Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:21 am

21) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-22-24-28 e 30


Contenzioso politico giudiziario e giuridico



LA PARTITA LEGALE IN CORSO
Niram Ferretti
11 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nella battaglia legale su diversi fronti, che Donald Trump ha intrapreso per contestare la correttezza del voto che avrebbe determinato la vittoria di Joe Biden, c'e ne è una di particolare rilevanza e riguarda la Pennsylvania, lo Stato che conferisce 20 elettori e che, dopo un primo notevole vantaggio di Trump è passato a Biden.
Dimenticando le baggianate che in questi giorni si sono moltiplicate su Facebook e altri social, relative alle presunte prove delle frodi elettorali, sarebbe il caso di concentrarsi su qualcosa di giuridicamente più concreto.
Di cosa si tratta? Presto detto. Relativamente al voto postale, l'Assemblea Generale aveva deliberato che tutte le schede postali dovevano essere ricevute entro e non oltre le 20:00 dell'Election Day (salvo eccezione per il voto dei militari e per il voto dei cittadini americani oltre oceano).
A marzo di quest'anno, con il conclamarsi della pandemia, la legge aveva subito una modifica legislativa in base alla quale venivano incluse nuove misure per evitare il sovraffollamento ai seggi, ma senza modificare la deadline delle 20:00 del 3 novembre.
In seguito, alcuni gruppi di parlamentari Democratici avevano aperto un contenzioso legale affermando che, vista la situazione di emergenza, la deadline non dovesse più essere quella stabilita ma dovesse essere estesa.
Il caso arrivò alla Corte Suprema dello Stato della Pennsylvania dove c'è una maggioranza di cinque giudici Democratici contro due Repubblicani. Il verdetto della Corte stabilì una nuova data e una nuova deadline. Non più il 3 novembre alle 20:00 ma il 6 novembre alle 17:00.
A seguito di questo verdetto ci fu una immediata protesta da parte repubblicana fondata sulla persuasione che una corte statale locale non può modificare una legge stabilità dalla legislatura federale.
Il ricorso dei Repubblicani giunse alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dove, i giudici si divisero sulla questione senza giungere all'unanimità.
Secondo i giudici, Gorsuch, Thomas e Alito, il verdetto della Corte Suprema della Pennsylvania violerebbe la Costituzione federale. Ora il caso tornerà alla Corte Suprema.
Il contenzioso verte dunque su un aspetto fondamentale, che va al di là del caso specifico in oggetto, ovvero, se la Corte Suprema di uno Stato può anteporre la propria prerogativa giuriduca all'autorità della legislatura statale in corso.
Se la Suprema Corte degli Stati Uniti dovesse stabilre che la Suprema Corte della Pennsylvania non può anteporsi alla legislatura statale, in quanto la Costituzione federale, estendendo la propria normativa alla legislazione della Pennsylvania, inibisce di fatto a qualsiasi corte statale di modificare una legge specifica per le elezioni, l'estensione della data dal 3 novembre al 6 novembre decadrà, e con essa tutte le schede elettorali arrivate dopo il 3 novembre.
Questo per chi ritiene che la partita sia chiusa


Gino Quarelo
Io ritengo che le modalità di voto per quanto riguarda le istituzioni dei singoli stati USA possano divergere da stato a stato e seguire legislazioni diverse nel rispetto della Costituzione americana; mentre le modalità di voto per le istituzioni federali devono essere uniformi per tutti gli stati.


???
Dipendente delle poste denuncia brogli in Pennsylvania: il suo video diventa un caso
11 novembre 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/1 ... 1605108548

Negli Stati Uniti, mentre Donald Trump non riconosce la vittoria di Joe Biden e continua a ipotizzare frodielettorali senza avere alcuna prova, le dichiarazioni di un dipendente delle Poste della Pennsylvania diventano un caso a supporto dei brogli ipotizzati dal tycoon. Richard Hopkins ha riferito che un dirigente del servizio a Erie ha chiesto ai dipendenti di retrodatare le schede arrivate per posta dopo l’Election Day. La sua denuncia era stata citata dal senatore Lindsey Graham, in una lettera fatta pervenire al Dipartimento di Giustizia in cui si chiedeva l’apertura di un’inchiesta federale. Il Washington Post aveva poi pubblicato un articolo in cui spiegava che l’uomo aveva ritrattato di fronte agli inquirenti intervenuti per conto delle Poste.


Elezioni Usa 2020, dipendente delle poste denuncia brogli in Pennsylvania: il suo video diventa un caso

Ma in nottata l’uomo ha diffuso un video su Youtube (sopra) negando di essere tornato sulle proprie affermazioni, considerate dai Repubblicani fonte di prove di ampie irregolarità compiute nella gestione delle operazioni di voto durante le presidenziali. “Sono qui per dire che non sono tornato indietro su quanto affermato. Non è successo”, ha spiegato nel filmato Hopkins, che non ha risposto alle richieste di interviste e precisazioni avanzate dal Washington Post.

L’Attorney General William Barr, successivamente alle sue dichiarazioni, aveva autorizzato i procuratori federali ad avviare inchieste su potenziali attendibili irregolarità e frodi prima ancora che i risultati finali fossero stati certificati, capovolgendo una pratica seguita da molto tempo dal suo Dipartimento. Ma il New York Times, citando funzionari e procuratori di tutti gli Stati – ad eccezione del Texas che non ha risposto – ha spiegato che finora non sono stati riscontrati brogli o irregolarità. Da ricordare che tanti Stati in Usa accettano le schede arrivate dopo l’Election Day (in Pennsylvanya fino a tre giorni dopo): l’importante è che il timbro postale non sia posteriore al 3 novembre.





Tucker Carlson Tonight: È passata più di una settimana da quando sono stati espressi i voti finali e molti dei 72 milioni di elettori di Donald Trump credono ancora che queste elezioni siano state fondamentalmente ingiuste. Hanno ragione su questo. I Democratici hanno cambiato completamente il modo con cui abbiamo votato in queste elezioni. Il nostro sistema non è mai stato così disorganizzato e non è mai stato più vulnerabile alla manipolazione.
L'Osservatore Repubblicano
12 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5173742568

Quindi la scorsa settimana c'è stata una frode degli elettori? Abbiamo lavorato a questa domanda sin dalla notte delle elezioni. Abbiamo cercato di essere attenti e precisi mentre lo abbiamo raccontato. In momenti come questo, la verità conta più che mai. False accuse di frode possono causare tanto danno quanto la frode stessa, e l'ultima cosa di cui l'America ha bisogno in questo momento è di subire ancora più danni.
Quello che stiamo per dirvi è accurato. Non è una teoria. È successo e possiamo dimostrarlo. Anche altre testate giornalistiche potrebbero provarlo. Hanno semplicemente scelto di non farlo. La posizione dei media in tutto il paese questa settimana è stata molto semplice: non ci sono state frodi degli elettori. Lo dicono ancora e ancora, ma di cosa stanno parlando esattamente? Non ve lo diranno. Quindi ve lo diremo noi adesso.
Meno di 15.000 voti separano Donald Trump da Joe Biden nello stato della Georgia. Il margine è abbastanza ristretto che vale la pena indagare nello specifico su quello che è successo. Il segretario di stato della Georgia ha ora confermato che ci sarà un riconteggio manuale di tutti i voti espressi.
Tra questi voti, gli auditor hanno trovato una scheda elettorale di una donna chiamata Deborah Jean Christiansen... Chi la conosceva è rimasto triste quando è morta lo scorso maggio. E potrebbero essere sorpresi di apprendere che anche dopo la sua morte, Deborah è riuscita comunque a registrarsi per votare e poi a votare, presumibilmente per Joe Biden.
In un certo senso, è una storia stimolante, il trionfo del voto sulla morte. E nessuno incarna perfettamente quella storia come James Blalock di Covington, in Georgia. Il signor Blalock è stato un postino per 33 anni fino alla sua morte nel 2006. James Blalock ha votato alle elezioni della scorsa settimana. Come ha fatto? Forse era solo uno di quegli straordinari corrieri postali che né la pioggia, né la neve, né l'oscurità della notte né la stessa morte potevano trattene dal consegnare la posta. Nel suo caso, forse votare dalla tomba non è stata davvero una frode, era solo dedizione.
Poi c'è Linda Kesler di Nicholson, Georgia. Linda Kesler è morta nel 2003. Diciassette anni dopo, ha votato ancora alle elezioni presidenziali. Edward Skwiot, di Trenton, in Georgia, ha trascorso la sua vita lavorando nelle costruzioni ed insegnando a scuola... Quando è morto cinque anni fa all'età di 82 anni, sembrava che se ne fosse andato per sempre da questo mondo. Ma no, la scorsa settimana ha votato per scegliere il presidente e non è stato l'unico.
Al momento, non ci sono abbastanza di questi voti per alterare il risultato. Ma il punto è questo: sono morti, ma hanno votato lo stesso. La domanda è: come hanno fatto? Come hanno espresso esattamente il loro voto? E la risposta è breve: per posta. Le persone decedute tendono a votare più spesso quando si rende loro più facile votare, e quest'anno abbiamo reso molto più facile votare per i morti. Gli Stati hanno inviato schede elettorali e moduli di registrazione a milioni di persone, anche se non richiesti. Il pretesto era il COVID e l'emergenza sanitaria. L'effetto è stato quello di incoraggiare la frode.
Uno studio del 2012 di Pew ha rilevato che in questo paese c'erano ancora quasi 2 milioni di morti nelle liste elettorali. Lo studio ha anche rilevato che circa 24 milioni di registrazioni di elettori, ovvero 1 su 8 in America, non erano più valide o erano significativamente errate. Quasi 3 milioni di persone in America avevano registrazioni in più di uno Stato.
Quindi cosa succede se inizi a inviare schede elettorali e registrazioni in base a liste come queste? Hai la garanzia di aumentare la quantità di voti fraudolenti, ed è esattamente ciò che hanno fatto i Democratici. I Repubblicani, dovremmo aggiungere, la hanno lasciati fare.
Prendiamo lo stato del Nevada, dove Joe Biden sta attualmente conducendo su Donald Trump con meno di 40.000 voti quest'anno. I Democratici e i loro avvocati si sono assicurati che il Nevada inviasse le schede - non le domande per votare, ma schede effettive - a ogni singolo elettore registrato nello Stato, indipendentemente dal fatto che volesse quella scheda o meno. Lo hanno fatto anche se erano perfettamente consapevoli che più di 41.000 persone registrate per votare in Nevada non hanno votato o non hanno aggiornato le loro registrazioni da più di dieci anni. Molte di queste persone sono morte o se ne sono andate, ma hanno comunque votato.
Una di quelle persone era un'ex insegnante di scuola elementare chiamata Rosemarie Hartle. Secondo il suo necrologio del 2017, Rosemarie era "amorevole, divertente, sfacciata e sarcastica (in un modo divertente), bella, potente, implacabile e stimolante".
Purtroppo, anche se se n'è andata, la sua registrazione elettorale è rimasta. È ancora sugli albi. Qualcuno ha ricevuto il voto di Rosemarie Hartle per posta e poi l'ha spedito. Non sappiamo chi sia stato. Vorremmo averlo scoperto, perché è una frode. È una minaccia per il nostro sistema e viene nascosta da un mezzo di informazione totalmente coinvolto nella presidenza di Joe Biden.
Abbiamo il diritto di sapere. Abbiamo l'obbligo di saperne di più. Ma grazie al blackout dei media, è lasciato ai siti conservatori indipendenti come The Federalist riferire ciò che gli altri dovrebbero riportare ma non fanno. Grazie a The Federalist, sappiamo che il 9 ottobre un uomo chiamato Fred Stokes Jr. ha ricevuto una scheda elettorale non richiesta nella contea di Clark, in Nevada. Tre settimane dopo, la contea ha ricevuto la sua scheda per posta. Le registrazioni delle votazioni indicano che la procedura di votazione è stata "completata". Fred Stokes ha votato per il presidente, ma Fred Stokes era morto da tre anni. Morì nel giugno 2017 all'età di 90 anni.
In Pennsylvania, lo stato che ha nominato Joe Biden presidente eletto, probabilmente ci sono parecchi elettori morti. Come lo sappiamo? Perché ce l'ha detto lo Stato.
Secondo un rapporto dello scorso dicembre del Dipartimento del Revisore Generale del Commonwealth, quasi 3.000 elettori potenzialmente deceduti erano rimasti registrati nelle liste elettorali. La campagna Trump afferma di aver trovato prove che alcuni di loro hanno votato quest'anno.
Ad esempio, il 24 ottobre, i funzionari della contea di Allegheny hanno inviato una scheda elettorale a Denise Ondish. Era morta due giorni prima. Eppure, in qualche modo, i registri mostrano che i funzionari della contea hanno ricevuto quella scheda elettorale compilata il 2 novembre.
Perché è successo questo? Come possiamo evitare che accada di nuovo? Queste sono le domande. Alla prima è molto semplice rispondere: i Democratici lo hanno fatto. Capiscono che quando invii schede per posta ad un intero elenco elettorale non verificato, non puoi davvero sapere chi andrà a votare. Ma solo per assicurarsi che le frodi fossero possibili, i Democratici hanno intentato azioni legali in Nevada per eliminare la verifica della firma.
Nel 2019, molto prima della pandemia di coronavirus, il senatore Ron Wyden, Democratico dell'Oregon, ha sponsorizzato il "Vote by Mail Act". Il voto per corrispondenza richiede che ogni stato faccia votare per posta in base all'intera lista degli elettori, anche se non verificata. Che tu lo chieda o meno, che tu sia vivo o meno, ottieni un voto. Non c'è altro modo per interpretarlo se non quello per cui i Democratici volessero favorire la frode.
Questa estate, i Democratici alla Camera dei Rappresentanti hanno approvato una cosa chiamata "HEROES Act". Non solo avrebbero permesso di spedire semplicemente per posta le schede a tutti gli elettori d'America. Avrebbero anche impedito agli stati di limitare in qualsiasi modo la raccolta dei voti. Ciò significa che chiunque potrebbe raccogliere e restituire mazzi di schede di elettori morti o vivi ai seggi elettorali, e non ci sarebbe alcuna supervisione. È folle, ma aspettatevi di più. Le regole di voto allentate sono troppo utili per lasciar perdere la Sinistra.
A gennaio, i Democratici potrebbero benissimo ottenere il controllo del Senato degli Stati Uniti. Se ciò accade, molto cambierà. Ma una delle cose che accadrà è che convertiranno in legge l'"HEROES Act". In questo momento, affermano che il voto universale per corrispondenza è necessario a causa del Coronavirus, ma mentono. Sono anni che spingono per questa cosa e per una ragione. Dà loro un vantaggio perché aumenta l'incidenza delle frodi.
Se abbiamo a cuore la nostra democrazia, dobbiamo esigere un voto pulito ed onesto, indipendentemente dal risultato. Il sistema è ciò che dobbiamo proteggere. L'invio di schede elettorali ad intere liste di elettori non verificate, e non richieste, ti porta a far votare persone morte. E cosa comporta? Ci mette dove siamo ora: cinici, diffidenti, chiusi. Se vuoi governare una democrazia, hai bisogno soprattutto di una cosa: la fiducia sociale. Se vuoi che le persone abbiano fiducia sociale, se vuoi che credano nel sistema, non basta urlarle contro in televisione e dire loro che ci devono credere. Devi creare un sistema per cui valga la pena crederci.



GUARDARE IN FACCIA LA REALTA'
Niram Ferretti
12 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nonostante i ricorsi in atto, di cui uno potrebbe teoricamente portare all'invalidamento del voto in Pennsylvania, la possibilità che il team legale di Donald Trump possa giungere ad invalidare l'esito complessivo del voto è estremamente improbabile. Trump infatti, per potere accreditarsi vincitore ha bisogno di vedersi attribuire il voto in almeno altri tre Stati oltre alla Pennsylvania.
Che i ricorsi non riusciranni a modificare l'esito del voto lo pensa anche chi, come Alan Dershowitz, è stato ed è un sostenitore di Trump. «Ha 5 milioni di voti in meno. Non c’è stata nessuna cospirazione, ci sono stati irregolarità e problemi tecnici».
Se Dershowitz ha torto, significa che invece le irregolarità sono state così macroscopiche da costituire la più grande truffa elettorale mai messa in atto in un paese democratico dal dopoguerra ad oggi. Purtroppo, al momento, le prove che ciò sia avvenuto non sembrano esserci.
La causa intentata allo Stato della Pennsylvania di cui rendevo conto nel post di ieri, quella che ha un appiglio giuridico più consistente, non basa infatti, il suo presupposto su una accusa di frode, ma sul fatto se la corte di uno Stato possa intervenire per modificare la legge elettorale emanata dalla legislatura in corso.
La Corte Suprema, sempre che la causa giunga al massimo tribunale degli Stati Uniti, potrebbe dare ragione a Trump, ma, di nuovo, al di là di questo specifico caso, perchè Joe Biden non sia proclamato presidente, ci vuole ben altro.




Tribunale della Pennsylvania dà ragione alla Campagna di Trump: il Segretario di Stato non aveva l'autorità per modificare la scadenza 2 giorni prima del giorno delle elezioni.
L'Osservatore Repubblicano
12 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5140406238

Un giudice della Pennsylvania si è pronunciato a favore della campagna di Trump giovedì, ordinando che lo stato non può contare le schede in cui gli elettori dovevano fornire una prova di identificazione e non lo hanno fatto entro il 9 novembre.
La legge statale ha affermato che gli elettori avevano tempo fino a sei giorni dopo le elezioni - quest'anno il 9 novembre - per risolvere i problemi relativi alla mancanza di prova di identificazione. Dopo che la Corte Suprema della Pennsylvania ha stabilito che le votazioni per corrispondenza potevano essere accettate tre giorni dopo il giorno delle elezioni, il Segretario di Stato della Pennsylvania Kathy Boockvar ha presentato indicazioni secondo cui la suddetta prova di identificazione poteva essere fornita fino al 12 novembre, ovvero sei giorni dalla scadenza dell'accettazione della votazione. Questa linea guida è stata emessa due giorni prima del giorno delle elezioni.
"La Corte conclude che la convenuta Kathy Boockvar, nella sua veste ufficiale di segretario del Commonwealth della Pennsylvania, non aveva l'autorità statutaria per emanare le linee guida del 1° novembre 2020 alle commissioni elettorali delle contee nella misura in cui tale guida pretendeva di cambiare la scadenza ... per alcuni elettori per verificare la prova dell'identità ", ha detto il giudice Mary Hannah Leavitt in un'ordinanza del tribunale.
Ciò era in linea con le argomentazioni della campagna di Trump, che era che non vi era alcuna norma nella legge dello stato per estendere il termine per l'identificazione e che Boockvar non aveva il potere di cambiarlo unilateralmente.
La corte aveva precedentemente ordinato che tutte le schede in cui gli elettori hanno fornito una prova di identificazione tra il 10 e il 12 novembre dovessero essere segregate fino a quando non fosse stata emessa una sentenza che stabilisse cosa fare con loro.
Giovedì, Leavitt ha stabilito che quelle schede non verranno conteggiate.
Questa è una delle numerose sfide legali che la campagna Trump sta portando avanti in Pennsylvania. Venerdì è prevista un'udienza su migliaia di schede che sostengono siano state conteggiate in modo improprio nonostante la mancanza delle informazioni richieste.
Inoltre, la campagna attende l'azione della Corte Suprema per verificare se la Corte Suprema della Pennsylvania abbia agito correttamente nel concedere l'estensione di tre giorni per l'accettazione delle schede per posta.


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La Corte del Commonwealth della #Pennsylvania ha dato ragione al Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) e a "Donald J. Trump for President, Inc.".
L'Osservatore Repubblicano
13 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6283670457

La Corte ha stabilito che il Segretario di stato Boockvar "non aveva l'autorità legale" di prorogare unilateralmente il termine fissato dalla legge ed ha ordinato che le schede, tenute separate, non siano conteggiate.
"Questa è stata una presa di potere sfacciata e secca da parte di un funzionario democratico che cercava di far pendere la bilancia a favore di Joe Biden, e siamo contenti che la Corte abbia deciso a nostro favore. Continueremo a far luce su questi incidenti illegali e sulle irregolarità che si sono verificate in Pennsylvania e in tutto il paese fino a quando i risultati non saranno definitivi e gli americani siano fiduciosi del risultato di queste elezioni ". - Dichiarazione del Presidente del Partito Repubblicano, Ronna McDaniel
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All'ultimo minuto il Segretario di Stato della Pennsylvania Boockvar (D) aveva riscritto il Codice elettorale della Pennsylvania spostando il termine per fornire la prova di identificazione agli elettori che avevano votato per assente. Il RNC e la campagna di Trump hanno intentato una causa per contestare questa flagrante inosservanza della legge statale e, la scorsa settimana, il tribunale ha applicato il termine legale appropriato ed ha ordinato che quelle schede fossero separate e non conteggiate assieme alle altre.
I Repubblicani continueranno a combattere contro gli sforzi dei Democratici per spostare i paletti e conteggiare anche le schede illegali. Il RNC e la campagna di Trump hanno oltre 500 avvocati impegnati in Pennsylvania e sono pronti a intraprendere azioni legali se necessario per garantire l'integrità del processo elettorale.

https://gop.com/rnc-and-trump-campaign- ... er-id-case



Il caso Pennsylvania, su cui potrebbe pronunciarsi la Corte Suprema: violate legge elettorale e Costituzione, 700 mila voti contestati - Atlantico Quotidiano
14 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ontestati/

Ecco perché il voto per posta “universale” è un vaso di Pandora, intrinsecamente inaffidabile, non garantisce libertà e segretezza ed è fonte di brogli e coercizione. Il caso della Pennsylvania, dove la Corte suprema statale ha esteso di tre giorni i termini di legge per l’accettazione delle schede per posta e il Dipartimento di stato ha permesso, contra legem, di aprire le buste prima del giorno delle elezioni e correggere i vizi di forma nelle contee a maggioranza Dem

Per quanto i media mainstream si rifiutino di accettarla, e si sforzino di oscurare l’offensiva legale del presidente Trump, la realtà è che ci troviamo nel bel mezzo di un’elezione contestata. Certo, sia il gioco delle assegnazioni durante la notte del 3 novembre sia la frettolosa proclamazione mediatica di Biden presidente-eletto miravano a mettere il Paese, l’opinione pubblica e le istituzioni, di fronte al fatto compiuto, ben prima che fosse ragionevole “chiamare” un vincitore. Come previsto, è scattata la narrazione di Trump “golpista” e agitatore, che i Democratici e i media fiancheggiatori preparavano da mesi, ma la realtà è che non c’è nulla di scandaloso o di pericoloso in un presidente uscente che si rivolge ai tribunali per contestare presunte irregolarità nel voto. È suo diritto farlo, ci sarà un processo legale, farà il suo corso, e la volontà dei media di ignorarlo, di ignorare qualsiasi elemento a supporto dei ricorsi, rifiutandosi di contemplare persino l’ipotesi, non è giornalismo, è attivismo politico.

Scandaloso e pericoloso, semmai, è attivare le agenzie di intelligence e i media con false accuse montate ad arte per delegittimare un presidente eletto, come fecero quattro anni fa la Clinton e i Democratici, con la complicità dell’amministrazione Obama. Coloro che oggi accusano Trump di non voler “concedere” la vittoria a Biden, sono gli stessi che per tre anni e mezzo, senza uno straccio di prova e sulla base di dossier e leak falsi, hanno alimentato la bufala dell’elezione rubata da Trump con l’aiuto dei russi.

Abbiamo già osservato nei giorni scorsi come fossero strette la vie legali per Trump: ad oggi sono minime le speranze di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali contestando il voto nei tribunali, per una serie di ragioni che vanno dalla difficoltà di provare brogli massivi, e decisivi, a doverlo fare in più stati in pochi giorni.

Ciò non toglie però, che ogni osservatore dotato di buon senso e onestà intellettuale non dovrebbe ignorare l’opacità dello scrutinio negli stati in bilico, dove il conteggio dei voti è stato più volte fermato e ripreso, in attesa dell’arrivo di ulteriori schede anche ore e giorni dopo la chiusura dei seggi, e dove sono stati estromessi gli osservatori del Gop. Non si tratta di portare avanti teorie della cospirazione, ma di riconoscere l’inaffidabilità intrinseca del voto per posta, che in queste elezioni, con la scusa del Covid, per volontà dei Democratici è stato reso “universale”, da eccezione a regola, in molti stati.

Un vaso di Pandora che rischia di minare la credibilità del processo elettorale americano. Il voto per posta infatti non tutela libertà e segretezza, non c’è una reale garanzia su chi abbia compilato e imbucato la scheda, si presta a pesanti condizionamenti “ambientali” e al voto di scambio, a smarrimenti e ritrovamenti, voti attribuiti a persone decedute da anni o non più residenti. E noi italiani dovremmo saperlo bene. Siamo onesti: se qualcuno proponesse in Italia di estendere il voto per posta dagli italiani all’estero (dove irregolarità sono provate) a tutto il Paese, per evitare assembramenti ai seggi, verrebbe subito accusato di voler favorire il voto clientelare, il voto di scambio, la corruzione e le mafie.

Immaginate se in Italia fossero spedite per posta, settimane e settimane prima del voto, 40 milioni di schede senza ripulire le liste elettorali delle persone decedute o non più residenti (qualcuno ci perse un referendum…). Immaginate che in alcune regioni vengano conteggiate anche quelle che tornano senza timbro postale, senza estremi di identificazione dell’elettore, senza firma e indirizzo del mittente.

Ovviamente, l’intrinseca inaffidabilità del voto per posta di per sé non basta a provare brogli sistematici in tribunale. Ma si possono chiudere gli occhi su tali questioni solo perché le ha sollevate Trump? È quello che hanno fatto durante la campagna elettorale, e stanno facendo tuttora, i media mainstream Usa e italiani.

Una commissione bipartisan presieduta da Jimmy Carter e James Baker, ha ricordato l’Attorney General William Barr in una intervista del settembre scorso, ha affermato nel 2009 che il voto per posta è “pieno di rischi di frodi e coercizione”, e così sostenevano anche stampa a studi accademici. “La narrativa è cambiata quando è arrivata questa amministrazione”. Non si sono visti in passato brogli diffusi perché il voto per posta non era ancora così esteso come viene proposto oggi. Barr ha quindi spiegato la differenza tra gli absentee ballots, richiesti dalle persone da uno specifico indirizzo, e il voto per posta, in cui le schede vengono spedite indiscriminatamente, senza bisogno di fare richiesta, a tutti gli iscritti nelle liste elettorali, notoriamente non ripulite delle persone decedute e non più residenti. Le persone che propongono di adottare questo metodo, avvertiva Barr, stanno “giocando col fuoco”.

Il caso della Pennsylvania è diverso dai ricorsi in altri stati perché qui i problemi sono di ordine costituzionale e ci sono buone chance che la Corte Suprema decida di esprimersi.

Lunedì scorso la Campagna Trump ha depositato un lungo ricorso (86 pagine) alla corte federale, contestando alla Pennsylvania la violazione, nella gestione del voto, della Equal Protection Clause contenuta nel XIV Emendamento della Costituzione, lo stesso sulla base del quale nel 2000 la Corte Suprema si espresse a favore di Bush contro Gore riguardo il conteggio dei voti in Florida. Nel mirino quasi 700 mila voti per posta e absentee ballots provenienti dalle roccaforti Democratiche di Philadelphia e Allegheny (la contea di Pittsburgh).

Il ricorso accusa i funzionari e i tribunali dello stato di aver stabilito, de facto, “un illegale sistema elettorale a doppio standard”, che ha discriminato gli elettori per metodo di voto, tra voti espressi di persona e voti per posta, e preferenze, tra Democratici e Repubblicani. Ovvio, voti di persona e per posta non possono essere trattati esattamente allo stesso modo, essendo di natura diversa. Ma nella denuncia si sottolinea che alcune differenze di trattamento sono arbitrarie e contraddittorie, prevedendo standard inferiori per garantire l’integrità del voto proprio nel metodo di voto più a rischio, quello per corrispondenza.

In particolare, gli elettori di persona sono stati sottoposti a un rigoroso “matching” delle firme; hanno votato in un seggio monitorato, ai sensi di legge, da osservatori di entrambe le parti; “i loro voti contati in modo trasparente e verificabile, aperto e osservato”. Al contrario, si afferma che il segretario di Stato Kathy Boockvar (Democratica) “ha rimosso affermativamente quasi ogni elemento di trasparenza e verificabilità” per i quasi 2,65 milioni di voti per posta: non richiedendo una adeguata verifica dell’identità dell’elettore; permettendo il conteggio di schede arrivate fino a tre giorni dopo la chiusura dei seggi, anche senza prova che fossero state inviate entro i termini dell’election day (un punto oggetto di un ricorso già presentato alla Corte Suprema, su cui torneremo tra breve); autorizzando la verifica e il conteggio di tali schede “in gran parte in segreto, senza la presenza di osservatori”.

Nel ricorso si denunciano anche irregolarità nel processo preliminare, durante il quale i voti per posta vengono inventariati e iniziano a essere elaborati prima della chiusura delle urne il giorno delle elezioni. Nelle contee a forte maggioranza Democratica, agli osservatori sarebbe stata data la possibilità di contattare direttamente gli elettori che avevano completato le loro schede in modo scorretto (mancanza della busta interna di segretezza o della firma dell’elettore sulla busta esterna). A questi elettori, dunque, nelle contee a maggioranza Democratica, sarebbe stato permesso di correggere difetti che avrebbero portato ad invalidare il loro voto, mentre agli elettori di altre contee questa possibilità non sarebbe stata offerta. Il tutto, tra l’altro, violando la segretezza del voto.

