Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:31 am

Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!
viewtopic.php?f=102&t=2932

Questo è un uomo imperfetto ma sempre teso a migliorare, un uomo di buona volontà, onesto e giusto, un vero democratico, tra i migliori presidenti che gli USA abbiano mai avuto. Uan benedizione per l'umanità intera.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674




Indice:

1)
Senza il nostro biondo campione il mondo sarà un inferno per gli uomini di buona volontà, per i bianchi, per i cristiani, per gli ebrei, per le vittime di tutte le dittaure, per la libertà di pensiero e di parola, per gli uomini liberi di tutta la terra.

2) vedasi anche capitoli 6-12 e 27
Ha forse vinto il male travestito da bene che si farà più baldanzoso su tutta la terra?

3)
Senza il nostro biondo campione la Cina non paghera per il suo crimine di aver lasciato irresponsabilmente che il virus si diffondesse e infettasse il mondo ed estendera il suo impero capital comunista in tutto il mondo a nostro danno.

4)
Lo strapotere e la censura dei social schierati proinvasione e il meticciato forzato e violento, pro islam e la nostra dhimmitudine forzata e violenta, pro governo mondiale con il suo totalitarismo antinazionale, illiberale e violento.


5)
Senza il nostro biondo campione cristiano e laico a capo degli USA il regime iraniano avrà campo libero di rafforzare la sua dittaura teocratica sciita, di opprimere la sua gente, di avere la bomba atomica e di attaccare gli ebrei e Israele e di regolare i conti con l'Arabia sunnita.

6) vedasi anche capitoli 2 - 12 e 27
Senza il nostro biondo campione cristiano e laico a capo degli USA tutto il nazismo maomettano o Islam avrà con Biden buon gioco a nostro gravissimo danno.
Tutto il mondo né avrà un danno: gli ebrei, i cristiani, gli indù, i zoroastriano, gli atei, gli aidoli, ogni diversamente religioso, a regligioso e pensante, gli apostati che rigettano l'Islam, le donne che vogliono liberarsi dell'oppressione mussulmana e della camicia di forza costituita dal velo, i gay perseguitati e uccisi, tutta l'umanità non islamica della terra.

7) vedasi anche capitoli 9-10-15-21-22-24-28 e 30
La cosa parzialmente confortante è che forse il Senato USA e la Corte Suprema saranno in mano ai Repubblicani.

8)
Non tutto è perduto, forse il bene vincerà sul male! Forza Trump!

9) vedasi anche capitoli 7-10-15-21-22-24-28 e 30
La truffa del voto per posta, stranamente i problemi ci sono solo negli stati governati dai "democratici, progressisti, liberal, anticapitalisti, filo cinesi, filo nazi maomettani, antisemiti" (democratici si fa per dire).

10) vedasi anche capitoli 7-9-15-21-22-24-28 e 30
Trump è il legittimo presidente degli Stati Uniti e ha il sacrosanto diritto e sopratutto il dovere di verificare che le elezioni non siano state viziate da imbrogli, non tanto per lui ma per il Popolo americano, per la sua civiltà e democrazia.

11)
La sconfitta di Trump una festa nazionale per gli antitrumpiani nostrani

12) vedasi anche capitoli 2 - 6 e 27
Biden e compagni a cominciare da Kamala Harris la sua vice, il triste mondo che si spera non debba mai diventare realtà.

13)
La sconfitta di Trump una festa nazionale per gli antitrumpiani nostrani

14)
I media sinistri degli USA e del Mondo danno Biden come nuovo Presidente, ma non sono loro a deciderlo, lo decideranno i giudici chiamati da Trump a valutare se ci sono stati o meno dei brogli elettorali.

15) vedasi anche capitoli 7-9-10-21-22-24-28 e 30
È possibile che la Corte Suprema USA sentenzi il rifacimento del voto postale negli stati contestati con presidio militare degli uffici postali durante tutto il periodo delle votazioni da svolgersi entro un periodo ragionevole e limitato e durante lo spoglio delle schede. Trump poi potrebbe chiedere l'arresto degli AD dei social che lo hanno oscurato, per eversione dell'ordine democratico.

16)
La sconfitta di Trump una festa nazionale per gli antitrumpiani nostrani

17)
Trump non è un uomo perfetto, come non lo è nessun essere umano, ma la sua imperfezione è meno imperfetta di tante altre e politicamente si è palesata come è il male minore e il bene maggiore sia per gli USA che per il mondo.

18)
Putin, Xi Jinping e il Presidente del Mexico non riconoscono Biden come il nuovo Presidente USA, perché le le elezioni non sono ancora terminate.

19)
I miserabili immorali si riducono a queste maldicenze. Si rifletta sulla credibilità e l'autorevolezza di questi demenziali media.

20)
I distretti elettorali e i grandi elettori che eleggono il Presidente USA

21) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-22-24-28 e 30
Contenzioso politico giudiziario e giuridico.

22) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-24-28 e 30
I numeri REALI in questo momento sono questi.
Poi vedremo con le contestazioni ed il resto delle riconte a chi andranno quegli stati ancora da assegnare.

23)
Orrore puro, l'alleanza infernale, antioccidentale, proinvasionista e per il meticciato forzato, anticristiana, antisemita e antisraeliana, filo nazi maomettana.

24) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-22-28 e 30
"Stiamo raccogliendo le prove e le stiamo preparando in un formato ammissibile nonostante i testimoni e le loro famiglie vengano minacciati."
Vedasi anche capitolo 9.

25)
La speranza dell'uomo di buona volontà incarnata da Trump

26)
Possibile transizione da Donald Trump a Joe Biden

27) vedasi anche capitoli 2 - 6 e 12
La politica di Joe Biden Presidente

28) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-22-24 e 30
Elezioni truccate, la truffa del voto postale, contenzioso giudiziario

29)
I sinistri democratici (progressiti, liberal), ipocrisia e menzogna, il male assoluto, antidemocrati ci, antisemiti e filo nazimaomettani

30) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-22-24 e 28
Il caso della Georgia

000
Trump: questo è il discorso più importante della mia vita
2 dicembre 2020
https://www.youtube.com/watch?v=rCxPV6fuOY4

01)
Il Collegio Elettorale consegna la Casa Bianca a Biden.

02)
In attesa del 5, del 6 e del 20 gennaio 2021

03)
6 gennaio 2021 Riunione dei grandi Elettori a Washington, contestazione dei senatori e manifestazione dei repubblicani
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:33 am

1)

Senza il nostro biondo campione il mondo sarà un inferno per gli uomini di buona volontà, per i bianchi, per i cristiani, per gli ebrei, per le vittime di tutte le dittaure, per la libertà di pensiero e di parola, per gli uomini liberi di tutta la terra.

Dilagheranno gli internazi comunisti e i nazi maomettani, aumenterà a dismisura la dittatura censoria dei social media; la Cina capital comunista non sarà più contenuta; in Venezuela Maduro avrà ancora buon gioco; la dittatura islamica iraniana avrà più possibilità di ottenere la sua bomba nucleare per usarla contro l'Arabia e Israele; i nazi arabopalestinesi, libanesi e iraniani rafforzeranno la loro aggressione a Israele e agli ebrei; l'Islam alzerà la voce ovunque e crescerà la sua violenza, aumenterànno l'orrore e il terrore maomettano; la Turchia avrà buon gioco in Europa; le formazioni come l'ISIS rialzeranno la testa; soffriranno ancora più i curdi, gli yazidi e gli armeni; Bergoglio e Greta avranno campo libero; per noi uomini liberi europei sarà un disastro, ...
aumenterà l'invasione dei clandestini, gli islamici si faranno più prepotenti e minacciosi in tutti i continenti, in Europa e in Italia, ...
Le forze del male proinvasione e il meticciato forzato e violento, pro islam e la nostra dhimmitudine forzata e violenta, pro governo mondiale con il suo totalitarismo antinazionale, illiberale e violento avranno mano libera.



Magdi Cristiano Allam
2 novembre 2020
https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 7278103423

Spero nella riconferma di Trump, l’argine estremo al «Nuovo Ordine Mondiale» capeggiato dalla dittatura della Cina capital-comunista
Buongiorno amici. Spero che domani gli americani riconfermino Donald Trump Presidente degli Stati Uniti. Da cittadino italiano impegnato nel riscatto della sovranità nazionale dell’Italia e nella rinascita della nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, considero Trump l’alleato di maggior rilievo sulla scena internazionale.
Perché Trump si è espresso a favore del riscatto della sovranità nazionale dell’Italia e contro lo strapotere dell’euro che è lo strumento principale con cui veniamo sottomessi alla dittatura dell’Eurocrazia dei banchieri e dei burocrati.
Perché Trump è decisamente schierato a favore della morale naturale che coincide con i precetti della fede cristiana sui temi della vita e della famiglia che sostanziano la quintessenza della nostra umanità.
Spero nella vittoria di Trump perché è l’argine estremo all’avvento del «Nuovo Ordine Mondiale», assoggettato alla grande finanza speculativa globalizzata che promuove un’unica moneta virtuale mondiale che consentirà di riciclare i «titoli derivati» o «titoli tossici» il cui ammontare è risultato nel 2018 pari a 33 volte il Pil (Prodotto interno lordo) mondiale; il superamento degli Stati nazionali abbattendo le frontiere nazionali e scardinando le identità localistiche; l’omologazione e l’omogeneizzazione dell’umanità in un meticciato universale senza più radici e identità promuovendo l’immigrazionismo e il multiculturalismo; la digitalizzazione di ogni dettaglio della nostra vita riducendo la persona a un codice nella Rete; la trasformazione antropologica della persona in un tubo digerente, semplice strumento di consumo della materialità prodotta prevalentemente dai robot elargendo un «reddito di cittadinanza universale» deciso dall’oligarchia finanziaria.
Contro Trump sono schierati quasi tutti i poteri forti sulla scena mondiale: innanzitutto la Cina capital-comunista, una ferrea dittatura comunista e un sistema economico iper-capitalista, che è la vera guida del «Nuovo Ordine Mondiale»; poi l’Unione Europea e le Nazioni Unite; la Chiesa di Papa Francesco e gli Stati islamici ad eccezione di quelli schierati contro l’Iran e la Turchia di Erdogan; la multinazionale della farmaceutica capeggiata da Bill Gates; i grandi mezzi di comunicazione e di condizionamento dell’opinione pubblica a livello mondiale.
Cari amici, siamo di fronte a un bivio epocale: o riusciamo a salvaguardare la nostra civiltà europea laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe che mette al centro la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, la cultura della vita, l’economia reale, i valori e le regole, o finiremo fagocitati dal «Nuovo Ordine Mondiale» che mette al centro la moneta espressione della speculazione finanziaria, l’atomizzazione e la «cosificazione» della persona, l’assolutismo dell’istinto sessuale, l’omologazione dell’umanità con l’eliminazione degli Stati nazionali e la perdita delle nostre radici e identità, la codificazione degli individui all’interno della Rete che sarà l’unico ambito esistenziale sostitutivo della vita reale.
So bene che Trump non è né una personalità pubblica integerrima né un cristiano santo. Ma oggi è il Presidente degli Stati Uniti decisamente schierato a favore della sovranità nazionale e della civiltà cristiana. L’eventuale vittoria del democratico Joe Biden, un uomo sfortunato sul piano familiare e un personaggio pubblico mediocre, accrediterebbe il successo del «Nuovo Ordine Mondiale» e l’avvento dello strapotere della Cina capital-comunista. Trump è l’unico leader mondiale che ha l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire pubblicamente che il Mondo libero deve isolare e sconfiggere la dittatura comunista cinese perché rappresenta la maggiore minaccia alla nostra umanità. Ugualmente Trump si è impegnato a estirpare il radicalismo islamico dal Mondo intero.
La riconferma di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti darebbe conforto e coraggio a tutti coloro che, come me, credono e si battono per la sovranità nazionale dell’Italia, per riaffermare il primato del bene degli italiani, per la rinascita della nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane. L’eventuale vittoria di Biden significherà che dovremo accelerare un percorso di formazione culturale per fortificarci interiormente e di mobilitazione civile per aggregare gruppi territoriali capaci di mantenere viva e di concretizzare la prospettiva di un’Italia sovrana e libera.

Gino Quarelo
Condivido buona parte delle argomentazioni svolte ma non tutte.
Certamente Trump è più santo di Bergoglio che santo proprio non è, anzi.
Eppoi cosa vuol dire "personalità pubblica integerrima", in che cosa non sarebbe integerrimo e tra gli altri personaggi pubblici degli USA, dell'Europa, dell'Italia e del Mondo chi sarebbe esempio di personalità integerrima?
In che modo Bill Gates sarebbe a capo della multinazionale farmaceutica schierata tra coloro che sono contro Trump e per il Nuovo Ordine Mondiale?



Meglio Trump Macigno che i suoi tanti nemici
Marcello Veneziani
1 novembre 2020
MV, Panorama, n.45 (2020)

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... ti-nemici/

Non è un voto ma un’apocalisse quella che si annuncia con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il pronunciamento pro o contro Trump (Biden è solo un riflesso condizionato) ha assunto toni biblici.

Trump gioca la sua partita contro il resto del mondo. Ha quattro nemici principali: l’Establishment interno e internazionale, cioè l’apparato di poteri, media e classi dirigenti schierato compatto contro di lui (papa incluso); il Covid, ossia la paura diffusa tra la gente e il tam tam che lui abbia sottovalutato e malgestito la pandemia, con una spavalderia dannosa; la Cina, con cui Trump ha ingaggiato una guerra fredda e sotterranea, reagendo all’egemonia planetaria che il comunismo cinese sta imponendo anche col contagio, che dalla Cina è partito. Il quarto cavaliere dell’apocalisse è invece domestico, in tutti i sensi: è il voto postale su cui Trump ha espresso preventivi timori di brogli, precostituendosi il disconoscimento dell’eventuale vittoria di Biden.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse sono troppi e troppo forti anche per un macigno come Trump. Il suo stile è irritante come il suo aspetto, il suo linguaggio e il suo tono di voce infastidiscono, certe cantonate in politica estera o nell’affrontare il Covid sono evidenti. Ma si deve pur riconoscere che Trump aveva risollevato l’America prima del Covid, l’aveva rilanciata e protetta economicamente, alleggerita sul piano fiscale e rimessa in piedi nel lavoro (poi si è abbattuto il ciclone della pandemia). Ha dato risposte in tema di sicurezza applicando la massima conservatrice Law and Order. Col suo modo brusco e spaccone ha evitato guerre, non ha sganciato le fatidiche 26mila bombe del suo predecessore, il Nobel per la pace Barack Obama; ha frenato Kim, il dittatore coreano, con le buone e con le cattive, ha firmato per la prima volta un importante trattato di pace in Medio Oriente; ha tutelato Israele, pur attribuendo all’Iran colpe che non aveva. E ha capito che il competitore globale, l’antagonista dell’Occidente, della libertà e della democrazia è oggi la dittatura cinese, il suo rampante capital-comunismo, il suo espansionismo economico, tecnologico e perfino sanitario. La Cina si sta allargando in Asia, in Africa, s’insinua in Europa, sta cinesizzando mezzo mondo. Ed esporta un modello dittatoriale e funzionale in antitesi con la nostra civiltà e la nostra libertà.

Ma prima di ogni altra cosa Trump è l’antagonista del Politically correct, questo serpentone strisciante che soffoca e avvelena l’occidente. Seppure in modo rozzo, volgare, si pone a difesa della religione, della famiglia, dell’amor patrio. Coi suoi mille difetti, e tutta l’antipatia che suscita, anche a pelle, Trump è preferibile all’apparato che lo avversa, ieri con la Clinton oggi con Biden. E in questi anni ha scampato una marea di attacchi, trappole e tentativi di impeachment, ha vinto la battaglia nella corte di giustizia, ha superato le accuse giudiziarie, finanziarie, fiscali, spionistiche, sessuali che gli hanno scagliato contro. Anzi, ha dovuto distrarre non poche energie per difendersi dagli attacchi.

A queste conclusioni è giunto anche il capofila storico dell’antiamericanismo europeo che scrisse quarant’anni fa, con Giorgio Locchi, una dura requisitoria contro il “Male Americano”; l’intellettuale della nouvelle Droite che indicò gli States come il nemico principale dell’Europa e lo fece avendo davanti leadership repubblicane e conservatrici come quelle di Reagan e dei Bush. Parlo di Alain de Benoist che in una sorprendente intervista a Nicolas Gauthier pubblicata sul sito Boulevard Voltaire (tradotta in Italia da Arianna) auspica la rielezione di Trump, sia pure “per mancanza di meglio”. E gli riconosce di essere la gigantografia dell’americano medio, soprattutto quello che non vive a New York (ormai quasi ovunque le megalopoli sono liberal e progressiste mentre la provincia è conservatrice o nazional-populista). Per dirla con Curzio Malaparte, Trump è l’Arciamericano. Alain De Benoist non lo riconosce come uno statista al livello di Putin, Erdogan o Xi Jinping – tre leader non proprio democratici – e condanna la sua politica estera. Ma per ragioni molto vicine a quelle che prima indicavo, de Benoist lo considera “meno peggio” del suo rivale e dell’establishment che è dietro. E fa un bilancio della sua amministrazione decisamente migliore di quello catastrofico compilato da quasi tutta la fabbrica mondiale dei media.

Anzi, l’interesse di de Benoist, come il nostro, non è tanto verso Trump ma verso il consenso popolare tributato a Trump, ovvero verso quella domanda di identità, rilancio e sicurezza e quel rigetto di political correctness incanalati nel trumpismo. Interessante è la ribellione popolare contro le élite, raccolta intorno a Trump. Nella guerra tra il popolo e le oligarchie dominanti coi loro interessi economico-finanziari, Trump, il magnate, il tycoon, bene o male, si è schierato col popolo. Magari in modo demagogico ma l’americano comune è più rappresentato e tutelato da Trump che dai suoi nemici.

A tutto questo si aggiunge anche un altro fattore non trascurabile per chi, come de Benoist, ha avversato l’americanizzazione del pianeta e l’egemonia statunitense sull’Europa. Trump ha preferito il protezionismo degli Usa alla colonizzazione planetaria. Si è occupato più degli americani e meno di noi. È stato più re d’America che imperatore del mondo.

Meglio lui che Biden, portavoce scarso dell’establishment, figura scialba e vecchigna, che fa apparire giovane e baldanzoso perfino l’ultrasettantenne Trump, reduce dalla guerra col Covid. Trump macigno, come il grande Blek…



Gino Quarelo
Io ne aggiungerei un quinto l'Islam, anche se alcuni paesi islamici sono dalla sua parte.




Per l'Arcivescovo Carlo Maria Viganò e per noi tutti, Donald J. Trump è l'ultimo Baluardo dell'Occidente.
https://www.youtube.com/watch?v=2rVBnzg1at8
https://www.facebook.com/47781630573501 ... 194429645/




Magdi Cristiano Allam
2 novembre 2020
https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 7278103423

Spero nella riconferma di Trump, l’argine estremo al «Nuovo Ordine Mondiale» capeggiato dalla dittatura della Cina capital-comunista
Buongiorno amici. Spero che domani gli americani riconfermino Donald Trump Presidente degli Stati Uniti. Da cittadino italiano impegnato nel riscatto della sovranità nazionale dell’Italia e nella rinascita della nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, considero Trump l’alleato di maggior rilievo sulla scena internazionale.
Perché Trump si è espresso a favore del riscatto della sovranità nazionale dell’Italia e contro lo strapotere dell’euro che è lo strumento principale con cui veniamo sottomessi alla dittatura dell’Eurocrazia dei banchieri e dei burocrati.
Perché Trump è decisamente schierato a favore della morale naturale che coincide con i precetti della fede cristiana sui temi della vita e della famiglia che sostanziano la quintessenza della nostra umanità.
Spero nella vittoria di Trump perché è l’argine estremo all’avvento del «Nuovo Ordine Mondiale», assoggettato alla grande finanza speculativa globalizzata che promuove un’unica moneta virtuale mondiale che consentirà di riciclare i «titoli derivati» o «titoli tossici» il cui ammontare è risultato nel 2018 pari a 33 volte il Pil (Prodotto interno lordo) mondiale; il superamento degli Stati nazionali abbattendo le frontiere nazionali e scardinando le identità localistiche; l’omologazione e l’omogeneizzazione dell’umanità in un meticciato universale senza più radici e identità promuovendo l’immigrazionismo e il multiculturalismo; la digitalizzazione di ogni dettaglio della nostra vita riducendo la persona a un codice nella Rete; la trasformazione antropologica della persona in un tubo digerente, semplice strumento di consumo della materialità prodotta prevalentemente dai robot elargendo un «reddito di cittadinanza universale» deciso dall’oligarchia finanziaria.
Contro Trump sono schierati quasi tutti i poteri forti sulla scena mondiale: innanzitutto la Cina capital-comunista, una ferrea dittatura comunista e un sistema economico iper-capitalista, che è la vera guida del «Nuovo Ordine Mondiale»; poi l’Unione Europea e le Nazioni Unite; la Chiesa di Papa Francesco e gli Stati islamici ad eccezione di quelli schierati contro l’Iran e la Turchia di Erdogan; la multinazionale della farmaceutica capeggiata da Bill Gates; i grandi mezzi di comunicazione e di condizionamento dell’opinione pubblica a livello mondiale.
Cari amici, siamo di fronte a un bivio epocale: o riusciamo a salvaguardare la nostra civiltà europea laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe che mette al centro la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, la cultura della vita, l’economia reale, i valori e le regole, o finiremo fagocitati dal «Nuovo Ordine Mondiale» che mette al centro la moneta espressione della speculazione finanziaria, l’atomizzazione e la «cosificazione» della persona, l’assolutismo dell’istinto sessuale, l’omologazione dell’umanità con l’eliminazione degli Stati nazionali e la perdita delle nostre radici e identità, la codificazione degli individui all’interno della Rete che sarà l’unico ambito esistenziale sostitutivo della vita reale.
So bene che Trump non è né una personalità pubblica integerrima né un cristiano santo. Ma oggi è il Presidente degli Stati Uniti decisamente schierato a favore della sovranità nazionale e della civiltà cristiana. L’eventuale vittoria del democratico Joe Biden, un uomo sfortunato sul piano familiare e un personaggio pubblico mediocre, accrediterebbe il successo del «Nuovo Ordine Mondiale» e l’avvento dello strapotere della Cina capital-comunista. Trump è l’unico leader mondiale che ha l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire pubblicamente che il Mondo libero deve isolare e sconfiggere la dittatura comunista cinese perché rappresenta la maggiore minaccia alla nostra umanità. Ugualmente Trump si è impegnato a estirpare il radicalismo islamico dal Mondo intero.
La riconferma di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti darebbe conforto e coraggio a tutti coloro che, come me, credono e si battono per la sovranità nazionale dell’Italia, per riaffermare il primato del bene degli italiani, per la rinascita della nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane. L’eventuale vittoria di Biden significherà che dovremo accelerare un percorso di formazione culturale per fortificarci interiormente e di mobilitazione civile per aggregare gruppi territoriali capaci di mantenere viva e di concretizzare la prospettiva di un’Italia sovrana e libera.

