Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » gio mar 08, 2018 7:48 pm

Il multiculturalismo buonista spazzato via da milioni di voti
Alessandro Gnocchi
Mer, 07/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 02008.html

Dalle urne è uscito un «no» secco al multiculturalismo, al politicamente corretto, all'immigrazione incontrollata e allo ius soli.

La sinistra ha perso anche nelle sue roccheforti: il colore rosso è quasi sparito dalle cartine geografiche post elettorali pubblicate sui giornali. Come mai? Un indizio. Nelle località dove la convivenza fra italiani e stranieri ha prodotto problemi o addirittura tragedie, il centrodestra, specie la Lega, ha incassato un successo netto.

Dopo la caduta del Muro, i post-comunisti hanno divorziato dal popolo per occuparsi dei problemi della borghesia metropolitana. Non parlano più di riscatto sociale o uguaglianza. Preferiscono educare il popolo attraverso il lessico ipocrita del politicamente corretto, estraneo all'esperienza delle persone. Che hanno votato il centrodestra, dalle idee chiare sull'immigrazione incontrollata, e il Movimento 5 stelle, che non si capisce bene cosa voglia ma che, in passato, aveva fatto, attraverso alcuni dei suoi leader, dichiarazioni dure contro la politica delle porte spalancate. La favola del socialismo umanitario non ha incantato i cittadini che hanno potuto sperimentarne gli effetti: si preoccupa della fame nel mondo ma non della fame a Canicattì.

Ancora meno piace la propaganda continua sui vantaggi dell'immigrazione e la rinuncia alle nostre radici. Il multiculturalismo, sosteneva non un pericoloso estremista ma il liberale Giovanni Sartori, non è una buona idea. Secondo lo studioso, il multiculturalismo conduce alla «secessione culturale». La separazione prevale sull'integrazione. La città diventa un mosaico di tribù che vivono una accanto all'altra senza quasi conoscersi. Le rivendicazioni di un numero crescente di minoranze portano poi «a leggi diseguali caratterizzate da eccezioni». Lo Stato liberale sottrae l'individuo all'arbitrio perché le leggi si applicano senza distinzioni. Al contrario, la moltiplicazione dei diritti, attribuiti in funzione dell'appartenenza a una minoranza culturale e protetti da leggi ad hoc, porta alla frammentazione e reintroduce l'arbitrio: allo Stato è attribuito il dovere di intervenire e il potere di discriminare. In altre parole, il mondo multiculturale è illiberale e genera conflitti (tra poveri). Non è neppure vero che tutti gli immigrati siano uguali: alcuni sono meno integrabili degli altri, specie se provengono da una cultura in cui il cittadino si identifica con il credente e lo Stato religioso coincide con lo Stato civile. È chiaro a tutti, tranne alla sinistra. Questo voto è già stato bollato come populista ma è semplicemente popolare.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » lun mar 12, 2018 5:11 pm

Migranti, l'Ue al nuovo governo: "La linea italiana non può cambiare"
Ivan Francese - Lun, 12/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/migranti- ... 04160.html

Il commissario all'Immigrazione Avramopoulos mette in guardia il futuro governo italiano: "Non credo che la linea italiana possa cambiare"

In Italia non si è ancora formato il nuovo governo che già la Commissione Europea si affretta a mettere le mani avanti e a fissare alcuni punti chiave della propria agenda dettando la linea al futuro esecutivo che tra poche settimane dovrà insediarsi a Palazzo Chigi.

Uno dei temi più caldi è naturalmente quello dell'immigrazione, su cui la Ue gioca la propria partita decisiva precisamente nei Paesi membri di primo arrivo come l'Italia e la Grecia. Il commissario all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos è intervenuto oggi al termine del Consiglio Ue su Interni e Difesa, dando indicazioni ben chiare su quelle che sono le aspettative di Bruxelles rispetto al prossimo governo che si sta per formare a Roma.

"Non credo che la politica italiana sull'immigrazione possa cambiare - ha spiegato il commissario ai giornalisti che gli chiedevano se temesse che le politiche di Roma in materia possano cambiare - L'Italia è uno dei Paesi europei più importanti e la sua politica non credo che cambierà. Contiamo molto sul contributo italiano e sul suo sostegno alla nostra strategia comune sulla immigrazione".

Avramopoulos ha poi colto l'occasione per elogiare l'operato del ministro dell'Interno uscente Marco Minniti di cui ha lodato "l'ottimo lavoro che lascia in eredità", definito "qualcosa di cui l'Italia può andare orgogliosa". Dichiarazioni e prese di posizione assai nette, che però dovranno fare i conti con la linea del nuovo esecutivo. Che, a trazione leghista o pentastellata che sia, rischia di lasciare il commissario all'Integrazione con l'amaro in bocca. La continuità con l'operato del precedente governo non è certo infatti in cima alle priorità dei partiti usciti vincitori dalle urne.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » lun mar 12, 2018 5:47 pm

