L'Europa sta svoltando a destra e liberandosi del social nazi comunismohttps://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3822568841Le destre in Europa, in generale non sono naziste caso mai hanno forti componenti nativisti di tutela e difesa dei diritti umani, naturali, universali e civili dei cittadini nativi o indigeni.
Non sono antisemite e antisraeliane, non sono imperialiste e colonialiste, non sono xenofobe ma solo giustamente anti invasione e anti clandestini e anti nazismo maomettano e anti nazismo comunista.
Non esiste alcun Piano Kalergi, Kalergi era un buon uomo e non c'entra nulla con questa fantomatica ipotesi di miscuglio di ingegneria politica etnogenetica.viewtopic.php?f=92&t=1475 Non è il piano Kalergi ma caso mai il piano Spinelli e del Manifesto di Ventotene.
Kalergi era un europeo, austriaco, cristiano, liberale che sognava un'Europa delle libertà e dei popoli; questa Europa è quella voluta dai comunisti come Spinelli e gli altri di Ventotene a cui si sono aggiunti gli ex radicali come la Bonino, i cattolici bergogliani e tutti gli ademocratici e illiberali della finanza internazionale e delle mutinazionali favorevoli ai totalitarismi, agli assolutismi e alla massificazione degli uomini e dei popoli. Ma il buon Kalergi con tutto ciò non 'c'entra nulla lui sognava un'Europa come la Svizzera.
ORBAN E I MAGHI DELLA UENiram Ferretti
11 settembre 2018
https://www.facebook.com/nora.klein/pos ... 5622029570 La UE ha messo Orbàn sotto processo per il suo illiberalismo. Troppo autoritario in Ungheria con magistratura e stampa, con chi ha idee diverse dalle sue. In base all’articolo 7, l’Ungheria rischia la sospensione del voto. Tuttavia, resta sullo sfondo anche un altro motivo, per il quale Orbàn non può essere messo in stato di accusa, ma per il quale è inviso alla UE, ed è di non essersi sottomesso al verbo della teologia immigrazionista a traino tedesco, uno dei capisaldi della UE.
Orban ha osato anche contrapporsi a George Soros e alla sua tentacolare Open Society Foundations la quale lavora indefessamente con 18 miliardi di dollari di budget per un mondo post-nazionale e post-identitario, un mondo in cui i confini e le tradizioni specifiche dei paesi saranno abolite (attenzione non quelli dei paesi islamici, ma di quelli liberali e democratici), per fare posto a una utopia universalista in cui emergerà l'Umanità.
È un vecchio progetto che discende dal radicalismo illuminista e poi si incarna nell'utopia comtiana e marxista. Un progetto gnostico.
In questa prospettiva, la UE incarnerebbe le forze del Progresso, mentre Orbàn e gli altri paesi dell'Est europeo che si sono opposti alle decisioni della Germania in merito all'immigrazione, sarebbero, come è sempre, le forze delle tenebre.
Anche Israele e gli Stati Uniti sono considerati, in questo senso, stati regressivi perchè hanno un forte senso di sè, difendono i propri confini, e non sono disposti a rinunciare alla propria identità specifica.
Orbàn non è certamente un liberale, ma il punto non è questo, l'avversione nei suoi confronti deriva in primis dal suo rifiuto di piegarsi al dogma immigrazionista e alla presunzione megalomane della UE di incarnare il futuro del continente.
Ci sarebbe da discutere, se è meno liberale Orbàn, o un conglomerato di paesi che pretende di decidere come deve essere il futuro dell'Europa sulla base della convinzione di conoscere le leggi della storia.
Il pericolo maggiore non è Orbàn o chi la pensa come lui, definito sbrigativamente come "populista" o "sovranista", termini fatti apposta per bollare chi si appone alla narrativa dominante, ma chi pretende di guidare il nostro futuro sulla base della propria scienza magica.
