Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » dom ott 01, 2017 11:46 am

Nasionałixmi ouropei antisemidi e antisionisti - Nazionalismi europei antisemiti e antisionisti
viewtopic.php?f=197&t=2468


DISGUSTOSO ANTISEMITISMO IN SVEZIA
Si e' tenuta ieri in Svezia,nel giorno di Yom Kippur,una manifestazione neonazista del Nordic Resistance Movement.
Il corteo doveva sfilare vicino alla Sinagoga della città, molto frequentata durante questa giornata, ma e' stata bloccata dalla polizia locale.Almeno 50 arresti.
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... ment_reply

Alberto Pento
Ai sani nazionalismi e agli umanissimi nazionalisti che difendono il loro sacrosanto diritto e la loro terra (come fanno gli ebrei di Israele), l'entisemitismo non serve proprio a nulla e fa scappare on mucchio di gente. Si può essere nazionalisti europei e americani e amare gli ebrei e Israele.

Sergio De Santis
Assolutamente d'accordo.

Alberto Pento
Gli ebrei del mondo e di Israele non dovrebbero mai schierarsi contro i diritti umani, civili e politici dei vari popoli nativi legittimi della terra che esprimono la volontà e istanze di libertà e indipendenza e che difendono la loro terra e cultura. Shierandosi a favore otterranno la riconoscenza fraterna della reciprocità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » dom ott 01, 2017 11:59 am

Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna
viewtopic.php?f=117&t=390


La Catalogna militarizzata. Elettori occupano i seggi
Roberto Pellegrino - Sab, 30/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47594.html

Barcellona - Apriranno domani mattina i seggi per il referendum sull'indipendenza della Catalogna in un clima di totale incertezza. Da settimane un cortocircuito costituzionale ha disegnato un inedito scenario di scontro tra la Catalogna, che vuole votare per l'indipendenza e poi, in caso di vittoria del «sì», avviare un processo lampo verso la secessione, e il governo centrale di Madrid, forte dell'art. 2 della Costituzione che riconosce «l'unità indissolubile della Spagna» e «la sovranità del suo Parlamento».

A oggi l'esecutivo di Mariano Rajoy, davanti alla disobbedienza del presidente catalano Carles Puigdemont e della sua squadra politica, non ha fatto altro che applicare la legge, arrivando persino a bloccare lo spazio aereo sulla Catalogna, in uno scenario parabellico, e ordinare alla Guardia Civil la confisca di 3 milioni di schede, alcune delle quali l'Associazione Nazionale Catalana ha distribuito per le strade. Poi i giudici hanno intimato a Google di bloccare la app che aiuta a trovare i seggi ufficiosi. Il premier Rajoy, sbeffeggiato come un mediocre ragioniere di Stato, ha mostrato, invece, il polso dello statista e, d'altra parte, non ha mai voluto concedere ai catalani ciò che la Spagna, in 42 anni di democrazia, non ha mai dato né ai Paesi Baschi né alla Navarra, le altre due autonomie che nutrono da decenni velleità nazionaliste e che, sull'esempio dei catalani, potrebbero insorgere.

La Generalitat, dopo l'invio di 15mila uomini della Guardia Civil e il conseguente «commissariamento» delle forze catalane, parla di una «palese occupazione» per mano di Madrid, sbarra la strada al dialogo e la apre ai 400 trattori che, ieri, hanno invaso le vie di Barcellona, città sempre a un passo dall'insurrezione violenta, com'è quasi accaduto dopo l'invio degli ispettori fiscali madrileni nei dicasteri catalani. Cercavano prove di malversazione di denaro pubblico, dirottato dai fondi per Sanità e Istruzione al referendum «illegale». E le hanno trovate in varie operazioni da 6 milioni riconducibili al vice presidente catalano Oriol Junqueras e ai suoi consiglieri, tutti indagati e condannabili a 15 anni di carcere. Lo stesso comportamento delle frange più nazionaliste, che hanno bloccato gli ispettori all'interno del ministero catalano dell'Economia, ha dato all'Audencia Nacional il via per indagare per «sedizione» politici e organizzatori del referendum.

Ieri, Rajoy ha lanciato l'ennesimo appello ai disobbedienti a rispettare la Costituzione. Rientrato da Washington, dove ha incassato l'appoggio di Donald Trump, ha annullato la sua presenza al vertice Ue di Tallin, mentre Puigdemont riceveva dal consigliere catalano per l'Istruzione le chiavi di tutte le scuole pubbliche della Catalogna, sedi dei collegi elettorali e luoghi dai quali, domani, la Guardia Civil dovrà allontanare, anche con l'uso della forza, i catalani intenzionati a votare, anche con l'aiuto «comandato» dei Mossos che, invece, venerdì sera, per voce del loro maggiore Trapero, hanno espresso l'intenzione a «non fare alcun uso della violenza». In pratica, una resistenza passiva che, molto, probabilmente favorirà domenica l'abbattimento di quel muro, pur legale, ma fragilissimo, che separa gli indipendentisti dalle urne. Intanto un gruppo di indipendentisti ha occupato almeno due scuole trasformate in seggi nel centro di Barcellona per consentire di svolgere il referendu. Altri hanno pubblicato su Twitter le immagini di altri seggi occupati. E Re Felipe annulla tutti gli impegni da lunedì.