C'è un islam che vuole convertirci
di Silvia Grilli

http://archivio.panorama.it/archivio/C- ... onvertirci

Un libro sensazionale è stato pubblicato in Francia. Citando fonti, documenti e trascrizioni da nastri registrati, descrive il progetto del gruppo fondamentalista dei Fratelli musulmani per islamizzare l'Europa.
Il titolo è Frère Tariq (Fratello Tariq) e si riferisce a Tariq Ramadan, un professore di filosofia d'origine egiziana che vive a Ginevra, in Svizzera. Perché intitolargli un libro? Perché Ramadan non è solo il nipote di Hassan al-Banna, che nel 1928 fondò l'organizzazione integralista dei Fratelli musulmani. Non è solo il più carismatico predicatore dell'Islam assolutista del VII secolo fra i giovani musulmani immigrati in Europa. Non è stato soltanto consulente della Commissione europea durante la presidenza di Romano Prodi. Non è soltanto l'ospite applaudito delle tavole rotonde sui dialoghi tra religioni, dove è presentato come un «riformatore dell'Islam».
Per la giornalista Caroline Fourest, che ha scritto il libro, è soprattutto l'uomo che tra il 1992 e il 1993 è stato designato in Egitto dall'ufficio politico della congregazione per una missione di grande importanza: la «dawa» in Occidente. Cioè convertire l'Europa all'Islam fondamentalista dei Fratelli musulmani e realizzare una società ideale basata sulla «sharia», la legge islamica.Il piano di penetrazione dei Fratelli musulmani in Europa avrebbe una strategia e un metodo.
Secondo Fourest, la strategia è questa: i musulmani non si integrano nella società europea, non accettano le leggi in contrasto con la loro religione, approfittano della libertà di espressione, del senso di colpa e dell'ingenuità occidentali per cercare alleati nella sinistra, nei no global e nei cattolici terzomondisti europei.
In pratica collaborano provvisoriamente con gli avversari della globalizzazione nell'attesa che venga «il gran giorno». Il giorno in cui, secondo le conclusioni dell'inchiesta di Fourest, i non musulmani non avranno più voce in capitolo e si realizzerà la società ideale della sharia. Un mondo dove «le donne saranno velate, le scuole saranno islamiche, la colonizzazione occidentale verrà considerata causa di tutti mali, si metterà fine al sistema monetario internazionale, le prigioni si riempiranno di femministe, omosessuali e musulmani democratici, giudicati "blasfemi" dalla polizia etica».

Il metodo è invece quello del doppio registro: «Sviluppare un discorso che si adatti all'orecchio che ascolta» insegna Ramadan in una delle cassette vendute in decine di migliaia di copie dalle edizioni Tawhid, legate ai Fratelli musulmani. In un opuscolo pubblicato dallo stesso editore, Ramadan elabora per ogni concetto chiave come «diritto, razionalità, democrazia e comunità» una seconda definizione che può essere compresa soltanto dagli studenti che hanno seguito i suoi corsi.
«Questo» afferma Fourest «gli permette di tenere discorsi apparentemente inoffensivi restando invece fedele a un messaggio islamista». Interpellato da Panorama, Ramadan non vuole commentare l'inchiesta di Fourest. Però avverte: «Invece d'indagare su di me, dovreste indagare su quella donna».
Dunque chi è Caroline Fourest?È una giornalista francese e una militante del laicismo. È caporedattore di ProChoix, una rivista in difesa delle libertà individuali contro le ideologie totalitarie. Da 10 anni si occupa d'integralismo religioso: cristiano, ebraico, islamico. Nell'ultimo anno ha studiato i documenti lasciati dietro di sé dal rètore Ramadan: un centinaio di cassette, una quindicina di libri, 1.500 pagine d'interviste e di articoli apparsi su di lui nei giornali inglesi, francesi, italiani e spagnoli. Poi ha scritto Frère Tariq per l'editore Grasset. Fourest dice a Panorama: «Ci vuole più coraggio per combattere l'integralismo musulmano che quello cristiano, perché gli islamisti hanno nella sinistra europea molti più alleati di quanti ne abbia il fondamentalismo cristiano. Se il commissario europeo Rocco Buttiglione dice: "L'omossessualità è peccato", nessuno lo scambia per un cattolico liberale. Perché invece si considerano musulmani liberali degli estremisti islamici?
Gli islamisti fanno leva sulla scusa di essere una minoranza perseguitata per annullare il nostro spirito critico. Ma bisogna superare la paura di essere accusati di razzismo».Khaled Fouad Allam è professore di sociologia del mondo musulmano all'Università di Trieste. Di origine algerina, ha scritto il libro Lettera a un kamikaze (Rizzoli editore). È editorialista del quotidiano La Repubblica. Conosce il progetto fondamentalista dei Fratelli musulmani. Dice a Panorama: «La rivoluzione iraniana, con la conseguente nascita dello stato islamico, ha ampliato gli obiettivi della fratellanza. Non si limita più alla conversione spirituale. Vuole dare un apparato politico all'islamizzazione. Oggi, con la diaspora dei giovani musulmani in Europa, ha trasferito i suoi obiettivi in Occidente».
Il piano dei Fratelli musulmani è una minaccia mondiale. «È soprattutto un pericolo per i musulmani che credono sia possibile unire Islam e libertà, Islam e democrazia». Non si pensi che la strategia si fermi ai paesi dove gli immigrati musulmani sono più numerosi, come la Francia o la Gran Bretagna. «La fratellanza musulmana» spiega Fouad Allam «non ragiona per stati, ma a livello transnazionale. Lo scopo è atrofizzare le democrazie occidentali. La strategia di penetrazione utilizza il principio della "taqiyya", la dissimulazione, che ha origine nella tradizione di misticismo dell'Islam. Uno degli emblemi di una confraternita di mistici musulmani, la Naqsbandiyya, è la frase "Solo nella folla", nel senso che nessuno deve riconoscerti nella folla. La taqiyya è stata ripresa dal fondatore dei Fratelli musulmani al-Banna per mantenere la segretezza delle strutture. Prevede un doppio linguaggio: uno per l'interno della congregazione, un altro per l'esterno».Avanzare mascherati permette ai Fratelli di crescere e fare nuovi proseliti. Nulla si deve sapere della confraternita. Nessuno deve rivendicare pubblicamente d'appartenere alla congregazione. Nemmeno Tariq Ramadan, che ha sempre negato.
Per Caroline Fourest l'evidenza è che nel cuore dell'Europa, nella svizzera Ginevra, il Centro islamico di cui Ramadan è amministratore diffonde un Islam radicale di resistenza all'Occidente. L'evidenza è che in Francia l'ideologia della fratellanza ispira l'Union des organizations islamiques de France, che riunisce oltre 200 associazioni. In Italia influenza l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche, che controlla il 70 per cento delle moschee. A Londra, l'Associazione dei musulmani di Gran Bretagna, vicina ai Fratelli musulmani, ha lanciato in luglio una grande campagna in favore del velo islamico. L'hanno presentata Youssef al-Qaradhawi, il teologo che presiede il Consiglio europeo della fatwa, e Ramadan. Se la dawa fosse soltanto una missione religiosa, sarebbe una faccenda di fondamentalismo retrogrado. Ma i Fratelli musulmani sono un movimento politico, prima che religioso. Fourest scrive che nel 2004 Ramadan ha partecipato alla preparazione di una lista di candidati musulmani per le elezioni europee.
Nell'Epistola ai giovani, il fondatore della Fratellanza al-Banna scrisse: «Noi vogliamo che la bandiera dell'Islam sventoli di nuovo, al vento e bene in alto, in tutte le contrade che hanno avuto la fortuna di accogliere l'Islam per un certo periodo di tempo, e dove la voce dei muezzin (chi chiama alla preghiera, ndr) è risuonata tra i takbirs e i tahlils (orazioni coraniche, ndr). Poi la mala sorte ha voluto che le luci dell'Islam si ritirassero da queste contrade, cadute nella miscredenza. Dunque l'Andalusia, la Sicilia, i Balcani, le coste italiane e le isole mediterranee sono tutte colonie musulmane e bisogna che ritornino in seno all'Islam. Allo stesso modo occorre anche che il Mediterraneo e il Mar Rosso ridiventino mari musulmani, come lo erano prima. Noi vogliamo esporre il nostro messaggio islamico al mondo intero, raggiungere le genti nella loro totalità, sottomettere tutti i tiranni finché non ci sia più disordine e la religione sia interamente votata a Dio».
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 6:02 pm