Circostanze confermate a The Federalist da Joe Kantz, presidente della commissione elettorale della contea di Snyder, il quale ha riferito di modifiche dell’ultimo minuto apportate al processo elettorale dal segretario per le elezioni della Pennesylvania, che suggeriscono la violazione della Equal Protection Clause e dell’articolo 2, sezione 1, clausola 2 della Costituzione. La mattina del voto, ha raccontato, un osservatore Democratico gli ha fatto pressioni perché gli venissero forniti i numeri identificativi degli elettori che non avevano messo la loro scheda nella busta segreta interna, o che non avevano firmato la busta esterna, come richiesto dalla legge statale pena l’invalidazione del voto.

In una email della sera prima, in effetti, il vice segretario di stato per le elezioni aveva autorizzato le commissioni elettorali delle contee a fornire ai rappresentanti dei candidati e dei partiti informazioni sugli elettori le cui schede per posta erano state respinte, in contrasto con la legge elettorale della Pennsylvania.

Secondo il ricorso, tra l’altro, la contea di Philadelphia avrebbe iniziato il processo di verifica delle schede inviate per posta prima dell’election day, in violazione della legge dello stato che prevede che le buste non siano aperte prima delle ore 7 del giorno del voto.

Insomma, in alcune contee a forte maggioranza Democratica, come Philadelphia e Allegheny, è stato permesso agli elettori di correggere gli errori o rivotare, mentre ciò non è accaduto in contee a maggioranza Repubblicana, le quali si sono attenute alla legge, che proibisce di aprire le buste prima del giorno del voto e di fornire ai rappresentanti dei candidati e dei partiti qualsiasi informazione sull’esito dello scrutinio prima della chiusura dei seggi. E come provano anche alcuni documenti pubblicati sui social media, i Democratici erano stati avvertiti preventivamente delle linee guida dell’ultimo minuto del Dipartimento di Stato della Pennsylvania in contrasto con la legge.

Inoltre, i ricorrenti denunciano che lungo tutto il processo, nelle contee di Philadelphia e Allegheny, le fasi di “ricezione, revisione, apertura e conteggio” delle schede elettorali per posta sono state di fatto nascoste agli osservatori autorizzati della Campagna Trump. I funzionari elettorali, si sostiene nel ricorso, addirittura “non hanno rispettato” l’ingiunzione di un giudice che aveva stabilito di consentire agli osservatori di monitorare lo scrutinio entro la distanza di sei piedi.

In sostanza, il ricorso sostiene che agli elettori Democratici siano stati garantiti vantaggi ingiusti, e che il processo sia stato gestito in modo tale da nasconderli.

Un caso simile a quello della Florida nel 2000, quando la Corte Suprema ordinò di interrompere il processo di riconteggio ordinato dalla Corte suprema statale, avendo riscontrato che per come veniva eseguito portava ad un trattamento altamente discriminatorio tra le schede di diverse contee – e talvolta anche all’interno della stessa contea.

Nel caso del riconteggio in Florida nel 2000, la Corte Suprema ha sostenuto che un trattamento che ha l’effetto di cancellare i voti di alcuni elettori, o che privilegia alcuni elettori rispetto ad altri, è incostituzionale, rimproverando alle autorità statali di non aver saputo garantire e applicare standard uniformi nello scrutinio.

Il problema principale, sottolineato allora dai giudici della Corte Suprema, fu che le decisioni della corte statale avevano scavalcato le regole elettorali promulgate dal Legislatore della Florida, mentre è quest’ultimo, non il potere giudiziario, che ha il potere costituzionale di stabilire modalità e tempi in cui si svolgono le elezioni presidenziali.

Dunque, se le affermazioni fattuali contenute nel ricorso dovessero essere provate, il precedente della Florida potrebbe essere applicato al caso della Pennsylvania. E in particolare, applicato alla decisione della Corte suprema statale che ha esteso la scadenza per la ricezione dei voti per posta fino a tre giorni dopo l’election day, in contrasto con le disposizioni di legge.

La questione è oggetto di una istanza che i Repubblicani avevano già presentato alla Corte Suprema, che si era rifiutata di esprimersi d’urgenza prima delle elezioni, ma non aveva respinto il caso, che quindi resta aperto.

Nel 2019, l’Assemblea generale della Pennsylvania ha approvato una legge, “Act 77”, per permettere a tutti gli elettori di votare per posta, ma (usando le parole del giudice supremo Alito) “richiedeva in modo inequivocabile che tutte le schede per posta fossero ricevute entro le ore 20:00 del giorno delle elezioni”. Il testo esatto:

“No absentee ballot under this subsection shall be counted which is received in the office of the county board of elections later than eight o’clock P.M. on the day of the primary or election”.

Inequivocabile.

L’Act 77 prevedeva, inoltre, che se questa parte della legge fosse stata invalidata, anche la liberalizzazione del voto per posta sarebbe stata annullata.

“Sections 1, 2, 3, 3.2, 4, 5, 5.1, 6, 7, 8, 9 and 12 of this act are nonseverable. If any provision of this act or its application to any person or circumstance is held invalid, the remaining provisions or applications of this act are void”.

Ma un’ordinanza della Corte suprema della Pennsylvania ha stabilito, in totale contrasto con la legge, che 1) le schede per posta possono essere accettate fino a tre giorni dopo il voto, se il timbro postale è del giorno del voto o precedente e 2) le schede per posta senza timbro postale o con timbro illeggibile devono essere accettate se ricevute entro la stessa data.

In pratica, con la scusa del Covid, in Pennsylvania la Corte suprema statale ha riscritto la legge, creando nuove regole su tempi e modalità di svolgimento del voto, che per Costituzione spettano al Legislatore dello stato, mentre il Dipartimento di stato che gestisce e sovrintende il processo elettorale, ha violato in modo significativo la legge permettendo, tra le altre cose, l’ispezione delle schede per posta prima del giorno delle elezioni e che informazioni sugli elettori fossero divulgate prima della chiusura dei seggi.

L’ordinanza di un giudice della Pennsylvania emessa giovedì stabilisce che non vengano contati i voti per posta i cui vizi di forma siano stati corretti dopo il 9 novembre. Si tratta di una prima decisione favorevole al presidente Trump, significativa non per la quantità di voti coinvolti, non decisiva, ma perché riconosce che il segretario di Stato non aveva l’autorità di estendere i termini di accettazione delle schede in contrasto con la legge elettorale.

Un giudizio della Corte Suprema favorevole a Trump sul caso della Pennsylvania sarebbe di estrema importanza per diversi motivi, anche se non portasse ad un ribaltamento dell’esito delle presidenziali. Ridurrebbe considerevolmente i margini della vittoria di Biden mostrando la fondatezza almeno di alcuni reclami in uno stato chiave; getterebbe un’ombra sulla gestione del voto per posta anche negli altri stati in cui il vantaggio di Trump la notte del 3 novembre è stato ribaltato per uno zero virgola; indicherebbe delle garanzie minime sul voto per posta in vista delle elezioni future.


Gli avvocati di Trump sono oggetto di intimidazione e minacce.
Jaime Andrea Jaime
14 novembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 5595536231

Avvocati e relativi Studi, che assistono professionalmente la Campagna Trump nelle contestazioni/ricorsi, sia con il publlico che con i clienti di questi studi per attaccarli pesonalmente o abbandonarli.
Addirittura pubblicando nomi ed indirizzi.
Molti sporchi vigliacchi hanno abbandonato ritirandosi come avvocati di parte.
Mio padre ed i miei nonni si rivolteranno nella tomba.



GIORNALISTA DI LAS VEGAS HA VOTATO 8 VOLTE, E NESSUNO SE NE È ACCORTO
Guido da Landriano
14 novembre 2020

https://scenarieconomici.it/giornalista ... ieconomici

Vi riportiamo l’articolo di un giornalista di Las Vegas , Victor Joecks, che è riuscito a votare 8 volte nella Clark County (la contea dove sorge la nota città dei divertimenti) tramite il voto postale, verificato solo con la firma. Vediamo cosa dice:

I funzionari della Contea di Clark hanno accettato la mia firma su otto buste di ritorno delle schede elettorali durante le elezioni generali. È un’ulteriore prova del fatto che la verifica della firma è una misura di sicurezza imperfetta. Per mesi, i funzionari elettorali hanno detto agli abitanti del Nevada di non preoccuparsi delle schede che si accumulavano nei bidoni della spazzatura degli appartamenti o che venivano inviate a indirizzi sbagliati.

“Le schede elettorali scartate non possono essere ritirate e votate da chiunque”, direbbe un foglio informativo del segretario di stato.

“Tutte le schede elettorali devono essere firmate sulla busta di ritorno della scheda”. Questa firma viene usata per autenticare l’elettore e confermare che è stato effettivamente l’elettore e non un’altra persona a restituire la scheda”.

Volevo testare questa affermazione simulando ciò che potrebbe accadere se qualcuno restituisse schede che non gli appartengono. Molte persone hanno avuto questa opportunità. Billy Geurin, un abitante di Las Vegas di 10 anni, ha trovato cinque schede gettate nel suo appartamento. Un lettore mi ha inviato per e-mail una foto di una pila di posta sul ciglio della strada, che includeva schede sciolte. Ci sono numerose foto di esempi simili sui social media.

Nove persone hanno partecipato a questo test. Ho scritto i loro nomi in corsivo usando la mia normale calligrafia. Hanno poi copiato la mia versione del loro nome sulla loro busta elettorale. Questo processo in due fasi è stato necessario per garantire che non venisse infranta alcuna legge.

Lunedì ho chiesto al cancelliere della contea di Clark, Joe Gloria, di questo scenario. Se le schede firmate da qualcun altro “fossero arrivate, avremmo ancora la capacità di valutare della firma su cui fare affidamento per l’identità”, ha detto. Alla domanda se era sicuro che la salvaguardia avrebbe identificato quelle schede, ha detto: “Sono sicuro che il processo ha funzionato durante tutto il processo”.

Si sbagliava. Otto delle nove schede sono state esaminate. In altre parole, la verifica delle firme ha avuto un tasso di insuccesso dell’89 per cento nella raccolta di firme non corrispondenti.

Questo potrebbe spiegare come una scheda “firmata” da Rosemarie Hartle, morta nel 2017, abbia superato la verifica delle firme, come riportato da 8 News Now. Potrebbe spiegare come a Jill Stokke, residente da tempo a Las Vegas, sia stato detto che la firma sulla sua scheda corrispondeva, anche se ha detto di non averla mai ricevuta.

Nessuna verifica dell’identità, voto postale pessimo, possibilità di votare per altri. questo è stato il voto negli USA: praticamente una caricatura di democrazia.


California Judge Says Governor’s Mail Ballot Order Violated Constitution
15 novembre 2020
https://www.theepochtimes.com/californi ... 79483.html


Elezioni Usa: il caso Georgia e il software sotto accusa
Roberto Vivaldelli
16 novembre 2020

https://it.insideover.com/politica/elez ... 1602666563

Come riportato anche dal Daily Mail, la scorsa era emersa la notizia che in Michigan il software utilizzato per tabulare i voti espressi in 47 contee di tutto lo Stato ha erroneamente dato 6mila voti a Joe Biden nella contea di Anterim, secondo la presidente del Gop Laura Cox. “Nella contea di Antrim, sono state contate le schede elettorali per i democratici destinate ai repubblicani, causando un’oscillazione di 6.000 voti contro i nostri candidati. L’impiegato della contea si è fatto avanti e ha detto che “il software di tabulazione si è guastato e ha causato un errore di calcolo del voto”. Da allora, abbiamo scoperto che le 47 contee hanno usato lo stesso software nella stessa capacità”, ha detto, aggiungendo “la contea di Antrim ha dovuto contare a mano tutte le schede, e queste contee che hanno usato il software devono esaminare attentamente i loro risultati alla ricerca di discrepanze simili”.

La Dominion Voting Systems ha risposto con un comunicato stampa affermando di non aver ricevuto “segnalazioni credibili o prove di errori causati dal software in Georgia o in Michigan, compresa la segnalazione errata di risultati non ufficiali dalla contea di Antrim, Michigan”. Anche il New York Times ha smentito le accuse dei repubblicani, ma il dubbio che qualcosa non abbia del tutto funzionato rimane. E su questo aspetta si concentra la battaglia legale avviata dalla Campagna di Donald Trump.

Il software sotto accusa impiegato anche in Georgia

Nelle scorse ore, i principali network americani hanno attribuito a Joe Biden la vittoria nello stato della Georgia, che così vola a 306 grandi elettori contro i 232 di Donald Trump. Ma va tenuto conto del fatto che è ancora in corso un riconteggio manuale dei voti che potrebbe cambiare l’esito delle elezioni. In Georgia, scrive Paul Sperry in un’inchiesta pubblicata su RealClearInvestigations, e precisamente nella contea di Fulton, è peraltro accaduto qualcosa di strano. Premessa: anche la Georgia, come il Michigan, ha stipulato un contratto con la Dominion Voting Systems in tutte le sue 159 contee. Cos’è accaduto, dunque? Nelle prime ore del 5 novembre, scrive il sito americano, un’improvvisa ondata di circa 20mila voti per corrispondenza è arrivata, tutta per Joe Biden, mentre circa mille voti per il presidente Trump sarebbero misteriosamente scomparsi dal calcolo totale. Un osservatore avrebbe notato il sospetto spostamento dei voti durante il monitoraggio dei risultati delle elezioni provvisorie sul sito web del segretario di stato della Georgia.

Il testimone: “Mai vista una cosa del genere”

Si tratta di Garland Favorito, co-fondatore di Voter Ga, che intervistato da RealClearInvestigations, spiega: “Ho concluso guardando questi risultati che si trattava di un’irregolarità, dal momento che non vi era alcuna ragione evidente del fatto che i voti di Trump fossero diminuiti, mentre quelli dell’ex vicepresidente Joe Biden fossero aumentati così drasticamente”.”Anche qui – spiega – il software sembra aver spostato voti da Trump a Biden”, ha rimarcato il testimone. L’ammontare dei voti che arrivavano a un solo candidato “era qualcosa a cui non avevo mai assistito prima d’ora nei miei anni di monitoraggio elettorale”, ha detto Favorito, che ha sottolineato di non essere né repubblicano né tantomeno un sostenitore di Donald Trump. Secondo l’osservatore, “sembrava che qualcuno avesse scaricato un enorme lotto di schede per corrispondenza per Biden nel sistema durante la notte”.

“Un candidato non poteva salire di 20mila e l’altro non fare nulla – nella contea di Fulton o in qualsiasi contea della Georgia”, ha affermato. “Semplicemente non può succedere”. Favorito ha poi aggiunto: “Penso che scopriranno che la causa principale dell’irregolarità riguardava il software elettronico, e penso che cambierà sostanzialmente i risultati”. Il sospetto è che non sia stato un caso isolato. “Avrebbero potuto esserci altre irregolarità – ha spiegato – ma non sono mai state segnalate perché hanno eliminato gli osservatori”. Il 10 novembre Favorito ha inviato la sua testimonianza al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, raccomandando un riconteggio completo e manuale: richiesta accolta due giorni fa da Raffensperger. Attualmente, con il 99% delle sezioni scrutinate scrutinate, Joe Biden è davanti a Donald Trump in Georgia di circa 15mila voti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:21 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:39 am

22) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-24-28 e 30

I numeri REALI in questo momento sono questi.
Poi vedremo con le contestazioni ed il resto delle riconte a chi andranno quegli stati ancora da assegnare.
Tocca aspettare gli sviluppi CONFERMATI dai dati reali non quelli messi in giro da Fra'Cazzo da Velletri.
Nessuno ha vinto nulla per ora e DJT comunque rimane per Costituzione Presidente fino a 20 Gennaio 2021.

https://www.facebook.com/photo?fbid=102 ... 5351034256



LA REALTÀ E LA SINDROME DI ONODA
Niram Ferretti
13 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Spero che adesso che anche l'Arizona è stata assegnata a Joe Biden definitivamente, dopo una avventata e prematura assegnazione, quando lo spoglio delle schede era solo al 67% e dopo che un analista repubblicano del peso di Karl Rove ha illustrato sulla base della matematica, come capovolgere i voti usciti dalle urne sia una impresa sostanzialmente disperata, ci si metta il cuore in pace.
Il vantaggio di Biden su Trump è di quasi 50 mila voti in Pennsylvania, di 36 mila in Nevada, di 20 mila in Wisconsin, di 14 mila in Georgia, di 11 mila in Arizona e di 146 mila in Michigan.
Come ha concluso Rove, «E' improbabile che gli sforzi di Trump di dimostrare frodi sistematiche gli consentano di far passare anche uno solo degli Stati contesi dalla colonna di Biden alla sua. Certamente non ne sposterà abbastanza da capovolgere l’esito delle elezioni».
Ora, nonostante tutto ciò si può continuare ad affermare che Trump ce la farà, che Karl Rove è un venduto, che Rudolph Giuliani è un mago, che tra poco, è solo questione, di giorni, di ore, di minuti, tutto cambierà. Si può farlo, ma il rischio è di trasformarsi in Hiro Onoda, il soldato giapponese che 29 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale combatteva ancora la sua guerra personale in una isola delle Filippine.
Accettare la realtà, anche se dura, non è disonorevole, è necessario.



"Anomalie nelle elezioni. Trump può ancora farcela. La sinistra? Insorgerebbe"
Francesco Giubilei
Gio, 12/11/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 02735.html

Il direttore di "American Affairs": "Se il voto venisse ribaltato potrebbe esplodere la violenza"

A più di una settimana dalle elezioni presidenziali, lo scenario negli Stati Uniti appare tutt'altro che chiaro. Mentre Biden ha annunciato la propria vittoria, così come i principali canali di informazione, Trump non sembra intenzionato a riconoscere l'elezione del suo avversario e vuole percorrere la strada giudiziaria per dimostrare l'esistenza di brogli negli swing states.

Per meglio comprendere la situazione americana abbiamo intervistato Gladden Pappin, professore all'Università di Dallas e cofondatore della prestigiosa rivista American Affairs.

Se la vittoria di Biden dovesse essere confermata, cosa dobbiamo aspettarci dalla sua presidenza?

«Se la vittoria di Biden verrà confermata e se i repubblicani vinceranno i due seggi del Senato al ballottaggio in Georgia, allora il Senato potrà bloccare le principali iniziative democratiche che richiedono l'approvazione del Congresso. Biden sarebbe in parte limitato nelle sue principali nomine da un Senato repubblicano e i democratici non sarebbero in grado di approvare importanti cambiamenti costituzionali come la nomina di nuovi giudici della Corte Suprema. Il presidente, invece, controlla il vasto apparato amministrativo del potere esecutivo e, nonostante Biden non fosse il candidato dell'ala più a sinistra del Partito Democratico, in questi mesi i dem hanno mostrato poco successo nell'evitare la radicalizzazione del partito in termini di politica dell'identità, attivismo Lgbt, temi green».

Può parlarci della figura di Kamala Harris? In Italia i media mainstream la descrivono in modo molto positivo, è così? Oppure è una figura pericolosa per i conservatori?

«È una figura molto strana e inquietante. Non ha mai ricevuto più del 2% di sostegno in nessun sondaggio dei Democratici durante le primarie e, come Biden, è il segno che qualcosa di misterioso è accaduto nel 2020. Le sue visioni politiche sono vicine all'estrema sinistra e dà l'impressione di essere un politico senza scrupoli, disposto a far rispettare l'agenda liberal con il pugno di ferro dietro le quinte ma sorridendo davanti alle telecamere. Data l'età avanzata di Biden, sembra probabile che Kamala Harris sarà la figura attraverso la quale l'agenda dell'establishment di sinistra si imporrà nell'amministrazione».

Trump ha annunciato una battaglia legale e denunciato brogli. La sua vittoria è ancora possibile?

«Le elezioni hanno rivelato lo straordinario potere delle classi corporate/media/Big Tech nel plasmare l'opinione pubblica. Hanno approfittato della pandemia per incrementare enormemente l'utilizzo delle schede via posta che aumentano il rischio di frode. A parte le numerose segnalazioni di frodi, ci sono prove statisticamente significative di anomalie nel conteggio dei voti in Wisconsin, Michigan e Georgia, dove il totale dei voti di Biden ha avuto grandi e improvvisi balzi nella tarda notte delle elezioni, è perciò essenziale che il governo degli Stati Uniti indaghi. Mentre i media statunitensi definiscono ogni richiesta di chiarimento teorie del complotto, ci sono diversi scenari che potrebbero essere positivi per Trump, incluso l'annullamento dei risultati negli stati contesi o di gruppi di schede illegittime. La sfida è ardua anche perché, se le elezioni venissero ribaltate, la sinistra radicale tenterebbe letteralmente di distruggere le grandi città».

Quale sarà il futuro del Partito repubblicano? È possibile che Ivanka Trump sia il prossimo candidato nel 2024? O Mike Pompeo?

«Il compito del Partito Repubblicano è diventare la voce di un conservatorismo sociale, delle varie etnie, della classe operaia rimasta, contro le pressioni dei media, al fianco di Trump negli ultimi quattro anni. Diversi senatori repubblicani, soprattutto Marco Rubio (Florida) e Josh Hawley (Missouri), nonché personalità televisive come Tucker Carlson di Fox News, hanno abbracciato la nuova direzione del conservatorismo sociale. Una visione conservatrice di successo dovrebbe garantire il bene comune con una forte politica industriale e per le famiglie».



Trump può davvero farcela
13 novembre 2020

https://www.orwell.live/2020/11/13/trum ... o-farcela/

I ricorsi presentati da Trump sono frutto di una strategia focalizzata su quegli Stati che gli servono per restare alla Casa Bianca. Ergo, il risultato è tutto fuorché scontato. A sostenere con forza i ricorsi c’è il partito repubblicano, con Mitch McConnell (leader al Senato) che giudica fondata «al 100%» la battaglia legale Trump e il segretario di Stato Mike Pompeo che parla senza mezzi termini di transizione già avviata per il secondo mandato.

Se le posizioni del partito repubblicano potrebbero essere considerate di parte, vale la pena riprendere le affermazioni rilasciate al Washington Examiner dal costituzionalista John Yoo secondo cui il presidente Trump avrebbe ottime chance di riprendersi la Pennsylvania.

«Il ricorso del presidente Trump può mettere in discussione il voto in virtù del fatto che la Corte Suprema della Pennsylvania ha interferito incostituzionalmente sull’autorità legislativa dello Stato, unica titolata a decidere tempo, luogo, e maniera dell’elezione federale e sulle selezioni degli elettori presidenziali – continua Yoo – se la Costituzione federale garantisce questi poteri alla legislatura della Pennsylvania i tribunali statali non hanno alcuna autorità per modificare le leggi sulle elezioni per gli incarichi federali, compresa la presidenza».

I legali di Trump contestano principalmente che nel Keystone State siano stati conteggiati anche i voti per posta arrivati fino a 3 giorni dopo l’Election Day e, ancora, come la scadenza sia stata allungata più volte a ridosso del voto. Il caso è ovviamente arrivato alla Corte Suprema, che ha immediatamente ordinato un conteggio separato delle schede arrivate dopo il 3 novembre.

Secondo Yoo «la Corte Suprema potrebbe bocciare l’estensione della scadenza al 6 novembre decisa dalla Pennsylvania e ordinare allo Stato di rifiutare le schede arrivate dopo l’Election Day. E questa non è una battaglia costituzionale fantasiosa. Il giudice Samuel Alito ha già chiarito il suo punto di vista sul fatto che la Corte Suprema della Pennsylvania ha violato la Costituzione».

Oltre a questo, mentre Donald Trump presenta nuovo ricorso nel Michigan, in Georgia il segretario di Stato (Brad Raffensperger, repubblicano) ordina il riconteggio manuale dove, lo ricordiamo, Biden è avanti di soli 14.000 voti.

Appare del tutto evidente come – checché si ostinino ad affermare i media mainstream – la partita per la Casa Bianca non sia affatto chiusa: ciò significa che e le ragioni di Trump sono più che fondate e non un “capriccio” come le dipingono i suoi detrattori politici anche perché, è bene ricordarlo, sono indirizzate alla Corte Suprema.

Parliamo del medesimo tribunale che nel 2000 assegnò la presidenza a Bush dopo che contestò la vittoria di Al Gore in Florida.



Manifestazione a Washington a sostegno di Trump
14 novembre 2020
https://www.facebook.com/FoxNews/videos/703602940554907
https://www.facebook.com/rightsidebroad ... 0927529065


Trump lascia la Casa Bianca, bagno di folla per salutarlo in strada: «Vogliamo Donald altri 4 anni»
https://www.ilmattino.it/AMP/primopiano ... 85955.html



I sostenitori di Trump si radunano fuori dalla Corte Suprema per protestare contro i risultati delle elezioni
https://www.facebook.com/RTnews/videos/278688726897598


Ecco come danno la notizia i giornalari antitrumpiani

Usa 2020: trumpiani invadono Washington, "più di un milione"
AGI - Agenzia Italia
14 novembre 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-11- ... -10295742/

AGI - I sostenitori di Donald Trump hanno portato la loro protesta contro i presunti brogli elettorali nel cuore di Washington: una folla colorata e vociante, radunata dai movimenti "Women for Trump", "Million Maga March" e "Stop the Steal", ha sfilato vicino alle istituzioni federali con la benedizione del suo beniamino che ha incrociato i manifestanti in limousine mentre andava a giocare a golf. A parte qualche tafferuglio, il corteo si è svolto pacificamente, accompagnato dal solito balletto dei numeri: la portavoce della Casa Bianca ha parlato di "più di un milione" in piazza, lo stesso presidente di "centinaia di migliaia" ma per i media si trattava solo di qualche migliaio o forse decine di migliaia.

Lo slogan era "Stop the Steal", ferma il furto, in segno di protesta contro elezioni considerate "truccate" da Trump e dai suoi fedelissimi e questo recitavano molti cartelli. In piazza c'erano tanti elettori repubblicani delusi dal voto ma anche attivisti di destra e cospirazionisti.

Con il passare delle ore la marea dei supporter, in gran parte senza mascherine di protezione, si è allargata da Freedom Plaza a Pennsylvania Avenue, la strada principale che costeggia la Casa Bianca. Kayleigh McEnany, portavoce del presidente, ha twittato le foto di due riprese aeree della manifestazione, scrivendo "più di un milione in marcia per il presidente. La migliore base elettorale nella storia, vi amiamo, ragazzi!".

Poi lo stesso "the Donald" si è concesso un bagno di folla lasciando la Casa Bianca per andare a giocare a golf in VirginIa: ha salutato sorridente da dietro i finestrini dell'auto blindata mentre i sostenitori lo osannavano.

Tutta la famiglia Trump, da Eric a Lara, ha poi rilanciato su Twitter le immagini della manifestazione definita "fantastica" e "straordinaria". "VINCEREMO!", ha twittato il presidente, "centinaia di migliaia di persone che mostrano il loro sostegno a D.C. Non tollereranno un'elezione manipolata e corrotta!".

Il corteo è stato turbato solo da qualche tafferuglio con i sostenitori di Joe Biden e gli attivisti anti-razzisti che avevano organizzato una contro-manifestazione, per il resto si è svolto in modo pacifico, tra chi scandiva slogan contro i democratici e chi intonava l'inno americano.
Nel pomeriggio i manifestanti si sono diretti verso la sede della Corte Suprema su cui punta il popolo di Trump perché i giudici ribaltino il verdetto emerso dallo spoglio ufficiale dei voti. In Minnesota centinaia di supporter del presidente si sono radunati davanti alla residenza del governatore, il democratico Tim Walz, per protestare contro le misure anti-covid prese dopo l'aggravarsi della pandemia.



Donald Trump rompe il silenzio sulle elezioni: "Non concedo niente, il riconteggio dei voti in Georgia è uno scandalo"
Giorgio Carbone
15 novembre 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... ndalo.html

Donald Trump rompe per la prima volta il silenzio sulle presidenziali che hanno visto la vittoria dell'avversario democratico. Joe Biden "ha vinto perché le elezioni sono state truccate", è il cinguettio con cui il presidente uscente degli Stati Uniti rinnova le accuse di brogli. Il candidato non viene nominato esplicitamente ma The Donald ribadisce quanto detto già nei giorni precedenti; "Lui - ha twittato - ha vinto solo per i Fake News Media. Io non concedo niente! C'è ancora tanta strada da fare, queste elezioni sono state truccate".


"Non sono stati ammessi osservatori", ha aggiunto Trump secondo il quale la notte elettorale ci sono stati "'problemi tecnici'" causati dai democratici che "cercavano di rubare i voti. Ci sono riusciti in abbondanza, tuttavia, senza essere beccati. Le elezioni per posta sono una barzelletta nauseante. Le elezioni con il voto per posta sono una buffonata assurda". Nel mirino anche i nuovi conteggi dei voti in Georgia: "Il loro riconteggio è uno scandalo, non significa niente". "Vinceremo noi!", ha scritto poi in un altro messaggio.



