21) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-22-24-28 e 30
Contenzioso politico giudiziario e giuridico
LA PARTITA LEGALE IN CORSO
Niram Ferretti
11 novembre 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Nella battaglia legale su diversi fronti, che Donald Trump ha intrapreso per contestare la correttezza del voto che avrebbe determinato la vittoria di Joe Biden, c'e ne è una di particolare rilevanza e riguarda la Pennsylvania, lo Stato che conferisce 20 elettori e che, dopo un primo notevole vantaggio di Trump è passato a Biden.
Dimenticando le baggianate che in questi giorni si sono moltiplicate su Facebook e altri social, relative alle presunte prove delle frodi elettorali, sarebbe il caso di concentrarsi su qualcosa di giuridicamente più concreto.
Di cosa si tratta? Presto detto. Relativamente al voto postale, l'Assemblea Generale aveva deliberato che tutte le schede postali dovevano essere ricevute entro e non oltre le 20:00 dell'Election Day (salvo eccezione per il voto dei militari e per il voto dei cittadini americani oltre oceano).
A marzo di quest'anno, con il conclamarsi della pandemia, la legge aveva subito una modifica legislativa in base alla quale venivano incluse nuove misure per evitare il sovraffollamento ai seggi, ma senza modificare la deadline delle 20:00 del 3 novembre.
In seguito, alcuni gruppi di parlamentari Democratici avevano aperto un contenzioso legale affermando che, vista la situazione di emergenza, la deadline non dovesse più essere quella stabilita ma dovesse essere estesa.
Il caso arrivò alla Corte Suprema dello Stato della Pennsylvania dove c'è una maggioranza di cinque giudici Democratici contro due Repubblicani. Il verdetto della Corte stabilì una nuova data e una nuova deadline. Non più il 3 novembre alle 20:00 ma il 6 novembre alle 17:00.
A seguito di questo verdetto ci fu una immediata protesta da parte repubblicana fondata sulla persuasione che una corte statale locale non può modificare una legge stabilità dalla legislatura federale.
Il ricorso dei Repubblicani giunse alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dove, i giudici si divisero sulla questione senza giungere all'unanimità.
Secondo i giudici, Gorsuch, Thomas e Alito, il verdetto della Corte Suprema della Pennsylvania violerebbe la Costituzione federale. Ora il caso tornerà alla Corte Suprema.
Il contenzioso verte dunque su un aspetto fondamentale, che va al di là del caso specifico in oggetto, ovvero, se la Corte Suprema di uno Stato può anteporre la propria prerogativa giuriduca all'autorità della legislatura statale in corso.
Se la Suprema Corte degli Stati Uniti dovesse stabilre che la Suprema Corte della Pennsylvania non può anteporsi alla legislatura statale, in quanto la Costituzione federale, estendendo la propria normativa alla legislazione della Pennsylvania, inibisce di fatto a qualsiasi corte statale di modificare una legge specifica per le elezioni, l'estensione della data dal 3 novembre al 6 novembre decadrà, e con essa tutte le schede elettorali arrivate dopo il 3 novembre.
Questo per chi ritiene che la partita sia chiusa
Gino Quarelo
Io ritengo che le modalità di voto per quanto riguarda le istituzioni dei singoli stati USA possano divergere da stato a stato e seguire legislazioni diverse nel rispetto della Costituzione americana; mentre le modalità di voto per le istituzioni federali devono essere uniformi per tutti gli stati.
???
Dipendente delle poste denuncia brogli in Pennsylvania: il suo video diventa un caso
11 novembre 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/1 ... 1605108548
Negli Stati Uniti, mentre Donald Trump non riconosce la vittoria di Joe Biden e continua a ipotizzare frodielettorali senza avere alcuna prova, le dichiarazioni di un dipendente delle Poste della Pennsylvania diventano un caso a supporto dei brogli ipotizzati dal tycoon. Richard Hopkins ha riferito che un dirigente del servizio a Erie ha chiesto ai dipendenti di retrodatare le schede arrivate per posta dopo l’Election Day. La sua denuncia era stata citata dal senatore Lindsey Graham, in una lettera fatta pervenire al Dipartimento di Giustizia in cui si chiedeva l’apertura di un’inchiesta federale. Il Washington Post aveva poi pubblicato un articolo in cui spiegava che l’uomo aveva ritrattato di fronte agli inquirenti intervenuti per conto delle Poste.
Elezioni Usa 2020, dipendente delle poste denuncia brogli in Pennsylvania: il suo video diventa un caso
Ma in nottata l’uomo ha diffuso un video su Youtube (sopra) negando di essere tornato sulle proprie affermazioni, considerate dai Repubblicani fonte di prove di ampie irregolarità compiute nella gestione delle operazioni di voto durante le presidenziali. “Sono qui per dire che non sono tornato indietro su quanto affermato. Non è successo”, ha spiegato nel filmato Hopkins, che non ha risposto alle richieste di interviste e precisazioni avanzate dal Washington Post.
L’Attorney General William Barr, successivamente alle sue dichiarazioni, aveva autorizzato i procuratori federali ad avviare inchieste su potenziali attendibili irregolarità e frodi prima ancora che i risultati finali fossero stati certificati, capovolgendo una pratica seguita da molto tempo dal suo Dipartimento. Ma il New York Times, citando funzionari e procuratori di tutti gli Stati – ad eccezione del Texas che non ha risposto – ha spiegato che finora non sono stati riscontrati brogli o irregolarità. Da ricordare che tanti Stati in Usa accettano le schede arrivate dopo l’Election Day (in Pennsylvanya fino a tre giorni dopo): l’importante è che il timbro postale non sia posteriore al 3 novembre.