Gino Quarelo
Condivido buona parte delle argomentazioni svolte ma non tutte.
Certamente Trump è più santo di Bergoglio che santo proprio non è, anzi.
Eppoi cosa vuol dire "personalità pubblica integerrima", in che cosa non sarebbe integerrimo e tra gli altri personaggi pubblici degli USA, dell'Europa, dell'Italia e del Mondo chi sarebbe esempio di personalità integerrima?
In che modo Bill Gates sarebbe a capo della multinazionale farmaceutica schierata tra coloro che sono contro Trump e per il Nuovo Ordine Mondiale?


Antidoto al caos - Caratteri Liberi
Niram Ferretti
1 settembre 2020

http://caratteriliberi.eu/2020/09/01/ag ... o-al-caos/

La rimonta di Donald Trump, dato, durante l’apice della pandemia venuta dalla Cina (the Chinese virus), a lunghi passi dI distanza dal rivale Joe Biden, è, in fondo, nelle mani degli estremisti della giustizia sociale, i militanti di Black Lives Matter, e i loro supporters.

Il saccheggio e la distruzione di proprietà privata, il caos ben organizzato, non trovano sostegno nel cuore e nella mente dell’americano medio. Lasciamo da parte la sinistra radicale, i fanatici che vorrebbero fare credere che gli Stati Uniti siano peggio del Sudafrica dell’apartheid, spingiamo di lato il giornale megafono del revisionismo storico dei salotti liberal, quel New York Times secondo il quale l’intera storia americana andrebbe letta sotto la luce fosca del peccato originale nella sua versione aggiornata, non la disobbedienza nei confronti di Dio, ma lo schiavismo (e cosa se no?).

Lasciamo da parte Robin DiAngelo e il suo libro White Fragility, la cui tesi portante è che tutti i bianchi sono razzisti, volenti o nolenti, e debbono essere rieducati a questa comprensione. Lasciamo da parte anche Vicky Osterweil autrice di un altro libro, dal titolo emblematico, In Defense of Looting, (In difesa del saccheggio), secondo la quale “Il saccheggio è un potente strumento per determinare un cambiamento reale e duraturo nella società.

I rivoltosi che rompono le finestre e prendono oggetti dai negozi. . . sono impegnati in una potente tattica che mette in discussione la giustizia della ‘legge e dell’ordine’ e la distribuzione di proprietà e ricchezza in una società fondata sulla diseguaglianza”. Mettiamo un attimo tra parentesi la psicopatologia collettiva, discesa direttamente dai processi di Salem, che sta affliggendo gli Stati Uniti, e che ha trasformato un delinquente comune di colore ucciso malamente, George Floyd, in una figura numinosa e redentiva. Lasciamo da parte questo e altro e concentriamoci sulla realtà concreta, sottratta alle allucinazioni, alle pozioni magiche, ai tarantolati.

Abe Greenwald in un articolo scritto sull’ultimo numero di The Commentary, a proposito di quanto sta accadendo in America scrive:

“La battaglia per la sopravvivenza degli Stati Uniti d’America è alle porte. Non si è presentata sotto forma di guerra civile tradizionale. Non ci sono eserciti in uniforme, bandiere in competizione o costituzioni alternative. La grande resa dei conti non viene combattuta entro i limiti fisici di un campo di battaglia. Invece sta accadendo intorno a noi e direttamente su di noi. Definisce la nostra cultura, sostiene i nostri media e dà nuova forma alle nostre istituzioni pubbliche e private. In questa lotta, non c’è distinzione tra quella che una volta era conosciuta come la guerra culturale e la politica intesa correttamente. Il confronto si estende attraverso il tempo e lo spazio, riformulando il nostro passato lontano mentre trasforma l’orizzonte, eruttando da costa a costa e limitando le nostre vite in modi sottili e ovvi. E sta accadendo troppo velocemente perché noi si possa prenderne piena misura”.

Questa è la questione concreta, l’immediato empirico. Una ondata oltranzista che trova sponda nei mass media, nella stampa liberal, nell’accademia, nel demi monde hollywoodiano, che vorrebbe annientare il passato per rifare il presente facendolo partire dal nuovo ab initio puro e giusto (specifico trito e ritrito di ogni rivoluzione, che non può fare a meno di tradire sempre la propria derivazione escatologica in salsa intramondana).

La violenza come catarsi per inaugurare il mondo nuovo fondato sulla condanna della bianchezza, sfugge, nella sua portata cosmica all’elettore medio, ma non gli sfugge la sua manifestazione orizzontale, la distruzione e il saccheggio della proprietà privata, l’iconoclastia sempre più indiscriminata che dalla statua del Generale Lee giunge a Cristoforo Colombo, ma soprattutto non gli sfugge che è necessario mettere fine a questa ondata che può essere arginata solo attraverso la forza della legge e, dove occorre, la legge della forza.

Per difendere l’esistente, botteghe, luoghi pubblici custodi di memoria storica, la propria stessa specificità razziale, che non è attaccata a nessuna colpa, perché non si è colpevoli di essere nati bianchi e chi, come la deragliata autrice di White Fragility lo pensa, non si rende conto di riproporre il topos caro ai razzisti veri e ai suprematisti hardcore, quello della colpevolezza ontologica, determinata dalla pelle.

È qui che entra in gioco Donald Trump nel ruolo che sembra essergli stato consegnato da Dirty Harry, il custode dell’ordine e della legge, il basileus wasp. E di fatto, nell’ordinamento costituzionale americano, uno degli attributi del Presidente è quello di essere Commander in Chief, comandante in capo, così come il basileus, nel periodo più arcaico della civiltà greca, era soprattutto un reggitore di milizie.

L’ordine e la legge, gli unici antidoti al caos sovvertitore mascherato con i panni della giustizia sociale e necessitato, per motivare il proprio radicalismo, a rappresentare gli Stati Uniti come una distopia.

Forse, alla fine, dovremo ringraziare Black Lives Matter e i suoi turiferari se Donald Trump verrà riletto.


Le teorie di Biden e i fatti di Trump che vuole l'Ave Maria
Benedetta Frigerio
2 settembre 2020

https://lanuovabq.it/it/le-teorie-di-bi ... o.whatsapp

Biden si è definito un salvatore della patria, chiamato a sconfiggere le tenebre portate da Trump. Ma il presidente Usa ha fatto notare che solo Dio può salvare l'uomo e ha elencato dati, numeri e suoi provvedimenti a favore della pace, dell'economia, della libertà di educazione e religiosa, contro chi pensa che al di là della sua lotta all'aborto sia un parolaio. Infine, ha celebrato la Madonna dal balcone della Casa Bianca.

Joe Biden durante la Convention democratica ha usato i suoi discorsi per accusare Trump di essere un divisore e alimentatore d’odio, che “ha avvolto l’America nell’oscurità per troppo tempo”, sottolineando che “sarò un alleato della luce, non dell’oscurità... sceglieremo la speranza contro la paura, i fatti contro la finzione”.

Peccato che poco sia stato detto su quello che il candidato democratico ha intenzione di fare riguardo alla vita, tacendo sul fatto che la sua candidata alla vicepresidenza è a favore dell’aborto fino al nono mese. Nulla è stato detto nemmeno riguardo alla difesa della libertà religiosa e di culto, messa in serio pericolo dall’amministrazione Obama.

Diversamente, il presidente Trump ha usato il suo lungo discorso per elencare i provvedimenti presi non solo in favore della vita e della libertà religiosa ma in supporto dell’economia, della promozione della pace all’interno dei confini americani, in Medio Oriente e nel mondo. Confermando così le parole della first lady durante il suo discorso alla Convention repubblicana: “Che ti piaccia o meno”, almeno di Trump “sai sempre cosa sta pensando perché è una persona autentica”. Certamente, al di là delle dichiarazioni di Biden, quello che il presidente repubblicano vuole non ha paura di porlo sotto la luce del sole, a differenza dei suoi avversari che non hanno avuto il coraggio di chiarire le loro posizioni sulla vita e la libertà di espressione. Ma nemmeno del tutto riguardo all’economia, al lavoro e alla promozione della pace nel mondo a cui hanno fatto solo genericamente cenno.

Eppure, spesso, anche coloro che non amano i democratici storcono il naso di fronte alla trasparenza di Trump, seguendo la retorica della malagestione del coronavirus o incolpandolo di aver alzato i toni dello scontro, senza domandarsi cosa dovrebbe fare un padrone di casa quando il nemico vuole abbatterne le mura. Domanda a cui Trump ha risposto proprio nel suo discorso alla Convention, mettendo in imbarazzo, con un elenco di fatti, anche coloro che ripetono che non esiste solo la lotta all’aborto, per la famiglia e per la libertà di espressione.

Per prima cosa, infatti, Trump ha risposto a Biden chiarendo che “i nostri avversari vi dicono che la vostra redenzione può venire solo dal potere che darete loro”, eppure “in questo Paese non guardiamo ai politici per ottenere la salvezza, non ci affidiamo al governo per salvare le nostre anime, ma riponiamo la nostra fede in Dio Onnipotente”. Per quanto riguarda la difesa dell’Occidente, il presidente ha ricordato che “i nostri partner della Nato, ad esempio, erano molto indietro nei pagamenti... ma, dietro mia forte sollecitazione, hanno deciso di aumentare i loro pagamenti fino a 130 miliardi di dollari in più all’anno”, tanto che “il segretario generale Stoltenberg... ha affermato che il presidente Trump ha fatto ciò che nessun altro è riuscito a fare”.

Poi è stata la volta del rilancio dell’economia, cominciato subito dopo il suo insediamento nel 2016: il presidente si è ritirato “dalla Trans Pacific Partnership” che ha “ammazzato l’occupazione”, ponendo “fine all’ingiusto e dispendioso Accordo sul clima di Parigi, assicurando, per la prima volta, l’indipendenza energetica dell’America”. Inoltre, con l’approvazione dei tagli fiscali, ha reso più forte l’economia del suo Paese lasciando riemergere la classe media, quasi distrutta dalla precedente amministrazione. Questo, ha dichiarato, è stato possibile soprattutto per aver difeso la manodopera e le aziende americane dall’invasione cinese nel mercato nazionale. Trump ha poi parlato della rinegoziazione del Nafta (l’accordo del 1994 tra Usa, Canada e Messico) grazie a cui ha imposto particolari requisiti affinché i veicoli importati negli Usa da Canada e Messico possano essere considerati “duty-free”, affinché ai produttori di latte americani siano garantite determinate quote di mercato e grazie a cui “ora le case automobilistiche e altre aziende stanno costruendo i loro stabilimenti e fabbriche... senza licenziare i loro dipendenti”. Il presidente ha poi spiegato che quando la Tennessee Valley Authority licenziò centinaia di lavoratori americani per assumere personale straniero ad un costo minore “ho subito rimosso il presidente del board” ridando il lavoro a coloro che erano stati licenziati. Inoltre, “prima che il virus cinese arrivasse abbiamo raggiunto il numero più basso di disoccupazione degli afro-americani, ispanico-americani e asiatico-americani”.

Sull’immigrazione, Trump non ha nascosto la volontà di proseguire nella costruzione del muro al confine con il Messico e di aver reso la nazione più sicura, evitando che avvenissero frodi nelle richieste di asilo. Ma a dimostrare che i muri non sono sinonimo di razzismo sono state “le oltre 20.000 deportazioni di membri delle bande criminali e di 500.000 criminali”.

Lo scorso mese, visto l'altissimo costo di alcuni farmaci, Trump ha anche costretto con grande fatica le case farmaceutiche ad abbassare i loro prezzi, permettendo “ai pazienti più critici di avere accesso alle cure salvavita”. Il presidente ha elencato i provvedimenti a favore dei veterani e le sue scelte di giudici federali e della Corte Suprema a favore della legge naturale.

Ma che dire della pace nel mondo? Sebbene Obama abbia vinto il Nobel per la Pace, mentre il mantra della scorsa campagna presidenziale parlava di un guerrafondaio Trump, i fatti dicono il contrario. Il generale Flynn, ingiustamente accusato dall’Fbi corrotto ma poi assolto, ha dichiarato che Obama finanziava l’Isis.

Mentre Trump ha ricordato: “Quando ho assunto il mio incarico, il Medio Oriente era nel caos totale. L’Isis imperava, l’Iran cresceva e la guerra in Afghanistan non vedeva fine. Mi sono ritirato dal tremendo accordo unilaterale sul nucleare iraniano... ho riconosciuto la vera capitale di Israele e ho trasferito a Gerusalemme la nostra ambasciata”, senza che la situazione si destabilizzasse come profetato dai media. Ma soprattutto questo mese “abbiamo raggiunto il primo accordo di pace in 25 anni in Medio Oriente”. Eppure la svolta storica non ha visto il suo autore celebrato. Anche la notizia del volo di civili israeliano nei celi dell’Arabia Saudita, pur essendo senza precedenti, non ha avuto il posto che merita nei media occidentali. Nel discorso ha quindi rievocato la fine della sovranità dell’Isis, l’uccisione del suo fondatore, al-Baghdadi e l’eliminazione del “terrorista numero uno al mondo, Qasem Soleimani”. Per giunta, “diversamente dalle amministrazioni precedenti ho tenuto l’America fuori da nuove guerre” pur “spendendo 2.5 trilioni di dollari nella completa ricostruzione dell’esercito, in tremenda decadenza”, mentre è stata creata una nuova branca dell’esercito, la Space Force.

Trump ha paragonato poi il suo operato a quello opposto di Biden come vicepresidente dell’amministrazione Obama, ricordando il suo supporto al Nafta, il suo favore per la Cina che impoveriva l’America e produceva disoccupazione nel settore manifatturiero. Biden ha anche sostenuto “la Trans Pacific Partnership che sarebbe stata una condanna a morte per l’industria automobilistica statunitense”, appoggiando gli accordi commerciali con la Corea del Sud che hanno aumentato la disoccupazione interna al Paese. Ha poi “sostenuto l’amnistia di massa per gli immigrati irregolari. Ha votato a favore della guerra in Iraq, si è opposto alla missione per eliminare Osama bin Laden, si è opposto all’uccisione di Soleimani, ha supervisionato l’ascesa dell’Isis e ha salutato l’ascesa della Cina come «uno sviluppo positivo» per l’America... ecco perché la Cina sostiene Joe Biden e vuole disperatamente la sua vittoria”.

Il presidente è quindi tornato sul virus, inizialmente silenziato dal regime cinese, per cui “molti americani hanno tristemente perso amici e cari” e ha raccontato tutti i provvedimenti presi per combatterlo, dai ventilatori al numero di tamponi effettuati (più alto di ogni altra nazione, anche dell’Europa, motivo per cui risulta il Paese con il numero maggiore di contagi), alla promozione della terapia del plasma, sottolineando che “il tasso di mortalità è stato ridotto dell’80% da aprile”, mentre “il tasso di mortalità dell’Unione europea è quasi tre volte superiore al nostro”, anche se “non ne senti parlare. Non ne scrivono. Non vogliono che tu lo sappia”. Per quanto riguarda il salvataggio di 50 milioni di posti di lavoro durante la pandemia, Trump ha nominato il Paycheck Protection Program, che include l’avvio di opere pubbliche mai cominciate dalla sinistra e grazie a cui “negli ultimi tre mesi abbiamo guadagnato oltre 9 milioni di posti di lavoro”.

Joe Biden, al contrario, “vuole infliggere una dolorosa chiusura all’intero Paese”, provocando “danni impensabili e duraturi ai bambini, alle famiglie, ai cittadini”, con “l’aumento di overdose di droga, della depressione, dell’alcolismo, della devastazione economica”. Perciò, la chiusura non “è una soluzione del problema”.

Per quanto riguarda le proteste definite “pacifiche” da stampa e tv, Trump ha chiarito che l’unico modo per fermare i criminali che distruggono strade, chiese, negozi è mantenere l’ordine e non sostenere, come ha fatto Biden, i tagli alla Polizia. Questa, ha continuato Trump, è composta in maggioranza da uomini di valore che “rischiano la vita per tenerci al sicuro... ogni anno molti sacrificano la propria vita per svolgere il loro dovere”. E se “c’è una cattiva condotta della Polizia, il sistema giudiziario deve ritenere i trasgressori pienamente e completamente responsabili, e lo farà”. Ma il presidente ha ribadito che non si possono giustificare le violenze in atto: “Gli anarchici hanno iniziato a demolire le nostre statue e monumenti, io ho firmato un ordine esecutivo [che prevede] dieci anni di prigione, ed è stato un miracolo, tutto si è fermato”. Poi ha parlato dei poliziotti morti a causa degli scontri per cui i grandi media non si indignano.

Inoltre, sebbene sia spesso accusato di razzismo, Trump ha fatto notare che “l’anno scorso, più di 1.000 afro-americani sono stati assassinati a causa di crimini in sole quattro città a guida democratica. Le dieci città più pericolose degli Stati Uniti sono guidate dai democratici”.
Infine ha parlato del politicamente corretto e del vocabolario adottato dall’intellighenzia progressista-arcobaleno che ha invaso le accademie e le amministrazioni statali, per cui “gli americani sono stanchi di cercare di stare al passo dell’ultimo elenco di parole e frasi approvate con decreti politici sempre più restrittivi... l’obiettivo di cancellare la cultura americana è di far venire paura agli americani onesti di essere licenziati... emarginati. La sinistra vuole costringerti a dire ciò che sai essere falso e ad avere paura di dire ciò che sai essere vero”.

Trump ha poi ricordato i suoi provvedimenti e sostegni per la libertà educativa mentre i leader della sinistra, pur iscrivendo i propri figli nelle scuole private più costose del Paese, cercano di vietarne l’accesso a tutti.

Sono seguite le promesse: la continua riduzione fiscale, 10 milioni di posti di lavoro in 10 mesi, il rinforzo delle forze di polizia, la promozione continua della libertà religiosa (Trump ha firmato un ordine esecutivo con sanzioni ai Paesi che non la rispettano), il divieto alle città di disobbedire alle politiche immigratorie federali. “Proteggeremo sempre e con forza - ha concluso il presidente - i pazienti con malattie preesistenti... richiederemo trasparenza dei prezzi (delle prestazioni sanitarie, ndr) e ridurremo ulteriormente il costo dei farmaci e dei premi delle assicurazioni sanitarie... Ripristineremo completamente l’educazione patriottica nelle nostre scuole e proteggeremo sempre la libertà di espressione nei campus universitari”, perché i padri fondatori degli Stati Uniti “amavano le loro famiglie, amavano il loro Paese e amavano il loro Dio!”.

Certamente Trump può essere così politicamente scorretto da irritare una mentalità avvezza ai giri di parole, per non parlare del suo frasario indelicato (che però viene spesso appositamente frainteso). Può non piacere il fatto che abbia chiamato nel suo team e poi licenziato (motivo per cui viene accusato di essere un despota) diversi nemici travestiti da amici, ma non si può non riconoscere che in quella che, piaccia o meno, è innanzitutto una guerra antropologica sia stato così forte da portare a termine ogni sua promessa mentre il mondo accademico, mediatico, finanziario, cinematografico e musicale lo attaccava.

Soprattutto, senza fare i discorsi sulle tenebre e la luce ripetuti da Biden, ha scelto di far parlare del primato di Cristo e della vita alla sua Convention, per concluderla facendo cantare dal balcone della Casa Bianca l’Ave Maria di Schubert e ascoltandola con la sua famiglia in silenzio e immobile (diversamente che per gli altri motivi), come una preghiera.



Amo un uomo che a 74 anni dorme a malapena per proteggere il suo paese e la sua bandiera.
Afshine Emrani
https://www.facebook.com/afshine.emrani
Amo un uomo che a 74 anni dorme a malapena per proteggere il suo paese e la sua bandiera. Non riposa da 5 anni. Ha lottato per il suo paese e lo hanno chiamato spia russa. Ha lottato per dare lavoro alle donne, dare loro le posizioni più alte nel suo gabinetto, e anche assegnarle alla Corte Suprema e lo hanno chiamato misogino. Ha tirato fuori gli afroamericani dalle carceri e li ha rimessi al lavoro e con le loro famiglie e lo hanno chiamato razzista. Ha costruito l'economia più forte che il nostro paese abbia mai visto e lo hanno chiamato idiota. Ha portato pace miracolosa in Medio Oriente e lo hanno chiamato stupido. Lui stava per i nostri veterani, i nostri soldati e la nostra polizia e lo hanno chiamato bullo. Ha fatto più per ebrei e Israele di chiunque altro nella storia recente e lo hanno chiamato Hitler. Lui tiene in piedi una Bibbia e prega e loro lo prendono in giro. Ogni giorno, combatte per noi, e combatte governi stranieri, terroristi, anarchici, così come CNN, NYT, Facebook, Twitter e molti altri per rendere l'America il miglior paese del mondo e dicono che fa tutto questo per sé. Sono letteralmente degli idioti. Un uomo che aveva tutto, che sta per perdere tutto correndo contro i corrotti insider Washington fa tutto questo perché ama l'America, ama la bandiera americana, ama gli americani e ama l'eccezionalismo americano. Non mi sono mai ispirato così tanto dall'energia di un uomo, a prendere i colpi e andare avanti. Promesse fatte, promesse mantenute. Non è un politico lucido e finto. È un vero patriota che se ne frega. Dio ti benedica, amico. Dio ti benedica, mio presidente. Dio ti dia forza e salute e altri quattro anni, Donald Trump. Che possiate continuare a benedire la nostra bandiera e il nostro paese. Amen.