Catalogna, l'Ue impari da Trump e lasci decidere democraticamente al popolo
Sabato 30 Settembre 2017

http://www.affaritaliani.it/esteri/cata ... 01773.html

Carles Puigdemont, presidente della Generalitat, dice che l' Europa finge di non sentire o di non capire. In una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue il sindaco di Barcellona Ada Colau chiede una mediazione della Commissione nella crisi legata al referendum di domenica, 1° ottobre, indetto dalla Catalogna per decidere l'indipendenza dalla Spagna. Grave la risposta dell'Unione europea che sembra stare dalla parte di Madrid: "Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna", ha dichiarato Alexander Winterstein, portavoce della Commissione. L'Italia per ora tace.
Il ministro dell'interno catalano Joaquim Forn ha accusato il governo spagnolo di cercare di provocare disordini in Catalogna durante il referendum per giustificare l'invio di migliaia di poliziotti militari della Guardia Civil. Del resto Madrid ne ha già spediti, ha "commissariato" i "Mossos d'Esquadra", la polizia catalana; ha cintato i luoghi elettorali, ha sequestrato le schede. Il premier spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, non parteciperà al vertice informale Ue sul digitale a Tallinn per seguire da vicino l'evoluzione dei fatti e il procuratore capo spagnolo, Josè Manuel Maza, afferma che il presidente Puidgemont potrebbe essere arrestato.
Dispiace che un Paese glorioso come la Spagna - il più antico Stato europeo unitario con Francia e ciò che sarebbe diventata l'attuale Gran Bretagna - possa subire tale destino. E' anche vera la ragione economica: la Catalogna vale il 20% del pil di tutta la Spagna, sarebbe come se la Lombardia si staccasse dall'Italia. C'è poi il timore dell'effetto emulazione. Infatti il parlamento basco in un documento si oppone alle misure repressiva dello Spagna per impedire lo svolgimento del voto di domenica. Dall'altra parte Madrid ha fatto errori politici: il secessionismo della Catalogna è cresciuto dopo la bocciatura nel 2012 da parte del Tribunale costituzionale di alcuni articoli dello Statuto di autonomia, voluto dal governo del socialista José Luis Rodríguez Zapatero e approvato dai cittadini catalani. L'arte della negoziazione insegna: l'autonomia non sfugge di mano se lo Stato concede privilegi… si guardi per certi versi alla Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige.
Se a chiedere l'indipendenza è una maggioranza schiacciante, non ci sono Carte costituzionali o leggi che tengano. Niente è immutabile, anche la Costituzione si può cambiare. Madrid teme che il 60-70% dei catalani (il 10-15% dei abitanti della regione sono di lingua castigliana, figli degli immigrati arrivati a lavorare negli anni del boom economico, il corrispettivo di quanto successe in Italia con l'immigrazione dal Sud) votino sì? Che cosa fa Madrid? Reprime la possibilità di contare i numeri? Se chiedesse l'indipendenza il 99% dei catalani, che cosa farebbe? Madrid vuole essere esempio negativo di quanto potrebbe accadere ai curdi dell'Iraq? Cinque milioni di curdi dell'Iraq hanno appena votato alla consultazione voluta dal presidente Masoud, con la vittoria 91,8% dei sì. Reazione: Bagdad rifiuta l'ipotesi di negoziare il distacco e la Turchia minaccia l'opzione militare. Oppure Madrid vuole imitare la repressione della Cina - dove vige una dittatura comunista - in Tibet?
Può anche non piacere, ma la democrazia è l'individuo. Certo in alcuni ambiti la maggioranza non può essere relativa… ma se è manifesta, come sembra in Catalogna, non ci si può opporre. Proprio per questo il federalismo è uno dei punti cardini della democrazia evoluta: il cittadino, l'individuo vuole un Potere (lo Stato federale) vicino; che lo conosca, lo rappresenti, faccia i suoi interessi, trattenga i soldi (federalismo fiscale); vuole eleggere come suo rappresentante chi conosce quasi di persona e persino chi lo giudica (elezione diretta dei parlamentari e dei pubblici ministeri). Naturalmente… ovvia la solidarietà nazionale. Per questo, e soprattutto per educare l'Italia e gli italiani alla democrazia e al federalismo (in Italia nessuno si scandalizza per i posti blindati assegnati in Parlamento ai notabili dei partiti), dovrebbe essere naturale che domenica 22 ottobre lombardi e veneti votino sì al referendum consultivo sull'autonomia. Va detto che la differenza con la Catalogna - come lo è altrettanto per altri versi quella tra Inghilterra da un lato e Scozia e Irlanda del Nord dall'altro - è notevole: culturalmente, storicamente e linguisticamente (i cittadini lombardi di origini meridionali sono spesso più lombardi dei lombardi e per questo la maggioranza di loro dovrebbe votare sì il 22 ottobre). Per tornare alla Catalogna, non è un caso, che Donald Trump, presidente degli USA - una Repubblica federale appunto - abbia detto, ricevendo alla Casa Bianca il premier Rajoy: "La Spagna è un grande paese e dovrebbe rimanere unita". Trump ha usato il condizionale a differenza del portavoce della Commissione europea sopra citato ("Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna"). Una differenza abissale tra Europa e Usa: sembrerebbe che Trump auspichi l'Unità, ma sa che a decidere in democrazia è il popolo.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mer ott 04, 2017 6:08 am