Tucker Carlson Tonight: È passata più di una settimana da quando sono stati espressi i voti finali e molti dei 72 milioni di elettori di Donald Trump credono ancora che queste elezioni siano state fondamentalmente ingiuste. Hanno ragione su questo. I Democratici hanno cambiato completamente il modo con cui abbiamo votato in queste elezioni. Il nostro sistema non è mai stato così disorganizzato e non è mai stato più vulnerabile alla manipolazione.
L'Osservatore Repubblicano
12 novembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5173742568
Quindi la scorsa settimana c'è stata una frode degli elettori? Abbiamo lavorato a questa domanda sin dalla notte delle elezioni. Abbiamo cercato di essere attenti e precisi mentre lo abbiamo raccontato. In momenti come questo, la verità conta più che mai. False accuse di frode possono causare tanto danno quanto la frode stessa, e l'ultima cosa di cui l'America ha bisogno in questo momento è di subire ancora più danni.
Quello che stiamo per dirvi è accurato. Non è una teoria. È successo e possiamo dimostrarlo. Anche altre testate giornalistiche potrebbero provarlo. Hanno semplicemente scelto di non farlo. La posizione dei media in tutto il paese questa settimana è stata molto semplice: non ci sono state frodi degli elettori. Lo dicono ancora e ancora, ma di cosa stanno parlando esattamente? Non ve lo diranno. Quindi ve lo diremo noi adesso.
Meno di 15.000 voti separano Donald Trump da Joe Biden nello stato della Georgia. Il margine è abbastanza ristretto che vale la pena indagare nello specifico su quello che è successo. Il segretario di stato della Georgia ha ora confermato che ci sarà un riconteggio manuale di tutti i voti espressi.
Tra questi voti, gli auditor hanno trovato una scheda elettorale di una donna chiamata Deborah Jean Christiansen... Chi la conosceva è rimasto triste quando è morta lo scorso maggio. E potrebbero essere sorpresi di apprendere che anche dopo la sua morte, Deborah è riuscita comunque a registrarsi per votare e poi a votare, presumibilmente per Joe Biden.
In un certo senso, è una storia stimolante, il trionfo del voto sulla morte. E nessuno incarna perfettamente quella storia come James Blalock di Covington, in Georgia. Il signor Blalock è stato un postino per 33 anni fino alla sua morte nel 2006. James Blalock ha votato alle elezioni della scorsa settimana. Come ha fatto? Forse era solo uno di quegli straordinari corrieri postali che né la pioggia, né la neve, né l'oscurità della notte né la stessa morte potevano trattene dal consegnare la posta. Nel suo caso, forse votare dalla tomba non è stata davvero una frode, era solo dedizione.
Poi c'è Linda Kesler di Nicholson, Georgia. Linda Kesler è morta nel 2003. Diciassette anni dopo, ha votato ancora alle elezioni presidenziali. Edward Skwiot, di Trenton, in Georgia, ha trascorso la sua vita lavorando nelle costruzioni ed insegnando a scuola... Quando è morto cinque anni fa all'età di 82 anni, sembrava che se ne fosse andato per sempre da questo mondo. Ma no, la scorsa settimana ha votato per scegliere il presidente e non è stato l'unico.
Al momento, non ci sono abbastanza di questi voti per alterare il risultato. Ma il punto è questo: sono morti, ma hanno votato lo stesso. La domanda è: come hanno fatto? Come hanno espresso esattamente il loro voto? E la risposta è breve: per posta. Le persone decedute tendono a votare più spesso quando si rende loro più facile votare, e quest'anno abbiamo reso molto più facile votare per i morti. Gli Stati hanno inviato schede elettorali e moduli di registrazione a milioni di persone, anche se non richiesti. Il pretesto era il COVID e l'emergenza sanitaria. L'effetto è stato quello di incoraggiare la frode.
Uno studio del 2012 di Pew ha rilevato che in questo paese c'erano ancora quasi 2 milioni di morti nelle liste elettorali. Lo studio ha anche rilevato che circa 24 milioni di registrazioni di elettori, ovvero 1 su 8 in America, non erano più valide o erano significativamente errate. Quasi 3 milioni di persone in America avevano registrazioni in più di uno Stato.
Quindi cosa succede se inizi a inviare schede elettorali e registrazioni in base a liste come queste? Hai la garanzia di aumentare la quantità di voti fraudolenti, ed è esattamente ciò che hanno fatto i Democratici. I Repubblicani, dovremmo aggiungere, la hanno lasciati fare.
Prendiamo lo stato del Nevada, dove Joe Biden sta attualmente conducendo su Donald Trump con meno di 40.000 voti quest'anno. I Democratici e i loro avvocati si sono assicurati che il Nevada inviasse le schede - non le domande per votare, ma schede effettive - a ogni singolo elettore registrato nello Stato, indipendentemente dal fatto che volesse quella scheda o meno. Lo hanno fatto anche se erano perfettamente consapevoli che più di 41.000 persone registrate per votare in Nevada non hanno votato o non hanno aggiornato le loro registrazioni da più di dieci anni. Molte di queste persone sono morte o se ne sono andate, ma hanno comunque votato.
Una di quelle persone era un'ex insegnante di scuola elementare chiamata Rosemarie Hartle. Secondo il suo necrologio del 2017, Rosemarie era "amorevole, divertente, sfacciata e sarcastica (in un modo divertente), bella, potente, implacabile e stimolante".
Purtroppo, anche se se n'è andata, la sua registrazione elettorale è rimasta. È ancora sugli albi. Qualcuno ha ricevuto il voto di Rosemarie Hartle per posta e poi l'ha spedito. Non sappiamo chi sia stato. Vorremmo averlo scoperto, perché è una frode. È una minaccia per il nostro sistema e viene nascosta da un mezzo di informazione totalmente coinvolto nella presidenza di Joe Biden.