Guidò la nave anti Ong: leader di Defend Europe arrestato a Londra
Giuseppe De Lorenzo - Lun, 12/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/guid-nave ... 04201.html

Arrestato, rinchiuso in un centro di detenzione "con spacciatori, stupratori e criminali", rimpatriato in Austria e bandito a vita dall'Inghilterra. La sua colpa? Far parte di una organizzazione di destra, impegnata nella lotta all’immigrazione di massa, e aver preso un aereo per partecipare ad un comizio a Londra sulla libertà d'espressione.

Alla faccia della democrazia.

Martin Sellner, attivista politico e leader di Generazione Identitaria a Vienna, era tra i capi di Defend Europe. Forse ricorderete la C-Star, il natante anti-Ong che per settimane ha navigato di fronte alle coste della Libia per contrastare "l'importazione" di migranti in Italia. Con Sellner è finita in manette anche Brittany Pettibone, giornalista freelance americana e fidanzata del militante di destra. I due sono stati arrestati venerdì all'aeroporto di Londra e rilasciati solo oggi. Secondo quanto apprende ilGiornale da fonti di Gi, sarebbero stati dichiarati "dissidenti politici", banditi a vita dal Regno Unito e rimpatriati in Austria. Neppure si trattasse di terroristi.

Sellener e Pettibone erano diretti ad un sit-in all'Hyde Park dove avrebbero incontrato Tommy Robinson, un altro attivista considerato estremista dalle autorità londinesi. "Il governo ha deciso che il discorso di Martin sulla tematica della libertà d’espressione era troppo pericoloso per essere ascoltato", scrive in un comunicato Generazione Identitaria. La verità è - se possibile - ancor più grottesca.

Nel documento di rifiuto del permesso d’ingresso nel Regno Unito consegnato a Pettibone si legge che secondo le autorità inglesi le attività pianificate dalla coppia a Londra costituiscono “una seria minaccia agli interessi della società e con ogni probabilità portino tensioni tra le comunità locali e il Regno Unito”. Il motivo? “Il suo fidanzato - si legge nell’atto di espulsione - ha ammesso in un colloquio di essere il co-fondatore della branca austriaca di Generazione Identitaria che è considerata in Gran Bretagna un’organizzazione di destra”. Insomma: se non sei di sinistra, non puoi entrare. Cacciato perché di destra.

Senza contare che la (fidanzata) cronista era lì al solo scopo di intervistare un cittadino britannico. Forse razzista e di destra, ma pur sempre in una banale intervista si trattava. Non è stata di certo espulsa la giornalista di PiazzaPulita che nel 2014 incontrò in un parco pubblico il leader degli imam radicali dell’Inghilterra, arrestato dalla polizia con l’accusa di terrorismo e rilasciato solo dietro cauzione. Il predicatore dichiarò senza mezzi termini di non “credere nella democrazia”. Altro che estremismo di destra.

Nella stessa situazione si è trovata un'altra protagonista di Defend Europe, la giornalista Lauren Southern. Ferata a Calais, è stata tenuta in un centro di detenzione sotto il controllo della polizia. Alla base della decisione ci sarebbe l'ammissione di aver "distribuito materiale razzista a Luton". Per questo la cronista rappresenterebbe un "pericolo per gli interessi fondamentali della società" tanto da negarle il permesso di acesso in Inghilterra. "Sono stata indagata sulla base della lista 7 (legge sul terrorismo), detenuta per 6 ore e poi bandita dal Regno Unito per il razzismo", scrive la Southern su Facebook.

Certo, Sellner è stato trovato in possesso di volantini “riguardanti l’eventualità di possibili episodi di violenza al suo discorso”. Ma si bandisce a vita un ragazzo perché in possesso di un volantino? Soprattutto se è diretto all’Hyde Park Corner, simbolo per gli inglesi della libertà di espressione. Qualunque essa sia. Anche quella di destra e contro l’immigrazione o l’islamismo.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 6:11 pm

SORVEGLIANZA BLINDATA PER UN RISTORANTE KOSHER DI AMSTERDAM
13/03/2018

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 8553730833

Ad Amsterdam le attività commerciali appartenenti ad ebrei hanno bisogno di una scorta armata e di telecamere a circuito chiuso per timore che nel cuore della notte siano oggetto di atti vandalici. E’ quanto è stato deciso dalla giunta comunale per il ristorante kosher “Ha Carmel” situato nei pressi della stazione metropolitana Amstelveenseweg che da mesi subisce danni alle vetrine, telefonate anonime con insulti e urla con i soliti “Allah Akbar” e “Free Palestine” con uova spalmate sulla facciata esterna del locale. In quasi quattro mesi di attacchi il bilancio è stato un musulmano arrestato e subito rilasciato per infermità mentale, il montaggio di una vetrina antisfondamento in sostituzione ad un’altra presa d’assalto e la promessa delle autorità locali di provvedere ad un sistema di sorveglianza con telecamere collegate alla polizia che in attesa vengano installate, dei poliziotti armati sorvegliano il locale 24h/24.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » gio mar 22, 2018 5:16 pm