Ecco l'Europa dei social nazi comunisti che non hanno rispetto per i nativi e i cittadini europei"Mer..." e sbatte il microfono. Scontro tra Salvini e AsselbornClaudio Cartaldo - Ven, 14/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 75940.htmlLite a Vienna all'incontro tra i ministri dell'Interno. "Basta importare migranti". E il responsabile degli Esteri Ue sbotta
Matteo Salvini stava parlando delle sue politiche sull'immigrazione quando il responsabile lussemburghese degli Esteri e degli Affari europei, Jean Asselborn, lo ha interrotto, dando vita ad uno scambio duro di parole di fronte agli altri colleghi europei.
Il leghista è oggi a Vienna per il summit con i ministri dell'Ue e tra una stoccata e l'altra contro l'Onu ha dovuto pure far fronte ai borbotti dell'omologo lussemburghese.
Nel video (guarda) della relazione di Salvini, si sente il ministro dire che "ho sentito qualche collega dire che abbiamo bisogno di immigrati perché stiamo invecchiando. Ma io ho una prospettiva completamente diversa". Il discorso del leghista è stato chiaro: "Io penso di essere al governo e pagato dai miei cittadini per aiutare i giovani per tornarli a fargli fare figli. E non per espiantare il meglio dei giovani africani e rimpiazzare i giovani eurpei".
Le parole del vicepremier italiano però non sono piaciute al ministro lussemburghese che era seduto al suo fianco. "Non so se in Lussemburgo ci sono queste esigenze, noi in Italia aiutiamo i nostri figli ad avere altri figli. Non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che non facciamo più". A quel punto, tolti qualche secondo di differita per via della traduzione, si sente Asselborn borbottare al microfono "Ale ale alè", facendo il verso a Salvini: "bla, bla, bla..."
Nell'immediato Salvini si è limitato a rispondere che quelle sono le sue posizioni, legittime. Poi però è iniziato lo scontro verbale vero e proprio. "Io non l'ho interrotta cortesemente", dice Salvini. Ma Asselborn perde la pazienza e sbotta: "In Lussemburgo, caro signore, avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, dei migranti, affinché voi in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli". E poi conclude con una espressione colorita: "Merde, alors".
La sfida del ministro anti-populisti: “Devono essere fermati, fronte unico sui valori”16 Settembre 2018
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -206646727 BRUXELLES - "Salvini ha espresso concetti figli di un'etica fascista anni Trenta, quando ho sentito le sue parole ho avuto un grosso problema e ho pensato che qualcuno dovesse intervenire per zittirlo, per dirgli "adesso basta"". Jean Asselborn è il ministro degli Esteri lussemburghese che venerdì scorso a Vienna ha fermato Matteo Salvini con l'ormai celebre "Merde alors!". "Ci tengo a sottolineare che non era un insulto al popolo italiano ...
L'ennesimo attacco dalla Ue: "Siamo preoccupati da Salvini"Domenico Ferrara - Lun, 17/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 76952.htmlMaros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue, attacca: "Siamo preoccupati, l'Italia torni pro-Ue". Salvini: "Chieda scusa e taccia"
Non bastava il ministro del Lussemburgo Asselborn o il commissario francese Moscovici, nella lista dei "falchi" anti-italiani della Ue adesso si annovera anche lo slovacco Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue nonché candidato di punta nel Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) in vista delle europee per guidare l'esecutivo dell'Unione.
Ma cosa ha detto Sefcovic?
Commentando all'Ansa la situazione politica in Italia e l'affermazione della Lega di Matteo Salvini ha tuonato: "Sono stato molte volte in Italia e sono sempre rimasto impressionato di quanto questo grande ed importante Paese europeo sia onestamente pro-Ue. Per noi è davvero una situazione nuova. Dobbiamo assicurarci che in futuro l'Italia torni a essere di nuovo il grande Paese del G7 fortemente pro-Ue". E poi ha aggiunto: "Siamo tutti preoccupati".
A rincarare la dose poi l'attacco ai populisti che fanno "false promesse" e "giocano con il fuoco per distruggere la nostra cooperazione europea e il nostro sogno europeo".
La risposta del ministro dell'Interno è arrivata a stretto giro di posta. "Ennesimo attacco dell'Europa all'Italia, alla Lega e al governo. Adesso si interessano a noi, ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d'aiuto del nostro Paese per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere", ha ribattuto Salvini.