Il Rappresentante della Camera, il repubblicano Jim Jordan condanna l'ipocrisia dei democratici che hanno trascorso quattro anni di indagini, di accuse infamanti sulla "bufala russia" affermando che le elezioni del 2016 erano truccate per non volere poi 4 settimane per verificare l'integrità delle elezioni del 2020.
L'Osservatore Repubblicano
15 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 4486826970

Sabato, durante un'apparizione a "Justice" della Fox, il rappresentante Jim Jordan (R-OH) ha chiesto perché i democratici si oppongano a qualsiasi indagine sull'integrità delle elezioni presidenziali, nonostante i loro sforzi passati per le elezioni presidenziali del 2016.
Il membro del Congresso repubblicano dell'Ohio ha ricordato ai telespettatori di Fox News che i democratici si sono dedicati per anni alla "bufala russa", ma non vogliono consentire quattro settimane per un'indagine sulle elezioni presidenziali di quest'anno.
"Dobbiamo indagare", ha detto. “Senti, i Democratici hanno passato quattro anni a indagare sulla bufala russa, ma non vogliono impiegare quattro settimane a indagare sull'integrità di queste elezioni quando hai tutte queste dichiarazioni giurate, hai tutti questi dubbi? Hai avuto questa situazione nel Michigan dove 6.000 voti sono andati a Biden, ma in realtà sarebbero dovuti andare al presidente Trump. Quindi dobbiamo indagare. Mi piace la tua apertura, "Justice", poiché hai fatto così tante domande sul "perché". Ogni volta che fai un'indagine e sono coinvolto in molte indagini al Congresso. Fai sempre la domanda del perché per arrivare al movente."
"Perché i democratici non volevano che i repubblicani osservassero il conteggio?" Jordan ha continuato. “Perché sembrava, durante la notte delle elezioni che in tutti gli importanti stati in bilico, che continuavano a contare, il presidente stava vincendo. Ma gli stati in bilico hanno richiesto una pausa di diverse ore nel conteggio e il presidente ha finito per perdere? Perché è successo? Perché i Democratici non vogliono saperlo? E francamente, nello stato della Pennsylvania, dove ho trascorso cinque giorni dopo le elezioni - perché ad alcune contee è stato permesso di correggere le loro schede - lasciare che gli elettori di quelle contee correggessero le loro schede ma altre contee non potevano? Perché alcune contee hanno consentito una pre-compilazione di schede elettorali, ma altre no? E perché alcune contee hanno istituito luoghi di voto extra temporanei, ma altre no? Puoi immaginare quali contee hanno fatto quelle cose e quali no - tutte quelle importanti domande sul "perché". Perché i democratici non vogliono saperlo? Ancora una volta, hanno passato quattro anni a indagare su questa falsa bufala russa. Ma non possono passare quattro settimane per verificare l'integrità del sistema elettorale americano e capire cosa è successo esattamente? Ecco perché gli americani vogliono che questo continui e vogliono ottenere la verità ".

https://www.breitbart.com/clips/2020/11 ... e=facebook



Caccia ai sostenitori di Trump a Washington: decine di aggressioni, ma oscurate dai media mainstream
Atlantico Quotidiano
15 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ainstream/

Le agenzie di stampa e i giornali parlano di “disordini”, restando sul generico, tra manifestanti pro-Trump e anti-Trump. Quello che è realmente accaduto nella serata e nella tarda notte tra sabato e domenica a Washington è provato dai numerosissimi video pubblicati in rete e reperibili con il minimo sforzo da chiunque (più avanti i link a quelli più significativi, da Twitter).

Sabato si è tenuta a Washington la Million MAGA March, una manifestazione a sostegno del presidente Trump. Il momento è delicato: il presidente contesta il risultato delle elezioni e i suoi sostenitori sono arrivati nella capitale al grido “Stop the Steal” per appoggiare la sua battaglia legale. Ma tutto si è svolto in modo totalmente pacifico. Nessuno ha infranto vetrine e saccheggiato negozi, nessuno ha dato fuoco ad auto o edifici, nessuno ha preso di mira gli agenti o i passanti. Slogan, canti, bandiere, inno americano. È proprio il caso di ricordarlo: nel 2017, il giorno dell’inaugurazione della presidenza Trump, le proteste a Washington si conclusero con un bilancio di 217 arresti e 100 mila dollari di danni. Ed era solo l’inizio della “Resistenza”, alimentata e organizzata dai Democratici, che oggi vorrebbero “curare” il Paese e lanciano appelli all’unità, a superare le divisioni.

È accaduto invece che al termine della manifestazione di sabato scorso, quando i partecipanti cominciavano a defluire, è partita una vera e propria caccia ai supporter di Trump da parte dei militanti di Antifa e Black Lives Matter.

Vigliaccamente, hanno aspettato che calasse il buio, che la manifestazione finisse e che famiglie e singoli fossero isolati per aggredirli, come mostrano molti video. Famiglie con bambini al seguito, coppie, donne, persone anziane (1, 2, 3), inseguiti, minacciati, spintonati, in qualche caso picchiati, presi di mira con lanci di liquidi e oggetti, uova, petardi, di tutto. In questo, va riconosciuto, senza fare discriminazioni: circondate e aggredite anche famiglie di colore e miste con bambini piccoli, colpevoli di aver partecipato alla marcia a sostegno di Trump. “Black Lives Matter”, sempre che siano schierate dalla parte “giusta”.

È accaduto anche che un gruppo di Proud Boys, un’organizzazione di destra che sostiene Trump, abbia reagito, nella notte, quando già da diverse ore proseguivano le aggressioni, avendo la meglio su alcuni militanti di Antifa.

Da mesi, le rivolte di Antifa e BLM, che hanno messo a ferro e fuoco decine di città Usa, governate dai Democratici, ci vengono dipinte dai media come “prevalentemente pacifiche”. Così le definiva, con sprezzo del ridicolo, uno sfortunato inviato della Cnn mentre si vedevano alle sue spalle auto e negozi in fiamme. Ci sono voluti un paio di mesi prima che dai Democratici e dal candidato alla presidenza Biden arrivasse una condanna delle violenze, ma generica, da qualunque parte provengano, e solo dopo che New York Times e Washington Post avevano cominciato ad avvertire che il caos avrebbe potuto fargli perdere voti.

Per ora, nel momento in cui stiamo scrivendo, dal “presidente-eletto” che vuole “curare” l’America, unire il Paese, superare le divisioni, non è arrivata alcuna condanna, non genericamente della violenza, ma di queste violenze, delle violenze commesse sabato notte, nella capitale Washington, dai militanti della sinistra radicale ai danni dei sostenitori di Trump.


Ed eccoli qui i “DEMOCRATICI” ANTIFA e BLACK LIVES MATTER tanto amati anche in Italia dalla sinistra ignorante, complessata e radical chic mentre aggredisce un signore che rientrava a casa dalla manifestazione pro Donald J. Trump. I violenti quanto pusillanimi democratici hanno aspettato la fine della manifestazione pacifica a sostegno del Presidente degli Stati Uniti per aggredire indiscriminatamente singole persone o persone con famiglia al seguito. Gli infami e gli utili idioti che vogliono distruggere la civiltà occidentale cristiana per dare seguito a una società degenerativa, senza radici e cultura ancora non hanno capito a quale risveglio spingono e vanno incontro.
https://www.facebook.com/identitaitalia ... 9243505476



Riassuntino.
di Betta Maselli
- I server di Dominion a Francoforte vengono requisiti dall'esercito americano.
- Il presidente della FEC, l'organo statale che deve sancire il risultato, parla di brogli evidenti su cui dovranno esserci estese indagini.
- Il congresso afferma in una nota ufficiale che non c'è nessun "Presidente eletto".
- Il responsabile della campagna elettorale di Biden in Texas è stato arrestato con l'accusa di aver riempito decine di migliaia di schede a nome di pazienti psichiatrici e comatosi.
- Kamala Harris chiede agli elettori democratici di fare una colletta per supportare le spese legali nei processi che si terranno in molti stati.
- La corte suprema ribadisce che in caso di fondati dubbi sulla legittimità di una elezione l'ultima parola sulla scelta dei grandi elettori ricade sui parlamenti statali che, nel caso di TUTTI gli swing, sono a maggioranza repubblicana.
- Sono già 4 gli impiegati di Dominion che hanno parlato con i federali riguardo i brogli.
- I servizi segreti negano al "presidente eletto" i report d'intelligence ed estromettono dalle loro riunioni pure il capo della CIA.
Però Joe Biden ha vinto eh!
(grazie Alfonso Maria Avitabile)



Elezioni Usa: il caso Georgia e il software sotto accusa
Roberto Vivaldelli
16 novembre 2020

https://it.insideover.com/politica/elez ... 1602666563

Come riportato anche dal Daily Mail, la scorsa era emersa la notizia che in Michigan il software utilizzato per tabulare i voti espressi in 47 contee di tutto lo Stato ha erroneamente dato 6mila voti a Joe Biden nella contea di Anterim, secondo la presidente del Gop Laura Cox. “Nella contea di Antrim, sono state contate le schede elettorali per i democratici destinate ai repubblicani, causando un’oscillazione di 6.000 voti contro i nostri candidati. L’impiegato della contea si è fatto avanti e ha detto che “il software di tabulazione si è guastato e ha causato un errore di calcolo del voto”. Da allora, abbiamo scoperto che le 47 contee hanno usato lo stesso software nella stessa capacità”, ha detto, aggiungendo “la contea di Antrim ha dovuto contare a mano tutte le schede, e queste contee che hanno usato il software devono esaminare attentamente i loro risultati alla ricerca di discrepanze simili”.

La Dominion Voting Systems ha risposto con un comunicato stampa affermando di non aver ricevuto “segnalazioni credibili o prove di errori causati dal software in Georgia o in Michigan, compresa la segnalazione errata di risultati non ufficiali dalla contea di Antrim, Michigan”. Anche il New York Times ha smentito le accuse dei repubblicani, ma il dubbio che qualcosa non abbia del tutto funzionato rimane. E su questo aspetta si concentra la battaglia legale avviata dalla Campagna di Donald Trump.

Il software sotto accusa impiegato anche in Georgia

Nelle scorse ore, i principali network americani hanno attribuito a Joe Biden la vittoria nello stato della Georgia, che così vola a 306 grandi elettori contro i 232 di Donald Trump. Ma va tenuto conto del fatto che è ancora in corso un riconteggio manuale dei voti che potrebbe cambiare l’esito delle elezioni. In Georgia, scrive Paul Sperry in un’inchiesta pubblicata su RealClearInvestigations, e precisamente nella contea di Fulton, è peraltro accaduto qualcosa di strano. Premessa: anche la Georgia, come il Michigan, ha stipulato un contratto con la Dominion Voting Systems in tutte le sue 159 contee. Cos’è accaduto, dunque? Nelle prime ore del 5 novembre, scrive il sito americano, un’improvvisa ondata di circa 20mila voti per corrispondenza è arrivata, tutta per Joe Biden, mentre circa mille voti per il presidente Trump sarebbero misteriosamente scomparsi dal calcolo totale. Un osservatore avrebbe notato il sospetto spostamento dei voti durante il monitoraggio dei risultati delle elezioni provvisorie sul sito web del segretario di stato della Georgia.

Il testimone: “Mai vista una cosa del genere”

Si tratta di Garland Favorito, co-fondatore di Voter Ga, che intervistato da RealClearInvestigations, spiega: “Ho concluso guardando questi risultati che si trattava di un’irregolarità, dal momento che non vi era alcuna ragione evidente del fatto che i voti di Trump fossero diminuiti, mentre quelli dell’ex vicepresidente Joe Biden fossero aumentati così drasticamente”.”Anche qui – spiega – il software sembra aver spostato voti da Trump a Biden”, ha rimarcato il testimone. L’ammontare dei voti che arrivavano a un solo candidato “era qualcosa a cui non avevo mai assistito prima d’ora nei miei anni di monitoraggio elettorale”, ha detto Favorito, che ha sottolineato di non essere né repubblicano né tantomeno un sostenitore di Donald Trump. Secondo l’osservatore, “sembrava che qualcuno avesse scaricato un enorme lotto di schede per corrispondenza per Biden nel sistema durante la notte”.

“Un candidato non poteva salire di 20mila e l’altro non fare nulla – nella contea di Fulton o in qualsiasi contea della Georgia”, ha affermato. “Semplicemente non può succedere”. Favorito ha poi aggiunto: “Penso che scopriranno che la causa principale dell’irregolarità riguardava il software elettronico, e penso che cambierà sostanzialmente i risultati”. Il sospetto è che non sia stato un caso isolato. “Avrebbero potuto esserci altre irregolarità – ha spiegato – ma non sono mai state segnalate perché hanno eliminato gli osservatori”. Il 10 novembre Favorito ha inviato la sua testimonianza al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, raccomandando un riconteggio completo e manuale: richiesta accolta due giorni fa da Raffensperger. Attualmente, con il 99% delle sezioni scrutinate scrutinate, Joe Biden è davanti a Donald Trump in Georgia di circa 15mila voti.


???
Elezioni USA 2020
18 novembre 2020

https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 1033551940

LA CONTEA DI WAYNE IN MICHIGAN PRIMA SI RIFIUTA DI CERTIFICARE IL VOTO, POI FA MARCIA INDIETRO NOTTETEMPO. TRUMP FESTEGGIA PRIMA DEL DOVUTO
Durante la giornata di ieri l'ufficio elettorale della contea di Wayne (quella dove si trova la città di Detroit), si era inizialmente rifiutato di certificare il risultato del voto per via di alcune incongruenze riscontrate tra il numero di voti espressi ed il numero di elettori.
Nel voto iniziale per la certificazione del risultato i 2 rappresentanti repubblicani avevano votato contro, e questo aveva bloccato il processo visto che i membri della commissione in totale sono 4, divisi equamente tra i due partiti.
La mancata certificazione di Wayne è stata immediatamente festeggiata da parte del team di legali di Trump come una “grande vittoria legale”. Il presidente Trump ha successivamente postato più volte su Twitter su questo argomento, parlando anche della possibilità di "flippare" il Michigan.
In effetti, il motivo per cui la contea di Wayne è tanto importante per le chance di Trump è che si tratta di quella più popolosa del Michigan, con 863 mila voti espressi buona parte nella città di Detroit, in stragrande maggioranza per Biden (che qui ha vinto con il 68,1% contro il 30,7% di Trump).
In caso di mancata certificazione del risultato di questa contea, il vantaggio attuale di Biden (circa 148 mila voti) sarebbe diventato un vantaggio di Trump di 177 mila voti, e questo avrebbe aperto la strada per potenzialmente assegnare i 16 grandi elettori del Michigan al presidente. Ma le cose sono andate diversamente.
Anzitutto la legge del Michigan prevede che in situazioni del genere sia l’ufficio elettorale statale ad occuparsi della certificazione e della verifica dei voti — a spese della contea in oggetto — e solo nel caso di impasse anche a livello statale, la decisione finale sarebbe passata alla legislatura statale (a maggioranza repubblicana).
Entrambi i leader (repubblicani) delle due Camere statali avevano però già fatto già sapere nei giorni scorsi che per loro “Joe Biden è il presidente eletto” e che quindi non sarebbero intervenuti per assegnare i voti elettorali del Michigan a Trump, ribaltando il risultato del voto.
Inoltre, subito dopo l'annuncio iniziale della contea, sia il governatore (democratico) del Michigan che il Segretario di Stato (democratico) hanno condannato immediatamente la decisione ed il Procuratore Generale (democratico) del Michigan ha presentato un esposto dinanzi alle corti per obbligare la contea a certificare il voto.
Contemporaneamente centinaia di persone si sono riunite in piazza a Detroit per protestare contro la mancata certificazione.
Il risultato di tutte queste pressioni è stato visibile nel giro di qualche ora con una retromarcia da parte dell'ufficio elettorale della contea di Wayne che si è riunito di nuovo nella notte ed ha approvato all'unanimità la certificazione del risultato del voto.
Unica condizione apposta è stata quella che le autorità statali — ovvero la Segreteria di Stato del Michigan — apra un audit completo sulle incongruenze riscontrate nella contea di Wayne.
Tutto questo è avvenuto letteralmente pochi minuti prima del tweetstorm del presidente Trump su Twitter che celebrava la decisione iniziale, e molti utenti su Twitter gli hanno fatto notare che nel frattempo la contea aveva fatto retromarcia.
Ma questo non è bastato per il presidente a smettere di postare altri tweet sulla vicenda — a questo punto già superati dagli eventi — nè al suo team legale di presentarsi sulle reti televisive per celebrare come una grande vittoria una decisione già ribaltata dai fatti.
C'è da aggiungere inoltre che incongruenze simili sono state già riscontrate nella contea di Wayne sia alle primarie 2020 che soprattutto alle elezioni del 2016. Ma in nessuno dei due casi i repubblicani si erano opposti, anche se solo temporaneamente, alla certificazione del risultato elettorale.
E nel 2016, come ben sapete, è stato il presidente Trump a vincere in Michigan, che è stato uno degli Stati del Midwest che gli ha aperto le porte della Casa Bianca.
La vicenda era uscita fuori anche nel corso del riconteggio allora richiesto dall'allora candidato dei Verdi, Jill Stein, visto che era risultato che in alcuni seggi di Detroit erano state conteggiati il 37% di schede in più rispetto ai voti espressi secondo i registri elettorali.
Oltre a questa vicenda in Michigan, ci sono aggiornamenti anche da altri due Stati:
⦿ Georgia
Durante il riconteggio manuale è stata trovata una seconda memory card con 2.755 voti non caricati a sistema nella contea di Fayette. Anche in questo caso è stata aperta una indagine interna per capire come sia stato possibile, allo stesso modo della vicenda simile già accaduta per la contea di Floyd.
Anche nella contea di Walton sono state trovate ulteriori 284 schede non caricate inizialmente a sistema. Così come Fayette, anche Walton è una contea a maggioranza repubblicana e le nuove schede sono in buona parte a favore del presidente uscente.
Altre contee hanno invece concluso il riconteggio senza aver riscontrato alcuna discrepanza dopo il riconteggio: Appling, Atkinson, Bacon, Baker, Baldwin, Barrow, Ben Hill, Berrien, Brantley, Brooks, Butts, Calhoun, Candler, Carroll, Charlton, Chattooga, Clay, Coffee, Cook, Crawford, Crisp, Dade, Dawson, Decatur, Dooly, Early, Meriwether, Murray ed Oconee.
Ci sono state invece piccole discrepanze in altre quattro contee:
• Catoosa, dove un voto per Biden è stato riclassificato a favore di Trump dopo il riconteggio
• Coweta, dove un voto "write-in" per Biden Harris è stato aggiunto al conteggio dei voti per Biden dopo il riconteggio
• Effingham, dove Trump ha perso un voto e Biden ha perso sette voti dopo il riconteggio
• Oglethorpe, dove risulta una discrepanza di un voto, ma i funzionari elettorali non hanno voluto fornire dettagli
Complessivamente questi nuovi voti hanno diminuito ulteriormente di 449 il margine di vantaggio di Biden, che così ora si attesta a 12.929. Mancano a questo punto poche contee all'appello per la fine del riconteggio e non si attendono ulteriori sorprese.
Come fa notare Nataniel Rakich di FiveThirtyEight, poiché le discrepanze riscontrate sono di importo esiguo e poiché il riconteggio manuale viene generalmente considerato meno accurato di quello effettuato usando le macchine per il voto, quasi certamente alla fine sarà il risultato precedente al riconteggio ad essere certificato dalle autorità statali, ovvero quello che vede Biden avanti di circa 14 mila voti.
Nel frattempo, il Segretario di Stato repubblicano Brad Raffensperger ha affermato in conferenza stampa di ritenere che Trump abbia perso in Gergia a causa delle sua retorica contro il voto via posta, non per via di presunti brogli.
“Circa 22 mila repubblicani che hanno votato via posta alle primarie non hanno poi votato alle generali perché è stato detto loro di ‘non votare via posta’ dal presidente, e non sono riusciti neanche a votare di persona. Se avessero votato Trump avrebbe vinto di 10 mila voti. Invece ha voluto sopprimere l’affluenza della sua stessa base elettorale in questo modo”, ha detto Raffensperger.
⦿ Pennsylvania
La Corte Suprema della Pennsylvania ha bocciato 5-2 l'esposto presentato dalla campagna di Trump in cui si affermava che i suoi rappresentanti erano stati illegalmente privati di un'adeguata opportunità di assistere al conteggio dei voti nella roccaforte democratica di Philadelphia.
Si tratta della venticinquesima sconfitta complessiva (contro una sola sentenza a favore) per il team di legali del presidente dinanzi alle corti degli Stati in cui sono stati presentati esposti contro la certificazione dei risultati elettorali che vedono Biden avanti con 306 grandi elettori contro i 232 del presidente.
La disputa è sorta dopo che la campagna di Trump ha citato in giudizio la commissione elettorale di Philadelphia, sostenendo che i suoi osservatori erano stati costretti a stare troppo lontano dagli scrutatori per svolgere efficacemente i loro compiti.
Un tribunale statale aveva già respinto in precedenza l'argomentazione della campagna. Ma la corte d'appello aveva ribaltato la sentenza iniziale, ordinando che agli osservatori della campagna di Trump fosse consentito avvicinarsi maggiormente agli scrutatori. La commissione elettorale di Philadelphia si è quindi appellata alla Corte Suprema statale che si è pronunciata ieri a suo favore.
Al momento il presidente eletto Joe Biden è avanti di 82.101 voti in Pennsylvania rispetto al presidente uscente Donald J. Trump, con oltre il 99% dei voti contati nel Keystone State.


Il Michigan non può certificare le votazioni!
18 novembre 2020
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:39 am

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Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:40 am

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Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:42 am

23)

Orrore puro, l'alleanza infernale, antioccidentale, proinvasionista e per il meticciato forzato, anticristiana, antisemita e antisraeliana, filo nazi maomettana.


Biden: papa Francesco mi ha chiamato, con lui lavoreremo per i poveri, i migranti e il clima
Il presidente eletto Joe Biden - primo cattolico dopo Kennedy - ha avuto un colloquio con il pontefice, riferisce il suo team in una nota riportata dalla Cnn

12 novembre 2020

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 06116.html

Papa Francesco telefona a Joe Biden - primo presidente Usa cattolico dopo John Fitzgerald Kennedy - per congratularsi con lui. "Il presidente eletto ha ringraziato il Pontefice per le sue benedizioni e congratulazioni e ha espresso il suo apprezzamento per la leadership di Sua Santità nel promuovere la pace, la riconciliazione e i legami comuni dell'umanità in tutto il mondo", si legge nella nota dello staff di Biden.

Biden ha espresso il suo "desiderio di lavorare insieme sulla base di valori comuni", nel riconoscimento "della dignità e dell'uguaglianza di tutto il genere umano, la cura delle persone ai margini e dei poveri, la lotta al cambiamento climatico e l'accoglienza e l'integrazione dei migranti e dei rifugiati in tutte le comunità".

"Il presidente eletto ha espresso il desiderio di lavorare insieme sulla base di una condivisa fede nella dignità e nell'eguaglianza di tutta l'umanità", si legge nel tweet postato dallo staff di Joe Biden. Papa Francesco e Biden si incontrarono nell'aprile del 2016.




L'America di Trump è intatta e mobilitata: il conflitto tra tecnocrazia globalista progressista e democrazia nazionale
Atlantico Quotidiano
13 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... nazionale/

Mentre riconteggi e iniziative legali fanno il loro corso, e torneremo ad occuparcene (una seconda ordinanza favorevole a Trump, sebbene non decisiva, è arrivata ieri sera), è tempo di analisi che a prescindere dall’esito finale restano a nostro avviso valide (come il bilancio della presidenza Trump firmato da Marco Faraci).

Uno dei temi di questi giorni è il “sovranismo”: con l’uscita di Trump dalla Casa Bianca “si sgonfierà”, come ha sostenuto tra gli altri Enrico Letta? Oppure il “trumpismo” sopravviverà a Trump, come hanno osservato alcuni commentatori, considerando la straordinaria performance di voti del presidente uscente?

A nostro avviso si continua a scambiare l’effetto per la causa. Trump è l’effetto di una drammatica polarizzazione politica già in atto durante i due mandati di Obama, ha dato voce all’America dei dimenticati e degli svantaggiati dalla globalizzazione, e a chi non sopporta più di sentirsi dire come deve comportarsi, esprimersi e financo pensare, dai sacerdoti del politicamente corretto. Certo, può darsi che abbia perso il controllo della più influente posizione di potere politico, la Casa Bianca, ma quello che in modo sprezzante viene definito “sovranismo” o “trumpismo” esce intatto dalle presidenziali 2020, le sue ragioni persistono. Biden e i Democratici non sono riusciti nemmeno a scalfirlo, nonostante tutta la potenza di fuoco politica e mediatica della sinistra. Anzi, per certi versi, la base elettorale di Trump si è persino allargata rispetto al 2016, andando oltre la working class bianca.

Ma ha senso chiamare “trumpismo” qualcosa che c’era già prima di Trump? Sì e no. Vero che Trump lo ha trasformato in un movimento politico, in una coalizione elettorale, e lo ha portato alla Casa Bianca, ma chiamandolo “trumpismo” si induce all’errore di pensare che sia nato con lui, e con lui sia destinato a sparire.

Nulla nei risultati delle presidenziali 2020 autorizza a pensare che le ragioni della grande frattura emersa prepotentemente nel 2016 – con l’elezione di Trump negli Stati Uniti e Brexit nel Regno Unito – siano state riassorbite. È la frattura sociale e culturale profonda descritta da David Goodhart, presente in tutte le società occidentali a causa delle distorsioni della globalizzazione. Quella tra Anywheres e Somewheres. Due gruppi sociali legati a valori contrapposti, che vedono il mondo da due diverse prospettive: globalista, cosmopolita il primo; più locale, comunitario, nazionale il secondo. Più istruiti e inclini alla mobilità, i primi sono i “competenti”, esercitano professioni intellettuali, sono impiegati nel Big Tech, abitano nelle grandi metropoli, le loro reti relazionali vanno oltre i confini nazionali, la loro carriera e il loro status sociale prescindono dal territorio in cui vivono, dal benessere e dalla sicurezza della comunità che si trovano intorno ma alla quale di fatto non sentono di appartenere. Al contrario, i Somewheres devono tutto ad essa: sono meno istruiti e le loro vite, attività e settori produttivi sono radicati in un particolare territorio. Si tratta di agricoltori, operai, piccoli imprenditori, poliziotti. Per costoro restano fondamentali i legami famigliari, locali e nazionali, i valori tradizionali, la sicurezza.

Non sorprende dunque che i primi abbiano più a cuore ideali più distanti dalla loro realtà quotidiana, come salvare il pianeta dal riscaldamento globale, lottare contro il razzismo, le discriminazioni di genere e orientamento sessuale, e che non si pongano il problema di una immigrazione incontrollata, per loro i confini non esistono o non devono esistere; mentre i secondi sono più preoccupati dei posti di lavoro e dell’ordine pubblico, ma sono meno ascoltati e rappresentati dall’establishment politico e mediatico, da cui si sentono anzi giudicati e disprezzati e covano quindi un forte risentimento.

Sentimenti rafforzati da espressioni come “il 25 aprile dell’America e del mondo”, o “ha vinto la democrazia”, che oltre a risultare piuttosto banali e intellettualmente disoneste, rivelano qualcosa di sottilmente antidemocratico in chi le pronuncia. Primo, si sta implicitamente affermando che quella metà del Paese che ha sostenuto Trump è fascista e razzista. Secondo, che se avesse vinto Trump, non avrebbe “vinto la democrazia” e quindi non sarebbe stato legittimo. Ed infatti, è esattamente quello che è accaduto dal 2016 ad oggi, quando i Democratici e i media di sinistra hanno provato in tutti i modi di delegittimarlo alimentando la bufala del Russiagate e accusandolo di razzismo e complicità con i white supremacist. Con quale credibilità, dopo quattro anni di demonizzazione e fascistizzazione di Trump e dei suoi elettori, Biden può lanciare oggi appelli all’unità?

Carlo Pelanda, su La Verità, l’ha descritta come una sorta di nuova lotta di classe: un’alleanza tra elites globaliste e sinistra, che controllano i media, contro il ceto produttivo legato al territorio e alle produzioni tradizionali. Un conflitto non solo tra città e campagna – “rappresentazione finalizzata a demonizzare il ceto produttivo per la bassa scolarizzazione” – ma tra “due modi di accesso alla ricchezza”. Le elites finanziarie e Big Tech “puntano a posizioni monopolistiche o di cartello per le quali hanno bisogno di complicità politiche”. Complicità che trovano a sinistra, dove “prevale un concetto passivo di accesso alla ricchezza per diritto” (sussidi e salario minimo). Quella che Pelanda descrive è una manovra a tenaglia contro “il ceto produttivo incline a trovare accesso alla ricchezza in modi attivi, accettandone rischi e fatiche”, che viene sfidato da una parte dalla globalizzazione, dalla green e new economy, dalla delocalizzazione; dall’altra “da una crescente massa di passivi, sia non poveri sia impoveriti, organizzata politicamente dalla sinistra sostenuta strumentalmente da oligarchie economiche”, sia per loro vantaggio sia “per non esporsi a dissensi”. L’oligarca “aiuta” la sinistra assistenzialista a vincere, “affinché il meno abbiente non gli rompa le scatole”, e “recita banalità buoniste e ambientaliste”.

