Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

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Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:39 am

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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:40 am

6) vedasi anche capitoli 12 e 27


Senza il nostro biondo campione cristiano e laico a capo degli USA tutto il nazismo maomettano o Islam avrà con Biden buon gioco a nostro gravissimo danno.
Tutto il mondo né avrà un danno: gli ebrei, i cristiani, gli indù, i zoroastriano, gli atei, gli aidoli, ogni diversamente religioso, a regligioso e pensante, gli apostati che rigettano l'Islam, le donne che vogliono liberarsi dell'oppressione mussulmana e della camicia di forza costituita dal velo, i gay perseguitati e uccisi, tutta l'umanità non islamica della terra.



Se i Fratelli Musulmani gioiscono per Biden
Lorenza Formicola
11 novembre 2020

https://www.lanuovabq.it/it/se-i-fratel ... -per-biden

Dopo che i media mainstream hanno annunciato la (presunta) vittoria di Joe Biden, i Fratelli Musulmani hanno esultato. L’organizzazione terroristica internazionale e gli organi di stampa ad essa legati vedono in un’eventuale presidenza Biden una nuova era Obama-Clinton, la stessa durante la quale furono fomentate le cosiddette “Primavere arabe”.

Mentre i media, a cui non spetta il compito di determinare l’esito delle elezioni, nominavano Joe Biden come 46° presidente degli Stati Uniti, l’agenzia Anadolu (l’agenzia di stampa del governo turco) non esitava a condividere, con il mondo arabo, la gioia dei Fratelli Musulmani, per una simile notizia. L’organizzazione terroristica internazionale nata in Egitto nel 1928 e che nel 2012 prende il potere con l’elezione di Morsi - eppure oggi, proprio in Egitto, considerata illegale e fuori legge - è ormai presente in diversi Stati arabi a maggioranza islamica. E, godendo di diversi sponsor quali soprattutto Qatar e Turchia, ha sempre detestato Trump e la sua politica: Biden, in forza della sua vicepresidenza sotto Obama, sarebbe il perfetto alleato per l’islamizzazione dell’Occidente.

In verità è dall’indomani del 3 novembre che gli attivisti dei Fratelli Musulmani, e gli organi di stampa ad essi legati, si mostrano entusiasti dei progressi del candidato democratico Biden nella corsa alla Casa Bianca. Un entusiasmo che nasce dal sogno di una presidenza Obama III e che è stato condiviso anche dai media iraniani con la speranza di ripristinare il trattamento indulgente di cui godeva Teheran durante l’era Obama.

Egitto, Tunisia, Yemen e Stati del Golfo non hanno mai nascosto le loro speranze nella vittoria di Biden. Emgage, il più grande comitato di azione politica musulmana negli Stati Uniti, dal primo momento ha appoggiato la candidatura e la presidenza dell’ex vice di Obama. Non è un dettaglio trascurabile, inoltre, che l’affluenza tra gli elettori musulmani sia aumentata di ben 25 punti percentuali negli stati critici di Ohio, Florida, Michigan e Virginia tra il 2014 e il 2018, secondo le rilevazioni proprio di Emgage, gruppo oggi presente in 11 stati.

Ma perché Biden, proprio lui, risulta così ben visto dal mondo musulmano più islamista? Bisogna fare prima di tutto un grande passo indietro e tornare alle cosiddette “Primavere arabe”, cioè le proteste, meglio le rivolte popolari, più mistificate della storia recente, che nel 2011 colpirono la maggior parte del Nord Africa e alcuni Paesi del Medio Oriente e fecero cadere ben quattro capi di Stato: in Tunisia Zine El-Abidine Ben Ali, in Egitto Hosni Mubarak, in Libia Mu’ammar Gheddafi, catturato e ucciso dai ribelli nell’ottobre 2011, in Yemen, un anno più tardi, fu la volta della caduta di Ali Abdullah Saleh. Nel frattempo, il fuoco delle rivolte assumeva i contorni di vere e proprie guerre, spesso civili, ma non solo.

Le immagini diffuse erano principalmente quelle della rete qatariota, la prima interessata alla caduta di governi avversari, e che influenzarono i media occidentali. La narrazione era imposta e divenne presto univoca: era la narrazione utile a giustificare gli interventi armati come a tutela delle violazioni dei diritti umani che stavano caratterizzando i territori coinvolti nelle repressioni.

L’amministrazione Obama, in quegli anni nel pieno del suo vigore e sostenuta senza contraddittorio dalla stampa di tutto il mondo, sosteneva le rivolte. Lo confermavano i più importanti funzionari americani, le visite di Stato, le dichiarazioni dello stesso presidente dem. Obama e la Clinton soffiavano sul fuoco delle rivolte guardando al sogno di guadagnare sempre più la leadership sul futuro processo che avrebbe coinvolto i diversi Paesi. Un errore madornale, oggi pagato soprattutto dall’Europa. Le “Primavere arabe” furono, infatti, l’anticamera del sempre più vigoroso jihadismo.

E tutto questo è stato confermato a pochi giorni dal voto per le presidenziali Usa. Una serie di email di Hillary Clinton, del suo periodo come Segretario di Stato (2009-2013), rese pubbliche dalla presidenza Trump, hanno svelato quelli che erano solo sospetti: lo stretto legame che i dem stavano stringendo con l’organizzazione terroristica islamica dei Fratelli Musulmani proprio durante le “Primavere arabe” e fino alla caduta in Egitto, nell’estate del 2013, del governo islamista di Mohamed Morsi.

I documenti diffusi da Mike Pompeo - l’attuale segretario di Stato - hanno anche dimostrato gli stretti rapporti tra l’amministrazione Obama e l’emittente televisiva qatariota Al Jazeera, notoriamente vicina alle posizioni dei Fratelli Musulmani. Quel Qatar che resta il principale sponsor mediorientale dell’organizzazione terroristica islamica radicale: insieme, sotto Obama &Co, sono stati venduti al mondo come l’alternativa democratica a Gheddafi, Mubarak, Ben Ali e Bashar al-Assad. La politica estera Usa guidata da Obama, Clinton e Biden sostenne anche aperture nei confronti del regime iraniano e di Cuba.

Non è un caso, così, che anche il regime iraniano abbia annunciato con entusiasmo la possibile vittoria dell’ex vicepresidente Biden. Le autorità iraniane vedono Biden alla Casa Bianca come una svolta definitiva per Teheran dopo il trauma Trump. Hesameddin Ashena, consigliere del presidente iraniano Hassan Rouhani, ha twittato che gli iraniani “hanno resistito coraggiosamente fino a quando il tempo di quel codardo di Donald Trump non è arrivato”. I titoli dei giornali controllati dallo stato hanno celebrato la notizia, titolando: “Il mondo senza Trump!” (Aftabe Yazd); “Il signor Withdrawal (il riferimento è al ritiro dall’accordo sul nucleare con l’Iran) è vicino a essere cacciato dalla Casa Bianca”; “Vai al diavolo, giocatore d’azzardo!” (Sobhe Now) “La carta di Trump non è più valida per i media!” (Aftabe Yazd); “Il presidente degli Stati Uniti è stato umiliato” (Donyaye Eghtesad).

D’altronde, gli ultimi tre anni sono stati davvero un incubo per il regime iraniano: nessuna amministrazione americana prima del tycoon ha imposto una pressione così draconiana ai mullah e i loro soci.

Le sanzioni di Trump hanno mandato in crisi il regime della mezzaluna sciita che ha dovuto tagliare i finanziamenti ai loro alleati, milizie e gruppi terroristici - Hamas ed Hezbollah in primis. Il che ha arginato anche l’aggancio di Teheran al Mediterraneo.

L’obiettivo di al-Qaeda, oggi come ieri, resta quello di divulgare le idee di Sayyid Qutb (fondamenta dei Fratelli Musulmani insieme a quelle del fondatore Hassan al Banna) attraverso il jihad. Esiste, infatti, un solo comun denominatore chiamato shari'a che tiene insieme l’ideologia di Fratelli Musulmani, al-Qaeda, Isis, Hamas, Gruppo Islamico Armato e al-Gama’a al-Islamiyya e di cui Biden è il nuovo utile idiota, l’eroe del sogno dell’islamizzazione del tessuto sociale, economico e politico del mondo occidentale.



Che Biden non faccia l’errore di ripristinare gli aiuti alla UNRWA
Novembre 12, 2020·

https://www.rightsreporter.org/che-bide ... uti-unrwa/


Giorni fa si parlava di quello che NON cambierà in Medio Oriente con l’avvento dell’Amministrazione Biden.

Ma tra le cose che potrebbero cambiare avevamo inserito la ripresa degli aiuti ai palestinesi sotto forma di finanziamento alla UNRWA, inutile e dannosa agenzia che noi da anni vorremmo vedere chiusa.

La battaglia che sicuramente riprenderà a breve sarà aggiornata sul nostro sottodominio dedicato alle campagne.

Parliamo di ripresa della campagna perché fonti molto attendibili ci assicurano che una delle primissime cose che farà Joe Biden sarà ripristinare gli aiuti alla UNRWA, cioè 300 milioni di dollari.

Ieri per calzare la mano alla nuova amministrazione americana i terroristi di Hamas, nella Striscia di Gaza, hanno organizzato un piccola manifestazione ma, soprattutto, Hamas ha emesso un minaccioso comunicato contro la stessa UNRWA che aveva da poco annunciato di non avere i fondi per pagare gli stipendi di novembre delle migliaia di dipendenti di Gaza, per lo più tutti elementi di Hamas.

L’Amministrazione Trump aveva giustamente tagliato i fondi alla UNRWA non solo perché non ha ragione di esistere ma anche perché svolgeva una massiccia propaganda anti-israeliana e più di una volta ha “prestato” le sue scuole ad Hamas come deposito di armi e missili.


Gino Quarelo
Non è ancora certo che questo individuo mostruoso sarà il prossimo Presisdente USA.



Purtroppo ha vinto Biden

Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden.
Il mondo orripilante di Joe Biden e della sua corte dei miracoli.
Gli USA di Joe Biden, della Kamala Harris e della Pelosi, un incubo infernale per il mondo intero!


viewtopic.php?f=92&t=2941
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6616063933
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 470682628/

Trump per noi uomini di buona volontà di tutta la terra sei ancora la nostra speranza
https://www.facebook.com/profile.php?id=100017003387674
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Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:41 am

7)

La cosa parzialmente confortante è che forse il Senato USA e la Corte Suprema saranno in mano ai Repubblicani.

Tutte le vittorie dei Repubblicani nelle Elezioni del Congresso
di Giovanni Chiacchio e Giacomo Bresolin
3 dicembre 2020

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... congresso/

Visto che finalmente molti seggi sono stati chiamati, adesso possiamo analizzare i “flip“, cioè i seggi strappati ai Democratici, effettuati dal Partito Repubblicano (GOP) al Congresso degli Stati Uniti nelle Elezioni del 2020.


SENATO DEGLI STATI UNITI
Il Seggio dell’Alabama è stata l’unico guadagno dei Repubblicani ai danni dei Democratici nelle Elezioni per il Senato del 2020

Poco da dire sui “flip” dei Repubblicani al Senato. Il coach Tommy Tuberville ha sbaragliato il Senatore Democratico Doug Jones e riconquista così il secondo seggio dell’Alabama per il Partito Repubblicano. Questo Stato è un bastione repubblicano e conservatore del Sud, e lo resterà ancora a lungo.

I Democratici avevano conquistato questo seggio senatoriale nell’elezione speciale del 2017, dopo che il Presidente Donald Trump aveva nominato il Senatore Jeff Sessions come suo Procuratore Generale, poiché i Repubblicani di qui avevano nominato il controverso ex-giudice della Corte Suprema dell’Alabama Roy Moore (appoggiato anche dall’allora Stratega del Presidente, Steve Bannon) poi sconfitto a causa delle accuse di molestie sessuali presentate da diverse donne, cavalcate dal movimento femminista e di protesta #MeeToo.

Tuberville, fortemente sostenuto dal Presidente Donald Trump, aveva sconfitto alle elezioni primarie proprio l’ex Senatore dell’Alabama, Jeff Sessions, al ballottaggio, con un margine di oltre 20 punti.

Tommy Tuberville
CAMERA DEI RAPPRESENTANTI

Passiamo alle elezioni per la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dove si sono registrati i migliori risultati per il Partito Repubblicano nelle elezioni di quest’anno.
Burgess Owens

UTHA, 4° Distretto. Eletto Burgess Owens, un repubblicano afroamericano. Ottimo risultato da parte del GOP, che riprende l’unico seggio rimasto “in bilico” dello Utah, con una popolazione fortemente urbanizzata (il seggio comprende infatti quasi tutta l’area di Salt Lake City) ed una percentuale di popolazione di ispanici al 16%. Ottima la scelta di candidare un ex-campione di football afroamericano. P.S.: Leggete qui la storia di Owens, è molto interessante.

Carlos Gimenez e Maria Elvira Salazar

FLORIDA, 26° e 27° Distretto. Eletti Carlos Gimenez e Maria Elvira Salazar, entrambi repubblicani ispanici. Probabilmente il risultato di maggior rilievo per il GOP quello in Florida, che vince in due seggi con una popolazione fortemente urbanizzata ed ispanica. La scelta di candidare due politici appartenenti a questa minoranza ha pagato. Inoltre, le idee conservatrici si stanno diffondendo bene tra gli ispanici della Florida, uno Stato che, nonostante la forte diversità razziale, sta diventando sempre più conservatore, con i Repubblicani che dal 2016 hanno vinto in ben cinque elezioni consecutive, ovvero le due elezioni presidenziali del 2016 e del 2020, delle due senatoriali nel 2016 e nel 2018 e da ultimo la riconferma, sempre nel 2018 con Ron DeSantis, della quarta amministrazione repubblicana consecutiva, dopo i mandati da governatori di Jeb Bush nel 1999, Charlie Christ nel 2007 e Rick Scott nel 2011.


Nancy Mace

SOUTH CAROLINA, 1° Distretto. Eletta Nancy Mace, repubblicana. I Repubblicani riprendono un seggio storicamente conservatore ma perso nelle midterm del 2018. È la prima donna ad essersi diplomata nel programma “Corps of Cadets” presso “La Cittadella”, il collegio militare della Carolina del Sud.

Yvette Herrell

NEW MEXICO, 2° Distretto. Eletta Yvette Herrell, repubblicana nativa americana della Nazione Cherokee. Il GOP si riprende il distretto più conservatore del New Mexico. La Herrell era stata già stata candidata dai Repubblicani in questo stesso distretto nelle elezioni di midterm del 2018, ma era stata sconfitta in quell’occasione dalla Democratica ispanica Torres Small. Ricandidatasi nel 2020 si è ripresa la rivincita nelle elezioni generali di questo novembre. È la prima donna della Nazione Cherokee ad essere eletta al Congresso, la terza donna nativa americana, la seconda donna nativa del New Mexico al Congresso e la prima donna nativa repubblicana al Congresso.

Stephanie Bice

OKLAHOMA, 5° Distretto. Eletta Stephanie Bice, repubblicana di origine iraniana. Un distretto fortemente urbanizzato ed anche conservatore, ripreso dopo il “disastro” delle midterm del 2018. La Bice ha vinto infatti in una sfida tutta al femminile contro la rappresentante Democratica uscente Kendra Horn. È la prima iraniana americana ad essere eletta al Congresso degli Stati Uniti.

Nicole Malliotakis

NEW YORK, 11° Distretto. Eletta Nicole Malliotakis, repubblicana di origine greca Ottimo risultato dei Repubblicani nello Stato di New York, che si riprendono la loro storica “roccaforte” di Staten Island, da sempre il distretto più conservatore della Città di New York, con una popolazione di reddito generalmente piuttosto elevato (molti dei residenti in questo “borough” residenziale sono lavoratori qualificati, una categoria nella quale il GOP ha avuto dei problemi recentemente).

Peter Meijer

MICHIGAN, 3° Distretto. Eletto Peter Meijer, repubblicano. Il GOP si riprende uno dei distretti urbani (comprende la città di Grand Rapids) e rurali più conservatori di questo Stato del Mid West, dopo il “cambio di casacca” del’ ex-repubblicano Justin Amash, passato al Partito Libertario nel corso dell’ultima legislatura. È un membro della famiglia Meijer, proprietari della famosa catena di supermercati “Meijer“.

Ashley Hinson

IOWA, 1° Distretto. Eletta Ashley Hinson, repubblicana. Originariamente un distretto tendenzialmente democratico (nonostante sia una zona rurale e a forte maggioranza di bianchi) che negli ultimi anni si sta spostando sempre più verso Destra. La conquista di questo distretto conferma un certo trend conservatore per l’Iowa, uno Stato vinto entrambe le volte da Barack Obama nel 2008 e nel 2012, ma sempre meno uno Swing State. La Hinson è la prima donna repubblicana a rappresentare il 1° distretto dell’Iowa.


Michelle Fischbach

MINNESOTA, 7° Distretto. Eletta Michelle Fischbach, repubblicana. I Repubblicani conquistano uno dei distretti più rurali e conservatori in assoluto del paese. La Fischbach era stata in precedenza Vice Governatore del Minnesota e la prima donna ad essere Presidente del Senato del Minnesota. Vince in un Distretto dominato per 30 anni dal rappresentante Democratico Collin Peterson, eletto per la prima volta nel 1990.

E veniamo infine alla California, lo Stato dove si è riscontrato un successo a dir poco straordinario per i Repubblicani.

David Valadao

CALIFORNIA, 21° Distretto. Eletto David Valadao, repubblicano di origine portoghese. Valadao si è ripreso i seggio perso nelle midterm del 2018, sconfiggendo il democratico uscente TJ Cox, dopo aver rappresentato il distretto dal 2013 al 2019, e il GOP riconquista un importantissimo distretto a maggioranza ispanica. Il distretto include la città di Fresno.

Young Kim

CALIFORNIA, 39° Distretto. Eletta Young Kim, repubblicana nata in Corea del Sud. Un risultato di enorme importanza in un distretto classificato come “EVEN”, con una componente etnica fortemente diversificata, nello specifico il 34.1% bianchi, il 32.6% ispanici e il 28.5% asiatici ed un reddito medio molto elevato. Il distretto si trova nell’importantissima Contea di Orange, una delle più ricche ed avanzate del paese. Forse il “flip” più importante se preso singolarmente, dato che i Repubblicani erano dati quasi per spacciati in questa popolosa Contea, dove storicamente ottenevano una solida maggioranza. Nelle elezioni di midterm del 2018, Kim era stata candidata sempre con il Partito Repubblicano in questo stesso distretto, ma era stata sconfitta dal democratico Gil Cisneros. Quest’anno Kim e Cisneros si sono nuovamente affrontati ma, questa volta, ha prevalso Kim.


Michelle Steel

CALIFORNIA, 48° Distretto. Eletta Michelle Steel, repubblicana nata in Corea del Sud. Eletta in un distretto ad alto reddito e storicamente repubblicano ma che negli ultimi anni stava andando sempre più verso Sinistra, questo risultato è incredibile se si considera che in questo distretto ha vinto Sleepy Joe Biden.

Michelle Steel, assieme a Young Kim ed alla democratica Marilyn Strickland di Washington saranno le prime donne coreano-americane a servire al Congresso. Sempre loro due sono anche le prime coreane elette al Congresso dalla California dopo Jay Kim, che servì nel Congresso dal 1993 al 1999, anch’egli repubblicano.

In queste elezioni del 2020, i tre rappresentanti californiani neo-eletti sono diventati anche i primi candidati al Congresso per i Repubblicani a spodestare i Democratici che vincevano in questi distretti ininterrottamente dal 1994.

In sintesi, il Partito Repubblicano necessita di proseguire il lavoro di diversificazione non solo la sua base elettorale ma anche dei candidati che presenta alle elezioni intrapreso negli ultimi anni. La diversificazione è un’arma incredibilmente potente, lo dimostra questo eccezionale risultato del GOP che, sebbene in un ciclo elettorale sfavorevole e complesso, è riuscito a conquistare importantissimi seggi alla Camera. Particolarmente eclatante il risultato in California, dove la vittoria di Mike Garcia in un’elezione speciale all’inizio di quest’anno e poi confermata in quelle generali di novembre dove ha mantenuto il seggio, aveva significato il primo “flip” dei Repubblicani dal 1998 (il seggio, tradizionalmente repubblicano, era stato vinto dai Democratici nelle elezioni di midterm del 2018 e successivamente riconquistato in seguito alle dimissioni della rappresentate democratica eletta). Le vittorie negli altri tre seggi dello stato californiano rappresentano i primi “flip” su degli uscenti democratici in questo Stato dal 1994, il tutto nonostante la sconfitta alle presidenziali ed il fatto che la California fosse ormai data per “persa”. Diversificazione dei candidati, il tornare a parlare alle Grandi Città, specie dopo le devastazioni BLM e Antifa, e portare avanti un messaggio conservatore più inclusivo e moderato (un “conservatorismo compassionevole 2.0” di Bushana memoria?) potrebbero essere le mosse per rendere il GOP una vera e propria forza dominante nei prossimi anni? Vedremo come si muoverà il Partito Repubblicano nel prossimi anni.

È un dato di fatto è però sotto gli occhi di tutti, e cioè che i più grandi successi tra le minoranze, da molti anni a questa parte, per il Partito Repubblicano si sono manifestati sotto la leadership del Presidente Donald J. Trump. Un lavoro che procede da anni, che comincia a raccogliere i primi frutti e che, vedrete, potrà sorprendere a venire.



Elezioni Usa, Trump: "Biden non può essere presidente"
03/12/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... Yj7XI.html

"Joe Biden non può essere presidente se noi abbiamo ragione sui brogli. Parliamo di centinaia di migliaia di voti parliamo di numeri che nessuno ha mai visto prima. Abbiamo le prove, è tutto chiaro". Donald Trump carica a testa bassa. Il presidente, "nel discorso più importante mai fatto", in 45 minuti abbondanti ribadisce le accuse: "Le elezioni sono state un disastro, una truffa, una frode colossale", dice Trump nel discorso pubblicato integralmente sulla propria pagina Facebook.

"Questo potrebbe essere il più importante discorso che io abbia mai fatto. Voglio fornire un aggiornamento sui nostri sforzi per portare alla luce gli enormi brogli e le irregolarità che si sono verificate durante le elezioni del 3 novembre, che hanno avuto in modo ridicolo una durata interminabile. Una volta si diceva 'election day', ora abbiamo giorni, settimane e mesi di elezioni. Molte cose negative sono accadute durante questo surreale periodo, specialmente nel caso in cui non si deve fornire nessuna prova per accedere al nostro più grande privilegio, il diritto di voto", dice Trump.

"Come presidente, non ho dovere più grande rispetto a quello di difendere le leggi e la Costituzione degli Stati Uniti. Ecco perché sono determinato a difendere il nostro sistema elettorale, finito sotto attacco. Mesi prima delle elezioni presidenziali ci è stato detto che non avremmo dovuto dichiarare una vittoria in modo prematuro. Ci è stato più volte detto che sarebbero serviti settimane e mesi per determinare il vincitore, per contare i voti espressi per posta e per verificare i risultati. Al mio avversario è stato detto di tenersi alla larga dalle elezioni, di non fare campagna, 'non ci servi, siamo a posto, queste elezioni sono sistemate'. Si stavano comportando come se sapessero già come sarebbero andate le cose. Difenderemo la correttezza del voto", aggiunge.