Non sono mai stato un trumpiano tanto per fare, non ho mai amato certe sue mattane e familismi e che non abbia letto più di cinque libri in vita sua, ma ora che ha perso qualcosa va detto chiaro.
Giulio Meotti
7 novembre 2020

https://www.facebook.com/meotti.giulio/ ... 5365956253

Trump è stato eletto per porre fine ai cosiddetti interventi "umanitari" e lo ha fatto. Ha eliminato il Califfo Baghdadi e il Generale Soleimani senza farsi trascinare in nuovi Vietnam. Ha annullato l’”accordo" di Obama che avrebbe dato all'Iran una via alle armi nucleari, una nuova Monaco. È uscito dal ridicolo accordo sul clima di Parigi. Ha rafforzato la posizione di Israele in Medio Oriente e costretto Emirati Arabi, Sudan e Bahrain a farci la pace. Ha osteggiato l’Onu. Ha detto agli europei che dovevano contribuire di più alla propria sicurezza, oltre al proprio luna park sociale. Ha eletto giudici importanti alla Corte Suprema, nemesi della cultura progressista che vorrebbe l’America simile alla Svezia (penso ad Amy Barrett e alla sua famiglia). Ha completamente cambiato il modo in cui gli americani pensano alla propria dipendenza dai prodotti cinesi a buon mercato. Mai prima la Cina ha sentito una minaccia al proprio dumping economico planetario. Quando un paese industriale avanzato non è in grado di produrre mascherine chirurgiche, guanti e gel per le mani e ibuprofene durante una pandemia, significa che la globalizzazione si è spinta troppo oltre. Va rivista per non morire in suo nome. E questo vale anche per l’Italia. Ma il più grande risultato di Trump è stato nell'economia. Durante i primi tre anni della sua presidenza, una quota importante di ricchezza è andata ai lavoratori più poveri. Ha portato crescita salariale agli svantaggiati. Ecco perché gli elettori nelle zone dimenticate del paese, i forgotten men che ho descritto due giorni fa, hanno votato per lui nel 2016 e in numero ancora più grande nel 2020. Ecco perché un numero sorprendente di afroamericani si è rivolto a lui quest'anno. Con la “giustizia sociale” le minoranze non mangiano. Le sue restrizioni all'immigrazione hanno ridotto la concorrenza per gli americani più poveri. Trump tornerà a giocare a golf in Florida. Quella che perde è una certa idea della realtà. È quella che ha portato molti immigrati che lavorano duro a votare Trump e quasi tutti i bianchi benestanti a votare Biden. Perdono i vecchi, sporchi rapporti umani e vince il Silicio dei social. Perde la nazione e vince il “villaggio globale”. Perde l’idea che la propria cultura conta e vince il multiculturalismo. Dopo questa festa di liberazione da Trump ci sarà da lavorare per l’Occidente. Se devo scegliere fra il mondo di Oprah, di chi butta giù le statue e degli accademici che lavorano per una società di individui indefiniti, e il mondo di un operaio americano dai denti consumati dal tabacco e di un messicano rispettoso delle regole e con il rosario in tasca, non ho dubbi. Né da che parte sia “l’Occidente”.


Gino Quarelo
Concordo in parte ma non sono affatto d'accordo con Meotti sulle sue accuse a Trump di essere uno strambo, di familismo e di non aver letto 5 libri.
Non ho affatto visto stramberie nei suoi quattro anni di mandato ma solo schiettezza, nemmeno si può accusare di familismo per il fatto di essersi servito della figlia e del genero ebreo nelle sue politiche con Israele, per quanto riguarda i libri ricordo che Trump è laureato in economia e che la sapienza e la saggezza si acquisiscono con l'esperienza e la ragione e che non servono più tanti libri che in buona parte sono solo variazioni sul tema o cose inutili, e non mi pare che Trump abbia dato prova di essere un ignorante e incolto.
Se poi non ha letto il Capitale di Marx e il Corano di Maometto sicuramente non ha perso granché, poiché in questi libri non vi è nulla di buono, di vero, di giusto e di saggio visto quello che hanno portato di benefico all'umanità.



Ecco un articolo del Foglio nel 2018.

Chi ha una doppia laurea non capisce Trump. “Il suo mondo è a tre imperi”
Niall Ferguson spiega perché siamo di fronte al “momento Impero romano” dell’occidente e l’Europa è quella che rischia di più
18 giugno 2018

https://www.ilfoglio.it/il-foglio-inter ... ri-200979/

Per le persone più istruite che conosco, Donald Trump è un presidente terribile, orribile, non buono, molto cattivo. Ma potrebbe avere la stoffa di un imperatore piuttosto efficace?”. Se lo chiede lo storico di Stanford Niall Ferguson. “La morte della repubblica non è qualcosa cui io, da futuro cittadino, darei il benvenuto. Eppure è una possibilità che deve essere presa in considerazione, proprio perché così tante persone intelligenti continuano a sottovalutare Trump. Da due anni le persone con almeno due lauree universitarie hanno digrignato i denti per ogni affermazione e mossa di Trump. Per gli esperti di politica estera è un toro in un negozio di porcellane e calpesta ‘l’ordine internazionale basato sulle regole’. Per l’establishment economico è una palla da demolizione che distrugge più di mezzo secolo di consenso sul fatto che il libero scambio funzioni meglio del protezionismo. ‘Non turbare i tuoi alleati europei. Non uscire dall’accordo sul clima di Parigi. Non minacciare la Corea del Nord. Non sono d’accordo per un vertice con Kim Jong-un. Non rottamare l’accordo con l’Iran’.

Tutto questo finirà in un disastro: o la terza guerra mondiale o una tranquilla conquista cinese del mondo. O un’acquisizione russa dell’Europa. O qualcosa di terribile, orribile, non buono, molto cattivo. ‘Fermati, fermati, fermati’, piangono gli economisti. ‘Non imporre tariffe a nessuno, specialmente ai tuoi alleati. Non chiedere riduzioni nel deficit commerciale tra Stati Uniti e Cina. Non fare enormi tagli alle tasse’. Tutto questo finirà in un disastro – o una Grande depressione o un’inflazione galoppante. O qualcosa di terribile, orribile, non buono, molto cattivo. Una caratteristica sorprendente di questi terribili commenti è quanto siano stati sbagliati finora. Nonostante tutti i discorsi da Cassandra, l’America potrebbe ancora raggiungere l’obiettivo di Parigi di ridurre le emissioni di biossido di carbonio. Gli europei hanno ampiamente accettato di dover spendere di più per la propria difesa. Kim ha interrotto i suoi test missilistici e si è presentato al tavolo dei negoziati. E l’Iran sta vacillando per la reimposizione delle sanzioni e una spinta militare statunitense-israeliana-araba concertata. Nonostante tutte le chiacchiere sulla guerra commerciale, l’economia americana è in piena occupazione, il dollaro si sta facendo sentire, il mercato azionario è salito del 30 per cento dall’elezione di Trump e gli unici paesi in difficoltà sono i soliti sospetti con i loro soliti problemi (come la Turchia). Non è che Trump sia un genio sottovalutato, o un idiota savant. È solo che il suo modo intuitivo, istintivo, impulsivo di operare, familiare a coloro che hanno fatto affari con lui, sta esponendo alcuni difetti fondamentali nella struttura concettuale di quelli con la doppia laurea. Sì, c’è molto da dire in linea di principio a favore di un ordine internazionale basato su regole esplicite; e, sì, quelle regole dovrebbero favorire il libero scambio rispetto al protezionismo. Ma se, in pratica, il tuo ordine liberale internazionale consente alla Cina di raggiungerti, prima economicamente e poi strategicamente, probabilmente c’è qualcosa di sbagliato in esso. La chiave per la presidenza Trump è che è probabilmente l’ultima opportunità che l’America ha per fermare o almeno rallentare l’ascesa della Cina. E anche se potrebbe non essere intellettualmente molto soddisfacente, l’approccio di Trump al problema, che è quello di affermare il potere degli Stati Uniti in modi imprevedibili e dirompenti, potrebbe in effetti essere l’unica opzione valida rimasta. Pensa al mondo come a un sistema a tre imperi. Dimenticate la Coppa del mondo e la fantasia per cui i Davide possono a volte uccidere Golia. Nella vera Coppa del mondo, i Golia dominano. Come in Tucidide, gli Ateniesi dissero ai meliani: ‘I forti fanno ciò che possono e i deboli soffrono ciò che devono’. I forti nel mondo di oggi sono gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa, in questo ordine. Ogni impero si evolve in una direzione diversa. L’impero americano, avendo sperimentato la sovraestensione in Afghanistan e Iraq, non si è ritirato in un isolamento ma continua a esercitare una forza letale e domina ancora gli oceani. Il suo ultimo passo lungo la strada verso l’impero è interno: Trump sfida le regole formali e informali della repubblica. Il momento della verità si avvicina rapidamente quando il rapporto di Robert Mueller esporrà tutti i tipi di crimini e reati minori, alcuni dei quali molto probabilmente giustificherebbero l’impeachment. Probabilmente i Democratici riconquisteranno la Camera dei rappresentanti a novembre e procederanno a mettere sotto accusa Trump. Ma cosa accadrà se la sua percentuale di approvazione reggesse, forse addirittura migliorasse? E se li sfidasse semplicemente come non aveva fatto Richard Nixon? Quello sarebbe il ‘momento romano’. Sono visibili tutti i sintomi che accompagnano il passaggio dalla repubblica all’impero. La plebe disprezza le élite. Un vecchio e nobile ordine senatoriale personificato da John McCain sta morendo. Una guerra civile culturale infuria sui social media, il forum dei giorni nostri. Il presidente-imperatore domina il discorso pubblico emettendo editti a 280 caratteri. Nel frattempo, l’impero cinese diventa sempre più centralizzato, sempre più invasivo della privacy dei suoi cittadini e sempre più esplicito nella sua espansione oltreoceano. Il mondo occidentale considera Xi Jinping un potentato onnipotente. Il più debole dei tre imperi è l’Europa. E’ vero, le sue istituzioni a Bruxelles hanno il potere di imporre regole, multe e tasse alle maggiori corporazioni statunitensi e cinesi. Ma l’Europa non ha giganti tecnologici. Le sue flotte, eserciti e forze aeree si sono sciolte. E il consenso politico su cui si è basato negli ultimi sessant’anni – tra socialdemocratici e moderati conservatori in ogni stato membro – si sta sgretolando sotto un assalto nazionalista-populista.

La logica del trumpismo è semplicemente quella di spaccare gli altri imperi, sfruttando il fatto che sono entrambi più deboli degli Stati Uniti, al fine di ottenere concessioni e rivendicare vittorie. Per quelli con la doppia laurea tutto ciò è incomprensibile. Continueranno a trovare da ridire sui successi di Trump. Anche Ottaviano è stato terribile, orribile, non buono, molto cattivo agli occhi di molti dei suoi contemporanei romani. Ma come Augusto, tuttavia, ha trionfato. È una delle lezioni più inquietanti della storia”.

Kamala Devi Harris è nata a Oakland da madre indo-americana immigrata da Chennai e da padre di origine giamaicana.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:34 am

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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:36 am

2) vedasi anche capitoli 6-12 e 27

Ha vinto il male travestito da bene che si farà più baldanzoso su tutta la terra!


Per l'Arcivescovo Carlo Maria Viganò e per noi tutti, Donald J. Trump è l'ultimo Baluardo dell'Occidente.
https://www.youtube.com/watch?v=2rVBnzg1at8
https://www.facebook.com/47781630573501 ... 194429645/


LA RESTAURAZIONE E L'OMBRA DI BANQUO
Niram Ferretti
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nel discorso del Mulino Bianco che Joe Biden, già quasi presidente, ha fatto ieri sera rivolgendosi al paese come padre buono e saggio, vediamo già in scena il volto della restaurazione. Buoni sentimenti e retorica mielosa, ma, dietro questa maschera di buonismo a buon mercato si preparano già i cambiamenti per riportare tutto dove si trovava.
Dal rientro nel trattato di Parigi, già annunciato, al prossimo braccio teso all'Iran e all'Autorità Palestinese, per restare al Medio Oriente.
Altro vedremo in atto.
Trump ha rappresentato una rottura troppo drastica per gli equilibri consolidati, nessun potere occulto, ci mancherebbe, cose molto chiare, en plain air, da l'assetto massmediatico, non solo americano, all'imprenditoria High Tech, dal comparto militare, alla palude putrida di Washington, al Dipartimento di Stato, e, fuori dagli USA, dalla UE alla Chiesa Onlus di Bergoglio. Una gigantesca costellazione di interessi convergenti. Per non parlare della Cina, alla quale, si è contrapposto frontalmente.
Non poteva e non doveva durare altri quattro anni. Rappresentava un pericolo troppo grande. Certo è possibile che si porti a casa la Georgia, il North Carolina e la Pennsylvania (anche se il suo vantaggio si sta prevedibilmente erodendo), ma non gli basterebbero, mentre a Biden basterà solo agguantare il Nevada, dove è in vantaggio, anche se, non esorbitante. Per vincere, Trump dovrebbe fare quaterna. Assai difficile.
Sì, lo so, Trump ha già annunciato battaglia legale, combatterà, come è nel suo stile, fino all'ultimo, non lascerà niente di intentato, ma salvo miracoli, improbabili deux ex machina, si troverà con le spalle al muro.
Una parte assai consistente del paese è con lui e resterà con lui. A nulla valgono gli accenni alla riconciliazione di Biden, inutile girarci intorno. Il paese era profondamente diviso quando governava Obama e lo resterà con Biden. Trump ha impresso un solco profondo, ha polarizzato al massimo, perchè ha davvero voluto imprimere il segno rivoluzionario del cambiamento. Gli americani che hanno votato per lui, non se lo dimenticano.
La Restaurazione esacerberà ulteriormente gli animi. Se, come le cose lasciano prevedere, Trump uscirà di scena, la sua grande ombra resterà sul palco, e, come quella di Banquo, esigerà vendetta.

Gino Quarelo
Se i democratici stanno frodando le elezioni Trump dovrebbe ogni strumento in suo possesso tra cui la polizia, i servizi, le procure, la guardia nazionale e l'esercito e requisire i media.


Usa. Ambiente, sanità, nucleare iraniano, lotta al covid: ecco il programma di Biden
Paolo M. Alfieri sabato
7 novembre 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/bi ... asa-bianca

Il piano per i primi cento giorni alla Casa Bianca del presidente Dem: via il bando anti-islam varato da Trump, mascherine obbligatorie e più cure sanitarie

Ambiente, sanità, nucleare iraniano, lotta al covid: ecco il programma di Biden

In quell’America investita per quattro anni dall’uragano Trump, quattro anni che hanno ridisegnato non solo il Paese ma anche il suo ruolo e i suoi rapporti con il mondo, Joe Biden pensa già ai suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca.

È un’America spaccata e confusa quella che il presidente democratico ha davanti, un Paese che è andato a votare come avesse davanti a un referendum sull’operato di Trump. E ora che, al netto dei lunghi ricorsi legali, le urne hanno parlato, Biden ha chiara in mente la propria strategia.

Sanità, clima, bando anti-islam, Nato, nucleare iraniano: le priorità sono tante, con l’obiettivo di mandare in soffitta l’ideologia dell’«America first» attuata dal repubblicano e marcare un forte segnale di discontinuità con l’Amministrazione uscente, con il ritorno al multilateralismo nelle relazioni internazionali.

«Porrò subito termine al bando anti-islam nel primo giorno di lavoro e lavorerò con il Congresso per approvare una legislazione sui crimini d’odio», la promessa lanciata lo scorso luglio da Biden.

Del «Muslim ban» – su cui s’intersecano le politiche dell’immigrazione e la lotta al terrorismo – Trump aveva fatto una bandiera. Subito bloccato dai ricorsi sull’incostituzionalità di un divieto d’ingresso per i cittadini di Paesi a maggioranza musulmana, il bando era stato più volte riscritto e lasciato infine in vigore dalla Corte Suprema. Ma per Biden quel divieto non ha ragione d’essere e ha anzi alimentato in questi anni «una costante pressione, insulti e attacchi» contro le minoranze tale da aggravare i crimini d’odio.

Occhi puntati anche sulla pandemia di coronavirus. Sull’agenda di Biden c’è l’immediato ritorno degli Usa nell’Oms, abbandonata da Trump perché accusata di essere troppo filo–cinese nella gestione della pandemia. Obiettivo del democratico è un taglio netto con il negazionismo e le posizioni anti–scienza e l’avvio di un piano nazionale per la lotta al coronavirus, con un consistente pacchetto di aiuti a famiglie e imprese in difficoltà. Nelle sue intenzioni c’è anche un obbligo nazionale dell’uso della mascherina, anche se toccherebbe poi alle autorità locali l’ultima parola sulla sua implementazione, e l’aumento di test e tracciamento dei contagi.

Anche sul fronte della lotta al riscaldamento globale la differenza rispetto a Trump è totale. «Oggi l’amministrazione Trump ha ufficialmente abbandonato l’accordo di Parigi sul clima. Ed esattamente tra 77 giorni un’amministrazione Biden vi rientrerà», aveva twittato il democratico nel giorno in cui gli Usa erano usciti formalmente dall’intesa nata per combattere a livello globale gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Biden è quindi pronto a rimettere gli Usa sulla traiettoria dei tagli alle emissioni inquinanti.

L’ex vice di Obama punta anche a far rientrare gli Usa in un altro importante accordo internazionale al fianco degli alleati Ue, quello sul nucleare iraniano, in base al quale Teheran aveva aderito a restrizioni sulle sue attività nucleari in cambio di un allentamento delle sanzioni economiche.
POLITICA INTERNA

Sul piano interno Biden, se sarà presidente, spingerà per l’estensione della riforma sanitaria Obamacare, per quattro anni sotto attacco da parte di Trump che ne ha limitato gli effetti, e per l’avvio di una riforma della polizia, con l’obiettivo di dare ascolto a quanti in questi mesi hanno protestato dopo le uccisioni di afroamericani per mano di agenti bianchi. L’intenzione è provare a pacificare un’America sempre più divisa e attraversata da proteste sociali e razziali, obiettivo non facile visto l’avversione di gran parte dei sostenitori di Trump verso il movimento Black lives matter.

L’incubo di Biden potrebbe essere però il Congresso. Se i democratici hanno mantenuto la Camera, i repubblicani continueranno ad avere il controllo del Senato rendendo l’ex vice di Obama un presidente «dimezzato», soprattutto in politica estera. Una situazione che potrebbe addirittura complicarsi nel 2022, visto che i risultati delle elezioni di metà mandato sono tradizionalmente «ostili» al presidente in carica. Ma c’è tempo, evidentemente, per pensarci già da ora.


Negli USA Colombo verrà rimosso


Demolire le statue razziste? Certo!
https://www.facebook.com/DirittiUmanide ... 3948710790


Gli Stati Uniti d'America, sono uno stato costituito da uomini migrati nei secoli da tutta la terra dove i bianchi sono la stragrande maggioranza e gli amerindi una minoranza e tutti, rossi, bianchi, neri e gialli hanno lo stesso diritto a vivervi nel reciproco rispetto e chi vorrebbe ridurre questi diritti a chicchessia va considerato un mortale criminale razzista antiamericano, nemico dell'umanità, della libertà, della civiltà, della fraternità e della pace.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater



Trump: "Vogliono buttare giù le statue di Gesù"
24/06/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... Obe2N.html

Entro la settimana "firmerò un forte ordine esecutivo" per la protezione dei monumenti. Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump in una conferenza stampa alla Casa Bianca, in riferimento all'abbattimento di statue e monumenti associati al razzismo negli Stati Uniti. "Adesso puntano a Gesù Cristo - ha detto - A George Washington, ad Abraham Lincoln, Thomas Jefferson. Non succederà, non succederà fintanto che io sarò qui".


Grazie Trump: valori doveri e diritti umani e civili, legge e ordine contro il caos, il terrore e la morte, promosse dalla satanica alleanza tra gli internazi comunisti e i nazi maomettani con il consenso e l'avvallo di certa demenziale cristianità rappresentata dall'orrido Bergoglio.


CONTRASTARE I VANDALI
Niram Ferretti
28 giugno 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ora ci saranno conseguenze. Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che proibisce la profanazione dei monumenti pubblici e il vandalismo nei confronti delle proprietà governative. I vandali rischiano dieci anni di carcere.
L'ordine esecutivo stabilisce inoltre che le sovvenzioni federali verranno sospese nei confronti dei governi locali e delle giurisdizioni in cui le forze dell'ordine non hanno agito per proteggere i monumenti pubblici.
Contemporaneamente il Procuratore Generale Bill Barr sovraintenderà alla creazione di una task-force indirizzata a contrastare gli estremisti antigovernativi.
Nel mentre le azioni dei talebani continuano. Alcuni fanatici hanno cercato di rovesciare la statua di Andrew Jackson che si trova a Lafayette Square Park a Washington. Fortunatamente sono stati fermati dalla polizia.
A Portland, intanto, è stata vandalizzata una statua di George Washington insieme a una statua di Thomas Jefferson.
Se li si lascia fare, a breve non esisterà più una sola statua di un presidente americano che non verrà vandalizzata.
L'unico modo di arrestare questa ondata di follia iconoclasta da parte dell'estrema sinistra è attraverso la determinazione della legge.