Da un punto di vista più ideologico, la frattura è tra tecnocrazia cosmopolita progressista e democrazia nazionale. Da una parte, si punta ad una governance globale dei processi economici e sociali, sempre più sottratti al controllo democratico dei territori, ricompensati con una promessa di redistribuzione della ricchezza e di “nuovi diritti”; dall’altra, la difesa della sovranità e delle prerogative delle istituzioni democratiche espressione dei territori, dei loro interessi e della loro identità.

Ma il “mondo nuovo” globalizzato richiede anche un “uomo nuovo”, rimodellato dal politicamente corretto e dalla cancel culture, alienato dalla propria cultura d’origine, “bianca” e occidentale, quindi razzista, e dai vecchi vincoli di solidarietà nazionale. I globalisti sono fiduciosi che il mondo globalizzato abbraccerà i principi liberaldemocratici, ma l’esempio cinese li ha smentiti e la storia – che si vorrebbe cancellare – dimostra che democrazia e liberalismo si sono affermati e sono evoluti all’interno della cornice dello stato-nazione. E nel frattempo, le loro politiche producono esiti illiberali (dirigismo economico, ingegneria sociale, assistenzialismo).

Trump è stato fino ad oggi il leader più capace, grazie anche al sistema elettorale Usa, di rappresentare le istanze dei Somewheres e dei Forgotten Man, e farsi loro portabandiera. L’establishment politico ed economico che ha guidato i Paesi occidentali nella globalizzazione non ha ancora indicato una via credibile per una ricomposizione di questa frattura, ammesso che sia questa l’intenzione. Mentre destra e sinistra tradizionali sono state assorbite piuttosto facilmente, ha invece puntato sulla demonizzazione e delegittimazione di Trump, aumentando la pressione sociale, rendendo sempre più alto per il cittadino americano il “costo reputazionale” di sostenere il presidente, nella convinzione che quella del 2016 fosse una fiammata, un ultimo colpo di coda.

Le presidenziali del 2020 mostrano che non è così. Non c’è stato alcun rigetto di Trump. La “sua” America c’è. Forte, orgogliosa, mobilitata. La preannunciata “onda blu” non si è sollevata, al contrario Trump è stato inaspettatamente in partita, fino all’ultimo, e ha davvero sfiorato l’impresa, la Mission Impossible 2. La sua presidenza è stata promossa, non bocciata, dal suo blocco elettorale. Ha mantenuto molte promesse: una radicale deregulation, il più grande taglio di tasse dell’epoca della globalizzazione, la piena occupazione, indipendenza energetica, nuovi accordi commerciali, confronto con la Cina. La Trumponomics ha funzionato ed è andata a beneficio dell’intera nazione, è stato il periodo più prospero per le “minoranze”, come mostrano i livelli record di occupazione di donne, afroamericani e ispanici, elettori tradizionalmente Democratici. Come ha osservato Marco Faraci, la strada intrapresa, rendere evidente che le idee conservatrici funzionano per tutti e non solo per la vecchia “America bianca”, è quella giusta per ampliare la base politica del Gop.

Dunque, Trump non è stato affatto una sciagura per il Gop. Questo dovrebbe essere ormai un dato acquisito. Infatti è in partita per salvare la sua maggioranza al Senato e ha conquistato diversi seggi alla Camera, dove secondo tutte le previsioni avrebbe dovuto sfondare il Partito democratico. Una delle ragioni per cui influenti pezzi dell’establishment repubbicano lo hanno combattuto era la convinzione che con lui il Gop sarebbe diventato il partito degli uomini, bianchi ed eterosessuali, facendo affondare i consensi tra le donne e le minoranze. Non è accaduto. Al contrario, la notizia è la considerevole crescita di consensi tra afroamericani, ispanici e altre minoranze. Anche se dovesse essere confermata l’elezione di Biden, Trump ha condotto il partito nella direzione da molti auspicata. La sensazione è che più dei cambiamenti demografici, il Gop debba temere il vero e proprio assedio culturale e mediatico e la propria accondiscendenza.

C’è un esito paradossale però della pandemia causata dal virus venuto dalla Cina: da una parte, ha intaccato la fiducia nelle sorti magnifiche e progressive della globalizzazione, mostrando limiti e rischi dell’interdipendenza economica e commerciale con regimi inaffidabili e totalitari come quello di Pechino, tanto da introdurre il dibattito sul decoupling delle catene di fornitura; dall’altra, potrebbe aver fatto fuori il leader mondiale che più di ogni altro aveva esposto quei limiti e sfidato l’ascesa della Cina, e ha colpito ancor più pesantemente proprio i ceti produttivi già malconci per gli effetti della globalizzazione.

Dunque, la pandemia potrebbe accelerare il processo di deglobalizzazione o la correzione delle distorsioni, ma avendo indebolito politicamente le forze che spingono in quella direzione, potremmo anche assistere, al contrario, ad un tentativo di rilancio della globalizzazione.


La debolezza culturale dei conservatori: ecco come riconquistare le grandi città e tornare a dettare l'agenda
Carlo Zucchi
14 novembre 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... e-lagenda/

In sette elezioni presidenziali su otto, nell’arco di 28 anni, gli elettori democratici sono stati di più di quelli repubblicani. Parlare di tendenza di lungo periodo non sembra del tutto peregrino. Come mai questo predominio democratico ormai pluridecennale? Che quasi tutte le grandi città, non solo negli Usa ma in gran parte dell’Occidente, siano governate dalla sinistra denota la crisi dei partiti conservatori, perché è nelle grandi città che si “fabbricano” le narrazioni. E la destra, insegue…

Le elezioni americane si sono concluse e la figura degli Stati Uniti di fronte al mondo è stata davvero ignobile: chi da decenni si è fatto portabandiera della democrazia impegnandosi a esportarla in tutto il mondo, anche a suon di bombe, l’ha bistrattata come non sarebbe accaduto nemmeno nello Zimbabwe di Mugabe. Donald Trump farà i ricorsi che riterrà opportuno e chi sarà chiamato a decidere lo farà.

In attesa del responso finale, alcune cose si possono dire. Per esempio, il voto popolare è andato a Joe Biden, il che si presta a un’osservazione interessante. Dal 1968 al 1992, salvo i quattro anni sciagurati di Jimmy Carter (1976-1980), gli Stati Uniti hanno avuto presidenti repubblicani (Nixon, Ford, Reagan e George Bush Sr.), mentre dal 1992 al 2020 hanno vinto tre elezioni su sette (forse otto), due delle quali (2000 e 2016) sono state vinte nonostante il numero di voti popolari fosse più basso rispetto a quello del candidato democratico. Insomma, in sette elezioni su otto, nell’arco di 28 anni, gli elettori democratici sono stati di più di quelli repubblicani. Pertanto, parlare di tendenza di lungo periodo non sembra del tutto peregrino.

Allora, come mai questo predominio democratico ormai pluridecennale? Un dato interessante è quello relativo ai governi delle grandi città, quasi tutte in mano alla sinistra, non soltanto negli Stati Uniti, ma in gran parte dell’Occidente. Si prenda ad esempio il caso dell’Italia. L’attuale opposizione lamenta il fatto di non essere ascoltata nonostante governi 15 delle 20 regioni italiane. Ma tranne Genova e Venezia, sempre più marginali nelle vicende italiane, i capoluoghi di regione che contano li amministra la sinistra. E lo stesso accade negli Stati Uniti, ma anche a Londra, Parigi, Berlino, Monaco, Amburgo, Barcellona, Bruxelles, Amsterdam, Dublino, Stoccolma, mentre la sola Madrid ha un sindaco del Partito Popolare. Questo aspetto denota la crisi dei partiti conservatori, perché è nelle grandi città che si “fabbricano” le narrazioni, si decide l’agenda culturale, ossia le questioni da lanciare in pasto all’opinione pubblica sulle quali la politica dovrà discutere e agire. In certi casi, perfino chi può parlare e chi no. E se non tocchi palla nelle grandi città, puoi anche vincere le elezioni politiche nazionali, ma è come se fossi comunque all’opposizione.

Tornando agli Stati Uniti, è probabile che senza il Covid Trump sarebbe stato confermato presidente sia perché l’economia stava andando bene sia perché anche il Partito Democratico non scoppia di salute. Ma quel che a Trump è mancato in questi quattro anni, e ai Repubblicani da molto più tempo, è una narrazione propria che vada oltre una mera opposizione a quella altrui. Narrazione che i Repubblicani negli anni Sessanta riuscirono a riempire di valori propri contro quella impregnata di contro-cultura, della quale gli americani si stancarono presto, come dimostra il trend elettorale dal 1968 al 1992. L’universo culturale conservatore seppe intercettare lo spirito libertario del tempo smussandone gli eccessi libertini e allentando i freni fiscali e burocratici in economia, operando così la giusta sintesi fra destra economica liberista e destra conservatrice religiosa. I repubblicani sostenevano chi nei propri garage dava vita ad attività tecnologicamente avanzate, mentre oggi lasciano agli avversari il frutto di quel lavoro e di quei principi. Allora si battevano contro lo stato e la sua pervasività, oggi ne difendono le sue scarne vestigia proprio nel momento in cui (e forse proprio perché) la sinistra lo scarica non ritenendolo più strumento idoneo alle sue mire di controllo sociale, politico e culturale.

Oggi, vinta la sfida sull’economia e sconfitto l’impero del male sovietico, i Repubblicani, come il resto dei conservatori occidentali, non sanno che pesci prendere di fronte alla sfida lanciata dalla sinistra non soltanto sui temi dell’ecologia e dei diritti civili, ma anche sull’innovazione tecnologica. Nella narrazione della nuova sinistra la difesa della natura passa inesorabilmente attraverso la condanna dell’industria, che oggi può anche permettersi di “sfruttare” gli operai, ma non l’ambiente. Ebbene, a questa narrazione truffaldina si può contrapporre l’ecologia di mercato, che dimostra come il libero scambio, rispettoso dei diritti di proprietà di imprese e persone, sia il sistema più efficiente per preservare l’ambiente, perché sprecare risorse equivale ad aumentare i costi per le imprese, come dimostrano Guglielmo Piombini e Carlo Lottieri nel libro “Privatizziamo il chiaro di luna”, un vero capolavoro che condensa tutto quanto c’è da sapere sull’ecologia di mercato in poche pagine di agile lettura anche per il lettore più a digiuno di questi temi. Invece, oggi le organizzazioni confindustriali non trovano di meglio che accodarsi a narrazioni ecologicamente corrette come l’economia circolare.

Ma quel che è peggio, è che l’universo conservatore, politico e culturale, sta perdendo la sfida posta dall’innovazione tecnologica. A differenza di Ronald Reagan che intercettò i voti della parte del Paese più intraprendente e dinamica, Trump strizza l’occhio a quella parte d’America che sta giocando “in difesa”, offrendole uno scoglio a cui aggrapparsi più che una speranza per il futuro. Finanza, informatica e comunicazione sono ambiti in cui è fondamentale la capacità di astrazione, caratteristica degli intellettuali di professione, da sempre più vicini alla sinistra. Certo, non si può vivere di sola astrazione, ma anche il mondo “solido” dei manufatti e delle lamiere non può fare a meno dei progressi fatti nel mondo dell’information technology, senza i quali non potrebbe né innovare i prodotti, né efficientare i processi produttivi, unica via, questa, per poter far ritornare sul suolo americano ed europeo almeno alcune delle produzioni da tempo delocalizzate all’estero, soprattutto in Asia orientale. Pertanto, non è un caso che le aree più innovative del pianeta come la Silicon Valley o la zona delle università più prestigiose della East Coast americana siano roccaforti progressiste non tanto per snobismo, ma perché dall’altra parte faticano a trovare interlocutori. E l’high tech, che negli anni Ottanta costituiva il 10 per cento del valore aggiunto dell’economia mondiale, oggi conta più del 25 per cento e i progressi in tale campo impattano in maniera rilevante sul settore della comunicazione, dominato dai progressisti. E quel che vale per l’high tech, vale anche per la finanza, anch’essa bersagliata un po’ ovunque dalla destra sovranista con critiche spesso generiche e grossolane, tipiche di chi non ne conosce i meccanismi, e ritenuta a torto contrapposta a chi sgobba e fatica producendo nell’economia “reale”.

Come negli anni Sessanta i conservatori devono iniziare a ritrovare sintonia con il mondo e opporsi a un disegno egemonico globale che la sinistra sta portando avanti, stante il suo solito vizio di voler dirigere la vita delle persone, in virtù della loro presunzione di sapere cosa è meglio per gli altri. Ma politici e intellettuali di sinistra hanno compreso che tutto ciò può essere meglio realizzato controllando non più gli apparati statali, che con la globalizzazione hanno diminuito il loro potere d’influenza, ma i mezzi di comunicazione e i centri internazionali della finanza, attori globali per eccellenza. Oggi la sinistra usa il gergo del mercato, ma per meglio controllarlo, e usa la retorica dei diritti civili non per una sacrosanta difesa delle minoranze, ma per imporre al popolo di cui si proclama paladina i propri modelli di vita elitari e progressisti, arrivando a minacciare la galera anche per reati di opinione, come accade in Italia con la Legge Zan-Scalfarotto sull’omotransfobia, che prevede “la reclusione da sei mesi a quattro anni per chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Mette alla gogna le persone con accuse senza fondamento come ha fatto il movimento femminista MeToo con Kevin Spacey, legittima chi, come il Black Lives Matter, devasta i monumenti distorcendo la storia in senso anti-occidentale, attacca con la violenza del branco professori e intellettuali che dissentono e non si conformano al pensiero politicamente corretto. Ed è proprio per questo che la sinistra va combattuta con strumenti che vadano oltre qualche tweet improvvisato e talvolta sconclusionato. Nella speranza che, nel frattempo, ricorsi e riconteggi facciano il miracolo.


"Riflettendo sull'egemonia assoluta dei Democratici sui media americani: risale almeno agli anni di Kennedy (1960-63) e da allora spara fango su ogni singolo presidente o candidato presidente repubblicano.
Stefano Magni

https://www.facebook.com/federica.chime ... 8670664718

I media hanno delegittimato Goldwater, che avrebbe dovuto correre contro Kennedy e poi ha fatto invece campagna contro Johnson, a causa dell'omicidio del presidente a Dallas. Goldwater, laico e liberale, è tuttora ricordato come "razzista" e "guerrafondaio", a causa della feroce campagna mediatica contro di lui. Non vinse le elezioni e si risparmiò 4 anni di gogna mediatica. Questa invece toccò a Nixon che divenne addirittura sinonimo della corruzione del potere. Nixon venne letteralmente linciato per una guerra (Vietnam) che non aveva iniziato, ma che, anzi, provò a portare a termine nel migliore dei modi. E venne letteralmente spodestato dai media, che furono gli autori di due colpi straordinari al suo potere, quali i Pentagon Papers (diffusione di segreti militari sui bombardamenti in Cambogia) e poi definitivamente con lo scandalo Watergate (spionaggio politico ai danni dei Democratici) che portò all'impeachment. Dopo Nixon, i media non riuscirono a detronizzare Reagan. Ma ci provarono in tutti i modi con la delegittimazione personale ("è solo un attore", "è malato", "è un fanatico religioso"), politica ("vuole la guerra nucleare", "distruggerà il mondo", "la sua è voodoo economics", "è nemico dei poveri") e giudiziaria (lo scandalo Iran-Contras). Nonostante i media, fu il presidente finora più amato dagli americani in tempi recenti, ma chiunque lo studi attraverso gli archivi dei quotidiani, lo crederebbe un mostro. Bush (padre), che pure era un moderato centrista, venne accusato di essere un falco imperialista, petroliere in conflitto di interessi, esponente del complesso militar-industriale. Suo figlio... non c'è neanche bisogno di parlarne. Nell'era di Internet ogni giorno, ogni ora, era un attacco continuo al presidente, paragonato a una scimmia, considerato un alcolizzato. Sono stati realizzati documentari, film, libri, contro la sua persona e la sua amministrazione. I suoi uomini, Cheney, Rumsfeld, Rove, paragonati a criminali nazisti. La corrente politica che lo sosteneva, almeno dal 2002, quella dei neocon, è stata paragonata a una cupola mafiosa-esoterica. Sulla sua amministrazione, i media hanno creato un'immagine da film horror, fatta di trame oscure, iniziazioni macabre, obiettivi deliranti. I media hanno iniziato a creare campagne di contro-informazione e vera disinformazione anche per i due candidati successivi: contro McCain e soprattutto contro la sua vice Sarah Palin, poi erano pronti a creare una mitologia negativa contro i mormoni e la destra religiosa alla candidatura di Mitt Romney. Infine hanno avuto modo di sfogarsi con Trump. Pensateci bene quando dite: "eh ma Trump, come si fa a difenderlo". Chiunque viene massacrato, basta che non sia dalla parte "giusta". Certo con Trump, i media hanno fatto un passo in più: hanno vinto loro le elezioni, arrivando anche a togliergli la parola e proclamando un vincitore democratico in anticipo."


Gino Quarelo
Questi falsi democratici e falsi progressisti e falsi liberali americani sono il male peggiore degli USA alleati con gli internazi comunisti e con i nazi maomettani, non vi potrebbe essere nulla di peggio sulla terra, il male assoluto a cui partecipa anche il demenziale idolatra Bergoglio.



Iraq, Serbia, Siria e Libia: tutte le guerre di Joe Biden
Roberto Vivaldelli
13 novembre 2020

https://it.insideover.com/politica/tutt ... biden.html

Come sarà la politica estera dell’amministrazione Biden, qualora l’ex vicepresidente venga confermato alla Casa Bianca (in attesa che si concluda la battaglia legale avviata dalla Campagna di Donald Trump)? In un articolo pubblicato qualche mese fa sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs, Joe Biden sembrava voler ripescare quell’idealismo wilsoniano che vede gli Usa come “poliziotto del mondo” e che ha spesso contraddistinto le amministrazione dei democratici e di recente l’ultimo mandato di Barack Obama (2012-2017), con l’appoggio incondizionato alle Primavere arabe e la destabilizzazione del Medio Oriente e del Nord Africa. “Durante il mio primo anno in carica – scriveva Biden su Foreign Affairs – gli Stati Uniti organizzeranno e ospiteranno un Summit globale per la democrazia per rinnovare lo spirito e lo scopo condiviso delle nazioni del mondo libero. Riunirà le democrazie del mondo per rafforzare le nostre istituzioni democratiche, affrontare onestamente le nazioni che si stanno ritirando [dalla democrazia] e forgiare un’agenda comune. Basandosi sul modello di successo istituito durante l’amministrazione Obama-Biden con il vertice sulla sicurezza nucleare, gli Stati Uniti daranno la priorità ai risultati galvanizzando nuovi impegni significativi nei paesi in tre aree: lotta alla corruzione, difesa dall’autoritarismo e promozione dei diritti umani nelle proprie nazioni e all’estero”.

La promozione dei diritti umani su scala globale si tradurrà in nuovo interventi militari? In effetti, la (lunga) carriera politica di Biden parla chiarissimo. Come ha sottolineato di recente il senatore repubblicano Rand Paul, Biden “ha votato per la guerra in Iraq, che il presidente Trump ha definito a lungo il peggior errore geopolitico della nostra generazione”. “Temo che Biden sceglierà di nuovo la guerra. Ha sostenuto la guerra in Serbia, Siria, Libia”. A sostenere questa posizione è l’analisi del sito PolitiFact.

Joe Biden votò a favore della guerra in Iraq

Nell’ottobre 2002, l’allora senatore degli Stati Uniti Biden votò a favore di una risoluzione che autorizzava George W. Bush ad applicare “tutte le pertinenti” risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti dell’Iraq di Saddam Hussein e, se necessario, a usare la forza militare contro l’Iraq. Il resto è storia. Nonostante i dubbi sulle prove fornite da Colin Powell sulle presunte armi di distruzione di massa, il 20 marzo 2003 la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti invase l’Iraq e diede inizio alla Seconda Guerra del Golfo. Il 1º maggio 2003 il presidente Bush atterrò sulla portaerei Abraham Lincoln, quella che aveva partecipato alle operazioni nel Paese, annunciando la vittoria degli Stati Uniti. Il 30 dicembre 2006, l’ex Presidente e leader del partito Partito Ba’th, Saddam Hussein, venne giustiziato da un tribunale speciale iracheno. Nessun arma di distruzione di massa è mai stata trovata. In un’intervista rilasciata nel 2005, Joe Biden ammise che quel voto fu un grave errore.

Guerra in Serbia

Come senatore, Joe Biden ha votato a favore di una risoluzione del 1999 che autorizzava il presidente Bill Clinton a condurre operazioni aeree militari e attacchi missilistici contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro), in collaborazione con gli alleati dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Il 24 marzo del 1999 Bill Clinton annunciava l’intervento della Nato e i fallimento delle trattative con il presidente serbo Slobodan Milosevic. Come ricorda Rainews, i raid dell’Alleanza, senza mandato Onu, iniziarono la sera: l’ordine arrivò dal Segretario Generale della Nato, Javier Solana, e durarono 78 giorni. I bombardieri Nato decollarono anche da quattro basi aeree in Italia e da unità navali nell’Adriatico. La Serbia e il Kosovo si trasformano in morti e macerie, ad essere colpiti sono sia obiettivi militari sia obiettivi civili.

Conflitti in Siria e Libia

In qualità di vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha sostenuto le Primavere arabe e la destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente operata dall’amministrazione democratica. In Siria, l’amministrazione Obama-Biden ha sostenuto gli attori proxy, ossia la sfilacciata e ambigua opposizione siriana, nel tentativo di rovesciare il regime di Bashar al-Assad e instaurare un nuovo regime democratico. Opposizione “moderata” ben presto sostituita dai ben più organizzati jihadisti di Al-Nusra (poi Hayat Tahrir al-Sham). L’amministrazione Obama nel 2014 ha lanciato attacchi aerei contro lo Stato islamico in Siria e nel 2015 vi ha schierato truppe per combattere il gruppo terroristico, sostenendo finanziariamente – e militarmente – i curdi. Risultato: Assad è ancora al potere e molte armi americane inizialmente donate all’opposizione “moderate” sono finite nelle mani dello Stato Islamico.

In Libia gli Stati Uniti, nell’ambito di un’operazione Nato, hanno fornito supporto aereo in un intervento che ha portato alla cacciata di Gheddafi. Obama spiegò che Gheddafi stava lanciando azioni militari che stavano causando la morte di civili e costringendo i libici comuni a fuggire nei paesi vicini, minacciando una crisi umanitaria in Libia. L’esercito americano ha speso circa 2 miliardi di dollari e diversi mesi per sostenere la caduta di Gheddafi. Risultato? In Libia non c’è la democrazia e dopo 10 anni il Paese è ancora in guerra. Biden avrà imparato la lezione?


L'INTERRUTTORE DELLA LUCE DEL NAZISMO
Niram Ferretti
16 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ma insomma cosa c'è da indignarsi così tanto se una giornalista top della CNN, paragona il periodo della presidenza Trump alla Notte dei Cristalli?
Uno sprovveduto potrebbe dire che Christiane Amanpour poteva trovare altri paragoni se voleva indicare che Trump, durante i quattro anni della sua presidenza, avrebbe mentito sistematicamente, distorto i fatti.
Poteva, per esempio, fare riferimento all'Unione Sovietica, non le sarebbe mancato il materiale. Infondo, il Terzo Reich è durato solo 12, e l'officina della menzogna sistematica è durata ben 76 anni, se vogliamo farla cominciare dal 1917.
Ma allo sprovveduto si dirà che solo il nazismo, nel Novecento, è stato il male, e che se si vuole fare un paragone negativo è sempre al nazismo, o al fascismo, che bisogna riferirsi.
D'altronde, Trump dalla stampa progressista è stato già accusato di essere razzista e antisemita, e quindi spinto a forza se non direttamente nell'alveo del nazismo, beh, molto vicino. La Amanpour ha fatto solo il passo successivo. Lo ha gettato dentro.
Ora, la nazificazione dell'antagonista politico, o la sua fascistizzazione non è certo solo una prerogativa dei progressisti americani, alla cui compagine luminosa la Amanpour appartiene senza dubbio. Dopotutto Ben Gurion non chiamava Vladimir Jabotisky, Vladimir Hitler? E quante volte Menachem Begin si sentì dare del fascista dai suoi avversari politici israeliani?
Netanyahu e prima di lui Sharon, raffigurati con uniformi naziste ce li siamo già dimenticati? E Israele? La nazificazione di Israele e di tutti gli israeliani, un vero must della sinistra, va avanti da almeno cinquanta anni.
Quindi, la Amanpour è stata perfettamente coerente con una lunga e consolidata tradizione progressista. Il nazismo è sempre lì, a portata di mano, è una certezza confortante, come l'interruttore della luce accanto al letto. Perchéprivarsene?



Il "trumpismo" fa bene al Gop: partito multietnico e della "working people", e ritorno alla tradizione jacksoniana
Simone Zuccarelli
18 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... cksoniana/

Ai Democratici non è bastata la potenza mediatica né quella finanziaria: i Repubblicani conquistano una decina di seggi alla Camera, hanno buone chance di mantenere la maggioranza al Senato e avanzano tra le minoranze e la “working-people”. Il cosiddetto “trumpismo” non ha esaurito la sua spinta: al contrario, è e resterà una delle forze più rilevanti sulla scena politica statunitense e ha riplasmato il Gop. Non solo per l’impronta impressa da Donald Trump, ma anche per decennali trasformazioni del tessuto socio-economico statunitense e del sistema internazionale

Poche elezioni nella storia degli Stati Uniti sono state combattute e contese quali quelle del 3 novembre scorso. In assenza di sorprese derivanti dai ricorsi presentati dalla campagna Trump, a prevalere è stato il candidato democratico Joseph R. Biden Jr., che giurerà il prossimo 20 gennaio come 46° presidente degli Stati Uniti. Nonostante alcuni esperti e commentatori si siano affrettati a dichiarare chiusa la parentesi trumpismo/sovranismo, i dati che arrivano da Oltreoceano raccontano una realtà differente.

Innanzitutto, la performance di Donald Trump è andata decisamente oltre le attese, con più di 73 milioni di voti ottenuti (Obama ottenne 69.5 milioni di voti nel 2008 e quasi 66 milioni nel 2012). In particolare, ancora una volta i sondaggi si sono rivelati poco accurati: secondo la media dei sondaggi su scala nazionale fornita da Real Clear Politics, Biden avrebbe dovuto vincere con 7,2 punti percentuali di scarto su Trump; FiveThirtyEight dava, invece, Biden avanti di un 8,4 per cento. Alcuni sondaggi il giorno prima delle elezioni davano addirittura Biden a +10. Attualmente, a spoglio pressoché concluso, Biden è sopra di meno della metà, 3,5 per cento. Anche nei singoli Stati i risultati non appaiono molto migliori, basti vedere i circa 6 punti percentuali di errore in Wisconsin o i 4,3 in Florida (medie Real Clear Politics).

Oltre ai sondaggisti, anche le previsioni di numerosi esperti si sono rivelate erronee. Per mesi si è parlato dell’arrivo di una grossa “onda blu”, in grado di rimuovere facilmente non solo Trump ma anche la maggioranza repubblicana al Senato. In realtà, Trump è staccato di pochissimo da Biden in vari Stati chiave: 1 per cento in Pennsylvania, 0,62 in Wisconsin, 0,28 in Georgia e 0,31 in Arizona. Una conquista degli stessi sarebbe stata più che sufficiente per tenere la presidenza. È lecito pensare che senza Covid-19 Trump sarebbe riuscito a prevalere sullo sfidante, anche se la responsabilità primaria di alcune scelte comunicative sulla pandemia, non particolarmente efficaci, ricade su di lui.

In aggiunta, Trump è stato in grado di conquistare tantissimi voti tra le minoranze. Secondo gli exit poll Cnn, se nel 2016 Trump ha conquistato l’8 per cento del voto degli afroamericani, nel 2020 il valore sale al 12 per cento, con un picco del 19 per cento tra gli uomini (era il 13 per cento nel 2016). Anche tra i latinos Trump ha guadagnato consensi (+4 per cento, con un 32 per cento di consensi rispetto al 65 di Biden). Interessante anche osservare il guadagno tra le donne: +5 per cento in ambedue i gruppi considerati. Tra le donne bianche Trump ha guadagnato un +3 per cento rispetto al 2016, ottenendo il 55 per cento dei consensi rispetto al 44 per cento dello sfidante. Pertanto, i dati cozzano con la narrativa mainstream di un Trump razzista e misogino che avrebbe alienato minoranze e donne; nonostante la campagna martellante in tal senso, i risultati sono stati contrari alle attese.

