That Were Fraudulent – More than Enough for Trump Win
Joe Hoft
December 4, 2020

Trump Campaign Files Lawsuit in Georgia to Overturn Result
Read Newsmax: http://www.newsmax.com
Urgent: Do you approve of Pres. Trump’s job performance? Vote Here Now!
4 dicembre 2020

https://www.newsmax.com/t/newsmax/artic ... id=1000086

President Donald Trump has filed suit in Georgia claiming the election process was filled with “significant systemic misconduct, fraud and other irregularities” resulting in “many thousands of illegal votes” being cast and counted.

The suit was filed in Georgia on Friday on behalf of Trump and David Shafer, a presidential elector pledged to the president. The suit named Georgia Secretary of State Brad Raffensperger and a slew of local elections officials.

It is asking the court to prevent certification of the results and order a new presidential election.

The suit claims:

The election code mandates that those wishing to vote by absentee ballots may apply for a mail-in ballot “not more than 180 days” prior to the election. But it alleges the officials permitted at least 305,701 people to illegally vote who applied for absentee ballots more than 180 days prior to the election and then improperly counted the illegal votes.
Officials allowed at least 92 individuals to vote whose absentee ballots, according to state records, were returned and accepted prior to that individual requesting an absentee ballot.
The officials mailed at least 2,664 absentee ballots to individuals prior to the earliest date permitted by law.
Respondents unlawfully adopted standards to be followed by the clerks and registrars in processing absentee ballots inconsistent with the election code.
Despite the legal requirement for signature matching and voter identity verification, the respondents failed to ensure that such obligations were followed by election officials.

The lawsuit also claims the officials violated Georgia law and the election code, along with state election board rules and regulations.

“The fraud, misconduct and irregularities that occurred under the ‘supervision’ of (the) respondents are sufficient to place the contest election in doubt,” the lawsuit said.

"As a result, there is substantial doubt as to the outcome of the contested election, and the contested election ... shall be enjoined, vacated, and nullified and either a new presidential election be immediately ordered that complies with Georgia Page 52 of 64 law or, in the alternative, that such other just and equitable relief is obtained so as to comport with the Constitution of the State of Georgia.”

Read Newsmax: http://www.newsmax.com
Urgent: Do you approve of Pres. Trump’s job performance? Vote Here Now!


Il presidente Donald Trump ha intentato una causa in Georgia sostenendo che il processo elettorale è stato riempito da "significative scorrettezze sistemiche, frodi e altre irregolarità" che hanno portato a "molte migliaia di voti illegali" espressi e contati.

La causa è stata intentata venerdì in Georgia per conto di Trump e David Shafer, un elettore presidenziale promesso al presidente. La causa ha nominato il Segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger e una serie di funzionari delle elezioni locali.

Chiede alla corte di impedire la certificazione dei risultati e di ordinare una nuova elezione presidenziale.

La causa rivendica:

Il codice elettorale prevede che coloro che desiderano votare per scrutinio per corrispondenza possano richiedere una votazione per corrispondenza "non più di 180 giorni" prima dell'elezione. Ma sostiene che i funzionari hanno permesso ad almeno 305.701 persone di votare illegalmente, che hanno fatto richiesta di voto per corrispondenza più di 180 giorni prima dell'elezione e hanno poi contato impropriamente i voti illegali.
I funzionari hanno permesso ad almeno 92 persone di votare i cui voti per assenteismo, secondo i registri statali, sono stati restituiti e accettati prima che la persona in questione richiedesse uno scrutinio per assenteismo.
I funzionari hanno inviato per posta almeno 2.664 schede assenti alle persone prima della prima data consentita dalla legge.
Gli intervistati hanno adottato norme illegittime che gli impiegati e i cancellieri devono seguire nell'elaborazione delle schede elettorali in contrasto con il codice elettorale.
Nonostante l'obbligo legale di corrispondenza delle firme e di verifica dell'identità degli elettori, gli intervistati non sono riusciti a garantire che tali obblighi fossero seguiti dai funzionari elettorali.

La causa sostiene inoltre che i funzionari hanno violato la legge della Georgia e il codice elettorale, insieme alle norme e ai regolamenti del consiglio elettorale statale.

"Le frodi, la cattiva condotta e le irregolarità che si sono verificate sotto la 'supervisione' degli intervistati sono sufficienti per mettere in dubbio le elezioni", ha detto la causa.

"Di conseguenza, vi è un sostanziale dubbio sull'esito dell'elezione contestata, e l'elezione contestata ... sarà ingiunta, resa vacante e annullata e sarà immediatamente ordinata una nuova elezione presidenziale che sia conforme alla legge della Georgia o, in alternativa, che tale altro giusto ed equo sollievo sia ottenuto in modo da agire in conformità con la Costituzione dello Stato della Georgia".

Tradotto con http://www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)



Trump Lawyers Claim Widespread Election Fraud In Nevada, And They’re About To Have Their Day In Court
The media have scoffed at what they say are 'baseless' claims of election fraud, but in Nevada we’re about to hear evidence in a court of law—finally.
John Daniel Davidson
December 3, 2020

Gli avvocati di Trump rivendicano una diffusa frode elettorale in Nevada, e stanno per avere il loro giorno in tribunale
I media hanno deriso quelle che, secondo loro, sono affermazioni "infondate" di frode elettorale, ma in Nevada stiamo per ascoltare le prove in tribunale.
John Daniel Davidson
3 dicembre 2020
https://thefederalist.com/2020/12/03/tr ... -in-court/

Since the November election, Democrats and the media have kept up a constant, mantra-like refrain that there is “no evidence of widespread election fraud.” Even specific allegations of fraud, irregularities, and the flouting of state election laws in key battleground states have been waved away by reporters and pundits as “baseless” and “without evidence”—even in cases where witnesses to alleged crimes have signed sworn affidavits.

But it might not be so easy to dismiss the allegations and evidence Trump campaign lawyers will present to a district court judge in Nevada on Thursday afternoon.

