L'Europa che sognamo e che vogliamo

L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:40 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:41 pm

https://www.facebook.com/groups/3389296 ... 0056650887

No a quest'Europa mostruosa, ademocratica e castuale, spinelliana e boniniana, sovietizzante e social nazi comunista, no a quest'Europa politicamente corretta che viola i diritti umani naturali e universali, civili e politici dei nativi/indigeni e cittadini italiani ed europei, antisemita e antisraeliana, filo nazi maomettana.
Questa non è l'Europa della vita che sognamo e vogliamo, questa è l'Europa dell'orrore e del terrore, l'Europa della morte e della negazione dei nostri diritti. Noi sognamo un'Europa che sia conforme ai valori del suo cuore antico che pulsa tra le montagne i laghi, le valli e le piane della Svizzera dove si incrociano e s'incontrano i sentieri dell'Europa preistorica, le sue tradizioni culturali, preistoriche e storiche, quella buona Europa che sognava l'austriaco Kalergi naturalizzato svizzero e ben delineata nell'Inno alla Gioia che è il suo canto.


No all'Europa del comunista Spinelli, del manifesto di Ventotene, della ex radicale Bonino e dei radicali rossiniani e panelliani, dei bergogliani e del Politicamente Corretto.
No allo loro Europa mostruosa.
No all'Europa governata dalle caste e dalle elite.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:43 pm

L'Europa che sognamo e che vogliamo è un po' come la Svizzera che ne è il cuore pulsante:

fondata sui valori, sui doveri e sui diritti umani naturali, universali e civili;
federale e a democrazia diretta;
dei popoli e delle loro comunità, delle tradizioni e delle lingue;
non imperialista e nativista;
aperta al mondo con misura e solo a chi è compatibile, la ama e la rispetta;
delle libertà consapevoli e responsabili: liberale, liberista, libertaria, del merito, anticastuale;
della coscienza sociale, fraterna e solidale ma senza parassitismi e costrizione;
anti ogni razzismo, autoritarismo, totalitarismo, idolatrismo, dogmatismo, burocratismo: socialista, fascista, nazista, comunista, maomettista, zingarista, castualista;
non antisemita e israelista che considera Israele parte integrante dell'Europa;
in cui è garantita al cittadino la piena legittima difesa a tutela della persona, della sua proprietà e dei suoi beni;
...


SVIZZERA, UN MODELLO ALTERNATIVO A QUELLO DELL’UNIONE EUROPEA
di ROLAND DESJARDENS

http://www.miglioverde.eu/svizzera-un-m ... ne-europea
http://www.lesobservateurs.ch/2015/03/2 ... de-leurope

Nel momento in cui la sinistra a Ginevra intensifica la sua propaganda pro-UE, in particolare tra i giovani, è importante ricordare le differenze politiche fondamentali tra la Svizzera e l’Unione Europea. I nostri cittadini devono capire che l’adesione alla UE farà perdere alla Svizzera la sua democrazia diretta e la sua identità. Inoltre distruggerà per i popoli europei ogni speranza di alternativa al totalitarismo morbido di Bruxelles.
Il 23 febbraio, in occasione dell’ultima sera delle “Promozioni dei Cittadini” di Ginevra, riservata ai giovani che hanno appena raggiunto la maggiore età, le signore Emery-Torracinta e Esther Alder, insieme al signor Sami Kanaan, sono riusciti a far troneggiare la bandiera dell’Unione europea tra quella svizzera e quella di Ginevra. Queste personalità benpensanti del partito socialista e dei verdi hanno voluto così condizionare il loro giovane pubblico ad accettare l’idea che il destino del nostro Cantone e del nostro paese sia quello di aggregarsi alla UE. Ma che cosa è l’Unione europea, e quali sono le differenze tra UE e Svizzera sul piano politico?

Ideologia contro pragmatismo
L’UE è disciplinata secondo i principi stabiliti da ideologi, tecnocrati e politici imbevuti di utopie. Persuasi di incarnare il Bene, il progresso e della modernità, questi esortano le nazioni europee ad abbracciare il loro modello unico di società perfetta. Gli svizzeri vogliono essere governati da persone con esperienza pratica di relazioni umane che abbiano sia il rispetto dei cittadini, sia senso della realta’, sia il consenso necessari al funzionamento armonioso di una vera democrazia del popolo per il popolo. [confronta il discorso di Gettysburg di Abraham Lincoln, <<… we [must] take increased devotion that the government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth>>].

Élites contro popolo
Nei circoli dirigenti dei paesi e delle istituzioni della UE regnano la convinzione che la politica è solo una questione di élite ed esperti hanno necessariamente una formazione universitaria. I cittadini comuni non sono considerati in grado di esprimere un parere autorevole e qualificato sugli orientamenti politici, economici e sociali che orientano l’evoluzione della loro societa’. Questa mentalità è particolarmente radicata nella burocrazia dell’UE che aborre la democrazia diretta e non stima i cittadini comuni, che percepisce come mediamente ignoranti, incapaci di riflettere e retrogradi. Molte decisioni della tecnocrazia di Bruxelles sono prese a dispetto dell’opinione pubblica, e anche contro la volontà popolare espressa nei referendum.
L’esempio più lampante di questo approccio è l’adozione nel 2007 da parte della UE e dei suoi Stati membri del Trattato di Lisbona, che comprendeva la maggior parte del Trattato sulla Costituzione europea, bocciato nettamente nel 2005 dai referendum popolari olandesi e francesi. In Svizzera non c’e’ il culto degli studi superiori e di conseguenza non c’e’ alcuna legittimazione trascendentale dei mandarini dalla classe intellettuale. I politici sono eletti sulla base del loro programma e delle loro azioni concrete, e la loro formazione è un elemento secondario.

Stato contro singoli individui
Le istituzioni della UE, seguendo l’esempio francese, sono fermamente convinte che lo Stato europeo che hanno costruito pietra per pietra per trenta anni deve avere un ruolo centrale nella vita dei cittadini. La fede nella onniscienza e l’infallibilità di quello che è ancora un proto-stato viene continuamente affermata per giustificare la pretesa di gestire ogni aspetto della societa’.
Gli svizzeri rispettano il loro Stato, cui hanno affidato poteri sovrani. Ma consapevoli del rischio di uno Stato eccessivamente intrusivo, hanno messo chiari limiti al potere del governo di intromettersi nella vita dei cittadini e delle imprese. Nel modello politico svizzero l’individuo rimane al centro, non lo Stato.