Abbiamo il diritto di sapere. Abbiamo l'obbligo di saperne di più. Ma grazie al blackout dei media, è lasciato ai siti conservatori indipendenti come The Federalist riferire ciò che gli altri dovrebbero riportare ma non fanno. Grazie a The Federalist, sappiamo che il 9 ottobre un uomo chiamato Fred Stokes Jr. ha ricevuto una scheda elettorale non richiesta nella contea di Clark, in Nevada. Tre settimane dopo, la contea ha ricevuto la sua scheda per posta. Le registrazioni delle votazioni indicano che la procedura di votazione è stata "completata". Fred Stokes ha votato per il presidente, ma Fred Stokes era morto da tre anni. Morì nel giugno 2017 all'età di 90 anni.
In Pennsylvania, lo stato che ha nominato Joe Biden presidente eletto, probabilmente ci sono parecchi elettori morti. Come lo sappiamo? Perché ce l'ha detto lo Stato.
Secondo un rapporto dello scorso dicembre del Dipartimento del Revisore Generale del Commonwealth, quasi 3.000 elettori potenzialmente deceduti erano rimasti registrati nelle liste elettorali. La campagna Trump afferma di aver trovato prove che alcuni di loro hanno votato quest'anno.
Ad esempio, il 24 ottobre, i funzionari della contea di Allegheny hanno inviato una scheda elettorale a Denise Ondish. Era morta due giorni prima. Eppure, in qualche modo, i registri mostrano che i funzionari della contea hanno ricevuto quella scheda elettorale compilata il 2 novembre.
Perché è successo questo? Come possiamo evitare che accada di nuovo? Queste sono le domande. Alla prima è molto semplice rispondere: i Democratici lo hanno fatto. Capiscono che quando invii schede per posta ad un intero elenco elettorale non verificato, non puoi davvero sapere chi andrà a votare. Ma solo per assicurarsi che le frodi fossero possibili, i Democratici hanno intentato azioni legali in Nevada per eliminare la verifica della firma.
Nel 2019, molto prima della pandemia di coronavirus, il senatore Ron Wyden, Democratico dell'Oregon, ha sponsorizzato il "Vote by Mail Act". Il voto per corrispondenza richiede che ogni stato faccia votare per posta in base all'intera lista degli elettori, anche se non verificata. Che tu lo chieda o meno, che tu sia vivo o meno, ottieni un voto. Non c'è altro modo per interpretarlo se non quello per cui i Democratici volessero favorire la frode.
Questa estate, i Democratici alla Camera dei Rappresentanti hanno approvato una cosa chiamata "HEROES Act". Non solo avrebbero permesso di spedire semplicemente per posta le schede a tutti gli elettori d'America. Avrebbero anche impedito agli stati di limitare in qualsiasi modo la raccolta dei voti. Ciò significa che chiunque potrebbe raccogliere e restituire mazzi di schede di elettori morti o vivi ai seggi elettorali, e non ci sarebbe alcuna supervisione. È folle, ma aspettatevi di più. Le regole di voto allentate sono troppo utili per lasciar perdere la Sinistra.
A gennaio, i Democratici potrebbero benissimo ottenere il controllo del Senato degli Stati Uniti. Se ciò accade, molto cambierà. Ma una delle cose che accadrà è che convertiranno in legge l'"HEROES Act". In questo momento, affermano che il voto universale per corrispondenza è necessario a causa del Coronavirus, ma mentono. Sono anni che spingono per questa cosa e per una ragione. Dà loro un vantaggio perché aumenta l'incidenza delle frodi.
Se abbiamo a cuore la nostra democrazia, dobbiamo esigere un voto pulito ed onesto, indipendentemente dal risultato. Il sistema è ciò che dobbiamo proteggere. L'invio di schede elettorali ad intere liste di elettori non verificate, e non richieste, ti porta a far votare persone morte. E cosa comporta? Ci mette dove siamo ora: cinici, diffidenti, chiusi. Se vuoi governare una democrazia, hai bisogno soprattutto di una cosa: la fiducia sociale. Se vuoi che le persone abbiano fiducia sociale, se vuoi che credano nel sistema, non basta urlarle contro in televisione e dire loro che ci devono credere. Devi creare un sistema per cui valga la pena crederci.
GUARDARE IN FACCIA LA REALTA'
Niram Ferretti
12 novembre 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Nonostante i ricorsi in atto, di cui uno potrebbe teoricamente portare all'invalidamento del voto in Pennsylvania, la possibilità che il team legale di Donald Trump possa giungere ad invalidare l'esito complessivo del voto è estremamente improbabile. Trump infatti, per potere accreditarsi vincitore ha bisogno di vedersi attribuire il voto in almeno altri tre Stati oltre alla Pennsylvania.
Che i ricorsi non riusciranni a modificare l'esito del voto lo pensa anche chi, come Alan Dershowitz, è stato ed è un sostenitore di Trump. «Ha 5 milioni di voti in meno. Non c’è stata nessuna cospirazione, ci sono stati irregolarità e problemi tecnici».
Se Dershowitz ha torto, significa che invece le irregolarità sono state così macroscopiche da costituire la più grande truffa elettorale mai messa in atto in un paese democratico dal dopoguerra ad oggi. Purtroppo, al momento, le prove che ciò sia avvenuto non sembrano esserci.
La causa intentata allo Stato della Pennsylvania di cui rendevo conto nel post di ieri, quella che ha un appiglio giuridico più consistente, non basa infatti, il suo presupposto su una accusa di frode, ma sul fatto se la corte di uno Stato possa intervenire per modificare la legge elettorale emanata dalla legislatura in corso.
La Corte Suprema, sempre che la causa giunga al massimo tribunale degli Stati Uniti, potrebbe dare ragione a Trump, ma, di nuovo, al di là di questo specifico caso, perchè Joe Biden non sia proclamato presidente, ci vuole ben altro.