Campaign lawyers have been working overtime in Nevada in recent weeks, scrambling to subpoena witnesses, collect evidence, and catalog their findings, which they say proves widespread election fraud—not hundreds of illegal votes but more than a hundred thousand, enough to overturn Joe Biden’s 33,000-vote margin of victory in the state.

“The evidence we are about to submit to the court proves that massive voter fraud permeated the Nevada presidential election and shows that the certification of Joe Biden as the winner of the presidential election should be immediately reversed and for President Trump to be awarded his electors,” said Jesse Binnall, a lawyer heading the campaign effort in Nevada.

The state lawsuit Binnall and his team have filed is separate from a suit dropped last week by Nevada Republicans, who earlier this month alleged that thousands of people who no longer live in Nevada cast ballots in the November election.

The case Binnall will bring Thursday before a judge in Carson City, Nevada, makes more sweeping allegations, including claims that 42,000 voters voted twice, that about 1,500 dead people voted, and that nearly 30,000 voters were registered at non-residential addresses, vacant addresses, or non-existent addresses. Many thousands more Nevada voters, the campaign alleges, are registered with out-of-state addresses.

This is the kind of case, with actual evidence, that deserves to be heard and evaluated in an actual court of law, not on Twitter or CNN. The charges here are serious, involving more than just claims of voter fraud but also allegations that the U.S. Postal Service has been preventing whistleblowers and witnesses from testifying about instructions they received to deliver absentee ballots to addresses where they knew no one lived, especially in Clark County, where about 8,000 voters were determined to have undeliverable addresses.

Testimony under oath would shed some light on this, as would testimony from Clark County Registrar Joe Gloria, whose employees reportedly locked their office doors to prevent Gloria from being served a subpoena last week. Over the weekend, Gloria refused to leave his house, and it’s still unclear if he will be deposed or compelled to testify in court.

He should be, if only to offer his version of events about why court-ordered inspectors weren’t allowed sufficient access to voting machines or the contents of USB drives for those machines. According to Trump campaign lawyers, Clark County election officials maintained that the inspectors only needed to observe that the USB drives existed, not examine what was on them, which makes no sense.

Gloria might also be able to shed some light on why Clark County Commissioners voted to certify the results of a district election on Tuesday after previously concluding the election was too close to call and so riddled with irregularities and inconsistencies that there would have to be a new vote. In other words, how did the county commissioners suddenly gain confidence in the election outcome, reversing their previous decision, without resolving the overwhelming inconsistencies?

Gloria should also be able to answer questions about an inspection of the voting machines and signature verification systems ordered by the judge in this case. Instead of an inspection, campaign lawyers say what they got instead was “a guided tour,” and were prevented from doing “a computer forensic inspection in accordance with the judge’s order.” In a statement, they said the so-called inspection “was like trying to determine if a car had failed brakes without getting underneath the car.”

In addition, the Trump campaign’s legal team plans to present a recent poll of mail-in only voters in Nevada. One percent of those polled, between three and seven thousand votes, don’t believe they voted in the election, and 2 percent say they never received a ballot in the mail.

All of this is playing out in a state that radically changed its voting system less than 90 days before the November election, loosening requirements on signature verification of absentee ballots, lifting restrictions on ballot harvesting, and massively expanding vote-by-mail—all in the name of highly questionable COVID-19 precautions.

Indeed, Nevada was among a handful of states that radically changed its rules for absentee voting in the run-up to the presidential vote, authorizing absentee ballots to be sent to every registered voter in the state. The result was that Nevada received more than eight times the number of mail-in ballots in 2020 compared to 2016, with Cark County receiving more than ten times the total it got four years ago.

As I reported last week, tribal communities in Nevada were the target of a highly coordinated and totally illegal get-out-the-vote scheme that offered raffles of cash cards, gas cards, electronics, and other “prizes” to tribal members in exchange for proof they voted. These illegal GOTV campaigns also included efforts to harvest absentee ballots and appeared to show ballot harvesters exchanging gift cards for ballots in some tribal areas.

All of this should come as no surprise, if for no other reason than a massive expansion of mail-in voting invites massive amounts of voter fraud. But the place to evaluate evidence of such fraud is in court—not online or during press conferences or in the pages of The New York Times.

It might turn out that not all these claims of fraud and illegal activity can be substantiated by the evidence. It might turn out that some can and some can’t. Even if they can, overturning the results in Nevada wouldn’t be enough to change the outcome of the presidential election.

But that’s not the point. The point is that we need to have confidence in our elections, and no honest person can look at what’s happened in Nevada and have confidence in the vote there. In an election this irregular, with so many allegations of fraud and evidence to back them up, President Trump and his supporters deserve their day in court. At least in Nevada, it looks like they’ll get it.



Brogli in Georgia
https://scenarieconomici.it/ecco-le-pro ... M.facebook


Brogli in Arizona
Grazie al presidente del Senato Karen Fann e al presidente della Camera Russell Bowers - e tutto il resto, per quello che state facendo in Arizona. Una veloce verifica delle firme ci darà facilmente lo stato. I voti contrari sono stati ridotti a un numero molto ridotto!
Donald J. Trump
5 dicembre 2020

https://www.facebook.com/DonaldTrump/po ... 0391340725


Allora è davvero finita per Trump? Non non è finita!
2 dicembre 2020
https://www.youtube.com/watch?v=f49D1Fr ... ture=share
Cosa accade dopo la dichiarazione di William Barr, ministro della giustizia statunitense, che sembra dare torto a Trump? Quali sono le novità sul fronte delle elezioni presidenziali statunitensi?