“Valori” comunitari contro democrazia diretta
L’Unione europea è un’entità post-democratica, che si propone come una comunità di valori. Le popolazioni dell’unione Europea vengono obbligate a condividere i valori stabiliti dalle élite politiche e tecnocratiche della UE. L’espressione democratica della volontà popolare viene rispettata da Bruxelles solo se non è in conflitto con questi valori. La Svizzera, invece, e’ concepita come una democrazia diretta in cui i cittadini devono rimanere padroni del proprio destino. Ai valori specifici delle élite al potere, gli svizzeri preferiscono la saggezza collettiva che si esprime col voto popolare.

Legislatori designati contro legislatori eletti
Il corpo legislativo principale dell’UE, la Commissione europea, è composto esclusivamente da funzionari non eletti. Ventotto commissari di Bruxelles sono nominati dai capi di Stato e di governo dei paesi membri.
In Svizzera sono i deputati che traggono la loro legittimità dal suffragio universale, il governo eletto dall’Assemblea federale e il popolo stesso che elaborano e propongono le leggi.

Politici professionali contro politici di milizia
Nella UE la stragrande maggioranza dei parlamentari eletti sono politici di carriera provenienti dalle amministrazioni statali, che in alcuni casi sono costretti a tornare nell’amministrazione statale quando non sono confermati alle elezioni. Conoscono molto bene i corridoi del potere e dei partiti, nonché il funzionamento dello Stato. Ma di solito ignorano le leggi dell’economia. In Svizzera una frazione significativamente minore di eletti sono professionisti della politica, inoltre chi viene eletto di regola mantiene la propria occupazione durante il mandato elettorale. Questo è il principio della politica come milizia. Molti eletti in Svizzera hanno attività nel settore privato e conoscono le regole base dell’economia.

Differenze nei rapporti tra cittadini e legislatori
Nei paesi europei le democrazie sono rappresentative: gli elettori scelgono i deputati a rappresentarli, ma poi non hanno più alcun controllo sulle leggi votate nel Parlamento europeo e nei parlamenti nazionali.
In Svizzera invece i referendum danno diritto ai cittadini di bocciare le leggi approvate dall’Assemblea federale. Inoltre i cittadini possono anche, attraverso iniziative popolari, proporre nuove leggi all’approvazione del popolo sovrano. Allo stesso modo, al livello comunale e cantonale sono sempre gli elettori, non i politici, che hanno l’ultima parola grazie ai numerosi referendum promossi da cittadini, associazioni e partiti politici.

Centralizzazione contro decentramento.
L’Unione europea, attingendo ancora una volta dal modello politico francese, è diventata negli anni un’organizzazione molto centralizzata.
Non è cosi’ in Svizzera, dove il federalismo consente un’ampia autonomia dei Cantoni e dei Comuni.

Sovranità condivisa contro sovranità indivisibile
L’UE ha organizzato dal 1980 – spesso con la complicità dei capi di Stato e di governo nazionale – un trasferimento crescente di sovranità dagli Stati nazionali alle sue istituzioni. Bruxelles ritiene vantaggioso questo processo di evoluzione verso una sovranità condivisa e vieta a chiunque di vedere un attacco ai diritti democratici fondamentali.
Tuttavia, questo trasferimento ha come conseguenza non solo la perdita del controllo della costruzione europea da parte dei popoli e dei parlamenti dei Paesi che compongono l’Unione europea, ma anche la fine dell’indipendenza delle politiche nazionali, che anzi vengono progressivamente sempre più influenzate dalle direttive di Bruxelles.
La Svizzera è visceralmente attaccata alla sua sovranità nazionale e il potere legislativo deve sempre poter essere controllato direttamente dal popolo. Qualsiasi trasferimento di sovranità a istituzioni sovranazionali suscita molte polemiche nel Paese. Così, il primato della Corte europea dei diritti dell’uomo sui tribunali svizzeri dal 1974 costituisce un problema per un numero sempre maggiore di svizzeri. La supremazia giuridica della CEDH potrebbe presto essere messa in discussione da una iniziativa popolare per ripristinare la superiorità della legge svizzera sul diritto internazionale.

Desiderio di standardizzazione contro desiderio di libertà
La UE sostiene di essere l’unico soggetto politico in grado di rappresentare l’Europa. Per Bruxelles forme alternative di organizzazione sono sospette o illegittime. All’Unione europea non piace la diversità e la concorrenza rappresentati ancora dagli altri sistemi politici rimasti in Europa (Norvegia, Islanda, Svizzera, Liechtenstein). Essa cerca unificazione politica totale del continente, per raggiungore un potere completo. Il modello svizzero è respinto da Bruxelles in quanto prodotto di una storia unica che non può essere applicata in altri Paesi.
Per quanto riguarda la Svizzera, ha modesto successo e non cerca di influenzare i suoi vicini. Vuole solo difendere e preservare le sue caratteristiche che hanno permesso alla sua democrazia di fiorire e alla sua economia di prosperare. La Svizzera vuole commerciare con l’Unione Europea, scambiare studenti e partecipare a progetti scientifici e culturali comuni. Ma non vuole far parte dell’Europa politica e del mercato comune europeo, adottando il corrispondente quadro normativo. Senza complessi nei confronti delle élite del potere di Bruxelles, la Svizzera vuole stare lontana dall’esperienza disfunzionale, ansiogena e deleteria che e’ diventata la UE. La Svizzera vuole solo rimanere libera e sovrana.

Identità orizzontale contro identità verticale
Bruxelles cerca di costruire un’identità post-storico partendo da dogmi globalisti disancorati dall’eredita’ storica europea. La sua ideologia pretende di superare non solo la storia e la personalità di ciascuno dei paesi che compongono l’Unione europea, ma complessivamente tutta la civiltà europea. La pretesa di universalità UE va quindi anche oltre i confini europei. L’Unione europea si propone come un modello di governo per il mondo intero, e ambisce ad accogliere nel suo seno un giorno anche Paesi non europei. Questa visione è percepita con sospetto e apprensione dai popoli degli Stati della UE che restano, contrariamente a quanto pretende Bruxelles, molto attaccati alle loro radici nazionali e alle specificità della civiltà originale che si è sviluppata nel nostro continente.
La Svizzera rivendica invece una forte identità, ancorata al suo territorio e alla sua storia, costruita sui valori della democrazia diretta, della libertà individuale, della responsabilità del cittadino e dell’amor di patria.