Saint Denis, la basilica invasa dagli immigrati
Lorenza Formicola
21/03/2018

http://www.lanuovabq.it/it/saint-denis- ... -immigrati

Un centinaio di uomini e donne, immigrati clandestini e attivisti di sinistra, ha occupato la storica basilica gotica di Saint Denis, a Parigi. Hanno interrotto la messa per protestare contro la nuova legge sull'immigrazione clandestina. Intanto hanno compiuto una profanazione e nessuno (tranne la Le Pen) protesta.

L'occupazione di Saint Denis

Un centinaio di uomini e donne – qualcuno dice di più, qualcuno gioca al ribasso –, africani, immigrati clandestini, islamici domenica pomeriggio hanno invaso la basilica di Saint Denis. Il famoso edificio sacro gotico che sorge nell’omonimo comune di Parigi, patrimonio dell’Unesco, culla della cattolicità francese e occidentale, la cui ricchezza e splendore si devono all’abate di Fulrado e a Pipino il Breve e Carlo Magno, domenica pomeriggio è stata il proscenio di una protesta infame, spalleggiata da omertà e pusillanimità.

Attivisti dell’estrema sinistra insieme al collettivo ‘Coordinationdes Sans-Papier’ (CSP 75) hanno fatto irruzione nella basilica alle tre del pomeriggio, muniti di megafoni e striscioni. E sembrava di essere proprio come a quel genere di manifestazioni che usano organizzare, anche dalle nostre parti, i centri sociali bloccando il traffico con il permesso della Prefettura. La basilica, come un marciapiede qualunque, nel giorno di culto per i cattolici, è stata teatro di una manifestazione surreale contro l’ultimo disegno di legge del governo sull’immigrazione. Testo controverso e attaccato da entrambe le parti: per i conservatori eccessivamente lassista, per la sinistra troppo repressivo. Scritto e proposto da Gérard Collomb, ministro dell’Interno francese, e ribattezzato dalla sinistra giacobina “ministre de l’inhumanité”, per le associazioni che sostengono i migranti, è espressione di “misure repressive”. “Un’immigrazione controllata e un diritto di asilo effettivo” – quel che chiede il ministro – è un motto che non va giù né ai clandestini, né ai sinistri. E allora vai con le manifestazioni, anche perché ad aprile se ne discuterà nuovamente in parlamento.

La marea di immigrati clandestini che occupano il suolo francese vorrebbe di più. Vorrebbe tutto e subito. D’altronde è questo il manifesto del collettivo che ha organizzato la protesta di domenica. Loro, i clandestini, i ‘sans papier’, dell’organizzare proteste hanno fatto un lavoro, una alla settimana dalla sinistra e dai parlamentari francesi. Non si sa chi li finanzi, ma è chiaro che hanno diversi sponsor, sono ben organizzati, hanno un sito web dalla grafica accattivante, una newsletter, un ufficio stampa, le loro avventure a zonzo per il Paese – e per le chiese cattoliche - trovano eco sulla stampa nazionale, hanno gadget, magliette personalizzate che vendono persino, banner enormi ed esistono addirittura dal 2002. Un’attività senza soluzione di continuità che domenica ha scelto la basilica di Saint-Denis per protestare.

Non un luogo casuale, e non solo per il ruolo che riveste nel mondo cattolico, ma perché è stata la prima cattedrale occupata nel 2002. Allora, però, con il beneplacito dei sacerdoti che ritennero giusto che centotrenta clandestini facessero della chiesa il loro dormitorio. Tempio sacro profanato in nome dell’accoglienza e da quel momento emblema di tutti gli immigrati senza documenti e attivisti dell’ Île-de-France. Per ammissione della stessa diocesi di Saint-Denis.

A capo dei manifestanti c’era anche Eric Coquerel, ex consigliere regionale dell’ Île-de-France, oggi parlamentare per la France Insoumise, il partito fondato da Jean-Luc Mélenchon, che ha inteso esprimere tutta la sua solidarietà agli immigrati clandestini, alla manifestazione e al suo parlamentare. Già, perché poi, dopo circa due ore e mezza di occupazione della basilica, i poveretti sono stati messi alla porta dalle forze dell’ordine. E non è vero che la cosa è avvenuta pacificamente come raccontano in due righe i pezzi di cronaca comparsi qua e là sulla stampa francese. I filmati diffusi sui social dalla gente comune che ha assistito al momento di ordinaria follia – l’unico motivo per cui poi la stampa ha dovuto parlarne nel silenzio complice dei media internazionali - mostrano chiaramente anche il tentativo violento di riprendere possesso della chiesa. E uno di loro è stato anche arrestato.

In centinaia hanno fatto irruzione, africani grandi e grossi, uomini che indossano la shashìa – il copricapo maschile islamico – e donne velate hanno scelto la basilica per reclamare i loro diritti (sic!). Ma la ragione profonda del gesto è lo stesso Eric Coquerel a illustrarla a chi ancora non riesce a capire. “Ho sostenuto questa occupazione senza mancare di rispetto a nessuno e senza alcun tipo di gesto violento da parte dei migranti privi di documenti. Loro hanno solo inteso ricordare simbolicamente che la chiesa è dalla parte del diritto di asilo e dei poveri”. In un secondo tweet ha poi citato papa Francesco per non rischiare di essere frainteso.