Il bicchiere appare mezzo pieno anche per il Grand Old Party (Gop). Oltre all’incremento dei consensi tra le minoranze, terreno fondamentale per riuscire ad essere competitivo anche in futuro, il partito è riuscito a tenere bene a livello nazionale. Il distacco finale dal Partito Democratico sarà intorno al 2 per cento (molto inferiore al 7 per cento medio previsto dai sondaggi), con ottimi risultati in vari distretti che permetteranno al Gop di riguadagnare una decina di seggi alla Camera, pur rimanendo in minoranza. Al Senato i Repubblicani sono a 50 seggi, a un passo dalla maggioranza assoluta (51) e in attesa del risultato dei due ballottaggi che si terranno a gennaio per assegnare i seggi della Georgia, dove partono leggermente favoriti. Se il Gop manterrà la maggioranza al Senato, Biden sarà, almeno fino alle elezioni di mid-term del 2022, una cosiddetta lame-duck, un’anatra zoppa, in quanto non potrà portare avanti riforme ambiziose o nomine rilevanti senza l’approvazione del Senato. Nota di colore: i Democratici hanno surclassato i Repubblicani riguardo al denaro investito su varie corse per il Senato. Ad esempio, hanno speso 42 milioni di dollari in più in South Carolina (distacco finale: 10 per cento a favore dei Repubblicani), 22 milioni in più in Iowa (distacco finale: quasi 7 per cento a favore dei Repubblicani) e 30 milioni in più in Kentucky (distacco finale: quasi 20 per cento a favore dei Repubblicani). I Democratici in North Carolina hanno più che doppiato le spese del candidato Gop – 46,6 milioni contro 19,4 – perdendo comunque la sfida. La potenza di fuoco economica messa in campo, dunque, non è bastata a spostare gli equilibri come sperato dai Democratici. Inoltre, i Repubblicani hanno ottenuto buoni risultati anche a livello delle Camere statali: un’ottima notizia per il Gop in previsione del redistricting imminente.

Tuttavia, non sono solo i buoni risultati ottenuti durante le elezioni a far ritenere che il cosiddetto “trumpismo” sia tutto fuorché sconfitto. Il Partito Repubblicano è sempre più il partito riplasmato da Donald Trump. Come sostenuto recentemente anche da Tim Miller, Never Trumper di lunga data, il trumpismo è ciò che gli elettori repubblicani vogliono. Da lungo tempo la base si è allontanata dai temi sostenuti dalla leadership del partito negli anni Novanta/Duemila – liberismo, internazionalismo, promozione dei valori democratici – per virare su una versione più originaria del conservatorismo americano, fatta di nazionalismo, protezionismo, antiglobalismo e populismo, che Donald Trump ha sostanzialmente ripresentato, aggiornata, nel 2016. Le avvisaglie si erano già avute con la corsa alla presidenza di Pat Buchanan nel 1992: la crescente insoddisfazione della classe lavoratrice e media bianca, che ha visto il suo reddito medio reale costantemente calare nel corso dell’ultimo trentennio, ha ulteriormente contribuito a riplasmare l’elettorato del Partito Repubblicano. Trump è stato capace di intercettare questi voti, riportando il Gop a essere competitivo, per la prima volta in decenni, in Stati come Michigan e Wisconsin. La presidenza Trump, dunque, segna la trasformazione del Gop, come sostenuto recentemente anche dal senatore Marco Rubio, in un partito “multietnico e dei lavoratori”.

In uno scenario fortemente polarizzato, inoltre, gli elettori repubblicani potrebbero stringersi attorno al partito e al suo leader in risposta a quelle che ritengono essere state elezioni irregolari, con una pericolosa deriva che porrebbe in dubbio la legittimità complessiva del sistema.

Tuttavia, sarebbe scorretto attribuire la responsabilità di tale evoluzione solo al Partito Repubblicano o a Donald Trump. Seppure in modalità e situazioni differenti, la delegittimazione del rivale è stata una delle carte più giocate dai Democratici nei quattro anni di amministrazione Trump. Fin dal principio, si è parlato di impeachment (poi tentato) e rimozione per presunta instabilità mentale; per svariati mesi i media hanno martellato con la prevista fine della presidenza Trump per cospirazione con la Russia e la base Dem, ma non solo, è stata trascinata dal coro Not My President. Inoltre, a fine agosto 2020 più di un esponente democratico ha ventilato l’ipotesi di non concedere “in alcun caso” l’elezione in caso di vittoria di Trump, ciò che si sta verificando ora a parti inverse.

Gli elettori repubblicani avvertono sempre più l’ostracismo verso le loro idee e proposte e ciò, conseguentemente, porta ad un ulteriore irrigidimento e polarizzazione. Biden, nel discorso della vittoria, ha annunciato la volontà di “guarire” gli Stati Uniti, e più volte in campagna elettorale ha promesso di voler essere il presidente di tutti. Tuttavia, nella pratica vari membri del suo partito non hanno cambiato la narrativa: Michelle Obama ha sostenuto che, sostanzialmente, chi ha votato Trump ha difeso “bugie, odio, caos e divisione” e Alexandria Ocasio-Cortez ha avanzato l’idea di schedare sostenitori e collaboratori di Trump, scoprendo che qualcuno l’aveva preceduta con il Trump Accountability Project. Viste le premesse, è indubbio che una ricomposizione delle fratture interne agli Stati Uniti sarà particolarmente complessa, favorendo così la cristallizzazione dei due blocchi contrapposti e la presa di Trump sul partito.

In aggiunta alla politica interna, anche l’impatto di Trump sull’approccio alla politica estera statunitense resterà in eredità al Partito Repubblicano. Il 45° presidente si è indubbiamente richiamato all’impostazione più classica della destra americana su sostegno a Israele, scetticismo verso le organizzazioni internazionali ed enfasi sulla deterrenza militare quale via preferenziale per mantenere la pace. Inoltre, Trump ha riportato il partito su posizioni proprie del conservatorismo originario: America First, con il ripudio di qualsiasi forma di globalismo; ostilità all’interventismo; critica aperta agli alleati ritenuti free-rider oppure ostili agli interessi economici americani; politica commerciale volta al protezionismo economico, soprattutto nei confronti dei Paesi che hanno sfruttato le falle nel sistema di libero mercato per avvantaggiarsi a scapito degli Stati Uniti.

È il ritorno della tradizione jacksoniana nella politica estera statunitense, il nazionalismo a Stelle e Strisce. Tale approccio non è mai stato completamente abbandonato dal partito Repubblicano ma era rimasto sottotraccia per anni prima dell’ascesa di Trump. Inoltre, lo spostamento del Gop verso la working-class (o working-people) incoraggerà ulteriormente posizioni protezioniste e antinterventiste.

Inoltre, il mantenimento dell’approccio trumpiano sarà favorito anche dalle trasformazioni del sistema internazionale nel suo complesso e, in particolare, dalla multipolarizzazione e frammentazione del sistema e dalla perdita di potere relativo di Washington. Questo, tra l’altro, impedirà anche all’amministrazione Biden di rovesciare radicalmente l’impostazione data da Trump: il tempo dell’interventismo liberale, del libero commercio a tutti i costi e dell’incontrastata egemonia statunitense sta volgendo al termine.

Infine, è lecito pensare che Trump continuerà a far sentire la sua leadership all’interno del Partito Repubblicano. Innanzitutto, non è da escludere una sua ricandidatura alla Casa Bianca. Esiste solo un precedente di ritorno alla Casa Bianca, dopo quattro anni, quello di Grover Cleveland (1885-1889, 1893-1897), ma con Donald Trump non si può dare nulla per scontato. L’autore di “The Art of the Comeback”, infatti, potrebbe sfruttare la solida base costruita nei quattro anni di presidenza per ricandidarsi nel 2024 e vincere agevolmente le primarie repubblicane. Nel frattempo, è già stata annunciata la creazione di una Leadership Political Action Committee con cui Trump potrà raccogliere fondi da destinare a esponenti politici o per cause di sua scelta. Ciò, unito alla sua potenza di fuoco mediatica, permetterebbe al tycoon di mantenere un’influenza rilevante sul partito. In aggiunta, sono riemerse voci sul possibile interesse di Trump in merito alla creazione di una nuova emittente televisiva – soprattutto visti i recenti contrasti con Fox News, riferimento per il mondo conservatore americano. In alternativa, il presidente potrebbe unire le sue forze con Newsmax o One American News, per ora emittenti decisamente più piccole rispetto a Fox, ma che potrebbero crescere velocemente in caso di entrata di Trump.

In conclusione, esistono sufficienti ragioni per ritenere che la sconfitta elettorale di Trump – sempre che non spuntino novità dalla battaglia legale del presidente sulle irregolarità nel voto – non segni in alcun modo la fine del cosiddetto “trumpismo”. Al contrario, il Partito Repubblicano proseguirà sulla rotta tracciata dal 45° presidente: ci sarà probabilmente un cambiamento nella comunicazione ma a livello di temi e di battaglie politiche è lecito aspettarsi che il Gop resterà il partito che è stato riplasmato negli ultimi cinque anni. Tutto ciò, non solo per l’impronta impressa da Donald Trump ma anche per decennali trasformazioni del tessuto socio-economico statunitense e del sistema internazionale, trasformazioni che stanno avendo un impatto anche sul Partito Democratico. Non è un caso se negli ultimi trent’anni il livello di polarizzazione negli Stati Uniti è costantemente aumentato. Coloro che si attendono una “normalizzazione” della vita politica statunitense e un ritorno a dieci anni orsono del Partito Repubblicano rimarranno delusi. Il cosiddetto “trumpismo” non ha esaurito la sua spinta: al contrario è e resterà, una delle forze più rilevanti sulla scena politica statunitense.



Più Thatcher e meno Harris: la causa femminile non avanza solo con le donne progressiste, che invece la tradiscono
Marco Faraci
18 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... radiscono/

Nessuna “glorificazione di genere” per le donne di successo repubblicane e di centrodestra, sia negli Stati Uniti che in Europa: per loro, nessuna celebrazione come pietre miliari dell’avanzamento femminile, nonostante le varie posizioni di primo piano assunte. Sembra che la causa femminile avanzi solo con le donne di fede progressista, mentre le leader moderate e conservatrici sono le “grandi dimenticate”, quando non demonizzate, nel discorso mainstream. Se non portano acqua al progressismo le donne di successo in politica sono inutili. Di più: pericolose…

Molte cose stiamo leggendo, in questi giorni, sulla (probabile) elezione di una donna, Kamala Harris, alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Già da un po’ di tempo era partita, attorno a lei, la oramai familiare “costruzione mediatica” che assegna a determinate caratteristiche, come il sesso femminile, una valenza simbolica e salvifica – che vede nel raggiungimento di un’alta carica da parte di una donna un momento di “compimento della storia”, un ineluttabile progresso morale e sociale, e finanche il (tardivo) rimborso di un “debito” che l’umanità ha contratto nei secoli nei confronti delle donne.

Peccato, però, che questa visione “sognante” del successo di una donna come “traguardo etico” sembri valere solo quando la politica in questione è di salda fede progressista, mentre molto raramente si estende a donne di altri orientamenti ideologici.

Si potrebbe, ad esempio, rammentare che se non fosse stato per Obama e per i Democratici, una donna vicepresidente l’avremmo avuta già dodici anni fa, quando l’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin corse come numero due del candidato repubblicano alla presidenza John McCain. In quell’occasione, però, non si ricorda, a beneficio della Palin, alcuna traccia della santificazione preventiva già da settimane tributata alla Harris.

E nemmeno sono mai state celebrate particolarmente come pietre miliari dell’avanzamento femminile le varie posizioni di primo piano assunte, nel tempo, da varie donne repubblicane.

Tra queste, varie ambasciatrici alle Nazioni Unite come Jeane Kirkpatrick, Nikki Haley e adesso Kelly Craft ed il segretario di Stato Condoleeza Rice. Nel caso della Rice e della Haley – quest’ultima ritenuta da molti “presidenziabile” in ottica 2024 – si tratta, tra l’altro, anche di donne di background etnico “diverso”, ma nemmeno queso è bastato per renderle icone americane, se non universali, di emancipazione.

È una dinamica a cui siamo abituati e che non si verifica solamente negli Stati Uniti, ma anche dal nostro lato dell’Oceano.

Se nel 2007 la grancassa era pronta per celebrare il trionfo, poi sfumato, di “Madame la Presidente” Ségolène Royale all’Eliseo, nessuna “glorificazione di genere” sembra conferita a donne di successo dei centro-destra e di destra.

Eppure, tra i politici europei degli ultimi quarant’anni, un segno profondo è stato lasciato proprio da due donne, la conservatrice Margaret Thatcher e la moderata Angela Merkel. Due donne molto diverse tra loro ma che hanno decisamente il comune il fatto di non essere mai state sostenute da stuoli di giornalisti ed intellettuali adoranti che ne presentassero l’ascesa e il trionfo come svolta per la “storia delle donne” – che vi abbiano visto una “valenza liberatrice” per ogni donna e bambina.

Eppure, quella della Thatcher e quella della Merkel sono “grandi storie”, non solo in termini del significato storico e politico dei loro anni di governo, ma anche dal punto di vista del percorso personale che le ha portate alla massima carica politica dei loro Paesi. Né l’una, né l’altra erano delle “predestinate”. Da un lato la figlia di un droghiere che si fa strada con studio, impegno e sacrifici, dall’altro una ragazza cresciuta nel claustrofobico recinto della Germania Est che arriva ai vertici del più popoloso ed influente Paese europeo.

Una curiosa coincidenza lega Margaret Thatcher e Angela Merkel. La prima è laureata in chimica, la seconda è laureata in fisica ed ha un dottorato in chimica. Non sono solamente state i primi capi di governo donna dei rispettivi Paesi, ma anche i primi capi di governo dei rispettivi Paesi che venissero da un percorso di studi in materie scientifiche. Con il rilievo che viene dato oggi all’accesso delle ragazze alle lauree STEM come chiave strategica per la futura occupazione femminile, anche questo “primato” della Thatcher e della Merkel dovrebbe essere celebrato in chiave “femminista”.

Ora, quando si parla di Margaret Thatcher o di Angela Merkel è chiaro che non si parla di “femministe”, cioè di politiche che abbiano mai posto la questione femminile in termini di rivendicazione sindacale o che abbiamo comunque visto le dinamiche tra i generi con chiavi di lettura para-marxiste. Però, è evidente, che abbiano fatto molto bene alla condizione femminile, sia in termini generali, adottando politiche di successo che hanno creato più opportunità per tutti – e quindi anche per le donne – sia in senso più specifico dimostrando che una donna, anche senza quote o altri paternalistici aiuti, può raggiungere e detenere, con alti standard, posizioni apicali.

Come ha scritto Charles Moore nella sua monumentale biografia di Margaret Thatcher, “Il pronome “She”, che veniva spesso usato dalle persone senza sentire nemmeno la necessità di aggiungere il suo nome, era divenuto per la prima volta (almeno dal tempo del regno di Elisabetta I) sinonimo di potere”.

Ma tutto questo non è valso per creare attorno a figure di tale levatura quell’”aura messianica” che sembra accompagnare Kamala Harris o la simpatia che accompagna un primo ministro telegenico come Jacinda Ardern. A proposito, chi ha sentito nominare, prima della Ardern, il primo premier donna della Nuova Zelanda? Probabilmente nessuno. Eppure, è arrivata vent’anni prima di Jacinda Ardern e, guarda caso, era una conservatrice, Jenny Shipley.

Analogamente non si ricordano grandi entusiasmi “rosa” per la seconda premier donna britannica, nuovamente una conservatrice, Theresa May – i laburisti non hanno nemmeno prodotto finora una leader donna del proprio partito.

Né si ricordano particolari celebrazioni per il primo ministro polacco Beata Szydło, in fondo leader di uno dei Paesi più popolosi dell’Unione europea, e neppure qualcuno ci ha tenuto a presentare come una nobile storia di resilienza e successo femminile l’ascesa politica di Arlene Foster in Irlanda del Nord, sopravvissuta al terrorismo da bambina e capace di scalare la politica “maschilista” dell’Ulster fino alla carica di primo ministro.

Se ci si pensa anche nella nostra Italia, che certo non sembra il terreno più fertile a leadership femminili, c’è una sola donna che disponga attualmente di voti e consenso – un’unica donna che, nel medio termine, potrebbe approdare a Palazzo Chigi con le proprie forze e non semmai sulla base di una operazione di palazzo. È Giorgia Meloni, guarda caso un politico di destra.

A sinistra, per ora, nessuna figura femminile minimamente competitiva pare in vista. Anzi, è interessante notare come il principale partito della sinistra “per bene”, il Partito Democratico, non solo non abbia mai avuto una donna come segretario, ma non sia mai riuscito a proporre nemmeno una candidata femminile alle primarie, salvo quella di Rosy Bindi nel lontano 2007.

Insomma, le leader moderate e conservatrici sono, nella migliore delle ipotesi, le “grandi dimenticate” nel discorso mainstream sull’avanzamento femminile.

Quel fattore del “genere” che diventa elemento centrale della “narrazione nobilitante” nel caso di donne politiche di sinistra, per le donne di destra è, quando va bene, ignorato. Quando va bene, perché molte volte, le donne di destra sono addirittura viste con particolare scandalo, quasi come delle collaborazioniste del patriarcato, delle “traditrici della causa femminile”.

Al contrario, le donne di destra non tradiscono la “causa femminile”; la servono spesso egregiamente, molto meglio di come può fare chi indossi la divisa del femminismo militante – lo fanno attraverso l’”esempio” e mettendo in atto, nella maggior parte dei casi, politiche di successo e di opportunità per la società tutta, e quindi anche per le donne.

Il fatto è che a molti quello che interessa non è la “causa femminile” di per sé, bensì è la possibilità di usarla come grimaldello rivoluzionario, al pari della “causa delle minoranze etniche”, della “causa Lgbt”, della “causa ecologista” e così via.

Una donna che avanzi la condizione femminile senza portare acqua al “progetto rivoluzionario” è inutile. Di più: è pericolosa, perché sottrae armi alla strategia politica del progressismo.

In definitiva, il messaggio forte che arriva dalle donne conservatrici è che il loro personale successo come individui ed il loro contributo all’emancipazione femminile non è – e non vuole essere, e non può essere – subalterno ad uno smisurato progetto ideologico di palingenesi culturale e morale della società in senso socialista.

È per questo che oggi servirebbero più Thatcher e meno Harris.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:42 am

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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 7:46 am

24) vedasi anche capitoli 7-9-10-15-21-22-28 e 30

"Stiamo raccogliendo le prove e le stiamo preparando in un formato ammissibile nonostante i testimoni e le loro famiglie vengano minacciati."
Una grandissima Sidney Powell
18 novembre 2020

https://www.facebook.com/patrizia.ramet ... 5304563924
https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 1308990463

"Non è possibile che DOMINION e gli altri software per il voto potessero funzionare nel mondo senza che la CIA lo permettesse. il programma HAMMER e SCORECARD erano stati creati per la CIA per interferire nelle elezioni degli altri paesi."
"Sono determinata ad andare fino in fondo, Trump ha vinto in modo schiacciante con quello che calcoliamo essere stati 80 milioni di voti. Le macchine hanno avuto dei problemi tecnici perchè i voti di Trump erano cosi tanti che non riuscivano a stare al passo con gli algoritmi per cui erano state impostate."
"Stiamo raccogliendo le prove e le stiamo preparando in un formato ammissibile nonostante i testimoni e le loro famiglie vengano minacciati."

https://t.me/italiatrump


CAOS IN GEORGIA: SI SCOPRONO URNE "SCOMPARSE" E QUASI 10 MILA VOTI CORRETTI IN UNA SOLA CONTEA
Giuseppina Perlasca
18 novembre 2020

https://scenarieconomici.it/caos-in-geo ... la-contea/

La Georgia ha deciso di procedere al riconteggio manuale delle schede, in modo tale che non vi fossero più contestazioni. I risultati di questa scelta coraggiosa e controcorrente stanno iniziando a rivelarsi.

Nella contea di DeKalb il controllo ha portato a svelate 9626, diciamo così, sbagliate. Uno dei delegati del partito repubblicano ha scoperto che un gruppo di schede era stato etichettato come 10.707 per Biden e 13 per Trump, un margine improbabile anche per gli standard DeKalb. Il conteggio effettivo per il lotto era 1.081 per Biden e 13 per Trump “, ha scritto David Shafer su Twitter il 18 novembre. Nel frattempo in alte tre contee sono state trovate urne piene di voci, per la maggior parte a favore di Trump, il che ha ridotto di alcune migliaia di voti il vantaggio di Biden nello stato.

Però la battaglia non è ancora finita: i legali di Trump affermeranno al segretario di stato della Georgia che il riconteggio è inutile senza un controllo delle firme e della calligrafia delle ricevute di ritorno. Le ricevute devono essere scritte a mano proprio per permettere il controllo della calligrafia, per essere sicuri che chi ha ricevuto la scheda sia lo stesso che h votato. Un processo molto più lungo rispetto al l semplice riconteggio manuale. Sicuramente , dopo la scoperta di questi clamorosi errori, il team legale di Trump sarà ancora più motivato nelle contestazioni.



I funzionari del GOP del comitato elettorale della contea di Wayne in Michigan revocano il loro voto che aveva certificato i risultati. Un voto avvenuto a seguito di pesanti intimidazioni.
L'Osservatore Repubblicano
19 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6889863063

I due funzionari repubblicani della contea di Wayne che inizialmente si erano rifiutati di certificare i risultati delle elezioni solo per cambiare rapidamente idea a seguito di pesanti critiche, accuse di razzismo e minacce alla loro sicurezza ora dicono che la loro decisione è stato un errore.
La presidente del consiglio di amministrazione della contea di Wayne, Monica Palmer e William C.Hartmann, hanno affrontato accuse di razzismo e minacce contro la loro sicurezza dopo aver inizialmente rifiutato di certificare il voto, citando discrepanze nel numero di schede registrate come espresse e nel numero di schede contate. Ore dopo l'annuncio della situazione di stallo nella contea dell'area di Detroit, hanno deciso di certificare il voto martedì, solo per annullarlo mercoledì sera.
"Ho votato per non certificare, e continuo a credere che questo voto non dovrebbe essere certificato. Fino a quando queste questioni non saranno affrontate, resto contrario alla certificazione dei risultati della contea di Wayne", ha detto Hartmann nelle sue dichiarazioni giurate , pubblicate da Just The News . Nella sua dichiarazione giurata , Palmer ha detto: "Annullo il mio voto precedente per certificare le elezioni della contea di Wayne".
"I commenti per la nostra scelta si riferivano ad accuse di razzismo e minacciavano me e i membri della mia famiglia", come indicato nella sua dichiarazione giurata.
Ottantacinque dei 503 distretti del giorno delle elezioni di Detroit hanno riportato discrepanze di elettori inspiegabili nel numero di schede registrate rispetto al numero di esse contate. Lo stesso si può dire per 94 dei 134 punti di conteggio degli elettori per assenza della città, sebbene una maggioranza significativa fosse fuori di tre o meno voti, secondo il Detroit Free Press . Solo 10 distretti per il giorno delle elezioni e 43 commissioni di conteggio erano fuori di quattro o più voti.
Palmer e Hartmann hanno affermato di aver accettato di certificare il voto a condizione che venga effettuato un controllo delle elezioni. Hanno detto di aver appreso che mercoledì non si sarebbe verificato alcun audit e che faceva parte della loro decisione di revocare il supporto per la certificazione.
"Le elezioni della contea di Wayne presentavano gravi difetti di processo che meritano un'indagine. Continuo a chiedere informazioni per assicurare agli elettori della contea di Wayne che queste elezioni sono state condotte in modo equo e accurato. Nonostante le ripetute richieste non ho ricevuto le informazioni necessarie e credo che altri 10 giorni permetterrano al Consiglio di Stato di fornire le informazioni necessarie ", ha detto la Palmer nella sua dichiarazione giurata.
In una dichiarazione al Washington Examiner , Palmer ha affermato che il suo voto non era inteso come un tentativo di privare dei diritti di voto una comunità prevalentemente nera, un'accusa che ha dovuto affrontare durante la situazione di stallo.
"Il mio voto 'no' alla certificazione non riguarda voti a nessuno", ha detto. "Stavo permettendo allo Stato di trovare le informazioni corrette e le spiegazioni che non sono state date. Non stavamo ritardando l'inevitabile. Abbiamo sempre saputo che il margine di vittoria non sarebbe cambiato. Lo scopo è quello di ottenere informazioni complete e accurata documentazione e verificare i totali dei voti. "
La contea è stata al centro di diverse cause legali, inclusa una causa federale della campagna Trump. La campagna ha intentato causa in una manciata di stati del campo di battaglia che sono andati per il presidente eletto Joe Biden durante le elezioni del 3 novembre. Le accuse riguardano frodi elettorali diffuse e irregolarità degli elettori, anche se le prove devono ancora confermare tali accuse.
Secondo l'ultimo conteggio non ufficiale, Biden ha vinto lo stato del Michigan con circa 146.000 voti.

https://www.facebook.com/newsmax/videos ... 791026707/




È così che ha vinto Biden; Rimaniamo alle testimonianze, non alle opinioni.
19 novembre 2020

https://www.islamnograzie.com/e-cosi-ch ... -opinioni/

È così che ha vinto Biden; Rimaniamo alle testimonianze, non alle opinioni.

Nel gennaio 2020, il Texas si è rifiutato di utilizzare Dominion Voting Systems e Smartmatic (che viene utilizzato per il conteggio dei voti negli stati e nelle città controllati dai Democratici) perché è stato considerato inaffidabile e aperto alla manipolazione, cioè alla frode elettorale.

Sotto giuramento, un osservatore ha fatto il seguente rapporto:

“Intorno a mezzanotte sono stato convocato per aiutare in uno dei conteggi del voto… e ho notato … che un certo numero di voti erano stati contati otto volte. Questo è’successo più volte.

Altra testimonianza:
“Per quanto ne so, ci dovrebbero essere presenti sia i repubblicani che i democratici per contare i voti. Ho sentito numerosi elettori parlare di 20 macchine per il conteggio che sono state monitorate da due democratici.”

“Ero l’unico repubblicano che ha lavorato con Dominion [il sistema per il conteggio dei voti] e ci sono stati commenti terribili … sui repubblicani. Ho una famiglia a casa. E dovevo andare alla mia macchina. Se qualcuno ha una bandiera americana sulla camicia o sulla maschera, viene automaticamente condannato come sostenitore di Trump.”

Secondo Sidney Powell, uno degli avvocati di Donald Trump, il problema sta nel software. “Anche il loro manuale di istruzioni spiega come possono … cambiare i voti. Si sposta il voto Trump in una cartella separata, che si elimina.

È possibile, dice Powell, manipolare il sistema da qualsiasi luogo, ad esempio dalla Germania o dal Venezuela. “Abbiamo matematicamente identificato esattamente l’algoritmo che hanno usato … per cambiare i voti e quindi garantire che Biden vincesse.

Secondo l’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani, il software è stato sviluppato da una società che apparteneva al dittatore venezuelano Hugo Chavez ed è stato utilizzato per falsificare le elezioni in Sud America.
Dice anche che il team di Trump ha identificato 632.000 voti illegali in Pennsylvania, e se detratti, Trump ha vinto in quelo stato con 300.000 voti.

Un altro degli avvocati di Trump, Jenna Ellis, stima che fino a 2,7 milioni di voti per Donald Trump sono stati semplicemente spazzati via.

10 anni fa, Alex Halderman, professore di informatica all’Università del Michigan, faceva parte di un gruppo per studiare la sicurezza del voto elettronico.

“Quello che abbiamo trovato è stato inquietante. Potremmo riprogrammare la macchina in modo che… qualsiasi candidato possa vincere. Abbiamo anche creato un software maligno … che potrebbe essere diffuso da una macchina all’altro come un virus informatico e quindi cambiare tranquillamente l’esito delle elezioni.”

Infine, si sottolinea che l’ondata di testimoni che hanno denunciato frodi elettorali lo ha fatto sotto giuramento. E negli Stati Uniti, la falsa testimonianza è proibita e può portare a lunghe pene detentive.




Elezioni Usa, Giuliani attacca: "Piano per brogli in città a guida dem"
19/11/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... l62uO.html

Rudy Giuliani, l'avvocato personale di Donald Trump che ora guida la campagna dei ricorsi legali contro la vittoria elettorale di Joe Biden, denuncia quello che definisce "un piano centralizzato per condurre frodi elettorali in grandi città controllate dai democratici". Nella conferenza stampa del team legale di Trump, Giuliani ha sostenuto infatti che in queste settimane di "indagini", compiute anche grazie al fatto che "uno straordinario numero di patrioti" si sono fatti avanti per denunciare irregolarità", è stato condotto "un'azione massiccia di frode" elettorale, puntando il dito contro città come Philadelphia e Detroit che, ha sottolineato, "hanno una lunga storia di corruzione".




Cose turche in America.
Conferenza stampa di Giuliani con legali e Campagna di Trump.
19 novembre 2020

https://www.facebook.com/aurelio.mustac ... 0473875512

Durissimo j'accuse alla stampa di non fare il loro lavoro e di nascondere la verità agli americani (in pratica un'accusa di alto tradimento) coprendo quello che è uno dei più gravi crimini della storia americana.
Di fatto un tentativo di colpo di stato della sinistra Dem orchestrato nei minimi particolari. Roba da sicurezza nazionale e FBI. Se fosse stato al governo Giuliani ha detto che sarebbero già partiti gli arresti.
Insomma roba molto pesante.
Altro che concessione da parte di Trump. Questa cosa non potrà passare sotto silenzio se non alteo perché è coinvolto il dipartimento della giustizia e Giuliani e Campagna andranno fino in fondo in giudizio con il supporto della stampa o senza. Stampa che dovrebbe cominciare a preoccuparsi un filo se continuerà con la censura sistematica.
Se si considera poi che i supporter di Trump cominciano a manifestare nelle città, si può capire quanto alta sia la tensione.
Giuliani ha detto di non sapere allo stato attuale quanta consapevolezza ci sia da parte di Biden, ma la cosa è orchestrata, da lui o da altri sopra di lui.