Futuro contro passato e presente
L’UE ha solo disprezzo il passato nazionale dei Paesi che compongono il nostro continente, passato nazionale che riduce alle loro guerre. Critica la condizione presente dell’Europa, che tarda a piegarsi al suo destino sublime di completa unificazione statale. Magnifica il futuro meraviglioso che ci prepara senza sosta, un futuro ideale per la sua oligarchia ma visto con angoscia da gran parte della popolazione europea.
La Svizzera si prende cura della sua condizione presente senza rinnegare il suo passato che le dà l’ispirazione e il coraggio per costruire il suo futuro.

Rottura contro eredità
I partigiani esaltati della UE hanno rifiutato di assumere e perpetuare il paradigma nazionale, democratico e liberale dei Paesi europei, prodotto fragile e imperfetto dell’evoluzione, costruito dall’esperienza e il ragionamento delle generazioni precedente. Come i giacobini rivoluzionari francesi del 1793, che si lasciarono abbagliare da una ideologia radicale e semplicistica di rottura con il passato. Purtroppo, hanno fatto la scelta di rifiutare in blocco le culture e la sovranità nazionali che ritengono pericolose. Hanno anche abbandonato gli elementi specificamente europei della nostra civiltà nel respingere la tradizione giudaico-cristiana e indebolendo notevolmente le sue democrazie nazionali, che sono ora soggette a una comunità di valori imposti da una casta tecnocratica. L’utopia degli Stati Uniti d’Europa pretende di liberare il nostro continente dai suoi demoni del passato, ma non fa altro che precipitarlo verso un ordinamento disumanizzante e stile alla libertà.
I concetti di conservazione, continuità, e trasmissione della cultura storica rimangono saldamente radicati in Svizzera. Gli svizzeri rifiutano di abbandonare un modello di società che e’ stato ben sperimentato. Non sono interessati al futuro luminoso di uguaglianza indifferenziata che viene fatto baluginare da Bruxelles. La Svizzera percepisce la modernita’ uniformatrice del procetto UE come come terribile e regressiva dal punto di vista democratico e rifiuta pertanto con fermezza di essere espropriata della propria unicità e autonomia.

Senso di colpa e pentimento contro orgoglio e fiducia
Il “nocciolo del reattore nucleare” dell’ideologia UE è la colpevolizzazione dei popoli europei per la loro storia presentata essenzialmente come storia di guerra, di schiavitù e di colonizzazione. Bruxelles continua a ripetere che l’unico modo per non ricadere nel nostro storico distruttivo è di pentirsi e di unirci politicamente sotto il suo patrocinio benevolo.
La Svizzera non ha mai attaccato nessun paese ed e’ riuscita ad evitare la maggior parte dei conflitti che hanno devastato l’Europa nel corso degli ultimi secoli. Dal momento dello sgombero delle truppe napoleoniche agli inizi del XIX secolo, il paese è in pace. La Svizzera sente questo senso di colpa di essere responsabile di innumerevoli crimini, vergogna su cui l’UE ha costruito la sua ragione di essere. Non si sente preoccupata per l’auto-flagellazione e la mortificazione che Bruxelles impone costantemente agli altri Paesi europei per giustificare il suo dominio. Rimane orgogliosa della sua storia e guarda al futuro con serenità.

Unione europea contro Europa
La fine delle nazioni, e con essa l’uniformità politica e culturale perseguita dalla UE mondialista, suonerebbe la campana a morto per la diversità europea. Ma e’ proprio questa molteplicità, di cui la Svizzera è uno degli eventi più vivi, che hanno reso possibile il pluralismo critico europeo, che ha portato, per l’emulazione tra sistemi di pensiero in competizione tra loro, alle straordinarie produzioni intellettuali occidentali sul piano scientifico, tecnico, culturale, artistico e democratico. Se l’Europa è diventata il continente creativo, ingegnoso e rispettoso dei diritti e delle libertà della persona, è grazie alla sua natura contraddittoria, prodotta dalla sua eterogeneità. Standardizzando i modi di vita e di pensiero, l’Unione europea rischia di annientare la feconda diversità e quindi di degradare la civiltà europea, o addirittura di provocare la sua fine.

Svizzera, modello alternativo della UE e ultima speranza dell’Europa
L’Unione europea è diventata una utopia al contrario che indebolisce l’Europa e minaccia di distruggerla se non lo fa la riforma. La Svizzera invece è molto più di un Paese insolente e di successo nel mezzo di una UE in crisi. Modello alternativo a Bruxelles, incarna un’alternativa al totalitarismo morbido per gli altri Paesi del nostro continente. La Svizzera è la prova vivente che il centralismo burocratico e post-democratico dell’Unione europea non è, contrariamente a quanto sostenuto i suoi governanti, l’orizzonte politico obbligato dell’Europa. Il modello svizzero, nonostante gli attacchi che subisce dalle elite politiche europee e dai loro compari svizzeri rimane una speranza per i nostri vicini. Noi svizzeri abbiamola responsabilità morale di mantenere in vita questa speranza.
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:43 pm

Noi vogliamo un'Europa che difenda e tuteli i paesi e i cittadini europei.

Noi vogliamo un'Europa che difenda e tuteli i paesi, i confini, le case, le tradizioni e i diritti umani, naturali, universali e civili dei cittadini europei.
https://www.facebook.com/groups/3389296 ... 3936399499

No quindi all'Europa che manipola, calpesta e nega i diritti umani, naturali, universali e civili dei nativi e cittadini europei;
no all'Europa dell'invasione dal resto del mondo, no all'Europa dei clandestini e dell'accoglienza scriteriata e indiscriminata;
no all'Europa delle convenzioni, dei trattati e degli accordi internazionali politici ed economici che violano i diritti dei cittadini europei danneggiandoli e mettendone in pericolo la vita, il benessere, il futuro;
no all'Europa che promuove il nazismo maomettano in qualsiasi versione esso si presenti;
no all'Europa che viola il diritto all'autodeterminazione dei suoi popoli e delle sue comunità;

...