Il Governatore della Georgia ha ordinato la riconta ma questa volta con il controllo delle buste che hanno la firma dell'elettore (nella riconta precedente aveva fatto il furbo)
5 dicembre 2020
https://twitter.com/realDonaldTrump/sta ... 2530379776

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 7873043061

Vincerò facilmente e rapidamente la Georgia se il governatore Brian Kemp o il segretario di stato consentiranno una semplice verifica della firma. Non è stato fatto e mostrerà discrepanze su larga scala. Perché questi due ′′ repubblicani ′′ dicono di no? Se vinciamo la Georgia, tutto il resto va al suo posto!
https://www.facebook.com/DonaldTrump/po ... 3946810725


Elezioni USA: le diavolerie della Georgia
4-12-2020
https://www.youtube.com/watch?v=zu2icwGrT4E


Elezioni USA: scattano i primi arresti
6-12-2020
https://www.youtube.com/watch?v=88Ut7Do ... ture=share
Arrestati dipendenti delle poste americane che hanno buttato le schede elettorali nella spazzatura oppure al margine della strade. Notizie di molte altre truffe segnalate dall'Amistad Project.




Georgia Gov. Kemp Urges Signature Audit After 'Smoking Gun' Video Emerges
Jeffrey Rodack
7 dicembre 2020

https://www.newsmax.com/politics/kemp-s ... d/1000018/

Georgia Gov. Brian Kemp is calling for a signature audit after video footage emerged allegedly showing Fulton County poll workers counting ballots without monitors present.

A private security firm inside Atlanta's State Farm Arena provided the surveillance video to Trump campaign lawyers at 1 a.m. ET on Thursday, attorney Jacki Pick told Newsmax TV's "Stinchfield" on Thursday.

"Yes, people were sent home, told to stop working, stop counting, but some people stayed behind: Sure enough, just as our poll watchers – well, our monitors – had said," Pick maintained.

Pick, who presented the evidence to the state Senate earlier Thursday, said the video shows suitcases being pulled from under a table covered by a black cloth — purportedly holding thousands of ballots.

As result of the video, Kemp called for the signature audit Thursday during an interview on the Fox News' "The Ingraham Angle."

"I think it should be done," he said. "I think especially [given] what we saw [Thursday].

"It raises more questions."

He also called it "concerning."

But he noted the power in the state to make the order rests with Georgia Secretary of State Brad Raffensperger, a fellow Republican.

"Hopefully, the secretary of state will update us on exactly what was going on: I have heard they had a monitor there," Kemp said. "I think it would be good for him to come out and say exactly what was going on. But I think this also gives him an opportunity to really look at specifically at the Fulton County recount that's still going on to make sure that that recount has been done in the right way, and that we know if these were ballots, were they counted correctly, and if there were signatures on that."

Meanwhile, President Donald Trump's attorney Rudy Giuliani called the video a "smoking gun from Georgia" in a Thursday tweet.

And Jenna Ellis, a lawyer for Trump campaign, responded to Kemp's comments by tweeting, "@TrumpTeam requested signature verification FIVE TIMES."

Trump said signature checks in the presidential race is a way of making certain incumbent Sen. David Perdue, R-Ga., and Kelly Loeffler, R-Ga., win their Jan. 5 runoffs.

The president tweeted:

"The best way to insure a @KLoeffler and @sendavidperdue VICTORY is to allow signature checks in the Presidential race, which will insure a Georgia Presidential win (very few votes are needed, many will be found). Spirits will soar and everyone will rush out and VOTE! @BrianKempGA."

IMPORTANT: Mike Huckabee warns of Joe Biden, Kamala Harris' dangerous agenda for America, famed Washington Times editor speaks out – Read More: Click Here Now


Georgia Gov. Kemp sollecita l'audit delle firme dopo l'uscita del video "Smoking Gun".
Jeffrey Rodack
7 dicembre 2020
https://www.newsmax.com/politics/kemp-s ... d/1000018/

Il governatore della Georgia Brian Kemp chiede una verifica delle firme dopo che è emerso un video che mostra i lavoratori della contea di Fulton che contano le schede senza monitor presenti.
Una società di sicurezza privata all'interno della State Farm Arena di Atlanta ha fornito il video di sorveglianza agli avvocati della campagna di Trump all'1 di notte di giovedì, l'avvocato Jacki Pick ha detto a Newsmax TV "Stinchfield" di giovedì.
"Sì, la gente è stata mandata a casa, le è stato detto di smettere di lavorare, di smettere di contare, ma alcune persone sono rimaste indietro: Certo, proprio come avevano detto i nostri osservatori - beh, i nostri monitor -", ha affermato Pick.
Pick, che ha presentato le prove al Senato dello Stato all'inizio di giovedì, ha detto che il video mostra delle valigie che vengono tirate da sotto un tavolo coperto da un telo nero - presumibilmente con migliaia di schede elettorali.
Come risultato del video, Kemp ha chiesto la verifica della firma giovedì durante un'intervista a Fox News' "The Ingraham Angle".
"Penso che dovrebbe essere fatto", ha detto. "Penso soprattutto [dato] quello che abbiamo visto [giovedì].
"Questo solleva altre domande".
L'ha anche definita "preoccupante".
Ma ha notato che il potere nello Stato di fare l'ordine spetta al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, un collega repubblicano.
"Speriamo che il segretario di Stato ci aggiorni su quello che sta succedendo esattamente: Ho sentito che avevano un monitor lì", ha detto Kemp. "Penso che gli farebbe bene uscire e dire esattamente cosa stava succedendo". Ma penso che questo gli dia anche l'opportunità di guardare in modo specifico al riconteggio della Contea di Fulton che sta ancora avvenendo per assicurarsi che quel riconteggio sia stato fatto nel modo giusto, e che sappiamo se queste erano schede, se sono state contate correttamente, e se c'erano delle firme".
Nel frattempo, l'avvocato del presidente Donald Trump, Rudy Giuliani, ha definito il video "una pistola fumante della Georgia" in un tweet del giovedì.
E Jenna Ellis, avvocato della campagna di Trump, ha risposto ai commenti di Kemp con un tweet: "@TrumpTeam ha richiesto la verifica delle firme CINQUE TEMPI".
Trump ha detto che la verifica delle firme nella corsa presidenziale è un modo per far sì che certi senatori in carica, David Perdue, R-Ga., e Kelly Loeffler, R-Ga., vincano i loro ballottaggio del 5 gennaio.