Rudy Giuliani e altri avvocati che rappresentano la campagna del presidente Donald J. Trump
hanno delineato il loro caso giovedì affermando che le elezioni presidenziali del 3 novembre sono state così profondamente viziate in diversi stati chiave che i risultati dovrebbero essere ribaltati a favore del presidente.
L'Osservatore Repubblicano
20 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6653122420

Rudy Giuliani e altri avvocati che rappresentano la campagna del presidente Donald J. Trump
hanno delineato il loro caso giovedì affermando che le elezioni presidenziali del 3 novembre sono state così profondamente viziate in diversi stati chiave che i risultati dovrebbero essere ribaltati a favore del presidente.
Giuliani ha detto che c'era uno schema per le presunte irregolarità negli stati chiave che suggerivano, che ci fosse un "piano da un luogo centralizzato" per commettere frodi elettorali nelle città controllate dai Democratici.
Ha detto che l'adozione diffusa del voto per corrispondenza ha permesso ai Democratici di adottare pratiche di corruzione nelle grandi città a livello nazionale. "Hanno scelto i posti in cui potevano farla franca."
Ecco le principali accuse presentate dagli avvocati:
1. Agli osservatori sarebbe stato impedito di assistere all'apertura delle schede per posta. Giuliani ha detto che molte schede per corrispondenza sono state aperte senza che gli osservatori potessero verificare che fossero firmate correttamente, una protezione fondamentale contro le frodi. Quei voti, ha detto, erano "nulli", soprattutto dove le buste erano state scartate, rendendo inutili i riconteggi.
2. Applicazione presumibilmente ineguale della legge nelle contee democratiche. In Pennsylvania, la cui corte suprema dello stato ha creato nuove e disinvolte regole di voto prima delle elezioni, Giuliani ha affermato che gli elettori che hanno vorato per assenza nelle contee democratiche potevano "correggere" i difetti nelle loro schede, mentre gli elettori nelle contee repubblicane, che obbedivano alla legge statale come scritta, non potevano farlo.
3. Gli elettori sarebbero arrivati alle urne per scoprire che altre persone avevano votato per loro. Giuliani ha detto che molte schede provvisorie espresse a Pittsburgh sono state presentate da persone che si sono presentate per votare di persona, solo per sentirsi dire che avevano già votato. Ha affermato che i democratici avevano compilato schede per assenza per altre persone, sperando che non si presentassero.
4. Ai funzionari elettorali sarebbe stato detto di non cercare difetti nelle schede elettorali e di retrodatare le schede. Giuliani ha citato una dichiarazione giurata di un funzionario che ha giurato che le era stato detto di non escludere schede elettorali per assenza per difetti e di retrodatare le schede in modo che non sembrassero ricevute dopo il giorno delle elezioni, per evitare che un ordine della Corte Suprema sequestrasse quelle schede.
5. Le schede elettorali che esprimevano voti per Joe Biden e nessun altro candidato sarebbero state passate più volte attraverso macchine. Giuliani ha detto che c'erano 60 testimoni nel Michigan che avrebbero attestato che le schede venivano "prodotte" rapidamente e contate due o tre volte. Si parla da un minimo di 60.000 schede a un massimo di 100.000 schede elettorali.
6. Le schede elettorali degli assenti sono state accettate in Wisconsin senza essere prima richiesta. Giuliani ha osservato che la legge dello stato del Wisconsin era la più severa per quanto riguarda le schede per assenza rispetto alla maggior parte degli altri stati, ma ha affermato che sono state contate 60.000 schede per assenza nell'area di Milwaukee e 40.000 nell'area di Madison, senza che siano state richieste adeguatamente dagli elettori che le hanno espresse.
7. Ci sono state presunte situazioni di "overvote", con alcuni distretti che avrebbero registrato più elettori che residenti, tra gli altri problemi. Giuliani ha detto che c'è stato un numero insolitamente elevato di overvote nei distretti del Michigan e del Wisconsin, che secondo lui era la ragione per cui i repubblicani del Wayne County Board of Canvassers si erano rifiutati di certificare i risultati lì questa settimana. Ha anche affermato che c'erano alcuni elettori giunti da fuori in Georgia che avrebbero votato e persone che avevano votato due volte lì.
8. Le macchine per il voto e il software sono presumibilmente di proprietà di società con legami con il regime venezuelano e con il donatore di sinistra, George Soros. Sidney Powell ha sostenuto che i voti degli Stati Uniti venivano contati all'estero e che le macchine per il voto di Dominion e il software Smartmatic erano controllati da interessi stranieri, manipolando algoritmi per modificare i risultati. Powell ha osservato in particolare che i proprietari di Smartmatic includevano due cittadini venezuelani, che secondo lei avevano legami con il regime di Hugo Chavez e Nicolas Maduro. Il team legale ha affermato che c'erano anomalie statistiche, come enormi lotti di voti per Biden, che non potevano essere spiegati se non come manipolazione - cosa che, hanno affermato, avveniva nelle prime ore del mattino quando il conteggio dei voti si era bloccato. (Le società hanno contestato queste accuse vigorosamente.)
9. La Costituzione prevede un processo per l'elezione di un presidente se il voto è corrotto. Jenna Ellis ha sostenuto che i media, avevano usurpato il potere di dichiarare il vincitore delle elezioni. Ha sottolineato, citando il Federalista n. 68, che il processo costituzionale di selezione di un presidente deve avere garanzie procedurali contro la corruzione e l'influenza straniera.
Giuliani ha affermato che la campagna riteneva che un numero sufficiente di voti fossero viziati - più del doppio dei margini tra Biden e Trump negli stati chiave - e che il presidente avesse un percorso verso la vittoria.
Giuliani ha presentato prove sotto forma di dichiarazioni giurate, citandone due e rilevando che la campagna ne aveva molte di più da privati.
Ha notato che diverse cause legali che erano state archiviate erano state presentate da privati, non direttamente dalla campagna. Ha detto che le cause potrebbero essere intentate in Arizona e che la campagna stava esaminando anche le irregolarità in New Mexico e Virginia, anche se ha detto che non pensava che ci fossero abbastanza voti contestati in quest'ultima.
Giuliani ha anche affrontato i media, sostenendo di aver fornito informazioni fuorvianti e di non aver condannato le minacce contro il team legale di Trump.

https://www.breitbart.com/2020-election ... n-results/




TINTURE E KILLERS
Qualcosa forse si muove o non si muove niente? Falso movimento come un Wim Wenders di annata? Il farsi della storia?
Niram Ferretti
20 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Rudolph Giuliani fa una conferenza stampa, questa volta non in un parcheggio, ma viene lo stesso irriso perché a causa del caldo e dei riflettori, rivoletti di tintura gli colano lungo le tempie, e viene in mente Gustav Aschebach morente che contempla la Bellezza nelle fattezze di un adolescente mentre la sostanza del discorso evapora. Ma c'è sostanza nel discorso o è vapore condensato? Speriamo di saperlo presto.
I killers mediatici, intanto, sono compattamente uniti nello screditare ogni iniziativa di Donald Trump e del suo team legale, a considerarla una pagliacciata. E dunque, il sollucchero è gaudioso, quasi come un mistero santo, quando gli si vede colare la tintura. Questo è il livello. Truce e spietato. Tutto deve essere messo in burla. Il presidente pagliaccio e i suoi pagliacci di contorno. La parola d'ordine è questa.
Giuliani parla di una frode enorme e di una centrale che l'ha organizzata. È una cospirazione dunque? Da quello che dice lo è, evidentemente. Le carte restano sostanzialmente coperte, ma intanto ogni cosa che viene profferita deve essere allontanata con un gesto derisorio. Pagliacci. Pagliacciate.
Ora, non so se ci sono prove, hard facts da esibire, se esiste una catena di indizi che porta a una colpevolezza, ma una cosa è certa, bisogna assolutamente e massicciamente screditare ogni affermazione in questo senso. Più passa il tempo e più si continua a solidificare l'immagine di Joe Biden presidente, più è necessario togliere di mezzo ogni interferenza.
Eliminare dalla scena Donald Trump è stato il loro intento fin da subito, da quando venne proclamato presidente, e ora che avrebbe perso le elezioni, c'è qualcuno che si meraviglia se viene dipinto come un perdente che non accetta la sconfitta ma che sta provando solo ad avvelenare i pozzi, a creare un clima di contrapposizione che non fa bene al paese, perchè adesso bisogna essere uniti?
Biden taumaturgo lo ha detto, vanno sanate le ferite, e il perdente, se davvero ha perso regolarmente, ma i dubbi sono densi come nubi, se ne dovrebbe andare docilmente, senza dire niente, con i capelli che hanno cambiato colore, non come quelli di Giuliani che implacabilmente lo perdono, per la gioia delle iene, sotto i riflettori.


??? Eccoli all'opera i bugiardi


USA2020: LA NUOVA STRATEGIA DI TRUMP, RIBALTARE IL RISULTATO DEL VOTO BLOCCANDO LE CERTIFICAZIONI A LIVELLO STATALE E FACENDO NOMINARE GRANDI ELETTORI A LUI FAVOREVOLI


https://www.facebook.com/elezioniusa/po ... 2056885081

"Il presidente Trump ha accelerato i suoi tentativi di interferire nel processo elettorale americano, compiendo il passo straordinario di contattare direttamente i legislatori dello stato repubblicano del Michigan e invitandoli venerdì alla Casa Bianca per le discussioni mentre lo Stato si prepara a certificare la vittoria del presidente eletto Joseph R. Biden Jr". Questo è l'inizio dell'articolo di apertura di oggi del Washington Post.
Per Trump e i suoi sostenitori repubblicani, il Michigan è infatti diventato l'obiettivo principale della loro campagna per cercare di "rovesciare il risultato del voto", come ha detto ieri chiaramente il suo legale, Rudy Giuliani, in conferenza stampa. Prima dell'invito ai leader repubblicani statali, Trump aveva anche chiamato direttamente Monica Palmer, uno dei due membri repubblicani della Commissione Elettorale della Contea di Wayne che inizialmente aveva rifiutato di certificare il risultato del voto nell'area di Detroit, la roccaforte democratica in Michigan.
Stando a quanto riporta il Post, il presidente ha chiesto ai suoi consiglieri quali altri funzionari repubblicani potrebbe chiamare in altri Stati chiave nel tentativo di la certificazione dei risultati che formalizzerebbe la sua sconfitta elettorale. L'intento è quello di seguire la teoria secondo cui se i risultati non fossero certificati, sarebbero le legislature statali (in diversi Stati a maggioranza repubblicani) a poter intervenire e nominare grandi elettori favorevoli a Trump in tempo per la decisiva riunione del Collegio Elettorale del 14 dicembre.
La teoria legale su cui si basa questa strategia è quantomeno controversa, ed in diversi Stati gli stessi leader repubblicani statali hanno escluso qualsiasi loro possibile coinvolgimento nel processo per sovvertire il risultato del voto. "Secondo i nostri statuti non abbiamo alcun ruolo", afferma ad esempio Robin Vos, il presidente repubblicano dell'Assemblea statale del Wisconsin.
In Arizona, il presidente repubblicano della Camera, Rusty Bower, ha inviato una lettera ai suoi colleghi repubblicani sottolineando di aver votato per Trump, ma rilevando che i tribunali avevano già smentito alcune delle affermazioni del presidente e chiarendo che i legislatori non potevano interferire con la volontà degli elettori. "Desidero rispondere semplicemente dicendo: ho giurato di difendere la Costituzione degli Stati Uniti e la Costituzione e le leggi dello Stato dell'Arizona", ha scritto Bower, secondo una copia dell'email ottenuta da Yellow Sheet Report.
In Georgia e Pennsylvania, dove i repubblicani controllano anche le legislature statali, sono in molti ad affermare che la strategia di Trump ha poche possibilità di successo. Un alto consigliere del Segretario di Stato repubblicano della Georgia Brad Raffensperger ha detto che ci sono "zero" possibilità che il segretario possa rispondere ad una telefonata dal presidente o dai suoi consiglieri. Raffensperger dovrebbe certificare oggi il risultato del voto in Georgia, così com previsto dalla legge, e poi mandare la certificazione alla firma finale del governatore repubblicano Brian Kemp.
La settimana Kemp ha detto ai giornalisti di essere contento che Raffensperger abbia ordinato l'audit ed il riconteggio manuale del voto presidenziale. Eppure Trump negli ultimi giorni ha insistito pubblicamente su Kemp affinché intervenisse nel riconteggio per rifiutare le schede e "capovolgere" il risultato. "I repubblicani devono diventare più duri!" Trump ha twittato a Kemp ieri mattina. In privato, Trump ha detto ai consiglieri di essere furioso con il governatore per non aver fatto di più per ribaltare il risultato, riporta il The New York Times.
Ma è in Michigan in particolare che la strategia del presidente Trump ha rappresentato una notevole intrusione nella politica statale e locale: non è usuale vedere un presidente in carica che contatta personalmente funzionari che di solito svolgono un ruolo piccolo e invisibile in un processo di routine come quello della certificazione del voto. Il presidente ha chiesto personalmente l'incontro alla Casa Bianca con Mike Shirkey, il leader della maggioranza del Senato dello Stato, e Lee Chatfield, il presidente della Camera del Michigan, che si siederanno con lui al tavolo alla Casa Bianca oggi.
Non è ben chiaro di cosa intende discutere precisamente il presidente, ma una delle possibilità che viene paventata da più parti è quella di cercare di pressare i due leader repubblicani statali a garantire la nomina dei grandi elettori a suo favore, nel caso in cui la certificazione del voto venisse bloccata o rallentata durante la riunione della Commissione Elettorale statale che si terrà il 23 novembre prossimo. Durante un'intervista, uno dei membri repubblicani della Commissione Elettorale statale, Norm Shinkle, ha detto di non aver deciso come votare, soprattutto visti i dubbi sul conteggio dei voti nella contea di Wayne. Ha detto che era stato sommerso dalle chiamate sul suo prossimo voto.
Ricordiamo che secondo i risultati ufficiali in Michigan il vantaggio di Joe Biden al momento è di 155.629 voti e che la Commissione Elettorale statale è composta di 4 membri, 2 repubblicani e 2 democratici, per cui un impasse è assolutamente possibile.
Si tratta di una mossa considerata come estrema ed anche al limite dell'eversione da diversi commentatori e che quasi certamente fallirà come ammettono anche molti supporter del presidente e che segue una serie di sconfitte legali dinanzi alle corti statali e federali degli Stati chiave: a questa mattina il conteggio è a 32 sconfitte contro 2 vittorie per il team legali del presidente. Di queste due, una è stata poi annullata (giusto ieri) da una Corte di Appello in Pennsylvania, mentre la seconda riguarda 2.349 voti espressi via posta nella contea di Allegheny in Pennsylvania che sono stati annullati perché non era stata datata correttamente la dichiarazione allegata alla scheda con il voto.
Nonostante l'annullamento di questi voti, comunque, Joe Biden resta nettamente in vantaggio di 81.910 voti in Pennsylvania secondo il dato ufficiale attualmente reso noto. La strategia di Trump ha poi subito un altro duro colpo sempre ieri quando lo Stato della Georgia ha annunciato il risultato definitivo del suo riconteggio manuale delle schede, che vede Joe Biden restare avanti di 12.284 voti. Subito dopo l'annuncio, anche AP (Associated Press) ha riconosciuto la vittoria di Biden in Georgia, assegnando lui 306 grandi elettori contro 232 del presidente uscente.
Da parte sua il presidente eletto Joe Biden, il cui team di transizione è stato ostacolato in tutti i modi dall'Amministrazione Trump, ha definito Trump come "uno dei più irresponsabili presidenti nella storia americana" in un discorso effettuato ieri a Wilmington, in Del., dopo una discussione sulla situazione economica con i governatori democratici e repubblicani. "Invia un messaggio orribile al mondo sul tipo di Paese che siamo... è difficile capire cosa pensa. Sono fiducioso del fatto che sappia anche lui di aver perso, che non ha chance di vincere e che presterò giuramento come presidente il 20 gennaio".
A Capitol Hill, anche altri alti esponenti democratici hanno alzato i toni. "Penso che siamo ai limiti dell'alto tradimento", ha detto il leader della maggioranza alla Camera Steny H. Hoyer (D-Md.). “Trump sta minando l'essenza stessa della democrazia, che è: andare alle urne, votare e decidere. Non c'è dubbio che la gente abbia deciso di eleggere Biden come presidente".
Tra i repubblicani si è levata una voce fortemente critica, quella del senatore repubblicano Mitt Romney che senza mezzi termini ha accusato il presidente Trump di "non essere riuscito neppure a presentare un caso credibile di frode diffusa o cospirazione davanti a qualsiasi tribunale" e di "aver fatto ora ricorso a pressioni aperte sui funzionari statali e locali per sovvertire la volontà del popolo e ribaltare il risultato delle elezioni", aggiungendo che "è difficile da immaginare un'azione peggiore e più antidemocratica da parte di un Presidente americano in carica".
Alla Casa Bianca, Trump è passato in pochi giorni dalla possibilità di riconoscere la sua sconfitta all'esprimere "amarezza e incredulità per il fatto che ciò che crede sia stata una sua vittoria gli è stato tolto con i brogli", afferma il Post. Nei giorni passati, il presidente si è rafforzato nella sua convizione che i legislatori statali possano detenere le chiavi della sua salvezza politica, spinto su questa strada in particolare dal suo avvocato personale Rudolph W. Giuliani.
Il presidente in particolare "è diventato ossessionato da una teoria cospirativa avanzata da uno dei suoi avvocati, Sidney Powell, sulle macchine per il voto di proprietà di Dominion Voting Systems" e di un complotto globale per hackerare il risultato del voto, nonostante da più parti i funzionari responsabili della sicurezza informatica abbiano negato che esistano prove di tale compromissione.
Nel corso della conferenza stampa di ieri, Powell, così come Giuliani, hanno ribadito di avere "prove" a supporto delle loro gravi affermazioni, ma senza mostrarle ai giornalisti: "non posso davvero rivelarle" per il rischio "di mettere a repentaglio la vita e la sicurezza dei testimoni", ha detto Giuliani dal palco. Powell invece ha parlato di una campagna che va avanti da anni per ribaltare il risultato del voto mediante le macchine per il voto elettronico che ha coinvolto anche Hugo Chávez, il leader venezuelano morto nel 2013.
Durante la conferenza stampa i legali del presidente hanno anche denunciato presunte frodi elettorali ad Atlanta, Detroit, Milwaukee, Philadelphia e in altre città i cui governi municipali sono controllati dai Democratici e dove il presidente eletto Joe Biden ha vinto con ampi margini. "Non possiamo permettere a questi criminali - perché è quello che sono - di rubare un'elezione al popolo americano", ha detto Giuliani senza mezzi termini.
“Gli americani hanno eletto Donald Trump; non hanno eletto Joe Biden. Joe Biden è in testa a causa dei brogli, delle schede illegali che sono state prodotte e che sono state autorizzate ad essere utilizzate dopo la fine delle elezioni. Dateci l'opportunità di dimostrarlo in tribunale e lo faremo", ha promesso Giuliani, nonostante che finora praticamente tutti gli sforzi legali della campagna di Trump non abbiano portato risultati ed il tempo scorre inesorabile contro di loro.
A rispondere alle accuse di Powell e Giuliani è stata Joni Ernst, senatrice repubblicana appena rieletta in Iowa: "Insinuare che i candidati repubblicani e democratici hanno lavorato per cambiare il risultato di queste elezioni, è assolutamente oltraggioso, e sono personalmente offesa di questo", ha detto a Fox News Radio. "Lanciare in modo disinvolto questa accusa solo per confondere i nostri elettori negli Stati Uniti, penso che sia assolutamente sbagliato".
Anche Christopher Krebs, l'ex direttore della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) licenziato da Trump martedì dopo aver aver dichiarato pubblicamente che le elezioni erano state le più sicure della storia, ha commentato duramente la conferenza stampa dei legali del presidente: "E' stata la più pericolosa 1 ora e 45 minuti trasmessa sulla televisione americana. E forse anche la più folle", ha scritto su Twitter.
"Queste sono le parole e le azioni di chi vuole tentare un colpo di Stato", afferma il New York Times che cita le parole dello storico ed autore Michael Beschloss. “Questo è un presidente che abusa dei suoi poteri per cercare di rimanere in carica a tutti i costi, anche se è evidente a tutti che è stato sconfitto nelle urne. Questa è una prospettiva che ha terrorizzato la maggior parte dei fondatori quando hanno scritto la Costituzione".
Beschloss ha aggiunto: "Non voglio essere allarmista, ma penso che sia nostro compito come cittadini vigilare su ognuna di queste cose con un occhio al pensiero dei Padri Fondatori sulla possibilità che un presidente rigettato dagli elettori possa usare i suoi poteri per cercare di rimanere in carica in ogni caso".



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Stati Uniti, Giuliani Show: "Brogli elettorali, ho molte prove ma non posso rivelarle"
Anna Lombardi
19 novembre 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/1 ... 275036689/

NEW YORK - Tutta colpa della stampa: "Copre le malefatte di Biden" accusato direttamente di essere "mente dei brogli preparati in anticipo". Avallata dall'Fbi: "Dove sono stati in questi ultimi 4 anni?". E poi, naturalmente, il solito George Soros che secondo i complottisti trama nell'ombra per ribaltare l'ordine mondiale. Insieme a Hugo Chavez (sì, il defunto) questa volta avrebbe ordito una grande truffa globale per far perdere le elezioni a Donald Trump. Aiutato dalla mafia di Philadelphia, da gruppi organizzati di "antifa" dalla Cina e pure dalla Clinton Foundation. Strumento del mega broglio sarebbe l'azienda Dominion Voting System che ha sviluppato il software delle macchine per il voto usato in 27 stati: avrebbe collegamenti "con aziende comuniste fondate in Venezuela".

"Surreale": ecco la parola con cui molti osservatori americani hanno definito la conferenza stampa di Rudy Giuliani, avvocato personale di Donald Tump affiancato da Sidney Powell, l'avvocatessa di quel generale Michael Flynn la cui testa fu la prima a cadere nell'ambito del Russiagate.

Insieme, dalla sede del comitato repubblicano di Washington hanno cercato di spiegare perché la sconfitta del presidente in carica sarebbe frutto di frodi elettorali. Senza presentare nemmeno una prova a sostegno della tesi bislacca. E anzi, reagendo alle domande dei giornalisti accusandoli di essere in malafede e ignorare le denunce fatte: "Ho molte prove ma non posso rivelarle. Non trovo testimoni disposti a deporre in tribunale, perché ricevono intimidazioni e minacce di morte, temono che la loro carriera sarà distrutta. Ed è colpa vostra che avete coperto in modo isterico e fazioso quattro anni di amministrazione Trump" ha detto infatti Giuliani.

L'ex sindaco di New York, 76 anni, lo stesso che ha suggerito al presidente di giocarsi la carta "Law and Order" sull'onda delle proteste razziali, salvo poi essere incastrato dall'attore satirico Sacha Baron Cohen in una scena del nuovo Borat mentre, sdraiato sul letto di una camera d'hotel zeppa di telecamere nascoste, s'infila le mani nei pantaloni pensando di essere solo con una presunta giornalista evidentemente minorenne ha inizialmente attaccato Biden frontalmente: "Ha pianificato tutto in anticipo".

Poi si è corretto: "Non so se Biden sia conscio o meno dei brogli, non so nemmeno quanto controllo abbia del partito". Arrivando a sostenere che l'intero voto per corrispondenza è una frode: "Può essere Topolino, può essere una persona morta. Le schede potrebbero essere state compilate 30 volte dalla stessa persona. Tutte queste cose sono successe. E non volete raccontarlo".

E pazienza se il processo elettorale 2020 è stato definito "il più sicuro della storia d'America" pure dall'Election Infrastructure Government Coordinating Council composto da funzionari dell'Homeland Security. Quell'affermazione, due gorni fa ha spinto President Trump a reagire con rabbia, licenziando il capo della struttura, Chris Krebs.

E pensare che era stata annunciata come la presentazione del "cammino verso la vittoria", le nuove iniziative legali tese a dimostrare che la vittoria di Biden è solo frutto di brogli . Invece è andata perfino peggio di quella organizzata a Philadelphia all'indomani delle elezioni, quando invece di prenotare uno spazio al Four Seasons, la delegazione repubblicana, il solito Giuliani in testa, per errore si è ritrovato nel retrobottega di un negozio di giardinaggio in periferia.

Il capo del team legale del presidente uscente, 20 mila dollari al giorno di parcella, ha dunque snocciolato il contenuto di dichiarazioni giurate, in parte già citate in precedenza, molte già rigettate dai singoli tribunali, insistendo che i dem "hanno rubato le elezioni". E lo ha fatto sudando copiosamente, al punto da far colare perfino la tintura dei suoi capelli - evidentemente fatta di fresco - lungo la guancia. Mandando gli utenti di Twitter in visibilio. Altro argomento della sua tirata è stata la distanza sociale imposta agli osservatori: "Che così potevano vedere poco e niente", ha insistito, citando addirittura una scena di Mio cugino Vincenzo.

Intanto, la campagna di Trump prova a fare l'ennesimo ricorso federale in Michigan, chiedendo lo stop alla certificazione del voto nella contea di Wayne, che comprende Detroit. In realtà in questa contea il voto è stato certificato all'unanimità dai rappresentanti del seggio ma ora i due repubblicani sostengono di averlo fatto "sotto minaccia". La marcia indietro dei due, però, difficilmente invaliderà la certificazione del voto. Il presidente, determinato a non mollare fino all'ultimo, ha invitato per domani i repubblicani del Michigan alla Casa Bianca. Non è ancora chiaro in quanti lo accetteranno, ma di sicuro è un passo senza precedenti.


Gino Quarelo
La Repubblica uno dei peggiori giornali esistenti al servizio della sinistra menzogna.





Mentana.Tecniche di disinformatia italiana.
Alberto Mascioni
20 novembre 2020

https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 2788910054

Va premesso che Trump non avendo nessun obbligo di legge, nella campagna elettorale del 2016 non ha reso pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti mentre , come ogni funzionario pubblico negli States, lo ha poi fatto da quando è stato eletto Presidente.
Il New York Times qualche settimana fa ha dichiarato di essere riuscito ad avere tali vecchie dichiarazioni evidenziando che Trump abbia versato cifre irrisorie di imposte.
Chiaramente i documenti originali delle dichiarazioni dei redditi non sono state pubblicate perché, senza il consenso dell’interessato, il giornale avrebbe commesso un reato.
Tali dichiarazioni sono da sempre nelle mani dell’IRS, l’internal Revenue Service, cioè il Fisco americano (che in USA chiamano “affettuosamente” la Gestapo) e posto che dall’IRS non ha emesso neppure una sanzione per una multa per divieto di sosta non pagata, è evidente che le stesse dichiarazioni siano perfettamente conformi alle leggi.
Specifichiamo inoltre che vi possono essere enne motivi pienamente leciti per i quali Trump, in un certo periodo, abbia pagato poche tasse. Ad esempio ciò potrebbe derivare dal semplice fatto che le Società che a lui fanno capo, abbiano deciso di non distribuire dividendi, o al fatto che le stesse abbiano scontato crediti di imposta pregressi o che l’utile si sia ridotto a causa di ammortamenti dovuti a forti politiche di investimenti..etc. etc.
Ed è lampante che se tali motivi non fossero stati ritenuti leciti ci sarebbe già stata nel confronti di Trump, un’incriminazione per frode o evasione fiscale, perché, checchè vi raccontino, il Presidente degli USA non gode di nessuna immunità nell’essere incriminato. A proposito si rammenti la vicenda del procuratore Kenneth Starr contro l’allora Presidente Clinton.
Naturalmente invece il messaggio che ha fatto passare la stampa igienica è che Trump è un evasore e che se perdesse (l’inesistente) immunità Presidenziale rischierebbe il carcere.
Questa notizia dell’indagine su una consulenza sospetta a Invaka, che Mentana dice essere una clamorosa dichiarazione, era invece già stata una riportata dal NYT qualche settimana fa nello stesso articolo in cui si parlava delle dichiarazioni dei redditi perché proprio da quei documenti sarebbe emersa.
Ma Mentana la riprende oggi, enfatizzandone la novità. forse per distrarre l’attenzione dal merdaio dei brogli nelle elezioni presidenziali.
Questo propagatore di bufale, che poi ha pure la faccia di palta di elevarsi a Templare dell’informazione corretta, fa leva sul fatto che un lettore poco attento associ immediatamente il temine indagine ad un’indagine penale/fiscale mentre invece trattasi semplice e di una indagine “giornalistica”, e di un giornale dichiaratamente fazioso e di parte.
Ma intanto il messaggio è passato. E i gonzi bevono...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:33 pm

GIULIANI SPIEGA LA VERITÀ RIGUARDO LE CAUSE ELETTORALI
https://www.facebook.com/Italiatrump/vi ... 7282291619


Paganini non ripete? Il potenziale attacco al cuore della democrazia e lo spartito dei media
21 novembre 2020

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... dei-media/

Il coro canta il solito ritornello orecchiabile mentre Donald Trump costantemente rompe la narrazione dello spartito, facendo infuriare chi il coro lo dirige o almeno, crede di farlo.