Arrestato il leader degli estremisti di sinistra che hanno tentato di abbattere la statua del presidente Jackson.

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 0854071001

Giovedì, gli agenti federali hanno arrestato un uomo a Washington che è stato definito il "capobanda" nel recente tentativo di distruggere la statua di Andrew Jackson in Lafayette Square vicino alla Casa Bianca .

Fonti delle forze dell'ordine hanno riferito a Fox News che Jason Charter è stato arrestato nella sua abitazione giovedì mattina, senza incidenti, e accusato di distruzione di proprietà federali.
Queste fonti aggiungono che Charter ha legami con l'Antifa e ha avuto un ruolo guida nella notte del 22 giugno, quando un folto gruppo di manifestanti ha cercato di abbattere la statua.

"Erano molto organizzati", ha detto un funzionario federale delle forze dell'ordine. "Charter era in cima alla statua e dirigeva le persone ... avevano acido, scalpelli, cinghie e una catena umana che impediva alla polizia di raggiungere la statua."

https://www.foxnews.com/politics/feds-a ... hite-house




https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 260203070/



Sostenitori di Trump armati davanti a un crocifisso durante una manifestazione di persone che vogliono abbattere le statue di personaggi del passato.

Questi sono cristiani diversi che non si fanno uccidere ma che si difendono e non offrono l'altra guancia. Io li apprezzo molto. Hanno ragione a non farsi uccidere come Gesù Cristo. Tu forse vorresti che i cristiani fossero tutti come Bergoglio che invita alla mitezza, alla mansuetudine, a sopportare, al martirio, alla dhimmitudine.



Trump, nessuno toccherà Mount Rushmore
I nativi americani chiedono che sia smantellato
04 luglio 2020

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... 4d730.html

(ANSA) - NEW YORK, 4 LUG - Mount Rushmore non sarà mai smantellato, resterà per sempre un tributo ai "nostri eroi, ai nostri padri fondatori". Lo assicura Donald Trump in South Dakota davanti al monumento che vede scalfiti nella roccia i volti di quattro presidenti americani, George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln. I nativi americani da anni chiedono che il monumento sia smantellato. Le parole di Trump arrivano mentre è in atto una campagna per rimuovere dalle città le statue con simboli razzisti.




Un momento critico per l’America e anche per il resto del mondo
Epoch Times Italia
27 novembre 2020

https://m.epochtimes.it/news/momento-cr ... ica-mondo/

Dalla loro fondazione ad oggi, gli Stati Uniti d’America sono stati un punto di riferimento nel mondo, soprattutto per i valori della libertà religiosa e di pensiero.

Tuttavia, molti non si sono accorti che negli ultimi decenni questa grande nazione è stata pesantemente infiltrata dallo spettro del comunismo.

Nel bel mezzo di credibili accuse di frodi e irregolarità elettorali, l’America si trova ora sull’orlo di un burrone e sta rischiando di precipitare nell’abisso del comunismo. Chi pensa che questa sia un’esagerazione, non ha osservato attentamente la situazione.

Lo spettro del comunismo ha dato vita a regimi come l’Unione Sovietica, Cuba, Corea del Nord e la Cina. E la sua ideologia totalitaria ambisce a controllare il genere umano, piuttosto che a farlo prosperare.

Nei Paesi occidentali, la sua avanzata è avvenuta alla luce del giorno. Come scrisse nel 1864 il poeta francese Charles Baudelaire, «la più grande astuzia del diavolo» è convincere le persone che lui non esista.

Durante la Guerra Fredda, il mondo si è ritrovato diviso in due schieramenti militari e politici. Anche se i due sistemi sociali apparivano diametralmente opposti, in realtà lo stesso processo si stava svolgendo su entrambe le sponde, sebbene in forme diverse.

Molti revisionisti occidentali comunisti, socialisti, fabiani, liberali, o progressisti, hanno disconosciuto pubblicamente il modello sovietico e quello cinese; al contempo, però, i loro sforzi hanno condotto le società occidentali verso una struttura sociale simile a quelle dell’Unione Sovietica e della Cina comunista. E questo è avvenuto in gran parte del mondo.

L’Occidente è stato rincuorato dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 e dal crollo dell’Unione Sovietica alcuni anni dopo. Ma in realtà, lo spettro del comunismo non è mai morto. Ha continuato a ‘prosperare’ in Cina, la nazione più popolosa al mondo. E nonostante la fine della Guerra Fredda, il movimento comunista internazionale non ha mai interrotto i suoi sforzi per realizzare una dominazione comunista globale.

Mentre i regimi comunisti proseguivano con le loro rigide dittature, i partiti politici nelle società libere sono arrivati a un punto di crisi. Il comunismo ha sfruttato i punti deboli nei sistemi legali e politici delle nazioni democratiche, manipolando le principali forze politiche. E ora questi sforzi decennali sono arrivati a un passo dal loro obiettivo.

Socialismo

Il socialismo è sempre stato parte del marxismo e del movimento internazionale comunista. Come disse Vladimir Lenin: «Lo scopo del socialismo è il comunismo». Negli Stati democratici, il socialismo ha infatti lentamente eroso le libertà delle persone attraverso la legislazione.

In Occidente, il processo di creazione di un sistema socialista è durato decenni o generazioni, rendendo le persone gradualmente intorpidite, inconsapevoli e assuefatte al socialismo. Ma il risultato finale dei movimenti socialisti implementati gradualmente e tramite vie ‘legali’ non è diverso da quello delle loro controparti violente.

Il socialismo comporta inevitabilmente una transizione verso il comunismo, con le persone che vengono continuamente spogliate dei loro diritti fino a quando quello che rimane è un regime tirannico e autoritario.

Il socialismo sfrutta l’idea di garantire l’uguaglianza nei risultati tramite la legislazione, ma questo obiettivo, apparentemente nobile, va contro la Natura. Infatti, in circostanze normali, le persone hanno diverse credenze religiose, standard morali, attitudini culturali, percorsi di studio, e variano per intelligenza, forza d’animo, diligenza, senso di responsabilità, aggressività, dinamismo, intraprendenza, e molto altro ancora.

In realtà, la spinta del socialismo verso l’uguaglianza trascina giù la moralità umana e priva le persone della libertà di orientarsi verso il bene.

Il socialismo usa il ‘politicamente corretto’ per attaccare le fondamenta del discernimento morale, e costringere artificialmente tutti ad essere uguali. Questo è avvenuto con la legalizzazione e la normalizzazione di ogni sorta di discorsi blasfemi e profani, delle perversioni sessuali, dell’arte demoniaca, della pornografia, del gioco d’azzardo e dell’uso di droghe.

Il risultato è una sorta di discriminazione inversa contro coloro che credono in Dio e aspirano all’elevazione morale, con l’obiettivo di emarginarli e alla fine liberarsene.

L’estrema sinistra e altri poteri di vario genere sono stati in grado di acquisire una grande influenza nei Paesi occidentali, in gran parte grazie all’aiuto dei mass media. Nei Paesi gestiti da regimi comunisti, tutte le testate giornalistiche sono soggette alla censura di Stato, se non direttamente controllati dal Partito Comunista. Nel resto del mondo, la stampa è finita sotto il controllo di interessi finanziari e faziosità di partito. Le notizie e i dibattiti onesti sono sepolti da una valanga di sensazionalismi, di pretese virtù politiche e di notizie false.

In tutto il mondo, i movimenti socialisti e comunisti hanno approfittato dei problemi economici e dell’attuale pandemia per assumere posizioni di influenza, con l’obiettivo finale di rovesciare l’ordine sociale esistente.

Ora lo stesso sta avvenendo anche in America.

Gli Stati Uniti si sono lasciati trascinare dall’ideologia socialista. I media mainstream sostengono le idee di uguaglianza e sostengono gli attacchi del Partito Comunista Cinese (Pcc) contro l’America. Le giovani generazioni americane sono arrivate a vedere di buon occhio il socialismo e sono tra le più entusiaste nel prendere parte a proteste e rivolte volte che mirano a distruggere il patrimonio culturale degli Stati Uniti.

Nel frattempo, la società in generale è arrivata a sostenere l’idea che il governo dovrebbe fornire assistenza sanitaria, istruzione e forse anche il denaro stesso per sostenere le proprie vite. Consapevolmente e inconsapevolmente, stiamo gradualmente scambiando le nostre libertà per un sistema che controlla le persone.

Il socialismo e il comunismo rivendicano il dominio su tutte le proprietà e su tutti gli esseri umani. Il socialismo esige che le persone rinuncino alla loro fede in Dio e prendano invece lo Stato come Dio.

Gli Stati Uniti, un Paese fondato su una fede profonda nella libertà, sono diventati un Paese dove la libertà è stata tradita. Tutto questo ha raggiunto il suo apice con le elezioni del 2020 e le credibili accuse di brogli elettorali.

La nazione che ci guadagna di più è la Cina, dove il Pcc ha governato brutalmente per più di 70 anni, causando la morte innaturale di almeno 65 milioni di persone.

Per la Cina comunista, gli Stati Uniti hanno sempre rappresentato un ostacolo nella strada dei comunisti verso il controllo globale. L’obiettivo del regime comunista è sempre stato quello di rovesciare gli Stati Uniti e diventare la potenza dominante nel mondo.

Per decenni ha lavorato per questo obiettivo, e ora è vicino a raggiungerlo.

I suoi metodi di sovversione sono sofisticati e profondi. Il direttore dell’Fbi Christopher Wray ha dichiarato a luglio che l’agenzia ha quasi 2 mila 500 indagini di controspionaggio aperte relative alla Cina, e che l’agenzia ne apre una nuova ogni 10 ore.

L’ascesa della Cina, tuttavia, è stata fermata e persino invertita durante l’amministrazione Trump, che ha riconosciuto la minaccia mortale posta dal Pcc agli Stati Uniti. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha descritto il Pcc come la «minaccia centrale dei nostri tempi». E il governo ha intrapreso uno sforzo a livello nazionale per liberare gli Stati Uniti dall’influenza del Pcc, così come per contrastare l’aggressione del Partito all’estero. Inutile dire che il regime comunista cinese guadagnerebbe molto dalla fine della presidenza di Trump.

Una battaglia tra bene e male

Il comunismo insegna alla persone a rimpiazzare la fede in Dio con ateismo e materialismo.

Di conseguenza, nel mondo di oggi, i criteri per discernere il bene e il male sono stati invertiti. La rettitudine è additata come malvagità e il vizio come compassione.

All’inizio del XX secolo, il pensiero ateo e antitradizionale ha cominciato a penetrare gradualmente nei programmi scolastici, favorito da esperti pedagogici di sinistra che si sono infiltrati nel mondo accademico e hanno dominato le politiche educative.

Le persone sono state indottrinate con una concezione moderna e mobilitate a sopraffare la minoranza di persone che si aggrappano ostinatamente alla tradizione. Gli intellettuali sollevano pesanti critiche contro le culture popolari di tutto il mondo, promuovendo pregiudizi di vedute ristrette tra il loro pubblico poco esigente. Si abusa dei concetti di pensiero critico e creativo per contrapporre le giovani generazioni all’autorità, impedendo loro di assorbire la conoscenza e la saggezza della cultura tradizionale.

Nei Paesi comunisti, dopo aver massacrato i depositari della cultura tradizionale, la maggior parte della popolazione è stata indottrinata a partecipare alla rivoluzione. Dopo che il Pcc ha preso il potere, ci sono voluti 25 anni per allevare una generazione di ‘cuccioli di lupo’, un termine cinese per coloro che sono cresciuti sotto il comunismo e sono stati indottrinati a odiare e uccidere i nemici di classe. Sono stati incoraggiati a combattere, distruggere, derubare e bruciare indiscriminatamente.
Militanti del Partito Comunista Cinese appendono un cartello al collo di un cinese durante la Rivoluzione culturale del 1966. Le parole sul cartello indicano il nome dell’uomo e lo accusano di essere un membro della ‘classe nera’. (Pubblico dominio)

Il Pcc alimenta attivamente il sentimento omicida. Durante la Rivoluzione culturale, le ragazze adolescenti picchiavano apertamente a morte i loro insegnanti come parte della crociata ideologica di Mao.

In Occidente, i partiti comunisti si riallacciano con orgoglio alle esperienze della Rivoluzione francese e della Comune di Parigi. Ma ogni rivoluzione e insurrezione è stata avviata da folle senza scrupoli, senza vergogna e senza compassione.

Il comunismo è un flagello per l’umanità. Il suo obiettivo è la distruzione dell’umanità, e le sue disposizioni sono meticolose e precise.

La cultura umana, invece, è stata trasmessa all’uomo dal Divino. Se gli uomini distruggono la loro cultura e tradizione, e se la moralità della società crolla, allora non sarà più possibile comprendere il divino.

Ma è possibile infrangere il progetto di distruzione dello spettro comunista rifiutando attivamente la sua influenza e seguendo Dio, recuperando le proprie tradizioni ed elevando la moralità.

Questa è un’epoca di disperazione e speranza.

Questo articolo è basato in parte sulla speciale serie di editoriali ‘Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo’. Per leggerla clicca qui.
https://www.epochtimes.it/news/come-lo- ... -capitoli/

Articolo in inglese:
America’s Critical Point in Time
https://www.theepochtimes.com/americas- ... 93545.html


Gino Quarelo
Questo articolo sull'America e sul socialismo/comunismo per molti versi condivisibile da parte mia, inciampa però nel confondere la spriritualità con la religiosità e la religione o meglio le religioni che sono tutte un sistema ideologico e totalitario utopico, falso e traviante al pari dell'ideologia social comunista che tanti danni ha fatto e fa all'umanità; religiosità ideologica non spirituale che manipola il divino naturale e che genera conflitti esistenziali personali e politico-sociali ed etnici violenti ed irrisolvibili fonte perenne di guerre tra comunità e stati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:37 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:37 am

3)

Senza il nostro biondo campione la Cina non paghera per il suo crimine di aver lasciato irresponsabilmente che il virus si diffondesse e infettasse il mondo ed estendera il suo impero capital comunista in tutto il mondo a nostro danno.


Caro Trump, vinci e liberaci dalla trappola cinese
Alfredo Mosca
2 novembre 2020

http://www.opinione.it/politica/2020/11 ... ert%c3%a0/

Innanzitutto una preghiera laica, commossa, profonda e di cordoglio, per Gigi Proietti. Dopo un gigante del cinema come Sean Connery, se ne è andato un gigante del teatro. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerli tutti e due, 007 occasionalmente in una serata, Gigi invece molto da vicino anche in casa per vedere la Roma assieme ad altri amici a suon di battute, barzellette e sonetti di Trilussa, uomo straordinario assolutamente fuori dall’ordinario.

Tornando ad oggi e alla vita per come purtroppo la vediamo, ci ritroviamo di fronte al nodo di Gordio dell’Occidente, a quel laccio inestricabile del contadino, che Alessandro Magno recise con la spada cambiando con quel gesto il volto della storia e della sua strada. Qui non si tratta di fantascienza, ma di una analisi fatta in coscienza di ciò che succede ovunque tranne in Cina, da quando un anno fa è apparso un virus più misterioso che pericoloso, per via del quale si cerca di cambiare l’intero stile di vita occidentale, secoli di abitudini, libertà e tradizioni, che rischiano di crollare per sempre a furor di suggestioni e imposizioni.

Perché sia chiaro, è più letale la paura e l’ossessione del Covid-19 che si è creata dei suoi numeri reali, basterebbe confrontarli con quelli di altri virus molto ma molto più letali, insomma parliamo di una mortalità intorno o sotto il due percento e di una infinità di asintomatici. Per non dire che sui tamponi effettuati non c’è certezza assoluta e scientifica dei risultati, oltre al fatto che l’età media delle vittime è vicina agli 80 anni e che la stragranparte soffriva di gravi patologie pregresse e infine che il numero dei guariti è enormemente più grande degli ammalati.

Dunque il problema non è sull’esistenza o meno del virus che c’è ed esiste, ma sul perché sia fuggito dalla Cina che stranamente è l’unico Paese al mondo uscito subito e indenne, che ha ripreso quasi immediatamente la normalità, la crescita economica, la produzione, l’accumulazione di riserve finanziarie della nazione. Come mai?

Come mai la Cina proprio in questi ultimi anni ha stretto e consolidato affari immensi con l’asse franco-tedesco, ha investito e comprato mezza Africa, da noi sta entrando ovunque compresi i settori più strategici grazie alla compiacenza dei grillini, come mai ha abolito il figlio unico ed è iniziato un programma gigantesco di ampliamento e svecchiamento della popolazione che è già la più grande del mondo?

Come mai proprio ora nell’impero celeste c’è un censimento puntuale degli abitanti che arriva anche in quei territori fino ad ora trascurati per non dire sconosciuti perfino a loro; come mai due anni fa il congresso del popolo ha dato poteri assoluti e soprattutto a vita a Xi Jinping rendendolo più potente di Mao in un regime dittatoriale trasformato apposta in Pluto comunista?

Come mai è stato Clinton, confermato da Barack Obama, a consentire nei fatti l’ingresso della Cina nel Wto contro ogni logica di mercato perché ogni controllo delle regole era implicito fosse negato, visto che la Cina dispone come vuole senza che si possa verificare come succede ovunque nel mondo democratico occidentale, al punto tale da sconvolgere i mercati con l’invasione globale di prodotti realizzati in concorrenza sleale anziché precisa e puntuale?

Come mai al posto di un Papa impegnato a difendere le radici cristiane, la proprietà frutto del lavoro degli uomini e donne di buona volontà, la tradizione culturale occidentale, si è fatto un blitz per sostituirlo con uno opposto che si è accordato con la Cina per il tipo d’attività pastorale e i nomi dei cardinali in quella terra per non dire dell’attacco ai patrimoni privati da trasformare in collettivi? Partisse dal Vaticano.

Infine come mai solo il mondo della destra liberale ,conservatrice e repubblicana, che non ama la sinistra statalista assistenzialista e collettivista e quella più pericolosa comunista e monopolista della Cina, sta subendo, Donald Trump in testa, attacchi sfrenati continui e smisurati da parte dei governi di centrosinistra del pianeta, dei mezzi d’informazione, dei radical chic, nel tentativo di delegittimarla e soppiantarla a favore di governi e amministrazioni compiacenti a partire dai democratici di Joe Biden in America?

Perché la politica mondiale si scaglia su Trump, anziché attaccare la Cina, metterla nell’angolo, farsi spiegare come sia fuggito il virus, il perché del silenzio iniziale, come abbia fatto ad uscirne indenne meglio di prima, perché sia l’unica pronta a comprare tutto a partire dall’Italia dove dopo il 5g e tanto altro, sta piazzando monopattini, banchi di scuola, mascherine, ed è passata alla richiesta delle infrastrutture porti in testa?

Ecco perché scriviamo da prima che uscisse il Gran reset, che è in corso il definitivo attacco alla cultura della destra liberale occidentale, con un guerra non militare ma virale, Covid insomma, per, sottomettere, cambiare, la società e le persone, attraverso la paura, la suggestione, l’imposizione strumentale per un virus creato magari in laboratorio e trasformato ad hoc dal quarto potere in micidiale, contro ogni logica reale riconosciuta da una grande quantità di esperti e di scienziati trascurati e sottaciuti a vantaggio di quelli che incutono morte e terrore.

In Italia poi non ne parliamo, non solo perché i giallorossi sono sdraiati sulla Cina, piegati all’asse franco-tedesco che vorrebbe ridurci alla fame, costringerci al Mes, perché il trattato prevede la Troika, leggere per credere, ma stiamo subendo provvedimenti incoscienti e da follia senza riscontri, senza strategia, stiamo uccidendo sia l’economia e sia la democrazia, nel silenzio generale.

Del resto vi pare normale parlare di polizia in casa, di abolizione delle dimostrazioni d’affetto, di nuove regole sessuali, di numeri obbligati degli amici in casa, di coprifuoco, di settantenni reclusi vivi, vi pare normale insistere sull’utilizzo dei patrimoni individuali sudati e accumulati a suon di tasse e di lavoro, oppure la limitazione a ripetizione della libertà costituzionale, ridurre consapevolmente sul lastrico centinaia di migliaia di aziende e milioni di lavoratori dandogli in cambio un piatto di lenticchie, vi pare normale parlare addirittura di conseguenze fisiche a vita degli effetti del virus sui contagiati?

Cari amici, siamo stati lunghi ma valeva la pena perché siamo ancora in tempo per aprire gli occhi sulla realtà, che non vuol dire negare il virus e le cautele, ma nemmeno farci lobotomizzare da un piano, da una trappola cinese con la compiacenza del governo del Paese, ecco perché urliamo Trump vinci e salvaci, taglia il nodo di gordio Pluto comunista, liberarci da questo incubo mortale e restituisci al mondo la libertà reale e originale.



La Cina "inonda" l'America di spie
Gordon G. Chang
3 gennaio 2021

https://it.gatestoneinstitute.org/16916 ... erica-spie

L'influenza della Cina, l'intelligence e i suoi tentativi di infiltrazione stanno travolgendo l'America. La Cina ha centinaia – forse migliaia – di agenti negli Stati Uniti che identificano, adescano, appoggiano, influenzano, compromettono e corrompono gli americani nell'ambito politico e in altri settori importanti. Nella foto: il consolato cinese a Houston, il 22 luglio 2020, il giorno prima che il governo americano lo chiudesse per essere stato "un centro di spionaggio e di furto della proprietà intellettuale", nelle parole del segretario di Stato Mike Pompeo. (Foto di Mark Felix/AFP via Getty Images)

Le rivelazioni di questo mese sul deputato democratico della California Eric Swalwell evidenziano la completa penetrazione di Pechino nella società americana.

L'influenza della Cina, l'intelligence e i suoi tentativi di infiltrazione stanno travolgendo l'America. Data l'emergenza, Washington dovrebbe chiudere immediatamente tutte le basi operative cinesi negli Stati Uniti, compresi i suoi altri quattro consolati.