Quindi, il presidente esibisce grafici e dati che dovrebbero dimostrare anomalie nello sviluppo del voto. Nel mirino, soprattutto il voto per posta: "Confronteremo le firme sulle buste con le firme in passate elezioni. E vedremo che migliaia di persone hanno firmato queste schede in maniera illegale", dice. "E' una frode che tutto il mondo sta guardando, nessuno ora è più felice della Cina. Molte persone hanno ricevuto 2, 3, 4 schede. Persone morte sono state coinvolte nel processo, alcune decedute da 25 anni. Una catastrofe totale, lo dimostreremo, speriamo nei tribunali. In particolare, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. E, col massimo rispetto, speriamo che" i giudici "facciano ciò che è giusto per gli Stati Uniti. Il nostro paese non può convivere con una simile elezione. Non mi importa se perde le elezioni, ma voglio un voto corretto. Non voglio che questo venga sottratto al popolo americano. Ecco perché lottiamo: abbiamo già le prove, è tutto chiaro. Sono pronto ad accettare ogni risultati di un'elezione regolare, spero lo sia anche Joe Biden".



Elezioni USA: scattano i primi arresti
6-12-2020
https://www.youtube.com/watch?v=88Ut7Do ... ture=share
Arrestati dipendenti delle poste americane che hanno buttato le schede elettorali nella spazzatura oppure al margine della strade. Notizie di molte altre truffe segnalate dall'Amistad Project.



Solo nel caso che Biden venisse veramente eletto, il che ancora non è dato.

La Corte Suprema può paralizzare l'amministrazione Biden
Autore Francesca Salvatore
6 dicembre 2020

https://it.insideover.com/politica/quel ... biden.html

Mentre Joe Biden blinda la presidenza e avvia la complessa fase di transizione, dubbi e timori si diffondono circa l’effettiva governabilità del Paese. Non solo una nazione spaccata a metà tra città e periferia, tra elettori di Trump e sostenitori di Biden, ma anche numerosi meccanismi interni che potrebbero paralizzare l’esecutivo: il più “pericoloso” di questi alberga proprio nella Corte Suprema.

Cos’è la “non delegation doctrine”

L’insidia della Corte Suprema, nella quale i conservatori hanno un vantaggio di 6 a 3, risiede nella vecchia “non delegation doctrine” che almeno cinque giudici conservatori sarebbero pronti a rispolverare. La dottrina della non delega è un principio del diritto amministrativo secondo il quale il Congresso non può delegare i suoi poteri legislativi ad altre entità. Questo divieto implica che il Congresso deleghi i propri poteri ad agenzie amministrative o organizzazioni private. Una dottrina che ha almeno un secolo e che la giurisprudenza americana consacrò in due sentenze fondamentali: nel caso J.W. Hampton v. United States (1928), la Corte Suprema chiarì che quando il Congresso concede a un’agenzia la capacità di regolamentare, il Congresso deve fornire alle agenzie un “principio intelligibile” su cui basare i propri regolamenti. Questo standard è considerato abbastanza indulgente e raramente, se non mai, è stato utilizzato per abrogare la legislazione vigente; inoltre, nella sentenza A.L.A. Schechter Poultry Corp. v. United States (1935), la Corte Suprema dichiarò che “al Congresso non è permesso abdicare o trasferire ad altri le funzioni legislative essenziali di cui è così investito”.

Molto spesso la dottrina viene invocata da una Corte d’appello per abrogare uno statuto federale: sovente la Corte Suprema ribalta gli appelli, ritenendo che uno statuto sia una delega costituzionale di autorità legislativa. Tutto questo ha portato, in oltre un secolo, ad un acceso dibattito tra gli studiosi di diritto costituzionale. Alcuni la contestano, altri lamentano l’incapacità della Corte di rilanciare questo escamotage, utile a tenere a freno lo stato amministrativo in continua espansione. Durante il Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo, infatti, la dottrina della non delega servì a controllare l’espansione sfrenata dello stato amministrativo. Poi, durante il New Deal, la Corte Suprema la smantellò progressivamente, concedendo al Congresso di delegare qualsiasi potere ritenuto appropriato.

Il problema attuale

Ora, Biden sembra promettere una presidenza alla Roosevelt in termini di politica interna ed estera. In ballo c’è la più grande crisi sanitaria ed economica di tutti i tempi, la riforma sanitaria, e poi ancora l’emergenza climatica ed una politica estera tutta da riscrivere: tutto questo promette una presidenza imperiale, se non in carisma, quantomeno nell’impegno della macchina amministrativa. Come sopracitato, sulla carta, la regola richiede al Congresso, quando delega il potere a un’agenzia, di articolare un “principio intelligibile” (come il regolamento sull’inquinamento atmosferico necessario “per proteggere la salute pubblica”) per guidare l’esercizio di tale potere da parte dell’agenzia. Molto del lavoro legislativo viene portato avanti in questo modo: il Congresso non ha, infatti, la capacità di approvare leggi che affrontino in maniera agile e pervicace problemi complessi (come ad esempio la pandemia), quindi incarica agenzie di tecnici per elaborare regolamenti che affrontino direttamente questi problemi. Questa divisione di responsabilità è il pilastro fondamentale del governo funzionale. Le questioni ambientali, ad esempio, sono l’espressione paradigmatica dell’uso della delega: esse producono una serie di norme dall’alto, poi tradotte in regolamenti e statuti vincolanti (è questo il caso del Clean Air Act).

Il caso Gundy v. United States

La dottrina della non delega è ritornata alla ribalta già lo scorso anno nel caso Gundy v. United States. Il processo è nato attorno alla legge nazionale sul registro dei reati sessuali che si applicava esplicitamente a tutti i condannati dopo che la legge è entrata in vigore, ma ha delegato l’autorità al Dipartimento di Giustizia per determinare quando e come si applicava alle persone condannate prima che la legge entrasse in vigore. Herman Gundy, che è stato condannato prima che la legge sul registro entrasse in vigore, ha sostenuto assieme ai suoi avvocati che la legge violava la dottrina della non delega. La Corte ha confermato la norma.

Tuttavia, trattandosi di un sistema di common law, la giurisprudenza americana tiene in gran conto anche le cosiddette dissenting opinions che, nonostante non contribuiscano a formare una maggioranza decisionale, plasmano il diritto americano, valendo come precedente. Il giudice Neil Gorsuch, affiancato dal giudice capo John Roberts e dal giudice Clarence Thomas, si è appellato proprio alla vetusta dottrina. Il dissenso di Gorsuch ha sostenuto che il Congresso può delegare il potere decisionale alle agenzie solo in tre circostanze ristrette: elaborare i dettagli di uno schema legislativo; per l’accertamento dei fatti da parte dell’esecutivo per determinare l’applicazione di una regola; per attribuire responsabilità non legislative ai rami esecutivo e giudiziario.

I rischi per l’amministrazione Biden

Questo rispolvero ora segna la possibilità di nuovo orientamento, al netto dell’arrivo clamoroso in Corte della conservatrice Amy Coney Barrett. E poiché è proprio sulle deleghe che il big government ormai si regge, se la dottrina fosse rispolverata l’intero sistema apparirebbe incostituzionale. Ad essere in pericolo sarebbero numerosi temi molto cari ai dem e osteggiati dai conservatori: tra questi, la lotta alla discriminazione sul luogo di lavoro, gli standard di sicurezza per i lavoratori, la sicurezza alimentare, il controllo sui petrolieri o la lotta al tabagismo. Tutte sfide sulle quali Biden ha promesso di dare battaglia e la cui legislazione vive di agenzie e deleghe. Ad essere, potenzialmente, in pericolo anche grandi sfide come il Green New Deal o Medicare for All rispetto alle quali il Congresso può solo emanare norme quadro, delegando la miriade di decisioni e sfide tecniche altrove. I supremi giudici conservatori, anche se solo teoricamente, ora hanno il potere di sconfessare puntualmente l’esecutivo bloccando ogni genere di regolamento, paralizzando l’azione esecutiva con lo spauracchio dell’incostituzionalità.

Lo stesso incubo che affrontarono FDR e il (primo) New Deal.



L'onda delle contestazioni sta arrivando alla Corte Suprema
https://www.supremecourt.gov/search.asp ... 20a98.html




Il senatore repubblicano Ted Cruz spiega perché ha accettato di discutere il caso della frode elettorale della Pennsylvania davanti alla Corte Suprema se quest'ultima deciderà di ascoltare il caso.

L'Osservatore Repubblicano
8 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 8671879218

Il senatore Ted Cruz, R-Texas, ha dichiarato lunedì a " Hannity " di aver accettato di presentare argomentazioni orali dinanzi alla Corte Suprema in un caso chiave relativo alle elezioni - se l'alta corte dovesse decidere di ascoltarlo - perché la questione "solleva problematiche serie. "
Il caso presentato dal deputato Mike Kelly, R-Pa. E dal candidato al Congresso del GOP, Sean Parnell, sostiene che una legge statale del 2019 che consente il voto per posta senza motivazioni è incostituzionale. Se la corte è d'accordo, secondo KDKA , Kelly e Parnell hanno detto che la maggior parte dei voti per corrispondenza del Commonwealth in queste passate elezioni presidenziali potrebbe essere eliminata.
A Kelly e Parnell è stato inizialmente concesso un udienza dal giudice della Corte del Commonwealth della Pennsylvania, Patricia McCullough, ma l'amministrazione del governatore democratico Tom Wolf ha presentato un ricorso sommario alla Corte suprema dello stato; una maggioranza democratica ha deciso 5-2. La corte superiore si schierò dalla parte di Wolf e la squadra di Kelly si è mossa per convincere la Corte Suprema degli Stati Uniti a decidere sul caso.
I querelanti sostengono che lo Stato non ha motivi per consentire il voto per corrispondenza dei non assenti senza un emendamento costituzionale. Quasi 30 membri repubblicani della legislatura statale hanno firmato un documento a sostegno del caso di Kelly e Parnell.
"Abbiamo sostenuto l'approvazione della legge 77 perché credevamo che ogni cittadino della Pennsylvania avrebbe dovuto avere maggiori opportunità di partecipare al nostro processo democratico", hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta la senatrice dello stato Judy Ward, R-Blair e il rappresentante statale Paul Schemel, R-Franklin. Lunedì .
"La legislazione è stata redatta con cura per proteggere l'integrità delle nostre elezioni e includeva disposizioni specifiche relative alle scadenze e alla verifica delle firme", hanno continuato, aggiungendo che la Corte Suprema dello Stato in seguito "ha annullato [d] la volontà del legislatore e del governatore modificando le scadenze ed elimindo le disposizioni che richiedono la verifica della firma, applicando in tal modo standard molto più flessibili alle schede per posta rispetto a quelle applicate alle schede elettorali espresse di persona ".
"Solleva pure questioni di diritto, e credo che la Corte Suprema dovrebbe scegliere di prendere il caso", ha detto Cruz al presentatore Sean Hannity. "Penso che dovrebbero ascoltare l'appello."
Il membro della commissione giudiziaria del Senato ha aggiunto che "in un momento in cui questo paese è così diviso, quando le persone sono così arrabbiate, penso che abbiamo bisogno di un senso di risoluzione, e abbiamo bisogno che la Corte Suprema intervenga e si assicuri che venga seguita la Costituzione e che la legge sia rispettata.
"In questo momento, non è salutare per la democrazia, quello che stiamo vedendo, e in Pennsylvania, il problema è stato aggravato perché la Corte Suprema della Pennsylvania è una corte democratica faziosa che ha emesso decisioni contrarie alla legge", Cruz ha continuato. "Non è così che dovrebbero funzionare le elezioni".
Cruz ha osservato che la Corte Suprema degli Stati Uniti sente l '"urgenza" del momento, vista la prossima scadenza dell'"approdo sicuro" per scegliere gli elettori per il collegio elettorale.
"Avremo una risposta e potremmo avere una decisione già domani dalla Corte Suprema se accetterà o meno il caso", ha detto.
"Quando si guarda a un paese in cui il 39% degli americani in questo momento crede che queste ultime elezioni siano state truccate, questo è un vero problema per la fiducia nell'integrità del nostro sistema elettorale", ha concluso il senatore. "Quindi, spero che la Corte Suprema si faccia avanti nelle sue responsabilità e risolverà questo caso e risolverà altri casi se necessario".


USA, Texas e Louisiana portano le presidenziali in Corte Suprema
9 dicembre 2020

https://loccidentale.it/usa-texas-e-lou ... e-suprema/

È il primo vero colpo messo a segno da Donald Trump dall’inizio della battaglia legale sull’esito delle elezioni presidenziali. Se e quali esiti potrà produrre non è dato sapere, ma l’approdo in Corte Suprema era dal primo giorno il dichiarato obiettivo dei ricorsi messi in campo dal Presidente uscente: sia per gli equilibri interni alla Corte stessa, sulla carta non sfavorevoli, sia perché denota un salto di livello nella contesa.

A sganciare l’atomica sul percorso post-elettorale che dovrebbe portare alla proclamazione di Joe Biden quale nuovo inquilino della Casa Bianca è stato per primo il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, il quale si è rivolto al massimo organo giurisdizionale degli Stati Uniti contestando il cambio delle regole elettorali in quattro stati – Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin – che, motivato con l’emergenza covid, avrebbe violato le leggi federali. Richiesto dunque il rinvio dell’assemblea dei grandi elettori del 14 dicembre che dovrebbe eleggere ufficialmente il nuovo Presidente.

Il riferimento, con ogni probabilità, è al ricorso massivo e generalizzato al voto per corrispondenza. “La fiducia nell’integrità dei nostri processi elettorali – si legge nell’atto introduttivo del ricorso – è sacrosanta e unisce i nostri cittadini e gli Stati di questa Unione. Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin hanno distrutto quella fiducia e compromesso la sicurezza e l’integrità delle elezioni del 2020. Gli Stati hanno violato gli statuti emanati dalle loro legislature debitamente elette, violando così la Costituzione. Ignorando sia la legge statale che quella federale, questi Stati non solo hanno contaminato l’integrità del voto dei propri cittadini, ma del Texas e di ogni altro Stato che ha tenuto elezioni legali. Il loro mancato rispetto dello stato di diritto getta un’ombra oscura di dubbio sull’esito dell’intera elezione. Chiediamo ora che la Corte Suprema intervenga per correggere questo grave errore”.

In queste ore inoltre, come si apprende dal suo profilo ufficiale sui social, anche il procuratore generale della Louisiana si è rivolto alla Corte Suprema contestando la compatibilità costituzionale delle regole elettorali adottate in Penssylvania. Una partita sempre più infuocata, mentre sono in corso i ballottaggi per l’attribuzione dei seggi parlamentari con i democratici in difficoltà con numeri piuttosto traballanti.




Il Texas fa causa a Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin alla Corte Suprema per le regole elettorali
Joel B. Pollak
7 dicembre 2020

https://www.breitbart.com/politics/2020 ... ion-rules/

Lo Stato del Texas ha intentato una causa direttamente alla Corte suprema degli Stati Uniti poco prima della mezzanotte di lunedì, contestando le procedure elettorali in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, con la motivazione che esse violano la Costituzione.

Il Texas sostiene che questi stati hanno violato la clausola degli elettori della Costituzione perché hanno apportato modifiche alle regole e alle procedure di voto attraverso i tribunali o le azioni esecutive, ma non attraverso le legislature statali. Inoltre, il Texas sostiene che ci sono state differenze nelle regole e nelle procedure di voto nelle diverse contee all'interno degli stati, violando la clausola di pari protezione della Costituzione. Infine, il Texas sostiene che ci sono state "irregolarità di voto" in questi stati come risultato di quanto sopra.

Il Texas chiede alla Corte Suprema di ordinare agli Stati di permettere alle loro legislature di nominare i loro elettori.

La causa dice:

Alcuni funzionari degli Stati imputati hanno presentato la pandemia come la giustificazione per ignorare le leggi statali in materia di assenteismo e di voto per corrispondenza. Gli Stati imputati hanno inondato i loro cittadini con decine di milioni di richieste di voto e schede in deroga ai controlli di legge per quanto riguarda la loro legittima ricezione, valutazione e conteggio. Che fossero ben intenzionati o meno, questi atti incostituzionali hanno avuto lo stesso effetto uniforme - hanno reso le elezioni del 2020 meno sicure negli Stati imputati. Tali modifiche sono incoerenti con le leggi statali in materia e sono state apportate da entità non legislative, senza alcun consenso da parte dei legislatori statali. Gli atti di questi funzionari hanno quindi violato direttamente la Costituzione.

Questo caso presenta una questione di legge: Gli Stati imputati hanno violato la clausola degli elettori adottando azioni non legislative per modificare le regole elettorali che regolerebbero la nomina degli elettori presidenziali? Queste modifiche non legislative alle leggi elettorali degli Stati imputati hanno facilitato il casting e lo spoglio delle schede elettorali in violazione della legge statale, che, a sua volta, ha violato la clausola degli elettori dell'articolo II, sezione 1, clausola 2 della Costituzione degli Stati Uniti. Con questi atti illeciti, gli Stati imputati non solo hanno macchiato l'integrità del voto dei propri cittadini, ma le loro azioni hanno anche svilito i voti dei cittadini dello Stato ricorrente e di altri Stati che sono rimasti fedeli alla Costituzione.

Il Texas si è rivolto direttamente alla Corte Suprema perché l'articolo III prevede che sia il tribunale di prima impressione su argomenti in cui ha una competenza originaria, come le controversie tra due o più Stati.


LA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI HA BISOGNO DI RIPRENDERE LE CASSE DI ELEZIONE.
Jeff Landry
8 dicembre 2020

https://www.facebook.com/giovanni.tarei ... 3885537934

Milioni di cittadini della Louisiana, e decine di milioni di nostri concittadini nel paese, nutrono profonde preoccupazioni per lo svolgimento delle elezioni federali del 2020 Profondamente radicato in queste preoccupazioni è il fatto che alcuni stati sembrano aver condotto le loro elezioni senza rispetto alla Costituzione degli Stati Uniti.
Inoltre, molti Louisini sono diventati più frustrati mentre alcuni media e la classe politica cercano di eludere questioni legittime per motivi di opportunità.
Settimane fa, a nome dei cittadini della Louisiana, il mio ufficio si è unito a molti altri stati nel presentare un rapporto legale presso la Corte Suprema degli Stati Uniti, invitando i Giustizi a controllare lo svolgimento delle elezioni in Pennsylvania, dove il loro tribunale statale ha ignorato la Costituzione degli Stati Uniti riguardo allo svolgimento delle elezioni.
La Costituzione degli Stati Uniti all'articolo 1, sezione 4, afferma chiaramente: ′′ I tempi, i luoghi e le modalità di svolgimento delle elezioni per senatori e rappresentanti, sono prescritti in ciascuno Stato dalla legislatura..." Il potere per lo svolgimento delle elezioni federali sono organizzate dalla legislatura dello Stato federale in ciascuno stato federato. In Stati come la Pennsylvania, la filiale giudiziaria ha tentato di prendere il controllo di questi doveri e obblighi e di fissare le proprie regole. Queste azioni sembrano incostituzionali.
Se è incostituzionale che la Pennsylvania intraprenda questa azione, è altrettanto incostituzionale che altri Stati abbiano fatto lo stesso.
Solo la Corte Suprema degli Stati Uniti può decidere in ultima analisi casi di reale polemica tra gli Stati previsti dalla nostra Costituzione.
Ecco perché i Giudici dovrebbero ascoltare e decidere il caso a cui abbiamo aderito in rappresentanza dei cittadini della Louisiana.
Inoltre, la Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe considerare l'ultima mozione del Texas, che contiene alcuni degli stessi argomenti.
I cittadini della Louisiana sono danneggiati se le elezioni in altri Stati si svolgessero al di fuori dei confini della Costituzione mentre noi rispettavamo le regole.

THE U.S. SUPREME COURT NEEDS TO TAKE UP ELECTION CASES.
Millions of Louisiana citizens, and tens of millions of our fellow citizens in the country, have deep concerns regarding the conduct of the 2020 federal elections. Deeply rooted in these concerns is the fact that some states appear to have conducted their elections with a disregard to the U.S. Constitution.
Furthermore, many Louisianans have become more frustrated as some in media and the political class try to sidestep legitimate issues for the sake of expediency.
Weeks ago, on behalf of the citizens of Louisiana, my office joined many other states in filing a legal brief with the United States Supreme Court urging the Justices to look into the conduct of the election in Pennsylvania where their state court ignored the U.S. Constitution in regard to the conduct of the election.
The U.S. Constitution in Article 1, Section 4, states plainly: “The Times, Places and Manner of holding Elections for Senators and Representatives, shall be prescribed in each State by the Legislature …” The power for the conduct of federal elections is held by the State Legislatures in each state. In states like Pennsylvania, the judicial branch attempted to seize control of these duties and obligations and to set their own rules. These actions appear to be unconstitutional.
If it is unconstitutional for Pennsylvania to take this action, it is similarly unconstitutional for other states to have done the same.
Only the U.S. Supreme Court can ultimately decide cases of real controversy among the states under our Constitution.
That is why the Justices should hear and decide the case which we have joined representing the citizens of Louisiana.
Furthermore, the U.S. Supreme Court should consider the most recent Texas motion, which contains some of the same arguments.
Louisiana citizens are damaged if elections in other states were conducted outside the confines of the Constitution while we obeyed the rules.


La Campagna di Trump si unisce alla causa intentata dal Texas e sostenuta dall'Alabama, Louisiana e dal Missouri.
L'Osservatore Repubblicano
9 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 4445136974

Mercoledì mattina il presidente è intervenuto sulla causa del Texas su Twitter, dicendo: "È molto forte, TUTTI I CRITERI SODDISFATTI", e ha aggiunto in un tweet successivo: "INTERVENIAMO nel caso del Texas (più molti altri stati). Questo è quello fondamentale. Il nostro Paese ha bisogno di una vittoria! "
"Ci sono prove massicce di frode diffusa nei quattro stati menzionati nella causa del Texas. Basta guardare tutti i nastri e le dichiarazioni giurate!" Ha aggiunto.
Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha intentato la causa direttamente alla Corte Suprema lunedì, sostenendo che il Commonwealth della Pennsylvania e gli stati di Georgia, Michigan e Wisconsin hanno cambiato incostituzionalmente il modo in cui il loro stato vota prima delle elezioni del 2020. Il Texas sta cercando di ottenere che la Corte Suprema stabilisca che gli stati possono inviare elettori a votare per Trump nonostante i risultati delle elezioni. I funzionari degli stati citati nella causa lo hanno contestato.
Da quando Paxton ha intentato quella causa, i procuratori generali del Missouri, dell'Alabama e della Louisiana hanno sostenuto il contenzioso, dicendo che combatteranno insieme al Texas.


Aggiornamento sulla causa del Texas per chiedere alla Corte Suprema di non certificare i risultati delle elezioni presidenziali della Pennsylvania, Wisconsin, Michigan e Georgia.
Gli Stati che supportano il Texas in questa iniziativa sono 17:
9 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 3728452379

Gli Stati che supportano il Texas in questa iniziativa sono 17:
- Missouri
- Alabama
- Arkansas
- Florida
- Indiana
- Kansas
- Louisiana
- Mississipi
- Montana
- Nebraska
- North Dakota
- Oklahoma
- Tennessee
- Utah
- West Virginia
Il Missouri ha guidato un gruppo di 17 Stati che mercoledì pomeriggio hanno presentato una memoria alla Corte Suprema a sostegno della causa del Texas volta a ritardare la nomina degli elettori presidenziali di Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
Il brief rispecchia l'argomento della causa del Texas nel dire che gli stati hanno agito in modo incostituzionale quando i loro magistrati o rami esecutivi hanno cambiato le loro leggi elettorali. La causa del Texas e degli stati che la supportano affermano che solo i legislatori statali possono legiferare su come gli stati nominano i loro elettori presidenziali.
Il brief, che è ufficialmente una mozione di autorizzazione a presentare un atto di reclamo, avverte anche che i cambiamenti emanati dai dirigenti statali e dai rami giudiziari hanno aperto le elezioni degli stati a potenziali frodi.
"Il Bill of Complaint afferma che gli attori non legislativi in ogni Stato imputato hanno abolito o diluito incostituzionalmente le garanzie legali contro le frodi emanate dai legislatori statali, in violazione della clausola degli elettori presidenziali", afferma il documento.
Continua: "Tutte le modifiche incostituzionali alle procedure elettorali identificate nel Bill of Complaint hanno due caratteristiche comuni: (1) hanno abrogato le tutele legali contro le frodi che osservatori responsabili hanno da tempo raccomandato per il voto per corrispondenza, e (2) lo hanno fatto in un modo che prevedibilmente conferiva un vantaggio di parte a un candidato alle elezioni presidenziali ".