Tribunale della Pennsylvania dà ragione alla Campagna di Trump: il Segretario di Stato non aveva l'autorità per modificare la scadenza 2 giorni prima del giorno delle elezioni.
L'Osservatore Repubblicano
12 novembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5140406238
Un giudice della Pennsylvania si è pronunciato a favore della campagna di Trump giovedì, ordinando che lo stato non può contare le schede in cui gli elettori dovevano fornire una prova di identificazione e non lo hanno fatto entro il 9 novembre.
La legge statale ha affermato che gli elettori avevano tempo fino a sei giorni dopo le elezioni - quest'anno il 9 novembre - per risolvere i problemi relativi alla mancanza di prova di identificazione. Dopo che la Corte Suprema della Pennsylvania ha stabilito che le votazioni per corrispondenza potevano essere accettate tre giorni dopo il giorno delle elezioni, il Segretario di Stato della Pennsylvania Kathy Boockvar ha presentato indicazioni secondo cui la suddetta prova di identificazione poteva essere fornita fino al 12 novembre, ovvero sei giorni dalla scadenza dell'accettazione della votazione. Questa linea guida è stata emessa due giorni prima del giorno delle elezioni.
"La Corte conclude che la convenuta Kathy Boockvar, nella sua veste ufficiale di segretario del Commonwealth della Pennsylvania, non aveva l'autorità statutaria per emanare le linee guida del 1° novembre 2020 alle commissioni elettorali delle contee nella misura in cui tale guida pretendeva di cambiare la scadenza ... per alcuni elettori per verificare la prova dell'identità ", ha detto il giudice Mary Hannah Leavitt in un'ordinanza del tribunale.
Ciò era in linea con le argomentazioni della campagna di Trump, che era che non vi era alcuna norma nella legge dello stato per estendere il termine per l'identificazione e che Boockvar non aveva il potere di cambiarlo unilateralmente.
La corte aveva precedentemente ordinato che tutte le schede in cui gli elettori hanno fornito una prova di identificazione tra il 10 e il 12 novembre dovessero essere segregate fino a quando non fosse stata emessa una sentenza che stabilisse cosa fare con loro.
Giovedì, Leavitt ha stabilito che quelle schede non verranno conteggiate.
Questa è una delle numerose sfide legali che la campagna Trump sta portando avanti in Pennsylvania. Venerdì è prevista un'udienza su migliaia di schede che sostengono siano state conteggiate in modo improprio nonostante la mancanza delle informazioni richieste.
Inoltre, la campagna attende l'azione della Corte Suprema per verificare se la Corte Suprema della Pennsylvania abbia agito correttamente nel concedere l'estensione di tre giorni per l'accettazione delle schede per posta.
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La Corte del Commonwealth della #Pennsylvania ha dato ragione al Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) e a "Donald J. Trump for President, Inc.".
L'Osservatore Repubblicano
13 novembre 2020
https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6283670457
La Corte ha stabilito che il Segretario di stato Boockvar "non aveva l'autorità legale" di prorogare unilateralmente il termine fissato dalla legge ed ha ordinato che le schede, tenute separate, non siano conteggiate.
"Questa è stata una presa di potere sfacciata e secca da parte di un funzionario democratico che cercava di far pendere la bilancia a favore di Joe Biden, e siamo contenti che la Corte abbia deciso a nostro favore. Continueremo a far luce su questi incidenti illegali e sulle irregolarità che si sono verificate in Pennsylvania e in tutto il paese fino a quando i risultati non saranno definitivi e gli americani siano fiduciosi del risultato di queste elezioni ". - Dichiarazione del Presidente del Partito Repubblicano, Ronna McDaniel
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All'ultimo minuto il Segretario di Stato della Pennsylvania Boockvar (D) aveva riscritto il Codice elettorale della Pennsylvania spostando il termine per fornire la prova di identificazione agli elettori che avevano votato per assente. Il RNC e la campagna di Trump hanno intentato una causa per contestare questa flagrante inosservanza della legge statale e, la scorsa settimana, il tribunale ha applicato il termine legale appropriato ed ha ordinato che quelle schede fossero separate e non conteggiate assieme alle altre.
I Repubblicani continueranno a combattere contro gli sforzi dei Democratici per spostare i paletti e conteggiare anche le schede illegali. Il RNC e la campagna di Trump hanno oltre 500 avvocati impegnati in Pennsylvania e sono pronti a intraprendere azioni legali se necessario per garantire l'integrità del processo elettorale.
https://gop.com/rnc-and-trump-campaign- ... er-id-case
Il caso Pennsylvania, su cui potrebbe pronunciarsi la Corte Suprema: violate legge elettorale e Costituzione, 700 mila voti contestati - Atlantico Quotidiano
14 novembre 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ontestati/
Ecco perché il voto per posta “universale” è un vaso di Pandora, intrinsecamente inaffidabile, non garantisce libertà e segretezza ed è fonte di brogli e coercizione. Il caso della Pennsylvania, dove la Corte suprema statale ha esteso di tre giorni i termini di legge per l’accettazione delle schede per posta e il Dipartimento di stato ha permesso, contra legem, di aprire le buste prima del giorno delle elezioni e correggere i vizi di forma nelle contee a maggioranza Dem
Per quanto i media mainstream si rifiutino di accettarla, e si sforzino di oscurare l’offensiva legale del presidente Trump, la realtà è che ci troviamo nel bel mezzo di un’elezione contestata. Certo, sia il gioco delle assegnazioni durante la notte del 3 novembre sia la frettolosa proclamazione mediatica di Biden presidente-eletto miravano a mettere il Paese, l’opinione pubblica e le istituzioni, di fronte al fatto compiuto, ben prima che fosse ragionevole “chiamare” un vincitore. Come previsto, è scattata la narrazione di Trump “golpista” e agitatore, che i Democratici e i media fiancheggiatori preparavano da mesi, ma la realtà è che non c’è nulla di scandaloso o di pericoloso in un presidente uscente che si rivolge ai tribunali per contestare presunte irregolarità nel voto. È suo diritto farlo, ci sarà un processo legale, farà il suo corso, e la volontà dei media di ignorarlo, di ignorare qualsiasi elemento a supporto dei ricorsi, rifiutandosi di contemplare persino l’ipotesi, non è giornalismo, è attivismo politico.