Europa e i diritti negati e calpestati dei cittadini nativi europei
viewtopic.php?f=92&t=2682


I paesi civili, di buona umanità difendono i loro confini, come ogni buon uomo fa con la propria casa e la sua proprietà
viewtopic.php?f=196&t=2800
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3458729814


Noi vogliamo un'Europa che si conformi ai sani nazionalismi nativisti europei, inclusiva solo dei foresti o stranieri o migranti regolari che abbiano titolo a vivere in Europa e che dimostrino rispetto e amore per gli europei e la loro civiltà culturale, religiosa e giuridica.
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:44 pm

Noi vogliamo un'Europa che sia contro tutti i razzismi e i nazismi

https://www.facebook.com/groups/3389296 ... 4073065152
Noi vogliamo un'Europa che sia contro tutti i razzismi e i nazismi:

social fascista,
nazional socialista,
comunista,
zingaro,
maomettista;
specialmente quello maomettista che è la peggior piaga dell'umanità.
Un'Europa che rispetti e ami gli ebrei e Israele e bandisca al suo interno ogni antisemitismo.
No all'Europa che legittima, promuove e difende il nazismo maomettano, i regimi totalitari mussulmani, l'antisemitismo e l'anticristianismo islamico.

No all'Europa che legittima, promuove e difende il nazismo maomettano, i regimi totalitari mussulmani, l'antisemitismo e l'anticristianismo islamico.



Critica l'islam: consigliera perde il lavoro
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/09/2018, a pag11, con il titolo "Critica l'islam: consigliera perde il lavoro" la cronaca di Ilaria Pedrali
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=72108

Chi critica l'islam finisce male. Non solo perché riceve minacce da integralisti o da fanatici che guai a muovere qualche obiezione nei confronti di Maometto o del Corano. Ma perché mette a rischio il posto di lavoro, o l'incarico pubblico che ricopre. È quello che è successo a Jolene Bunting, consigliere comunale indipendente di Belfast, Irlanda del Nord, che è stata sospesa dal suo ruolo per quattro mesi. Mai un provvedimento del genere era stato adottato. Il motivo della sospensione risiede nel fatto che la Bunting è accusata a vario titolo di aver criticato l'islam, e in tutto ha collezionato 14 denunce. Jolene Bunting è un consigliere indipendente, anche se in passato ha militato nel partito unionista TUV. Secondo le accuse la consigliera avrebbe arrecato un danno di immagine al consiglio comunale di Belfast e che non avrebbe rispettato il Codice di condotta del governo locale. La colpa della Bunting è quella di aver fatto commenti definiti denigratori sull'islam durante le riunioni del consiglio e aver appoggiato le analoghe dichiarazioni Jayda Fransen, del gruppo di estrema destra Britain First, già finita in manette per incitamento all'odio. La Bunting è stata denunciata anche per aver partecipato al raduno contro il terrorismo al municipio di Belfast dello scorso agosto. Inoltre la consigliera è finita nel mirino per aver difeso la distribuzione di alcuni volantini definiti istigatori di odio, nei quali si ammoniva contro l'islamizzazione dell'Irlanda del Nord, visto che le stime prevedono che nel 2066 i britannici nel Regno Unito saranno la minoranza. Nel volantino venivano poi snocciolati alcuni crimini compiuti dagli islamisti. Per non essersi opposta alla distribuzione di tale volantino la consigliera è finita nei guai ed è stata accusata di razzismo e fascism o. Tuttavia la Bunting non si dà per vinta e afferma che nonostante la sospensione nessuno potrà silenziarla. Definendo la sua sospensione un "giorno buio per la democrazia e la libertà di parola" ha dichiarato di voler far interessare al caso l'Alta Corte.



Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1751910232
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:48 pm

L'Europa sta svoltando a destra e liberandosi del social nazi comunismo
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3822568841
Le destre in Europa, in generale non sono naziste caso mai hanno forti componenti nativisti di tutela e difesa dei diritti umani, naturali, universali e civili dei cittadini nativi o indigeni.
Non sono antisemite e antisraeliane, non sono imperialiste e colonialiste, non sono xenofobe ma solo giustamente anti invasione e anti clandestini e anti nazismo maomettano e anti nazismo comunista.


Non esiste alcun Piano Kalergi, Kalergi era un buon uomo e non c'entra nulla con questa fantomatica ipotesi di miscuglio di ingegneria politica etnogenetica.
viewtopic.php?f=92&t=1475
Non è il piano Kalergi ma caso mai il piano Spinelli e del Manifesto di Ventotene.
Kalergi era un europeo, austriaco, cristiano, liberale che sognava un'Europa delle libertà e dei popoli; questa Europa è quella voluta dai comunisti come Spinelli e gli altri di Ventotene a cui si sono aggiunti gli ex radicali come la Bonino, i cattolici bergogliani e tutti gli ademocratici e illiberali della finanza internazionale e delle mutinazionali favorevoli ai totalitarismi, agli assolutismi e alla massificazione degli uomini e dei popoli. Ma il buon Kalergi con tutto ciò non 'c'entra nulla lui sognava un'Europa come la Svizzera.



ORBAN E I MAGHI DELLA UE
Niram Ferretti
11 settembre 2018

https://www.facebook.com/nora.klein/pos ... 5622029570

La UE ha messo Orbàn sotto processo per il suo illiberalismo. Troppo autoritario in Ungheria con magistratura e stampa, con chi ha idee diverse dalle sue. In base all’articolo 7, l’Ungheria rischia la sospensione del voto. Tuttavia, resta sullo sfondo anche un altro motivo, per il quale Orbàn non può essere messo in stato di accusa, ma per il quale è inviso alla UE, ed è di non essersi sottomesso al verbo della teologia immigrazionista a traino tedesco, uno dei capisaldi della UE.

Orban ha osato anche contrapporsi a George Soros e alla sua tentacolare Open Society Foundations la quale lavora indefessamente con 18 miliardi di dollari di budget per un mondo post-nazionale e post-identitario, un mondo in cui i confini e le tradizioni specifiche dei paesi saranno abolite (attenzione non quelli dei paesi islamici, ma di quelli liberali e democratici), per fare posto a una utopia universalista in cui emergerà l'Umanità.