Gli ebrei nel mondo, se vogliono essere rispettati come ebrei devono rispettare gli altri, i non ebrei del mondo;
devono rispettare il sacrosanto diritto dei popoli, delle genti alla loro identità e cultura, a difendere la loro terra la loro identità e cultura.
Tutti devono e dobbiamo rispettare l'umanità e i suoi valori, i suoi doveri e diritti universali che sono legati anche al territorio delle comunità, dei popoli, delle nazioni e degli stati che gli esprimono politicamente.




LA MARCIA DEI NEONAZISTI A GÖTEBORG
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... ed_comment

Durante lo Yom Kippur gli ebrei svedesi di Göteborg hanno osservato a malincuore il corteo dei neonazisti ai quali é stato permesso di sfilare anche davanti alla sinagoga. Alcuni facinorosi del Movimento di Resistenza Nordica non si sono risparmiati alla vista delle proteste dei gruppi di sinistra, e sono intervenute persino le squadre anti sommossa, contando almeno trenta arresti. Preoccupa anche il numero dei partecipanti, che ha superato le seicento persone.

“Occorre cambiare in corsa le leggi per poter contrastare il nazismo prima possibile”, ha dichiarato il premier Löfvén. In Svezia il partito antimigranti SverigeDemokraterna (Democratici di Svezia), con un passato di radici neonaziste, vola nei sondaggi. L'enorme numero di migranti accolti negli ultimi due anni – il massimo numero pro capite per abitante nella Ue – sta alimentando il sentimento xenofobo. Possiamo parlare di stato di crisi in Svezia?



Giorgio Ventavoli
Un seme sulla roccia muore. Nella terra, germina. Hanno creato un humus in cui quella feccia prospera

Alberto Pento
Ogni popolo ha diritto ha difendere la sua terra, la sua identità e la sua cultura; come gli ebrei di Israele e in Israele. Io amo gli ebrei e Israele come amo gli svedesi e la Svezia, i danesi e la Danimarca, i tedeschi e la Germania, i veneti e il Veneto, i catalani e la Catalogna.

Gli ebrei nel mondo, se vogliono essere rispettati come ebrei devono rispettare gli altri, i non ebrei del mondo;
devono rispettare il sacrosanto diritto dei popoli, delle genti alla loro identità e cultura, a difendere la loro terra la loro identità e cultura.
Tutti devono e dobbiamo rispettare l'umanità e i suoi valori, i suoi doveri e diritti universali che sono legati anche al territorio delle comunità, delle nazioni, degli stati.
Non mi pare che fosse una manifestazione antiebraica, o sì?

Gli ebrei del mondo debbono farsi amare dagli altri popoli della terra amandoli e non odiandoli. Se nel passato vi sono state delle incomprensioni che hanno prodotto pregiudizi e tragedie ... credo che sia il caso e l'ora di superarle per il bene di tutti e di ognuno.

Nithaiah El
Antisemita piino di odio e ignoranza

Alberto Pento
Nithaiah El non maltrattare il prossimo e specialmente chi ama gli ebrei e Israele. Io al sabato mi metto sempre la kippà in solidarietà con gli ebrei perseguitati del mondo e di Israele. Io veneto indipendentista amo gli ebrei e Israele e vorrei che gli ebrei mi amassero come tale. Stai tranquillo che se trovo un nazionalista veneto, italiano o europeo che se la prende con gli ebrei non manco certo di trattarlo come si deve. I valori, i doveri e i diritti umani universali valgono per tutti.

Io credo che i fascisti rossi o comunisti siano i peggiori perché non solo sono antisemiti in quanto antisraeliani, filo nazismo maomettano e filopalestinesi ma sono anche contro i sacrosanti Diritti Umani dei nativi europei.
Se tra questi fascisti rossi vi sono degli ebrei, questi danneggiano tutti gli ebrei, Israele e anche l'Europa e le sue genti.