Scandaloso e pericoloso, semmai, è attivare le agenzie di intelligence e i media con false accuse montate ad arte per delegittimare un presidente eletto, come fecero quattro anni fa la Clinton e i Democratici, con la complicità dell’amministrazione Obama. Coloro che oggi accusano Trump di non voler “concedere” la vittoria a Biden, sono gli stessi che per tre anni e mezzo, senza uno straccio di prova e sulla base di dossier e leak falsi, hanno alimentato la bufala dell’elezione rubata da Trump con l’aiuto dei russi.
Abbiamo già osservato nei giorni scorsi come fossero strette la vie legali per Trump: ad oggi sono minime le speranze di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali contestando il voto nei tribunali, per una serie di ragioni che vanno dalla difficoltà di provare brogli massivi, e decisivi, a doverlo fare in più stati in pochi giorni.
Ciò non toglie però, che ogni osservatore dotato di buon senso e onestà intellettuale non dovrebbe ignorare l’opacità dello scrutinio negli stati in bilico, dove il conteggio dei voti è stato più volte fermato e ripreso, in attesa dell’arrivo di ulteriori schede anche ore e giorni dopo la chiusura dei seggi, e dove sono stati estromessi gli osservatori del Gop. Non si tratta di portare avanti teorie della cospirazione, ma di riconoscere l’inaffidabilità intrinseca del voto per posta, che in queste elezioni, con la scusa del Covid, per volontà dei Democratici è stato reso “universale”, da eccezione a regola, in molti stati.
Un vaso di Pandora che rischia di minare la credibilità del processo elettorale americano. Il voto per posta infatti non tutela libertà e segretezza, non c’è una reale garanzia su chi abbia compilato e imbucato la scheda, si presta a pesanti condizionamenti “ambientali” e al voto di scambio, a smarrimenti e ritrovamenti, voti attribuiti a persone decedute da anni o non più residenti. E noi italiani dovremmo saperlo bene. Siamo onesti: se qualcuno proponesse in Italia di estendere il voto per posta dagli italiani all’estero (dove irregolarità sono provate) a tutto il Paese, per evitare assembramenti ai seggi, verrebbe subito accusato di voler favorire il voto clientelare, il voto di scambio, la corruzione e le mafie.
Immaginate se in Italia fossero spedite per posta, settimane e settimane prima del voto, 40 milioni di schede senza ripulire le liste elettorali delle persone decedute o non più residenti (qualcuno ci perse un referendum…). Immaginate che in alcune regioni vengano conteggiate anche quelle che tornano senza timbro postale, senza estremi di identificazione dell’elettore, senza firma e indirizzo del mittente.
Ovviamente, l’intrinseca inaffidabilità del voto per posta di per sé non basta a provare brogli sistematici in tribunale. Ma si possono chiudere gli occhi su tali questioni solo perché le ha sollevate Trump? È quello che hanno fatto durante la campagna elettorale, e stanno facendo tuttora, i media mainstream Usa e italiani.
Una commissione bipartisan presieduta da Jimmy Carter e James Baker, ha ricordato l’Attorney General William Barr in una intervista del settembre scorso, ha affermato nel 2009 che il voto per posta è “pieno di rischi di frodi e coercizione”, e così sostenevano anche stampa a studi accademici. “La narrativa è cambiata quando è arrivata questa amministrazione”. Non si sono visti in passato brogli diffusi perché il voto per posta non era ancora così esteso come viene proposto oggi. Barr ha quindi spiegato la differenza tra gli absentee ballots, richiesti dalle persone da uno specifico indirizzo, e il voto per posta, in cui le schede vengono spedite indiscriminatamente, senza bisogno di fare richiesta, a tutti gli iscritti nelle liste elettorali, notoriamente non ripulite delle persone decedute e non più residenti. Le persone che propongono di adottare questo metodo, avvertiva Barr, stanno “giocando col fuoco”.
Il caso della Pennsylvania è diverso dai ricorsi in altri stati perché qui i problemi sono di ordine costituzionale e ci sono buone chance che la Corte Suprema decida di esprimersi.
Lunedì scorso la Campagna Trump ha depositato un lungo ricorso (86 pagine) alla corte federale, contestando alla Pennsylvania la violazione, nella gestione del voto, della Equal Protection Clause contenuta nel XIV Emendamento della Costituzione, lo stesso sulla base del quale nel 2000 la Corte Suprema si espresse a favore di Bush contro Gore riguardo il conteggio dei voti in Florida. Nel mirino quasi 700 mila voti per posta e absentee ballots provenienti dalle roccaforti Democratiche di Philadelphia e Allegheny (la contea di Pittsburgh).
Il ricorso accusa i funzionari e i tribunali dello stato di aver stabilito, de facto, “un illegale sistema elettorale a doppio standard”, che ha discriminato gli elettori per metodo di voto, tra voti espressi di persona e voti per posta, e preferenze, tra Democratici e Repubblicani. Ovvio, voti di persona e per posta non possono essere trattati esattamente allo stesso modo, essendo di natura diversa. Ma nella denuncia si sottolinea che alcune differenze di trattamento sono arbitrarie e contraddittorie, prevedendo standard inferiori per garantire l’integrità del voto proprio nel metodo di voto più a rischio, quello per corrispondenza.