Forse l'aspetto più sorprendente della notizia su Swalwell è che Fang Fang, una sospetta agente del Ministero della Sicurezza di Stato cinese nota anche come "Christine", lo contattò per la prima volta non mentre lui era membro del Comitato di Intelligence della Camera, ma quando sedeva nel Consiglio comunale di Dublin, in California.

La Fang ha seguito e promosso la carriera di Swalwell quando lui venne eletto alla Camera dei Rappresentanti e assegnato a un comitato di grande interesse per la Cina.

La Cina ha centinaia – forse migliaia – di agenti negli Stati Uniti che identificano, adescano, appoggiano, influenzano, compromettono e corrompono gli americani nell'ambito politico e in altri settori importanti.

Per identificare e lavorare con tutti gli Swalwell del caso, gli agenti cinesi possono addirittura arrivare ad essere centinaia di migliaia. Darrell Issa, deputato repubblicano della California, l'11 dicembre ha detto a Fox News che ci sono "centinaia di migliaia di persone che agiscono da spie e che sono coordinate dalla Cina".

Pechino ha un approccio da "mille granelli di sabbia" per intervistare studenti, turisti, imprenditori e imprenditrici che tornano in Cina, raccogliendo informazioni apparentemente insignificanti. Tuttavia, Pechino è in grado di confrontare il materiale raccolto, utilizzando la sua crescente intelligenza artificiale e altre capacità.

La Fang sembra essere più di una semplice raccoglitrice di informazioni. Potrebbe anche avere "incastrato" Swalwell, che deve ancora respingere le accuse di una relazione sessuale con la donna. La Fang è arrivata in America intorno al 2011 per studiare alla Cal State University East Bay, dove dirigeva un gruppo politico, una sezione locale dell'organizzazione Asian Pacific Islander American Public Affairs. Al momento, la Cina ha circa 370 mila studenti nei college e nelle università americane. Il numero degli studenti cinesi è triplicato in un decennio.

Ogni studente è un potenziale agente perché tutti sono obbligati per legge a commettere spionaggio contro gli Stati Uniti. Gli articoli 7 e 14 della National Intelligence Law cinese del 2017 prevedono che ogni cittadino cinese svolga attività di spionaggio, se richiesto. Inoltre, nessun cittadino cinese può opporsi alla richiesta di condurre attività di spionaggio – o di compiere qualsiasi altro atto – nel sistema verticistico del Partito Comunista.

Non a caso la Cina impiega sistematicamente i propri cittadini per raccogliere informazioni e utilizzare strutture diplomatiche per gestirle. La Fang, ad esempio, era in contatto con un diplomatico sospettato di essere un agente del Ministero della Sicurezza di Stato, con sede nel consolato di San Francisco.

Questo consolato ha perfino ospitato un ricercato dall'FBI. Tang Juan ha finito per arrendersi alle autorità americane il 24 luglio scorso dopo che aveva lasciato un mese prima il rifugio sicuro. La Fang è sospettata di aver occultato i legami con l'esercito cinese mentre lavorava come ricercatrice di biologia presso l'University of California Davis.

A luglio, il Dipartimento di Stato ha ordinato la chiusura del consolato cinese a Houston. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha dichiarato che la struttura è stata "un centro di spionaggio e di furto della proprietà intellettuale". Si ipotizza che il consolato sia stato usato per acquisire illecitamente, tra le altre cose, la tecnologia di trivellazione petrolifera delle vicine aziende del Texas.

Anche il consolato cinese a New York è un centro di spionaggio. James Olson, un ex capo del controspionaggio della CIA, ha "prudentemente" stimato che la Cina, nelle parole del New York Post, "ha più di un centinaio di funzionari dell'intelligence che operano in città in qualsiasi momento". New York City, ha detto Olson, è "sotto assalto come mai prima d'ora".

Pompeo ha detto al quotidiano newyorkese che questi funzionari dell'intelligence operano dal consolato di New York e dalla missione cinese presso le Nazioni Unite.

Gli agenti cinesi stanno sovraccaricando di lavoro le forze dell'ordine statunitensi. Il direttore dell'FBI Christopher Wray, nel luglio scorso, in occasione di un evento promosso dall'Hudson Institute, ha dichiarato che "quasi la metà" dei casi di controspionaggio del bureau sono a carico della Cina. L'FBI apre un caso di controspionaggio "collegato alla Cina" quasi ogni 10 ore.

Nel febbraio 2018, parlando davanti al Comitato di Intelligence del Senato, Wray affermò che la Cina utilizza "raccoglitori [agenti] non tradizionali, soprattutto in ambito accademico, che si tratti di professori, scienziati, studenti", qualcosa che "ravvisiamo in quasi tutte le sedi che l'FBI ha in giro per la nazione".

A volte, i diplomatici si dedicano direttamente allo spionaggio. Secondo uno studio condotto da Anastasya Lloyd-Damnjanovic per il Woodrow Wilson International Center for Scholars, questi diplomatici "cercano docenti e personale per ottenere informazioni in modo coerente con la raccolta dati nell'ambito dell'intelligence".

Dan Hoffman, un ex capo della CIA, il 10 dicembre, ha detto a Harris Faulkner di Fox News che "la Cina sta inondando la zona".

C'è un modo per far fronte a questa emergenza "inondazione" spionaggio: chiudere le basi operative della Cina negli Stati Uniti. Ciò significa chiudere gli altri quattro consolati di Pechino – a Chicago, Los Angeles, New York e a San Francisco – e ridurre sostanzialmente lo staff dell'ambasciata. In realtà, l'ambasciata necessita solo dell'ambasciatore, del suo nucleo familiare e dei collaboratori personali, e non delle centinaia di persone attualmente assegnate lì.

Pur riducendo all'osso lo staff dell'ambasciata, il Dipartimento di Stato dovrebbe espellere l'attuale ambasciatore, Cui Tiankai. Lui e qualcuno del consolato di New York hanno cercato di reclutare come spia uno scienziato in Connecticut.

Washington può dire a Pechino che può inviare un altro ambasciatore, ma dovrebbe avvertire i cinesi che verrà espulso al primo segno di condotta impropria.

Pechino si limiterà a trasferire spie nelle banche e nelle imprese che operano negli Stati Uniti? Probabilmente, ma ci vorrà tempo e, in ogni caso, Washington può ordinare la chiusura anche degli avamposti non diplomatici. A tal proposito, il presidente Trump può usare il Trading with the Enemy Act del 1917 e l'International Emergency Economic Powers Act del 1977 per porre fine al commercio, agli investimenti e alla cooperazione tecnologica con un regime che utilizza tali legami per svolgere attività di spionaggio.

Ovviamente, la Cina reagirà, chiudendo i consolati statunitensi e riducendo il personale dell'ambasciata americana a Pechino. Gli analisti argomenteranno che poiché l'America è una società aperta e la Cina è una società chiusa, Washington ha bisogno di avamposti diplomatici in Cina più di quanto i cinesi abbiano bisogno dei loro in America.

Si tratta di un valido argomento, ma gli Stati Uniti dovrebbero comunque agire in modo tale da mostrare a Pechino che sono assolutamente decisi a difendersi. Niente dimostra "la determinazione politica" quanto l'essere disposti a subire un brutto colpo.

Altri diranno che le aziende americane in Cina hanno bisogno dell'appoggio consolare. E ovviamente è così. Io ritengo che sia nell'interesse dell'America rilocalizzare le imprese statunitensi al di fuori della Cina, sia per motivi etici sia per altre ragioni. La perdita del sostegno consolare sarà per loro un motivo in più per fare le valigie in fretta.

Le spie cinesi stanno invadendo l'America e le misure meno drastiche hanno fallito. È ora dunque di fare qualcosa di efficace.

Gordon G. Chang è l'autore di "The Coming Collapse of China", è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:38 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:38 am

4)

Lo strapotere e la censura dei social schierati proinvasione e il meticciato forzato e violento, pro islam e la nostra dhimmitudine forzata e violenta, pro governo mondiale con il suo totalitarismo antinazionale, illiberale e violento



FACEBOOK E TWITTER SONO STRUMENTI DELLA PROPAGANDA DEMOCRATICA E STANNO CENSURANDO INCHIESTE GIORNALISTICHE CHE POTREBBERO PREGIUDICARE LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CANDIDATO DEMOCRATICO.
FAZIOSITÀ E CENSURA STILE UNIONE SOVIETICA O COREA DEL NORD!

L'Osservatore Repubblicano
15 ottobre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5616128524

Questo per quanto riguarda le affermazioni di Facebook di essere una piattaforma neutrale : uno dei suoi migliori dirigenti ha fatto entrare saldamente il gigante dei social media nel campo dell'avversario di Trump. E Twitter ha presto seguito l'esempio.
Andy Stone, responsabile delle comunicazioni politiche di Facebook, si è vantato di aver seppellito l'inchiesta giornalistica del New York Post nella quale Hunter Biden aveva favorito l'incontro di un dirigente della società Burisma con suo padre nel 2015 a Washington DC.
Il tweet di Stone mercoledì mattina: “Anche se intenzionalmente non collegherò al New York Post, voglio essere chiaro che questa storia può essere verificata dai partner di controllo dei fatti di terze parti di Facebook. Nel frattempo, stiamo riducendo la sua distribuzione sulla nostra piattaforma ".
In poche ore, Twitter ha impedito agli utenti di twittare la storia, con un trucco high-tech che ti permetteva di postarla, solo per inviare il tuo tweet in un limbo di contenimento. La sua scusa era la presunta "mancanza di rapporti autorevoli sulle origini dei materiali inclusi nell'articolo", che potrebbe - potrebbe ripeto! - violare la sua "Politica sui materiali compromessi".
Che il Post abbia chiarito molto chiaramente come le informazioni siano finite in possesso del giornale non aveva importanza.
Prima censura, poi fai domande: è un atteggiamento oltraggioso da adottare per due delle piattaforme più potenti degli Stati Uniti.
Stone di Facebook rivela persino il suo pregiudizio politico tramite la breve biografia che pubblica su Twitter che mostra la sua lunga storia di lavoro per i Democratici, tra cui l'ex senatrice di sinistra Barbara Boxer della California e il Democratic Congressional Campaign Committee.
Sebbene non specifichi cosa significhi "questa storia", può essere solo il nostro scoop su Hunter: le email mostrano che Hunter ha presentato un dirigente di Burisma, l'azienda ucraina di gas naturale nel cui consiglio Hunter stesso era seduto, a suo padre mentre lui era la seconda carica più potente degli USA.
E questo meno di 1 anno prima che il padre di Hunter facesse pressioni sul governo ucraino per far licenziare il procuratore che indagava su Burisma.
Il padre di Hunter, alias Sleepy ha insistito sul fatto che "non aveva mai parlato con suo figlio dei suoi rapporti d'affari all'estero", una dichiarazione in contrasto con l'enorme raccolta di dati recuperati da un laptop in un'officina del Delaware.
Nessuno mette in dubbio la veridicità della storia del Post, nemmeno Hunter Biden. Il suo avvocato George R. Mesires non si sarebbe degnato di commentare la segnalazione, semplicemente attaccando il messaggero. La campagna del candidato democratico ha fatto lo stesso, liquidando tutto come "screditato", pur dicendo con attenzione che nessun incontro del genere si è presentato nel programma ufficiale del padre di Hunter in quelle date. (Beh, se non era "ufficiale", immagino che non sia successo.)
Per quanto riguarda la paura di Twitter di violazioni degli hacker: la nostra storia spiega da dove provengono le informazioni e una commissione del Senato ora conferma di aver ricevuto anche i file dalla stessa fonte.
Eppure Facebook e Twitter stanno deliberatamente cercando di impedire ai propri utenti di leggere e decidere da soli cosa significa.
Questo quando nessuno dei due ha fatto nulla per limitare l'accesso alla recente storia del New York Times sulle dichiarazioni dei redditi del presidente Trump. E il Times non ha detto una parola su come ha ottenuto quei dati personali riservati - non è possibile hackerare lì, Twitter?
Un dirigente di una delle piattaforme mediatiche più potenti del paese, che si vanta dei suoi anni di lavoro come operativo democratico, vantandosi pubblicamente del suo tentativo di impedire agli americani di conoscere qualcosa di imbarazzante sul candidato presidenziale democratico.
E poi un importante concorrente si precipita a sopprimere completamente la stessa storia.
Facebook e Twitter non sono piattaforme multimediali. Sono macchine di propaganda.



No! Che i principali network televisivi americani stacchino la linea al Presidente Donald J. Trump
in conferenza stampa perché ritengono che siano "bugie" e che dunque non debbano andare in onda è un atteggiamento vomitevole.

L'Osservatore Repubblicano
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5380963214

Fosse anche un discorso assurdo, stiamo parlando del Presidente degli Stati Uniti d’America che, piaccia o non piaccia, lo sarà ancora fino al 20 gennaio in ogni caso.
I fake and fraudolent media, con il loro doppiopesismo, la partigianeria e la militanza ideologica, hanno assunto un atteggiamento inaccettabile. I professionisti dell'informazione hanno il compito di mostrare ciò che accade, ed eventualmente verificare le informazioni o anche commentarle, ma non di assolutamente di decidere loro per noi quali siano le opinioni accettabili e quali no.
Twitter e Facebook da due giorni non stanno facendo altro che oscurare e censurare a tutta birra chi osa esprimere dubbi sui conteggi.
Ma intanto, nessuno si pone le domande che contano: perché dopo due giorni dalla chiusura dei seggi in molti Stati che erano arrivati oltre il 50% dello spoglio, non si sa ancora il vincitori, mentre addirittura in Nord Carolina, Arizona e Georgia lo spoglio e fermo quando la notte elettorale era arrivato oltre il 95% dello spoglio?
Qualcuno potrà continuare a sorridere, ma non possiamo fare a meno di notare che questi sono tempi molto duri per la #Democrazia e la tenuta del mondo occidentale. A meno che qualcuno non abbia già deciso di adottare il modello #Cina, anche e non solo inteso come #lockdown per fermare la pandemia.


Domani 17 novembre i cei di Twitter e di Facebook dovranno rispondere della loro censura eversiva del Presidente davanti al Congresso USA
https://www.facebook.com/photo?fbid=210 ... 8366500598



Il senatore Ted Cruz mette sotto torchio il CEO di twitter Jack Dorsey
(sottotitoli in ITALIANO !!)
18 nov 2020

https://www.youtube.com/watch?v=UU0r6l5 ... e=youtu.be

Republican Senator GRILLS Zuckerberg on Facebook, Google, and Twitter collaboration
17 nov 2020
https://www.youtube.com/watch?v=pOdrPruSnrw
At a Senate Judiciary Committee hearing, Facebook's Mark Zuckerberg gets grilled by Sen. Josh Hawley about whether his company collaborates on content moderation policy with Google and Twitter.



QUELL’IMBARAZZO
Josef Jossy Jonas
19 novembre 2020

https://www.facebook.com/josef.jonas3/p ... 3173888199

Ieri i proprietari di Facebook e di Twitter si sono presentati davanti ad una commissione del Senato Americano per essere interrogati sul sospetto di aver influenzato le opinioni di milioni di utenti ed aver così tentato di influenzare le elezioni.
Il proprietario di Facebook era il più imbarazzato; ad ogni domanda si schiariva la gola, diceva:”Senatore...io, ehm, il mio team, ehm e...cioè”.
Le accuse pesantissime:
1)”Avete o non avete deliberatamente censurato tweet e post di alcuni politici? Se si, ci può fornire la lista di chi è quanti candidati o sostenitori di Trump o di Biden avete bloccato?”
Risposta: “Ehm, non sono sicuro di avere queste informazioni però poi mi informo”.
Sen: “Lei non sa come funziona la sua azienda?” Si impegna a fornire questa lista?”
Zuck : Sarò lieto di collaborare con questa commissione etc etc”
Sen: “Yes or not!”.
Zuck:”Seguirò con attenzione nei prossimi giorni e la contatterò”.
Sen: “Va be’. È vero che conservate i dati di tutti gli utenti e che potete leggere le conversazioni di messanger?”
Zuck”: Senatore, ehm, a, a...cioè ci sono algoritmi che filtrano...la nostra policy è mettere in contatto tutti per un mondo migliore etc etc”.
Sen:”Le ripeto la domanda (tre volte, La risposta non è mai stata si o no).
Sen:”È vero che avete un programma che si chiama Task con il quale verificate e conservate ogni singola azione dell’utente, compresi i tweet, le ricerche su Google etc”.
Zuck: Senatore, ehm, a, non mi suona familiare questo nome”.
Sen:” Va be’, allora mi risponda a questa domanda: “È vero o non è vero che tra voi Google e Twitter esistono incontri ed accordi per stabilire gli orientamenti da favorire? Yes or not!”
Zuck:”le nostre policy sono volte a limitare o censurare i post che incitano alla violenza, pedofilia e a creare un mondo migliore e etc etc”.
Questa è altre domande ripetute tre volte senza risposta e il senatore sbotta: “Ahhhoooo questo non ha risposto a nessuna domanda, siete proprietari delle due più grandi informazioni del mondo e non sappiamo come le gestite”.
Zuck: “Senatore, ehm ah cioè, noi vogliamo creare connessioni per un mondo migliore e combattere la violenza e la pedofilia etc etc”.
Sen: “We must take action!”
Stesse domande più o meno a Twitter, meno imbarazzato e più preparato ma davanti alla domanda: “Vi considerate un editore?”
Dorsey:”Diffondiamo notizie”.
Sen:”e chi diffonde notizie non è un editore?”
Sen:”Riguardo ai post o al tweet di Trump del 5 novembre, ch e perché è stato deciso di bloccarlo? Quali sono i criteri con i quali stabilite chi e cosa bloccare?”
Risposte vaghe come le previsioni del tempo su Frattamaggiore (Na).
Guardatelo, fa rabbia il loro imbarazzo democratico.
Buongiorno cari elettori ed elettrici.



FACEBOOK E TWITTER HANNO FINANZIATO BIDEN? SI SPIEGANO LE CENSURE CONTRO TRUMP
16 novembre 2020

https://www.byoblu.com/2020/11/16/faceb ... tro-trump/

Le ultime elezioni presidenziali americane hanno dimostrato un fatto. Il ruolo decisivo svolto dalle grandi piattaforme dei social network nell’esito finale delle votazioni. Perché Twitter e Facebook non si sono solo limitate a svolgere il ruolo di base ospitante dei messaggi lanciati dai due candidati.

Tutte le censure ai danni di Donald Trump

Durante quest’ultima tornata elettorale i due colossi della Silicon Valley sono entrati a gamba tesa nello scontro tra democratici e repubblicani, convergendo sistematicamente contro un unico obiettivo: Donald Trump. Dopo aver sospeso il profilo del tycoon per dodici ore a causa di un’affermazione sull’idrossiclorochina, Twitter ha monitorato il profilo di Trump come un cane segugio, in particolare nei giorni a ridosso e successivi alle votazioni.

La maggior parte dei tweet del Presidente americano polemici sulla validità delle votazioni sono stati accompagnati da messaggi automatici del social network. Frasi del tipo “questo reclamo sulla frode elettorale è contestato” e “fonti ufficiali hanno definito questa elezione in modo diverso” continuano a fare da cornice ad ogni cinguettio del Presidente.

Su Facebook è la stessa storia. Ad ogni post fa seguito una precisazione del social network volta a delegittimare quanto scritto da Donald Trump.

I finanziamenti di Twitter e Facebook al Partito Democratico

Ma questa metodica attenzione ossessiva nei confronti di Trump è dovuta a un naturale senso civico di queste aziende private oppure c’è dell’altro? In realtà non è così difficile scoprire che sia Facebook che Twitter hanno partecipato finanziariamente alle elezioni americane e d’altronde non poteva essere diversamente visti gli interessi in gioco. Un istituto di ricerca apartitico di Washington, l’Open secrets, rivela che le aziende hight tech della comunicazione hanno investito 317 milioni di dollari in queste elezioni, di cui il 79,8% destinato a finanziare proprio il Partito Democratico.

Percentuale che sale se si prendono in considerazione Google, Facebook e Twitter la cui percentuale di investimento nel Partito Democratico supera l’80% della loro quota totale. Alla luce di questa mole di denaro investita diventa difficile credere che delle aziende private possano agire senza tentare con ogni mezzo di far rendere al massimo i loro investimenti. E infatti oltre alle censure mirate sui post di Trump, Twitter si è reso protagonista di un altra vicenda discutibile.

La censura sull’inchiesta contro Biden

Lo scorso ottobre, in piena corsa elettorale, Twitter ha bloccato la condivisione di un’inchiesta del New York Post che avrebbe rivelato l’esistenza di oscuri legami tra Joe Biden e un dirigente ucraino del gas naturale. Un atteggiamento da cui aveva preso le distanze lo stesso Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter che aveva definito “inaccettabile” la censura senza spiegazioni dell’articolo. Possiamo però credere che il numero uno di Twitter non sia in grado di controllare quello che succede sotto di lui?

Da questa vicenda la democrazia americana, ritenuta modello mondiale, ne esce decisamente con le ossa rotte. Perché come è possibile pensare di garantire equità e trasparenza quando due aziende private possono influenzare l’opinione degli elettori verso la scelta che porterà maggiori benefici ai loro investimenti?