Sefcovic, che sfiderà Manfred Weber del Ppe appoggiato da Angela Merkel, è stato commissario responsabile dell'Amministrazione tra il 2009 e il 2014 sotto Josè Manuel Barroso, prima di diventare vice-presidente responsabile per l'Unione dell'Energia con Jean-Claude Juncker. E sicuramente rientra in quelli che il leghista definisce "euroburocrati".
La musica non cambia, insomma. Anche perché non è la prima volta che dalla Ue qualcuno salga in cattedra per impartire lezioni non richieste o peggio ancora per minacciare governi democraticamente eletti da un pulpito che non ha ricevuto alcun consenso popolare. Sono i cosiddetti "falchi", appunto. Come non ricordare le recenti dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. "L'Italia è un problema per la zona dell'euro", ha sentenziato. Non contento poi ha rincarato la dose: "Nella nuova Europa sovranista non c'è un Hitler ma tanti piccoli Mussolini".
Da un francese, si passa poi a un tedesco. Günter Oettinger, commissario europeo, prima ha sciorinato la sua particolare lezione finanziaria: "I mercati insegneranno (poi corretto dal giornalista che lo ha intervistato in "indurranno") agli italiani a votare nella maniera giusta". Poi ha minacciato: "Mettiamo in guardia Roma contro il mescolare questioni di politica migratoria con il Bilancio della Ue".
Nella lista non può mancare il falco Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea, che nel maggio scorso avvertiva: "La Commissione, naturalmente, non vuole interferire nelle discussioni in corso attualmente sul governo in Italia, ma noi ci apettiamo di collaborare molto strettamente con un governo stabile, qualunque sia, la Commissione è guardiana dei trattati e deve essere sicura che tutti capiscano i loro impegni; e abbiamo tutte le ragioni di credere che l’Italia continuerà a rispettare i suoi impegni di bilancio ed econimici anche in futuro”.
Stesso pensiero espresso dal vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: "Nell’approccio alla formazione del nuovo governo e nell’approccio alla stabilità finanziaria l’Italia deve mantenere la rotta degli ultimi anni riducendo gradualmente il deficit e il debito. La Commissione europea in linea di principio non interferisce con le politiche nazionali ma per noi è importante che il nuovo governo italiano conduca una politica di bilancio ragionevole".
Il commissario europeo per migrazioni, affari interni e cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, si era "limitato" invece all'auspicio: "Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria". Naturalmente anche Juncker aveva alzato il ditino. “Gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà". Prediche, attacchi e ingerenze. Ancora una volta. Ma sicuri che questi falchi vogliano il bene dell'Europa? Perché, così facendo, sembrano sortire l'effetto opposto.
Le Figaro: “Il Lussemburgo è un paradiso fiscale che non accoglie migranti. Non può fare la morale all’Italia”16 settembre 2018
http://www.news-24-ore.com/2018/09/16/l ... -allitalia“Merde, alors”, ha chiosato Jean Asselborn al termine dell’intervento in cui ha interrotto e attaccato Matteo Salvini. Intervento in cui il ministro degli esteri del Lussemburgo ha paragonato gli italiani che nel Dopoguerra sono emigrati in cerca di fortuna ai migranti africani che chiedono accoglienza all’Europa.
“Salvini ha toni e modi fascisti degli anni ’30”, ha rincarato la dose Asselborn, scatenando la risposta del vicepremier e polemiche. Ma le sue parole non hanno suscitato soltanto le ire degli italiani. Basta guardare i media francofoni che hanno riportato il video e la notizia.
Tra questi il più grande è sicuramente Le Figaro. Sia sul sito del quotidiano francese che sul link condiviso su Facebook la maggioranza dei commentatori si schiera con l’Italia e con Salvini. Il ritornello è lo stesso: “Come può un paradiso fiscale come il Lussemburgo che non accoglie migranti fare la morale all’Italia?”, si chiedono in molti. Che fanno notare come Asselborn metta sullo stesso piano “una immigrazione intra-europea, legale e auspicara dal Lussemburgo stesso per questioni economiche con una immigrazione extra-Ue, anarchica, illegale e non sollecitata dalle popolazioni europee”. O che ricordano come “quando gli italiani sono arrivati c’era lavoro e non sono venuti a divertirsi: lavoravano dalle 50 alle 60 ore a settimana senza ferie”.