In particolare, gli elettori di persona sono stati sottoposti a un rigoroso “matching” delle firme; hanno votato in un seggio monitorato, ai sensi di legge, da osservatori di entrambe le parti; “i loro voti contati in modo trasparente e verificabile, aperto e osservato”. Al contrario, si afferma che il segretario di Stato Kathy Boockvar (Democratica) “ha rimosso affermativamente quasi ogni elemento di trasparenza e verificabilità” per i quasi 2,65 milioni di voti per posta: non richiedendo una adeguata verifica dell’identità dell’elettore; permettendo il conteggio di schede arrivate fino a tre giorni dopo la chiusura dei seggi, anche senza prova che fossero state inviate entro i termini dell’election day (un punto oggetto di un ricorso già presentato alla Corte Suprema, su cui torneremo tra breve); autorizzando la verifica e il conteggio di tali schede “in gran parte in segreto, senza la presenza di osservatori”.
Nel ricorso si denunciano anche irregolarità nel processo preliminare, durante il quale i voti per posta vengono inventariati e iniziano a essere elaborati prima della chiusura delle urne il giorno delle elezioni. Nelle contee a forte maggioranza Democratica, agli osservatori sarebbe stata data la possibilità di contattare direttamente gli elettori che avevano completato le loro schede in modo scorretto (mancanza della busta interna di segretezza o della firma dell’elettore sulla busta esterna). A questi elettori, dunque, nelle contee a maggioranza Democratica, sarebbe stato permesso di correggere difetti che avrebbero portato ad invalidare il loro voto, mentre agli elettori di altre contee questa possibilità non sarebbe stata offerta. Il tutto, tra l’altro, violando la segretezza del voto.
Circostanze confermate a The Federalist da Joe Kantz, presidente della commissione elettorale della contea di Snyder, il quale ha riferito di modifiche dell’ultimo minuto apportate al processo elettorale dal segretario per le elezioni della Pennesylvania, che suggeriscono la violazione della Equal Protection Clause e dell’articolo 2, sezione 1, clausola 2 della Costituzione. La mattina del voto, ha raccontato, un osservatore Democratico gli ha fatto pressioni perché gli venissero forniti i numeri identificativi degli elettori che non avevano messo la loro scheda nella busta segreta interna, o che non avevano firmato la busta esterna, come richiesto dalla legge statale pena l’invalidazione del voto.
In una email della sera prima, in effetti, il vice segretario di stato per le elezioni aveva autorizzato le commissioni elettorali delle contee a fornire ai rappresentanti dei candidati e dei partiti informazioni sugli elettori le cui schede per posta erano state respinte, in contrasto con la legge elettorale della Pennsylvania.
Secondo il ricorso, tra l’altro, la contea di Philadelphia avrebbe iniziato il processo di verifica delle schede inviate per posta prima dell’election day, in violazione della legge dello stato che prevede che le buste non siano aperte prima delle ore 7 del giorno del voto.
Insomma, in alcune contee a forte maggioranza Democratica, come Philadelphia e Allegheny, è stato permesso agli elettori di correggere gli errori o rivotare, mentre ciò non è accaduto in contee a maggioranza Repubblicana, le quali si sono attenute alla legge, che proibisce di aprire le buste prima del giorno del voto e di fornire ai rappresentanti dei candidati e dei partiti qualsiasi informazione sull’esito dello scrutinio prima della chiusura dei seggi. E come provano anche alcuni documenti pubblicati sui social media, i Democratici erano stati avvertiti preventivamente delle linee guida dell’ultimo minuto del Dipartimento di Stato della Pennsylvania in contrasto con la legge.
Inoltre, i ricorrenti denunciano che lungo tutto il processo, nelle contee di Philadelphia e Allegheny, le fasi di “ricezione, revisione, apertura e conteggio” delle schede elettorali per posta sono state di fatto nascoste agli osservatori autorizzati della Campagna Trump. I funzionari elettorali, si sostiene nel ricorso, addirittura “non hanno rispettato” l’ingiunzione di un giudice che aveva stabilito di consentire agli osservatori di monitorare lo scrutinio entro la distanza di sei piedi.
In sostanza, il ricorso sostiene che agli elettori Democratici siano stati garantiti vantaggi ingiusti, e che il processo sia stato gestito in modo tale da nasconderli.
Un caso simile a quello della Florida nel 2000, quando la Corte Suprema ordinò di interrompere il processo di riconteggio ordinato dalla Corte suprema statale, avendo riscontrato che per come veniva eseguito portava ad un trattamento altamente discriminatorio tra le schede di diverse contee – e talvolta anche all’interno della stessa contea.
Nel caso del riconteggio in Florida nel 2000, la Corte Suprema ha sostenuto che un trattamento che ha l’effetto di cancellare i voti di alcuni elettori, o che privilegia alcuni elettori rispetto ad altri, è incostituzionale, rimproverando alle autorità statali di non aver saputo garantire e applicare standard uniformi nello scrutinio.
Il problema principale, sottolineato allora dai giudici della Corte Suprema, fu che le decisioni della corte statale avevano scavalcato le regole elettorali promulgate dal Legislatore della Florida, mentre è quest’ultimo, non il potere giudiziario, che ha il potere costituzionale di stabilire modalità e tempi in cui si svolgono le elezioni presidenziali.
Dunque, se le affermazioni fattuali contenute nel ricorso dovessero essere provate, il precedente della Florida potrebbe essere applicato al caso della Pennsylvania. E in particolare, applicato alla decisione della Corte suprema statale che ha esteso la scadenza per la ricezione dei voti per posta fino a tre giorni dopo l’election day, in contrasto con le disposizioni di legge.