Una doverosa premessa. Questo articolo non ha una risposta alle domande esplicite ed implicite che contiene, semplicemente auspica che esse possano essere date nelle sedi competenti e a norma della legge e della Costituzione americana; sarei quindi ben felice se Sleepy Joe Biden venisse dichiarato Presidente degli Stati Uniti senza alcuna ombra su tale elezione. Senza ipocrisia, sarebbe una sconfitta politica per il candidato che personalmente sostengo ma ciò farebbe semplicemente parte delle regole della democrazia; la mia sconfitta politica personale quindi coinciderebbe allo stesso tempo col trionfo di uno uno scenario comunque limpido per la “più grande democrazia del mondo”, e di ciò non potrei che gioire.

Desidererei anche, però, che venisse accertato che non vi siano eventuali interferenze nel voto, quest’ultimo sarebbe uno scenario decisamente anomalo, con implicazioni che non saranno oggetto di questo articolo perché terribili, e poiché necessiterebbero un approfondimento ulteriore che sarebbe probabilmente superato dall’intercedere degli eventi, proprio mentre questo verrebbe scritto: cosa che comunque non escludo di fare a prescindere.

Per quello che vale ciò che conterebbe per me sarebbe in definitiva che non si esca dal dettato Costituzionale e legale degli Stati Uniti: esistono procedure per verificare quello che è accaduto, è un diritto delle parti coinvolte attivarle, i tempi di accertamento sono certi e non influenzano in nessun caso le tempistiche di insediamento del futuro Presidente… chiunque egli sarà… e tali procedure sono inoltre già state efficacemente utilizzate in passato.

Le aziende Smartmatic e Dominion, di cui si parla in seguito, sarebbero inoltre menzionate dal Team Trump come due aziende gemelle, distaccate nella forma ma unite da finanziatori comuni e da legami col Venezuela; è necessario dire che esse negano legittimamente ogni addebito, dichiarano di essere concorrenti e che nessuna frode elettorale sia stata commessa. Occorre sottolineare sin da ora che tali ed altre aziende, così come tutti i finanziatori citati a vario titolo, sono assolutamente da considerare INNOCENTI: starà infatti all’accusa dimostrare il contrario, ma non si chiede certamente a loro di dimostrare la propria innocenza; come si addice ad ogni paese liberale, infatti, l’onere della prova spetta all’accusa, mai della difesa, in nessun caso.

Tutto ciò premesso, proviamo adesso ad immedesimarci nel punto di vista di chi sta contestando il risultato di queste elezioni: ricordate i nostri amati Terence Hill e Bud Spencer nel film “Altrimenti ci arrabbiamo”? Il film è impresso nella memoria di gran parte di noi per la parte in cui i nostri due scanzonati eroi cercavano di sottrarsi al mirino di un Killer professionista e fino ad allora infallibile: Paganini, mentre, allo stesso tempo, rimanevano goffamente a cantare in un improbabile coro… con il nostro amico Bud che faceva infuriare il direttore d’orchestra (i mass media) perché non seguiva lo spartito. Ecco, qualcosa del genere starebbe accadendo proprio adesso. Le lobby antagoniste al Presidente stanno cercando di mettere Trump ed i suoi nel mirino: il coro canta il solito ritornello orecchiabile mentre Donald Trump costantemente rompe la narrazione dello spartito, facendo infuriare chi il coro lo dirige o almeno, crede di farlo.

Cosa starebbero quindi cantando all’unisono i mass media, anche nel nostro Paese? In estrema sintesi, questo: Joe Biden viene costantemente chiamato il “Presidente Eletto” presupponendo che i giochi siano oramai fatti e, per converso, quando la controparte parla invece di “brogli” si sottolinea sempre che non vi siano prove… vediamo quindi se le cose stanno veramente così.

Andando a ritroso di questa vicenda elettorale, partiamo dal 19 Novembre, dalla conferenza stampa del team legale della campagna elettorale di Trump: Rudolph Giuliani, Sidney Powell e Jena Ellis…

A loro dire la presunta frode sarebbe articolata su due binari, le prove a fondamento della loro tesi sarebbero costituite da centinaia e anche migliaia di testimoni, a seconda delle contee di riferimento (tra cui anche alcuni dipendenti delle aziende Dominion e Smartmatic, secondo loro coinvolte) ed altri elementi probatori che verranno tutti esposti in sede giudiziaria “alla vecchia maniera”… di tali centinaia/migliaia di testimoni sono state rese note le generalità solo di otto di loro: questi ultimi sarebbero gli unici infatti ad aver acconsentito ad essere presentati alla stampa. Gli altri ci sono eccome e testimonieranno in tribunale, date le minacce già ricevute alla propria vita, a quella dei propri familiari ed alla loro carriera… minacce che avrebbero portato all’abbandono di questa “operazione verità” persino da parte di alcuni avvocati del team legale stesso; gli altri tipi di fonte probatoria menzionati, inoltre, sono stati solo accennati ed è stato sottolineato come sia legalmente impossibile per loro fornirle alla stampa prima che ai poteri giudiziari interpellati.

Partiamo dal binario più semplice che già di per se, sempre a detta del Team, sarebbe sufficiente a ribaltare il risultato elettorale in Nevada, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Georgia e forse addirittura anche in Arizona e in Virginia:

Agli osservatori sarebbe stato impedito di assistere all’apertura delle buste postali con le schede elettorali, impedendo così ai medesimi di controllare se le schede elettorali fossero opportunamente firmate e sopratutto la data di ricezione dell’ufficio postale, rendendo quindi inutile questa sorta di “chiave di sicurezza” posta a protezione dalle frodi elettorali.

Numerose persone hanno detto di essere arrivate ai seggi scoprendo però che qualcuno aveva già votato per loro via posta.

Agli scrutatori sarebbero stati impartiti espliciti ordini di non controllare eventuali difetti nelle schede elettorali e addirittura di retrodatare i voti arrivati per posta fuori tempo massimo.

Agli osservatori repubblicani sarebbe stato impedito di avvicinarsi allo scrutinio stesso, escludendoli fisicamente dagli edifici in cui si svolgeva oppure interpretando il termine “osservatori” in modo estensivo, lasciandoli cioè a parecchi metri di distanza dai tavoli in cui avvenivano i conteggi; lasciandoli solo “osservare” appunto ma non “controllare” effettivamente ciò che stava accadendo, perché erano troppo lontani per verificare a chi fosse destinato il voto di ciascuna scheda e/o se le schede fossero regolari.

Sarebbero stati anche riportati numerosissimi casi di schede elettorali passate manualmente per due o tre volte sulla stessa macchina scrutinatrice elettronica.

In “Contee chiave” sarebbe stato accertato un numero di votanti del 200/300 % maggiore degli effettivi aventi diritto ed, in taluni casi, persino dei residenti. Questo ultimo fatto sarebbe inoltre alla base dell’iniziale rifiuto alla convalida della certificazione da parte di due funzionari addetti alla verifica della regolarità del voto in Michigan. Costoro, infatti, a seguito di minacce, avrebbero ceduto alle pressioni certificando l’elezione, salvo poi immediatamente subito dopo annullare la propria stessa certificazione, dichiarandosi vittima di minacce a sé stessi ed ai propri familiari.

Esisterebbero anche dei video a riprova di tali atti di bullismo nei loro confronti (Clicca qui e guarda il video dal minuto 10).

Sarebbe anche stato verificato l’arrivo di camion pieni di pacchi postali giunti alle 4.00 della mattina in varie “Contee chiave”, con migliaia di schede elettorali, senza alcuna busta di contenimento (dove viene impressa la data di ricezione dell’ufficio postale) e soprattutto TUTTE a favore di Joe Biden (Cindy Powell descrive un caso specifico di 120.000 schede elettorali arrivate in tutta fretta a soccorso di Biden… tutte consecutivamente a suo favore, cosa statisticamente impossibile, perchè “sarebbe infatti come lanciare la stessa monetina 120.000 volte ed avere sempre testa come risultato”).

Il secondo binario sarebbe quello più dirompente e coinvolgerebbe, sempre a detta del Team di Trump, l’azienda produttrice di macchine conta-schede elettorali Dominion, che produce il software per il conteggio medesimo di Smartmatic. Tali aziende sarebbero, secondo i primi, di proprietà di personalità venezuelane nemiche degli Stati Uniti ed amiche di Maduro, e sarebbero finanziate dai soliti “filantropi” massimi finanziatori del Partito Democratico (citando espressamente e più volte George Soros); in tale presunta operazione di falsificazione del voto viene espressamente detto che sarebbero coinvolti sia Venezuela che Cuba e, verosimilmente, la Cina stessa.

La truffa Dominion&Smartmatic quindi, consisterebbe, secondo i legali di Donald Trump, in questo:

Le macchine di Dominion utilizzate erano spesso prive delle richieste certificazioni.

In ogni caso, tali macchine sono facilmente hackerabili con un semplice cellulare, come dimostrerebbero numerosi video che girano in rete.

I software di Smartmatic e di Dominion avrebbero sottratto milioni di voti a Donald Trump e, a riprova di ciò, avrebbero sia la testimonianza di alcuni dipendenti delle aziende stesse sia l’analisi di propri esperti del software medesimo.

Molti voti inoltre sarebbero stati fisicamente spostati all’estero (in Spagna e Germania) e lì conteggiati, minando così la sicurezza nazionale.

Durante la conferenza stampa sarebbe stata inoltre confermata l’identificazione di server di una di queste società in Germania, server utilizzati al fine di contare i voti americani; a specifica domanda infatti, Cindy Powell avrebbe evidenziato come le voci che giravano in tal senso in questi giorni fossero vere ma che lei non sapesse se tali server fossero poi finiti “nelle mani dei buoni o dei cattivi”.

A ben guardare, facendo qualche passo indietro di solo pochi giorni, già il 13 Novembre il delegato del Texas, Louie Gohmert, aveva confermato voci che rimbalzano nel web da diversi giorni; parlando in una trasmissione televisiva aveva svelato che le forze armate statunitensi avevano identificato un’azienda specializzata in gestione di dati elettorali con sede legale in Spagna e prelevato i suoi server in Germania: tale azienda sarebbe (il condizionale è d’obbligo) secondo lui coinvolta nella frode elettorale americana (che sempre lui da per assodata).

Va anche specificato che, in tale occasione, la notizia era stata oggetto di “debunking” da parte di vari mass media per poi, come si è visto, essere riconfermata dalla Powell in seguito. (Qui comunque trovate la smentita di tale ipotesi da parte di AP News, del 15 Novembre)

Ancora nello stesso giorno, con un sincronismo perfetto, Trey Trainor, Presidente della Commissione Federale sulle elezioni americane sosteneva, in diretta televisiva, di ritenere “che vi siano frodi elettorali in corso” sottolineando come in alcuni Stati abbiano impedito, con vari espedienti, agli osservatori di accedere effettivamente allo scrutinio del voto ed allegando video a riprova proprio di ciò che si stava dichiarando.

Tutto questo scenario, già di per se incredibile, si legherebbe inoltre, “a doppio filo”, con eventi di un passato comunque abbastanza recente: nel Novembre 2019, infatti, veniva annunciato che la CISA (sotto la direzione di Christopher Krebs), l’agenzia per la Cybersecurity del Department of Homeland Security, avrebbe scelto gruppi privati come partner per il controllo dei voti, nello specifico il partner scelto sarebbe stato il gruppo non-profit Voting Works e tale partnership verteva sul software ARLO, un software opensource sul controllo post-elezioni dei voti, appunto.

Cercando informazioni sulle caratteristiche di tale ente, inoltre, l’archivio Influence Watch (il quale a sua volta raccoglie dati per il Capital Research Center con l’intento di rendere trasparenti i rapporti tra politica e gli universi lobbistici Americani e non solo…) parlando proprio di Voting Works, dice che:

VotingWorks è un fornitore senza scopo di lucro di macchine per il voto e software di verifica delle elezioni open source… Voting Works è stato incubato e creato all’interno di CDT (Center for Democracy e Tecnology)… i principali donatori di CDT sono grandi aziende tecnologiche come Amazon, Google, Facebook, Apple e Microsoft e grandi fondazioni di centro sinistra, inclusa la Fondazione di George Soros Open Society

Tornando a volo radente ai nostri giorni, e sempre in riferimento al Direttore della CISA Christopher Krebs, questi avrebbe recentissimamente preannunciato, in più occasioni, di prevedere il suo ormai prossimo licenziamento da parte del Presidente Donald Trump per aver smentito, a sua detta, tutte le “Fake News” sull’irregolarità del voto e che le elezioni americane del 2020 sarebbero state le più sicure della storia americana.

Tale licenziamento, poi, è effettivamente avvenuto il 17 Novembre.

Per riassumere questa serie di voli pindarici tra il passato più o meno recente della CISA e del suo (ex) direttore:

Quest’ultimo avrebbe scelto come partner degli enti privati per il controllo della regolarità del voto, che al momento però sarebbe proprio oggetto di contestazione da parte del Team di Trump.

Il “corto circuito” quindi tra enti controllori federali, enti privati eventualmente loro partner, macchine conta-voti, softwares di vario tipo, enti finanziatori di queste società, mass media e social media in possesso di tali enti finanziatori e fact-checkers finanziati sempre dai medesimi finanziatori, è destinato a rimanere annodato su se stesso finchè i fatti non verranno accertati proprio in sede giudiziaria; l’unica a questo punto ad avere gli strumenti per sciogliere questa serie di nodi gordiani con l’occhio di una terza parte imparziale.

Continuando a viaggiare a ritroso fino ad un passato questa volta più lontano, il Presidente Donald Trump, già nell’elezione del 2012 (Obama vs. Romney) denunciava irregolarità nel voto espresso tramite macchine elettorali.

Se ciò fosse fondato, significherebbe che era cosa a lui nota già da molto tempo e sarebbe quindi presumibile che abbia preso contromisure per dimostrare oggi quello che quindi saprebbe già da anni.

A questo punto, è opportuno però sottolineare come, nel caso in cui le accuse del Team Trump fossero infondate, il 14 Dicembre vi sarà comunque l’elezione da parte del Collegio dei Grandi Elettori del futuro Presidente degli Stati Uniti, presumibilmente Joe Biden, ed il suo insediamento il 20 Gennaio; in tal caso, le conseguenze per Donald Trump ed il suo Team sarebbero tremende. Donald Trump verrebbe distrutto per aver portato avanti fino all’ultimo istante quella che verrebbe dichiarata una “messinscena“; il prezzo altissimo da pagare in termini politici e personali dovrebbe essere di per se un forte deterrente ad un tale azzardo sulla base di un semplice bluff, soprattutto per il fatto che, come appena dimostrato, si parlerebbe di eventi a conoscenza di Trump da ben prima dell’assunzione della carica presidenziale… ma è comunque un’ipotesi che dobbiamo prendere in considerazione, finché i fatti giuridici non ci diranno cosa accadrà.

All’inizio di questo articolo, mi sono impegnato a non approfondire scenari futuri nel caso in cui, invece, si dimostrasse che le elezioni fossero state effettivamente “truccate”, mi limito quindi a porvi e pormi le seguenti domande:

Cosa potrebbe accadere con il Venezuela, Cuba e, SOPRATTUTTO, con la Cina?

Si è parlato di server in Stati Alleati: questi stati avrebbero avuto un ruolo attivo nell’ospitare tali server? Se sì, quali conseguenze vi sarebbero per tali Stati membri della NATO oltreché dell’Unione Europea?

Nello sforzo ulteriore di pormi domande che ci facciano intuire squarci di un futuro aggiunto… mi domando: dal sito della Smartmatic si evince che essa fornisce assistenza per le Elezioni Europee in Belgio, Estonia, Bulgaria, nonché per le elezioni locali a vari livelli, sempre di vari stati UE e non solo.

Se venisse quindi accertata la frode elettorale di tali sistemi automatizzati di voto… quali sarebbero le conseguenze a livello di tenuta dell’Unione Europea stessa?

Per concludere: il 18 Novembre l’appena nominato Segretario alla difesa Christopher C. Miller ed il suo nuovo Sottosegretario Cohen-Watnick hanno parlato in questi termini:

… sono qui oggi per annunciare che ho dato disposizione alla leadership civile delle Operazioni Speciali di riferire direttamente a me, invece che tramite i correnti canali burocratici…

Mentre realizziamo queste riforme, noi seguiamo la visione del Presidente John Fitzgerald Kennedy, che predisse l’emergere di Operazioni Speciali… Egli predisse – cito- un altro tipo di guerra, nuova nella sua intensità, antica nella sua origine che richiederà un approccio completamente nuovo, un tipo di forze completamente diverso… non convenzionali… il Pentagono era principalmente organizzato per condurre grandi operazioni convenzionali contro le superpotenze, non operazioni speciali senza un conflitto apertamente armato… ora, sotto la leadership del Presidente Trump stiamo pienamente realizzando l’anticipatoria visione del Presidente Kennedy sulle Forze Speciali

Per approfondire le implicazioni di questa tematica vi consigliamo il nostro articolo sulle elezioni americane e gli scenari di guerra asimmetrica, scritto tra l’altro in tempi non sospetti.

Leggi anche: “Le elezioni americane del 2020 potrebbero essere quello che chiamiamo uno scenario di guerra asimmetrica”

Se costoro fossero davvero Segretari di un’amministrazione transitoria, come tutti sembrano dare per scontato, perché avrebbero attuato una unificazione del comando per le Operazioni Speciali di immediata attuazione?

Ci si prepara forse all’applicazione dell’Insurrection Act cui il precedente Segretario alla Difesa Mark Esper si era opposto e per il cui comportamento è stato silurato?

Tutte domande senza risposta, per adesso, gli eventi prossimi venturi parleranno da se… nel frattempo il Presidente Donald Trump ed il suo Team rompono gli schemi del coro, il “direttore d’orchestra” impazzisce e “Paganini” cambia in continuazione angolazione, cercando di inquadrarli nel loro mirino… ciò che adesso non acquisisce un senso potrebbe averlo nel giro di pochi giorni.

Con questo articolo abbiamo semplicemente cercato di dare un significato alla rottura degli schemi narrativi in corso, un po’ sorridendo, un po’ preoccupati per la piega che potrebbero prendere gli eventi, ma sempre guardando a questo Presidente come ad un grande personaggio della Storia e, pur non conoscendolo, dopo tutto questo approfondire la sua Presidenza non riesco a fare a meno di sentirlo come una persona che in qualche modo conosco: perché, sempre in qualche modo, l’ho capito…

Donald Trump, figlio di un’America ruvida, ambiziosa e contradditoria, un gigante che si presenta quasi come un amico, che in inglese-americano si dice proprio così: “Bud”… e chissà che veramente questo “amico”, con le sue smorfie, i suoi balletti, con i suoi colpi d’ala, le sue riforme repentine, non faccia saltare la narrativa del coro monocolore da cui siamo tutti avvolti.



Un caso emblematico.

In Wisconsin Trump è stato in vantaggio tutta la notte ma alle 3:43 del mattino sono entrate di colpo 143000 schede che hanno ribaltato la situazione.
Maryla Grandelis

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 521&type=3

Ric Ricky

Tutte schede dove il fantomatico elettore ha annerito solo la casella per Biden, non esprimendo nessuna preferenza per le altre 30/40 elezioni sulla stessa scheda. Roba da pazzi, ma diamo la voce al mero calcolo statistico che :
è pari a P(biden) elevato al numero di voti. Posso solo dirti che NEMMENO LA CALCOLATRICE DEL PC lo calcola e lo arrotonda a zero. La formula è: 0,48^143.000x(tot votanti Wisconsin/143.000).
Si ha vinto Biden. Il primo premio per i truffatori.


Gino Quarelo
Riporto:
... Tutte schede dove il fantomatico elettore ha annerito solo la casella per Biden, non esprimendo nessuna preferenza per le altre 30/40 elezioni sulla stessa scheda. Roba da pazzi, ma diamo la voce al mero calcolo statistico che :
è pari a P(biden) elevato al numero di voti. ...

Gino Quarelo
Cazzo, cazzo cazzo!
Sulla stessa scheda vi era da votare per nominare i rappresentanti al Congresso e altre votazioni locali per lo Stato e forse per la Contea, ma stranamente hanno votato solo per designare il Presidente.


Scheda elettorale del Nord Carolina con tutte le votazioni federali e statali di quello stato e di quella contea specifica.



Trump ha aperto 5 fronti di guerra che finiranno davanti alla Corte Suprema per la contestazione dei voti in altrettanti stati.

https://www.facebook.com/maddalena.mata ... 5692866908

Presto potrebbero diventare anche 6 includendo la Georgia.
Non si tratta di riconteggio ma di frodi e brogli.
Messa su questo piano, quella in atto risulta una vera guerra.
Quella descritta anche dall’arcivescovo Viganó che vede i figli della luce contrapporsi ai figli delle tenebre. I sovranisti contro le élite illuminate della Globalizzazione. Gli uomini liberi contro gli eserciti degli omologati. I popoli contro le tecnocrazie. Gli eredi della cultura millenaria occidentale contro i figli del relativismo contemporaneo. Cristiani contro comunisti. Popolo contro deep state.
A Trump per vincere basterebbe dimostrare la frode anche in un Solo stato.
I reati commessi, se dimostrati, prevedono pene che partono dai 20 anni e arrivano alla pena di morte.
Ai soggetti coinvolti verrebbero tolti tutti i beni. Ad esempio, se fosse dimostrato il coinvolgimento di Gates, non solo finirebbe in galera ma perderebbe tutta la sua ricchezza.
Se fosse dimostrato il coinvolgimento diretto del partito democratico, tutti gli eletti del partito decadrebbero immediatamente a prescindere dal loro ruolo.
Rudolph Giuliani ha dichiarato pubblicamente di avere centinaia di dichiarazioni giurate da parte di altrettanti testimoni.
Tra le varie testimonianze pare che ci sia la prova che sarebbero stati addirittura organizzati corsi di formazione su come frodare sia per gli scrutatori che per gli elettori.
Sidney Powell, invece, avrebbe trovato le prove che le frodi elettorali sarebbero avvenute anche tramite il software D0MlNI0N. Tali prove implicherebbero anche il coinvolgimento di stati europei e di George Soros.
Si tratta di qualcosa di davvero epocale, sta per essere aperto il vaso di Pandora.
Il silenzio dei media ufficiali innanzi ad accuse di questa portata sembra avvalorare le più controverse tesi complottiste.
Siamo innanzi ad un bivio storico. Non si faranno prigionieri.
Sembra la storia di un film americano con due creature mitologiche che si scontrano tra loro, il Kraken contro il Leviatano.
Io sto con Trump!


'Senza merito': il giudice federale (nominato da Obama) di 1° grado respinge la causa della campagna elettorale di Trump in Pennsylvania e il team legale di Trump ha dichiarato che faranno appello, il cui scopo è arrivare in Corte Suprema.
L'Osservatore Repubblicano
22 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7306348688

La causa con la quale la campagna di Donald J. Trump ha cercato di bloccare la certificazione dei risultati dell'elezione presidenziale della Pennsylvania è stata respinta con pregiudizio da un giudice della corte federale sabato.
Il giudice del distretto centrale della Pennsylvania, Matthew Brann, ha preso la decisione dopo giorni di mozioni presentate da entrambe le parti e dopo aver ascoltato le argomentazioni orali martedì dall'avvocato personale del presidente Trump, Rudy Giuliani, che ha assunto il caso la scorsa settimana.
In una feroce critica alla base giuridica del caso, Brann ha scritto che gli avvocati di Trump "chiedono a questa Corte di privare del diritto di voto quasi sette milioni di elettori" ma "questa Corte non è stata in grado di trovare alcun caso in cui un querelante abbia cercato un rimedio così drastico per un'elezione, in termini di quantità di voti di cui è stata richiesta l'invalidazione."
"Ci si potrebbe aspettare che quando si cerca un risultato così sorprendente, un attore sarebbe formidabilmente armato di argomenti legali convincenti e prove concrete di corruzione dilagante, in modo tale che questa Corte non avrebbe altra scelta che concedere, purtroppo il provvedimento ingiuntivo proposto nonostante l'impatto che avrebbe su un così grande gruppo di cittadini ", ha stabilito Brann. "non li ha presentati."
Il giudice, nominato da Obama e confermato dal Senato nel 2012, ha affermato che i querelanti hanno offerto "argomenti legali tesi senza merito e accuse speculative".
Giuliani, insieme a Jenna Ellis, consulente legale senior della campagna 2020 di Trump, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che il team di Trump farà appello alla Corte d'appello degli Stati Uniti per il 3 ° circuito.
“La decisione di oggi ci aiuta nella nostra strategia per arrivare rapidamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Anche se siamo del tutto in disaccordo con questa opinione, siamo grati al giudice nominato da Obama per aver preso questa decisione anticipata rapidamente, piuttosto che semplicemente cercare di perdere tempo ", hanno detto.
Anche il procuratore generale della Pennsylvania Josh Shapiro ha reagito .
"L'ho detto a tutti quelli che ascolteranno: queste accuse sono prive di fondamento, state calmi, Rudy non ha prove, ci penso io. Quando posso dire che ve l'avevo detto?" ha detto in un tweet insieme a un'emoji ammiccante. "La causa è stata respinta. Le leggi contano."
Questa causa è separata da quella intentata da un membro del Congresso repubblicano presso il tribunale del Commonwealth della Pennsylvania, che cerca di eliminare tutte le schede per corrispondenza nello stato .
Il team di Trump ha sostenuto che le contee a maggioranza democratica della Pennsylvania consentissero ingiustamente agli elettori di "correggere" gli errori nelle loro schede per assenza presentate, mentre alcune contee repubblicane non hanno contato le schede che sono state ritenute carenti. La campagna sperava di ottenere un ordine di emergenza che impedisse allo Stato di Keystone di certificare i risultati.
L' udienza di martedì si è protratta per ore mentre Giuliani ha fatto una serie di affermazioni, gli avvocati dei funzionari elettorali della Pennsylvania hanno respinto e il giudice ha sollecitato il team di Trump con domande.
“Se questo è consentito senza gravi sanzioni, diventerà un'epidemia. ... Se dai loro un centimetro, ci prenderanno un miglio. Hanno già impiegato un miglio. Ora prenderanno l'intera città. Hanno rubato le elezioni ", ha detto Giuliani martedì, sostenendo ulteriormente:" È successo tutto nelle grandi città controllate dai Democratici che all'improvviso hanno deciso che non hai il diritto di ispezionare una scheda elettorale per assenza. ... Dovresti essere uno sciocco a pensare che sia stato un incidente. "
Daniel Donavan, un avvocato del Segretario di Stato della Pennsylvania Kathy Boockvar, ha detto al giudice che "non esiste alcuna pretesa che un elettore abbia espresso più di una votazione, che a un elettore sia stata respinta ingiustamente la propria scheda elettorale, che chiunque non abbia diritto di voto abbia votato" non è stata denunciata alcuna frode degli elettori.
"Questo non è un caso di frode", ha detto Giuliani. Quando gli è stato chiesto dal giudice se stesse affermando che c'era stata una frode elettorale, l'avvocato di Trump ha risposto: "No, vostro onore, non lo è", anche se ha proseguito dicendo che si trattava di un "processo fraudolento". Il giudice ha risposto: "Quindi, stai accusando una frode".
Gli avvocati di Trump si sono basati in gran parte sulle rivendicazioni costituzionali di pari protezione, che il giudice ha respinto a lungo sabato.
"L'essenza generale delle loro affermazioni è che il Segretario Boockvar, omettendo di vietare alle contee di attuare una politica di notifica e correzzione, e le Contee convenute, adottando tale politica, hanno creato un sistema 'senza standard' e quindi discriminato in modo incostituzionale gli elettori , ha scritto Brann. Nel respingere le affermazioni di Trump, ha detto: “Le contee convenute, implementando una procedura di notifica e cura, hanno di fatto tolto un peso al diritto di voto, anche se solo per coloro che vivono in quelle contee. L'espansione del diritto di voto per alcuni residenti di uno stato non grava sui diritti degli altri. … Nessuna contea è stata costretta ad adottare la comunicazione e la correzzione; ogni contea ha scelto di farlo liberamente. Poiché non è irrazionale o arbitrario per uno stato consentire alle contee di espandere il diritto di voto se lo desiderano,
La sentenza di sabato è stato un altro duro colpo allo sforzo della campagna Trump di contestare i risultati delle elezioni in diversi stati tra cui il Michigan, dove la scorsa settimana il team Trump ha archiviato la sua causa federale .
Il presidente eletto Joe Biden avrebbe vinto la Pennsylvania il 7 novembre, dandogli più dei 270 voti del Collegio elettorale necessari per sostenere la Casa Bianca. Le contee devono certificare i loro totali elettorali entro lunedì, dopodiché Boockvar dovrebbe fare la propria certificazione. Il collegio elettorale si riunisce il 14 dicembre.
Allo stato attuale, si prevede che Biden avrà 306 voti elettorali, 36 in più di quelli necessari per vincere il Collegio elettorale, e finora guida Trump di circa 6 milioni di voti nel voto popolare, secondo l' Associated Press .
"Cercheremo un appello accelerato al Terzo Circuito. Ci sono così tante prove che in Pennsylvania, i Democratici hanno eliminato la nostra opportunità di presentare 50 testimoni e altre prove che i funzionari elettorali hanno palesemente ignorato la legge della Pennsylvania che negava la revisione indipendente. Ciò ha portato a 682.777 schede elettorali da invalidare. Questa è solo un'estensione della censura di Big Tech, Big Media, Corrupt Democrat dei fatti schiaccianti che il pubblico americano deve sapere ", hanno detto Giuliani ed Ellis.
"Siamo delusi di non aver almeno avuto l'opportunità di presentare le nostre prove in udienza. Sfortunatamente la censura continua. Ci auguriamo che il Terzo Circuito sarà gentile come il giudice Brann nel decidere il nostro appello in un modo o nell'altro con la stessa rapidità. Questo è un altro caso che sembra passare rapidamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti ", hanno aggiunto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » dom dic 06, 2020 12:35 pm

Trump: voto può essere ancora ribaltato
(ANSA) - NEW YORK, 21 NOV

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... df08b.html

"Perché Joe Biden sta formando rapidamente" la sua amministrazione "quando i miei investigatori hanno trovato centinaia di migliaia di voti illegali sufficienti a capovolgere" il risultato "in almeno quattro stati, e quindi ad avere abbastanza voti per vincere le elezioni?" Lo twitta il presidente americano in carica Donald Trump, augurandosi che i "legislatori e i tribunali abbiano il coraggio di fare quello che va fatto per mantenere l'integrità delle nostre elezioni e dell'America. Il mondo sta guardando".