La censura dei social: l’ultima preoccupante frontiera del pensiero unico
22 novembre 2020

https://www.shalom.it/blog/editoriali-b ... o-b1029861

Sono passati quasi sei secoli dal primo rogo di massa del Talmud (Parigi 1242), un atto che le autorità religiose e politiche ripeterono poi moltissime volte, naturalmente con l’ottima intenzione di preservare le indifese e innocenti anime dei fedeli dalle fake news ebraiche.
Il gesto fu ripreso su scala più vasta in Germania nel 1933, ma ci sono precedenti anche più antichi, come il rogo della biblioteca di Alessandria deciso nell'anno 642 da parte del generale ʿAmr ibn al-ʿĀṣ. Tutti più o meno motivati dalla saggia esigenza di impedire la diffusione di eretiche fake news, dannose per il popolo e diffuse da torvi agenti del male.
Il problema, dal mio punto di vista, non è solo l’arbitraria e inaccettabile scelta da parte dei censori di ciò che andava sottratto alla vista dei loro concittadini in quanto “diseducativo”, ma la mossa in sé. Da incorreggibile ottimista, pensavo che gli ostacoli “illuminati” alla diffusione dei pensieri “sbagliati” non fossero oggi più di moda se non magari in quel che resta dei regimi comunisti e negli stati islamici. E invece no, viviamo nel bel mezzo di una nuova potente spinta alla censura, la “cancel culture” che è arrivata fino a togliere la parola al Presidente degli Stati Uniti.
Non si dica che questa pratica riguarda solo qualche brutta statua negli Stati Uniti e Twitter e Facebook, i social media che per definizione diffondono “demenza digitale” e più ne eliminano meglio è. Ci sono stati di recente editori esclusi dai circuiti di vendita internazionali perché israeliani e sionisti; conferenzieri affermati espulsi da primarie università inglesi e americane per lo stesso motivo o magari perché si sono espressi per il partito “sbagliato”. Di fatto la questione è politica. Non si tratta di impedire falsità “innocenti”: nessuno vi bloccherà su Facebook se scrivete “2+2=5” o “la capitale della Francia è Bonn”. Il punto è bloccare pensieri che non siano stati prima approvati dagli “apparati ideologici di Stato”, come li definì Althusser. Per esempio affermazioni eterodosse sulle elezioni americane o sulla famiglia Biden o sull’Unione Europea. Queste eresie non devono essere diffuse. Naturalmente per il bene del pubblico, che, chissà, potrebbe farsene traviare e votare come non deve. Politici, giornalisti e sedicenti intellettuali approvano entusiasti questa nuova censura, che quasi mai è affidata ai tribunali, raramente a istituzioni pubbliche che comunque ne dovrebbero rispondere, ma viene per lo più delegata agli estremisti in piazza e nel web ai gestori privati delle grandi compagnie informatiche, come nelle recenti proposte di legge francese, tedesca e austriaca e nella pratica di questi mesi negli USA. Stranamente questi elogi dilagano anche su pagine che intendono rappresentare gli ebrei italiani. Da ottimista, pensavo che almeno noi ne fossimo vaccinati. Ma non c’è limite alla volontà di prevaricare, per chi ha la buona coscienza di farlo per il Bene, la Verità e il Progresso.



Social Network da spazi di libertà a nuovi censori: si sono piegati alle pressioni della sinistra e dei media tradizionali
Atlantico Quotidiano
30 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... dizionali/

Forse avete notato che, su Facebook, ogni post mandato online da Trump, o su quel che dice Trump riguardo le elezioni, viene pubblicato con un commento. Questo commento rimanda spesso a ulteriori informazioni, su siti che sono quasi sempre ostili a Trump, con l’intento di smentire le sue dichiarazioni. In altri casi Facebook si sente come in dovere di specificare che “le elezioni negli Stati Uniti sono storicamente libere ed eque”, affermazione per altro non vera (anche nell’elezione di Kennedy nel 1960 furono contestati brogli) tratta dal think tank bipartisan Policy Center. Su Twitter, invece, questi commenti si vedono meno: i post di Trump o di chi lo sostiene sono semplicemente rimossi.

Ma guai a dire che i social network sono di parte. Nati come vere e proprie bacheche virtuali, dove poter attaccare liberamente immagini, notizie, pensieri personali, i social network sono diventati, nell’arco di un solo decennio, la spina dorsale dell’informazione online. Se non ci sei, non esisti. Come è possibile che delle bacheche virtuali siano diventate degli organi di informazione politicizzata (ovviamente di sinistra, come tutti i media mainstream)? Il New York Times ci racconta la storia di quel che è successo nello staff di Facebook, con gli stessi toni con cui si narra una fiaba a lieto fine. C’era una volta un’azienda felice che però iniziò a vivere tempi bui. Tempi in cui sempre più dipendenti iniziavano a sentire che quel che facevano era sbagliato, non migliorava il mondo ma peggiorava. I sapienti analisti all’interno dell’azienda scoprirono con sommo raccapriccio che le notizie “cattive per il mondo” prevalevano su quelle “buone per il mondo”. E allora si chiesero: e se trovassimo il modo di nascondere le notizie cattive? Il test andò bene. Ma i dipendenti tristi continuarono a lamentarsi perché non si faceva abbastanza per contrastare le informazioni, false e tendenziose come sempre, dell’Orco (cioè Donald Trump). E ad un certo punto, i dipendenti incrociarono le braccia, in sciopero. Anche in questo caso, allora, i sapienti analisti misero alla prova un nuovo algoritmo e tutte le notizie provenienti dall’Orco divennero invisibili.

Purtroppo il mondo non è una fiaba e l’Orco è un presidente eletto democraticamente nel 2016, che ancora nel 2020 ha ottenuto più di 70 milioni di voti. Ciò che i professionisti dei media non prendono neppure in considerazione è che, nelle elezioni, esistono pareri diversi. Al contrario, loro considerano che vi sia una sola verità e che ciò che non vi si conforma è “falso”, o peggio è “una cattiva notizia per il mondo”. I social network, da opportunità per esprimersi liberamente, sono diventati dei censori. Quel che c’è di peggio: sono orgogliosi della loro censura.

Sia chiaro che, in tutta questa vicenda, i social network, per quanto ricchi e possenti possano sembrare, sono il vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro. I vasi di ferro sono i media tradizionali e soprattutto la politica. È un apparato politico che ha piegato i social network alla sua volontà, costringendoli a cambiare regole. Non lo ha fatto con la polizia e la censura di Stato, come avviene nelle dittature di destra e di sinistra, ma con la minaccia del tiro incrociato di piazze urlanti, boicottaggi organizzati e lo stigma sociale. I social network sono sempre stati considerati delle oasi di libertà, finché non ha vinto Donald Trump nel 2016. Gli editori tradizionali si sono chiesti da dove venissero tutti quei voti, considerando che erano uniti (incluso Murdoch, di Fox) dalla parte di Hillary Clinton e contro Donald Trump. La risposta è stata immediata: perché la gente è ancora libera di parlare su Facebook e Twitter. Allora è nata la psicosi delle fake news, della propaganda russa e dei big data, raccolti per mandare agli elettori propaganda personalizzata sui social media. Anche qui: finché la pesca a strascico dei dati è stata impiegata da Obama, nella sua campagna elettorale del 2012, la sua è stata “innovazione”. Ma quando Trump ha usato gli stessi metodi, allora è iniziato lo scandalo di Cambridge Analytica. Facebook, per essersi prestato al gioco, è stato subito messo sotto processo.

Contro Twitter, reo di essere usato da Trump per comunicare la sua politica, contro Facebook, reo di non controllare mai abbastanza le fake news (di Trump e dei suoi sostenitori) sono stati quattro anni caratterizzati da polemiche, riprovazione dei media tradizionali e periodici boicottaggi. Ancora nel 2020, in un articolo di febbraio su Fortune (giusto per fare un esempio chiaro, ma il mainstream era tutto così), un editorialista si lamentava che Twitter non avesse ancora fatto abbastanza per segnalare o censurare le fake news. In un passaggio molto significativo, si legge:

“Il problema è che l’utente medio di Twitter può anche non credere nel processo di verifica, estremamente severo, del New York Times. In effetti, un sondaggio Gallup del 2019 mostra come solo il 41 per cento degli americani si fidi dei mass media, in generale”

L’intento era chiarissimo: costringere i social network ad allinearsi agli standard (anche politici) di un quotidiano liberal, a costo di andare contro il parere dei lettori e degli utenti.

Il Covid-19, con la “necessità” di censurare informazioni false sulla pandemia e sulle cure mediche, è stata la prova generale. Governi dotati di poteri emergenziali, possono imporre la censura anche ai social network, tramite l’oscuramento delle “fake news”. Ma l’opportunità definitiva per piegare i social network è stata data dalla campagna contro il razzismo di Black Lives Matter, dalla fine di maggio. In quel caso, le multinazionali vicine alla causa democratica (cioè: tutte quelle che vogliono sopravvivere sul mercato, senza temere boicottaggi a loro volta) hanno lanciato la loro rivoluzione culturale: l’adesione ad un linguaggio “antirazzista”, pena il boicottaggio. In giugno si è piegato Facebook che fino all’inizio dell’estate aveva tenuto duro, difendendo la libertà di espressione. La mazzata è arrivata il 26 giugno, quando Unilever, con tutto il suo gruppo, ha annunciato la sospensione della pubblicità su Facebook sul territorio americano. Già che c’era, la multinazionale ha coinvolto anche Twitter, che era considerato ancora troppo leggero nei suoi controlli. “Data l’attuale polarizzazione politica e le elezioni in arrivo negli Stati Uniti, occorre molto più impegno contro il linguaggio di odio”, aveva dichiarato Luis Di Como, vicepresidente della comunicazione di Unilever. Non appena si era diffusa la notizia, le due vittime del boicottaggio, sia Facebook che Twitter avevano registrato gravi perdite in Borsa: Facebook ha perso l’8 per cento e Twitter il 7 per cento. Unilever è stata solo la ciliegina sulla torta. Prima di essa, altre grandi aziende quali Verizon Communications, Patagonia, VF, North Face, Eddie Bauer e Recreational Equipment avevano già annunciato il boicottaggio. La Coca Cola era poi andata oltre, annunciando uno stop alla sua pubblicità su tutti i social network americani per almeno un mese: niente più spot della bibita più famosa del mondo su Facebook, Twitter, YouTube, Snap, perché “non c’è spazio per il razzismo nel mondo e non c’è spazio per il razzismo sui social media”.

Risultato: i social network si sono piegati. Hanno accettato di selezionare le notizie, come fa qualunque editore online. Adesso però rischiano di pagare anche quest’ultima scelta. Nelle ultime due audizioni al Congresso, i ceo di Facebook e Twitter si sono trovati letteralmente fra due fuochi, con i Democratici che li accusavano di non fare abbastanza contro Trump e i Repubblicani che li accusavano, giustamente, di censurare una delle due parti della scena politica americana. I Repubblicani non hanno a disposizione le armi che hanno i Democratici: non hanno il controllo della piazza e non sanno organizzare boicottaggi su scala nazionale e internazionale. Ma hanno abbastanza legislatori per cambiare le leggi: finora i social network, proprio perché non sono editori, ma mere “bacheche” virtuali, sono esentati dalla responsabilità di ciò che pubblicano, grazie al paragrafo 230 della legge statunitense sull’editoria. Se l’immunità data dal paragrafo 230 salta (e i Repubblicani hanno tutta l’intenzione di farla saltare) i social media saranno responsabili di ogni singola parola o immagine che pubblicano, esattamente come un editore. A questo punto è anche normale che sia così: se selezioni i contenuti, ne sei anche direttamente responsabile. Ma a perderci saremo tutti noi, perché, ovviamente, i social si comporteranno da editori anche con noi. Un articolo come questo che state leggendo non verrebbe mai pubblicato da un editore di sinistra. E neppure quello che pensate voi svegliandovi alla mattina, magari. Avremo tutti molta meno libertà di esprimerci, perché per colpa di qualcuno, non si farà più credito a nessuno.


Alberto Pento
Trump ha ragione, più che ragione.




Donald J. Trump dice che porrà il veto alla legge sulla difesa a meno che la Sezione 230 che protegge Facebook e Twitter non venga soppressa.
L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7518974000

Il presidente Trump ha twittato martedì che avrebbe posto il veto alla legge sull'autorizzazione della difesa nazionale a meno che il Congresso non abroghi la sezione 230 del Communications Decency Act del 1996, che secondo i critici protegge ingiustamente le piattaforme di social media dalla responsabilità sugli articoli pubblicati sulle loro piattaforme.
Questi oppositori hanno affermato che i colossi tecnologici come Twitter e Facebook non dovrebbero più essere protetti come piattaforma neutrale quando operano come un editore (censurando i post).
Le critiche sembravano aver raggiunto il punto critico durante lo scandalo di Hunter Biden nelle settimane precedenti le elezioni presidenziali.
Il New York Post aveva pubblicato un rapporto esplosivo che mostrava delle e-mail di Hunter Biden che collegavano suo padre ai suoi affari in Ucraina.
I senatori repubblicani Ted Cruz , Lindsey Graham e Josh Hawley avevano chiamato i capi di Twitter e Facebook nelle settimane successive a testimoniare.
"Questa è un'interferenza elettorale e siamo a 19 giorni dall'elezione", ha detto Cruz, R-Texas. “Non ha precedenti nella storia della democrazia. La commissione giudiziaria del Senato vuole sapere cosa diavolo sta succedendo ".
Trump, che ha rifiutato di concedere le elezioni e ha un team legale che indaga sulle accuse di frode elettorale diffusa, ha mantenuto un rapporto teso con queste società, nonostante abbia 88 milioni di follower sul suo account Twitter.
"La sezione 230, è un regalo che protegge dalle responsabilità i " Big Tech "(le uniche aziende in America che ce l'hanno: il corporate welfare!), È una seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale e integrità elettorale. Il nostro Paese non potrà mai essere sicuro e protetto se gli permettiamo di restare in piedi ", ha twittato Trump. “Pertanto, se la sezione 230, molto pericolosa e ingiusta, non viene completamente risolta come parte del National Defense Authorization Act (NDAA), sarò costretto a porre il VETO inequivocabilmente al disegno di legge quando sarà inviato alla mia bellissima scrivania. Riprendiamoci l'America ADESSO. Grazie!"
Facebook non ha risposto immediatamente a un'e-mail di Fox News. Un portavoce di Twitter ha rifiutato di commentare.
Il Dipartimento di Giustizia ha inviato una lettera al Congresso in ottobre che chiedeva modifiche alla legge di 25 anni fa che essenzialmente protegge queste società dall'essere citate in giudizio per i contenuti pubblicati sui loro siti.
La lettera del Dipartimento di Giustizia, indirizzata a diversi leader del Congresso, diceva: “Le grandi piattaforme online odierne detengono un enorme potere sulle informazioni e le opinioni a disposizione del popolo americano. È quindi fondamentale che siano onesti e trasparenti con gli utenti su come utilizzano tale potere ".
Mark Zuckerberg e Jack Dorsey, gli amministratori delegati di Facebook e Twitter, rispettivamente, hanno parlato della legge davanti alla commissione per il commercio del Senato a ottobre.
"La Sezione 230 è la legge più importante che protegge la libertà di parola su Internet. Rimuovendo la Sezione 230, rimuoveremo la libertà di parola da Internet", ha detto Dorsey durante la sua testimonianza.
Zuckerberg ha suggerito che il Congresso "aggiorni la legge per assicurarsi che funzioni come previsto".
"Un punto importante da cui iniziare sarebbe rendere i sistemi di moderazione dei contenuti più trasparenti", ha affermato. "Un altro sarebbe quello di separare i buoni attori dai cattivi attori assicurandosi che le aziende non possano nascondersi dietro la sezione 230 per evitare le responsabilità di facilitare intenzionalmente attività illegali sulle loro piattaforme. Siamo aperti a lavorare con il Congresso su queste idee e altro ancora", egli disse.

https://www.foxnews.com/politics/trump- ... terminated


Il DOJ, citando la censura della storia di Hunter Biden e di una recente opinione del Justice Clarence Thomas, sostiene le modifiche alla Sezione 230 nella lettera al Congresso.
L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 0678973684

Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) martedì ha inviato una lettera ai leader del Congresso chiedendo modifiche alla Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge approvata circa 25 anni fa che impedisce alle società tecnologiche di essere citate in giudizio per i contenuti che gli utenti pubblicano sulle loro piattaforme.
Poiché le società diInternet sono diventate più grandi e più potenti - e più centrali nel discorso politico americano e nella distribuzione di notizie - le accuse di parzialità, preoccupazioni anti-trust e altro hanno portato i legislatori su entrambi i lati del corridoio a riconsiderare i meriti della protezione per tali aziende. Il DOJ, in una lettera ottenuta da Fox News che è stata indirizzata a diversi leader del Congresso martedì, ha affermato di essere favorevole a cambiare la Sezione 230 in quanto ha citato le controversie nate sulle storie censurate del New York Post su Hunter Biden e su una recente opinione della Corte Suprema del giudice Clarence Thomas.
"Il Dipartimento di Giustizia (Dipartimento) è incoraggiato dal consenso emergente in ogni ramo del governo e in molte parti del settore privato sul fatto che sia giunto il momento di riformare la Sezione 230 del Communications Decency Act del 1996", una lettera firmata dall'Assistente procuratore generale, Stephen E. Boyd ha detto. "Le grandi piattaforme online odierne detengono un enorme potere sulle informazioni e le opinioni a disposizione del popolo americano. È quindi fondamentale che siano oneste e trasparenti con gli utenti su come utilizzano tale potere".
Boyd ha poi citato la controversia sugli sforzi di Facebook e Twitter per sopprimere la distribuzione di un articolo del New York Post sul presunto coinvolgimento del candidato alla presidenza democratica Joe Biden negli affari internazionali di suo figlio Hunter come "preoccupante".
"Ad esempio, la decisione di due società di social media di limitare l'accesso a contenuti di notizie di notevole interesse pubblico dal New York Post, una pubblicazione giornalistica ampiamente distribuita, è piuttosto preoccupante", si legge nella lettera.
La lettera aggiungeva: "Relativamente, il Dipartimento rileva la recente richiesta del giudice Thomas alla Corte suprema, in un caso appropriato, di riesaminare le decisioni dei tribunali inferiori che hanno interpretato la Sezione 230 per conferire l'immunità radicale alle piattaforme online. Come ha osservato il giudice Thomas, quelle decisioni hanno "enfatizzato argomenti non testuali" al servizio di espandere l'immunità "oltre la lettura naturale del testo [statutario]".
La posizione del DOJ di Trump non è sorprendente, poiché lo stesso presidente ha ripetutamente stroncato la Sezione 230. Ma è ancora un'altra voce tra un coro di politici, commentatori e funzionari governativi che mettono in dubbio la saggezza di continuare a preservare le protezioni legali della Sezione 230 per le aziende tecnologiche.

https://www.foxnews.com/politics/doj-ci ... o-congress





È UFFICIALE: LA CNN E UN FAKE NEWS NETWORK!
3 dicembre 2020

https://www.facebook.com/alessio.tramat ... 5016451653

La CNN, principale canale d'informazione americana dalla quale attingono i nostri media mainstream e i nostri "seri e affidabili giornalisti", non è un network che lavora per una giusta e corretta informazione ma segue una ben precisa agenda politica dettata da chi li controlla (Sono finanziati principalemente dal Qatar, Socialisti e Democratici) volta a manipolare l'informazione per manipolare l'opinione pubblica e far perdere o guadagnare consensi a una parte politica piuttosto che all'altra.
A rivelarlo le registrazioni integrali delle riunioni editoriali della CNN ascoltate e pubblicate dai giornalisti investigativi di Project Veritas.
La strategia della CNN (e di tutti i media mainstream di regime anche di casa nostra) è ben nota ed è quella di manipolare l'informazione per criminalizzare e demonizzare una parte politica ed ergere ad unici detentori della verità e del bene assoluto l'altra parte politica dominante e che controlla e detta loro l'agenda.
I particolari delle Fake News e delle manipolazioni delle informazioni iniziano ad uscire e ad essere pubblicati, come quelli della più grande frode elettorale nella storia della politica americana. E le due cose sono strettamente collegate!

https://www.facebook.com/JamesOKeefeAuthor/

https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 9423249357



CNN indemniza a adolescente católico pro Trump por difamación
Por Mamela Fiallo Flor
8 gennaio 2020

https://es.panampost.com/mamela-fiallo/ ... nte-trump/

275 millones de dólares pide Nicholas Sandmann, luego de que CNN lo acusó falsamente de racismo
Nicholas Sandmann fue perseguido por la prensa progresista, al punto que cerró su escuela por las amenazas de muerte. (Fotomontaje de PanAm Post)

Amenazas de muerte, el cierre del colegio, suspensión de alumnos y la publicación de información privada sobre menores de edad fueron algunas de las secuelas causadas por la difusión errónea del «enfrentamiento» entre un grupo de adolescentes del Colegio Católico de la ciudad de Covington, Kentucky, con una agrupación indígena que estaba protestando con tambores en Washington, D. C. Ahora CNN deberá pagar millones por difamación.

En marzo del año pasado, los abogados de Nicholas Sandmann, Todd McMurtry y Lin Wood, presentaron ante el Tribunal de Distrito de los Estados Unidos para el Distrito Este de Kentucky, una demanda por 275 millones contra CNN. Sin embargo, Sandmann informó este martes 7 de enero que había llegado a un acuerdo con dicho medio:

El «enfrentamiento» sucedió en el marco de la marcha anual por la vida, donde miles de activistas en contra del aborto se manifiestan en las calles de la capital de EE. UU. para que el Estado ponga fin a la legalización de esta práctica. En vista que Trump se ha consagrado como el presidente más provida de la historia, se sumó a la marcha por la vida desde la Casa Blanca, jóvenes como Sandmann y sus compañeros de colegio, de confesión católica, respaldaron públicamente al mandatario.

El menor, de 16 años, se mantuvo de pie, a ratos serio, a ratos sonriendo, pero siempre en silencio, mientras hombres adultos y ancianos le gritaban epítetos racistas. Sin embargo, medios masivos, con CNN a la cabeza, presentaron la situación como si el ofensor hubiese sido Sandmann.

Cuando se observa el video completo, es posible ver que al inicio de la «confrontación» estaba un grupo denominado «israelitas hebreos negros», una agrupación extremista religiosa que aduce ser el verdadero pueblo de Israel.
«Millones y millones de repeticiones de las mentiras y falsedades que difundió CNN»

En marzo de 2019, Lin Wood, uno de los abogados de Sandmann, le dijo a The Dayliwire que “CNN fue probablemente más vicioso en sus ataques directos contra Nicholas que The Washington Post. Y CNN entra en los hogares de millones de personas». «CNN no pudo resistir la idea de que había un chico con esa gorra de Make America Great Again. Entonces van tras él», agregó.