La questione è oggetto di una istanza che i Repubblicani avevano già presentato alla Corte Suprema, che si era rifiutata di esprimersi d’urgenza prima delle elezioni, ma non aveva respinto il caso, che quindi resta aperto.
Nel 2019, l’Assemblea generale della Pennsylvania ha approvato una legge, “Act 77”, per permettere a tutti gli elettori di votare per posta, ma (usando le parole del giudice supremo Alito) “richiedeva in modo inequivocabile che tutte le schede per posta fossero ricevute entro le ore 20:00 del giorno delle elezioni”. Il testo esatto:
“No absentee ballot under this subsection shall be counted which is received in the office of the county board of elections later than eight o’clock P.M. on the day of the primary or election”.
Inequivocabile.
L’Act 77 prevedeva, inoltre, che se questa parte della legge fosse stata invalidata, anche la liberalizzazione del voto per posta sarebbe stata annullata.
“Sections 1, 2, 3, 3.2, 4, 5, 5.1, 6, 7, 8, 9 and 12 of this act are nonseverable. If any provision of this act or its application to any person or circumstance is held invalid, the remaining provisions or applications of this act are void”.
Ma un’ordinanza della Corte suprema della Pennsylvania ha stabilito, in totale contrasto con la legge, che 1) le schede per posta possono essere accettate fino a tre giorni dopo il voto, se il timbro postale è del giorno del voto o precedente e 2) le schede per posta senza timbro postale o con timbro illeggibile devono essere accettate se ricevute entro la stessa data.
In pratica, con la scusa del Covid, in Pennsylvania la Corte suprema statale ha riscritto la legge, creando nuove regole su tempi e modalità di svolgimento del voto, che per Costituzione spettano al Legislatore dello stato, mentre il Dipartimento di stato che gestisce e sovrintende il processo elettorale, ha violato in modo significativo la legge permettendo, tra le altre cose, l’ispezione delle schede per posta prima del giorno delle elezioni e che informazioni sugli elettori fossero divulgate prima della chiusura dei seggi.
L’ordinanza di un giudice della Pennsylvania emessa giovedì stabilisce che non vengano contati i voti per posta i cui vizi di forma siano stati corretti dopo il 9 novembre. Si tratta di una prima decisione favorevole al presidente Trump, significativa non per la quantità di voti coinvolti, non decisiva, ma perché riconosce che il segretario di Stato non aveva l’autorità di estendere i termini di accettazione delle schede in contrasto con la legge elettorale.
Un giudizio della Corte Suprema favorevole a Trump sul caso della Pennsylvania sarebbe di estrema importanza per diversi motivi, anche se non portasse ad un ribaltamento dell’esito delle presidenziali. Ridurrebbe considerevolmente i margini della vittoria di Biden mostrando la fondatezza almeno di alcuni reclami in uno stato chiave; getterebbe un’ombra sulla gestione del voto per posta anche negli altri stati in cui il vantaggio di Trump la notte del 3 novembre è stato ribaltato per uno zero virgola; indicherebbe delle garanzie minime sul voto per posta in vista delle elezioni future.
Gli avvocati di Trump sono oggetto di intimidazione e minacce.
Jaime Andrea Jaime
14 novembre 2020
https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 5595536231
Avvocati e relativi Studi, che assistono professionalmente la Campagna Trump nelle contestazioni/ricorsi, sia con il publlico che con i clienti di questi studi per attaccarli pesonalmente o abbandonarli.
Addirittura pubblicando nomi ed indirizzi.
Molti sporchi vigliacchi hanno abbandonato ritirandosi come avvocati di parte.
Mio padre ed i miei nonni si rivolteranno nella tomba.
GIORNALISTA DI LAS VEGAS HA VOTATO 8 VOLTE, E NESSUNO SE NE È ACCORTO
Guido da Landriano
14 novembre 2020
https://scenarieconomici.it/giornalista ... ieconomici
Vi riportiamo l’articolo di un giornalista di Las Vegas , Victor Joecks, che è riuscito a votare 8 volte nella Clark County (la contea dove sorge la nota città dei divertimenti) tramite il voto postale, verificato solo con la firma. Vediamo cosa dice:
I funzionari della Contea di Clark hanno accettato la mia firma su otto buste di ritorno delle schede elettorali durante le elezioni generali. È un’ulteriore prova del fatto che la verifica della firma è una misura di sicurezza imperfetta. Per mesi, i funzionari elettorali hanno detto agli abitanti del Nevada di non preoccuparsi delle schede che si accumulavano nei bidoni della spazzatura degli appartamenti o che venivano inviate a indirizzi sbagliati.
“Le schede elettorali scartate non possono essere ritirate e votate da chiunque”, direbbe un foglio informativo del segretario di stato.
“Tutte le schede elettorali devono essere firmate sulla busta di ritorno della scheda”. Questa firma viene usata per autenticare l’elettore e confermare che è stato effettivamente l’elettore e non un’altra persona a restituire la scheda”.
Volevo testare questa affermazione simulando ciò che potrebbe accadere se qualcuno restituisse schede che non gli appartengono. Molte persone hanno avuto questa opportunità. Billy Geurin, un abitante di Las Vegas di 10 anni, ha trovato cinque schede gettate nel suo appartamento. Un lettore mi ha inviato per e-mail una foto di una pila di posta sul ciglio della strada, che includeva schede sciolte. Ci sono numerose foto di esempi simili sui social media.
Nove persone hanno partecipato a questo test. Ho scritto i loro nomi in corsivo usando la mia normale calligrafia. Hanno poi copiato la mia versione del loro nome sulla loro busta elettorale. Questo processo in due fasi è stato necessario per garantire che non venisse infranta alcuna legge.