È un vecchio progetto che discende dal radicalismo illuminista e poi si incarna nell'utopia comtiana e marxista. Un progetto gnostico.

In questa prospettiva, la UE incarnerebbe le forze del Progresso, mentre Orbàn e gli altri paesi dell'Est europeo che si sono opposti alle decisioni della Germania in merito all'immigrazione, sarebbero, come è sempre, le forze delle tenebre.

Anche Israele e gli Stati Uniti sono considerati, in questo senso, stati regressivi perchè hanno un forte senso di sè, difendono i propri confini, e non sono disposti a rinunciare alla propria identità specifica.

Orbàn non è certamente un liberale, ma il punto non è questo, l'avversione nei suoi confronti deriva in primis dal suo rifiuto di piegarsi al dogma immigrazionista e alla presunzione megalomane della UE di incarnare il futuro del continente.

Ci sarebbe da discutere, se è meno liberale Orbàn, o un conglomerato di paesi che pretende di decidere come deve essere il futuro dell'Europa sulla base della convinzione di conoscere le leggi della storia.

Il pericolo maggiore non è Orbàn o chi la pensa come lui, definito sbrigativamente come "populista" o "sovranista", termini fatti apposta per bollare chi si appone alla narrativa dominante, ma chi pretende di guidare il nostro futuro sulla base della propria scienza magica.


Ecco l'Europa dei social nazi comunisti che non hanno rispetto per i nativi e i cittadini europei


"Mer..." e sbatte il microfono. Scontro tra Salvini e Asselborn
Claudio Cartaldo - Ven, 14/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 75940.html

Lite a Vienna all'incontro tra i ministri dell'Interno. "Basta importare migranti". E il responsabile degli Esteri Ue sbotta

Matteo Salvini stava parlando delle sue politiche sull'immigrazione quando il responsabile lussemburghese degli Esteri e degli Affari europei, Jean Asselborn, lo ha interrotto, dando vita ad uno scambio duro di parole di fronte agli altri colleghi europei.

Il leghista è oggi a Vienna per il summit con i ministri dell'Ue e tra una stoccata e l'altra contro l'Onu ha dovuto pure far fronte ai borbotti dell'omologo lussemburghese.

Nel video (guarda) della relazione di Salvini, si sente il ministro dire che "ho sentito qualche collega dire che abbiamo bisogno di immigrati perché stiamo invecchiando. Ma io ho una prospettiva completamente diversa". Il discorso del leghista è stato chiaro: "Io penso di essere al governo e pagato dai miei cittadini per aiutare i giovani per tornarli a fargli fare figli. E non per espiantare il meglio dei giovani africani e rimpiazzare i giovani eurpei".

Le parole del vicepremier italiano però non sono piaciute al ministro lussemburghese che era seduto al suo fianco. "Non so se in Lussemburgo ci sono queste esigenze, noi in Italia aiutiamo i nostri figli ad avere altri figli. Non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che non facciamo più". A quel punto, tolti qualche secondo di differita per via della traduzione, si sente Asselborn borbottare al microfono "Ale ale alè", facendo il verso a Salvini: "bla, bla, bla..."

Nell'immediato Salvini si è limitato a rispondere che quelle sono le sue posizioni, legittime. Poi però è iniziato lo scontro verbale vero e proprio. "Io non l'ho interrotta cortesemente", dice Salvini. Ma Asselborn perde la pazienza e sbotta: "In Lussemburgo, caro signore, avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, dei migranti, affinché voi in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli". E poi conclude con una espressione colorita: "Merde, alors".


La sfida del ministro anti-populisti: “Devono essere fermati, fronte unico sui valori”
16 Settembre 2018

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -206646727

BRUXELLES - "Salvini ha espresso concetti figli di un'etica fascista anni Trenta, quando ho sentito le sue parole ho avuto un grosso problema e ho pensato che qualcuno dovesse intervenire per zittirlo, per dirgli "adesso basta"". Jean Asselborn è il ministro degli Esteri lussemburghese che venerdì scorso a Vienna ha fermato Matteo Salvini con l'ormai celebre "Merde alors!". "Ci tengo a sottolineare che non era un insulto al popolo italiano ...



L'ennesimo attacco dalla Ue: "Siamo preoccupati da Salvini"
Domenico Ferrara - Lun, 17/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 76952.html

Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue, attacca: "Siamo preoccupati, l'Italia torni pro-Ue". Salvini: "Chieda scusa e taccia"

Non bastava il ministro del Lussemburgo Asselborn o il commissario francese Moscovici, nella lista dei "falchi" anti-italiani della Ue adesso si annovera anche lo slovacco Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue nonché candidato di punta nel Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) in vista delle europee per guidare l'esecutivo dell'Unione.

Ma cosa ha detto Sefcovic?

Commentando all'Ansa la situazione politica in Italia e l'affermazione della Lega di Matteo Salvini ha tuonato: "Sono stato molte volte in Italia e sono sempre rimasto impressionato di quanto questo grande ed importante Paese europeo sia onestamente pro-Ue. Per noi è davvero una situazione nuova. Dobbiamo assicurarci che in futuro l'Italia torni a essere di nuovo il grande Paese del G7 fortemente pro-Ue". E poi ha aggiunto: "Siamo tutti preoccupati".

A rincarare la dose poi l'attacco ai populisti che fanno "false promesse" e "giocano con il fuoco per distruggere la nostra cooperazione europea e il nostro sogno europeo".

La risposta del ministro dell'Interno è arrivata a stretto giro di posta. "Ennesimo attacco dell'Europa all'Italia, alla Lega e al governo. Adesso si interessano a noi, ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d'aiuto del nostro Paese per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere", ha ribattuto Salvini.

Sefcovic, che sfiderà Manfred Weber del Ppe appoggiato da Angela Merkel, è stato commissario responsabile dell'Amministrazione tra il 2009 e il 2014 sotto Josè Manuel Barroso, prima di diventare vice-presidente responsabile per l'Unione dell'Energia con Jean-Claude Juncker. E sicuramente rientra in quelli che il leghista definisce "euroburocrati".