L’unica voce di protesta è arrivata dal Fronte National e direttamente da Marine Le Pen che ha condannato “la loro [della sinistra e dei clandestini] follia immigrazionista, pronti a calpestare la nostra civiltà e profanare un luogo di culto storico". Alla fine la messa della sera è stata cancellata. E forse questo è il gesto più emblematico. Hanno già vinto. Le porte della chiesa sono rimaste chiuse fino al giorno dopo. Che cosa volete di più?
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » gio apr 12, 2018 7:39 pm

Ungheria: non xenofobia, ma sovranità
RodolfoCasadei
aprile 11, 2018
Come si spiega la grande vittoria dell'”impresentabile” Orban? Bisogna sapere un po’ di storia e comprendere i sentimenti di un popolo

https://www.tempi.it/la-parola-chiave-p ... s-XvJe-mjJ

Le elezioni politiche ungheresi del 2018 si sarebbero potute decidere sugli ottimi risultati economici conseguiti dal governo della coalizione Fidesz-Kdnp negli ultimi otto anni e sui vantaggi che alle classi popolari sono venuti dalle politiche governative. Negli ultimi tre anni il Pil è cresciuto sopra il 4 per cento e la disoccupazione è scesa al 3,8 per cento grazie agli investimenti esteri e all’osmosi con l’economia tedesca, che subappalta all’Ungheria molte fasi delle sue produzioni industriali. Ciò ha permesso di aumentare gli importi delle pensioni, ridurre quelli delle bollette di gas ed elettricità, istituire sussidi per le famiglie numerose, “salvare” le famiglie che avevano sottoscritto mutui per la casa in franchi svizzeri, ecc. Argomenti validissimi per la propaganda del governo uscente.

Oppure le elezioni si sarebbero potute decidere sui sempre più numerosi scandali che hanno visto al loro centro ministri dell’esecutivo Orban, imprenditori amici del partito Fidesz, personalità nominate a posti di responsabilità pubblica dal governo, e sulle difficoltà a perseguire in giustizia i casi che li riguardano a causa della crescente subalternità del sistema giudiziario al potere politico. L’insofferenza crescente per il sistema di potere che si è consolidato negli ultimi otto anni, con la sua casta di privilegiati, avrebbe potuto aiutare l’opposizione a risalire la china e, se non proprio a detronizzare Orban, almeno a impedire che l’amministrazione uscente riconquistasse quella maggioranza parlamentare dei due terzi che le permette di fare tutto ciò che vuole.

Invece le elezioni si sono decise su temi apparentemente lunari come la minaccia islamica, l’ondata di migranti illegali (in un paese dove le domande d’asilo l’anno scorso sono state appena 3.397), la prospettiva che la barriera sul confine meridionale costruita nel 2015 al culmine della crisi migratoria venisse smantellata (in realtà nessun partito aveva questo punto nel suo programma), i tentativi di distruggere l’identità dell’Ungheria da parte del finanziere George Soros. Questi sono stati i temi ricorrenti e dominanti dei comizi di Viktor Orban e degli altri esponenti di Fidesz, insieme alla assicurazione che la conferma del governo uscente avrebbe salvato l’Ungheria da queste catastrofi. Fra le misure che Orban ha promesso in caso di vittoria alle elezioni spiccava quella di introdurre una legge che tasserebbe pesantemente le donazioni estere alle Ong ungheresi che si occupano di migranti secondo le prospettive e i valori di George Soros anziché quelli del governo ungherese. Gli elettori hanno ascoltato, si sono recati alle urne con una tasso di partecipazione del 68 per cento (quasi 7 punti in più della precedente tornata del 2014) e hanno premiato la coalizione guidata da Orban col 48,9 per cento dei voti.

Perché nell’Ungheria del 2018 la questione delle frontiere e dei migranti è più decisiva per l’esito delle elezioni degli argomenti che riguardano l’operato in bene e in male del governo? Perché la vertenza che si trascina con l’Unione Europa dal 2015, cioè il rifiuto da parte di Budapest di ricollocare 1.294 richiedenti asilo provenienti da Italia e Grecia, è così importante per governanti ed elettori ungheresi? I media e l’establishment dell’Europa Occidentale e Bruxelles agitano gli spauracchi della xenofobia, dell’antisemitismo, delle risorgenze fasciste o della penetrazione strisciante della Russia di Putin. Un misto di arroganza e ignoranza: Viktor Orban è stato dissidente antisovietico, si è laureato con una tesi su Solidarnosc, ha studiato a Oxford grazie a una borsa di studio della fondazione di George Soros (proprio lui!), la sua formazione politica è da sempre affiliata al Partito Popolare Europeo. Non più tardi del 2006 il partito socialista (Mszp) raccoglieva i voti del 43 per cento degli ungheresi: domenica scorso si è fermato a 12,3. Al secondo posto è finito Jobbik, fino a pochi mesi fa impresentabile partito antisemita e criptonazista, ma riabilitato agli occhi delle cancellerie europee da quando ha seppellito l’ascia di guerra contro Bruxelles e si è dato disponibile per una grande alleanza di tutti i partiti ungheresi contro Orban. Jobbik ha ricevuto il 19,3 per cento dei voti. Questo significa che quasi il 70 per cento dei votanti di domenica scorsa sceglie partiti nazionalisti contrari all’immigrazione di massa in Ungheria. Lo si poteva già intuire dal risultato del referendum contro le quote europee di migranti che il governo Orban promosse nel 2016: 3 milioni e 316 mila elettori – cioè 1 milione in più di quelli che avevano votato Fidesz alle elezioni di due anni prima – votarono contro la decisione europea di redistribuire obbligatoriamente anche in Ungheria una parte dei migranti arrivati in Italia e Grecia.