Il presidente ha twittato:

"Il modo migliore per assicurare una @KLoeffler e @sendavidperdue VICTORY è quello di consentire il controllo delle firme nella corsa presidenziale, che assicurerà una vittoria presidenziale della Georgia (sono necessari pochissimi voti, ne troveranno molti). Gli spiriti si alzeranno in volo e tutti si precipiteranno a votare! @BrianKempGA".



Exclusive: The FBI Is Investigating Voter Data Theft In This Key 2020 Election Battleground
Esclusivo: L'FBI sta indagando sul furto di dati degli elettori in questo importante campo di battaglia elettorale del 2020
4 dicembre 2020

https://www.forbes.com/sites/thomasbrew ... ae5de734a4

Maircopa County was a battleground in the Presidential race, which President-elect Joe Biden ended up winning. It's been targeted in a cyberattack, one being investigated by the FBI.

On the morning of November 5, as the 2020 election hung in the balance, Arizona federal agents raided a two-story house in Fountain Hills, Maricopa County, a county that had become a key battleground in the presidential race. The agents were looking for evidence of a cyberattack on an unnamed organization and stolen voter data. They left with eight hard drives, three computers and a bag of USB sticks. The resident of the property, a 56-year-old IT expert named Elliot Kerwin, was served the warrant. He is not yet facing charges and was unreachable for comment at the time of publication. There is no indication that anything other than voters’ information, which can be acquired for a few hundred dollars in Arizona counties, was taken from the affected office.

The warrant, discovered by Forbes this week, reveals investigators have been looking into a computer intrusion at an unnamed “victim office,” which occurred from October 21 to November 4. At the Kerwin residence, they were looking for any evidence within the seized computers that showed they’d been used to access the IT network at the office, as well as “protected voters’ information” and any indication that it had been disseminated to other people.

Of the 15 county recorder’s offices contacted by Forbes about the investigation, only one, Maricopa County, confirmed voter data had been stolen, noting that a federal investigation was under way. The Maricopa County Recorder’s office, which is just 30 minutes’ drive south from Kerwin’s home, did not confirm whether or not the investigation was the same as that referred to in the search warrant.

“Analysis by the Maricopa County Recorder’s Office IT Security indicates an unauthorized individual gathered publicly accessible voter information from our website,” a spokesperson said. They didn’t specify what voter information and declined to comment any further on the nature of the attack. The data trove could be significant; there were more than 2.5 million registered voters in the county for the 2020 election.

“Additional security controls were put in place to mitigate against this activity occurring in the future. The Maricopa County Recorder’s Office has reported this to proper authorities and law enforcement personnel, and there is an ongoing investigation by the FBI at this time. The FBI informed our office today they served a warrant,” the spokesperson added.

The Justice Department in Arizona told Forbes it couldn’t comment. An FBI spokesperson said they could neither confirm nor deny any investigation. The full scope of the investigation and the breach of Maricopa County’s website remains under seal.

Federal investigators probe a cyberattack in Arizona, looking for voter records.

A screenshot of the search warrant showing that the federal government is investigating a computer crime. Investigators were looking for evidence of voter registration data theft and intrusion into an unnamed victim office.

The investigation is the only known probe by the FBI into a cyberattack on an electoral body responsible for handling the 2020 election. But there is no evidence to suggest that any theft of voter registration data could’ve had an impact on the election in Arizona. It’s possible to simply buy voter data from Maricopa County, costing as little as $328 for 1 million or more records. The systems used to count votes in Maricopa County were not affected. And despite fears of foreign interference and voter fraud, the DHS’ Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) has stated the 2020 election was the “most secure in American history.”

Arizona and Maricopa County are at the center of an attempt by the Republican Party to challenge the results of the presidential election. The county was deemed crucial to the presidential race, dubbed the “Arizona county that could decide the future of Trump.” Maricopa County and the state of Arizona ended up being taken by the Democrats, helping President-elect Joe Biden on his way to the White House. Despite Biden’s 45,000-vote lead in Maricopa County in November, it remains a contested region, as Arizona’s Republican Party Chairwoman Kelli Ward filed a lawsuit looking for irregularities among 28,000 ballots that were duplicated as voters’ earlier ballots were damaged or couldn’t be tabulated, as reported by the AP this week.

So far, the Trump Administration’s attempts to overturn election counts have not gone in the president’s favor. Most significantly, in November, a lawsuit seeking to block Pennsylvania from certifying its election results was dismissed, while a recount that cost Trump’s legal team $5 million in Wisconsin only extended Biden’s lead.
Who is Elliot Kerwin?

Attempts to contact Kerwin, the Phoenix resident, over mobile, his Signal encrypted messenger account and his Gmail were unsuccessful.

It’s not the first time Kerwin has been investigated by police. According to a police report obtained by Forbes, on April 1, 2011, when he was the IT administrator for the City of Ashland, Wisconsin, he was questioned by police regarding spoof emails, sent out just ahead of a local election.

Initially, Kerwin denied any knowledge of who sent the emails, assisting police in looking through local government servers to determine the author of the emails. He eventually admitted to sending emails from the City of Ashland’s own IT systems, posing as former councilor James Melin and city resident Zygmund Jablonski Jr. The emails, handed to Forbes by the now-defunct local publication the Ashland Current, made little sense and were written in all caps, but referenced the election. At the time, Jablonski said he was concerned the faked emails were trying to “put some type of spin on the election.”

No charges were filed as it was deemed that the City of Ashland had dealt with the matter, though an Ashland Current report indicated Kerwin had resigned in June of that year. According to the police report, Kerwin said he sent the emails as an April Fools’ joke and as satire. An officer told him that if it was a joke, “It would’ve been best to tell us then rather than allow us to prepare subpoenas and drag the matter out,” according to the police report.