La musica non cambia, insomma. Anche perché non è la prima volta che dalla Ue qualcuno salga in cattedra per impartire lezioni non richieste o peggio ancora per minacciare governi democraticamente eletti da un pulpito che non ha ricevuto alcun consenso popolare. Sono i cosiddetti "falchi", appunto. Come non ricordare le recenti dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. "L'Italia è un problema per la zona dell'euro", ha sentenziato. Non contento poi ha rincarato la dose: "Nella nuova Europa sovranista non c'è un Hitler ma tanti piccoli Mussolini".

Da un francese, si passa poi a un tedesco. Günter Oettinger, commissario europeo, prima ha sciorinato la sua particolare lezione finanziaria: "I mercati insegneranno (poi corretto dal giornalista che lo ha intervistato in "indurranno") agli italiani a votare nella maniera giusta". Poi ha minacciato: "Mettiamo in guardia Roma contro il mescolare questioni di politica migratoria con il Bilancio della Ue".

Nella lista non può mancare il falco Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea, che nel maggio scorso avvertiva: "La Commissione, naturalmente, non vuole interferire nelle discussioni in corso attualmente sul governo in Italia, ma noi ci apettiamo di collaborare molto strettamente con un governo stabile, qualunque sia, la Commissione è guardiana dei trattati e deve essere sicura che tutti capiscano i loro impegni; e abbiamo tutte le ragioni di credere che l’Italia continuerà a rispettare i suoi impegni di bilancio ed econimici anche in futuro”.

Stesso pensiero espresso dal vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: "Nell’approccio alla formazione del nuovo governo e nell’approccio alla stabilità finanziaria l’Italia deve mantenere la rotta degli ultimi anni riducendo gradualmente il deficit e il debito. La Commissione europea in linea di principio non interferisce con le politiche nazionali ma per noi è importante che il nuovo governo italiano conduca una politica di bilancio ragionevole".

Il commissario europeo per migrazioni, affari interni e cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, si era "limitato" invece all'auspicio: "Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria". Naturalmente anche Juncker aveva alzato il ditino. “Gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà". Prediche, attacchi e ingerenze. Ancora una volta. Ma sicuri che questi falchi vogliano il bene dell'Europa? Perché, così facendo, sembrano sortire l'effetto opposto.



Le Figaro: “Il Lussemburgo è un paradiso fiscale che non accoglie migranti. Non può fare la morale all’Italia”
16 settembre 2018

http://www.news-24-ore.com/2018/09/16/l ... -allitalia

“Merde, alors”, ha chiosato Jean Asselborn al termine dell’intervento in cui ha interrotto e attaccato Matteo Salvini. Intervento in cui il ministro degli esteri del Lussemburgo ha paragonato gli italiani che nel Dopoguerra sono emigrati in cerca di fortuna ai migranti africani che chiedono accoglienza all’Europa.

“Salvini ha toni e modi fascisti degli anni ’30”, ha rincarato la dose Asselborn, scatenando la risposta del vicepremier e polemiche. Ma le sue parole non hanno suscitato soltanto le ire degli italiani. Basta guardare i media francofoni che hanno riportato il video e la notizia.

Tra questi il più grande è sicuramente Le Figaro. Sia sul sito del quotidiano francese che sul link condiviso su Facebook la maggioranza dei commentatori si schiera con l’Italia e con Salvini. Il ritornello è lo stesso: “Come può un paradiso fiscale come il Lussemburgo che non accoglie migranti fare la morale all’Italia?”, si chiedono in molti. Che fanno notare come Asselborn metta sullo stesso piano “una immigrazione intra-europea, legale e auspicara dal Lussemburgo stesso per questioni economiche con una immigrazione extra-Ue, anarchica, illegale e non sollecitata dalle popolazioni europee”. O che ricordano come “quando gli italiani sono arrivati c’era lavoro e non sono venuti a divertirsi: lavoravano dalle 50 alle 60 ore a settimana senza ferie”.

Così come molti sono pronti a puntare il dito anche contro Bruxelles, rea di aver lasciato sola l’Italia nella gestione dei flussi migratori. Non mancano i “bravo” a Salvini e i “lo avessimo in Belgio uno come lui”. E c’è anche chi ne approfitta per attaccare Emmanuel Macron


https://it.wikipedia.org/wiki/Lussemburgo

Etnicità

La popolazione immigrata in Lussemburgo crebbe durante tutto il XX secolo per via degli arrivi dal Belgio, dalla Francia, dall'Italia, dalla Germania e soprattutto dal Portogallo: nel 2013 ben 88.000 residenti nel Lussemburgo avevano la nazionalità portoghese, saliti ad oltre 100.000 nel 2017. Nel 2013 la popolazione residente del Lussemburgo ammontava a 537.039 persone, il 44,5% delle quali straniere o di origine straniera; il maggiore gruppo etnico straniero era costituito dai portoghesi, che costituivano addirittura il 16,4% della popolazione totale del Paese, seguito dai francesi (6,6%), dagli italiani (3,4%), dai belgi (3,3%) e dai tedeschi (2,3%). Un ulteriore 6,4% dei residenti proveniva da un altro Paese membro dell'Unione Europea, mentre il restante 6,1% era extracomunitario.

Sin dall'inizio delle guerre jugoslave, cominciarono ad arrivare in Lussemburgo numerosi immigrati dalla Bosnia ed Erzegovina, dal Montenegro e dalla Serbia. Annualmente, oltre 10.000 nuovi immigrati arrivano in Lussemburgo, soprattutto da stati membri dell'UE, ma anche dall'Europa orientale. Nel 2000 gli immigrati nel picccolo Lussemburgo erano già 162.000, ovvero il 37% della popolazione totale, a cui si aggiungevano i circa 5.000 immigrati clandestini presenti illegalmente che venivano stimanti nel 1999.