La parola chiave per capire quello che a livello politico succede in Ungheria e in altri paesi dell’Est che hanno aderito alla Ue (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) non è xenofobia, ma sovranità. L’Ungheria, come gli altri paesi dell’Europa orientale i cui elettorati hanno votato in massa forze nazional-conservatrici o populiste euroscettiche, è una nazione che ha trascorso metà della sua storia sotto il tallone di potenti vicini: nel suo caso ottomani, austriaci, sovietici. Ha perduto popolazione e territorio in conseguenza delle due guerre mondiali. Non ha partecipato a imprese coloniali, non ha praticato l’imperialismo nei confronti dei continenti extraeuropei nel XIX o nel XX secolo, dunque non nutre complessi di colpa verso africani e mediorientali. Ha aderito all’Unione Europea per godere della prosperità e dell’indipendenza che fino ad allora gli erano state per lungo tempo negate. Ora queste nazioni scoprono che il prezzo della prosperità che l’adesione alla Ue ha certamente favorito è la progressiva rinuncia alla propria indipendenza a vantaggio di una integrazione dove tutte le culture e le storie sono tenute a sciogliersi in un’indistinta unità fondata sulla libertà di mercato e sui diritti individualistici.

Liberatisi della dottrina brezneviana della “sovranità limitata”, in base alla quale nessun paese socialista poteva sperare di riavvicinarsi al capitalismo senza che gli altri paesi socialisti, a cominciare dall’Unione Sovietica, intervenissero con le buone o con le cattive per riportarlo all’ovile, oggi i paesi dell’Est si trovano di fronte a una nuova versione di quella dottrina, concepita stavolta a Bruxelles: nessun paese della Ue può opporsi al progetto di sempre maggiore integrazione fra i paesi aderenti, compresa la delicata materia delle politiche dell’immigrazione, senza rischiare di perdere i diritti di voto e i finanziamenti dei Fondi di coesione. Ma questa linea dura contro Budapest e Varsavia che trova ogni giorno nuovi sostenitori in Europa occidentale e a Bruxelles rischia di aggravare la crisi di coesione dell’Unione anziché risolverla. Occorrerebbe invece contemperare i processi di integrazione con la salvaguardia delle identità nazionali. Come scrive il filosofo Mathieu Bock-Côté: «Il diritto alla continuità storica è vitale per un popolo».
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 7:40 am

Afd porta la Bundeskanzlerin Frau Merkel davanti alla Suprema Corte.
2018-05-29
Giuseppe Sandro Mela.

https://senzanubi.wordpress.com/2018/05 ... rema-corte

L’apertura incondizionata della frontiera da parte di Merkel nel 2015 è all’esame della Corte costituzionale federale di Karlsruhe, Bundesverfassungsgericht.
Nella denuncia si prospetta che Frau Merkel avrebbe violato il diritto di partecipazione del Bundestag alla decisione di aprire le frontiere tedesche, ufficialmente difese dalla Costituzione. Sarebbe stata quindi un’azione non votata dal Parlamento.

«Wesentliche Entscheidungen, die das Gemeinwesen berührten, müssten im Parlament entschieden werden.»

Le decisioni importanti che riguardano tutta la collettività dovrebbero essere decise in parlamento.
Qualora Frau Merkel perdesse la causa intentatale, dovrebbe dare le dimissioni.
...
Der Bundestag. 2018-05-21. AfD klagt gegen Merkels Grenzöffnung. Bei Niederlage muss Sie zurücktreten!
Thomas Seitz – Die unbedingte Grenzöffnung durch Merkel im Jahre 2015 steht auf dem Prüfstand des Bundesverfassungsgerichts
Juristisch, hochspannend! Und vor allen Dingen auch politisch brisant, denn wenn Frau Merkel verliert, dann muss Sie zurücktreten! Die Koalition ist jetzt schon am Ende.
Mein Kommentar zur Woche in Berlin. Ihnen schöne Pfingsten.
Weitere Informationen über mich und meine politische Arbeit im Bundestag für Deutschland finden Sie unter: thomas-seitz.net
Welt. 2018-05-18. AfD zieht gegen Merkel vor Bundesverfassungsgericht
Die AfD hat in Karlsruhe eine Organklage gegen Merkels Flüchtlingspolitik eingereicht.
Der Partei gehe es darum, die „Herrschaft des Unrechts“ feststellen zu lassen, sagte Justiziar Stephan Brandner.
Die Bundesregierung habe bei ihrer Einwanderungspolitik die Mitwirkungsrechte des Bundestags verletzt.
Die AfD zieht gegen die Flüchtlingspolitik von Angela Merkel (CDU) vor das Bundesverfassungsgericht. Die Bundestagsfraktion habe am 14. April eine Organklage in Karlsruhe eingereicht, sagte ihr Justiziar Stephan Brandner am Freitag in Berlin.
Der AfD gehe es darum, die „Herrschaft des Unrechts“ feststellen zu lassen. Die Bundesregierung habe bei ihrer Einwanderungspolitik die Mitwirkungsrechte des Bundestags verletzt, heißt es in der Klage.
Überprüft werden soll nach dem Willen der AfD Merkels Entscheidung von Anfang September 2015, die Grenze von Österreich nach Deutschland für Flüchtlinge offen zu halten und die Menschen nicht abzuweisen.
Brandner sagte: „Diese Klage kann die Welt verändern. Und sie wird die Welt verändern, wenn sie erfolgreich ist.“ Merkel müsse dann in „Nullkommanichts“ weg. Ob es zur Verhandlung kommt, ist noch offen.
Der zweite parlamentarische Geschäftsführer der AfD-Fraktion, Jürgen Braun, sagte, es gebe keine diktatorische Kanzlerin, auch sie habe sich an Recht und Gesetz zu halten. Wesentliche Entscheidungen, die das Gemeinwesen berührten, müssten im Parlament entschieden werden. Braun sprach mit Bezug auf die Politik der Grenzöffnung von einer „Herrschaft der Willkür und des Unrechts“, die nicht mit dem Grundgesetz vereinbar sei.
Auch CSU-Chef Horst Seehofer hatte Merkels Entscheidung als „Herrschaft des Unrechts“ bezeichnet. „Wir setzen um, was Seehofer angekündigt, aber nicht umgesetzt hat“, sagte Brandner. Seit Jahren herrsche ein Ausnahmezustand, es gehe um einen massiven Eingriff in die Rechte des Bundestags.
...
Il Bundestag. 2018-05-21. L'AfD fa causa all'apertura del confine da parte della Merkel. Se perde, deve rassegnare le dimissioni!
Thomas Seitz - L'apertura incondizionata della frontiera da parte di Merkel nel 2015 è all'esame della Corte costituzionale federale.
Legale, molto eccitante! E soprattutto politicamente esplosiva, perché se la Cancelliera Merkel perde, deve rassegnare le dimissioni! La coalizione è già finita.
Il mio commento sulla settimana di Berlino. Pentecoste a voi.
Ulteriori informazioni su di me e sul mio lavoro politico nel Bundestag per la Germania sono disponibili su: thomas-seitz.net
Welt. 2018-05-18. L'AfD porta la Merkel dinanzi alla Corte costituzionale federale
AfD ha intentato una causa contro la politica dei rifugiati della Merkel a Karlsruhe.
Il giurista Stephan Brandner ha dichiarato che la parte era interessata a che fosse istituito il "governo dell'ingiustizia".
Il governo federale ha violato i diritti di partecipazione del Bundestag alla sua politica d'immigrazione.
L'AfD sta portando la politica dei rifugiati di Angela Merkel (CDU) alla Corte costituzionale federale. Il 14 aprile il gruppo parlamentare del Bundestag ha intentato una causa a Karlsruhe, ha dichiarato venerdì a Berlino il suo avvocato Stephan Brandner.
L'obiettivo dell'AfD è quello di stabilire il "governo dell'ingiustizia". Nella denuncia si afferma che il governo federale ha violato i diritti di partecipazione del Bundestag alla sua politica in materia di immigrazione.
Secondo la volontà dell'AfD Merkel, la decisione di inizio settembre 2015 di mantenere aperto il confine dall'Austria alla Germania per i rifugiati e di non respingere la popolazione deve essere rivista.
Brandner disse: "Questa causa può cambiare il mondo. E se riuscirà, cambierà il mondo". Il Cancelliere Merkel dovrebbe quindi lasciare l'incarico in pochissimo tempo. Se ci sarà un processo è ancora aperto.
Il secondo direttore parlamentare della fazione degli AfD, Jürgen Braun, ha affermato che non esiste un cancelliere dittatoriale e che anche lei deve rispettare la legge. Le decisioni importanti che riguardano la comunità dovrebbero essere prese dal Parlamento. Per quanto riguarda la politica di apertura delle frontiere, Braun parla di una "regola di arbitrarietà e di ingiustizia" incompatibile con la Legge fondamentale.
Anche il leader della CSU Horst Seehofer aveva descritto la decisione della Merkel come "la regola dell'ingiustizia". "Stiamo implementando ciò che Seehofer ha annunciato ma non implementato", ha detto Brandner. Per anni c'è stato uno stato di emergenza, è stata una massiccia violazione dei diritti del Bundestag.
Tradotto con www.DeepL.com/Translator
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 8:49 pm