L'Attorney General dell'Arizona, Mark Brnovich ha comunicato che l'Arizona supporta la causa del Texas contro la certificazione dei risultati presidenziali della Pennsylvania, del Michigan, del Wisconsin e della Georgia.
Pertanto gli Stati che supportano l'iniziativa legale del Texas davanti alla Corte Suprema degli USA sono diventati 18 per un totale compreso il Texas di 19 Stati.
L'Osservatore Repubblicano
10 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7448447007


Che cosa è successo davvero alla Corte Suprema
9-12-2020
https://www.youtube.com/watch?v=UJCBI2zXRXg

https://mazzoninews.com



Elezioni Usa, il Texas e altri 17 Stati contestano il voto
Stefano Magni
10 dicembre 2020

https://lanuovabq.it/it/elezioni-usa-il ... Y.facebook

L’ultima causa contro l'elezione di Joe Biden è stata intentata dal Texas, più altri 17 Stati, tutti a maggioranza repubblicana, che contestano la costituzionalità delle leggi elettorali di quattro Stati chiave: Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.

Washington, sede della Corte Suprema

Stiamo assistendo agli ultimi colpi delle elezioni americane, date per finite già il 3 novembre e invece protratte all’infinito perché i risultati sono a favore di Biden, ma risicati in ben sei Stati e contestati dalla controparte repubblicana. L’ultima causa è stata intentata dal Texas, l’8 dicembre e ad essa si sono uniti 17 Stati, tutti a maggioranza repubblicana, che contestano la costituzionalità delle leggi elettorali di quattro Stati chiave: Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Obiettivo della causa è de-certificare l’esito elettorale, cioè la vittoria di Biden in tutti e quattro gli Stati, cosa che impedirebbe loro di inviare i Grandi Elettori al Collegio Elettorale nella sessione del 14 dicembre, in cui si voterà definitivamente per il presidente.

Piccolo inciso: il presidente degli Stati Uniti non viene eletto direttamente dal popolo, ma a suffragio indiretto. Nell’Election Day, ognuno dei 50 Stati elegge un numero di Grandi Elettori proporzionale alla sua popolazione, poi sono i Grandi Elettori a riunirsi nel Collegio Elettorale, in cui viene eletto materialmente il presidente. L’appuntamento è il 14 dicembre. Il voto presidenziale, è dunque il risultato della somma di 50 elezioni locali, ognuna delle quali ha le proprie leggi elettorali. La contestazione del Texas riguarda le leggi elettorali di quei quattro Stati (determinanti), perché le considera incostituzionali sotto vari aspetti, soprattutto per come sono state adottate. Mira ad annullare quelle quattro elezioni e dunque a impedire ai Grandi Elettori di quei quattro Stati di votare per il presidente, in quanto eletti illegalmente. Se il Texas vincesse la causa, verrebbero nominati altri Grandi Elettori, non per suffragio universale, ma votati dai parlamenti locali. Considerando le maggioranze repubblicane in tutti e quattro gli organi legislativi, si ribalterebbe il risultato: il 14 dicembre, con un colpo di scena incredibile, verrebbe eletto Trump invece che Biden.

La causa texana, pur riguardando anche la Pennsylvania, non va confusa con quella intentata da un deputato repubblicano della Pennsylvania, già respinta dalla Corte Suprema. Partita su iniziativa del deputato Mike Kelly, chiedeva di annullare il voto dello Stato. Il team di legali di Trump, già guidato da Rudolph Giuliani (ora ricoverato per Covid-19), non si è unito alla causa della Pennsylvania. Mentre intende gettare il suo peso sulla causa del Texas e degli altri 17 Stati che la stanno sostenendo. Visto il breve tempo a disposizione, potrebbe essere veramente l’ultimo colpo in canna, prima di passare la parola ai Grandi Elettori (e la Casa Bianca a Joe Biden, a quel punto).

I commenti sulla stampa italiana, sulla causa intentata dal Texas, sono per lo più trancianti. L’accusa “ripete numerose accuse false, confutate e non supportate di voto per corrispondenza e votazioni illegali” come si legge su un quotidiano tanto autorevole quanto Il Sole 24 Ore. Anche nel mondo accademico statunitense (e texano, in particolare) i commenti sono sarcastici: “Sembra che abbiamo un nuovo vincitore nella categoria: causa più pazza intentata per contestare le elezioni”, come ha twittato Stephen Vladeck, docente di diritto presso l’Università del Texas.

Le ragioni (mai ascoltate) del procuratore generale del Texas, Ken Paxton, sono veramente infondate? La tesi dell’accusa si basa sulla constatazione che le leggi elettorali dei quattro Stati contestati, Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, sono state cambiate all’ultimo momento, con atti amministrativi o dietro sentenza della magistratura locale, mentre, secondo la Costituzione solo gli organi legislativi (eletti) potrebbero fare riforme elettorali, il tutto motivato dall’emergenza Covid. L’accusa ritiene che questi cambiamenti abbiano compromesso la regolarità del voto: “Il Bill of Complaint afferma che gli attori non legislativi in ogni Stato imputato hanno abolito o diluito incostituzionalmente le garanzie legali contro le frodi emanate dai legislatori statali, in violazione della clausola degli elettori presidenziali”. Inoltre, “Tutte le modifiche incostituzionali alle procedure elettorali identificate nel Bill of Complaint hanno due caratteristiche comuni: (1) hanno abrogato le tutele legali contro le frodi che osservatori responsabili hanno da tempo raccomandato per il voto per corrispondenza, e (2) lo hanno fatto in un modo che prevedibilmente conferiva un vantaggio di parte a un candidato alle elezioni presidenziali”.

Secondo il procuratore generale texano, “Se altri Stati non seguono la Costituzione e i loro organi legislativi non sono responsabili nel sorvegliare le loro elezioni, ciò provoca conseguenze anche nel mio Stato – come a dichiarato in un’intervista rilasciata a Fox News – Il nostro compito è quello di assicurarci che la Costituzione sia seguita e che ogni voto conti, mentre in questo caso non sono sicuro che ogni voto sia stato contato. Non in modo giusto, per lo meno”.

A sostenere la causa del Texas presso la Corte Suprema, si è aggregato ieri lo Stato del Missouri, seguito a ruota da: Alabama, Arkansas, Florida, Indiana, Kansas, Louisiana, Mississipi, Montana, Nebraska, North Dakota, South Dakota, South Carolina, Oklahoma, Tennessee, Utah, West Virginia.

Nel caso perdano anche questa causa? Il team legale di Trump fa sapere che non mollerà tanto facilmente, neppure dopo il 14 dicembre. “L’unico giorno fisso nella Costituzione degli Stati Uniti – si legge in una nota degli avvocati - è l'inaugurazione del Presidente il 20 gennaio a mezzogiorno. Nonostante i media cerchino disperatamente di proclamare che la lotta è finita, continueremo a difendere l'integrità elettorale fino a quando il voto legale non sarà conteggiato in modo equo e preciso”.



USA2020: 21 STATI DEMOCRATICI SI OPPONGONO ALL'ESPOSTO DEL TEXAS ALLA CORTE SUPREMA, 106 DEPUTATI REPUBBLICANI PRESENTANO INVECE UNA MOZIONE A FAVORE
Elezioni USA 2020
11 dicembre 2020

La causa intentata dal Texas dinanzi alla Corte Suprema (denominata 'Texas, Plaintiff v. Pennsylvania, et al.') per chiedere l'annullamento della certificazione del voto in Michigan, Pennsylvania, Georgia e Wisconsin ha avuto interessanti sviluppi nella giornata di oggi.
Tra questi i più rilevanti sono stati certamente la mozione presentata da 21 Stati e territori democratici contro l'esposto presentato dal Texas, quella presentata da 106 deputati repubblicani della Camera dei Rappresentanti a favore dell'esposto del Texas e la risposta ufficiale dei 4 Stati citati in giudizio.

Vediamoli brevemente tutti assieme:

MOZIONI A FAVORE DELL'ESPOSTO DEL TEXAS
• Dopo aver presentato ieri una mozione a supporto dell'esposto del Texas, oggi i Procuratori Generali di Missouri, Arkansas, Louisiana, Mississippi, South Carolina e Utah hanno presentato una seconda mozione chiedendo di essere riconosciuti come co-querelanti, senza lasciare solo al Texas il compito di difendere l'esposto iniziale da lei presentato. Link: https://bit.ly/3n97akL
• Un gruppo di legislatori repubblicani della Pennsylvania ha presentato un esposto separato chiedendo che la Corte Suprema prenda una decisione il prima possibile per ristabilire l'autorità della legislatura statale e per togliere qualsiasi dubbio sul risultato elettorale nello Stato, chiedendo perciò che la sentenza sia favorevole all'esposto presentato dal Texas. Link: https://bit.ly/2IAS6gS
• Un altro gruppo di legislatori della Pennsylvania (in questo caso alcuni senatori repubblicani) ha presentato una seconda mozione per chiedere alla Corte Suprema di stabilire che solo la legislatura statale ha il diritto di cambiare la legge elettorale, non il potere esecutivo o giudiziario statale, come la Corte Suprema statale, dando così ragione all'esposto presentato dal Texas. Link: https://bit.ly/2KadzxN
• La Christian Family Coalition della Florida (una organizzazione conservatrice cristiana) ha presentato una mozione per supportare l'esposto del Texas, affermando che "l'integrità elettorale della nazione" dipende da questa importante decisione della Corte Suprema. Link: https://bit.ly/37Yndfc
• Lo Speaker della Camera della Pennsylvania Bryan Cutler ed il leader della maggioranza repubblicana della Camera della Pennsylvania Kerry Benninghoffh hanno presentato una mozione, affermando che "attori esterni" hanno modificato il senso della legge elettorale come inizialmente approvata dalla legislatura statale, e che quindi vada approvato l'esposto del Texas che chiede di definire incostituzionali queste procedure. Link: https://bit.ly/37VYpEe
• Un gruppo di legislatori repubblicani di diversi Stati, inclusi alcuni di quelli citati in giudizio dal Texas, si esprime a favore dell'esposto presentato dal Texas e chiede alla Corte Suprema di invalidare il voto in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Georgia, definendo le procedure con cui si è tenuto in violazione dell'Articolo II della Costituzione degli Stati Uniti. Chiedono inoltre di poter intervenire nell'esposto in qualità di co-querelanti assieme al Texas. Link: https://bit.ly/33Z9uTY
• Il deputato repubblicano Mike Johnson ed altri 105 deputati repubblicani della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno presentato una mozione in supporto dell'esposto del Texas in cui si parla di usurpazione del potere legislativo nei quattro Stati citati in giudizio e si chiede di annullare il risultato del voto in quanto tenuto con modalità incostituzionali. Link: https://bit.ly/2W1S8l3
• Un altro gruppo di deputati e senatori statali di Alaska, Arizona ed Idaho ha presentato una mozione in supporto dell'esposto del Texas affermando che la modalità con cui si è tenuto il voto negli Stati citati in giudizio mette "a repentaglio le fondamenta della nostra nazione -- il diritto ad elezioni libere e corrette". Un altro firmatario di questo ultimo esposto è il vice governatore repubblicano dell'Idaho Janice McGeachin. Link: https://bit.ly/3m4kju3

MOZIONI NEUTRALI
• L'Ohio ha presentato una mozione chiedendo che la Corte Suprema risponda il prima possibile all'esposto presentato dal Texas per chiarire la sua posizione su questo argomento fondamentale e dare chiarezza alla nazione americana. Link: https://bit.ly/2W9108l

MOZIONI CONTRARIE ALL'ESPOSTO DEL TEXAS
• La Pennsylvania ha presentato la sua risposta all'esposto del Texas, affermando che le accuse della parte querelante sono le stesse che sostanzialmente sono state già bocciate sia da corti statali che federali, e che il Texas non ha alcun diritto a citare in giudizio la Pennsylvania per la sua legge elettorale. Per questo motivo l'esposto deve essere considerato nullo dalla Corte Suprema. Link: https://bit.ly/3qOtlPM
• Il Michigan ha presentato la sua risposta all'esposto del Texas parlando delle cause giudiziarie che si sono tenute nello Stato, della vicenda dei voti contestati a Detroit e concludendo che l'esposto del Texas vada bocciato dalla Corte Suprema. Link: https://bit.ly/3m4iRrB
• La Georgia ha presentato la sua risposta in opposizione all'esposto del Texas in cui afferma sostanzialmente che il Texas non ha alcun diritto a discutere delle sue procedure elettorali e chiede alla Corte Suprema di bocciare l'esposto del Texas senza discuterlo oppure in caso contrario di accettare di discuterlo e subito dopo bocciarlo nel merito. Link: https://bit.ly/2LklaKt
• Il Wisconsin ha presentato la sua risposta all'esposto del Texas affermando che il Texas non ha alcun diritto a contestare la legge elettorale del Wisconsin e che approvare una tale mozione minerebbe alla base le fondamenta della democrazia americana. Per questo motivo il Wisconsin chiede la bocciatura dell'esposto del Texas. Link: https://bit.ly/3oAW4W0
• Il District of Columbia ha presentato una mozione in opposizione all'esposto del Texas assieme ad altri 20 Stati e territori a guida democratica: California, Colorado, Connecticut, Delaware, Guam, Hawaii, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Oregon, Rhode Island, Vermont, Virginia, U.S. Virgin Islands e Washington. Nella mozione si chiede di bocciare l'esposto presentato dal Texas sia bocciato dalla Corte Suprema. Link: https://bit.ly/387xnKz
• Anche la città di Detroit, in Michigan, direttamente chiamata in causa dall'esposto del Texas come uno dei casi dove ci sarebbero state incongruenze nel conteggio dei voti, ha risposto con una mozione in cui spiega quanto successo e chiede alla Corte Suprema di bocciare l'esposto del Texas. Link: https://bit.ly/3gBlbFu

Ricordiamo che la Corte Suprema aveva stabilito ieri la scadenza di oggi per la presentazione delle quattro risposte degli Stati citati in giudizio. Con la loro presentazione, dunque, la decisione della Corte Suprema sull'esposto presentato dal Texas potrebbe arrivare da un momento all'altro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:41 am

Il Procuratore generale del Wisconsin e della Pennsylvania criticano fortemente l'azione del Texas.
L'Osservatore Repubblicano
11 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7325013686

Washington DC e altri 22 Stati e territori democratici (DC, California, Colorado, Connecticut, Delaware, Guam, Hawaii, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, New York, Carolina del Nord, Oregon, Rhode Island, Vermont, Virginia, Isole Vergini americane e Washington) supportano l'azione difensiva di Pennsylvania, Wisconsin, Michigan e Georgia, mentre il Texas è sostenuto nella sua azione legale da 18 stati repubblicani.
Il procuratore generale del Wisconsin, Josh Kaul giovedì ha definito la sfida del Texas una "intrusione straordinaria" nelle elezioni del suo stato e un'ulteriore interferenza nei processi elettorali del Michigan, della Pennsylvania e della Georgia.
"Il Texas propone una straordinaria intrusione nelle elezioni del Wisconsin e degli altri Stati imputati, compito che la Costituzione lascia a ciascuno Stato", si legge nella risposta. “Il Wisconsin ha condotto le sue elezioni e i suoi elettori hanno scelto un candidato vincitore per il loro Stato. Il tentativo del Texas di annullare tale scelta è privo di un fondamento legale o di una base fattuale ".
Il contenzioso, guidato dal procuratore generale del Texas, Ken Paxton, afferma che gli stati della Pennsylvania, Michigan, Wisconsin e Georgia, tutti vinti dal presidente eletto Joe Biden, hanno apportato modifiche incostituzionali al modo in cui votano i loro stati. Ha chiesto pertanto alla Corte Suprema di non certificare i risultati dove Biden risulta vincitore e di permettere che gli stati possano inviare grandi elettori che votino per il presidente Trump.
“Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin hanno distrutto quella fiducia e compromesso la sicurezza e l'integrità delle elezioni del 2020. Gli stati hanno violato gli statuti emanati dalle loro legislature debitamente elette, violando così la Costituzione ", ha detto Paxton in una dichiarazione lunedì sera.
Trump ha presentato una mozione per sostenere lo sforzo legale e altri 18 stati hanno sostenuto lo sforzo del Texas di mettere in discussione la vittoria dell'ex vicepresidente del Collegio elettorale.
Dall'altro lato Washington, DC e più di altri 20 stati e territori degli Stati Uniti hanno presentato un "amicus brief" a sostegno dei quattro stati presi di mira dal Texas.
Nel documento di 45 pagine di giovedì, il procuratore generale del Wisconsin, Kaul prende in esame la causa su una serie di punti e ha affermato che l'azione legale "non ha alcun merito" e che il Texas "non ha un interesse conoscibile" nelle procedure elettorali del Wisconsin.
"Dati tutti questi fatti, non sorprende che il Texas non riesca a stabilire nessuno dei fattori necessari per la concessione di un provvedimento preliminare", si legge nella risposta. "Non ha probabilità di successo e il danno e i fattori di interesse pubblico pesano fortemente a favore del negare un così "straordinario" provvedimento con il quale il Texas cerca, di privare milioni di elettori della scelta che hanno fatto".
Il procuratore generale della Pennsylvania, Josh Shapiro ha criticato la sfida del Texas in un briefing giovedì e l'ha definita una "cacofonia di affermazioni fasulle". Ha detto che è stata solo l' ultima azione legale di una serie di "cause legali frivole volte a privare del diritto di voto ampie fasce di elettori e minare la legittimità delle elezioni".
Il caso ha guadagnato ulteriore attenzione questa settimana quando è stato coinvolto il senatore Ted Cruz. Una portavoce di Cruz ha confermato mercoledì al Washington Examiner che Trump gli ha chiesto di discutere il caso, se la più alta corte della nazione decidesse di occuparsene, e il repubblicano del Texas ha acconsentito.
Nonostante la miriade di dichiarazioni e opinioni, spetta alla Corte Suprema decidere se il caso verrà ascoltato. I giudici hanno già affermato di non voler ascoltare un caso promosso da un gruppo di repubblicani della Pennsylvania che stava cercando di ribaltare una legge del 2019 approvata dalla legislatura guidata dal GOP in merito al voto per corrispondenza. Cruz aveva anche detto che sarebbe stato disposto a discutere davanti alla Corte Suprema anche in quel caso.



Il Texas risponde agli stati accusati
11-12-2020
https://www.youtube.com/watch?v=8OnWNOle0AA




Appello di Trump: 'La Corte Suprema rovesci l'esito del voto' - Mondo
11 dicembre 2020

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... f8b26.html

Donald Trump su Twitter sprona la Corte Suprema a rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali americane che hanno dato la vittoria a Joe Biden, definendo la prossima amministrazione "uno scandalo". "La Corte Suprema dovrebbe seguire la Costituzione e fare quello che tutti sanno deve essere fatto. Devono mostrare coraggio e saggezza. Salvate gli Usa!".
La Corte ha in programma di pronunciarsi su un ricorso del Texas appoggiato dalla Casa Bianca e da altri 18 stati Usa.


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di ascoltare il caso del Texas.
L'Osservatore Repubblicano
12 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 3284973090

La Corte Suprema ha rigettato venerdì lo sforzo giudiziario del Texas che avrebbe annullato le elezioni presidenziali in Pennsylvania , Michigan , Georgia e Wisconsin .
"La mozione dello Stato del Texas che chiedeva il permesso di presentare un ricorso è negata per mancanza di legittimazione ai sensi dell'articolo III della Costituzione", si legge nell'ordinanza della Corte Suprema. “Il Texas non ha dimostrato un interesse percepibile dal punto di vista giudiziario nel modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni. Tutte le altre mozioni in sospeso vengono respinte come discutibili. "
L'ordinanza non preclude altri ricorsi in sospeso alla Corte Suprema, ma il tempo stringe. Gli stati si incontreranno la prossima settimana il 14 dicembre per l'esercizio del collegio elettorale. E il 6 gennaio ci sarà una sessione congiunta di Camera e Senato per contare i voti elettorali e certificare il presidente eletto Joe Biden come vincitore.

https://www.foxnews.com/politics/scotus ... ction-suit

Giorgio Cerasoli
La Corte Suprema è ora sotto petizione da 21 Stati (oggi saliti a 22) per garantire che le elezioni del 2020 siano conformi alle leggi elettorali delineate nella Costituzione degli Stati Uniti. Il termine per presentare le petizioni scade oggi. Entro venerdì sera dovrebbe emergere il responso.
Le strade tendenzialmente sono tre:
1) La corte Suprema annulla la votazione nei quattro stati (Vittoria a Trump).
2) La Corte Suprema chiede al parlamento di ognuno di questi quattro stati di fare una votazione interna per eleggere i 4 rappresentanti che il 14 voteranno ai grandi elettori (Vittoria Trump perchè anche se i governatori dei 4 stati sono democratici la maggioranza in parlamento è repubblicana in tutti e 4).
3) La Corte Suprema ignora la costituzione e decreta la vittoria a Biden (altamente improbabile dato che 6 giudici su 9 sono repubblicani di cui 5 sono costituzionalisti tra cui Alito, Clarence Thomas e Amy Coney Barrett).
Ci sarebbe il quarto punto ovvero la Corte Marziale e passaggio per i tribunali militari, ma questa verrà applicata da Trump se naturalmente anche la Corte Suprema si rivelerà corrotta. A quel punto non c'è altra soluzione e non si potrà dire che Trump ha abusato di potere perchè la Costituzione è stata violata e calpestata a tutti i livelli

Jaime Andrea Jaime
Butta male con la Corte Suprema.
Vedremo come andranno le altre istanze negli altri stati
La mozione dello Stato del Texas per il congedo per presentare una denuncia è negata per mancanza di posizione ai sensi dell'articolo III della Costituzione. Il Texas non ha dimostrato un interesse giudicalmente riconoscibile nel modo in cui un altro Stato svolge le sue elezioni. Tutte le altre mozioni pendenti sono respinte come moot. Dichiarazione di Giustizia Alito, a cui aderisce il Giudice Thomas: Secondo me, non abbiamo discrezionalità nel negare la presentazione di una denuncia in un caso che rientra nella nostra giurisdizione originale. Vedi Arizona vs. California, 589 Stati Uniti d'America (24 febbraio 2020) (Thomas, J., dissenziente). Per questo motivo concederei la mozione di presentazione della denuncia ma non concederei altri aiuti e non esprimo alcuna opinione su nessun altro argomento.