Guido Saccani
Curioso paese la Svezia, si può sfilare in un corteo neonazista di fronte a una sinagoga nel giorno dello yom kippur, mentre se mangi pancetta al fast food di fronte a una donna islamica (come è successo), vieni condannato per istigazione all'odio

Patrizio Giulioni
È proprio questo a dare fiato a certi estemismi....il problema vero nn sono stì pseudo nazisti,ma ciò che li crea

Stefano Giovanni Antonio Pesce
io non mi meraviglio affatto

Gabriella Greco
il declino dello Stato svedese è cominciato quando ha permesso una immigrazione senza alcun filtro. Cercando di far integrare delle persone che non sono integrabili perchè non lo desiderano, hanno sacrificato gi svedesi. In particolar modo le donne. Si sono asserviti agli islamici e questi sono i risultati.

Massimiliano Scherma Longo
Se i neonazisti prosperano la causa è tutta dei liberal che hanno gestito molto male il dono della democrazia.
Le destre estreme potevano rimanere per decenni nel limbo del folklore ed essere controllate facilmente, invece il politicamente corretto e una demente gestione dell'immigrazione stanno facendo l'impresa di far tornare vivo e vegeto il neonazismo. Attenzione che il rimedio non è
come può sembrare reprimere e proibire, ma governare con saggezza, perché la prima senza la seconda porta dritto a disastro.

Alberto Pento
Si può essere nazionalisti senza essere nazisti e antisemiti e antiisraeliani. Allo stesso modo che gli ebrei di israele sono nazionalisti e difendono se stessi e la loro terra santa. Tutte le terre dei popoli sono sante e non solo quella degli ebrei.

Antonello Ismael Massaro
io purtroppo rifletto su una cosa , se si parla di neonazismo tutti sono con noi , se si parla di Israele tutti sono contro di noi ..adesso spiegatemi le sinistre indignate di cui si parla come la pensano circa lo Stato di Israele..bene io credo esattamente lo stesso di quello che pensano i neonazisti..
Nn so tra le due tendenze quale è la peggiore "oggi".

Marina Zanardo
Di sicuro gli svedesi si sentiranno presi in giro quando si ostentano in Europa i loro numeri relativi all'immigrazione, che hanno subìto (come tutti) e che sta creando problemi sociali non da poco in un paese che già aveva difficoltà a mantenere uno stato sociale efficiente.
Ovviamente non si possono discutere questi problemi senza prendersi del razzista, e gli svedesi han detto "sai che c'è? a questo punto facciamo i razzisti sul serio".
Come ho letto da qualche parte, "il problema non è chi è a fianco a me, bensì quello sopra di me".

Giorgio Pierangelini
La cosa che piu' mi irrita nel comportamento della destra in Europa e' il continuo ricorso all'antisemitismo, memori o forse orfani di Mein Kampf, senza rendersi conto che e' l'Islam il vero nemico dell'Occidente, con le sue ottuse regole, il suo assolutismo e la sue assurde discriminazioni contro gli "infedeli"!!! Voler ricalcare le orme di un passato assurdo e folle appare oggi ridicolo di fronte alle minaccia islamica e puo' solo contribuire a sminuire la portata politica della destra europea in generale, che non si rende conto che Israele e' una vera democrazia e tanti Paesi del M.O. sono di fatto tirannie (Iran Arabia Saudita Siria...)

Stefano Donato Catania
Rispolverare questo schifo legalmente, evidenzia il problema attuale, mostruosità contro umanità, bene contro male, siamo alla fine dei tempi...

Marco Mugnaini
Se ai tempi della shoa gli svedesi avessero accettato gli ebrei. Sarebbe stato meglio

Gianluca Piermarini
Ripeto, non vedo futuri premi Nobel Tra i manifestanti.IRONIA.

בן ציון יעקובי
Non vi preoccupate perche ci sara quello che fara il lavoro perfetto e di neonazisti e loro simpatizanti rimaranno solo alcuni perche gli altri dovranno lasciare il terreno per gli nuovi immigrati....

Alessandro Folletti
No. Di normale e logica reazione a politiche socialiste insensate che hanno creato una situazione per tanti versi insostenibile.

Stefano Giovanni Antonio Pesce
che schifo, ma gli svedesi in realtà sono tedeschi, e quindi io non mi meraviglio, quindi non sono mai

Nomi Sarfati
Ma vi rendete conto in quale abisso sta cadendo l'Europa?

Stefano Giovanni Antonio Pesce
è un merdaio ecco che cos'è

Marina Zanardo
Noi sì, ma i governanti?

Alfredo Dufour
Ma gli ebrei che c entrano?

Shmuel Zarhi
C’entrano sempre.... qualcosa di male lo avranno fatto ? No ....