???
USA: gigantesca frode elettorale?
https://www.youtube.com/watch?v=J-0BwuQ ... ture=share
Sidney Powell uno degli avvocati del team che assiste Donald Trump e una delle figure più rispettate nel suo campo, ci porta una relazione sconvolgente dei brogli elettorali che, secondo le prove da lei raccolte, sono giganteschi e sconvolgenti.




Il team legale di Trump precisa che Sidney Powell non collabora con loro nell'ambito dei ricorsi legali del Presidente.

L'Osservatore Repubblicano
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 3132946772

Addetti ai lavori e funzionari della sicurezza nazionale non hanno visto finora prove a sostegno delle affermazioni di Powell di frodi elettorali massicce.
Le sue affermazioni stanno oscurando ciò che ritengono essere legittime preoccupazioni riguardo al processo di votazione per posta.
Fonti vicine al presidente hanno detto al Washington Examiner che né la Casa Bianca né la campagna Trump hanno visto nessuna delle prove che lei afferma di aver collegato alle affermazioni sulle macchine per il voto che hanno cambiato milioni di voti dal presidente Trump al predunto presidente eletto Joe Biden. Hanno sostenuto che le sue affermazioni hanno oscurato ciò che ritengono essere legittime preoccupazioni riguardo al processo di votazione per corrispondenza.
Persino i funzionari della sicurezza nazionale all'interno dell'amministrazione Trump hanno affermato di non aver visto prove delle affermazioni di Powell.
“Sidney ha fatto queste affermazioni, ma non ha mostrato, per quanto ne so, prove per sostenerle - non alla campagna e non alla Casa Bianca. ... Non conosco nessuno che abbia visto le prove ", ha detto un alto funzionario dell'amministrazione al Washington Examiner ." Dov'è quella prova? Più va là fuori, più mette in ombra i problemi legittimi ... Il problema con questa roba. è che sei diventato così esagerato e hai messo in ombra le cose illegittime e improprie che sono state fatte
Powell, che ha rappresentato il tenente generale in pensione Michael Flynn dalla scorsa estate nel suo caso dopo essersi dichiarato colpevole di aver mentito all'FBI, è stato descritto come parte del team legale da Trump e altri in precedenza ed è apparso insieme all'avvocato personale di Trump Rudy Giovedì, durante una conferenza stampa di 90 minuti. "Bene, questo è rappresentativo del nostro team legale", ha detto Giuliani. "Rappresentiamo il presidente Trump e rappresentiamo la campagna di Trump. Quando avrò finito, Sidney Powell e poi Jenna Ellis seguiranno. "
Alla conferenza stampa a Washington, DC, Powell ha affermato che il software Dominion Voting Systems è stato creato "sotto la direzione" del defunto presidente venezuelano Hugo Chavez per rubare le elezioni nel suo paese e che le macchine "possono impostare ed eseguire un algoritmo che probabilmente in tutto il paese per prendere una certa percentuale di voti dal presidente Trump e consegnarli al presidente Biden ". Ha fatto commenti simili durante numerose apparizioni televisive ma non ha fornito prove al pubblico, affermando invece che presenterà le sue scoperte in tribunale.
Domenica, dopo che il Washington Examiner ha contattato gli addetti ai lavori di Trump che si lamentavano dell'impegno legale di Powell con le elezioni, la campagna di Trump ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che non è un membro della loro squadra.
Sidney Powell esercita la professione legale per conto proprio", hanno detto Giuliani ed Ellis. "Non è un membro del Trump Legal Team. Inoltre non è un avvocato del presidente a titolo personale ".
Powell ha rilasciato una dichiarazione alla CBS News nel corso della giornata.
"Capisco il comunicato stampa di oggi. Continuerò a rappresentare #WeThePeople che hanno dato i loro voti per Trump e altri repubblicani rubati da una massiccia frode attraverso Dominion e Smartmatic, e presto faremo causa. I verità sarà rivelata, e noi difenderemo le fondamenta di questa grande repubblica. #KrakenOnSteroids ", ha detto.
Tra le prove che Powell afferma di aver prodotto, che è ben lungi dal provare un caso di frode diffusa, c'è una dichiarazione giurata che diceva : "Le circostanze e gli eventi" nel 2020 "ricordano stranamente" ciò a cui avrebbe assistito in Venezuela ma che non ha fornito conoscenza di prima mano di eventuali voti scambiati negli Stati Uniti
“Se avesse davvero le prove - e sta dicendo, 'Dov'è l'FBI? Dov'è il dipartimento di giustizia? - dovrebbe essere la prima ad essere davanti alla loro porta o a renderlo pubblico a tutto il mondo ", ha detto il funzionario dell'amministrazione al Washington Examiner .
Powell ha fatto diverse accuse a Newsmax sabato sera, incluso il fatto che i massimi funzionari statali della Georgia potrebbero essere stati pagati per far parte di una cospirazione con Dominion Voting Systems, che ha negato di essere coinvolta in uno schema di cambio di voto. Powell ha detto che crede che il presunto schema di acquisto di voti risalga a molti anni fa e che siano coinvolti membri di entrambe le parti. Powell non ha fornito alcuna prova di ciò, ma ha detto che ha intenzione di presentare qualcosa entro venerdì, se non prima.
Il portavoce di Dominion, Michael Steel, che ha lavorato per i repubblicani in passato, domenica ha confutato le affermazioni di Powell secondo cui le macchine per il voto del Dominion sarebbero state utilizzate per invertire i voti da Trump a Biden. Secondo Steel, Trump ha vinto le contee in cui le loro macchine sono state utilizzate in Pennsylvania.
"Continuano a portare giurisdizioni in cui non lavoriamo nemmeno. Continuano a parlare - chiedono riconteggi a Milwaukee, nella contea di Dane, nel Wisconsin o in Pennsylvania", ha detto Steel su Fox News. "Infatti, in 14 contee in cui sono state utilizzate le macchine Dominion, il presidente ha ottenuto il 52% dei voti".
Steel ha denunciato le affermazioni di Powell secondo cui il software di voto Dominion consentiva il conteggio dei voti in frazioni per Biden, dicendo: "Se qualcuno cercasse di alterare il record elettronico, le schede cartacee stampate non corrisponderebbero. Non è possibile. Ancora una volta, in Georgia, hanno abbinato le schede al conteggio elettronico. Corrispondono. Non ci sono frodi diffuse nel modo in cui affermano ".
Steel ha affermato che "questa è una società americana apartitica" e "non è fisicamente possibile per le nostre macchine passare i voti da un candidato all'altro".
Trump ha ripetutamente twittato su Dominion e Giuliani, l'ex sindaco di New York City, ha anche affermato su Fox Business all'inizio di novembre che la società madre di Dominion è stata fondata per "correggere le elezioni". La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency del Department of Homeland Security e altri gruppi hanno affermato che "non ci sono prove che un sistema di voto abbia cancellato o perso voti, cambiato voti o sia stato in qualche modo compromesso". Trump ha licenziato il capo di quell'agenzia, Chris Krebs, all'inizio di questo mese, dicendo che non era d'accordo con quella dichiarazione.
Il conduttore di Fox News, Tucker Carlson, ha detto giovedì che Powell "si è arrabbiata" e si è rifiutato di fornirgli la prova che il software di voto ha invertito illegittimamente i voti nelle elezioni del 2020. Ha aggiunto che le ha inviato un messaggio di prova per le sue affermazioni che Dominion e Smartmatic ha ribaltato le elezioni per Biden, ma ha rifiutato di fornirle.
"Abbiamo preso Sidney Powell sul serio. Non avevamo intenzione di litigare con lei. Abbiamo sempre rispettato il suo lavoro. Volevamo semplicemente vedere i dettagli. Come potresti non volerli vedere? Così, abbiamo invitato Sidney Powell nello show . Le avremmo concesso l'intera ora. Le avremmo concessa l'intera settimana. È una grande storia. Ma non ci ha mai inviato alcuna prova, nonostante molte richieste - richieste educate. Non una pagina ", ha detto Carlson.
"Quando abbiamo continuato a chiedere prove, si è arrabbiata e ci ha detto di smetterla di contattarla. Quando abbiamo controllato con altri della campagna di Trump inclusi membri del team legale, persone in posizioni di autorità, ci hanno detto che Powell non ha mai fornito loro alcuna prova. Né ha fornito alcuna prova. oggi alla conferenza stampa ", ha continuato Carlson, anche se ha convenuto che il voto elettronico fosse problematico. "Ma non ha mai dimostrato che un singolo voto effettivo sia stato spostato illegittimamente dal software da un candidato all'altro. Non uno".
Una fonte vicina alla famiglia Trump ha detto al Washington Examiner che "Tucker non è l'unico che ha chiesto prove a Sidney anche avvocati della Casa Bianca e della campagna, consiglieri della Casa Bianca e i consiglieri della first family hanno chiesto e tutti hanno ottenuto la stessa risposta di Tucker ". La fonte ha aggiunto: "Molte persone annuivano e applaudivano quando Tucker ha descritto la sua esperienza con lei".
L'ex governatore del New Jersey Chris Christie ha anche respinto le affermazioni di Powell durante un'apparizione in questa settimana della ABC . “Sidney Powell accusa il governatore Brian Kemp di un crimine in televisione, ma non è disposto ad andare in TV e difendere e esporre le prove che presumibilmente ha. Questo è oltraggioso per qualsiasi avvocato ", ha detto .
"Sulla base di tutto quello che ho visto - che è molto di più di Sidney Powell, per non dire altro - non c'è alcuna base per quello che sta dicendo", ha detto un alto funzionario della sicurezza nazionale al Washington Examiner . "A questo punto, sarebbe più credibile che sia un asset democratico progettato per oscurare i legittimi problemi di frode degli elettori con la follia".
Powell ha detto venerdì alla conduttrice radiofonica Glenn Beck di aver sentito che "le nostre forze" hanno confiscato un server in Germania da una società di sistemi di voto elettronico che lei riteneva fosse legata alla frode degli elettori.
"I server di Scytl in Germania sono stati confiscati l'altro giorno", ha detto Powell a Beck. "Ho sentito che sono state le nostre forze a ottenere quei server, quindi penso che il governo stia ora lavorando a un'indagine su ciò che è realmente accaduto".
Un portavoce dell'esercito ha risposto che "quelle accuse sono false". Scytl ha rilasciato una dichiarazione dicendo: “Non tabuliamo, calcoliamo o contiamo i voti negli Stati Uniti; Non abbiamo server o uffici a Francoforte; L'esercito americano non ha sequestrato nulla a Scytl a Barcellona, Francoforte o altrove ".
Un funzionario del Dipartimento della Difesa ha detto al Washington Examiner che "non abbiamo prove di ciò e non abbiamo visto alcun servizio di intelligence che lo dimostri" e "non abbiamo nulla a sostegno di ciò e non siamo stati coinvolti in questo".

https://www.washingtonexaminer.com/news ... ine-claims






La legge di Stato del Michigan VIETA di certificare il voto quando ci siano incertezze e quando i risultati siano cosi' "ristretti".
Jaime Andrea Jaime
22 novembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 4394736168

Lo hanno fatto ugualmente, dato che sono i Dems che comandano, ma la certificazione è invalida in quanto per legge occorre, se richiesta, una riconta con il riscontro delle buste che accompagnano le schede, una per una e quelle che non hanno riscontro di buste debbono essere invalidate perché illegali.
Un problema simile è anche avvenuto in Georgia ed in Pennsylvania.
Fonte: Tom Fitton di Judicial Watch ben noto che nei giorni scorsi ha visto il suo account Twitter bloccato.
Continuano imperterriti a raccontare balle galattiche. OCCHIO!




I METODI MAFIOSI DEI DEMOC RATS
22 novembre 2020

https://www.facebook.com/groups/3168285 ... 3467819446
Il professore di diritto costituzionale Jonathan Turley ha scritto giovedì che le presunte minacce e molestie contro due membri del Consiglio dei Canvassers della contea di Wayne nel Michigan fanno parte di un modello che prende di mira i repubblicani sulla scia delle elezioni del 3 novembre.
Turley ha osservato che c'è stato un simile tentativo di molestie contro uno studio legale che rappresentava le cause del presidente Donald Trump in Pennsylvania, in particolare provocato dal gruppo anti-Trump The Lincoln Project.
Mercoledì sera, la Palmer ha dichiarato di essere stata minacciata, accusata di essere razzista e rimproverata nel tentativo di costringere sia lei che Hartmann a votare per certificare i risultati delle elezioni della contea di Wayne. Le persone alla riunione sono arrivate al punto di aver "minacciato me e i membri della mia famiglia", ha detto Palmer prima che entrambi firmassero dichiarazioni giurate per revocare i loro voti, sostenendo anche che i funzionari avevano detto loro che sarebbe stato condotto un audit, ma in seguito hanno notato che non si sarebbe verificato Dopotutto.
"I due propagandisti hanno firmato dichiarazioni attestanti che sono stati colpiti da un torrente di minacce contro di loro e le loro famiglie dopo che hanno chiesto che il consiglio affronti le irregolarità in quello che hanno detto erano il 71% dei 134 comitati di conteggio degli elettori assenti di Detroit", ha osservato Turley. “Sono stati colpiti da attacchi personali definendoli razzisti e membri di una setta. In una familiare campagna di intimidazione post-elettorale, sono stati derubati e attaccati. Il Lincoln Project (che è supportato da migliaia di avvocati e studi legali) è stato bloccato su Twitter nell'usare tali tattiche abusive contro i singoli avvocati repubblicani ".
Turley ha anche citato il deputato eletto Abraham Aiyash, un democratico, che ha accusato Palmer di essere razzista.

https://www.theepochtimes.com/threats-a ... 85910.html


Credo di aver capito, forse.
Jaime Andrea Jaime
23 novembre 2020

La Powell è sempre stata indipendente dal Team Giuliani ma invitata ed aggiunta da esterna.
Come lo fu per difendere Flynn del resto.
Infatti non è pagata dalla Campagna né da Trump.
Alcune sue posizioni estreme debbono aver dato fastidio, come la sua vicinanza a QAnon.
Anche l'Avv. Lin Wood fu distanziato per lo stesso motivo presumo e lui sicuramente è sulle linee di QAnon.
Io avrei fatto la stessa cosa.
Questo video lo spiega e forse essere slegata ed indipendente può anche essere strategicamente una buona strategia.
We the people sta infatti facendo una raccolta fondi per le spese.
https://www.youtube.com/watch?v=Rj-x8-WH6i4



Jaime Andrea Jaime
22 novembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 8558200252
Pare che il Governatore (spesso in polemica con DJT in passato) ed il segretario di Stato della Georgia, ambedue Rep, abbiano avuto la stecca da Dominion (su 100 milioni di dollari di contratto) ed hanno le prove di soldi arrivati nelle tasche di parenti ed amici.



La Corte d'Appello del Terzo Circuito ha accolto la richiesta della campagna di Trump di una revisione accelerata della decisione di un tribunale di grado inferiore di archiviare una causa per presunta frode elettorale in Pennsylvania.

L'Osservatore Repubblicano
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 4832908602

L'avvocato della campagna elettorale di Trump, Jenna Ellis, ha twittato la notizia con un'immagine del verbale del tribunale lunedì mattina.
L'appello arriva dopo che il giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti, Matthew Brann in Pennsylvania ha respinto la causa della campagna, che chiedeva un'ingiunzione che avrebbe fermato la certificazione delle elezioni in Pennsylvania. La maggior parte delle contee dello stato dovrebbero certificare i propri risultati lunedì.
La campagna di Trump ha sostenuto che la garanzia della Costituzione di garantire pari protezione ai sensi della legge è stata violata dallo stato quando le contee hanno adottato misure diverse per informare gli elettori delle questioni tecniche sorte con il numero senza precedenti di votazioni per corrispondenza.
Il segretario di stato della Pennsylvania Kathy Boockvar, insieme a sette contee che sono state citate in giudizio dalla campagna di Trump e dove Joe Biden è in vantaggio, ha affermato che Trump aveva già sollevato affermazioni simili.
Il giudice Brann ha emesso una sentenza che ha archiviato il caso con pregiudizio, non consentendo alla campagna Trump di presentare una denuncia modificata.
"I querelanti chiedono a questa Corte di privare del diritto di voto quasi sette milioni di elettori", ha detto Brann. "Questa Corte non è stata in grado di trovare alcun caso in cui un querelante ha cercato un rimedio così drastico nel contesto di un'elezione, in termini di puro volume di voti chiesti di essere invalidati."
La campagna ha sollevato immediatamente appello al rifiuto di Brann di modificare la denuncia "esclusivamente sulla base di un indebito ritardo". La campagna ha chiesto al Terzo Circuito di rinviare la questione al tribunale di grado inferiore "per decidere prontamente sul merito e procedere rapidamente all'udienza per ingiungere la certificazione dei risultati delle elezioni presidenziali".
L'ordine del Terzo Circuito afferma che la campagna di Trump ha tempo fino alle 16:00, ora locale, di lunedì per presentare una memoria a sostegno della sua argomentazione per ribaltare la decisione di Brann. Boockvar ha tempo fino alla stessa ora di martedì per presentare la loro.
Resta da vedere se il Terzo Circuito chiederà discussioni orali prima di emettere una sentenza.



I repubblicani della Georgia affermano che Trump è la "chiave" per mantenere i seggi al Senato nel voto di gennaio.
L'Osservatore Repubblicano
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2959598456

I repubblicani della Georgia ritengono che l'assistenza del presidente Trump sia vitale nelle gare di ballottaggio del 5 gennaio per i candidati repubblicani Kelly Loeffler e David Perdue e che la sua continua attenzione a invertire la propria sconfitta elettorale stia danneggiando le loro possibilità.
"Il fatto è che dobbiamo andare oltre le presidenziali. E abbiamo bisogno che il presidente raduni le truppe per i senatori", ha detto un agente di lunga data del GOP della Georgia. "I dibattiti e la continua lotta per i nostri voti elettorali distrae dalle elezioni che sono ancora in corso: una è fatta. Una deve venire. E noi siamo concentrati su ciò che è stato fatto".
Trump "è la chiave", ha detto questa persona. "Non vogliamo che i repubblicani pensino che i loro voti non contano, che il sistema è rotto. Abbiamo bisogno di unità. E abbiamo bisogno che il presidente ci aiuti con l'affluenza", ha detto. "Ci sono milioni di repubblicani della Georgia e indipendenti che non vogliono che i democratici abbiano il controllo di tutti e tre gli organi eletti a Washington. E dobbiamo motivarli, e dobbiamo far loro sapere che i loro voti conteranno", ha detto, sottolineando, "non abbiamo alcuna operazione per aumentare l'affluenza che possa rivaleggiare con lui".
Un altro repubblicano della Georgia ha detto che spera che "ci sia qualcuno che va da lui e gli dica che stai danneggiando il seggio del Senato".
"David Perdue e Kelly Loeffler non erano" Never Trumpers ". Sono persone Trump al 100%. Otterranno il voto Trump ", ha detto questa persona.
Tuttavia, un anziano assistente del Senato del GOP coinvolto nella corsa di Loeffler ha elogiato gli sforzi di Trump finora. "È stato fantastico. È stato molto utile", ha detto questo aiutante, aggiungendo, "non è stato altro che incoraggiante".
L'ex repubblicano della Georgia Jack Kingston, un alleato di Trump dal sud-est dello stato, ha affermato che mentre il presidente dovrebbe prima dare la priorità al suo ricorso legale, le gare del Senato dello stato non dovrebbero essere molto indietro.
"Al Gore aveva 37 giorni, ne abbiamo ancora altri 20", ha detto al Washington Examiner . "Ma anche le votazioni anticipate iniziano il 15".
Kingston, che ha ricoperto il primo distretto congressuale della Georgia per più di due decenni, ha detto che "adorerebbe" vedere Trump visitare lo stato all'inizio del turno di votazioni, prima di Natale e con tutto il tempo per avere un impatto prima delle elezioni del 5 gennaio.
"Il presidente è in grado di prendere una decisione martedì ed essere qui entro giovedì e avere 10.000 persone in uno stadio", ha detto Kingston. "Ha così tanta potenza di fuoco che ha tutto il tempo per valutare."
"Le persone non solo gli vogliono molto bene, ma amano le sue politiche", ha detto Kingston. "Se i Democratici hanno il Senato, trasformeranno DC in uno stato. Abrogheranno il taglio delle tasse. Potrebbero impacchettare la corte".


Il Governatore della Georgia Governor Brian Kemp chiede la verifica delle firme di voto per assenza della Georgia.

L'Osservatore Repubblicano
23 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2392903846

Il Governatore Brian Kemp ha invitato il Segretario di Stato Brad Raffensperger il Venerdì a effettuare un controllo a campione delle firme sui voti per corrispondenza espressi nelle elezioni generali.
La raccomandazione di Kemp è arrivata due giorni dopo che lo Stato ha completato un riconteggio a mano e una verifica dei risultati delle elezioni presidenziali.
L'ufficio di Raffensperger ha terminato un riconteggio manuale di una settimana degli oltre 5 milioni di voti espressi nelle elezioni presidenziali del 3 novembre nella tarda serata di mercoledì. Gli addetti alle elezioni sono tenuti a rivedere le firme sulle schede per assenza prima di essere scansionate per essere conteggiate.
Quando un modulo di richiesta di votazione per assenza viene ricevuto via posta dagli uffici elettorali della contea, i lavoratori confrontano la firma sul modulo di richiesta con la firma dell'elettore in archivio. Il portale online dello stato per le richieste di voto per assenza richiede agli elettori di utilizzare il numero di patente di guida per confermare la propria identità, hanno detto i funzionari. La scheda viene restituita in una busta discreta che gli elettori firmano, accettando un giuramento.
Kemp ha detto che Raffensperger dovrebbe ordinare ai lavoratori elettorali di confrontare le firme sui moduli di richiesta di votazione per assenza con quanto è stato presentato con la votazione. Kemp ha detto di aver parlato con i leader dell'Assemblea Generale sulla proposta di una legislazione che richiederebbe la presentazione di un documento d'identità con foto per le votazioni assenza.
Il presidente Donald Trump, che ha perso lo stato per oltre 12.000 voti, aveva invitato i funzionari statali, per tutta la settimana, a rivedere le firme di voto assenza.
Kemp ha detto venerdì di essere stato contattato da diversi georgiani preoccupati per le firme. L'ufficio di Raffensperger ha rilasciato mercoledì il tasso di rigetto per votazioni assenti con problemi di firma. Ha mostrato che il tasso di rifiuto delle elezioni generali del 2020 era lo stesso del tasso delle elezioni generali del 2018.
Kemp ha anche detto che molti georgiani hanno messo in dubbio l'accuratezza del riconteggio a mano perché ha scoperto più di 5.000 voti mancanti.
"È importante che i georgiani sappiano che la stragrande maggioranza degli addetti alle elezioni locali ha svolto bene il proprio lavoro in circostanze senza precedenti, e li ringrazio per il loro servizio", ha detto Kemp. "Tuttavia, è abbastanza onestamente difficile credere che durante l'audit, migliaia di schede elettorali siano state trovate settimane dopo un esito così sottile come un rasoio in un'elezione presidenziale".
L'ufficio di Raffensperger non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento dopo che Kemp ha parlato venerdì pomeriggio. Kemp, tuttavia, ha affermato che Raffensperger ha espresso sostegno per il requisito proposto per l'identificazione con foto.
Raffensperger ha presentato i risultati delle elezioni certificate all'ufficio di Kemp venerdì pomeriggio e il governatore ha formalizzato la certificazione, ma ha chiesto a Raffensperger di fornire una spiegazione completa per i voti ritrovati prima delle elezioni di ballottaggio della Georgia a gennaio per il Senato degli Stati Uniti e il commissario per il servizio pubblico.
"Nel ballottaggio, non possiamo perdere schede di memoria o pile enormi di schede elettorali ", ha detto Kemp. "Dobbiamo garantire piena trasparenza in tutti i controlli e conteggi. Ogni voto legale deve essere conteggiato e la sicurezza delle urne deve essere protetta".



Ultime notizie!!
Sconfitta per Biden
Un giudice in Pennsylvania ha ricevuto la petizione di Trump e ha vietato al comitato elettorale di approvare i risultati delle elezioni e ha vietato loro di firmarla ufficialmente
Ha invitato i partiti a una discussione per presentare le prove questo venerdì.
Biden ha tempo fino alle 3 di oggi per fornire alla corte un precedente legale e una spiegazione della sua posizione
Continuate a darci il retro della vittoria in arrivo.
25 novembre 2020

https://www.facebook.com/groups/5130138 ... 0726620203


La campagna di Trump prosegue nella sfida legale della certificazione dei risultati elettorali della Pennsylvanya, Cerca di rilanciare con le affermazioni degli osservatori repubblicani a cui è stato negato di presiedere allo scrutinio dei voti.

L'Osservatore Repubblicano
25 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 3859434366

La campagna Trump è intenzionata a portare avanti la sua sfida ai risultati delle elezioni in Pennsylvania , sostenendo che può ancora farlo nonostante le contee abbiano già certificato i loro risultati.
In una lettera depositata mercoledì presso la Corte d'Appello del Terzo Circuito, l'avvocato della campagna elettorale di Trump Marc Scaringi ha chiesto che ci siano discussioni orali mentre la campagna combatte contro l'archiviazione del caso da parte di un tribunale di grado inferiore e ha spiegato il loro attuale approccio.
"I tribunali [federali] possono ordinare la decertificazione del risultato delle elezioni, il che, come possono spiegare i querelanti, renderebbe invalido il certificato di accertamento rilasciato dal governatore Wolf", ha scritto Scaringi. "Inoltre, l'Assemblea generale della Pennsylvania ha il potere di nominare gli elettori presidenziali del Commonwealth della Pennsylvania", ha continuato, osservando che se un tribunale federale determina che Trump ha ricevuto la maggioranza dei voti legalmente espressi, potrebbe "avere un impatto significativo sull'Assemblea generale".
Il tribunale inferiore aveva respinto il caso della campagna elettorale e aveva negato loro la possibilità di presentare una seconda denuncia modificata a causa di un indebito ritardo. La campagna aveva presentato quel reclamo due giorni dopo che un precedente reclamo modificato aveva rimosso le affermazioni chiave che avevano inizialmente fatto riguardo agli osservatori del sondaggio a cui veniva impeditio di osservare adeguatamente il processo di conteggio.
In una nota a piè di pagina alla lettera, Scaringi ha spiegato che quelle affermazioni - che erano basate su accuse secondo cui sarebbero state contate più di 680.000 schede senza un adeguato controllo - sono state ritirate per "confusione" dopo che altri avvocati si sono ritirati dal caso. Ha detto che lo studio legale Porter Wright se n'è andato "a causa di minacce, comprese ritorsioni economiche", e che l'avvocato Linda Kerns se n'è andata dopo che l'ex avvocato avversario l'ha molestata verbalmente ".
Scaringi ha affermato che dopo questo e pur avendo a che fare con un calendario serrato, "c'era confusione riguardo al deposito del reclamo modificato, che ha ritirato erroneamente alcune accuse e affermazioni".
Sembrava esserci confusione anche dopo il deposito della denuncia modificata. Dopo che il Washington Post e Politico hanno riferito che la denuncia ha eliminato le accuse, l'avvocato di Trump Rudy Giuliani ha accusato i giornalisti di non aver letto la denuncia, rilevando che si riferisce ancora alle 680.777 schede che presumibilmente non sono state osservate. Sebbene il reclamo modificato si riferisse a tali schede nella fase iniziale, l'elenco dei conteggi e la richiesta di sollievo non conteneva alcun riferimento ad essi o al monitoraggio dei sondaggi.
Invece, ha solo cercato di impedire la certificazione dei risultati elettorali che includeva il conteggio delle schede che presumibilmente erano "impropriamente autorizzate a essere corrette". Questo è un riferimento alle accuse secondo cui gli elettori di alcune contee che hanno inviato schede per posta non valide sono state informati prima del giorno delle elezioni in modo che potessero invece votare con schede provvisorie, anche se la legge statale afferma che le schede non dovrebbero essere elaborate prima del giorno delle elezioni.
La lettera di Scaringi richiedeva anche che Giuliani fosse autorizzato a comparire in tribunale per eventuali argomentazioni orali, nonostante non fosse in grado di elaborare le pratiche burocratiche necessarie a causa di complicazioni con le autorità del governo di New York derivanti dalla pandemia di coronavirus.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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