BREAKING: LA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI BOCCIA L'ESPOSTO DAL TEXAS
Elezioni USA 2020
12 dicembre 2020

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena bocciato l'esposto presentato dal Texas per annullare il risultato del voto in Wisconsin, Pennsylvania, Georgia e Michigan, affermando che il Texas non ha diritto a fare una richiesta del genere.
"L'esposto dello Stato del Texas per chiedere il permesso di presentare una mozione per contestare il risultato del voto in altri Stati è negata per mancanza di legittimazione ai sensi dell'articolo III della Costituzione. Il Texas non ha infatti dimostrato un interesse giudizialmente valido nel modo in cui un altro Stato conduce le proprie elezioni. Tutte le altre mozioni pendenti sono archiviate di conseguenza", ha scritto la Corte Suprema nella sua sentenza.
La Corte ha così deciso di rigettare l'esposto senza prenderlo in carico nel merito. Ma le accuse nell'esposto originale sono già state più volte bocciate da altre corti federali e statali sino ad ora, fa notare Axios.
I giudici conservatori Alito e Thomas hanno indicato nella sentenza di non essere d'accordo con la decisione di non discutere neppure l'esposto, in quanto affermano che secondo loro è compito della Corte ascoltare le cause intentate da Stati nei confronti di altri Stati.
Ma sia Alito che Thomas hanno anche aggiunto che "non sarebbero stati a favore di ulteriori richieste" -- vale a dire che nel caso in cui l'esposto fosse stato accettato in discussione i due giudici avrebbero comunque bocciato nel merito la richiesta del Texas di annullare il risultato delle elezioni nei 4 Stati citati in giudizio.
Degno di nota è invece il fatto che apparentemente i 3 giudici nominati dal presidente Trump alla Corte Suprema (Kavanaugh, Barrett e Gorsuch) si siano espressi a favore della decisione di non prendere neppure in carico l'esposto, non avendo dichiarato alcun dissenso esplicito.
Si tratta così sicuramente della più significativa sconfitta legale per il presidente Trump ed i suoi supporter nel tentativo finora fallito di cercare di ribaltare il risultato del voto che ha visto la vittoria di Joe Biden con 306 grandi elettori contro 232 del presidente uscente.
Lo stesso presidente Trump aveva parlato di questo esposto come il più importante mercoledì affermando su Twitter: "INTERVERREMO nell'esposto presentato dal Texas (e da molti altri Stati). Questo è l'esposto principale. Il nostro Paese ha bisogno di una vittoria!".
Considerato che il voto del Collegio Elettorale che ufficializzerà l'elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti è previsto per lunedì 14 dicembre, possiamo tranquillamente affermare che a questo punto si è praticamente chiusa qualsiasi remota possibilità per il presidente Trump di poter ribaltare il risultato del voto per via giudiziaria.
L'esposto presentato dal Procuratore Generale del Texas, Ken Paxton, chiedeva ai giudici della Corte Suprema di estendere quantomeno il termine per la certificazione dei grandi elettori al 14 dicembre e consentire alle legislature statali di nominare una lista di grandi elettori alternativi favorevoli al presidente Trump.
La base di questo esposto sarebbe stata la presunta violazione da parte di Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Georgia dell'Articolo II della Costituzione americana, per aver deciso di espandere il voto via posta senza il consenso delle legislature statali a guida repubblicana, ma bensì con ordinanze esecutive o giudiziarie.
17 Stati a guida repubblicana hanno presentato istanza alla Corte Suprema a sostegno del Texas: Alabama, Arkansas, Florida, Indiana, Kansas, Louisiana, Mississippi, Montana, Nebraska, North Dakota, Oklahoma, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Utah e West Virginia .
Oltre a loro anche 126 membri repubblicani del Congresso hanno presentato il proprio sostegno all'esposto presentato dal Texas, incluso il n. 1 ed il n. 2 dei repubblicani alla Camera, rispettivamente il leader della minoranza Kevin McCarthy (R-Ca.) e il Minority Whip Steve Scalise (R-La.).
I quattro stati presi di mira da Paxton avevano risposto alle accuse del Texas ieri pomeriggio:
• Il Michigan ha sostenuto che "la richiesta qui è senza precedenti, senza fondamento fattuale o una base giuridica valida"
• La Pennsylvania ha definito l'esposto del Texas come "un abuso sedizioso del processo giudiziario" e ha chiesto alla Corte di "inviare un segnale chiaro e inequivocabile che tale abuso non debba mai più essere replicato"
• La Georgia (Stato a maggioranza repubblicana), ha detto che "le rivendicazioni del Texas non sono diverse dai molteplici casi presentati nei tribunali statali e federali della Georgia nelle ultime settimane ... E nessuno di questi contenziosi ha visto una vittoria da parte dei querelanti"
Sul fronte opposto invece 22 Stati a guida democratica che invece avevano espresso la propria opposizione all'esposto presentato dal Texas e chiesto alla Corte di bocciarlo senza discuterlo -- così come è effettivamente avvenuto.
Tra le posizioni dei vari Stati è spiccata quella dell'Ohio che ha avuto una posizione sostanzialmente neutrale, ma ha anche affermato che "dare ragione all'esposto del Texas rischia di minare una premessa fondamentale del nostro sistema federalista: l'idea che gli Stati siano sovrani, liberi di governarsi da soli".
La decisione odierna rappresenta quindi la 57esima sconfitta legale per il team di Trump e per i suoi supporter in oltre un mese di battaglie legali dinanzi alle corti ed i tribunali statali e federali.
L'unica causa vinta è stata una causa minore ad inizio novembre per chiedere di ridurre la distanza degli osservatori elettorali dagli scrutatori ai seggi in Pennsylvania, ma nessuna delle cause intentate con l'accusa di brogli ha visto sinora una conclusione positiva per i querelanti.
Anche il Procuratore Generale degli Stati Uniti, William P. Barr, ha detto all'inizio di questo mese di ritenere che il Dipartimento di Giustizia non abbia ancora visto alcuna prova di una frode elettorale su larga scala.
Pressochè immediata la prima reazione politica, da parte di uno dei senatori repubblicani più critici nei confronti del presidente Trump, Ben Sasse (R-Neb.):
"Sin dalla notte delle elezioni, molte persone hanno iniziato a confondere gli elettori mettendo in giro teorie cospiratorie del tipo Obama nato in Kenya, oppure 'Chavez ha truccato le elezioni dall'aldilà', ma la verità è che ogni americano che ha a cuore lo stato di diritto deve prendere conforto dal fatto che la Corte Suprema - incluso i 3 giudici nominati dal presidente Trump - ha deciso di chiudere la porta a queste accuse insensate".
Update ore 01:30: è arrivata anche la prima reazione del presidente eletto Joe Biden. “La Corte Suprema ha deciso in maniera decisiva e veloce di rigettare l’ultimo tentativo da parte di Donald Trump e dei suoi supporter di attaccare il processo democratico. Non è una sorpresa — decine di giudici, funzionari elettori di entrambi i partiti e persino lo stesso Procuratore Generale dell’Amministrazione Trump hanno bocciato questi tentativi senza alcuna base di negare che lui abbia perso le elezioni. La chiara ed evidente vittoria del presidente eletto Biden sarà ratificata dal Collegio Elettorale nella giornata di lunedì, e lui giurerà come Presidente il 20 gennaio”.

https://www.supremecourt.gov/orders/cou ... r_p860.pdf


USA2020: IL PRESIDENTE DEL PARTITO REPUBBLICANO DEL TEXAS INVOCA LA POSSIBILITÀ DI SECESSIONE DAGLI STATI UNITI IN RISPOSTA ALLA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA
Elezioni USA 2020
12 dicembre 2020

Pochi minuti dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha bocciato l’esposto presentato dal Texas per chiedere l’annullamento dei risultati elettorali in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Georgia, è arrivata la reazione di Allen West, il presidente del Partito Repubblicano del Texas.
In un durissimo comunicato inviato alla stampa, West arriva persino ad invocare la possibilità di una secessione del Texas dagli Stati Uniti:
“La Corte Suprema, rigettando l’esposto del Texas che è stato condiviso da altri 17 Stati e 106 membri del Congresso [in realtà 126, ndt], ha decretato che uno Stato può prendere azioni incostituzionali e violare la propria legge elettorale.
Questo provoca effetti dannosi per gli altri Stati che rispettano le leggi, mentre gli Stati colpevoli non soffrono alcuna conseguenza.
Questa decisione stabilisce il precedente che afferma che gli Stati possono violare la Costituzione americana e non subirne alcuna conseguenza. Questa decisione avrà ampie conseguenze per il futuro della nostra Repubblica costituzionale.
Forse è arrivato il momento che gli Stati che rispettano la legge si uniscano assieme e formino una Unione di Stati che intendono rispettare la Costituzione.
Il Partito Repubblicano del Texas rispetterà sempre la Costituzione e lo stato di diritto anche quando gli altri non lo faranno più”.


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena bocciato l'esposto presentato dal Texas per annullare il risultato del voto in Wisconsin, Pennsylvania, Georgia e Michigan, affermando che il Texas non ha diritto a fare una richiesta del genere.
"L'esposto dello Stato del Texas per chiedere il permesso di presentare una mozione per contestare il risultato del voto in altri Stati è negata per mancanza di legittimazione ai sensi dell'articolo III della Costituzione. Il Texas non ha infatti dimostrato un interesse giudizialmente valido nel modo in cui un altro Stato conduce le proprie elezioni. Tutte le altre mozioni pendenti sono archiviate di conseguenza", ha scritto la Corte Suprema nella sua sentenza.


Articolo III della Costituzione USA
https://it.wikisource.org/wiki/Costituz ... %27America

Articolo 1

Sezione III

1. Il Senato degli Stati Uniti sarà composto da due senatori per ogni Stato, eletti - con mandato di sei anni - dal legislativo statuale e ogni senatore disporrà di un solo voto.

2. In primo luogo, nella riunione che si terrà a seguito della prima elezione, i senatori saranno divisi in tre classi, in numero possibilmente uguale. I seggi dei senatori della prima classe saranno resi vacanti allo scadere del secondo anno, quelli della seconda classe allo scadere del quarto, quelli della terza allo scadere del sesto, in modo che un terzo del Senato venga eletto ogni due anni; qualora nell'intervallo tra le sessioni dell'organo legislativo di ciascuno Stato, alcuni seggi si rendano vacanti, per dimissioni o per altra causa, l'esecutivo statuale potrà procedere a nomine provvisorie valide fino alla successiva sessione dell'organo legislativo che provvederà a ricoprire tali seggi.

3. Non potrà essere senatore chi non abbia compiuto l'età di trenta anni, non sia da nove anni cittadino degli Stati Uniti e non risieda, al momento dell'elezione, nello Stato in cui venga eletto.

4. Il Vicepresidente degli Stati Uniti sarà Presidente del Senato ma non avrà diritto di voto, salvo nel caso in cui, in sede di votazione in quell'assemblea, si abbia una parità di voti.

5. Il Senato provvederà alle nomine per le altre cariche interne ed eleggerà anche un Presidente pro tempore, il quale presiederà in caso di assenza del Vicepresidente o quando questi svolga le funzioni di Presidente degli Stati Uniti.

6. Il Senato sarà il solo ad avere il potere di giudicare in ordine a tutti gli atti d'accusa nei confronti dei soggetti di cui all'Articolo II, Sezione IV. Ove si riunisca per tale scopo, i suoi membri saranno vincolati da giuramento o dichiarazione solenne. Ove si debba giudicare il Presidente degli Stati Uniti, presiederà il Presidente della Corte Suprema e nessuno potrà essere dichiarato colpevole se non a maggioranza di due terzi dei membri presenti.

7. Le sentenze pronunciate nei casi suddetti non avranno altro effetto se non la destituzione dalla carica occupata e l'interdizione da qualsiasi carica onorifica, fiduciaria o retribuita alle dipendenze degli Stati Uniti; ma il soggetto dichiarato colpevole potrà, nondimeno, essere passibile di e sottoposto a incriminazione, processo, sentenza e pena secondo le leggi ordinarie.

Sezione IV

1. Date, luoghi e modalità delle elezioni per i senatori e per i rappresentanti saranno fissate in ogni Stato dai rispettivi organi legislativi; il Congresso potrà però in qualsiasi momento stabilire o modificare le norme relative, salvo per quanto riguarda i luoghi in cui i senatori debbano essere eletti.
2. Il Congresso si riunirà almeno una volta all'anno e tale seduta dovrà aver luogo il primo lunedì di dicembre, a meno che, con legge, non si fissi un giorno diverso.


Sezione V

1. Ciascuna delle due Camere sarà giudice dei risultati elettorali e verificherà i requisiti dei membri che ivi risulteranno eletti; e il quorum perché ciascuna delle due Camere possa svolgere i propri lavori sarà costituito dalla maggioranza; quando in numero inferiore, ciascuna Camera potrà rinviare la seduta di giorno in giorno ed è autorizzata sin da ora a costringere i membri assenti ad intervenire, usando quei mezzi cui riterrà di ricorrere e con quelle sanzioni che vorrà comminare.


ARTICOLO III
Sezione I

Il potere giudiziario degli Stati Uniti sarà conferito a una Corte Suprema e a quelle corti di grado inferiore che il Congresso potrà di quando in quando istituire e organizzare. I giudici sia della Corte Suprema che delle corti di grado inferiore conserveranno la loro carica finché terranno buona condotta, e, ad epoche fisse, riceveranno per i loro servigi un'indennità, che non potrà essere ridotta finché essi rimarranno in carica.

Sezione II

1. Il potere giudiziario si estenderà a tutti i casi di common law e di equity che si presenteranno nel quadro della presente Costituzione, nel quadro delle leggi degli Stati Uniti e dei trattati da essi stipulati o da stipulare in base alle loro competenze, a tutti i casi che riguardino ambasciatori, altri rappresentanti diplomatici e consoli, a tutti i casi relativi all'ammiragliato e alla giurisdizione marittima; alle controversie in cui gli Stati Uniti siano parte in causa; alle controversie tra due o più Stati, tra uno Stato e i cittadini di un altro Stato, tra cittadini di Stati diversi, tra cittadini di uno stesso Stato che avanzino pretese su terre in base a concessioni di altri Stati, e tra uno Stato - o i suoi cittadini - e Stati, cittadini o sudditi stranieri.

2. In tutti i casi che riguardino ambasciatori, altri rappresentanti diplomatici e consoli, e in quelli in cui uno Stato sia parte in causa, la Corte Suprema giudicherà in primo e unico grado. In tutti gli altri casi sopra menzionati la Corte Suprema avrà giurisdizione d'appello, sia di diritto che di fatto, con le eccezioni e le norme che verranno fissate dal Congresso.

3. Il procedimento per tutti i reati, salvo nei casi di impeachment, dovrà avvenire mediante giuria; tale procedimento avrà luogo nello Stato dove detti reati siano commessi; quando il reato non sia stato commesso in alcuno degli Stati, il processo si terrà nella o nelle località che per legge il Congresso indicherà.

Sezione III

1. Sarà considerato tradimento contro gli Stati Uniti soltanto l'aver mosso guerra contro di essi, o l'aver appoggiato nemici degli Stati Uniti, fornendo loro aiuto e sostegno. Nessuno potrà essere dichiarato colpevole di tradimento se non su deposizione di due testimoni che siano stati presenti a uno stesso atto flagrante, ovvero quando la colpa sia confessata in pubblico processo.

2. Spetterà al Congresso stabilire la pena per tradimento; ma nessuna sentenza di tradimento potrà comportare perdita di diritti ereditari per i discendenti, o confìsca di beni se non durante la vita del colpevole.



È tempo per Donald Trump di andare avanti
In un editoriale dell’11 dicembre, il giornalista del Washington Examiner, Byron York, spiega in modo oggettivo, realistico, ragionato e senza dare delle false illusioni, che a seguito della recente sentenza della Corte Suprema sull’inammissibilità della causa presentata dallo Stato del Texas, sarebbe giunto il momento per il presidente Donald Trump di andare avanti e di accettare il risultato delle elezioni.
Il Presidente Donald Trump
Edizione speciale Daily Memo di Byron York: è ora che Trump si fermi

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... re-avanti/


È TEMPO PER TRUMP DI ANDARE AVANTI. I difensori del Presidente Donald Trump hanno sottolineato molte volte, correttamente, che egli ha tutto il diritto di proseguire nelle cause legali per contestare i risultati delle elezioni negli Stati che ha perso per una manciata di voti. Andare in tribunale non è mettere in scena un “Colpo di Stato” o “complottare” per distruggere la democrazia, come accusano alcuni degli avversari di Trump. È il modo in cui le persone, e così anche il Presidente degli Stati Uniti, portano avanti le loro rivendicazioni nel sistema. Quindi, anche se molte delle cause portate da Trump e dai suoi alleati sono state inverosimili, e le ha perse quasi tutte, non c’è stato alcun grave danno nel presentarle.

Ma è giunto il momento di farla finita. Lunedì è il giorno in cui i Grandi Elettori si incontreranno negli Stati Uniti per votare nel Collegio Elettorale per la Presidenza. Gli Stati hanno già certificato i risultati delle loro elezioni; il totale è di 306 Grandi Elettori per Joe Biden e 232 per Donald Trump. Nessuna delle cause del Presidente ha portato ad un cambiamento in nessuno di questi stati, e avrebbe bisogno che ciò accadesse non in uno, non in due, ma in tre stati – diciamo, Arizona, Georgia e Pennsylvania – per vincere. Biden, invece, vincerà la presidenza con 306 voti, a meno che uno o due “elettori infedeli” riducano leggermente il margine della sua vittoria. (Ricordiamo nel 2016, quando alcuni Democratici disperati sperarono che frotte di Grandi Elettori affiliati a Trump avrebbero potuto abbandonare il loro impegno a sostenerlo? Non ha funzionato).

Venerdì sera la Corte Suprema ha respinto l’ultima grande causa del Presidente, la causa intentata dallo Stato del Texas contro Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Non c’era nessuna possibilità che la Corte, per volere di uno Stato, potesse contestare i risultati delle elezioni di altri quattro diversi Stati. Non c’era nessuna base su cui farlo, non era previsto dalla Costituzione e avrebbe creato un terribile precedente che avrebbe sicuramente afflitto la nostra politica negli anni a venire. Alla fine, i giudici hanno deciso di non accettare affatto il ricorso. Solo due, Samuel Alito e Clarence Thomas hanno detto che il tribunale avrebbe dovuto prendere in considerazione il caso, ma anche loro hanno detto che “non avrebbero concesso nessun sollievo” e non hanno espresso “nessuna opinione su qualsiasi altra questione”. Con ciò, le speranze di Trump di bloccare la certificazione dei risultati alla Corte Suprema sono morte.

Recentemente, alcune persone intorno al presidente hanno suggerito che il termine per la definizione delle elezioni, non fosse lunedì 14 dicembre, bensì il 6 gennaio 2021, quando il Congresso dovrebbe certificare i risultati del Collegio Elettorale (ovvero l’elezione del 14 dicembre). Jason Miller, uno dei migliori aiutanti della campagna di Trump, ha recentemente twittato che lunedì “non è necessariamente la data di fine” del processo, “ma è il 6 gennaio, quando il nuovo Congresso conterà i voti elettorali”, ha detto Miller. Ma al momento non vi è alcuna causa in tribunale che possa portare ad un cambio di voti elettorali sufficienti per rieleggere il Presidente.

Questo non vuol dire che i Repubblicani non abbiano scoperto problemi seri nel modo in cui alcuni Stati hanno condotto le loro elezioni. Per fare un esempio, come ha sottolineato il Team legale di Trump, le azioni degli scrutatori alla State Farm Arena nella Contea di Fulton, in Georgia, la notte delle elezioni, sono “sospette” e necessitano di indagini. La spiegazione ufficiale degli eventi è cambiata e dovrebbe esserci un resoconto affidabile di ciò che è accaduto. Ci sono eventi “discutibili” anche in altri Stati che devono essere perseguiti. Da chi? Sembra improbabile che molti giornalisti siano interessati. Forse un filantropo conservatore potrebbe costituire un Istituto per lo studio delle elezioni del 2020. Seriamente, le elezioni lasciano un’enorme scia di dati che possono richiedere molto tempo per essere analizzati. Viste le domande che circondano queste elezioni, in particolare che riguardano l’aumento esponenziale del voto per posta, è importante che i dati siano esaminati, se non altro allo scopo di preservare la fiducia del pubblico nelle istituzioni della nazione.

Oltre a ciò, c’è un problema serio che deve essere risolto in un caso dalla Pennsylvania. Lì, la Corte Suprema dello Stato ha essenzialmente creato la legge elettorale, un compito che la Costituzione assegna alle legislature statali, quando ha prorogato il termine per la ricezione delle schede elettorali in diretta contraddizione con la legge statale. La Corte Suprema deve risolvere la questione dei comitati elettorali o dei tribunali che essenzialmente adottano delle leggi elettorali negli stati di tutto il paese.

Nel quadro generale, i risultati delle elezioni non sono stati particolarmente sorprendenti. Trump ha avuto molta fortuna nel 2016 e molta sfortuna nel 2020. Ha affrontato venti contrari terribili durante tutto l’anno. Inoltre, nel 2016, ha vinto vincendo di poco in alcuni Stati Chiave. Nel 2020, ha perso nuovamente di poco in alcuni Stati Chiave. Il risultato non era al di fuori delle sue probabilità, specialmente dopo che Trump ha sopportato quattro anni di attacchi, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, dalla “resistenza” (i c.d. Never Trumpers, elementi all’interno del suo stesso partito e da molte delle più grandi organizzazioni dei media della nazione).

Quella, alla fine, è stata la vera interferenza elettorale, e i sostenitori di Trump hanno tutte le ragioni per essere arrabbiati, e per molto tempo. Lo sforzo per rimuovere il Presidente dal suo incarico è iniziato prima ancora che entrasse in carica. Un’alleanza di antagonisti di Trump nell’esecutivo federale, nell’intelligence e nei mass media ha cercato di minarlo fin dal primo momento. Dalla manovra astuta per pubblicizzare le calunnie del Dossier Steele allo sforzo di inchiodare il generale Michael Flynn al gioco di James Comey, che era quello di assicurare che Trump non fosse sotto inchiesta lasciando però l’impressione pubblica che lo fosse, e poi, all’indagine di Mueller, durata per anni, in cui il procuratore speciale ha scoperto presto che l’accusa di collusione non poteva essere confermata, ma ha permesso che le indagini proseguissero all’infinito – attraverso tutto ciò, Trump ha dovuto affrontare degli sforzi senza precedenti fatti per paralizzare la sua presidenza ed assicurarsi che non sarebbe stato rieletto. Alla fine del 2019, i Democratici alla Camera ha persino messo sotto accusa il Presidente nella speranza che questo lo indebolisse così tanto da non poter ottenere un secondo mandato.

Quindi, ovviamente, i Repubblicani sono sconvolti da quello che è successo. Nonostante tutto, Donald Trump ha realizzato un numero enorme di cose: in termini di risultati, la sua è stata sicuramente la presidenza repubblicana più impressionante dai tempi di Ronald Reagan. Ma l’umore degli elettori, alimentato da una frenesia mediatica, gli si è rivoltato contro. Ora, dopo la decisione della Corte Suprema, non può più sostenere le contestazioni a quel verdetto. È ora di andare avanti.


La Corte Suprema accusata di codardia
13 dicembre 2020
Rumble — Reazione popolare e degli opinion leader che gravitano intorno a Trump alla recente decisione della Corte Suprema di non esaminare il ricorso presentato dal Texas, da 18 stati e da circa 120 parlamentari contro i brogli elettorali riportati da testimoni in Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
https://rumble.com/vbutrx-13-12-2020-la ... mn-43.html




La Corte Suprema non ha accolto nessun ricorso di Trump e dei repibblicani

Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden.
Il mondo orripilante di Joe Biden e della sua corte dei miracoli.
Gli USA di Joe Biden, della Kamala Harris e della Pelosi, un incubo infernale per il mondo intero!

viewtopic.php?f=92&t=2941
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6616063933
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:42 am

8)

Non tutto è perduto, forse il bene vincerà sul male! Forza Trump!