Agazio Fraietta
È sempre colpa degli ebrei e dei ciclisti

Armando Robutti
Anche degli impiegati e dei cercatori di funghi

Sandra Castelli
Bravi gli Svedesi ! Hanno accolto i musulmani a braccia aperte e ora devono chiudere le saune miste a causa della splendida CUL-tura islamica ! Ormai la Svezia non è più Europa ma Svezistan ! La conseguenza di questo “meraviglioso” arricchimento sono queste dimostrazioni naziste tipiche della nuova cultura che si sta rapidamente diffondendo come un cancro.

Marina Zanardo
Agazio Fraietta hai vinto tutto Se poi uno è ciclista e sionista, la condanna a morte è sicura!!

Liana Picasso
È vecchia storia...

Roberto Polacco
E già !! BH .. radici mai .. estirpate !!

Clara Ugolini
È meglio correre subito ai ripari pra che sia troppo tardi



Il capitano curdo delle Forze Peshmerga ha un messaggio per Israele.

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9697805088

Shalom! Sono il capitano Ary Ismail.Questo e' il mio messaggio per tutti gli Ebrei del Mondo: grazie per il vostro sostegno all'indipendenza curda.Grazie al Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו.Bibi ti amiamo!
Shalom!
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mer ott 04, 2017 7:54 pm

'La nazionalità non è un automatismo gli immigrati se la devono meritare', l'intervista di Marina Valensise a Pascal Bruckner.
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 19/07/2017, a pag. 2
http://www.informazionecorretta.com/mai ... g.facebook

Anche in Francia si discute di ius soli, ma senza l'urgenza tattico-politica che si avverte in Italia. E nel paese che annovera sei milioni di cittadini di origine musulmana, c'è poco spazio per l'improvvisazione. Scrittore e polemista, Pascal Bruckner da anni punta il dito contro l'ideologia del pentitismo e la debolezza di un discorso pubblico che non sa fare i conti col pragmatismo, per continuare a rincorrere le chimere. Nel suo ultimo libro (Un racisme imaginaire, Ed. Grasset) critica l'idea di islamofobia, il tabù politicamente corretto che non consente di affrontare con realismo le questioni legate all'immigrazione. Ma quando uno gli domanda se l'automatismo nell'acquisizione della cittadinanza sia un principio difendibile, Bruckner risponde senza giri di parole. «Il principio dell'automatismo è controverso nell'acquisizione della cittadinanza. La cittadinanza deve meritarsi. Non basta nascere in Francia o in Italia per diventare francesi. Bisogna aver voglia di esserlo, manifestare il desiderio di far parte della nazione. In Francia, persino la sinistra moderata è d'accordo su questo».

Cavalcare il radicalismo per evitare il nemico a sinistra, dunque, è fallimentare? «La nazionalità, insisto, non è solo un'eredità. E' un merito. Il semplice fatto di essere nato in un dato paese non basta: ci vuole l'educazione, la lingua, l'adesione alle leggi del paese, l'approvazione del progetto europeo. L'automatismo rischia di diventare un'esca per le decine di migliaia di migranti economici che sognano di sbarcare in Europa per sfuggire all'insoddisfazione e alla miseria. Ma il fatto è che non possiamo accogliere cento milioni di africani. E per fortuna adesso lo dice anche Bill Gates».

Bill Gates avrà letto Bruckner: ci invita infatti a non essere troppo generosi, perché aprendo indiscriminatamente le porte all'emigrazione, rischiamo di depauperare l'Africa del suo capitale umano, delle sue risorse prime. «In effetti, non possiamo accogliere 100 milioni di africani. Adesso, anche il nostro presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, sembra voler tenere separata la logica della compassione e quella della responsabilità, quando dice che bisogna salvare i rifugiati politici dalla guerra, dal terrore, dalla fame, senza però accogliere tutti i migranti economici. Voi italiani da tempo lo state facendo con grande nobiltà, salvando le persone, attivando le procedure per il riconoscimento dei disperati che sbarcano ogni giorno sbarcano sulle vostre coste. L'unica alternativa è rafforzare le procedure legali attraverso i visti da richiedere ai consolati, che però sono contingentati. Venire per mare è un modo di forzare la mano».

Intanto l'Austria ha deciso di chiudere le frontiere del Brennero, e l'Unione europea stenta a riconoscere che la sua frontiera sul Mediterraneo siano le coste italiane. «L'Italia ha ragione a rivoltarsi contro Bruxelles: è l'unico paese a sopportare tutto il fardello dell'emergenza migranti».

Ma concedere la cittadinanza al figlio di stranieri che nasca sul territorio nazionale, secondo lei, permette o no una migliore integrazione? «Lo ius soli permette l'inclusione, ma andrebbe arricchito con l'educazione, andrebbe completato con la formazione, la scuola, e persino con un rituale repubblicano».