“Realmente persiguieron a Nicholas con la idea de que él era parte de una mafia que estaba atacando a los israelitas hebreos negros, gritando insultos racistas a los israelitas hebreos negros. Totalmente falso”, continuó Wood. «Ahora dices que has visto la cinta. Si te tomaste el tiempo para mirar el contexto completo de lo que sucedió ese día, Nicholas Sandmann no hizo absolutamente nada malo. Era, como les he dicho a los demás, el único adulto en la sala».

Ya fue anunciado que CNN indemnizará al menor, pero «el monto del acuerdo no se hizo público durante una audiencia en el tribunal federal en Covington». Sandmann también presentó demandas contra medios masivos como The Washington Post y NBC Universal, cada una por 250 millones de dólares o más, y, según los informes, su equipo legal pretende «demandar a Gannett, propietarios de The Enquirer«.

«La diferencia entre esta demanda y las otras demandas que hemos presentado es que CNN es una organización de medios muy importante con un alcance mucho más amplio que, por ejemplo, el Washington Post. En Twitter tiene 41 millones de seguidores. Publicó cuatro videos. Nueve artículos en línea que fueron tuiteados. Así que son millones y millones y millones de repeticiones de las mentiras y falsedades que difundió CNN«, afirmó para FoxNew el otro abogado de Sandmann, Todd McMurtry.

Lo que el presidente Trump ha llamado fake news (noticias falsas) quedó en evidencia en este caso. Por eso el mandatario alentó a Sandmann a seguir adelante en sus juicios por difamación y anunció que los mismos medios que injuriaron al menor no eran bienvenidos en la Casa Blanca.

Según muestra la evidencia, que Sandmann estuviera usando una gorra que simbolizaba su respaldo a Trump fue suficiente para que los medios masivos arremetieran contra él.

Desde la primera elección presidencial, la prensa progresista ha hecho hasta lo imposible para vincular a Trump al racismo y, por tanto, a sus simpatizantes. La evidencia ha demostrado lo contrario, pues las minorías étnicas han sido las más beneficiadas por el recorte de impuestos impulsado por el mandatario, que desencadenó en el mayor índice de empleo en la historia.


La famiglia di Nicholas Sandmann, un adolescente accusato di aver presumibilmente deriso un nativo americano, ha citato in giudizio martedì il Washington Post per aver diffamato il minore nella sua copertura dell'incidente.

A gennaio, un video che mostrava un gruppo di adolescenti, tra cui Sandmann, 16 anni, che apparentemente ridevano e molestavano un uomo indiano che cantava canzoni tradizionali, è diventato virale.

Il controverso sostegno di Trump ai giovani che hanno "molestato" un indiano (e la confusione su ciò che è realmente accaduto)

"Nel gennaio di quest'anno, il Post si è impegnato in una forma moderna di McCarthyismo, in competizione con la CNN e la NBC, tra gli altri (media), per assumere la guida di una folla di teppisti dei media e dei social network che hanno attaccato, diffamato e minacciato Nicholas Sandmann, un innocente liceale", dice la denuncia presentata dai genitori del giovane, che lo rappresentano, in Kentucky.

"Il Post ha ignorato gli standard di base del giornalismo perché voleva promuovere il suo ben noto e facilmente documentato programma di pregiudizio contro Donald Trump sfidando le persone che percepiva come solidali con il presidente", aggiunge la causa.
Omettere la pubblicazione del numero di Instagram di ka_ya11
La causa specifica che i Sandmanns chiedono 250 milioni di dollari in risarcimenti, "l'importo che Jeff Bezos, la persona più ricca del mondo, ha pagato in contanti per il Post quando ha comprato il giornale



Twitter censura Trump, ma fa passare la disinformazione del Partito Comunista Cinese
Atlantico Quotidiano
Federico Punzi
3 dicembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ta-cinese/

Si muove con estrema rapidità e disinvoltura Twitter per bannare o etichettare i tweet del presidente Donald Trump. In queste settimane il social media fondato e guidato da Jack Dorsey ha messo in atto uno sforzo senza precedenti per oscurare il più possibile la battaglia legale del team Trump volta a dimostrare l’irregolarità delle elezioni presidenziali. Contrassegnando, in pochi minuti, i tweet del presidente e di chiunque altro riguardanti brogli elettorali come contenenti informazioni false o controverse; sospendendo decine di account, tra cui quelli dei testimoni subito dopo le loro audizioni nelle assemblee legislative degli stati coinvolti; impedendo la circolazione di link a siti e documenti, per esempio le denunce presentate dai legali del presidente in tribunale. Il tutto con estrema rapidità e spregiudicatezza.

Tra l’altro, la soppressione di qualsiasi tentativo da parte di Trump di contestare la regolarità delle elezioni era una strategia ampiamente annunciata sia da Twitter che da Facebook molto tempo prima dell’election day del 3 novembre.

Anche i media tradizionali si sono rifiutati di dare adeguata copertura alle contestazioni, bollandole a priori come “infondate”. Le “infondate” accuse del team Trump, si legge nelle strisce dei grandi network tv (gli stessi che censurarono una conferenza stampa del presidente), nei pochi articoli di stampa e persino nei lanci d’agenzia. Che i legali del presidente riescano o meno a provare brogli sistemici, e che siano o meno di dimensioni tali da poter ribaltare l’esito, le anomalie nel voto del 3 novembre, e le segnalazioni di irregolarità, sono così numerose e così varie che meriterebbero senz’altro un approfondimento – almeno questo credevamo fosse il ruolo dei media, old e new.

Come ha magistralmente spiegato Stefano Magni su Atlantico Quotidiano, i social network, da opportunità per esprimersi liberamente, sono diventati i nuovi censori e, di fatto, organi di informazione politicizzata – ovviamente di sinistra, come tutti i media mainstream. Ma come è stato possibile?

Senz’altro si sono piegati davanti ad una vera e propria campagna orchestrata dalla sinistra politica e dai media tradizionali Usa, che li ha indotti a cambiare le loro policies e i loro algoritmi. Non con la polizia e la censura di Stato, ma con il tiro incrociato di piazze urlanti, boicottaggi organizzati e stigma sociale.

Ma è anche vero che gli stessi vertici di Twitter e Facebook sono stati ben lieti di assecondare queste pressioni. D’altra parte, com’è noto, l’ideologia progressista è dominante nella Silicon Valley: dai ceo fino all’ultimo dei programmatori, passando per i responsabili della comunicazione, sono tutti di sinistra e qualcuno in posti di primo piano può persino vantare esperienze negli staff di Joe Biden e Kamala Harris.

Tutto, guarda caso, ha inizio dopo la vittoria di Trump nel 2016. Da allora è nata la psicosi delle fake news, della propaganda russa e dei big data (“innovazione”, finché ad usarli era stato Obama nel 2012). Così Twitter e Facebook sono finiti sotto processo. Ed essendosi convinti di aver contribuito in misura determinante alla vittoria di Trump, hanno deciso che dovevano espiare la loro colpa. L’intento era chiarissimo: costringerli ad allinearsi agli standard politici di un media liberal, a costo di andare contro gli utenti. E si sono piegati, accettando di selezionare le notizie e di organizzarne la gerarchia, e persino di decidere la copertura, positiva o negativa, da dare ai candidati presidenziali. Insomma, quello che fa qualunque editore.

C’è un piccolo problema, però: gli editori sono legalmente responsabili di quello che pubblicano.

Se Twitter è così zelante nel flaggare come disinformazione i tweet di Trump e dei suoi sostenitori, nel sospendere o limitare gli account di destra, si apre una questione gigantesca: che ne è dei tweet falsi o “controversi” di altri governi e attori statali? Perché fa passare senza battere ciglio i tweet di incitazione all’odio e alla violenza della leadership iraniana, così come la sfacciata propaganda diffusa dagli account ufficiali del Partito Comunista Cinese?

Il problema, a questo punto, è persino banale: dal momento che lo fa con Trump e gli account di destra, se Twitter non etichetta un tweet di un presidente, un capo di governo, o di un’autorità pubblica, come contenente informazioni false o controverse, sta implicitamente suggerendo che quel tweet è veritiero, accurato. Anche se non lo è. E deve essere ritenuta corresponsabile della disinformazione che per distrazione (o altro?) fa passare.

Lo staff di Twitter si è guardato bene dal contrastare la disinformazione di Pechino. Basti citare gli account ufficiali del governo cinese, o comunque riconducibili al PCC, che in questi mesi hanno deliberatamente diffuso disinformazione sulle origini del Covid-19, sostenendo che fosse arrivato nei cibi congelati dall’Europa e dall’Italia.

Come ricorda lo Spectator Usa, è arrivato tra le tendenze un tweet del portavoce del Ministero degli esteri cinese, Zhao Lijian, in cui si mostrava un’immagine ritoccata di un soldato australiano con un coltello al collo di un bambino. Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida, ha scritto direttamente al ceo e fondatore Jack Dorsey chiedendo chiarimenti. Il punto è proprio quello che segnalavamo: perché l’account del presidente Usa è sorvegliato speciale, giorno e notte, mentre gli account statali cinesi sono autorizzati a diffondere cospirazioni e disinformazione contro altri Paesi e sulla pandemia globale che Pechino ha causato?

Nel giugno del 2019, Twitter si è dovuto scusare per aver rimosso gli account di diversi dissidenti cinesi, guarda caso tre giorni prima del trentesimo anniversario del massacro di Piazza Tiananmen. Parlò di un errore. Lo stesso “errore” che si ripete da anni nei confronti di account conservatori.

Ricordiamo, tra l’altro, che sempre Twitter, con una decisione senza precedenti, pochi giorni prima dell’election day ha censurato l’inchiesta del New York Post (non un giornaletto scandalistico, ma il quarto quotidiano Usa per diffusione) sui legami d’affari tra la famiglia Biden e la Cina. Non accontentandosi di apporre l’etichetta “informazione controversa” ai tweet che rilanciavano l’articolo, ma bloccando il contenuto e sospendendo l’account ufficiale del giornale.

Tutto questo non ci sorprende, purtroppo. Anche ammesso che sia infondata, e per quanto si possa non condividere, oscurare la campagna legale del presidente Trump, aver censurato l’inchiesta giornalistica del NYPost su Biden, questi sì, sono metodi cinesi.

Nei confronti di Trump, ma non solo, Twitter si è autoassegnato il ruolo di arbitro della “verità”. Ma a questo ruolo, ammesso e non concesso che gli possa essere riconosciuto, devono corrispondere delle responsabilità. Deve rispondere legalmente delle “verità” che decide di far passare…


Elezioni Usa, Trump: "Frode reale, con Twitter inizia comunismo"
25/12/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... x7E9H.html

"La frode elettorale non è una teoria cospirazionista, è un fatto". Donald Trump 'festeggia' il Natale con una raffica di tweet in cui ribadisce le accuse di frode nelle ultime elezioni Usa 2020, che consegnano la Casa Bianca a Joe Biden. Il presidente uscente se la prende anche con Twitter, reo di segnalare i messaggi come discutibili, nella migliore delle ipotesi.

"Twitter non ha più limiti con le sue segnalazioni, sta facendo di tutto per sopprimere persino la verità. Dimostra quanto sia pericoloso, soffocando volontariamente la libertà di parola. È molto pericoloso per il nostro paese. Il Congresso sa che questo è il modo in cui comincia il comunismo. La censura nella sua forma peggiore. Eliminate la sezione 230!", scrive Trump, prima di scagliarsi contro i repubblicani che non sostengono i suoi sforzi.



Statement from the President
The White House
27 dicembre 2020

As President of the United States it is my responsibility to protect the people of our country from the economic devastation and hardship that was caused by the China Virus.

I understand that many small businesses have been forced to close as a result of harsh actions by Democrat-run states. Many people are back to work, but my job is not done until everyone is back to work.

Fortunately, as a result of my work with Congress in passing the CARES Act earlier this year, we avoided another Great Depression. Under my leadership, Project Warp Speed has been a tremendous success, my Administration and I developed a vaccine many years ahead of wildest expectations, and we are distributing these vaccines, and others soon coming, to millions of people.

As President, I have told Congress that I want far less wasteful spending and more money going to the American people in the form of $2,000 checks per adult and $600 per child.

As President I am demanding many rescissions under the Impoundment Control Act of 1974. The Act provides that, “whenever the President determines that all or part of any budget authority will not be required to carry out the full objectives or scope of programs for which it is provided, or that such budget authority should be rescinded for fiscal policy or other reasons (including termination of authorized projects or activities for which budget authority has been provided), the President shall transmit to both Houses of Congress a special message” describing the amount to be reserved, the relevant accounts, the reasons for the rescission, and the economic effects of the rescission. 2 U.S.C. § 683.

I will sign the Omnibus and Covid package with a strong message that makes clear to Congress that wasteful items need to be removed. I will send back to Congress a redlined version, item by item, accompanied by the formal rescission request to Congress insisting that those funds be removed from the bill.

I am signing this bill to restore unemployment benefits, stop evictions, provide rental assistance, add money for PPP, return our airline workers back to work, add substantially more money for vaccine distribution, and much more.

On Monday the House will vote to increase payments to individuals from $600 to $2,000. Therefore, a family of four would receive $5,200. Additionally, Congress has promised that Section 230, which so unfairly benefits Big Tech at the expense of the American people, will be reviewed and either be terminated or substantially reformed.

Likewise, the House and Senate have agreed to focus strongly on the very substantial voter fraud which took place in the November 3 Presidential election.

The Senate will start the process for a vote that increases checks to $2,000, repeals Section 230, and starts an investigation into voter fraud.

Big Tech must not get protections of Section 230!

Voter Fraud must be fixed!

Much more money is coming. I will never give up my fight for the American people!

https://www.whitehouse.gov/briefings-st ... nt-122720/


"Come Presidente degli Stati Uniti è mia responsabilità proteggere la gente del nostro Paese dalla devastazione economica e dalle difficoltà causate dal Virus Cina."

Capisco che molte piccole imprese sono state costrette a chiudere a causa di dure azioni degli stati democratici. Molte persone sono tornate al lavoro, ma il mio lavoro non è finito finché tutti non tornano a lavorare. Fortunatamente, grazie al mio lavoro con il Congresso nell'approvazione del CARES Act all'inizio di quest'anno, abbiamo evitato un'altra Grande Depressione.
Sotto la mia leadership, Project Warp Speed è stato un enorme successo, io e la mia amministrazione abbiamo sviluppato un vaccino molti anni prima delle aspettative più selvagge, e stiamo distribuendo questi vaccini, e altri presto in arrivo, a milioni di persone.
Come Presidente, ho detto al Congresso che voglio spendere meno spreco e più soldi per gli americani sotto forma di assegni di 2,000 dollari per adulto e 600 dollari per bambino.
In qualità di presidente chiedo molte rescissioni ai sensi della legge sul controllo degli improperi del 1974., la legge prevede che ′′ ogni volta che il Presidente determina che, in tutto o in parte, un'autorità di bilancio non sarà tenuta a realizzare l'obiettivo o la portata dei programmi per i quali è stata fornita, o che tale autorità di bilancio venga revocata per politica fiscale o per altri motivi (compresa la cessazione di progetti autorizzati o attività per le quali è stata fornita l'autorità di bilancio), il Presidente trasmette a entrambe le Case del Congresso un messaggio speciale ′′ descrivendo l'importo da riservare, i relativi conti, i motivi della rescissione e gli effetti economici della rescissione.
2 U.S.C. § 683. firmerò il pacchetto Omnibus e Covid con un messaggio forte che chiarisce al Congresso che gli oggetti dispendiosi devono essere rimossi. Rimanderò al Congresso una versione redilineata, voce per voce, accompagnata dalla richiesta formale di rescissione al Congresso insistendo affinché quei fondi siano rimossi dal conto.
Sto firmando questa proposta di legge per ripristinare i sussidi di disoccupazione, fermare gli sfratti, fornire assistenza agli affitti, aggiungere soldi per PPP, restituire i nostri lavoratori aerei al lavoro, aggiungere sostanzialmente più soldi per la distribuzione dei vaccini e molto altro.
Lunedì la Camera voterà per aumentare i pagamenti ai privati da 600 a 2,000. Pertanto, una famiglia di quattro persone riceverebbe 5,200. Inoltre, il Congresso ha promesso che la Sezione 230, che va a beneficio così ingiustamente della Big Tech A spese del popolo americano, verrà rivisto e sarà terminato o sostanzialmente riformato. Allo stesso modo, Camera e Senato hanno concordato di concentrarsi fortemente sulla truffa molto sostanziale degli elettori avvenuta nelle elezioni presidenziali del novembre 3 Il Senato inizierà l'iter per una votazione che aumenta i controlli a 2,000 dollari, abroga la Sezione 230 e avvia un'indagine sulla frode degli elettori. La Big Tech non deve ricevere protezioni della Sezione 230! La frode elettorale deve essere risolta! Stanno arrivando molti più soldi. Non rinuncerò mai alla mia battaglia per il popolo americano!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:38 am

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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:39 am

5)

Senza il nostro biondo campione cristiano e laico a capo degli USA il regime iraniano avrà campo libero di rafforzare la sua dittatura teocratica sciita, di opprimere la sua gente, di avere la bomba atomica e di attaccare gli ebrei e Israele e di regolare i conti con l'Arabia sunnita



Teheran risponde alle vignette su Maometto con vignette negazioniste dell'Olocausto
Atlantico Quotidiano
Dorian Gray
5 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... olocausto/


Solo pochi giorni fa, su Atlantico Quotidiano, siamo praticamente stati i soli a denunciare come la Guida Suprema iraniana Khamenei, in risposta alle parole di Macron sulle vignette di Charlie Hebdo, avesse rilanciato con una odiosa lettera alla gioventù francese, che aveva come obiettivo di diffondere le teorie negazioniste e di spostare l’odio e il risentimento dei giovani islamisti presenti in Francia contro le comunità ebraiche. E abbiamo anche evidenziato cosa significava quella lettera, non solo per il pericolo di attacchi contro gli ebrei, ma anche per i valori che sono alla base delle civiltà democratiche occidentali.

Ora, a conferma della nostra lettura, arriva una notizia dalla Repubblica Islamica: l’Organizzazione per la diffusione dell’ideologia islamica (IIDO) ha annunciato che in risposta alla posizione del presidente Macron sulle vignette su Maometto, verrà organizzata un’altra esibizione di vignette contro l’Olocausto. La IIDO, per la cronaca, è una organizzazione nata nel 1981 su volere dell’ayatollah Khoemini e che ha fatto nascere, nel 2003, l’agenzia di stampa Mehr News, nota per aver intervistato negazionisti come Robert Faurisson e per essere molto vicina ai Pasdaran.

Secondo quanto dichiarato dal direttore della IIDO, Masud Shojaei-Tabatabai, l’obiettivo dell’organizzazione è quello di pubblicare una serie di vignette di sfida all’Olocausto (ovvero negazioniste), addirittura in rapporto di dieci a uno. Ovvero, per ogni vignetta pubblicata da Charlie Hebdo su Maometto, ne verranno pubblicate dieci contro la Shoah. Un rapporto uno a dieci che ricorda tristemente quello che adottavano i nazisti per vendicare i loro soldati uccisi… Per la cronaca, con questa annunciata, saranno tre le “esibizioni” di vignette contro l’Olocausto organizzate dalla IIDO.

Arriverà una condanna unanime immediata del negazionismo promosso dall’Iran in queste settimane, che vede in Khamenei – ovvero la carica suprema del regime iraniano – il primo promotore?