Since leaving local government, Kerwin has been running his own IT companies, one named Loon-a-Tech, where he promised “assistance with viruses, malware and security software.” According to his online CV, that Mercer, Wisconsin, business was closed in mid-2019, when he set up Desert Oasis Technology in Fountain Hills, Arizona, just northeast of metropolitan Phoenix. He also set up a sister company, Desert Oasis Tactical, which lists four specialties: weapon, warrior, defense and research. Amongst his services at his tech company are “cyber forensics” and “surveillance.”


Il governatore repubblicano della Georgia si rifiuta di fare la verifica delle firme, il che ci darebbe una vittoria facile. Cosa c'è che non va in questo tizio? Cosa sta nascondendo?
Donald J. Trump
7 dicembre 2020

https://www.facebook.com/DonaldTrump/po ... 3991395725


SCOOP: TRUMP STA PER EMANARE ORDINE ESECUTIVO CONTRO CINA E DEEP STATE! GROSSE NOVITÀ LEGALI!!!
7 dic 2020

https://www.youtube.com/watch?v=36gS0uI ... ture=share



Mark Levin: The entire electoral college process depends on the integrity of the states; Pennsylvania's electors are tainted
Mark Levin: L'intero processo del collegio elettorale dipende dall'integrità degli Stati; gli elettori della Pennsylvania sono contaminati
7 dicembre 2020

https://www.facebook.com/watch/?v=40603 ... &ref=notif


Coup d'état aux Etat-Unis : Donald Trump ne fléchira pas, il a gagné le 3 novembre et ne laissera pas l'escroc Biden voler le peuple américain | Europe Israël news
Christian De Lablatinière Journaliste québécois, pro-atlantiste, pro-israélien,pro-occidental
Déc 07, 2020

https://www.europe-israel.org/2020/12/c ... americain/

Dans le monde sinistrement enchanté du Figaro, Donald Trump a “tourné le dos aux valeurs” américaines et mené une “politique brouillonne”, et Joe Biden promet un retour aux vraies valeurs et une politique plus claire. Le texte est signé Philippe Gélie, que, quand je vivais encore en France, j’ai croisé sur un plateau de télévision. Il ne lui manque qu’un nez rouge pour commencer une carrière de clown. Être à côté de la plaque et falsifier à ce point, c’est une prouesse digne d’un numéro de cirque. Je ne sais ce qu’il inhale, mais c’est incontestablement un produit puissant. Peut-être regarde-t-il CNN jour et nuit, ce qui est dangereux pour les neurones, et il en restait déjà très peu dans le crane vide de ce sordide individu. Dans d’autres pages du Figaro, Biden est présenté comme s’il était déjà président et comme un être extraordinaire. Je ne sais pourquoi Le Figaro adore ce vieillard sénile, corrompu et vendu à la Chine. Un accès de gérontophilie perverse, sans doute. Il reste trois auteurs dignes de ce nom au Figaro, Eric Zemmour, Gilles William Goldnadel et Ivan Rioufol. Cela ne suffit pas à sauver ce journal du naufrage. Le plus risible au second ou au troisième degré est les commentaires laissés par des lecteurs : la plupart prennent au sérieux ce qu’ils ont lu. Quand je lis Le Point ou L’Express, c’est la même chose, et je préfère ne pas parler du Nouvel Observateur. Pauvre France, et pauvres Français qui imaginent être informés en lisant cela… Sur CNews, un bandeau disait hier : “Trump met-il en danger la démocratie américaine ?”. Les rédacteurs du bandeau laissent donc entendre qu’un homme qui défend les institutions et la démocratie américaines met en danger la démocratie, et insinuent dès lors que ceux qui mènent un coup d’Etat sont de grands amis de la démocratie ! Quand on passe les bornes, disait Alfred Jarry, il n’y a plus de limites, et on dira bientôt dans la presse en France que les cercles sont carrés ou que la guerre c’est la paix. George Orwell l’avait imaginé. Les journalistes français le font. Ils n’ont même pas le mérite de l’originalité. Ils copient ce qu’écrivent des plus ignobles propagandistes américains.

Dans le monde réel, Joe Biden est toujours une crapule sénile, corrompue et vendue à la Chine et n’est toujours pas Président. Rudy Giuliani, Lin Wood et Sidney Powell continuent à dire, à juste titre que la vraie place de Joe Biden dans un état de droit serait une cellule de prison, qui pourrait être la cellule voisine de son fils Hunter (nul journal en France ne parle de Hunter Biden, le “bag man” de son père : celui qui récoltait les millions de dollars des opérations de racket et qui se vendait et vendait son père à des puissances étrangères, Ukraine, Russie, Chine), pas la Maison Blanche.

Dans le monde réel, les preuves de fraude massive et organisée s’accumulent. Et on voit vraiment que les organisateurs de la fraude ont paniqué dans la nuit du 3 au 4 novembre, lorsqu’ils ont découvert que la première vague de fraude n’avait pas été suffisante pour empêcher Donald Trump d’être triomphalement réélu.

Les personnes chargées du dépouillement en plusieurs endroits ont été renvoyées chez elle et sitôt elles étaient parties, des valises remplies de faux bulletins ont été sorties du dessous des tables où elles étaient cachées et les faux bulletins ont été comptés, tous pour Joe Biden !

Ce que les Démocrates fraudeurs et crétins ne savaient pas est que des caméras de surveillance enregistraient, et les images montrant toute l’opération sont visibles, et ont été largement diffusées. Des camionneurs ont été appelés à la hâte vers minuit pour transporter des caisses, et ils n’ont compris ce qu’ils transportaient que lorsqu’ils sont arrivés à des bureau de dépouillement.

L’un d’eux a fait une livraison en Pennsylvanie depuis la ville de New York. Un autre est parti de Columbus, Ohio et a livré sa cargaison à Detroit, Michigan.