Alcuni figli di immigrati pretendono di ottenere la nazionalità per principio, senza chiederla, senza sottoporsi a testi e procedure? Che ne pensa? «Sono i perfetti rappresentanti degli individualisti della società moderna, per i quali i diritti precedono i doveri, mentre oggi urge riequilibrare i diritti con un certo numero di doveri da assolvere per la società. Del resto, negli Stati Uniti d'America, paese di immigrazione per antonomasia, dove lo ius soli è automatico, chi voglia diventare americano, prima di ottenere non dico la cittadinanza ma un semplice visto d'ingresso, un permesso di soggiorno e la carta verde, deve affrontare una serie di ostacoli pressoché infinita. Lì esiste persino una categoria, "aliens of high value" riservata ai ricercatori e agli scienziati. Anche se l'automatismo dello ius soli fa parte del progetto costituzionale americano, diventare cittadino perché sei nato in terra americana, o in terra francese, non può prescindere dall'adesione ai valori, dall'educazione, dalla cultura».

In questo senso lo ius soli potrebbe essere un deterrente al radicalismo islamico, e favorire la sradicalizzazione, la normalizzazione dei musulmani vittime dell'atavismo, tentati dal fanatismo? «Un islamico che si ritrova a essere cittadino italiano, francese o tedesco, certo, ha maggiori possibilità di sfuggire alla morsa della religione d'origine. Entrare a far parte di un paese democratico significa poter abbandonare il crimine di apostasia, poter abbracciare l'ateismo, l'agnosticismo, persino la conversione senza passare più per un infedele. Ma è anche vero che per i figli di immigrati di seconda e terza generazione, nati in Francia e di cultura musulmana, non basta la cittadinanza per vincere l'utopia Jihadista. Serve l'educazione, l'adesione ai valori, un insieme di diritti e doveri, e un contratto tra lo stato e la comunità musulmana. Altrimenti, il rischio di una deriva identitaria resterà sempre forte».


Ius soli e cittadinanza
viewtopic.php?f=141&t=1772
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » lun ott 09, 2017 9:28 pm

Migliaia di polacchi per il Rosario ai confini: "L'Europa rimanga l'Europa"
di Matteo Matzuzzi
2017/10/08

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/10/0 ... ani-156424

Roma. Erano decine di migliaia i polacchi che sabato hanno formato catene umane lungo i confini del paese, pregando “Dio perché salvi la Polonia e il mondo”. Migliaia di persone strette l’una all’altra, coroncina del Rosario in mano, hanno segnato tutti i 3.511 chilometri del confine che separa Varsavia da Germania, Ucraina, Bielorussia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Mar Baltico. Perfino in mare, i marinai si sono fermati e hanno iniziato a recitare il Rosario. A presiedere la celebrazione eucaristica, trasmessa dalla locale Radio Maria, è stato l’arcivescovo di Cracovia, mons. Marek Jedraszewski, che ha invitato a pregare “per le altre nazioni europee, perché capiscano che è necessario tornare alle radici cristiane affinché l’Europa rimanga l’Europa”.

La data scelta non era casuale: il 7 ottobre, infatti, ricorreva l’anniversario della battaglia di Lepanto, che nel 1571 aveva bloccato l’avanzata ottomana in occidente. L’iniziativa è partita dai laici, con i vescovi che poi hanno appoggiato il programma. La conferenza episcopale polacca ha tentato, in qualche modo, di riportare l’evento a una dimensione prettamente spirituale, facendola coincidere l’imminente anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima, il 13 ottobre. “Crediamo che se il Rosario venisse recitato da un milione di polacchi lungo il confine del paese, potrebbe cambiare non solo il corso degli eventi, ma anche aprire il cuore dei cittadini alla grazia di Dio. Cent’anni fa Maria ha affidato ai tre bambini portoghesi un messaggio di salvezza: pentitevi e offrite riparazioni per i peccati contro il mio cuore e recitate il Rosario”.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » mer ott 18, 2017 7:46 pm

Un demenziale e antidemocratico commissario europeo


"La Svizzera si dia una corte costituzionale"
17 ottobre 2017

https://www.swissinfo.ch/ita/invito-del ... urce=sflow


Troppa democrazia potrebbe paradossalmente andare contro i diritti umani. È quanto sostiene il commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa in un rapporto reso pubblico oggi. Iniziative popolari come "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri” che intende sancire la prevalenza del diritto costituzionale elvetico sul diritto internazionale, potrebbero andare contro carte fondamentali, in questo caso contro la Convenzione europea dei diritti umani. Occorre dunque un'istanza che "verifichi" la compatibilità delle iniziative popolari con i trattati internazionali.

La Svizzera dovrebbe creare un'istanza che verifichi la compatibilità delle iniziative con il diritto internazionale

Il prossimo anno il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi sull'iniziativa lanciata dall'Unione democratica di centro (UDC, il partito populista di destra che ha la maggioranza relativa in parlamento) "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri”. Come detto, l'iniziativa vuole sancire la prevalenza del diritto costituzionale sul diritto internazionale e obbligare le autorità ad adeguare e, all’occorrenza, a denunciare i trattati internazionali contrari alla Costituzione federale. Sebbene il Consiglio federale respinga l’iniziativa, la sua approvazione produrrebbe incertezze sul piano giuridico.