Lunedì ho chiesto al cancelliere della contea di Clark, Joe Gloria, di questo scenario. Se le schede firmate da qualcun altro “fossero arrivate, avremmo ancora la capacità di valutare della firma su cui fare affidamento per l’identità”, ha detto. Alla domanda se era sicuro che la salvaguardia avrebbe identificato quelle schede, ha detto: “Sono sicuro che il processo ha funzionato durante tutto il processo”.
Si sbagliava. Otto delle nove schede sono state esaminate. In altre parole, la verifica delle firme ha avuto un tasso di insuccesso dell’89 per cento nella raccolta di firme non corrispondenti.
Questo potrebbe spiegare come una scheda “firmata” da Rosemarie Hartle, morta nel 2017, abbia superato la verifica delle firme, come riportato da 8 News Now. Potrebbe spiegare come a Jill Stokke, residente da tempo a Las Vegas, sia stato detto che la firma sulla sua scheda corrispondeva, anche se ha detto di non averla mai ricevuta.
Nessuna verifica dell’identità, voto postale pessimo, possibilità di votare per altri. questo è stato il voto negli USA: praticamente una caricatura di democrazia.
California Judge Says Governor’s Mail Ballot Order Violated Constitution
15 novembre 2020
https://www.theepochtimes.com/californi ... 79483.html
Elezioni Usa: il caso Georgia e il software sotto accusa
Roberto Vivaldelli
16 novembre 2020
https://it.insideover.com/politica/elez ... 1602666563
Come riportato anche dal Daily Mail, la scorsa era emersa la notizia che in Michigan il software utilizzato per tabulare i voti espressi in 47 contee di tutto lo Stato ha erroneamente dato 6mila voti a Joe Biden nella contea di Anterim, secondo la presidente del Gop Laura Cox. “Nella contea di Antrim, sono state contate le schede elettorali per i democratici destinate ai repubblicani, causando un’oscillazione di 6.000 voti contro i nostri candidati. L’impiegato della contea si è fatto avanti e ha detto che “il software di tabulazione si è guastato e ha causato un errore di calcolo del voto”. Da allora, abbiamo scoperto che le 47 contee hanno usato lo stesso software nella stessa capacità”, ha detto, aggiungendo “la contea di Antrim ha dovuto contare a mano tutte le schede, e queste contee che hanno usato il software devono esaminare attentamente i loro risultati alla ricerca di discrepanze simili”.
La Dominion Voting Systems ha risposto con un comunicato stampa affermando di non aver ricevuto “segnalazioni credibili o prove di errori causati dal software in Georgia o in Michigan, compresa la segnalazione errata di risultati non ufficiali dalla contea di Antrim, Michigan”. Anche il New York Times ha smentito le accuse dei repubblicani, ma il dubbio che qualcosa non abbia del tutto funzionato rimane. E su questo aspetta si concentra la battaglia legale avviata dalla Campagna di Donald Trump.
Il software sotto accusa impiegato anche in Georgia
Nelle scorse ore, i principali network americani hanno attribuito a Joe Biden la vittoria nello stato della Georgia, che così vola a 306 grandi elettori contro i 232 di Donald Trump. Ma va tenuto conto del fatto che è ancora in corso un riconteggio manuale dei voti che potrebbe cambiare l’esito delle elezioni. In Georgia, scrive Paul Sperry in un’inchiesta pubblicata su RealClearInvestigations, e precisamente nella contea di Fulton, è peraltro accaduto qualcosa di strano. Premessa: anche la Georgia, come il Michigan, ha stipulato un contratto con la Dominion Voting Systems in tutte le sue 159 contee. Cos’è accaduto, dunque? Nelle prime ore del 5 novembre, scrive il sito americano, un’improvvisa ondata di circa 20mila voti per corrispondenza è arrivata, tutta per Joe Biden, mentre circa mille voti per il presidente Trump sarebbero misteriosamente scomparsi dal calcolo totale. Un osservatore avrebbe notato il sospetto spostamento dei voti durante il monitoraggio dei risultati delle elezioni provvisorie sul sito web del segretario di stato della Georgia.
Il testimone: “Mai vista una cosa del genere”
Si tratta di Garland Favorito, co-fondatore di Voter Ga, che intervistato da RealClearInvestigations, spiega: “Ho concluso guardando questi risultati che si trattava di un’irregolarità, dal momento che non vi era alcuna ragione evidente del fatto che i voti di Trump fossero diminuiti, mentre quelli dell’ex vicepresidente Joe Biden fossero aumentati così drasticamente”.”Anche qui – spiega – il software sembra aver spostato voti da Trump a Biden”, ha rimarcato il testimone. L’ammontare dei voti che arrivavano a un solo candidato “era qualcosa a cui non avevo mai assistito prima d’ora nei miei anni di monitoraggio elettorale”, ha detto Favorito, che ha sottolineato di non essere né repubblicano né tantomeno un sostenitore di Donald Trump. Secondo l’osservatore, “sembrava che qualcuno avesse scaricato un enorme lotto di schede per corrispondenza per Biden nel sistema durante la notte”.
“Un candidato non poteva salire di 20mila e l’altro non fare nulla – nella contea di Fulton o in qualsiasi contea della Georgia”, ha affermato. “Semplicemente non può succedere”. Favorito ha poi aggiunto: “Penso che scopriranno che la causa principale dell’irregolarità riguardava il software elettronico, e penso che cambierà sostanzialmente i risultati”. Il sospetto è che non sia stato un caso isolato. “Avrebbero potuto esserci altre irregolarità – ha spiegato – ma non sono mai state segnalate perché hanno eliminato gli osservatori”. Il 10 novembre Favorito ha inviato la sua testimonianza al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, raccomandando un riconteggio completo e manuale: richiesta accolta due giorni fa da Raffensperger. Attualmente, con il 99% delle sezioni scrutinate scrutinate, Joe Biden è davanti a Donald Trump in Georgia di circa 15mila voti.