Les chauffeurs n’étaient pas des militants démocrates, et ils ont expliqué sous serment aux avocats de Trump ce qu’on leur avait demandé de faire. Il y a plus de deux mille témoignages sous serment comme les leurs.

Des spécialistes de l’informatique ont expliqué en détail comment les machines Dominion fonctionnaient et comment des algorithmes introduits dans les machines permettaient de fausser les calculs. Ils ont expliqué aussi que les machines Dominion étaient reliées à des serveurs situés à Francfort en Allemagne, et que toutes les données des échanges falsificateurs entre Francfort et les Etats-Unis étaient disponibles.

Nul doute que ces données sont très intéressantes. Tout cela n’existe pas pour les propagandistes de CNN, bien sûr, et puisque les journalistes du Figaro, du Point, de quasiment toute la presse française regardent CNN à dose intensive, ils n’ont rien vu, rien entendu. Ils ne savent rien, mais vous disent tout ce que les donneurs d’ordre leur disent de dire.

Accessoirement la Chine a versé quatre cent millions de dollars à la société Dominion dans une banque suisse quinze jours avant l’élection, et des preuves existent montrant que la Chine a financé Antifa et Black Lives Matter pendant les émeutes de juin, mais les propagandistes de CNN n’en parlent pas du tout, et par conséquent, les journalistes du Figaro, du Point, de quasiment toute la presse française n’en parlent pas non plus.

Et si vous en parlez, ils vous traiteront de “complotiste”. Que dis-je complotiste ! Si vous pensez que cela existe, vous êtes au-delà de l’extrême droite, dans l’ultra-ultra droite et si les journalistes américains et français avaient le pouvoir, ils vous enverraient devant un peloton d’exécution sur le champ.

Des juges plus pourris les uns que les autres refusent d’écouter les témoins ou de regarder les preuves, et disent : cachez ces preuves que je ne saurais voir. Le FBI devrait enquêter, mais, sous la direction du pourri Christopher Wray, se montre aussi pourri que les juges. Le Ministère de la justice ne fait pas mieux, et le ministre William Barr vient de montrer qu’il a la consistance d’un paillasson tout disposé à voir les Démocrates s’essuyer les pieds sur lui.

Il reste les législatures des Etats concernés par les fraudes : cinq d’entre elles, je l’ai dit, sont républicaines et ce sont elles qui ont le pouvoir constitutionnel de nommer les grands électeurs. Il reste la Cour Suprême. Il reste les avocats de Trump qui ont des dossiers très solides et n’entendent pas laisser les Etats Unis devenir une république bananière régie par des criminels.

Il reste Donald Trump. Il y a quatre jours, il a détaillé toutes les fraudes de manière précise, et a dit qu’il était hors de question qu’il laisse le pouvoir à des voleurs, et qu’il défendrait les institutions et la démocratie sans fléchir.

Ce samedi, Il s’est rendu à Valdosta, dans le Sud de la Georgie. Il a rassemblé environ quarante mille personnes (les journalistes de CNN diront qu’il y avait vingt personnes, sans doute, et la plupart des journalistes français aussi, à moins qu’ils disent que Valdosta n’existe pas). Ces personnes étaient enthousiastes (les journalistes de CNN diront que c’étaient des abrutis, et la plupart des journalistes français aussi). Il a parlé pendant près de deux heures, d’une manière ferme et déterminée, et il a montré une fois de plus ce que c’est qu’un vrai Président des Etats-Unis (ce que ne sera jamais l’ectoplasme véreux appelé Joe Biden). Il a ré-énoncé le détail des fraudes. Il a fait projeter à la foule des vidéos montrant, entre autres les valises pleines de faux bulletins sortant de sous les tables. Il a donné des chiffres précis. Il a redit qu’il avait gagné le 3 novembre, ce qui est tout à fait exact. Il a redit qu’il ne laisserait pas le pouvoir à des voleurs. Il a redit qu’il allait gagner ce combat. Comme je l’ai déjà dit, ceux qui ont pensé l’abattre ont choisi la mauvaise personne.

Trump était venu pour soutenir les deux sénateurs de Georgie qui n’ont pas été élus le 3 novembre et dont l’élection doit faire l’objet d’un second tour le 5 janvier : Kelly Loeffler et David Perdue. Il a présenté leurs adversaires : Jon Ossoff, un gauchiste qui dit qu’il faut écraser les conservateurs et les éliminer sans pitié (cela en fait un “modéré” selon CNN et Le Figaro), et Raphael Warnock, un pasteur noir raciste, admirateur de Jeremiah Wright, le pasteur d’Obama, et de l’antisémite Louis Farrakhan (cela en fait un disciple de Martin Luther King, selon CNN et Le Point). Il a dit ce qu’il pensait du gouverneur et du secrétaire d’Etat de Georgie, deux personnages lamentables, Républicains, mais complices des Démocrates. Je ne donne pas leurs noms : ils sortiront par la porte de service à la prochaine élection et rejoindront la poubelle.

Les jours qui viennent seront passionnants. Les législatures d’Etat devront trancher et cinq d’entre elles montrer si elles sont vraiment républicaines, ce qui impliquerait qu’elles fassent preuve de courage et d’intégrité, deux denrées devenues rares dans les milieux politiques républicains où, à une dizaine d’exceptions près, on préfère se comporter comme Christopher Wray et William Barr. La Cour Suprême devra trancher elle aussi, et montrer si elle est digne de son rôle de gardienne du droit et de la Constitution. Jamais autant de responsabilités ont pesé sur les épaules des cinq juges conservateurs qui y siègent. S’ils faillissent à leur mission, ils aboliront eux-mêmes la Cour Suprême sans que les Démocrates aient à le faire.