L'Osservatore Repubblicano

"Tutti i recenti Stati dichiarati a Biden saranno legalmente contestati da noi per frode elettorale e frode elettorale statale. Tante prove: date un'occhiata ai Media. VINCEREMO! AmericaFirst!
ha. comunicato Donald J. Trump in un tweet di pochi minuti fa
Donald J. Trump

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7067656712



Parla Rudolph Giuliani: “Cose mai viste, frodi in tutto il Paese”
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 4580994294

Parla di “massicci brogli”; prepara azioni legali in diversi Stati; non esclude di presentare un ricorso anche a livello federale e arriva a chiedersi: “Frodi in tutto il Paese, quanti sono i morti che hanno votato?”.
Col passare delle ore, mentre le operazioni di scrutinio procedono a singhiozzo e le prime proteste iniziano a scuotere l’America, il clima intorno alle presidenziali si fa incandescente e Rudolph Giuliani, già sindaco di New York e avvocato di Donald Trump, non usa giri di parole nel definire la situazione “al di là di qualsiasi cosa abbia mai visto prima”.
“Non consentiremo che ci rubino queste elezioni – affonda Rudy Giuliani -. Noi abbiamo vinto, bisogna contare in modo corretto questi voti.

L'Osservatore Repubblicano

Per cercare di evitare la censura imposta dai Social in questo momento, non possiamo allegare link esterni, ne mettere hashtag, ne citare attraverso il tag Giuliani. L'informazione la trovate su L'Occidentale (credit) ed è disponibile sul loro sito, che invitiamo a consultare. Scusate per il disagio ma la situazione è questa.




BREAKING: La Corte Suprema della Pennsylvania ha annullato la sentenza della Corte del Commonwealth della Pennsylvania favorevole alla campagna di Trump sul permettere ai rappresentanti di lista repubblicani di essere presenti durante il conteggio dei voti a Philadelphia per verificare la regolarità.
I Democratici hanno fatto appella alla corte suprema.
Hanno qualcosa da nascondere?
Ci sembra una regola di civiltà permettere ai candidati e ai rappresentanti di lista di qualunque partito essere presenti durante il conteggio dei voti. Se no dà l'impressione che si voglia nascondere qualcosa con il rischio che la gente pensi che ci siano dei brogli elettorali.

L'Osservatore Repubblicano

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2167654202



GAME NOT OVER
L'Arizona, assegnata prematuramente a Biden dall'Associated Press e da Fox ritorna in gioco con un recupero di Trump.
Niram Ferretti
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Mancherebbero all'appello mezzo milione di schede. In Nevada, (lo Stato necessario a Biden per giungere ai 270 grandi elettori, con il 75% delle schede scrutinate, Biden è in vantaggio su Trump di soli 8 mila voti. Il conteggio si è ora arrestato. In Georgia, con il 98% delle schede scrutinate, Trump è in vantaggio su Biden di 19 mila voti. In North Carolina con il 94% dei voti, Trump è in vantaggio su Biden di 77 mila voti, e in Pennsylvania, con l'89% dei voti scrutinati, Trump è ancora in vantaggio di 164 mila voti.
Intanto, nel paese, da Phoenix a New York, iniziano le proteste





Vince Joe Biden, chi ha dubbi sul voto è un "eversivo"
Elezioni Usa, secondo giorno. Non c'è ancora un presidente eletto ufficialmente, Biden proclama la sua vittoria "certa" alla mezzanotte (ora italiana), ma Trump non concede la sconfitta. La campagna repubblicana sospetta che vi siano stati brogli elettorali negli Stati chiave, ma chiunque ne parli viene censurato da Twitter per diffusione di fake news.

05-11-2020

https://lanuovabq.it/it/vince-joe-biden ... n-eversivo

Alla mezzanotte (ora italiana) del 4 novembre, appare ancora abbastanza confuso il risultato delle elezioni americane: una vittoria di Biden, ma già dimezzata in partenza. Il presidente in carica, Donald Trump, non intende concedere la sconfitta, perché denuncia presunti brogli elettorali, soprattutto negli Stati-chiave di Pennsylvania, Michigan, Wisconsin. E intanto i Repubblicani stanno ottenendo altri successi che azzoppano la nuova (ancora eventuale) amministrazione democratica: si avviano alla conferma della maggioranza in Senato e riducono le distanze alla Camera, oltre a conquistare uno Stato in più, il Montana.

La campagna di Trump e il suo avvocato Rudy Giuliani denunciano sospetti di brogli elettorali “massicci” in Pennsylvania, dove un gran numero di schede votate e spedite per posta “arrivano da Marte”, per usare le parole dell’ex sindaco di New York. Sempre in Pennsylvania, la campagna di Trump ha denunciato l’espulsione di rappresentanti di lista repubblicani dai seggi nel corso dell’Election Day, la presenza di attivisti democratici che volantinavano sin dentro le cabine elettorali e l’inspiegabile chiusura dei seggi elettorali prima dell’orario di lavoro… ma solo quelli nelle aree già note come filo-repubblicane. Lo stesso Giuliani si appresterebbe a far causa anche ad un altro Stato, probabilmente il Michigan, dove la conta dei voti ha registrato delle stranezze di ogni genere. Se fino alla mezzanotte del 3 novembre appariva ormai certa la vittoria di Trump, la maggioranza si è invertita di colpo, dando la maggioranza a Biden, per un pugno di voti. Secondo una proiezione del 4 novembre Biden avrebbe conquistato gli ultimi 138mila voti in un blocco unico. In pratica, dopo una certa ora, gli scrutatori hanno trovato solo schede con il voto a Biden? Su sollecitazione della Corte Suprema, è risultato trattarsi di un errore delle autorità di una contea che avrebbe sbagliato a riportare il dato elettorale, aggiungendo uno zero. Ma intanto la maggioranza si è ribaltata di colpo. Normale che i team di avvocati di Trump ora voglia andare a fondo.

Il problema è che questa legittima voglia di trasparenza, in una tornata elettorale unica nel suo genere (100 milioni di voti postali e anticipati, 2 mesi di votazioni) passa per essere un “tentativo di colpo di Stato” di Donald Trump. Media, social media e manifestanti si comportano di conseguenza. Le televisioni che hanno seguito in diretta il voto (tutte, inclusa Fox News) hanno seguito la regola di non attribuire la vittoria a Trump negli Stati che di volta in volta si aggiudicava, a meno che lo scrutinio non fosse completo al 100% (al contrario, anche gli Stati con meno della metà dei voti contati, venivano assegnati ai Democratici se questi erano in testa). I social media, in particolar modo Twitter, avevano già annunciato di voler cancellare tutti gli eventuali messaggi prematuri di vittoria di Donald Trump, proprio per limitarne l’eventuale carica eversiva. Siccome la realtà è ricca di imprevisti, è stato Joe Biden, a seggi appena chiusi, a tenere un piccolo discorso a Wilmington nel “suo” Delaware, che era praticamente un discorso di vittoria: dopo aver invitato gli elettori già in coda a votare anche dopo la chiusura dei seggi, ha chiesto la fiducia dei suoi, si è detto certo dell’esito positivo del voto in un momento in cui (altra stranezza) lo spoglio veniva interrotto per una lunga pausa in molti Stati ancora in bilico in cui il presidente era in vantaggio, fra cui la Pennsylvania. La risposta di Trump non si è fatta attendere su Twitter e il social, come promesso, ha censurato il messaggio. Il testo recitava: “Siamo avanti, ALLA GRANDE, ma stanno cercando di rubarci le elezioni. Non glielo dobbiamo permettere. Non si deve poter votare dopo la chiusura dei seggi”. Dopo pochi minuti era invisibile e non più condivisibile. Sarebbe stato il primo di una lunga serie di messaggi, anche del presidente, cancellati deliberatamente da Twitter. E nel corso della giornata anche fonti di informazione legati al partito repubblicano, giornalisti indipendenti conservatori e osservatori di parte del Gop sono stati sospesi. Vietato dalle regole del social anche condividere notizie sugli strani casi dello spoglio nel Wisconsin (sospetto che vi fossero più voti che elettori) e del Michigan (l’incredibile 100% registrato da Biden nelle ultime 138mila schede di cui sopra): tutte “fake news”, cancellate dal social e poi smentite pubblicamente dai fact checkers.

Eppure era Trump ad aver rubato la vittoria nel 2016, grazie agli hacker russi… su quel sospetto si è svolta un’indagine durata quasi tre anni. Indagare sul sospetto di brogli democratici, al contrario, è considerato un atto di eversione a favore di Trump. Ad avere i media e i social media dalla propria parte, si può questo ed altro.



L'inaffidabilità del voto per posta, lo stop and go dei conteggi e il gioco sporco dei sondaggi
Atlantico Quotidiano
5 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... -sondaggi/

Tranquilli: non sarà grazie ad una “manovra complottista” che Trump riuscirà a restare alla Casa Bianca. È evidente infatti che irregolarità e brogli andranno dimostrati e certificati, non su Twitter, ma in sede legale, fino alla Corte Suprema. Al tempo stesso, però, il modo migliore per alimentare teorie complottiste, che possono resistere decenni avvelenando il clima politico negli Stati Uniti, è non riconoscergli il diritto di chiedere riconteggi, avanzare ricorsi e diradare ogni opacità nel processo di conteggio dei voti. E, purtroppo, di opacità ce n’è stata molta. Certamente dovuta al sistema di voto adottato in massa in queste presidenziali per via del Covid.

Come avevamo previsto, infatti, il voto per posta è stato decisivo e si è dimostrato l’unico effetto davvero decisivo della pandemia sulle elezioni.

Il rischio di contagio nei seggi ha indotto molti stati a estendere il voto per posta da eccezione riservata ad alcune categorie di elettori a “sistema”, così per uno strano scherzo del destino il virus cinese ha finito per modificare il sistema di voto della superpotenza rivale della Cina nell’elezione più importante, e pare riuscendo a far fuori proprio l’avversario più temuto, l’unico leader occidentale che aveva avuto il coraggio di sfidare le ambizioni egemoniche di Pechino.

All’estensione del voto per posta si deve in grandissima misura l’affluenza record (seconda in percentuale solo alle presidenziali del 1900) e questo ha favorito Biden in particolare negli stati chiave Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.

Che siano stati commessi o meno brogli sistematici, il problema con questo sistema di voto è la sua intrinseca inaffidabilità, per cui sarà difficile diradare ogni dubbio su questa elezione, a meno che uno dei due candidati non riconosca serenamente la sconfitta.

Il voto per posta non tutela libertà e segretezza, non c’è una reale garanzia su chi abbia compilato e imbucato la scheda (se poi, come in Pennsylvania, si accettano anche schede senza timbro postale e firma…), si presta a pesanti condizionamenti “ambientali” e al voto di scambio, a smarrimenti e ritrovamenti, voti attribuiti a persone decedute da anni. Siamo onesti: se qualcuno proponesse in Italia di estendere il voto per posta dagli italiani all’estero (dove irregolarità sono provate) a tutto il Paese, per evitare assembramenti ai seggi, verrebbe subito accusato di concorso in associazione mafiosa, di voler favorire il voto di scambio, la corruzione e le mafie.

Ora, la garanzia minima è che ci sia un termine per le operazioni di voto, ovvero che vengano contate solo le schede che alla chiusura dei seggi si trovano all’interno. Se permetti deroghe, apri un vaso di Pandora…

Quando la notte del 3 novembre, in conferenza stampa, Trump ha detto, smettete di contare i voti, non intendeva dire che non dovessero essere contati tutti i voti validi, come riportato strumentalmente. Ha detto, e ripete, smettete di votare, intendendo smettete di contare voti arrivati dopo la chiusura dei seggi.

Per quanti giorni oltre il 3 novembre possono essere accettate e contate le schede inviate per posta? È una questione di cui avevamo parlato prima dell’election day. E qui Trump obiettivamente può avanzare il legittimo sospetto che le procedure in molti stati, come la Pennsylvania, abbiano di fatto reso possibili voti illegittimi e favorito brogli.

Non possono essere accettati voti oltre il 3 novembre, stabilisce la legge statale della Pennsylvania, ma la Corte dello stato l’ha potenzialmente reso possibile, aprendo di fatto ai brogli, quando ha ordinato che fino a tre giorni dopo venissero accettate anche schede senza timbro postale o con timbro illegibile, presumendo che siano state imbucate il 3 novembre.

Per questo la dinamica delle operazioni di scrutinio in molti stati, nella notte tra il 3 e 4 novembre, non può che destare sospetti. Il conteggio si è fermato in Pennsylvania all’inizio della notte, con Trump in vantaggio di circa 700 mila voti (il 15 per cento), che Biden potrebbe ribaltare se i voti rimanenti fossero in suo favore nella misura del doppio. Ma è realistico che un risultato simile possa arrivare dai grandi centri urbani e in quel momento lo scrutinio a Philadelphia era molto indietro rispetto alla media dello stato. Perché fermarsi e non continuare a contare, se i voti per posta erano già all’interno dei seggi? Stessa identica dinamica stop and go anche a Detroit (Michigan), Milwaukee (Wisconsin), Atlanta (Georgia). In questi stati non era chiaro nemmeno quanti voti ci fossero ancora da contare.

Ma vediamo che questa dinamica dello stop and go continua ancora in queste ore in Georgia e North Carolina – in quest’ultimo stato è possibile accettare e contare schede fino a 9 giorni dopo l’election day (!). Il sospetto è che se Trump dovesse superare Biden in Arizona o Nevada, e restare davanti in Pennsylvania, vedremo ulteriori voti ribaltare Georgia e North Carolina.

C’è un’altra anomalia riscontrata nel voto in Wisconsin. Su 3.684.726 di registrati al 1° novembre, i voti contati sono stati 3.288.771, un’affluenza strabiliante dell’89 per cento, anormale sia rispetto agli stati vicini sia rispetto allo storico del Wisconsin, anche considerando la specificità di questa elezione. A Milwaukee, in 7 seggi, l’affluenza sui registrati (sempre al 1° novembre) ha superato il 100 per cento, e in 2 seggi il 200 per cento. Ma in Wisconsin ci si registra anche il giorno del voto, quindi i registrati potrebbero essere molti di più rispetto al 1° novembre, il che porterebbe l’affluenza a livelli più realistici. Il Milwaukee Journal Sentinel ha dichiarato un’affluenza del 71 per cento degli aventi diritto. Probabilmente è qualcosa di più. Ma significherebbe comunque centinaia di migliaia nuovi registrati tra il 2 e il 3 novembre. In due giorni. Tutto può essere, non stiamo qui alludendo a brogli, ma sicuramente dimostra il ruolo decisivo del voto per posta, che è intrinsecamente vulnerabile a brogli ed irregolarità.

I due balzi di voti sospetti a favore di Biden in Michigan e Wisconsin sembra invece abbiano trovato una spiegazione: nel primo, un errore di trascrizione da una contea, che ha aggiunto uno zero di troppo a 15.371 voti per Biden, e nel secondo l’arrivo dei voti per posta da Milwaukee, città fortemente “blu”, che sembra avrebbe deciso di conteggiare tutte le schede postali in un unico seggio – decisione comunque che qualche perplessità la solleverebbe…

L’ampio margine con cui Trump si è aggiudicato l’Ohio (8 per cento), faceva pensare ad una sua possibile affermazione anche in qualcuno degli stati tra Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Questo tra l’altro ci indica un’altra stranezza, forse senza precedenti, di queste elezioni: Trump non riuscirebbe ad essere rieletto nonostante 1) abbia vinto Ohio e Florida, che rispettivamente era dal 1960 e dal 1992 che non votavano per un candidato che non riuscisse poi ad arrivare alla Casa Bianca e 2) i Repubblicani abbiano probabilmente mantenuto il controllo del Senato e guadagnato posizioni alla Camera.

Ma la battaglia si è giocata e si gioca ancora molto sul piano della comunicazione.

È da giugno che il presidente Trump parla del rischio brogli, di “elezioni truccate”, con il voto postale. Brogli o no, il voto postale ha inciso negativamente anche nella narrazione. Stati dove la notte del voto era in vantaggio Trump ribaltati ore e giorni dopo. Stati assegnati prematuramente a Biden durante l’election night, come l’Arizona, con un risultato sul filo dopo conteggi di giorni. Si è fatto in modo che fosse il presidente Trump a dover contestare l’esito del voto, potendo così alimentare una narrazione – che in realtà prosegue da quattro anni – che lo vede come l'”usurpatore”. Biden è stato il primo a parlare, rivendicando di fatto di aver vinto, la notte delle elezioni. E proprio per prevenire una vittoria di Biden sul piano della comunicazione il presidente ha dovuto rispondere. Il comportamento più corretto sarebbe stato da parte di entrambi (anche Biden) aspettare la fine dei conteggi e, in caso, delle opportune verifiche e degli eventuali ricorsi.

Voto per posta, narrazione su Trump come usurpatore. Gli elementi che si aggiungono allo scenario sono disordini di piazza e censura dei social. Twitter è scatenato nell’oscuramento in massa di tweet sui possibili brogli, arrivando a censurare anche quelli del presidente Trump, mentre alcuni chiedono proprio di chiudergli l’account.

Anche i sondaggi fasulli hanno contribuito a mettere in piedi questa narrazione, alimentando l’aspettativa di una vittoria scontata di Biden. A livello nazionale, le medie gli attribuivano un vantaggio dell’8 per cento (per ora siamo al 2,5, anche se potrebbe salire), ma ogni giorno i media mainstream davano massima evidenza a sondaggi che riportavano un distacco a doppia cifra, anche 12 o 14 per cento.

Anche nei singoli stati, Trump ha vinto in modo netto in Florida, Ohio e Texas, nel primo caso molto più agevolmente di quattro anni fa, quando in tutti questi doveva essere un testa-a-testa. Nella Rust Belt è stato un testa-a-testa all’utimo voto, mentre Biden avrebbe dovuto vincere agevolmente. Resta un pesante dubbio sul ruolo di soppressione del turnout per Trump giocato dai sondaggi: un numero rilevante di elettori potrebbe essere stato scoraggiato a votare Trump in quegli stati in cui veniva dato come non competitivo.

Anche i sondaggi sulle elezioni per il Congresso sono stati fallimentari: indicavano che i Democratici avrebbero riconquistato il Senato e allargato la maggioranza alla Camera. Non sta accadendo: in queste ore si prevede che i Repubblicani mantengano il controllo del Senato e conquistino 8 seggi (6 netti) alla Camera.

Non si pretende ovviamente che i sondaggi ci azzecchino, ma soprattutto sulle presidenziali l’errore è stato tanto clamoroso, tanto condiviso tra tutti gli istituti più “quotati” e ripresi dai media mainstream, che la possibilità che ci sia stato dolo per condizionare il comportamento di molti elettori va presa in seria considerazione. Non solo soppressione del turnout per Trump. I sondaggi hanno certamente contribuito in modo rilevante a creare una narrazione nella quale Biden non può aver perso, è Trump a cercare di rubare l’elezione facendo leva sul fatto che in alcuni stati il distacco è stato meno ampio di quello previsto. Ma se non fosse mai esistito tra i due il distacco di 8-10 punti che veniva continuamente propagandato, l’opinione pubblica oggi sarebbe più preparata ad un risultato sul filo e ad un’elezione contestata.


Elezioni USA
L'enorme truffa...
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/david.damico33 ... 2774432395

In alcuni Stati la percentuale dei voti è superiore al numero degli aventi diritto... E guarda caso i voti in più sono tutti quanti verso i democratici




Brogli elettorali USA
Jaime Andrea Jaime
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 4643672485

In USA ci si iscrive alle liste elettorali in due maniere:

All’ufficio elettorale di zona, dove si presenta un documento e la prova di residenza (ricevuta della bolletta dell’elettricita’ ad esempio) ed il numero di Social Security, che in USA e’ basilare per tutto (come il tesserino del codice in Italia) e poi arriva a casa il tesserino con indicato pure il luogo del seggio.
All’ufficio della Motorizzazione locale, che e’ autorizzato dall’Ufficio elettorale, dove uno presenta la patente e si iscrive, semplicemente.
In California per fare un esempio da anni hanno concesso agli illegali di avere la patente, con la scusa che molti giravano con patenti false e senza assicurazione, e questo ha dato accesso agli illegali di iscriversi anche alle liste elettorali.
È un fatto noto da anni e che vede contrapposti i Dems, che vogliono fare entrare tutti, ed i Rep che invece vogliono fare entrare solo secondo le leggi di immigrazione, come ad esempio feci io.
Anni fa in California cercai uno che me venisse a pulire casa due tre volte al mese. Trovai un polacco, tale Pavlek, che mi parve il migliore e prima di decidere gli chiesi il Social Security per esser sicuro fosse legale.
Comincio’ a venire e dopo un po mi mandò uno altro suo “dipendente” poi dopo qualche tempo un altro. Poi mi mando’ una coppia, Thomas e Lucy, Cecoslovacchi di Brno carinissimi bravissimi e con loro mi trovai benissimo e vennero per anni.
Un giorno Thomas si staccò dal polacco e continuo’ a venire da solo però dato che la moglie era rimasta incinta ed aspettava. Arrivò un gorno con la macchina rotta ed io gli dissi di metterla in garage per vedere se,, mentre lui puliva, casa gliela potevo aggiustare. Due pezzetti rimediati nella mia scatola magica e riparazione effettuata (staffa dell’alternatore rotta). Non sapeva come ringraziarmi e mi dette la pulizia di quel mese gratis, ma quasi piangendo si aprì con me e mi confessò che era illegale e che la Social Security che mi aveva mostrato era falsa. Io non ebbi né il cuore né i motivi per mandarlo via: aveva le chiavi di casa ed era bravissimo e nel frattempo avevano avuto pure un secondo figlio.
Però mi raccontò dove e come si compravano le carte false e di tutto un mercato nero ed illegale specifico e di molti suoi amici illegali anche loro che persino votavano alle elezioni.
Un’altra volta a casa di un conoscente (amico di amici) vidi su un tavolo un absentee ballot vero spedito all’indirizzo della moglie. Solo che ambedue avevano SOLO la Green card e quindi non avrebbero potuto votare. Roba da denuncia, ma io non sono un delatore e nemmeno un agente dell’FBI e quindi non dissi nulla ma semplicemente non li frequentai più.
Queste cose vanno avanti da anni ed oggi, con la scusa del Covid e “non si puo andare a fare la fila tutti insieme”, i Dementocratici si sono inventati di mandare la scheda a cani e porci secondo liste che comprendono tutti e quindi taroccare le elezioni.
Curiosamente TUTTI e SOLO stati Governati da loro.
Ah, dimenticavo: negli ultimi due anni hanno epurato in California circa 1.500.000 di nomi di persone decedute da tempo, obbligati da atti di ordinanza di giudici.
Questo è quanto.


FATTI E FAKES
Niram Ferretti
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Girano in questo momento su Facebook tutta una serie di grafici e foto che dimostrerebbero
che ci sono stati brogli. Da qualche parte ho letto anche che dei funzionari delle poste sarebbero stati arrestati (non è mai successo).
Se brogli ci sono stati, personalmente confido che la Casa Bianca, saprà dimostrarlo in modo convincente, ma le fake news non aiutano affatto, quello che aiuta sono i fatti, e per il momento è un fatto che l'Arizona, attribuita a Joe Biden ieri con solo il 67% dei voti, è tornata in gioco e, al momento, con l'88% dei voti scrutinati il divario tra Biden e Trump si è accorciato anche se Biden è in vantaggio di 68 mila voti.
Un altro dato è che in Georgia con il 99% dei voti scrutinati, Trump è in testa con 13 mila voti mentre in North Carolina, con il 94% dei voti scrutinati è in vantaggio su Biden di 77 mila voti.
In Pennsylvania con l'88% dei voti scrutinati, Trump domina con 98 mila voti di vantaggio.
In Nevada, dove la conta dei voti è stata al momento sospesa perchè ci sono dei voti ancora in arrivo (per dire il caos) il vantaggio di Biden su Trump, al 76% dei voti scrutinati, è di 12 mila voti.
La partita, dunque è ancora aperta. I grandi elettori definitivi di Biden sono, al momento 253 e non 264 come gli ha attribuito la Associated Press.