Così come molti sono pronti a puntare il dito anche contro Bruxelles, rea di aver lasciato sola l’Italia nella gestione dei flussi migratori. Non mancano i “bravo” a Salvini e i “lo avessimo in Belgio uno come lui”. E c’è anche chi ne approfitta per attaccare Emmanuel Macron
https://it.wikipedia.org/wiki/Lussemburgo Etnicità
La popolazione immigrata in Lussemburgo crebbe durante tutto il XX secolo per via degli arrivi dal Belgio, dalla Francia, dall'Italia, dalla Germania e soprattutto dal Portogallo: nel 2013 ben 88.000 residenti nel Lussemburgo avevano la nazionalità portoghese, saliti ad oltre 100.000 nel 2017. Nel 2013 la popolazione residente del Lussemburgo ammontava a 537.039 persone, il 44,5% delle quali straniere o di origine straniera; il maggiore gruppo etnico straniero era costituito dai portoghesi, che costituivano addirittura il 16,4% della popolazione totale del Paese, seguito dai francesi (6,6%), dagli italiani (3,4%), dai belgi (3,3%) e dai tedeschi (2,3%). Un ulteriore 6,4% dei residenti proveniva da un altro Paese membro dell'Unione Europea, mentre il restante 6,1% era extracomunitario.
Sin dall'inizio delle guerre jugoslave, cominciarono ad arrivare in Lussemburgo numerosi immigrati dalla Bosnia ed Erzegovina, dal Montenegro e dalla Serbia. Annualmente, oltre 10.000 nuovi immigrati arrivano in Lussemburgo, soprattutto da stati membri dell'UE, ma anche dall'Europa orientale. Nel 2000 gli immigrati nel picccolo Lussemburgo erano già 162.000, ovvero il 37% della popolazione totale, a cui si aggiungevano i circa 5.000 immigrati clandestini presenti illegalmente che venivano stimanti nel 1999.
Più numerose comunità di immigrati:
Portogallo Portogallo (100.460)
Francia Francia (38.384)
Italia Italia (21.877)
Belgio Belgio (21.008)
Germania Germania (15.056)
Montenegro Montenegro (9.065)
Regno Unito Regno Unito (6.946)
Serbia Serbia (6.282)
Paesi Bassi Paesi Bassi (4.734)
Spagna Spagna (4.241)
“Sono nipote di abruzzesi e dico a Salvini: attento al Lussemburgo”di Luca Galassi
https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... ussemburgoMars Di Bartolomeo - Il presidente del Parlamento del Granducato avverte il ministro italiano, dopo la lite con il suo collega a Vienna
Il presidente del Parlamento del Lussemburgo si chiama Mars Di Bartolomeo e ha sangue al 100 per cento abruzzese. Fa parte del Partito Socialista Operaio, come il ministro degli Esteri Joan Asselborn, che ha ricordato a Salvini venerdì: “In Lussemburgo, caro signore, migliaia di italiani sono venuti a lavorare come migranti affinché in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli”. Per poi concludere “merde, alors”. Il Fatto ha chiesto a Di Bartolomeo un parere sulla lite e lui ha colto l’occasione per bacchettare Salvini (“la sua politica semplifica, divide e semina odio”) ma anche per dirgli: “Se davvero la Lega ha nascosto la sua cassa nel mio Paese, presto scoprirà che non siamo un paradiso fiscale ma seguiamo le regole della trasparenza”.
Presidente Di Bartolomeo, cosa ha pensato quando ha visto il video di Salvini con il suo compagno di partito?
Ho pensato che per colpa di movimenti nazionalisti, come quello di Salvini, tutto quel che abbiamo fatto per unire i nostri popoli è ora in pericolo. Questo modo di dividere e semplificare mi ricorda quel che abbiamo vissuto prima della Seconda guerra mondiale. E mi fa paura.