Ingiustizia rapida: Il caso di Tommy Robinson
Bruce Bawer
29 maggio 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12403 ... y-robinson

Ho messo piede a Londra per la prima volta quando avevo vent'anni e la scarica di adrenalina che mi ha invaso è durata per tutta la settimana della mia permanenza. Mai, negli anni successivi, nessun altro posto ha avuto un impatto enorme su di me – né Parigi né Roma. Sì, Roma è una culla della civiltà occidentale, e Parigi un centro della cultura occidentale – ma la Gran Bretagna è il luogo in cui i valori dell'anglosfera, soprattutto la dedizione alla libertà, hanno assunto piena forma. Senza la Gran Bretagna, non ci sarebbe stata nessuna Dichiarazione d'Indipendenza americana, nessuna Costituzione americana.

Negli ultimi anni, ahimè, la Gran Bretagna ha derogato al proprio impegno a favore delle libertà. I critici stranieri dell'Islam, come lo studioso americano Robert Spencer, e per un certo periodo, anche il parlamentare olandese Geert Wilders sono stati banditi dal paese. Ora, un importante critico dell'Islam, Tommy Robinson, è stato ripetutamente vessato dalla polizia, mandato in prigione con rapidità sommaria dai tribunali e lasciato senza protezione dagli agenti penitenziari che hanno consentito ai detenuti musulmani di picchiarlo fino a fargli perdere i sensi. Chiaramente, le autorità britanniche considerano Robinson un piantagrane e non vorrebbero altro che vederlo rinunciare alla sua battaglia, lasciare il paese (come Ayaan Hirsi Ali ha lasciato l'Olanda) o essere ucciso da un jihadista (come è accaduto al cineasta olandese Theo van Gogh).

Venerdì 25 maggio, come qui riportato, la saga di Tommy Robinson si è arricchita di un nuovo capitolo. I poliziotti britannici lo hanno arrestato in una strada di Leeds dove, nel suo ruolo di giornalista partecipativo, stava trasmettendo in diretta sulla sua pagina Facebook un video dall'esterno di un tribunale. Dentro quell'edificio, diversi imputati erano sotto processo per una presunta appartenenza a una "banda di pedofili" – un gruppo di uomini, quasi tutti musulmani, che hanno violentato sistematicamente bambini non musulmani, centinaia, per anni o decenni. Circa diecimila utenti di Facebook in tutto il mondo hanno assistito in diretta all'arresto di Robinson.

Nella foto: Poliziotti trascinano via Tommy Robinson (al centro) da una strada di Leeds, in Inghilterra, dove, nel suo ruolo di giornalista partecipativo, stava trasmettendo in diretta sulla sua pagina Facebook un video dall'esterno di un tribunale. (Fonte dell'immagine: TommyRobinson.online video screenshot).

La polizia ha prontamente trascinato Robinson davanti a un giudice, e senza essere assistito dal suo avvocato è stato sommariamente giudicato e condannato a 13 mesi di reclusione. È stato poi portato nel carcere di Hull.

Nel frattempo, il giudice che lo ha condannato ha anche ordinato ai mass-media britannici di non parlare del suo caso. I quotidiani che avevano già pubblicato articoli sul suo arresto sono stati rapidamente fermati. Persino i comuni cittadini che avevano scritto del suo arresto sui social media hanno rimosso i loro post per paura di condividere il destino di Robinson. Tutto questo è accaduto lo stesso giorno.