Agli osservatori repubblicani (rappresentanti di lista) è stato impedito l'accesso ai seggi per controllare la regolarità delle operazioni di voto.
L'Osservatore Repubblicano
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6914356394

Una folla si è radunata fuori dal Centro TCF a Detroit mentre i funzionari elettorali hanno detto a dozzine di sfidanti repubblicani che non potevano rientrare nella stanza perché non aveva la capacità di contenere altre persone. (qualcuno poteva uscire e far entrare i repubblicani... se questo è il vero motivo..) .
Drew Thompson, della campagna di Trump nello stato del Michigan, ha condiviso su Twitter le immagini delle porte dell'edificio, che sono state chiuse dall'interno dalla polizia.
"I funzionari elettorali di Detroit si stanno attualmente rifiutando di lasciare che il pubblico osservi il processo di conteggio al centro TCF", ha scritto Thompson. "Hanno chiuso le porte con un lucchetto. Questa è una vergogna per il processo democratico".
I manifestanti hanno anche cantato "ferma il voto" in seguito alla notizia che la squadra del presidente Trump ha intentato una causa in Michigan, sostenendo che i funzionari della campagna non sono stati autorizzati a osservare i conteggi delle schede elettorali.
"Alla campagna del presidente Trump non è stato fornito un accesso significativo a numerosi seggi per osservare l'apertura delle schede elettorali e il processo di conteggio, come garantito dalla legge del Michigan", ha detto in una nota il responsabile della campagna Trump Bill Stepien. "Oggi abbiamo intentato una causa presso la Court of Claims del Michigan per interrompere il conteggio fino a quando non sarà stato concesso un accesso significativo ai seggi. Chiediamo anche di rivedere quelle schede che sono state aperte e contate mentre non avevamo accesso significativo".

https://www.foxnews.com/politics/detroi ... hallengers



Quattro anni di campagna mediatica anti-Trump non bastano a sollevare l'"onda blu": Biden già anatra zoppa - Atlantico Quotidiano
Franco Carinci
6 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... tra-zoppa/

In questi quattro anni l’attacco a Trump è stato frontale, con a far da avanguardia New York Times e Cnn. Sarebbe dovuto bastare secondo la versione dominante per creare una “valanga blu”. I sondaggi vi ci sono adeguati, con l’inconscia ambizione di realizzare una profezia destinata a realizzarsi: è stata la realtà presupposta non la tecnica, a tradire la variegata tribù dei sondaggisti… Eppure, alla fine, c’è qualcosa che non torna: la preoccupazione per l’economia e la sempre sottovalutata “anima americana”. La scommessa tattica di Biden è parzialmente vinta, è probabile che se pur alla fine di un lungo contenzioso legale arriverà Casa Bianca, ma già come anatra zoppa

Seguendo la campagna mediatica scatenata dalla “intellighenzia nostrana”, con una partecipazione corale di uomini di spettacolo, giornalisti, scrittori, artisti contro Trump, mi sono ricordato di aver sentito la stessa musica alla elezione e, se pur attenuata, alla rielezione di Reagan, che oggi si può ben considerare come uno dei più grandi e amati presidenti americani del secolo scorso. Allora come ora la prevenzione era data dall’essere Repubblicano, quindi di destra, cosa che come si sa significa di una destra cattiva, perché non c’è mai una destra che vada bene alla sinistra, se non quella condannata ad una opposizione malleabile. Fin qui niente di particolare, ma la nota comune è data dalla volontà di infamare in qualsiasi maniera la persona in oggetto: così Reagan era un cowboy ignorante e un attore fallito, Trump un evasore fiscale ma soprattutto uno squilibrato mentale. Niente più niente meno di due pifferai magici destinati a portare gli Usa alla rovina totale. Per Reagan si può rinviare al baccano di quel tempo, per Trump si può rivedere la ricostruzione fattane su La7 da Purgatori, una vera e propria cartella clinica psichiatrica, senza neppure una parola spesa per offrire una panoramica della sua presidenza, che qualcosina di valido l’ha pure prodotta: dal contrasto della Cina, con l’Europa chiusa in un silenzio ossequioso, tanto da censurare la stessa origine del virus, fino agli Accordi di Abramo, anche qui coll’Europa bloccata da un complesso paralizzante nei confronti della popolazione palestinese.

Non è tutta farina del nostro sacco, l’abbiamo importata dagli stessi Usa, dove l’attacco a Trump è stato frontale, con a far da avanguardia il New York Times e la Cnn: come uomo è stato infangato quotidianamente; corrotto e corruttore, evasore fiscale, spregiudicato donnaiolo; come presidente è stato contestato duramente, sia per la sua elezione, sia per la sua politica. Sarebbe stato eletto con l’aiuto di Putin, autore di una campagna mediatica ai danni della Clinton, tanto da meritarsi un impeachment, promosso dai Democratici nonostante la quasi assoluta certezza di non riuscire a portarlo in porto in Senato; avrebbe governato di male in peggio, con una gestione fallimentare della epidemia e con una campagna law and order destinata ad infiammare la protesta afroamericana.

Si è volutamente ignorato che gli Usa sono un Paese federale, dove il potere dei governatori, delle assemblee, delle Corti è tutt’altra cosa rispetto a quelli dei nostri presidenti e consigli regionali, là i governatori possono disporre della guardia nazionale statale e i sindaci della polizia locale. Le critiche circa l’assenza di misure restrittive anti-Covid avrebbero dovuto essere estese anche ai governatori e alle assemblee degli States; e le proteste all’insegna di George Floyd matter contro le violenze degli agenti avrebbero dovuto riguardare anzitutto quei sindaci che ne erano responsabili. Non per niente i governatori e i sindaci chiamati in causa erano spesso Democratici.

Tutto questo sarebbe dovuto bastare secondo la versione dominante per creare una “valanga blu”, tale da colorare quasi l’intera carta geografica degli Usa, con una minoranza attestata su posizioni para razziste, in testa i primatisti bianchi, veri eredi dei cappucci bianchi del Klu klux Klan. E i sondaggi vi ci sono adeguati, con l’inconscia ambizione di realizzare una profezia destinata a realizzarsi: è stata la realtà presupposta non la tecnica a tradire la variegata tribù dei sondaggisti, con in numeri tendenzialmente concordanti intorno ad un meno dieci punti a danno di Trump.

Eppure, c’era qualcosa che non tornava, la preoccupazione prioritaria della gente per l’economia, accompagnata da una maggior fiducia per Trump, non per quel che diceva, ma per quel che aveva fatto, assicurando al Paese un periodo di crescita economica ed occupazionale, portando la disoccupazione ai minimi storici. Non solo, c’era una cronica sottovalutazione di quella che si può chiamare l’anima americana, vivere del proprio lavoro, non di un sussidio statale, privilegiare un mondo libero più di uno sicuro, credere che ciascuno individuo è protagonista del proprio futuro.

Qui sta la vera differenza, nella visione del melting pot. Trump porta all’estremo la classica politica repubblicana, non è razzista con riguardo alle persone, ma, se si vuole, con rispetto alle culture, ci deve essere una tendenziale convergenza sui valori, che sono quelli della anima americana. Questa è la via da percorrere per la integrazione delle minoranze etniche, che deve essere di lingua ma anche di storia, la quale non può essere contestata a posteriori, giudicando il passato alla luce di un presente che pure ne è figlio.

Biden cerca di contenere la deriva a sinistra della attuale politica democratica, peraltro condividendone l’ispirazione fondamentale di una convivenza di diverse minoranze, ivi compresa quella bianca anglosassone, destinata a diventare tale per la più bassa fertilità e la costante immigrazione dal Messico; convivenza all’insegna di una reciproca tolleranza di diverse lingue e storie, senza più condivisione dei valori dell’anima tradizionale.

La scommessa strategica di Biden peraltro è andata persa, perché privilegiare una etnia a danno di una altra, significa perdere la fiducia di questa ultima, l’apertura di una cambiale in bianco a favore di quella afro-americana, ha inevitabilmente comportato la presa di distanza da parte dei latinos, come insegna la vicenda della Florida, dato che in assenza di una cultura comune, ogni etnia si chiude su se stessa, contravvenendo alla classica formula di ex pluribus unum, creata con riferimento agli stati federati, ma applicabile anche con riguardo ai valori identitari.

La scommessa tattica di Biden è andata parzialmente vinta, perché è probabile che se pur alla fine di un lungo contenzioso giudiziario, andrà ad abitare alla Casa Bianca, sfrattando l’attuale inquilino divenuto moroso; ma non senza un costo, che non è quello che appare a prima vista, di una divisione radicale fra destra e sinistra, ma di una segmentazione concorrenziale fra componenti, questa volta non per origine nazionale come ai tempi della massiccia emigrazione dall’Europa, oggi tendenzialmente riassorbita, ma per lingue, tradizioni, credenze, sì da costituire altrettante enclaves.

Una scommessa solo parzialmente vinta, condannato com’è Biden ad essere fin dall’inizio del suo mandato una anatra zoppa, il Senato rimasto in mano ai Repubblicani, con al comando un Trump uscito rafforzato rispetto al partito. La minaccia di riconquistare la maggioranza della Corte Suprema, con l’innalzamento del numero dei componenti, tutti rimessi del presidente in carica, è sfumata completamente, sì che l’istituzione più potente del sistema americano resterà per un tempo imprevedibile nelle mani dei conservatori, ma questo è solo un aspetto del difficile cammino del neo-presidente, perché il Senato condiziona ampiamente l’azione presidenziale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:43 am

.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:43 am

9)

La truffa del voto per posta, stranamente i problemi ci sono solo negli stati governati dai "democratici, progressisti, liberal, anticapitalisti, filo cinesi, filo nazi maomettani, antisemiti" (democratici si fa per dire).






Scoop di Atlantico Quotidiano: intervistato il 197enne che ha votato per Biden

Daniele Meloni
3-4 minuti

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... per-biden/


Clamoroso scoop di Atlantico Quotidiano, che è riuscito a intervistare il 197enne classe 1823 che i media hanno riportato avere votato per Biden alle presidenziali Usa 2020. Il suo nome è Joe Nedib e oggi vive a Detroit, Michigan, con i suoi pronipoti.

DANIELE MELONI: Signor Joe, lei ha stabilito un record. Ci può raccontare come ha fatto ad arrivare a 197 anni così pimpante?
JOE NEDIB: Faccio tanta attività fisica e mangio tanta verdura. Il contrario di quello che fa Trump, che si ingozza di junk food.

DM: Lei ne ha passate tantissime nella sua vita, ha visto tantissimi presidenti e tantissime epoche. Ci può raccontare qualche aneddoto?
JN: Con Abramo Lincoln ci davamo del tu, lo chiamavo Abry. Poi è arrivata la Grande Depressione e ho partecipato al programma di Roosevelt, il famoso New Deal, prima di approdare agli anni Sessanta, dove ho anche lavorato alla Casa Bianca. Con Kennedy. Portavo il cambio di costume alle sue amiche nella piscina della Casa Bianca. Con Clinton mi occupavo delle assunzioni delle stagiste. Infine, con Obama, anche se un po’ avanti con gli anni, producevo la fontana di lacrime che il presidente utilizzava per le commemorazioni e per dimostrare empatia con il popolo.

DM È sempre stato Democratico?
JN: Certo. Anche prima che esistesse il partito nella forma attuale. Oggi rivedo gli ideali di Kennedy, Clinton e Obama in Biden. Anzi, le dirò di più. Vedo in Biden un uomo della mia epoca, lo considero un amico, un pari età. E non solo perché si chiama Joe.

DM: Ha votato per lui?
JN: Sì, a Detroit. Avevo qualche acciacco la mattina del voto, per questo ho preso una busta e ho scritto il suo nome su un foglio bianco. Poi ne ho fatto un aeroplanino e l’ho mandata al seggio. Avevo dubbi sulla validità di questa procedura ma mi hanno detto che era regolarissima.

DM: Cosa pensa di Trump?
JN: Temo per il mio futuro e per il futuro dell’America con lui presidente. Avevo avuto le stesse sensazioni con Coolidge e poi arrivò la Grande Crisi. Trump non mi ispira fiducia. L’altro giorno ho trovato un vecchio dittafono e ho provato a contattare la Cnn per esprimere la mia paura, ma nessuno mi ha risposto. Ricordo anche che durante la Guerra di Secessione stava con il Generale Lee, con Bo e Luke Duke e lo zio Jessie. Sono contento che tante persone della mia età abbiano scelto Biden. Sarà lui il nostro presidente a meno di brogli dell’ultimo momento.

DM: Cosa l’ha convinta di Biden?
JN: Le politiche per i giovani e rivolte al futuro. La sostenibilità, la green economy, il gender pay gap. E poi in tema di diritti civili mi sembra molto progressista. Vede. Io sono vedovo da più di un secolo e vorrei unirmi civilmente con il mio gatto. Se le deputate della Squad di Ocasio ci si mettono di buzzo buono forse riescono a convincere Joe a portare avanti le unioni tra uomo e felino. Un passo avanti fondamentale per l’umanità.



Brogli elettorali USA
Jaime Andrea Jaime
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 4643672485

In USA ci si iscrive alle liste elettorali in due maniere:

All’ufficio elettorale di zona, dove si presenta un documento e la prova di residenza (ricevuta della bolletta dell’elettricita’ ad esempio) ed il numero di Social Security, che in USA e’ basilare per tutto (come il tesserino del codice in Italia) e poi arriva a casa il tesserino con indicato pure il luogo del seggio.
All’ufficio della Motorizzazione locale, che e’ autorizzato dall’Ufficio elettorale, dove uno presenta la patente e si iscrive, semplicemente.
In California per fare un esempio da anni hanno concesso agli illegali di avere la patente, con la scusa che molti giravano con patenti false e senza assicurazione, e questo ha dato accesso agli illegali di iscriversi anche alle liste elettorali.
È un fatto noto da anni e che vede contrapposti i Dems, che vogliono fare entrare tutti, ed i Rep che invece vogliono fare entrare solo secondo le leggi di immigrazione, come ad esempio feci io.
Anni fa in California cercai uno che me venisse a pulire casa due tre volte al mese. Trovai un polacco, tale Pavlek, che mi parve il migliore e prima di decidere gli chiesi il Social Security per esser sicuro fosse legale.
Comincio’ a venire e dopo un po mi mandò uno altro suo “dipendente” poi dopo qualche tempo un altro. Poi mi mando’ una coppia, Thomas e Lucy, Cecoslovacchi di Brno carinissimi bravissimi e con loro mi trovai benissimo e vennero per anni.
Un giorno Thomas si staccò dal polacco e continuo’ a venire da solo però dato che la moglie era rimasta incinta ed aspettava. Arrivò un gorno con la macchina rotta ed io gli dissi di metterla in garage per vedere se,, mentre lui puliva, casa gliela potevo aggiustare. Due pezzetti rimediati nella mia scatola magica e riparazione effettuata (staffa dell’alternatore rotta). Non sapeva come ringraziarmi e mi dette la pulizia di quel mese gratis, ma quasi piangendo si aprì con me e mi confessò che era illegale e che la Social Security che mi aveva mostrato era falsa. Io non ebbi né il cuore né i motivi per mandarlo via: aveva le chiavi di casa ed era bravissimo e nel frattempo avevano avuto pure un secondo figlio.
Però mi raccontò dove e come si compravano le carte false e di tutto un mercato nero ed illegale specifico e di molti suoi amici illegali anche loro che persino votavano alle elezioni.
Un’altra volta a casa di un conoscente (amico di amici) vidi su un tavolo un absentee ballot vero spedito all’indirizzo della moglie. Solo che ambedue avevano SOLO la Green card e quindi non avrebbero potuto votare. Roba da denuncia, ma io non sono un delatore e nemmeno un agente dell’FBI e quindi non dissi nulla ma semplicemente non li frequentai più.
Queste cose vanno avanti da anni ed oggi, con la scusa del Covid e “non si puo andare a fare la fila tutti insieme”, i Dementocratici si sono inventati di mandare la scheda a cani e porci secondo liste che comprendono tutti e quindi taroccare le elezioni.
Curiosamente TUTTI e SOLO stati Governati da loro.
Ah, dimenticavo: negli ultimi due anni hanno epurato in California circa 1.500.000 di nomi di persone decedute da tempo, obbligati da atti di ordinanza di giudici.
Questo è quanto.



FATTI E FAKES
Niram Ferretti
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Girano in questo momento su Facebook tutta una serie di grafici e foto che dimostrerebbero
che ci sono stati brogli. Da qualche parte ho letto anche che dei funzionari delle poste sarebbero stati arrestati (non è mai successo).
Se brogli ci sono stati, personalmente confido che la Casa Bianca, saprà dimostrarlo in modo convincente, ma le fake news non aiutano affatto, quello che aiuta sono i fatti, e per il momento è un fatto che l'Arizona, attribuita a Joe Biden ieri con solo il 67% dei voti, è tornata in gioco e, al momento, con l'88% dei voti scrutinati il divario tra Biden e Trump si è accorciato anche se Biden è in vantaggio di 68 mila voti.
Un altro dato è che in Georgia con il 99% dei voti scrutinati, Trump è in testa con 13 mila voti mentre in North Carolina, con il 94% dei voti scrutinati è in vantaggio su Biden di 77 mila voti.
In Pennsylvania con l'88% dei voti scrutinati, Trump domina con 98 mila voti di vantaggio.
In Nevada, dove la conta dei voti è stata al momento sospesa perchè ci sono dei voti ancora in arrivo (per dire il caos) il vantaggio di Biden su Trump, al 76% dei voti scrutinati, è di 12 mila voti.
La partita, dunque è ancora aperta. I grandi elettori definitivi di Biden sono, al momento 253 e non 264 come gli ha attribuito la Associated Press.



Agli osservatori repubblicani (rappresentanti di lista) è stato impedito l'accesso ai seggi per controllare la regolarità delle operazioni di voto.
L'Osservatore Repubblicano
5 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 6914356394

Una folla si è radunata fuori dal Centro TCF a Detroit mentre i funzionari elettorali hanno detto a dozzine di sfidanti repubblicani che non potevano rientrare nella stanza perché non aveva la capacità di contenere altre persone. (qualcuno poteva uscire e far entrare i repubblicani... se questo è il vero motivo..) .
Drew Thompson, della campagna di Trump nello stato del Michigan, ha condiviso su Twitter le immagini delle porte dell'edificio, che sono state chiuse dall'interno dalla polizia.
"I funzionari elettorali di Detroit si stanno attualmente rifiutando di lasciare che il pubblico osservi il processo di conteggio al centro TCF", ha scritto Thompson. "Hanno chiuso le porte con un lucchetto. Questa è una vergogna per il processo democratico".
I manifestanti hanno anche cantato "ferma il voto" in seguito alla notizia che la squadra del presidente Trump ha intentato una causa in Michigan, sostenendo che i funzionari della campagna non sono stati autorizzati a osservare i conteggi delle schede elettorali.
"Alla campagna del presidente Trump non è stato fornito un accesso significativo a numerosi seggi per osservare l'apertura delle schede elettorali e il processo di conteggio, come garantito dalla legge del Michigan", ha detto in una nota il responsabile della campagna Trump Bill Stepien. "Oggi abbiamo intentato una causa presso la Court of Claims del Michigan per interrompere il conteggio fino a quando non sarà stato concesso un accesso significativo ai seggi. Chiediamo anche di rivedere quelle schede che sono state aperte e contate mentre non avevamo accesso significativo".

https://www.foxnews.com/politics/detroi ... hallengers





Ma nel Michigan, sia gli americani di 120 anni che quelli di 170 anni hanno votato alle elezioni e tutti per Biden

Il postino suona sempre due volte



La Commissionte Carter del 2004 dichiarò che il voto postale si prestava alle truffe. ai brogli e alle manipolazioni.

Commission on Federal Election Reform

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Commiss ... ion_Reform

The Commission on Federal Election Reform was a private, bipartisan organization founded in 2004 by former US President Jimmy Carter and James A. Baker, III, a top official under presidents Ronald Reagan and George H.W. Bush, to overcome the flaws brought to light by the electoral uncertainty in Florida in the 2000 United States presidential election and in Ohio in the 2004 election.[1] The commission continued work begun by Carter and former President Ford in a previous commission that studied unusual features of the 2000 presidential race.[2] Its mandate was to examine the electoral process in the United States, bringing together leaders from the major political parties, academia, and non-partisan civic groups to explore how to maximize both ballot access and ballot integrity.[3]

The commission was set up with twenty-one members, including Lee H. Hamilton, former Congressman and 9/11 Commission vice-chair; Tom Daschle, former Senate minority leader; Bob Michel, former House Minority leader; and Betty Castor, former Florida Superintendent of Public Instruction and 2004 Democratic Senate nominee. It set out to spend six months examining the state of elections and to offer recommendations on improving it.
RecommendationsEdit

The panel suggested 87 recommendations in all in its 91-page report. Implementation of all suggestions would require congressional action for some measures, as well as a total expected cost of $1.35 billion. A major point was the commission's call for nonpartisan professional and state oversight over elections. The panel noted that both the 2000 and 2004 elections were marred by partisan, campaign-affiliated officials who held roles in the Bush campaign and Florida and Ohio Secretary of State positions. Because the Secretary of State is responsible for certifying votes, these conflicts of interest were deemed by the panel as damaging to "confidence in elections".[2][1]

The panel made a variety of other recommendations, including:

Developing a "universal voting registration system" led by states, rather than local jurisdictions[2][1]
Increased voter registration efforts by the states,[1] including an effort to allow ex-felons meeting certain conditions to vote[2]
Creating a uniform photo identification method to match the voter to the voting roll, while establishing more offices to all non-drivers to more easily register and acquire photo IDs[2][1]
Following the Iowa caucuses and New Hampshire primaries in presidential election years, states should hold four regional primaries and caucuses in place of the current schedule in order to reduce the influence of early states in choosing candidates[1]
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:47 am

10) vedasi anche capitoli 7-9-15-21-22-24-28 e 30


Trump è il legittimo presidente degli Stati Uniti e ha il sacrosanto diritto e sopratutto il dovere di verificare che le elezioni non siano state viziate da imbrogli, non tanto per lui ma per il Popolo americano, per la sua civiltà e democrazia.
Dopo tutto quello che gli hanno fatto passare, le falsità e le calunnie per non farlo eleggere, per deligittimarlo e per destiturlo, ha ogni ragione per dubitare e apettarsi di tutto, se non lo facesse non sarebbe degno di essere in Presidente.
Kennedy lo hanno ucciso con il fucile, Trump vorrebbero farlo fuori con le calunnie, con le falsità, con gli imbrogli, deridendolo e zittindolo togliendoli la parola dai media per impedirgli di informare il Popolo americano e di essercitare il suo mandato presidenziale, si tratta di eversione e di golpe.