La foule à Valdosta portait des panneaux disant Save America, Save Democracy. Et c’est de cela qu’il s’agit. Il faut sauver l’Amérique. Il faut sauver la démocratie. Donald Trump est debout, droit, et ne fléchira pas, non. C’est dans des situations comme celle-là qu’on voit de quelle étoffe sont faits les êtres humains. Trump est entré dans l’histoire depuis longtemps. Il y entre davantage encore. Il s’est présenté à la présidence en 2015 pour sauver son pays. Il s’en est fait un devoir éthique et fait son devoir.

Les journalistes des grands médias américains et la plupart des journalistes français s’accrochent aux basques d’un vieillard indigne, sale et immonde. C’est parce qu’ils sont plus indignes, sales et immondes que lui. Ce ne sont pas des clowns, mais des bousiers coprophages.

Ce qui est dangereux dans la situation actuelle est qu’il y a d’un côté le mensonge et le crime, et d’un autre coté la vérité et le refus du crime. Le premier coté est celui des Démocrates et de leurs alliés, celui des grands médias américains, celui que défendent la plupart des journalistes français. Le second coté est celui de Trump et de ceux qui le soutiennent.

Le mensonge et le crime sont désormais flagrants et obscènes, mais menteurs et criminels s’enferment dans le mensonge et dans le crime. Ceux qui voient le mensonge et le crime sont de plus en plus indignés par le mensonge et le crime devenus si flagrants et si obscènes.

Le mensonge et le crime devenus flagrants et obscènes ne peuvent coexister durablement avec la vérité et le refus du crime. Ou bien le mensonge et le crime triompheront, ou ils seront vaincus. Parce que je connais Trump, je ne parierais pas en cet instant sur la victoire du mensonge et du crime.

Si le mensonge et le crime l’emportent néanmoins, les Etats-Unis entreront dans le crépuscule et deviendront un succédané du Venezuela, et le monde libre glissera vers le révolu. Joe Biden, quoi qu’il se passe, ne sera pas Président des Etats-Unis et ne sauvera même pas les apparences. Version optimiste : il finira en prison. Version pessimiste : il deviendra dictateur et attendra les ordres de Xi Jinping. Puis il laissera la place à Kamala Harris, à Antifa et Black Lives Matter qui finiront le travail de destruction.


Jaime Andrea Jaime
7 dicembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 5897213654

Il 14 Dic i 538 delegati Grandi Elettori esprimeranno il loro voto.
Ma l'8 Gennaio il congresso DEVE ratificare e se ci sono obiezioni si potrebbe andare al voto del congresso con UN voto per ogni stato e sono 27 a 23 per i Repubblicani.
E, si presume, ci saranno già delle Sentenze anche della Corte Suprema.
Camomillaaaaa. Non e' una puntata di Law & Order......


???

Lo stato della Georgia ha confermato la vittoria di Biden alle presidenziali anche dopo un nuovo riconteggio
Il Post
7 dicembre 2020

https://www.ilpost.it/2020/12/07/georgi ... ria-biden/

Lunedì 7 dicembre Brad Raffensperger, segretario di Stato della Georgia, negli Stati Uniti, ha detto che il secondo riconteggio dei voti alle elezioni presidenziali si è concluso e ha confermato la vittoria di Joe Biden su Donald Trump, assegnando al primo i suoi 16 grandi elettori (che comunque non erano fondamentali per Biden per arrivare ai 270 necessari per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti). Dopo lo scrutinio c’era stato un primo riconteggio dei voti a mano, a causa dello stretto margine tra i due candidati, che aveva assegnato la vittoria a Biden per 12.284 voti, qualche centinaio in meno di quelli contati la prima volta. Trump aveva chiesto di ricontare i voti una seconda volta, attraverso le macchine per il riconteggio. Anche questa volta, ha detto Raffensperger, che è un Repubblicano, Biden è risultato vincitore.



Georgia certifies Biden win following recount as Sidney Powell's efforts to 'release the Kraken' sink
Barnini Chakraborty
December 07, 2020 02:24 PM

https://www.washingtonexaminer.com/poli ... raken-sink

Georgia election officials on Monday certified the results of the state's presidential race after a recount requested by President Trump found his Democratic rival Joe Biden had won the once reliably red state.

"We have now counted legally cast ballots three times, and the results remain unchanged," Georgia Secretary of State Brad Raffensperger said during a morning news conference.

State law allows a losing candidate to ask for a recount if the margin between the candidates is less than 0.5%.

Trump asked for a recount after the first set of results showed Biden leading by a margin of 12,670 votes or 0.25% of the 5 million votes cast in Georgia.

Once recertified, Georgia Gov. Brian Kemp, a Republican, will have to recertify the state's 16 presidential electors.

The latest recount was the third in the state. Following the initial count on Election Day, Raffensperger, also a Republican, chose to audit the presidential race. The tight margin meant the audit required the state's 5 million votes to be recounted by hand. The hand count also resulted in a Biden win.

Trump, who was in Georgia over the weekend to headline a rally for Sens. David Perdue and Kelly Loeffler, spent the majority of his time claiming that he had been cheated out of a win.

Trump also verbally called out Kemp and Raffensperger for not having the "courage" to do what he claimed was right.

"I know there are people that are convinced the election was fraught with problems, but the evidence, the actual evidence, the facts tell us a different story," Raffensperger said.

Trump, still refusing to accept that he lost, tweeted: "The Republican Governor of Georgia refuses to do signature verification, which would give us an easy win. What's wrong with this guy? What is he hiding?"

https://twitter.com/realDonaldTrump/sta ... 1262796801

Raffensperger has said that not only is it entirely possible to match signatures, but that state law requires it.

The results of the recount came on the same day a federal judge in Georgia dismissed a lawsuit filed by former Trump attorney Sidney Powell who had sought to overturn Trump's election loss.

Lawyers for Georgia's election officials mocked Powell's voter fraud allegations in a court filing, describing them as belonging "more to the Kraken's realm of mythos than they do to reality."

Last month, Powell promised to "release the Kraken," referring to legal moves that would reveal widespread voter fraud.