Infatti se l'iniziativa fosse accettata, si giungerebbe alla violazione della Convenzione europea dei diritti umani e di conseguenza sancirebbe l'uscita della Svizzera da questa convenzione.

Rapporto del Consiglio d'Europa

In verità c'è un'ampia serie di elementi che l'ultimo rapporto del Consiglio d'Europa ha preso in considerazione su Svizzera e diritti umani: dall'accoglienza dei richiedenti l'asilo, alle detenzioni amministrative; dall'applicazione della norma antirazzismo, fino ai diritti sociali e ai nuovi poteri dei servizi segreti. Il rapporto, su un piano complessivo, riconosce alla Svizzera un solido quadro di protezione e promozione dei diritti umani. Nelle 40 pagine della relazione, tuttavia, gli apprezzamenti si alternano anche a rilievi più critici su diversi aspetti.

Fra questi ultimi, appunto spicca la preoccupazione espressa in merito all'iniziativa popolare "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri”.

Nel rapporto si raccomanda alla Svizzera di istituire un meccanismo (o una corte indipendente) volto a verificare la compatibilità delle iniziative popolari con i trattati internazionali legati ai diritti umani.

Il rapporto è stato redatto dopo una visita del commissario in Svizzera lo scorso maggio. E l'idea avanzata di un organo indipendente (si veda l'intervista) che valuti le iniziative popolari è, secondo il presidente dell'UDC Albert Rösti, inaccettabile. "È un affronto nei confronti della Svizzera. La protezione dei diritti umani è già garantita dalla nostra Costituzione. Noi assicuriamo questi diritti anche grazie alla democrazia diretta".

Ci vorrebbe un'istanza che verifichi le conseguenze delle iniziative popolari. Così Strasburgo


Niente di nuovo

Non è la prima volta che un'iniziativa popolare va contro al diritto internazionale o ad accordi e trattati internazionali firmati dalla Svizzera. Nel novembre 2010 gli svizzeri votarono sull'espulsione degli stranieri che commettono reati mentre nel febbraio il popolo elvetico accettò l'iniziativa contro l'immigrazione di massa. Quest'ultima ha messo seriamente in pericolo gli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea.

Per queste e altre iniziative popolari non è la prima volta che si pensa alla creazione di una "corte costituzionale" che verifichi appunto la costituzionalità delle iniziative. Una richiesta che è sempre stata rifiutata. Simili Corti esistono però a livello cantonale, ad esempio nel Canton Vaud e nel Canton.

Oggi a livello federale, oltre alla Cancelleria federale - che controlla unicamente aspetti formali - spetta all'Assemblea federale verificare la ricevibilità di un'iniziativa popolare. Ma si tratta di un ente politico non indipendente.

Ora con il rapporto del Commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa e il suggerimento di creare un'istanza indipendente che valuti le iniziative popolari, chissà che non si ritorni a parlare dell'istituzione di una corte costituzionale.

Miglior protezione dei migranti

Nel suo rapporto, il Consiglio Europa raccomanda anche alla Svizzera di assicurare una migliore protezione dei migranti. La Confederazione dovrebbe introdurre una forma di protezione internazionale sussidiaria per le persone a cui non è riconosciuto lo status di rifugiato ma che con ogni probabilità finiranno per restare a luogo in Svizzera, come coloro che fuggono dal conflitto in Siria.

"Non è accettabile di mettere durevolmente in una situazione difficile e precaria delle persone che resteranno molto probabilmente a lungo in Svizzera, ostacolando la loro integrazione", afferma Nils Muiznieks, commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani, in una nota, pubblicata sul sito del Consiglio d'Europa in parallelo con la presentazione del rapporto.

Il commissario chiede quindi alla Svizzera di non limitare i diritti di chi non ottiene lo status di rifugiato, in particolare per quanto riguarda l'assistenza sociale, la mobilità e la riunificazione familiare.

Muiznieks domanda inoltre alle autorità elvetiche di porre fine alla detenzione amministrativa dei minori tra i 15 e 18 anni praticata in alcuni cantoni, e di smettere di detenere minori, con o senza famiglia, nelle zone di transito degli aeroporti internazionali.

Per quanto riguarda l'asilo in generale, Muiznieks si rallegra tuttavia della nuova legislazione elvetica che mira ad accelerare e migliorare le procedure, fornendo nel contempo un aiuto giuridico gratuito.