Anche Asselborn è andato sopra le righe …
Lui aveva citato il premier francese Macron dicendo solo che i migranti possono essere un’opportunità in un continente che invecchia. Salvini gli ha replicato dicendo che forse voleva soppiantare i nostri figli con ‘schiavi’. Questa immagine non è innocente. I migranti sono spesso scuri e lui, usando la parola schiavi, ha voluto richiamare concetti noti. Questo modo di dividere tra nero e bianco è usato dai Trump, gli Orbán… Semplifica, divide e peggiora il mondo. La mia politica e la mia storia è diversa. Io sono nato lussemburghese, ma i miei nonni sono partiti dall’Italia perché erano trattati, loro sì, come schiavi.
Schiavi in Italia?
Mio nonno materno era di una località vicino a Teramo, Ponte Vomano. Lui mi ha raccontato che c’erano i latifondisti che li trattavano come schiavi. Mio nonno paterno era di San Demetrio Ne’ Vestini, in provincia de L’Aquila. Non fuggivano dalla guerra, ma da quella situazione di estrema povertà. Nessuna ditta li aveva chiamati in Lussemburgo. Sono venuti da soli, senza le famiglie: giovani maschi come i migranti di oggi. Erano schiavi in Italia e sono diventati più liberi grazie al Lussemburgo. Non c’è più memoria. Allora l’Europa era Mussolini e Hitler. Ora ci sembra scontato che esista la pace, ma non è così.
Era più facile integrare i suoi nonni nel Lussemburgo di allora, che i migranti africani di oggi in Italia.
Oggi i lussemburghesi mangiano italiano, vestono italiano, fanno le vacanze in Italia ma è un amore recente. Allora l’Italia era un Paese sconosciuto, abitato da gente diversa per lingua e cultura. Quando ero piccolo, negli anni 60, ci chiamavano con disprezzo ‘spaghetto’, ‘orso’, o ‘boccia’, per irridere le origini italiane. Poi sono diventato sindaco della mia città, Dudelange, poi ministro e ora sono il presidente del Parlamento lussemburghese.
Lei è il corrispondente di Roberto Fico, che ne pensa?
Fico mi piace per quello che ha detto sui migranti. Ho cercato di contattarlo tramite la sua segreteria, senza successo, per invitarlo in Lussemburgo. Mi piacerebbe mostrargli il CDMH, Centro di documentazione sull’immigrazione, da me voluto nella stazione di Usines a Dudelange, nel quartiere ‘Piccola Italia’, un luogo importante perché dimostra che l’immigrazione all’inizio è un problema ma può diventare una grande opportunità.
I leghisti le direbbero che non c’erano problemi così forti per le differenze di cultura e religione in quella immigrazione italiana.
Non è vero. Dopo le guerre nella ex Jugoslavia, venti anni fa, c’è stata una forte immigrazione anche islamica. E gli italiani all’inizio non erano ben visti. I miei nonni non erano avvocati ma lavoravano in una miniera e in una fabbrica di ferro. I loro colleghi erano quasi tutti italiani. Mezzo milione di italiani sono venuti in Lussemburgo. Molti sono andati via, ma per capire quanti siano rimasti basta consultare l’elenco telefonico. Io mi chiamo Di Bartolomeo e sono il presidente del Parlamento.
Il suo ‘compagno’ Asselborn pensava a lei quando rispondeva a Salvini?
Lui viene da un ambiente operaio, conosce bene la storia degli italiani emigrati in Lussemburgo. Quando ha sentito chiamare, da un ministro italiano, i migranti ‘schiavi’, ha reagito.
Sì, ma quel ‘Merde alors’ se lo poteva risparmiare.
Non equivale a un insulto come ‘stronzo’ (scusi il termine) è un modo forte e un po’ volgare di dire: ‘Ora basta!’.
Però l’Europa del suo concittadino, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, sembra costruita per le banche più che per i popoli.
L’Italia ha ragione quando dice che è stata lasciata sola di fronte all’immigrazione. Juncker ha provato a cambiare le cose ma troppo tardi.
Salvini ha detto che il Lussemburgo è un paradiso fiscale e non può darci lezioni.
Presto si accorgerà che non è così. Se veramente la Lega ha lasciato il suo tesoro in Lussemburgo, non è al sicuro. Perché il Lussemburgo è cambiato molto negli ultimi 15 anni e noi seguiamo le regole della trasparenza.