Dall'Iran ai palestinesi, il futuro d'Israele con Joe Biden alla Casa Bianca
Moked
Daniel Reichel
6 novenbre 2020

https://moked.it/blog/2020/11/06/dallir ... sa-bianca/

Il risultato non è ancora definitivo, ma tutte le proiezioni concordano nell’indicare il candidato democratico Joe Biden come futuro presidente degli Stati Uniti. E anche Israele e tutto il Medio Oriente si preparano a questa evenienza, analizzando cosa vorrebbe dire un cambio alla guida della Casa Bianca nella regione. “Indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali americane, gli Stati Uniti continueranno a percorrere la strada dell’isolazionismo.
Noi israeliani dobbiamo fare di più per stare in piedi da soli e difendere i nostri interessi vitali. Come Stato forte e sovrano, possiamo farlo”, scrive l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Michael Oren su Israel Hayom.
Parlando della coppia Biden-Kamala Harris, Oren, membro del Likud e molto vicino al Premier israeliano Benjamin Netanyahu, la inquadra come favorevole a Israele. Sia Biden sia Harris hanno una storia personale e politica di grande vicinanza allo Stato ebraico. L’ex ambasciatore Usa in Israele Dan Shapiro, parlando di Biden, ricorda il trentennale legame che c’è fra il candidato democratico e Netanyahu. “Hanno una vera amicizia, è genuina ed è personale. Hanno dei disaccordi, naturalmente, e ne parlano apertamente, e a volte intensamente. Ma il suo approccio sarà quello di lavorare con chiunque il popolo israeliano abbia scelto, e – conclude Shapiro – credo che sarà in grado di lavorare con Netanyahu con successo”. In particolare, il giudizio comune è che Biden darà seguito ad alcune iniziative portate avanti da Trump: non riporterà, ad esempio, l’ambasciata Usa da Gerusalemme a Tel Aviv; e si impegnerà nel proseguire il cammino degli Accordi di Abramo, ovvero della normalizzazione dei rapporti tra Israele e una parte del mondo arabo. “Non c’è ragione per cambiare direzione”, sottolinea a Pagine Ebraiche l’analista di Yedioth Ahronoth Ben Dror Yemini, secondo cui il nuovo equilibrio mediorientale – con Emirati Arabi Uniti e Bahrein dalla parte d’Israele – non cambierà, anzi nuovi paesi potrebbe comunque aggiungersi. “Sarebbe – sottolinea Yemini – nell’interesse di tutti, anche degli Usa”. Potrebbe però raffreddarsi la strada che da Gerusalemme porta a Riad. Trump, nonostante il caso Kashoggi (il giornalista ucciso su ordine dei vertici sauditi), ha sempre mantenuto rapporti stretti con il principe reggente saudita Mohammed Bin Salman, inviso invece a molti esponenti democratici. La sua amministrazione, facendo pressione su Riad, in periodo pre-elettorale aveva fatto capire che la normalizzazione storica tra Israele e Arabia Saudita sarebbe stata solo una questione di tempi. Ora però “l’accordo con i sauditi, che doveva avvenire sotto l’amministrazione Trump, sarà quantomeno ritardato”, la previsione di Zvi Yehezkel, esperto di Medio Oriente, in una conversazione su Radio 103FM. “Se i sauditi volevano normalizzare i rapporti con Israele era per fare un regalo a Trump, ma bisogna sentire come parlano ora, – afferma Yehezkel – dicono che Trump doveva essere più serio e che le elezioni per lui dovevano rappresentare una passeggiata. È difficile per i regimi non democratici capire questo metodo”, le elezioni. Ma è un’altra questione quella che i diversi opinionisti considerano centrale: l’accordo sul nucleare iraniano. Qui il giudizio di Yehezkel è tra i più duri nei confronti di Biden: “La vittoria di Biden significa la continuazione del dominio degli ayatollah in Iran. E questa non è una buona notizia per la regione”. Ovvero: Biden tornerà a negoziare con Teheran, cercando di rimettere in piedi l’intesa sul nucleare siglata da Obama e cancellata da Trump. Così facendo farà nuove concessioni al regime degli Ayatollah, rafforzandolo, la tesi di Yehezkel. Per Ron Ben Yishai, pluripremiato analista israeliano e firma di Yedioth Ahronoth la situazione però non è così lineare. “Sia Trump che Biden sono interessati ad un accordo nucleare rielaborato con gli iraniani e alla cessazione della loro produzione di missili e allo stop delle loro azioni nella regione. – scrive Ben Yishai – Entrambi sono molto preoccupati per gli ultimi sviluppi che stanno emergendo dalla Repubblica Islamica riguardo alla produzione atomica”. Per l’analista, l’idea che il regime di Teheran – pur in grave difficoltà tra coronavirus e crisi economica – sia sul punto di crollare è però errata. E proprio per questo, chiunque dovesse sedere alla Casa Bianca cercherà di trovare una nuova intesa ed evitare uno scontro armato. “Sembra che sia Trump che Biden siano disposti a raggiungere un compromesso per togliersi di dosso la questione iraniana nei prossimi anni. Entrambi sono disposti ad attenuare le richieste statunitensi sugli sviluppi nucleari e missilistici dell’Iran e sulle sue operazioni segrete nell’area”. Entrambi, la lettura di Ben Yishai simile a quella dell’ambasciatore Oren, avranno nei prossimi anni una tendenza più isolazionista e saranno meno disposti ad avere gratta capi in Medio Oriente. Ma il nodo Iran, che per tornare al tavolo vuole molte concessioni, non sarà facile da sciogliere. “Israele – sottolinea la firma di Yedioth Ahornoth – deve essere doppiamente sicuro che chi finisce nello Studio Ovale non scenda a compromessi con gli iraniani nell’ambito dei suoi interessi di sicurezza nazionale e di quelli delle nazioni arabe moderate sunnite”.
L’altro grande tema della prossima presidenza sarà ovviamente la questione palestinese, sempre più in basso nelle agende internazionali. “Con Biden alla Casa Bianca ai palestinesi tornerà il colore sulle guance”, afferma Yehezkel. I rapporti diplomatici infatti con un presidente democratico tra Ramallah e Washington verrebbero ristabiliti integralmente. “Verrebbe riaperta l’ambasciata palestinese a Washington, chiusa da Trump, e il consolato americano a Gerusalemme est, che prima di Trump era l’ambasciata di fatto degli Stati Uniti per i palestinesi. L’amministrazione rinnoverà ulteriormente gli aiuti americani all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, e ad altre istituzioni palestinesi tagliate fuori da Trump”, scrive l’ambasciatore Oren, aggiungendo che con Biden la Casa Bianca “ritornerebbe anche ad opporsi alla costruzione israeliana in Giudea e Samaria, così come nella Gerusalemme unificata, che considera un ‘ostacolo alla pace’”.
Durante la campagna elettorale, Biden ha promesso di “rilanciare i palestinesi”, ma ha criticato il presidente palestinese Mahmoud Abbas per non essersi fatto avanti “quando se ne presenta l’occasione”. Dopo la decisione di Netanyahu di congelare l’annessione annunciata di alcuni territori in Cisgiordania in cambio della normalizzazione con Bahrein e Emirati, Biden ha dichiarato: “L’annessione è ormai fuori discussione, il che è una buona cosa”. Secondo l’ambasciatore Shapiro, il candidato democratico “vorrà assicurarsi che tutte le parti facciano tutto il possibile per sostenere la fattibilità della soluzione dei due Stati ed evitare di fare qualcosa che renda più difficile il compito. Per i palestinesi questo significa [fermare] l’incitamento, i pagamenti ai terroristi e la delegittimazione di Israele, e per Israele significa [fermare] espansione degli insediamenti e annessione”. Il tema palestinese non sarà però all’ordine del giorno, e, scrive Haaretz, a Ramallah lo sanno. Ma anche a Gerusalemme, per questo Oren, invita il governo a lavorare in autonomia per rinsaldare i rapporti con i paesi arabi, usando come collante la comune avversione per la minaccia iraniana. Gli Stati Uniti del 2020, almeno secondo gli analisti, sono più lontani dal Medio Oriente e la Casa Bianca avrà altre priorità nel prossimo futuro. “È probabile che il presidente sarà riluttante a prendere decisioni impopolari su questioni fatali per paura della reazione dell’opinione pubblica, soprattutto sui social media. – scrive Ben Yishai, senza fare riferimento a Biden o Trump – Un presidente che non gode della fiducia e del sostegno dell’opinione pubblica è un’anatra zoppa, soprattutto quando si tratta di affari esteri e di sicurezza. I russi, i cinesi e gli iraniani lo capiscono e cercano di aumentare la sfiducia nelle autorità americane – soprattutto nel presidente – e di rendere più profonda la divisione tra la gente con un flusso di “notizie false” dirette ai social media americani. Ma un’America debole è un incubo per la sicurezza di Israele”. E non solo.




1982. Joe Biden, era senatore del Delaware e incontrò l'allora Primo Ministro israeliano,
Menachem Begin, dopo le minacce di taglio agli aiuti economici a Israele che quel senatore americano, dichiarò giorni prima in Senato, con questa rabbia, creando una crisi diplomatica tra i due paesi. Begin con estrema calma gli rispose:
"Non minacciateci di tagliare gli aiuti perché non funzionerà. Io non sono un ebreo a cui tremano le ginocchia. Io sono un ebreo orgoglioso con 3.700 anni di storia. Nessuno venne in nostro aiuto mentre stavamo morendo nelle camere a gas e nei forni. Nessuno venne in nostro aiuto mentre ci sforzavamo di creare il nostro paese. Noi abbiamo pagato per averlo. Abbiamo combattuto. Siamo morti per questa causa. Noi manterremo sempre saldi i nostri principi e li difenderemo. E se necessario, saremo disposti a morire per questi principi, con o senza il vostro aiuto".
Successivamente la crisi diplomatica venne superata e il flusso degli aiuti continuò.
David D'Amico



Elezioni presidenziali USA: la Fratellanza Musulmana preferisce Biden
Sicurezza internazionale | LUISS
Pubblicato il 6 novembre 2020 alle 12:53 in Medio Oriente USA e Canada
domenica, 8 novembre 2020

https://sicurezzainternazionale.luiss.i ... sce-biden/

I media legati alla Fratellanza musulmana hanno evidenziato un crescente entusiasmo per i risultati raggiunti, sino ad ora, dal candidato democratico alla presidenza statunitense, Joe Biden, con la speranza di ottenere vantaggi politici da una sua eventuale vittoria.

È stato il quotidiano al-Arab ad evidenziarlo, venerdì 6 novembre, in un momento in cui Joe Biden sembra essere sempre più vicino alla vittoria. Secondo il quotidiano, i Fratelli musulmani credono che, in caso di vittoria del candidato democratico, possano rivivere le medesime esperienze vissute nel periodo in cui il capo della Casa Bianca era Barack Obama, con particolare riferimento alle Primavere arabe. Tuttavia, secondo alcuni analisti, l’era Obama è ormai terminata e per la Fratellanza, in realtà, sarà difficile ottenere i medesimi risultati ottenuti in passato.

Finora i media dei Fratelli Musulmani non sono stati i soli a celebrare il vantaggio di Biden. Ad accompagnarli, vi sono stati quelli iraniani, alla luce della campagna di “assedio” perpetrata dall’amministrazione di Donald Trump negli ultimi anni, che ha impedito a Teheran di esportare il proprio petrolio con gravi conseguenze per la propria economia. La speranza, quindi, secondo quanto afferma al-Arab, è quella di ripristinare quella “clemenza” di cui l’Iran godeva durante “l’era Obama”.

Attivisti filo-islamisti e professionisti dei media in Egitto, Tunisia, Yemen e Stati del Golfo non hanno nascosto le loro preghiere per la vittoria di Biden, deridendo altresì le dichiarazioni dell’avversario Trump e le affermazioni sui casi di frode. “É come se Biden fosse il candidato dei Fratelli Musulmani e non il candidato dei democratici statunitensi”, afferma il quotidiano, secondo cui, tra i vantaggi auspicati dal gruppo islamista vi è il rilascio di membri della Fratellanza musulmana da parte del presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Quest’ultimo, dalla deposizione dell’ex presidente eletto Mohamed Morsi, avvenuta il 3 luglio 2013, si è fatto promotore di una campagna di repressione contro la Fratellanza Musulmana, dichiarata organizzazione terrorista nel dicembre dello stesso anno. Altra speranza del gruppo islamista è la fine del blocco imposto contro il Qatar dal 5 giugno 2017.

Biden è stato presentato dalla Fratellanza Musulmana come un sostenitore dell’Islam e dei musulmani, ed è stato evidenziato il fatto che ha più volte citato gli hadith del Profeta e si è mostrato un oppositore dell’islamofobia. Associazioni islamiche americane, come la Società islamica del Nord America (ISNA) e il Council on American-Islamic Relations (CAIR), legate alla Fratellanza Musulmana o considerate vicine ad essa, hanno promosso la candidatura di Biden tra la popolazione statunitense e hanno partecipato alla sua campagna elettorale a livello statale e nazionale.

Tuttavia, alcuni analisti affermano che sarà difficile per i Fratelli musulmani e i loro sostenitori, in particolare il Qatar, recuperare gli stessi vantaggi di cui godevano durante il periodo di Obama, a causa dei cambiamenti che si sono verificati nella regione negli ultimi anni. A tal proposito, riporta al-Arab, il presidente al-Sisi, ad esempio, è diventato un attore attivo nel prendere accordi in molte questioni, tra cui i dossier libico, palestinese e sudanese, o anche nel nuovo percorso di normalizzazione tra Israele e la regione del Golfo arabo.

Inoltre, a detta del quotidiano, non è ancora chiara la strategia che Joe Biden intende adottare in Medio Oriente in caso di vittoria. Tuttavia, qualsiasi essa sia, affermano gli analisti, non andrà contro gli interessi degli Stati Uniti ed è improbabile che vada contro i recenti cambiamenti verificatisi, solo per compiacere i Fratelli Musulmani, il Qatar o qualsiasi altro attore nella regione mediorientale. Inoltre, Biden dovrà dapprima concentrarsi sulla situazione interna degli Stati Uniti e dovrà adoperarsi per rassicurare l’opinione pubblica americana sulla serietà delle riforme sociali che intende introdurre.

Ellen Laipson, ex alto funzionario statunitense e attuale direttore degli studi sulla sicurezza presso la George Mason University, ritiene che Biden lavorerà per ripristinare la fiducia negli Stati Uniti prima di navigare nelle acque del Medio Oriente. In un articolo pubblicato dal sito web di opinione Syndication Bureau, Laipson ha sottolineato che il Medio Oriente non è il luogo più urgente verso cui rivolgersi per riparare le alleanze degli Stati Uniti, se paragonato a Europa e Asia. Tuttavia, a detta dell’ex funzionario, “Biden sarà in grado di ristabilire rapporti con i principali leader del Medio Oriente, con la probabile eccezione dell’Arabia Saudita “.

Circa i rapporti con l’Iran, a detta di alcuni analisti, anche questo rappresenterà una “cartina al tornasole” per l’eventuale amministrazione Biden. In tal caso, il solo ripristino dell’impegno degli Stati Uniti per l’accordo nucleare del 2015 non sarà sufficiente. Gli esperti di non proliferazione nucleare nell’amministrazione Biden potranno proporre emendamenti all’accordo e collaborare con gli alleati per preservarlo, ma il comportamento regionale dell’Iran continuerà ad essere valutato da funzionari regionali nei dipartimenti di Stato e Difesa.



Speriamo che Biden con l’Iran non torni alla “politica di Chamberlain”
Franco Londei·
21 Novembre 2020

https://www.francolondei.it/speriamo-ch ... amberlain/

Il fatto di essere “politicamente non schierato” è una gran cosa specie in questi momenti in cui destra e sinistra fanno a cazzotti sulle elezioni USA.

Questa posizione mi permette infatti di poter essere critico con Biden così come con Trump. E questo giro la critica/ammonimento va decisamente al Presidente eletto, Joe Biden.

Durante la campagna, il presidente eletto Joe Biden ha promesso di gestire l’Iran “in modo intelligente” e ha detto che avrebbe dato a Teheran “un percorso credibile per tornare alla diplomazia”.

Ha anche detto che gli Stati Uniti potrebbero (condizionale non di poco conto) rientrare nell’accordo nucleare iraniano del 2015 (JCPOA) “come punto di partenza per negoziati successivi” se l’Iran si impegna a rispettare pienamente gli accordi presi con l’Amministrazione Obama.

Ora, già il JCPOA era orribile di suo oltre ad essere pericolosissimo perché nei fatti non impediva all’Iran di avere l’atomica ma ne rimandava solamente i tempi. Ma negli ultimi mesi gli iraniani sono andati molto avanti con il programma nucleare e difficilmente, arrivati a questo punto, torneranno indietro.

Quello che cercheranno di fare, però, sarà cercare in tutti i modi di prendere tempo perché adesso il vero nemico per gli Ayatollah è solo il tempo, prima che finalmente a Gerusalemme si decidano a fare le cose per bene.

Perché Biden non ha possibilità di riaprire il JCPOA e rischia solo di dare tempo all’Iran?

Secondo l’ultimo rapporto della AIEA, l’agenzia atomica internazionale incaricata di controllare il programma nucleare iraniano, l’Iran possiede 2.440 chilogrammi di scorte di uranio arricchito, che superano di gran lunga i 300 chilogrammi consentiti dall’accordo. Abbastanza materiale per costruire due ordigni nucleari.

Teheran poi sta arricchendo l’uranio al 4,5%, un percentuale superiore a quanto consentito dal JCPOA.

Infine ha appena finito di trasferire una linea di nuovissime centrifughe in un sito sotterraneo. Non sembrano decisamente operazioni di chi potrebbe tornare sui suoi passi.

Gli interessi regionali di Teheran e le sanzioni

Un altro dei timori che si hanno in merito alla possibile politica di Joe Biden verso l’Iran è quello che potrebbe ridurre o addirittura togliere le sanzioni economiche all’Iran.

Sarebbe un errore fatale che darebbe ossigeno al terrorismo islamico in Libano, in Iraq, in Siria, in Yemen e ovunque i numerosi proxy iraniani operano.

Insomma non vorremmo tornare alla “politica di Chamberlain” quella del “potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”.


Israele Arabia Saudita
Lion Udler
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/lionud/posts/3478982235532231

L'incontro tra Netanyahu e Bin Salman non è certo il primo ma è il primo che volutamente è stato reso pubblico, ecco perché:
1. La possibiltà che a Washington nasca un governo democratico e anti Saudita esiste, un governo che potrebbe voler tornare ai disastrosi accordi nucleari con l'Iran
2. La possibiltà di creare una alleanza militare nel Medio Oriente che non può non includere l'unica potenza nella regione - Israele, caso contrario una alleanza militare sarebbe impotente.
3. Un esperimento dell'opinione pubblica araba, l'Arabia Saudita vuole verificare qual'è l'opinione pubblica araba riguardo a un possibile e imminente accordo con Israele.
4. Un chiaro messaggio all'Iran, i Paesi arabi insieme ad Israele faranno opposizione ai tentativi aggressivi e violenti degli ayatollah sciiti.
5. Il Medio Oriente sta cambiando, un messaggio anche ai palestinisti - decidete da quale parte stare, sunniti o sciiti e prendete le vostre responsabilità una volta per sempre!!



Com’era quella che Joe Biden era amico dei palestinesi e nemico di Israele?
Franco Londei·
23 Novembre 2020·
https://www.francolondei.it/comera-quel ... i-israele/

In questi giorni bui per la democrazia americana con un ex Presidente che le tenta tutte, compreso aizzare i suoi dobermann ben armati altresì detti Proud Boys, per non mollare la poltrona che per ora lo immunizza dai virus fiscali, fa specie leggere nelle bacheche dei trumpisti di ferro che Joe Biden è amico dei palestinesi e nemico di Israele, che la sua vice, Kamala Harris, sarebbe addirittura musulmana e acerrima nemica di Israele quando invece è cristiana e ha sposato un ebreo.

E ti chiedi: ma fa uno così ad essere nemico di Israele? Non ti capaciti di una fregatura così. Poi appena alzato dal letto leggi il messaggio di una cara amica che ti informa che Biden, quello amico dei palestinesi e nemico di Israele, ha scelto Anthony Blinken come Segretario di Stato.

Un momento perché a questo punto sono confuso e vorrei l’aiuto di quelli che conoscono bene l’inglese, non sia mai che mi confonda ancor di più.

Ma… Anthony Blinken non è ebreo? Non è quell’Anthony Blinken che nelle amministrazioni Clinton e Obama si è sempre messo di traverso quando c’era una decisione che danneggiava Israele? Non sarà mica quell’Anthony Blinken al quale l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren, ha mandato subito subito un Twitt di congratulazioni dove lo ha definito “vero amico di Israele”?

No perché a questo punto sono davvero confuso, soprattutto perché se l’ambasciatore di Israele negli Stati Uniti decide di congratularsi per una nomina fatta da Joe Biden mi sembra chiaro da che parte stia lo Stato Ebraico.

E adesso, nonostante tutto, continueranno con la tiritera del golpe, del voto truccato, di Kamala musulmana e via dicendo. Che volete che sia, vedrete che un appiglio sugli specchi lo trovano di sicuro. Solo cercate di fare piano, che alla lunga tutto quello stridore di unghia sul vetro non fa bene ai denti.


Fuga di Nasrallah: diminuisce l'influenza di Teheran su Libano e Siria
Dorian Gray
5 dicembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... o-e-siria/

Se fosse confermato, rappresenterebbe l’ennesimo schiaffo a tutti quegli “esperti” che, dopo ogni azione che colpisce un alto funzionario iraniano o comandante Pasdaran – come erano Qassem Soleimani e Mohsen Fakhrizadeh – iniziano a presagire venti di tempesta, che poi si rivelano essere bolle di sapone.

Secondo quanto riporta la stampa araba e israeliana, dopo l’uccisione di Fakhrizadeh, il padre dell’atomica iraniana, il segretario di Hezbollah, Hassan Nasrallah, avrebbe deciso di lasciare a tempo indeterminato il Libano per rifugiarsi a Teheran per ragioni di sicurezza.

Se la notizia fosse confermata, il trasferimento di Nasrallah indicherebbe due cose: 1) il regime iraniano è in fase di ritirata. Così come successo dopo la morte di Soleimani, dove la risposta di Teheran è stata limitata, anche in questo caso la risposta della Repubblica Islamica è difensiva, volta a proteggere i suoi asset regionali, al fine di evitare che anche questi vengano eliminati a breve; 2) Hezbollah in Libano sta perdendo costantemente terreno.

A riprova di questa seconda affermazione, riportiamo quanto sta accadendo nei negoziati sui confini marittimi tra Gerusaleme e Beirut, partiti mesi addietro su proposta americana e ora apparentemente fermi. Qualcuno ha sostenuto che questi negoziati si siano fermati per volontà libanese, dopo l’uccisione di Fakhrizadeh. Poco dopo che questo rumor ha iniziato a circolare, sono stati proprio i vertici politici libanesi a sostenere che fosse vero il contrario, ovvero che la sospensione dei negoziati era stata voluta da israeliani e americani.

Non basta: il presidente libanese Aoun, teoricamente alleato di Hezbollah, è personalmente intervenuto per riaffermare il suo sostegno al negoziato, sostenendo che è assolutamente possibile superare le divergenze tra le due parti.

Infine, parlando ai Med Dialogue promossi da Farnesina e Ispi, il ministro degli esteri libanese Charbel Wehbe ha affermato che non sarà il Libano a difendere l’Iran, dopo l’uccisione di Fakhrizadeh, perché “l’Iran è in grado di difendersi a solo”. Tradotto, “cari iraniani non pensate di usare il territorio libanese, attivando Hezbollah, per aprire un fronte di conflitto con Israele per vendicarvi”.

Infine, riportiamo, sempre dalla stampa araba, come persino la Siria recentemente abbia deciso di dire no a Teheran, rifiutando la richiesta iraniana di aprire un secondo fronte con Israele, nel Golan. Alla richiesta dei Pasdaran, infatti, il regime di Assad avrebbe opposto un “gentile rifiuto”, adducendo il pretesto di preferire di chiudere il fronte interno, prima di aprirne uno nuovo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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