Un processo illegale e poi un obbligo di silenzio. Nel Regno Unito, gli stupratori godono del diritto a un equo e completo processo, del diritto di farsi assistere da un legale di loro scelta, del diritto di disporre di tempo sufficiente per preparare il loro processo e del diritto di essere in libertà provvisoria tra le sessioni del processo. Tuttavia, tali diritti non sono stati garantiti a Tommy Robinson.

È sbalorditiva la rapidità con cui l'ingiustizia è stata inflitta a Tommy Robinson. No, è più di questo: è terrificante. In varie occasioni nel corso degli anni, sono stato oggetto di minacce di violenza islamica: mi è stato puntato un coltello da un giovane membro di una banda e sono stato accerchiato da una folla di uomini bellicosi in djellaba all'esterno di una moschea radicale. Ma non è stato spaventoso. Questo è spaventoso – questa totale violazione delle libertà fondamentali britanniche.

In qualche modo, l'arresto fulmineo, il processo e la reclusione di Robinson non dovrebbero essere una sorpresa. "Da qualche tempo, è in atto una campagna per 'acciuffare Tommy' – o qualcosa di molto simile", mi ha detto sabato mattina una fonte nel Regno Unito, che chiamerò "L".

L'arresto di Robinson era in apparenza giustificato poiché egli era già stato condannato con pena sospesa. Nel maggio dello scorso anno, fu arrestato mentre si trovava davanti a un tribunale del Kent, dove un altro gruppo di imputati musulmani stava subendo un processo sempre con l'accusa di pedofilia e adescamento di minori. Anche quell'arresto era ingiustificato. Ma almeno Robinson fu condannato con sospensione condizionale della pena. Questa volta, presumibilmente, è stato stabilito che il semplice fatto di documentare il processo dall'esterno di un altro tribunale equivaleva a una violazione delle condizioni fissate per la sospensione condizionale della pena.

Il cinismo ufficiale è evidente. L. solleva un punto essenziale: spesso, quando si celebra un processo contro una di queste bande di pedofili, le famiglie allargate e gli amici degli imputati sostano davanti al tribunale per "importunare e intimidire" le vittime di stupro così come i loro familiari e sostenitori. "So di bambini di cinque anni che lanciavano sassi contro i familiari delle vittime", ha dichiarato L.

"Questa intimidazione da parte di questi gruppi implica anche andare a casa della gente per molestarla". L. ha perfino sentito parlare di testimoni d'accusa che hanno avuto bisogno della protezione della polizia per recarsi in bagno all'interno di in un tribunale. È superfluo ricordare che queste molestie e intimidazioni raramente sono segnalate e mai punite.

Tuttavia, un aspetto positivo di questa terribile serie di eventi è che ha richiamato l'attenzione di persone che avrebbero dovuto sorprendersi molto tempo fa. L. ha notato che molti dei suoi contatti su Twitter "hanno twittato che non appoggiano necessariamente Tommy in generale, ma sono rimasti sconcertati dal fatto che qualcuno che aveva documentato questi crimini [di adescamento di minori] sia stato arrestato". Alcuni dei suoi conoscenti, ha detto L., "sono allibiti e disperati". Sabato, migliaia di sostenitori di Robinson si sono radunati a Westminster. Ma queste proteste pubbliche cambieranno le cose? Un ex poliziotto britannico ha reagito all'arresto di Robinson realizzando un video in cui esorta i suoi compatrioti, non solo a protestare, ma ad unirsi al partito di Ann Marie Waters, For Britain, e ad agire a favore della libertà di espressione in Gran Bretagna, esattamente come ha fatto l'UKIP per far uscire la nazione dall'Unione Europea.

L. era in possesso di altre informazioni interessanti. Mentre Robinson viene punito per aver attirato l'attenzione sulle bande di stupratori musulmani, la Sikh Awareness Society, che ha altresì documentato i processi di questi pedofili, viene lasciata in pace. "Sono una mano santa," ha detto L., "perché dicono le cose come stanno, ma non subiscono le intimidazioni che gente come Robinson riceve". Ovviamente, la polizia britannica non oserebbe arrestare un uomo barbuto in turbante. L. ha inoltre menzionato il caso di un imam arrestato di recente dalla polizia e poi rilasciato dopo che "un gran numero di sostenitori ne ha chiesto il rilascio". Un poliziotto ha ammesso che l'imam era stato rimesso in libertà per evitare "rivolte in tutto il paese". L. ha sintetizzato l'attuale approccio delle autorità britanniche alla situazione islamica dicendo: "Hanno perso il controllo (...) e si limitano a dare battaglia a chi pensano faccia la benché minima polemica. Il bullo della classe ha terrorizzato l'insegnante, il quale preferisce punire i bambini vittime di bullismo".

Le autorità credono che perpetuare questo genere di ingiustizia mantenga la pace. Se fossi uno di loro, non ne sarei così sicuro. Coloro che hanno partecipato alle manifestazioni di protesta a Westminster erano furiosi. Quanti altri cittadini britannici condividono la loro rabbia? L. si è detta preoccupata del fatto che l'estate in Gran Bretagna possa rivelarsi calda. Be', forse è un'ottima cosa.

Per quanto ci provi, non riesco proprio a capire perché nessuna personalità britannica si è fatta avanti per mettere in discussione i maltrattamenti inflitti a Tommy Robinson e abbia difeso la libertà di espressione.

L'establishment britannico è composto unicamente da un branco di codardi? Lo sapremo presto, se non lo sappiamo già.

Bruce Bawer è l'autore del nuovo romanzo The Alhambra (Swamp Fox Editions). Il suo libro While Europe Slept (2006) è stato un bestseller del New York Times e finalista del National Book Critics Circle Award. Tra gli altri suoi libri, A Place at the Table (1993), Stealing Jesus (1997), Surrender (2009 e The Victims' Revolution (2012). Nato a New York, vive in Europa dal 1998.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mer giu 06, 2018 5:18 am

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