Più numerose comunità di immigrati:

Portogallo Portogallo (100.460)
Francia Francia (38.384)
Italia Italia (21.877)
Belgio Belgio (21.008)
Germania Germania (15.056)
Montenegro Montenegro (9.065)
Regno Unito Regno Unito (6.946)
Serbia Serbia (6.282)
Paesi Bassi Paesi Bassi (4.734)
Spagna Spagna (4.241)



“Sono nipote di abruzzesi e dico a Salvini: attento al Lussemburgo”
di Luca Galassi

https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... ussemburgo

Mars Di Bartolomeo - Il presidente del Parlamento del Granducato avverte il ministro italiano, dopo la lite con il suo collega a Vienna

Il presidente del Parlamento del Lussemburgo si chiama Mars Di Bartolomeo e ha sangue al 100 per cento abruzzese. Fa parte del Partito Socialista Operaio, come il ministro degli Esteri Joan Asselborn, che ha ricordato a Salvini venerdì: “In Lussemburgo, caro signore, migliaia di italiani sono venuti a lavorare come migranti affinché in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli”. Per poi concludere “merde, alors”. Il Fatto ha chiesto a Di Bartolomeo un parere sulla lite e lui ha colto l’occasione per bacchettare Salvini (“la sua politica semplifica, divide e semina odio”) ma anche per dirgli: “Se davvero la Lega ha nascosto la sua cassa nel mio Paese, presto scoprirà che non siamo un paradiso fiscale ma seguiamo le regole della trasparenza”.

Presidente Di Bartolomeo, cosa ha pensato quando ha visto il video di Salvini con il suo compagno di partito?

Ho pensato che per colpa di movimenti nazionalisti, come quello di Salvini, tutto quel che abbiamo fatto per unire i nostri popoli è ora in pericolo. Questo modo di dividere e semplificare mi ricorda quel che abbiamo vissuto prima della Seconda guerra mondiale. E mi fa paura.

Anche Asselborn è andato sopra le righe …

Lui aveva citato il premier francese Macron dicendo solo che i migranti possono essere un’opportunità in un continente che invecchia. Salvini gli ha replicato dicendo che forse voleva soppiantare i nostri figli con ‘schiavi’. Questa immagine non è innocente. I migranti sono spesso scuri e lui, usando la parola schiavi, ha voluto richiamare concetti noti. Questo modo di dividere tra nero e bianco è usato dai Trump, gli Orbán… Semplifica, divide e peggiora il mondo. La mia politica e la mia storia è diversa. Io sono nato lussemburghese, ma i miei nonni sono partiti dall’Italia perché erano trattati, loro sì, come schiavi.

Schiavi in Italia?

Mio nonno materno era di una località vicino a Teramo, Ponte Vomano. Lui mi ha raccontato che c’erano i latifondisti che li trattavano come schiavi. Mio nonno paterno era di San Demetrio Ne’ Vestini, in provincia de L’Aquila. Non fuggivano dalla guerra, ma da quella situazione di estrema povertà. Nessuna ditta li aveva chiamati in Lussemburgo. Sono venuti da soli, senza le famiglie: giovani maschi come i migranti di oggi. Erano schiavi in Italia e sono diventati più liberi grazie al Lussemburgo. Non c’è più memoria. Allora l’Europa era Mussolini e Hitler. Ora ci sembra scontato che esista la pace, ma non è così.

Era più facile integrare i suoi nonni nel Lussemburgo di allora, che i migranti africani di oggi in Italia.

Oggi i lussemburghesi mangiano italiano, vestono italiano, fanno le vacanze in Italia ma è un amore recente. Allora l’Italia era un Paese sconosciuto, abitato da gente diversa per lingua e cultura. Quando ero piccolo, negli anni 60, ci chiamavano con disprezzo ‘spaghetto’, ‘orso’, o ‘boccia’, per irridere le origini italiane. Poi sono diventato sindaco della mia città, Dudelange, poi ministro e ora sono il presidente del Parlamento lussemburghese.

Lei è il corrispondente di Roberto Fico, che ne pensa?

Fico mi piace per quello che ha detto sui migranti. Ho cercato di contattarlo tramite la sua segreteria, senza successo, per invitarlo in Lussemburgo. Mi piacerebbe mostrargli il CDMH, Centro di documentazione sull’immigrazione, da me voluto nella stazione di Usines a Dudelange, nel quartiere ‘Piccola Italia’, un luogo importante perché dimostra che l’immigrazione all’inizio è un problema ma può diventare una grande opportunità.

I leghisti le direbbero che non c’erano problemi così forti per le differenze di cultura e religione in quella immigrazione italiana.

Non è vero. Dopo le guerre nella ex Jugoslavia, venti anni fa, c’è stata una forte immigrazione anche islamica. E gli italiani all’inizio non erano ben visti. I miei nonni non erano avvocati ma lavoravano in una miniera e in una fabbrica di ferro. I loro colleghi erano quasi tutti italiani. Mezzo milione di italiani sono venuti in Lussemburgo. Molti sono andati via, ma per capire quanti siano rimasti basta consultare l’elenco telefonico. Io mi chiamo Di Bartolomeo e sono il presidente del Parlamento.

Il suo ‘compagno’ Asselborn pensava a lei quando rispondeva a Salvini?

Lui viene da un ambiente operaio, conosce bene la storia degli italiani emigrati in Lussemburgo. Quando ha sentito chiamare, da un ministro italiano, i migranti ‘schiavi’, ha reagito.

Sì, ma quel ‘Merde alors’ se lo poteva risparmiare.

Non equivale a un insulto come ‘stronzo’ (scusi il termine) è un modo forte e un po’ volgare di dire: ‘Ora basta!’.

Però l’Europa del suo concittadino, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, sembra costruita per le banche più che per i popoli.

L’Italia ha ragione quando dice che è stata lasciata sola di fronte all’immigrazione. Juncker ha provato a cambiare le cose ma troppo tardi.

Salvini ha detto che il Lussemburgo è un paradiso fiscale e non può darci lezioni.

Presto si accorgerà che non è così. Se veramente la Lega ha lasciato il suo tesoro in Lussemburgo, non è al sicuro. Perché il Lussemburgo è cambiato molto negli ultimi 15 anni e noi seguiamo le regole della trasparenza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:49 pm

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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:49 pm

No all'Europa filo nazi maomettana, filo turca, filo iraniana

L'Europa non è islamica, non è mussulmana, non è nazi maomettana.
L'enclave mussulmane in Europa: Francia, Gran Bretagna, Svezia, Germania, Bosnia, Kosovo, Albania, ... sono fonte di instabilità politica, di conflitti sociali, religiosi e politici perenni, di guerre civili e di terrorismo.
L'Europa ha sempre combattuto contro il nazismo maomettano e il suo imperialismo politico-militare.