Monday's Georgia dismissal and a similar rejection in Michigan are serious setbacks to Trump's last-ditch efforts to deny Biden a win when the Electoral College meets next week.


La Georgia certifica la vittoria di Biden dopo il riconteggio come gli sforzi di Sidney Powell per "liberare il lavandino del Kraken
Barnini Chakraborty
Dicembre 07, 2020 02:24 PM

https://www.washingtonexaminer.com/poli ... raken-sink

I funzionari elettorali della Georgia hanno certificato lunedì i risultati della corsa presidenziale dello stato dopo che un riconteggio richiesto dal presidente Trump ha scoperto che il suo rivale democratico Joe Biden aveva vinto lo stato, una volta in modo affidabile, rosso.

"Abbiamo ora contato le schede elettorali legalmente emesse tre volte, e i risultati rimangono invariati", ha detto il Segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger durante una conferenza stampa mattutina.

La legge dello Stato permette a un candidato perdente di chiedere un riconteggio se il margine tra i candidati è inferiore allo 0,5%.

Trump ha chiesto un riconteggio dopo che la prima serie di risultati ha mostrato che Biden era in testa con un margine di 12.670 voti, pari allo 0,25% dei 5 milioni di voti espressi in Georgia.

Una volta ricertificati, il governatore della Georgia Brian Kemp, repubblicano, dovrà ricertificare i 16 elettori presidenziali dello Stato.

L'ultimo riconteggio è stato il terzo nello Stato. Dopo il conteggio iniziale nel giorno delle elezioni, Raffensperger, anch'egli repubblicano, ha scelto di controllare la corsa presidenziale. A causa del margine ristretto, la verifica ha richiesto il riconteggio manuale dei 5 milioni di voti dello Stato. Il conteggio a mano ha anche portato a una vittoria di Biden.

Trump, che nel fine settimana è stato in Georgia per la prima pagina di un raduno per Sens. David Perdue e Kelly Loeffler, ha trascorso la maggior parte del suo tempo sostenendo di essere stato imbrogliato da una vittoria.

Trump ha anche chiamato verbalmente Kemp e Raffensperger per non aver avuto il "coraggio" di fare ciò che sosteneva fosse giusto.

"So che ci sono persone che sono convinte che le elezioni siano state irte di problemi, ma le prove, le prove concrete, i fatti ci raccontano una storia diversa", ha detto Raffensperger.

Trump, rifiutando ancora di accettare di aver perso, ha twittato: "Il governatore repubblicano della Georgia si rifiuta di fare la verifica delle firme, che ci darebbe una facile vittoria. Cos'ha che non va questo tizio? Cosa nasconde?"

https://twitter.com/realDonaldTrump/sta ... 1262796801

Raffensperger ha detto che non solo è possibile far coincidere le firme, ma che la legge dello Stato lo richiede.

I risultati del riconteggio sono arrivati lo stesso giorno in cui un giudice federale in Georgia ha respinto una causa intentata dall'ex avvocato di Trump, Sidney Powell, che aveva cercato di ribaltare la perdita elettorale di Trump.

Gli avvocati dei funzionari elettorali della Georgia hanno deriso le accuse di frode elettorale di Powell in un'istanza del tribunale, descrivendole come appartenenti "più al regno dei miti del Kraken che alla realtà".

Il mese scorso Powell ha promesso di "rilasciare il Kraken", riferendosi a mosse legali che avrebbero rivelato frodi elettorali diffuse.

Il licenziamento di lunedì in Georgia e un simile rifiuto in Michigan sono gravi battute d'arresto per gli sforzi dell'ultimo stronzo di Trump per negare a Biden una vittoria quando il Collegio Elettorale si riunirà la prossima settimana.


Jaime Andrea Jaime
Hanno recounted SENZA il controllo delle buste, presa per il culo

Maurizio Muggianu
Jaime Andrea Jaime
quindi si riconta?


Jaime Andrea Jaime
Maurizio Muggianu
il Govenatore non lo vuole fare.


Maurizio Muggianu
Jaime Andrea Jaime
quindi è persa definitivamente?


Jaime Andrea Jaime
Maurizio Muggianu
noooooooo ma li leggi i miei posts???


Jaime Andrea Jaime
Lo ho scritto sette ore fa porca paletta!!! Il 14 Dic i 538 delegati Grandi Elettori esprimono il loro voto.
Ma L'8 Gennaio il congresso DEVE ratificare e se ci sono obiezioni si potrebbe andare al voto del congresso con UN voto per ogni stato e sono 27 a 23 per i Repubblicani.
E, si presume, ci saranno gia' delle Sentenze anche della Corte Suprema.
Camomillaaaaa. Non e' una puntata di Law & Order......

Maurizio Muggianu
Jaime Andrea Jaime
si l avevo letto ma in questo caso non l avevo capito

Paolo Canziani
Jaime Andrea Jaime
scusa eh, ma se anche controlli le buste ormai la frittata è fatta: puoi vedere che una certa %, grande a piacere, delle mail ballots è farlocca. Ma se non fosse il 100% (hard to believe) non sai quali voti dovresti annullare. O meglio, lo sai, sono tanti voti per Bide quante le buste farlocche, MA non ne hai la prova. Puoi fare un'inferenza statistica, no more.
O no?


Davide Evgenia
Jaime Andrea Jaime
mi aiuti a capire ...

Paolo Ortenzi
Davide Evgenia
se la Scotus esclude le schede senza la,firma verificata, Trump vince. Se sentenzia che non aver escluso le schede senza firma è frode, Trump vince e Kemp va in galera per venti anni.

Armando Lombardo
Cosa nasconde chi rischia 20 anni anche di fronte alla evidenza dei fatti? Quali pressioni enormi deve subire? Solo una grande fede o un enorme marcio può sostenere questo atteggiamento. In ogni caso anche se vince Bid il Sig Kemp diventa troppo scomodo per i suoi, è fin troppo facile prevedere una epidemia tra i RINO della GA.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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