′′ Crediamo che il popolo americano meriti di avere piena trasparenza su tutti i voti e la loro certificazione elettorale, e che ciò non riguardi solo questa singola elezione. Si tratta dell'integrità di tutto il nostro processo elettorale. Fin dall'inizio abbiamo detto che solo i voti legali debbano essere contati e che non si contano quelli illegali, eppure abbiamo incontrato la resistenza su questo principio fondamentale da parte dei democratici ad ogni livello. Seguiremo questo processo attraverso ogni aspetto della legge per garantire al popolo americano fiducia nel nostro governo."
Il Presidente Trump ha rilasciato una dichiarazione venerdì sulle elezioni.
https://fxn.ws/3530VbB
https://www.foxnews.com/politics/trump- ... ing-battle




Alcune televisioni ieri hanno tagliato bloccando il collegamento sul discorso d Donald J. Trump
Fioravanti Mongiello è con Nilde Smecca

https://www.facebook.com/permalink.php? ... y_index=53

Con quale titolo si sono arrogati i giornalisti (di parte) nell’essere Giudice?
Questa è la morte del giornalismo‼
Mai me lo sarei aspettato dagli #USA terra di libertà ..... ma continuerà ad essere terra di libertà visto che sono dovuti intervenire dei VERI giudici per porre la VERITÀ
Stefano Magni :
“[...] Trump stava dicendo cose di interesse pubblico, da persona pubblica quale è (presidente degli Usa, scusa se è poco). Togliergli la parola mentre parlava è, in sé, un atto che va contro ogni regola del giornalismo. Trump è stato "zittito" da quelle televisioni perché, secondo loro, diceva il falso. Ora spiegatemi perché, allora, avete trasmesso anche in versione integrale e tradotte le conferenze stampa di Bin Laden, di Abu Bakhr al Baghdadi e di Saddam Hussein, quando sapevate benissimo che stavano affermando tantissime cose false. Se il mestiere del giornalista è quello di riferire solo quel che una persona pubblica sta dicendo (i commenti, semmai, li fate dopo che ha finito di parlare), allora ieri avete sbagliato tutto. Se invece ritenete che, d'ora in avanti, il giornalista debba riportare solo le affermazioni "vere", allora avete sbagliato mestiere. Un giudice, forse, può ricostruire cosa sia la verità, o un prete se si parla di verità rivelata, ma non un giornalista. Quindi ieri è morto il giornalismo, i cosiddetti "colleghi" (ma chi vi conosce?) americani che hanno fatto questo scempio hanno passato il confine che c'è fra il giornalismo e la militanza politica. Sono diventati militanti, fra i peggiori fra l'altro. Perché anche giornalisti militanti seri, all'Unità, al Manifesto, su Radio Popolare, non censuravano i discorsi quando parlavano i leader democristiani, nemmeno negli anni di piombo. [...]”

Qui ripropongo in versione INTEGRALE con traduzione in italiano l’intervento del Presidente Trump
https://www.youtube.com/watch?feature=s ... pp=desktop
#DonaldTrump #Trump2020 Ivanka Trump


Il demente Mentana
https://www.facebook.com/permalink.php? ... y_index=54


L'ex governatore Repubblicano del #NewJersey, Chris Christie, ha esortato il Presidente Donald J. Trump a sostenere le sue affermazioni sulla frode degli elettori nelle elezioni presidenziali del 2020 con delle prove. #Trump, ieri, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha contestato i conteggi ancora in corso.

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 9750903777

Durante la conferenza stampa, Trump ha detto: “Se contate i voti legali, vinco facilmente. Se contate i voti illegali, possono provare a rubarci le elezioni".
Christie ha detto al programma di ABC News
"Good Morning America" di aver fatto quella raccomandazione a Trump "ieri sera" perché è quello che devi fare come avvocato, ed è "ciò che il popolo americano vuole vedere".
"Penso che una delle cose che sarà fondamentale in questo caso è che gli avvocati gli dicano della probabilità di successo sulle azioni legali che intende intraprendere, e hanno un obbligo assoluto non solo nei confronti del paese, ma un obbligo molto più ristretto, un obbligo etico nei confronti del cliente di dirgli cosa pensano veramente e quali siano le possibilità di vincere", ha sottolineato #Christie.
"Penso che probabilmente andrà così, piuttosto che una soluzione politica, in cui qualcuno del mondo politico va da lui e gli dice di non combattere. Questo è contro quello che Donald Trump è stato per tutta la sua vita. Ma ecco la linea di fondo: ad un certo punto, dovrai mostrare le tue prove. Ed è per questo che ieri sera ho raccomandato al Presidente di mostrare le sue prove quando rivolgerà le sue accuse. Questo è quello che si deve fare come pubblico ministero, e penso che sia ciò che il popolo americano vuole vedere".
#BreitbartNews



La campagna di Donald J. Trump afferma che "le elezioni non sono finite" mentre Joe Biden prende l'iniziativa in Pennsylvania e Georgia
L'Osservatore Repubblicano

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 9750903777

Mentre l'ex Vicepresidente Joe Biden ha preso improvvisamente l'iniziativa in Pennsylvania oggi, nella prima mattinata americana, consolidando il suo vantaggio nella corsa alla presidenza, la campagna del presidente#Trump ha annunciato che "le elezioni non sono finite".
"La falsa proiezione di Joe Biden come vincitore si basa sui risultati in quattro stati che sono tutt'altro che chiusi", ha scritto il consigliere generale della campagna di Matt Morgan.
"La Georgia è diretta verso un riconteggio, dove siamo fiduciosi che troveremo schede elettorali raccolte in modo improprio, e dove alla fine prevarrà il presidente Trump", prosegue la dichiarazione senza fornire alcuna prova concreta che la frode degli elettori sia effettivamente avvenuta.
In Pennsylvania, si sono verificate "molte irregolarità, incluso il fatto che i funzionari elettorali impedissero ai nostri osservatori e volontari di avere un accesso significativo ai luoghi dove si stava svolgendo il conteggio dei voti" e la campagna è stata "privata di tempo prezioso" oltre ad essere stata "negata la trasparenza a cui abbiamo diritto in base alla legge statale", diceva la dichiarazione. Le osservazioni arrivano dopo che la campagna di Trump ha vinto un'udienza in tribunale nello stato per avere un numero uguale di testimoni nelle sale dove si teneva il conteggio delle schede elettorali.
In Nevada, dove si prevede che anche Biden vincerà, la campagna affermava che "sembrano" esserci migliaia di persone che hanno inviato impropriamente le schede per corrispondenza".
In un ultimo disperato tentativo di aggrapparsi alla presidenza, la campagna ha indicato l'Arizona, uno stato che è stato chiamato a Biden dall'Associated Press e Fox News giorni fa, ed ha detto che erano "sulla buona strada per vincere... nonostante l'irresponsabile ed erronea 'chiamata' dello stato da parte dei mass media.
"Biden si affida a questi stati per le sue false rivendicazioni della Casa Bianca, ma una volta che le elezioni saranno definitive, il Presidente Trump sarà rieletto", conclude la dichiarazione.
NewYorkPost


???

USA: RICORSI DI TRUMP 'MOSSE DISPERATE', SCETTICI MOLTI AVVOCATI REPUBBLICANI.
L'Osservatore Repubblicano

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 4774249608

(riporta Adnkronos). "Sono mosse disperate". I ricorsi legali di Donald J. Trump contro i risultati elettorali sono accolti con scetticismo anche da molti avvocati storicamente vicini al Partito Repubblicano, compresi quelli che fecero vincere George Bush contro Al Gore nel 2000, quando si ricontarono i voti in Florida.
"Allora era completamente diverso da oggi, perché fondamentalmente ora non c'è nessun problema. Nessuno, compresi molti repubblicani, pensa ci sia un problema", ha commentato Barry Richard, che difese le istanze di Bush in Florida nel 2000. "Non c'è nessun problema riguardo alle schede o qualche sorta di frode. E una vicenda costruita" - ha aggiunto - "sono mosse disperate di una persona che considera lo scontro giudiziario come uno strumento di business. Non penso che nessuno di questi ricorsi porterà da qualche parte". "Servono delle violazioni legali per fare un ricorso", commenta seccamente Don McGahn, che Bush nominò membro della Commissione elettorale federale nel 2008 ed è stato consigliere legale della Casa Bianca con Trump.
Alcuni studi legali vicini ai Repubblicani - Jones Day, Holtzman Vogel, e Wiley Rein - sono stati coinvolti nello sforzo di Trump, almeno nella fase iniziale. Ma diversi altri si sono tenuti lontani. "Molti di loro non vogliono avere Trump come cliente per il modo in cui parla, il modo in cui crea nuove prove ogni giorno, mettendoli a disagio quando devono argomentare davanti al giudice. Non è così, per quanto ricordi, che Bush agiva contro Gore", ha affermato Walter Olson, ricercatore del Cato Institute's Center for Constitutional Studies. Anche l'avvocato Stephen Zack, che difese il democratico Gore, è scettico sulla strategia legale di Trump. "È un po' come tirare quello che puoi contro un muro e vedere cosa ci resta appiccicato", commenta. (riporta Adnkronos)



???

TRUMP NON HA INTENZIONE CONCEDERE VITTORIA A BIDEN ma fra gli alleati cresce la preoccupazione su chi dovrà essere a riportare il Presidente alla realtà, forse Jared Kusner o Ivanka (riporta Adnkronos)

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2457584173

In conversazioni con alleati negli ultimi giorni, Donald J. Trump ha rivelato che non ha intenzione di concedere la vittoria a Joe Biden, anche se la possibilità di un secondo mandato alla Casa Bianca fosse messa in forse, come sta accadendo ora, dai vantaggi nella conta in atto in Stati chiave come la Georgia e la Pennsylvania.
Consiglieri, fra cui il capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, non hanno fino ad ora cercato di portare Trump ad accettare gli sviluppi in corso per alimentare invece la narrativa delle elezioni rubate. Cresce fra gli alleati la preoccupazione su chi dovrà essere a riportare Trump alla realtà, che il suo periodo da Presidente sta volgendo (purtroppo) alla fine.
Sempre secondo quanto rende conto la CNN, citando fonti vicine al Presidente, potrebbe essere Jared Kushner, o la figlia Ivanka, a parlare a Trump. (riporta Adnkronos)


GIOCO AL MASSACRO
Niram Ferretti
6 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Per quattro anni, Donald Trump è stato l'oggetto di una demonizzazione senza interruzione, che va ben oltre l'antagonismo politico.
In USA hanno cercato in tutti i modi di farlo fuori politicamente, con il Russiagate, con l'impeachment, è non ci sono riusciti. Poi è arrivato l'aiuto dalla Cina. Sì. Il paradosso è questo. The Chinese virus, come lo chiama Trump, ha dato ai suoi avversari un formidabile strumento, il voto per posta. Certamente si è usato prima, è in vigore da secoli, ma non in queste proporzioni, mai. Certo, non c'era mai stato il Covid-19. Appunto. E dunque, ecco l'asso nella manica.
In una intervista fatta a settembre, il Procuratore Generale dello Stato, William Barr, spiegava come il voto postale si presti facilmente alla frode, all'imbroglio. E' una intervista che merita di essere ascoltata.
A un certo punto dell-intervista, Barr dice, "Stiamo giocando con il fuoco. Siamo già un paese fortemente diviso, e se le persone devono avere fiducia nei risultati delle elezioni e nella legittimità del governo e si cerca di cambiare le regole, di usare questa metodologia molto aperta alla frode e alla coercizione è spericolato e pericoloso".
Sì lo è. Ma è una guerra. Una guerra culturale, una guerra che non ammette altro risultato se non l'annichilimento dell'avversario, in questo caso Donald Trump, che non doveva assolutamente vincere nel 2016.
I suoi avversari, non lo hanno mai considerato legittimo da quel giorno. Loro sono così, i magnifici liberals. Tutti per i diritti umani, le pari opportunità, la libertà di espressione e di pensiero, nobili, oh così nobili nell'animo, ma quando sei dall'altra parte della barricata, se potessero seppellirti nella calce viva non esiterebbero a farlo.
Trump non è un presidente come gli altri. E' il personaggio più anti-sistema che sia apparso sulla scena negli ultimi decenni.
In quattro anni ha ridisegnato capisaldi sclerotizzati, ha affrontato di petto la Cina, ha fatto per Israele quello che nessun altro presidente aveva mai fatto, ha ridefinito la Corte Suprema a maggioranza conservatrice, ha rilanciato alla grande l'economia, ha detto agli alleati, alla vecchia Europa, rimettetevi in riga, non possiamo più farvi da balia. Lo ha fatto con il suo stile provocatorio, gradasso, totalmente anti-dipolmatico.
È stato ed è la più grande pietra di inciampo contro cui gli assetti consolidati sono inciampati. Troppo eversivo.
William Barr ha ragione. Il paese si dividerà ulteriormente. Il passacarte di Obama resterà quello che è, un uomo incolore, privo di spessore, un travet della politica politicante di Washington. Un uomo facilmente influenzabile e manovrabile. Poteva, potrà, essere eletto solo con il voto postale, con un metodo che lascia aperte le porte a molte incognite, molti dubbi, molti sospetti.
Si va dunque verso uno scenario altamente esplosivo di contrapposizione frontale senza precedenti nella storia del paese tra un presidente in carica e il suo antagonista.
P.S. Un ringraziamento a Marco Antonio Baldassari per averla postata sulla mia bacheca.


The United States Department of Justice: Impiegato postale arrestato e accusato di non aver consegnato oltre 800 lettere che includevano tre voti per corrispondenza.

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 5657586853

BUFFALO, N.Y. - L'Attorney americano James P. Kennedy, Jr. ha annunciato oggi che Brandon Wilson, 27 anni, di Buffalo, NY, è stato arrestato e accusato per ritardo o distruzione della corrispondenza. L'accusa comporta una pena massima di 5 anni di carcere e una multa di 250.000 dollari.
"Questo Ufficio si impegna non solo a garantire l'integrità della corrispondenza, ma anche i diritti degli individui di votare in un'elezione libera e corretta", ha affermato l'Attorney degli Stati Uniti Kennedy. "La condotta criminale con cui si presume che questo imputato si sia macchiato, ha minato entrambi gli interessi".
L'inventario della corrispondenza recuperate ha rivelato tre buste contenete altrettanti voti per posta.
Segnaliamo la bellezza della chiusura che il Dipartimento di Giustizia appone in calce a queste informative. "Il fatto che un imputato sia stato accusato di un crimine è solo un'accusa e l'imputato è presunto innocente fino a quando e a meno che non sia provata la colpevolezza".



Norm Coleman: i Democratici hanno iniziato un processo "per minare la fiducia" nelle elezioni
6 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 7047593714

L'ex senatore Norm Coleman, Repubblicano del Minnesota, presidente nazionale della Republican Jewish Coalition , ha dichiarato giovedì a Breitbart che le recenti modifiche alle leggi sul voto volute dai Democratici, hanno minato la fiducia nella veridicità delle elezioni.
"Sono a favore del voto per posta, ma bisogna dire che i voti devono già arrivare entro un certo limite di tempo", ha dichiarato Coleman. “In questo caso, hanno lasciato tutto aperto. Lo hanno reso così facile da fare attraverso un procedimento che non fissa le scadenze in cui devono essere ricevute queste schede. Quindi il giorno dopo le elezioni, hai bisogno di 10.000 voti? Ok, all'improvviso ottieni 10.500 voti".
Coleman ha sottolineato anche le recenti rimozioni delle misure poste a verifica degli elettori in diversi Stati.
"Non è necessario che si abbia uno strumento che riporti la data e l'ora stampandole sul un documento. Non è necessario che sia firmato da un testimone. Quindi hai un problema nel procedimento, che lo rende davvero così avanzato da poter riuscire a minare la fiducia nel processo elettorale, e quindi il mio cuore va al Presidente in questo momento".
I Democratici hanno utilizzato l'epidemia di Coronavirus come pretesto per ridurre il voto in persona, indebolendo le leggi sull'integrità elettorale, ha osservato Coleman.
"Sotto la copertura del COVID, hanno apportato molti cambiamenti", ha osservato Coleman. "Voglio che ogni americano abbia l'opportunità [di votare], ma voglio che sia una persona un voto; invece mettiamo in essere un sistema che offre troppe opportunità alle persone di fare molte cose cattive e di cambiare il risultato di una'elezione".
"Ho già visto questo dramma in passato. L'altra parte politica è molto brava in questo. Il giorno delle elezioni, contestano l'ID degli elettori. Nel mio caso, ho 19 distretti a Minneapolis con più voti degli elettori, ma se hai un processo di conta che consente semplicemente a migliaia di schede di arrivare senza essere controllate, senza essere verificate, senza avere un "timestamp", chi può sapere cosa si ottiene alla fine?"



Steve Bannon, ex capo stratega della Casa Bianca commenta a Fox News i risultati delle elezioni affermando che il recupero di Biden «è tutta una montatura. Un’illusione. La verità è che Donald Trump ha largamente vinto e lo si vede in senato, è tutto conquistato da lui. La sua vittoria è schiacciante».
https://www.orwell.live/2020/11/06/stev ... nte-video/


???

Trump pronto alla “stangata cinese” contro i brogli
Donatella Papi
6 novembre 2020

http://www.opinione.it/esteri/2020/11/0 ... sa-bianca/

Ma quale sconfitto e travolto? Ma quale leone ferito e asserragliato alla Casa Bianca?
Donald Trump è più ruggente che mai e come il leone hollywoodiano parla all’America e al mondo denunciando brogli clamorosi e invocando la Corte Suprema. Quanto sta accadendo in queste ore in America sembra un film, una cronaca zeppa di condizionali, di censure e di smentite, ma invece sarebbe quella realtà “incredibile ma vera” che nessuno aveva previsto. Solo lui, solo Donald, era sicuro che la Cina avrebbe provato in tutti i modi a condizionare le elezioni e così si sarebbe mosso in tempo per stanare l’inganno. Il leone Trump contro il dragone Xi Jinping. Se tutto questo sarà dimostrato, la cinquantanovesima elezione Usa passerà alla storia come l’edizione della “truffa cinese” e della “stangata americana”. Perché il presidente in carica, come nella celebre pellicola con Paul Newman e Robert Redford, è prontissimo alla mossa cruciale e finale.

Nessuno sapeva che nei seggi erano presenti infiltrati con telecamere negli occhiali e nessuno era al corrente che le schede buone hanno innesti di isotopi di dimensione manometrica e sono rintracciabili perfino via satellite, una per una. Così assicurano i suoi fedelissimi. Ecco perché Trump ha tuonato di fermare i conteggi e di passare alle Corti federali fino alla Corte Suprema. Non solo perché lì può contare su un vantaggio di sei a tre, ma perché essendo da tempo in “guerra fredda” con la Cina, era preparato a smascherare brogli colossali. Trump è convintissimo che ci siano schede usate per il “voto postale” prodotte in Cina che sono state contraffatte e poi messe in circolo, ma previdentemente sarebbe stata messa a punto una tecnologia “computazionale” per eliminarle, cioè per distinguerle da quelle legali stampate dagli uffici federali. Un reato tutt’altro che piccolo, si rischiano anche vent’anni di carcere, poiché essendo schede stampate all’estero il reato avrebbe profilo federale. E c’è chi assicura che siano già scattati gli arresti in alcuni uffici postali.

Ecco perché Trump ha chiesto ai suoi sostenitori di andare a votare di persona ed ecco perché in Arizona, ad esempio, ci sono state code anche di cento chilometri con bandiere e cartelli. Ed ecco perché, infine, l’America trumpista in queste ore arde e brucia, mentre un imperturbabile Joe Biden prosegue la sua galoppata verso la Casa Bianca in attesa dei risultati di Georgia e Pennsylvania, dopo quelli che lo darebbero avanti in Arizona e Nevada.
Il vecchio democratico, ignorando le denunce, già in stile White House parla da presidente annunciando iniziative e trattative. E forse è proprio questo il dato più inquietante, perché quando Donald Trump sembrava essere in testa aveva detto al Paese che “i voti vanno contati uno per uno”, ora questa fretta indiavolata sia pure felpatissima suona assai ambigua. Ma sicuramente non ne sa nulla il vecchio Joe dei grandi imbrogli e si rimetterà all’avversario, quando capirà che ha salvato la Patria. Lieto fine, come nei film?

Elezioni di fuoco sicuramente, è quanto sta accedendo nella più grande democrazia del mondo, martoriata di dubbi, gelida rivalità, denunce e ombre lunghissime. Dopo il Covid, che Trump attribuisce alla Cina, ora le elezioni taroccate. “Brogli, truffe, fermate i conteggi, non potranno ingannare l’America”, ha tuonato il presidente nelle conferenze stampa, mentre social, tv e stampa clamorosamente lo censurano, lo bloccano, fanno sparire i suoi tweet, tutti sbalorditi, tutti preoccupati che possa dilagare una protesta pronta a sfociare in scontri pesantissimi con le città tutte blindate, tutte presidiate e tutte già sbarrate. Ma le notizie volano. Pare che il repubblicano, inferocito per le manipolazioni sui risultati della Fox News, oltre che della Cnn, abbia telefonato all’amico Rupert Murdoch chiedendogli di far ritrattare la rete, ricevendo un imbarazzato rifiuto.

Tutto è iniziato con uno spoglio ordinato, anche se in un clima di alta fibrillazione. I voti davano Donald avanti in modo netto. In Italia nello studio di “Quarta Repubblica” con il conduttore Nicola Porro, esperti di elezioni Usa come Maria Giovanna Maglie e Paolo Guzzanti, in contatto telefonico con referenti americani, confermavano la clamorosa calvata trumpista. Giornalisti che se ne intendono di calcolo di voti, fatti in diretta. Addirittura, si sono sbilanciati a dire che anche dalla roccaforte democratica californiana arrivavano segnali clamorosi. Una cronaca che non è certo frutto di allucinazioni o di partigianeria. A un certo punto, verso le sei di mattina, il silenzio assordante dal campo avversario si è rotto e sono iniziati a piovere, non si capisce come, una valanga di voti per Biden, al quale oltre tutto venivano assegnati stati in cui lo spoglio era solo al 4 per cento delle schede scrutinate. “I voti postali” ha subito tuonato Trump. Il presidente ha convocato una conferenza stampa annunciando che “aveva vinto” e che occorreva fermare subito i conteggi “per brogli”. Investito di critiche, censurato e bloccato, mentre da Detroit giungeva notizia di 4.788 schede risultate duplicate, 32mila elettori registrati senza averne diritto e almeno 2mila deceduti tra i votanti. Perfino un nato a Detroit nel 1823 resuscitato per la grande occasione. Trump è sicuro di assestare la sua “stangata cinese”, ma se dovesse vincere Biden così, il risorto di Detroit diventerà il simbolo democratico di questa elezione.



La Pennsylvania intanto finisce alla Corte Suprema...
https://www.facebook.com/ISR.HaDaR?comm ... NTcwMDE%3D

Non esiste ALCUN DIRITTO LEGALE per la Corte della Pennsylvania di CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE come hanno fatto prima delle elezioni. SOLO IL PARLAMENTO DELLO STATO PUÒ FARLO!!
La separazione dei poteri è la BASE della Constitution.
Prima dei provisional votes messi da parte per ORDINE della Corte Suprema USA, Trump aveva un vantaggio di OLTRE 400.000 voti...
Poi son cominciati ad apparire CENTINAIA DI MIGLIAIA DI VOTI, tutti per Biden - un’impossibilità statistica! - e questo senza contare il resto delle irregolarità!
Philadelphia è da oltre mezzo secolo un FEUDO MAFIOSO E CORROTTO DEMOCRISTIANO (termine USATO APPOSTA!) dove persino un giudice e un senatore sono stati condannati per FRODE ELETTORALE e sono FINITI IN GALERA!!!