Giulio Meotti

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 0423392868

Fatemi capire bene. Noi quando andiamo in Arabia Saudita o in Iran ci dobbiamo velare (se donne) e proferire paroline di fatuo omaggio all’Islam. Gli ebrei sono giá tutti partiti dal mondo islamico e oggi di ebraico in Medio Oriente c’è soltanto Israele (per questo vogliono che si suicidi). I cristiani a breve faranno la stessa fine, non nascono più nuove chiese da secoli in quelle terre e quelle che ci stanno sono (se va bene) rese innocue e (se va male) date alle fiamme. Intanto i paesi islamici all’Onu riscrivono la nostra storia per dire che Gerusalemme non è mai stata ebraica e che le moschee sul Monte del Tempio sono lí dai tempi di Adamo ed Eva (a quando Roma che era sempre stata Romiyah?). Della cristianofobia e giudeofobia nel mondo islamico, neanche a parlarne, anzi guai a evocarle, mentre l’”islamofobia” è entrata nel nostro vocabolario e nel nostro codice penale. I simboli ebraici scompaiono dalle nostre strade (kippà, stelle di Davide, filatteri) e quelli cristiani si ibridano (dei preti hanno fatto leggere in chiesa il Corano sotto la cupola del Brunelleschi a Firenze). Ora, in tutto questo il capo di stato della Turchia, un leader antidemocratico, antisemita, anticristiano, liberticida ed espansionista, oggi è venuto in Germania, a finanziare una delle più grandi moschee d’Europa, a pregarci e a propagandare in turco. Mi sono perso qualcosa?


Proteste tedesche per Erdogan Lui apre la moschea e fa affari
Daniel Mosseri - Dom, 30/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 82338.html

Lite con il presidente Steinmeier, Merkel ricuce e strappa contratti pesanti ad Ankara. Polemica sul centro islamico

U n giornalista turco fermato dai commessi della cancelleria durante la conferenza stampa con Angela Merkel, una cena di insulti con il presidente Frank-Walter Steinmeier e l'inaugurazione della più grande moschea di Europa.

È in chiaroscuro il bilancio della visita di stato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Germania. Il sultano è stato accolto con tappeti rossi e onori militari ma anche le proteste di strada della sinistra e di quella parte dei turchi tedeschi ostili al sultano ma la forma non ha prevalso sulla sostanza. Dopo mesi di gelo, Berlino e Ankara hanno ripreso a parlarsi ma «tra noi restano grandi differenze in materia di standard democratici» ha sottolineato la cancelliera davanti ai giornalisti. La conferenza stampa di venerdì è stata interrotta dalla protesta simbolica di un reporter turco, Ertugrul Yigit, con indosso una t-shirt con scritto «Libertà per i giornalisti in Turchia». L'uomo è stato subito allontanato dalla sicurezza; poco dopo il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, ha chiuso il caso spiegando che «durante le conferenze stampa non si tengono manifestazioni politiche, e la regola vale a prescindere dalla fondatezza delle ragioni dei dimostranti». Durante lo stesso incontro, un Erdogan insolitamente moderato ha anche lodato l'integrazione dei suoi connazionali. Un anno fa, quando accusava i tedeschi di essere dei nazisti, soffiava invece sul fuoco dell'identitarismo. Il sultano avrebbe tuttavia anche minacciato di cancellare la conferenza stampa se alla stessa si fosse presentato il reporter turco Can Dundar, condannato nel suo Paese per presunti legami con il terrorismo.

Insomma, in virtù di relazioni fittissime basate sulle 7mila aziende tedesche attive in Turchia e i tre milioni di elettori turchi di Germania, la cancelliera e il sultano ce l'hanno messa tutta per rilanciare il dialogo. Erdogan però continua a governare con il pugno di ferro, tenendo in prigione centinaia di oppositori, a inclusione di parlamentari, magistrati, sindacalisti, giornalisti, e cinque cittadini tedeschi. Steinmeier glielo ha ricordato a cena: «Sono preoccupato per tutti coloro che rimangono in carcere in Turchia». «Lei è male informato», gli ha replicato il Reis, invitandolo piuttosto a occuparsi delle «migliaia di terroristi del Pkk che circolano liberamente in Germania». Insomma, una cena-disastro alla quale ha cercato di mettere una toppa sabato la cancelliera durante una colazione di lavoro con l'ospite turco tutta dedicata all'economia. Nonostante gli alti e bassi diplomatici, Ankara potrebbe assegnare una commessa miliardaria a Siemens e Deutsche Bahn perché modernizzino la rete ferroviaria turca.

Ieri pomeriggio Erdogan ha incontrato il premier regionale del Nord Reno-Westfalia, Armin Laschet: nel suo Land vive la più grande comunità di turchi all'estero, in gran parte sostenitori del sultano. Erdogan e Laschet dovevano vedersi al castello di Wahn, ma all'ultimo minuti la proprietà dell'immobile ha rifiutato di aprire i portoni al discusso Reis: il faccia a faccia fra i due politici è dunque avvenuto all'aeroporto. Erdogan ha poi inaugurato la grande moschea d'Europa di Colonia. Il luogo di culto appartiene alla Ditib, braccio religioso di Ankara all'estero: negli scorsi mesi la Ditib, che forniva decine di imam a tutta la Germania, è stata accusata di spionaggio a favore del governo di Ankara. Di recente Berlino ha tagliato dell'80% i fondi per l'integrazione religiosa che versava all'organizzazione. In moschea, il Reis ha parlato ancora di integrazione ma anche del bisogno di guardarsi dall'islamofobia. Erdogan ha parlato a porte chiuse dopo che la piazza della moschea gli è stata negata «per motivi di sicurezza». Né Laschet né la sindaca di Colonia hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione.


https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 4197289577



No alla Turchia nazi maomettana nella UE
viewtopic.php?f=188&t=2012


I popoli nativi o indigeni d'Europa si rivoltano contro l'invasione e la violenza islamica e le caste europee che la promuovono e sostengono
viewtopic.php?f=188&t=2054
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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:49 pm

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Re: L'Europa che sognamo e che vogliamo

Messaggioda Berto » dom set 23, 2018 1:51 pm

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