Anatomia del truffatore del secolo.
Di Pierre Rehov

Da 4 anni, i democratici sono stati in grado di insultare, attaccare, mentire, rubare con impunità, mentre ti preparano per il più grande furto elettorale nella storia del mondo libero. Hanno trasformato tranquillamente il sistema elettorale americano e organizzato, come Senile Joe ha annunciato in una delle sue famose gaffe, ′′ la più grande macchina traditrice della storia ".
Quando sei riuscito a corrompere quasi tutti i principali media, quando hai in tasca i miliardari di Wall Street, Hollywood e Silicon Valley, quando sei riuscito a fare il lavaggio del cervello alle masse posando come campo di bontà e generosità, quando per otto anni, sotto la guida di un avocato islamista antisemitico che si è mascherato da cristiano liberale, hai installato agenti in tutte le amministrazioni, creando così un ′′ Deep State ′′ impossibile da eludere, tutto ciò che resta da fare è fare è Vinci le elezioni in ogni modo, a scapito del popolo e a vantaggio dei tuoi alleati.
I democratici fascisti corrotti sono stati in grado di approfittare, che strano, di un'epidemia mondiale provocata dal loro principale alleato, la Cina, per infliggere al popolo americano una paura quotidiana di panico e fargli credere che il loro presidente legalmente eletto sia stato responsabile della morte loro stessi avevano provocato, talvolta volontariamente (gestione criminale della crisi di Cuomo e De Blazio a New York, ad esempio), o inventato. (Le cifre ufficiali per le morti dovute al COVID19 rimangono discutibili).
Ovviamente hanno creato un tale livello di panico che l'economia americana, in pieno svolgimento grazie al Presidente Trump, è improvvisamente crollata (prima di recuperare e rimbalzare). Questo panico ha permesso loro di convincere gli americani a stare a casa e a votare via mail, senza alcuna prova di identità, aprendo così la porta ad enormi frodi, preparati e organizzati fino all'ultimo dettaglio.
I corrotti fascisti democratici avrebbero così convinto gli americani a votarli perché stavano andando a:
- Aumentare le tasse
- Legalizza 11 milioni di clandestini (quanti votanti per loro)
- Fermare lo sfruttamento dei combustibili fossili e fate in modo che l'America dipenda nuovamente dal petrolio straniero.
- Reimpostare la data con la Cina e lascia che i posti di lavoro scappino ancora una volta nei campi di lavoro forzati comunisti.
- Fermare il processo di pace in Medio Oriente e riprendete a finanziare le organizzazioni terroristiche guidate da Mahmud Abbas.
- Ritornare all'accordo infernale che consentirebbe all'Iran di ottenere la bomba atomica in meno di dieci anni, continuando la sua egemonia regionale e finanziando il terrorismo.
- Cancellare il Secondo Emendamento e confisca le armi individuali in modo che nessuno possa difendersi.
Ed è vero che milioni di utili idioti, nel senso leniniano della parola, sono stati fatti il lavaggio del cervello abbastanza da cascarci e accettare con gioia di diventare un branco di schiavi, con la sensazione di appartenenza al campo di bontà e generosità. Un po ' come alcuni tedeschi che, negli anni 1930, votarono Hitler in buona fede, senza capire con chi avevano a che fare o sapere cosa stavano facendo.
Biden non è Hitler, è vero. È solo un burattino corrotto e senile che si è arricchito per 47 anni sulle spalle dei lavoratori americani. Il sistema che lo protegge non è un sistema nazista, anche se il socialismo nazionale era un'ideologia di sinistra, a differenza dei ′′ liberali ′′ che sono infernali a riscrivere la storia a proprio vantaggio. Piuttosto, assomiglierebbe ai sistemi istituiti nelle repubbliche delle banane dell'Africa o del Sud America con la benedizione dei grandi profittatori e dei partiti comunisti.
Purtroppo per i corrotti fascisti democratici, frodi su scala del genere non possono esistere senza qualche ciarlatano. Non tutti i riffraff e gli utili idioti che hanno partecipato a questa truffa hanno il cervello di Einstein. Questo è solo un dolce eufemismo... Quando dici a una feccia o a un delinquente che ha le mani libere di imbrogliare o rubare, il cielo è il limite di ciò che è capace di fare.
Ecco perché sono stati commessi un sacco di errori: dall'apparizione magica del numero esatto di urne i corrotti fascisti democratici hanno bisogno di rubare le elezioni in alcuni Stati, al blocco degli osservatori repubblicani o imparziali nonostante le sentenze giudiziarie in alcuni centri di selezione , all'invio di urne a falsi indirizzi, al voto dei Morti i centenari e clandestini. Questo è da menzionare, naturalmente, solo alcune delle vergognose manipolazioni scoperte.
Questa rapina all'elezione poteva essere organizzata solo con la complicità dei media e del GAFAM, su richiesta dei democratici fascisti corrotti perché è nell'interesse dei loro leader trasformare il pianeta in un gigantesco accampamento di individui sottoposti, in cui solo il loro gruppo privilegiato potrebbe continuare a fare profitti.
Lavora, vai a casa, guarda i programmi televisivi più assurdi e stupidi, assorbi le fake news, paga le tasse, sempre più tasse, diventa una razza mista, dimentica il tuo sesso, vergognati di andare in chiesa, costruire più moschee, diffondere antisemitismo nelle università, accetta il dominio cinese, sii indulgente con l'Iran, sputa su Israele, e soprattutto sottomesso.
′′ IL GRANDE FRATELLO veglia sulla tua sicurezza e felicità. Noi siamo i democratici!"
Se il Presidente Trump non riesce a dimostrare l'entità di questo tradimento che ha assunto la forma di un colpo di stato, gli anni che verranno saranno sempre più scuri mentre il bene più prezioso di ogni essere umano verrà gradualmente confiscato: la sua libertà.
- Le multinazionali non vogliono la libertà d'impresa che danneggia i loro profitti.
- Il GAFA non vuole la libertà di esprimere se stessi che danneggia il loro controllo totale su ogni essere umano ipnotizzato dal suo computer e dal suo cellulare.
- I media non vogliono la libertà di pensiero che danneggia il trattamento iniquito dell'informazione a beneficio dei loro sponsor.
- I democratici non vogliono affatto la libertà, che danneggi la loro appropriazione indebita, le loro alleanze con le dittature, il loro programma ′′ sociale ′′ progettato per provocare più sottomissione e dipendenza.
Contro questa ′′ onda blu ", che è più simile alla puzza vomitata dalla tana infernale dei privilegiati, c'è solo un uomo per combattere contro tutti. Quest'uomo non era un politico ma un patriota coraggioso innamorato del suo paese e del suo popolo. Un uomo eletto per ripulire la palude infestata dai batteri del Partito della schiavitù e che era molto vicino a farlo.
C ' è ancora la possibilità di evitare che questo scenario di disastro avvenga. Richiede una lotta legale con il sostegno di tutte le persone.
Contro i media
Contro la GAFAM
Contro BLM e Antifa
Contro la grande tecnologia
Contro Wall Street
Contro gli islamisti con le facce d'angelo
Contro i cosiddetti ′′ autocritti."
Il popolo americano deve alzarsi in piedi e urlare: Libertà.




Così le tv censurano la diretta di Trump
Orlando Sacchelli - Ven, 06/11/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/co ... 01563.html

Le principali tv americane, tranne Fox e Cnn, hanno interrotto la diretta con il presidente Trump che parlava di brogli e prometteva dura battaglia. Lo scontro negli Stati Uniti si fa sempre più duro

Si inasprisce lo scontro tra il presidente Trump e i principali network televisivi americani. Durante un discorso dalla Casa Bianca (nella notte italiana) Trump è tornato a denunciare che vi sono stati brogli ed ha promesso battaglia: "Se si contano i voti legali, vinco facilmente.

Se si contano i voti illegali, possono provare a rubarci l’elezione". In particolare Trump ha fatto riferimento ai risultati di alcuni stati chiave: Wisconsin, Michigan, Pennsylvania e Georgia. Discorso molto teso quello di Trump, trasmesso in diretta tv e sui social network. Per tutta risposta Abc, Cbs e Nbc hanno interrotto il collegamento. Episodio gravissimo perché in quel momento, comunque la si pensi, stava parlando il presidente degli Stati Uniti. Le altre tv come si sono comportate? Cnn e Fox News hanno trasmesso integralmente il discorso. Ma la Cnn lo ha bollato come "il più disonesto della sua presidenza", aggiungendo in sovraimpressione che "senza prove Trump sostiene di essere vittima di una frode". In questo caso, sia pure da posizioni molto critiche e, per certi versi agli antipodi, l'emittente tv si è limitata a commentare e criticare duramente ma non ha censurato le parole di Trump.

Le altre tv, invece, hanno scelto il bavaglio. Shepard Smith (Nbc) l'ha annunciato così ai propri telespettatori: "Interrompiamo il discorso del presidente perché ciò che sta dicendo, in larga parte, è assolutamente falso. E non possiamo consentire che vada avanti". Su Msnbc Brian Williams ha spiegato: "Ci troviamo ancora una volta nell’insolita posizione di dover non solo interrompere il presidente degli Stati Uniti, ma anche di doverlo correggere. Non abbiamo nessuna evidenza di voti illegali - ha aggiunto - e non siamo a conoscenza di alcuna vittoria da parte di Trump". Alla fine del discorso di Trump la Cnn ha replicato in questo modo: "Che notte triste per gli Stati Uniti vedere il presidente accusare falsamente qualcuno di aver tentato di truccare le elezioni. E attaccare la democrazia ripetendo bugie su bugie su bugie. Tutto questo, francamente, è patetico".

Si può criticare finché si vuole un discorso politico e lo si può persino "smascherare", facendo un accurato fact checking, ma interrompere la trasmissione ha qualcosa di sinistro che non va nella direzione della libertà.

La battaglia ovviamente è in corso anche sui social network. Facebook ha oscurato il gruppo "Stop the deal" (Ferma il furto), che alcuni sostenitori di Trump stavano utilizzando per organizzare le proteste contro lo spoglio elettorale. Alcuni membri avevano invocato azioni violente, altri si erano limitati ad accusare i democratici di "rubare" le elezioni.




Le vie legali per Trump sono strette, ma il voto per posta e la censura dei media sono molotov sulla democrazia Usa - Atlantico Quotidiano
7 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... razia-usa/

Sentiero in salita, ma prima buona notizia per Trump dalla Corte Suprema sul caso Pennsylvania.
Inquietante la decisione dei network Usa di non trasmettere la conferenza stampa del presidente. Coloro che accusano Trump di diffondere fake news e teorie cospirazioniste sui brogli, sono gli stessi che per tre anni e mezzo hanno alimentato la bufala Russiagate.
La convinzione del Gop di salvare la maggioranza al Senato rischia di essere un miraggio…

Con il sorpasso di Biden in Georgia e Pennsylvania, i primi media, tra cui l’Associated Press, hanno chiamato la vittoria del candidato democratico e la sua elezione a presidente degli Stati Uniti. Ma tutta questa impazienza di dichiararlo presidente e cacciare Trump dalla Casa Bianca è folle e sospetta, quanto meno mostra la faziosità degli impazienti. Non si capisce perché si pretende che “conceda”, quando altri media “rispettabili” aspettano ancora a chiamare l’elezione di Biden. In effetti, l’Arizona è ancora indietro nello scrutinio, in Georgia il margine è molto stretto, ci sarà il riconteggio, e ieri sera è arrivato un primo passo della Corte Suprema favorevole a Trump sulla situazione in Pennsylvania: il giudice Alito ha ordinato che “tutte le schede per posta ricevute dopo le 20:00 del 3 novembre devono essere separate e tenute in contenitori sicuri e sigillati, separati dalle altre schede”; e “i voti, se contati, devono essere contati separatamente”.

A questo punto, quindi, l’unica via perseguibile dal presidente uscente pare essere quella della battaglia legale, come lui stesso ha annunciato ieri, anticipando il discorso che Biden ha pronunciato nella notte:

“Joe Biden should not wrongfully claim the office of the President. I could make that claim also. Legal proceedings are just now beginning!”

Ma quella legale è una via molto stretta, sia per la difficoltà di dimostrare brogli sistematici, nonostante l’opacità dello scrutinio e l’inaffidabilità del voto per posta, sia per i troppi stati coinvolti. Non è come nel 2000, quando c’era solo la Florida in ballo. I legali del presidente uscente dovrebbero dimostrare che decine di migliaia di schede non hanno il timbro postale, o sono state manipolate, o che migliaia di elettori deceduti o non residenti risultano tra i votanti, o che errori di sofware come accaduto in una contea in Michigan si sono ripetuti in decine di contee. Questo in pochi giorni e in almeno tre stati (tra cui Pennsylvania e Georgia), dato che si fa sempre meno probabile il sorpasso in Arizona, e sempre che nel frattempo non gli sfugga anche la Nord Carolina, dove il conteggio dei voti per posta non si concluderà prima del 12 novembre. Va detto che quello della Pennsylvania è un caso a parte, qui il ricorso dei legali di Trump potrebbe puntare a far dichiarare in blocco non validi tutti i voti per posta arrivati dopo la chiusura delle urne, ma ce ne occuperemo più avanti.

Inoltre, il Gop sta già mostrando segni di cedimento e la Corte Suprema non è affatto così “trumpiana”, come troppi sia a destra che a sinistra danno per acquisito. Trump ha nominato tre eccellenti giudici “originalisti”, tre li hanno nominati i due Bush, e tre Obama e Clinton.

La sensazione, interpretando la dichiarazione del leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell di ieri, è che il Gop si accontenti che venga riconosciuto al presidente il diritto di presentare i suoi ricorsi e ottenere le sue verifiche, ma che non lo stia sostenendo nella sua denuncia di “elezione rubata”.

“Ecco come deve funzionare nel nostro grande Paese: ogni voto legale dev’essere conteggiato. Tutti i voti espressi illegalmente non devono essere conteggiati. Tutte le parti devono rispettare il processo. E per applicare le leggi e dirimere le dispute ci sono i tribunali. Così i voti degli americani decidono il risultato”.

L’atteggiamento attendista del Gop si deve anche alla convinzione di aver salvato la maggioranza al Senato. Convinzione che rischia però di rivelarsi un miraggio. Attualmente sono avanti: dovrebbero arrivare a 49 senatori con l’Alaska. Servono altri due seggi e i candidati Gop sono avanti nelle due corse in Georgia e in quella in Nord Carolina. Ma tutte sono a rischio. In Georgia, infatti, il conteggio dei soliti voti per posta costringe il senatore Perdue al ballottaggio per uno 0,2 per cento (!). Con l’entusiasmo Dem per aver strappato lo stato a Trump e il voto per posta, rischia di perderlo. In Nord Carolina, come detto, il conteggio dei voti per posta non finirà prima del 12 novembre e il margine di vantaggio di Tillis (1,8 per cento) non può lasciare tranquilli.

Insomma, la maggioranza al Senato, la bandierina che dovrebbe far dimenticare la sconfitta di Trump all’elettorato, è ancora a rischio. Al Gop converrebbe assumere un atteggiamento meno passivo sui sospetti brogli.

Anche se non è detto che siano avvenute frodi decisive, Trump ha diritto di ricorrere, visti i margini molto ristretti, le dinamiche del conteggio in alcuni stati decisivi e l’opacità del sistema di voto via posta. È poi singolare che a dare lezioni a Trump e ad accusarlo di teorie cospirazioniste siano coloro, Democratici e media di sinistra, che per tre anni e mezzo hanno alimentato la bufala Russiagate. Coloro che lo rimproverano di lanciare accuse di brogli “prive di fondamento”, arrivando a censurare la sua conferenza stampa di giovedì sera, sono gli stessi che a loro volta lo accusavano, senza uno straccio di prova, di aver rubato l’elezione del 2016 grazie ai russi e di essere un “puppet” di Putin.

“Non abbiamo dubbi che quando il voto sarà finito, saremo vincitori”, ha detto Biden. “Se si contano i voti legali, vinco io facilmente”, ha ribattuto Trump. Non si notano tante differenze tra queste dichiarazioni, tranne che Biden non distingue tra voti legali e non, ed è stato il primo a rivendicare di fatto la vittoria la notte del 3 novembre. Ma chiaramente i media fanno finta di scandalizzarsi solo per Trump: irresponsabile, incendiario, non ha ancora concesso! Dimenticando che nel 2000 Al Gore tenne il suo il concession speech il 13 dicembre…

La decisione di alcuni network Usa, applaudita da quasi tutti i giornalisti mainstream nostrani, di staccare la linea alla conferenza stampa di Trump, perché “sta dicendo bugie, non le trasmetteremo”, è inquietante. Ammesso e non concesso, Trump non è il primo politico, e non sarà l’ultimo, a dire cose false o inesatte pro domo sua. Se i media dovessero spegnere il microfono a ogni politico che sta dicendo una cosa a loro avviso falsa o inesatta, ne rimarrebbero ben pochi, forse nessuno in onda. Il ruolo di “watchdog” dei media non si esercita oscurando e spegnendo le voci, men che meno quelle di un presidente democraticamente eletto. Il loro primo compito è quello di riportare, non solo le affermazioni che si ritengono “vere”, ma tutto ciò che è di interesse pubblico. Eventualmente si verifica e si contesta successivamente, non impedendo al proprio pubblico di ascoltare cosa ha da dire il presidente degli Stati Uniti.

Mentre i network e i social media censurano il presidente Trump, nessuno si pone l’unica domanda che conta: perché ci vogliono giorni (ormai siamo ad oltre 72 ore) per contare qualche centinaio di migliaia di voti, in qualche caso decine di migliaia, se quei voti sono già dove dovrebbero essere a quest’ora, dopo tre giorni dalla chiusura dei seggi?

Non si tratta solo di lentezza nello scrutinio, dei tempi lunghi, è lo stop and go del conteggio in molti stati e grandi città a maggioranza Dem, a destare sospetti. I pacchi di voti che arrivano a ondate nei seggi ore e giorni dopo la chiusura delle operazioni di voto.

L’inaffidabilità intrinseca del voto per posta “universale” è innegabile, come spiega con molta chiarezza l’Attorney General William Barr in questa intervista del 2 settembre.

La commissione bipartisan presieduta da Jimmy Carter e James Baker, ha ricordato Barr, ha affermato nel 2009 che il voto per posta è “pieno di rischi di frodi e coercizione”, e così dicevano anche network, stampa a studi accademici. “La narrativa è cambiata quando è arrivata questa amministrazione”. Non si sono visti in passato brogli diffusi perché il voto per posta non è ancora così esteso come viene proposto oggi. Barr ha quindi spiegato la differenza tra gli absentee ballots, richiesti dalle persone da uno specifico indirizzo, e il voto per posta, in cui le schede vengono spedite indiscriminatamente, senza bisogno di fare richiesta, agli iscritti nelle liste elettorali, che tutti sanno essere inaccurate. Le persone che propongono di adottare questo metodo, avvertiva Barr, stanno “giocando col fuoco”.

Aver reso universale in molti stati il voto per posta ha di fatto cambiato radicalmente il sistema di voto per le presidenziali, avvantaggiando il Partito democratico, che infatti spingeva da anni per adottarlo. Brogli o meno, è l’aver spedito in massa a tutti i cittadini aventi diritto la scheda a casa ad aver spinto l’affluenza a livelli record. Un fenomeno già riscontrato nelle elezioni del 2016 e nelle midterm del 2018.

Con il pretesto del Covid, è stato aperto un vaso di Pandora che rischia di minare la credibilità del processo elettorale. Il voto per posta infatti non tutela libertà e segretezza, non c’è una reale garanzia su chi abbia compilato e imbucato la scheda, si presta a pesanti condizionamenti “ambientali” e al voto di scambio, a smarrimenti e ritrovamenti, voti attribuiti a persone decedute da anni. Siamo onesti: se qualcuno proponesse in Italia di estendere il voto per posta dagli italiani all’estero (dove irregolarità sono provate) a tutto il Paese, per evitare assembramenti ai seggi, verrebbe subito accusato di voler favorire il voto clientelare, il voto di scambio, la corruzione e le mafie.

Ma l’intrinseca inaffidabilità del voto per posta di per sé non basta a provare brogli sistematici in tribunale.

Diverso il caso della Pennsylvania.

Si è giocato persino con le parole del presidente Trump, che chiaramente quando ha chiesto di “smettere di contare i voti”, non si riferiva ai voti validi, ma a quelli espressi illegalmente, cioè oltre i termini consentiti dalla legge, come in Pennsylvania.

Sulla situazione della Pennsylvania i Repubblicani avevano già fatto istanza alla Corte Suprema, che si è rifiutata di esprimersi d’urgenza prima delle elezioni, ma non aveva respinto il caso, che quindi resta aperto.

Nel 2019, l’Assemblea generale della Pennsylvania ha approvato una legge chiamata “Act 77” per permettere a tutti gli elettori di votare per posta, ma (usando le parole del giudice supremo Alito) “richiedeva in modo inequivocabile che tutte le schede per posta fossero ricevute entro le 20:00 del giorno delle elezioni”. Il testo esatto:

“No absentee ballot under this subsection shall be counted which is received in the office of the county board of elections later than eight o’clock P.M. on the day of the primary or election”.

Inequivocabile.

L’Act 77 prevedeva, inoltre, che se questa parte della legge fosse stata invalidata, anche la liberalizzazione del voto per posta sarebbe stata annullata.

“Sections 1, 2, 3, 3.2, 4, 5, 5.1, 6, 7, 8, 9 and 12 of this act are nonseverable. If any provision of this act or its application to any person or circumstance is held invalid, the remaining provisions or applications of this act are void”.

Ma un’ordinanza della Suprema Corte della Pennsylvania ha stabilito, in totale contrasto con la legge, che 1) le schede per posta possono essere accettate fino a tre giorni dopo il voto, se il timbro postale è del giorno del voto o precedente e 2) le schede per posta senza timbro postale o con timbro illeggibile devono essere accettate se ricevute entro la stessa data.

In pratica, con la scusa del Covid, la Corte ha riscritto la legge, creando nuove regole su tempi e modalità di svolgimento del voto, che per Costituzione spettano al Legislatore. Se la Corte Suprema annulla l’ordinanza, è probabile che tutti i voti arrivati nei seggi della Pennsylvania dopo le 20:00 del 3 novembre, quelli che hanno permesso a Biden di sorpassare Trump, siano invalidati. Staremo a vedere… Ieri sera, intanto, sul caso Pennsylvania è arrivata l’ordinanza della Corte Suprema di cui abbiamo parlato all’inizio.


TERRA INCOGNITA
Niram Ferretti
7 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... &ref=notif

La concessione da parte del perdente al vincente, nella contesa presidenziale americana, non è un atto di mera etichetta politica, una concessione da gentiluomo, è sostanza profonda.
Nel caso in cui ciò non avvenga, come ha annunciato Donald Trump, si entrerà in una terra incognita.
Le azioni legali promosse dal presidente in carica negli Stati conquistati risicatamente da Joe Biden potrebbero portare alla mancata ratifica del voto popolare bloccando, in questo modo, il suo trasferimento nella scelta dei Grandi elettori. Se si aprisse questo scenario avverrebbe che i parlamenti locali degli Stati, invece di mandare a Washington gli elettori indicati dal popolo, mandereberro quelli scelti da loro.
Possono farlo, perchè la legislazione americana glielo consente. Non è detto che accada, i ricorsi presentati dalla Casa Bianca potrebbero essere respinti tutti, ma potrebbe accadere specialmente là dove, in alcune contee i parlamenti sono in mano ai Repubblicani.
Non ci sono dubbi che Trump non concederà un centimetro all'avversario prossimo alla vittoria e già bollato come usurpatore in virtù di presunt imbrogli.
Sarà una lotta dura che lascerà sul campo molte macerie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Se Trump non sarà più presidente degli USA, la vedo brutta!

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:48 am

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Messaggioda Berto » mar nov 17, 2020 6:48 am

11)
La sconfitta di Trump una festa nazionale per gli antitrumpiani nostrani
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