Gino Quarelo
In Svizzera debbono comandare gli svizzeri che sono a casa loro e non altri; i migranti accolti debbono adeguarsi e i non accolti debbono farsene una ragione. In Svizzera i diritti umani degli svizzeri vengono prima dei presunti diritti umani dei cittadini degli altri paesi. Questi demenziali europei vorrebbero comandare in casa degli svizzeri e far prevalere sui loro diritti sacrosanti i non diritti di altri. Questo commissario europeo è demenziale, un nazi-europeista-stalinista-islamista; vorrebbe che il diritto internazionale ed europeo prevalesse sul diritto nazionale svizzero in casa degli svizzeri; come dire in casa degli svizzeri non comandano più gli svizzeri ma altri non svizzeri e fuori dalla Svizzera.

La Corte Costituzionale proposta da questo europeo demenziale comporterebbe la fine della Democrazia Diretta della Svizzera, la perdità della libertà e la degradazione antropologica con la violazione dei diritti umani degli svizzeri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » ven ott 20, 2017 7:19 pm

???

Tramonto islamico sulla Germania
Guy Millière

https://it.gatestoneinstitute.org/11197 ... o-islamico

Le elezioni federali tedesche avrebbero dovuto portare al trionfo di Angela Merkel. I risultati sono stati piuttosto diversi da quelli previsti. La "vittoria" della Merkel sembra un disastro: l'Alleanza cristiano-democratica (Cdu-Csu) ha ottenuto il 33 per cento dei voti – il 9 per cento in meno rispetto a quattro anni fa, il suo risultato peggiore dal 1949. Il Partito socialdemocratico (Spd), che ha governato il Paese con la Merkel negli ultimi quattro anni, ha perso più del 5 per cento dei consensi ed è crollato al 20 per cento, incassando il peggior risultato di sempre. Alternativa per la Germania (AfD), un partito nazionalista conservatore nato nel 2013, ha ottenuto il 12,6 per cento dei voti ed entrerà per la prima volta nel Bundestag. Die Linke, la sinistra marxista, ha ricevuto il 9 per cento dei consensi. Poiché né l'Spd né Die Linke parteciperanno al prossimo governo, e visto che l'AfD è radicalmente opposto alle politiche perseguite dalla Merkel, quest'ultima ha solo due possibili partner: il liberale Partito Democratico Libero (Fdp) e i Verdi, le cui posizioni di entrambi su molti argomenti sembrano incompatibili.

Angela Merkel rimarrà cancelliera, ma automaticamente e soprattutto perché non c'era altra scelta reale: sei mesi fa, due terzi della popolazione tedesca era favorevole a un rimpiazzo. Solo l'8 per cento voleva che lei continuasse a ricoprire la sua carica. Martin Schultz, ex presidente del Parlamento europeo, che era il candidato dell'Spd, non ha offerto niente di diverso e ha condotto una campagna elettorale scialba.

Se la Merkel riuscirà a formare una coalizione, sarà un assembramento precario e instabile che manterrà la Germania sull'orlo della paralisi e farà del Paese il malato dell'Europa del XXI secolo.

La Germania è già in realtà un paese malato e Angela Merkel fa parte della malattia.

Nel 1945, la Germania era in rovina. Ricostruì se stessa e gradualmente divenne la principale potenza economica dell'Europa. Pur riacquistando potere, non si è affermata politicamente ed è rimasta discreta, umile, pentita, silenziosamente vile. A causa del ruolo avuto nella guerra, era riluttante a ricreare un esercito quando le potenze della NATO le chiesero di ricostruirne uno; piuttosto, adottò una posizione generale di appeasement che portò alla "Ostpolitik", una politica di riavvicinamento con i Paesi del blocco orientale e l'Unione Sovietica.

Poiché il nazionalismo aveva portato al nazionalsocialismo, la Germania rigettò ogni forma di nazionalismo. E avendo commesso un genocidio, la Germania era intrisa di odio per se stessa e di un rifiuto della propria identità.

La Germania guardò in direzione della costruzione europea, cercando di definirsi europea per non qualificarsi come tedesca.

Questo processo durò fino alla caduta del Muro di Berlino e alla riunificazione del paese. La riunificazione fu largamente considerata nel paese come frutto dell'umiltà e della discrezione.

Angela Merkel, che sembrava incarnare una Germania riunificata con successo, ereditò questo processo quando divenne cancelliera nel 2005.

Le disfunzioni erano già iniziate ad affiorare. L'economia tedesca rimase prospera, ma la povertà era in aumento (nel 2005, il 17 per cento dei tedeschi era ufficialmente indigente e guadagnava metà del reddito medio nazionale) e il numero dei lavoratori poveri era in costante crescita.

Il tasso di natalità era estremamente basso. Aveva iniziato a diminuire nel 1967 e crollò rapidamente a 1,5 figli per donna. La popolazione, in generale, stava invecchiando.

La Germania iniziò ad accogliere migranti turchi per compensare la mancanza di manodopera. Nel 2000, il numero dei migranti aveva raggiunto i 3,5 milioni.

L'importazione di migranti musulmani causò una lenta islamizzazione del paese. Nelle principali città, furono costruite delle moschee. Furono aperte le scuole coraniche. L'Islam fu integrato nei programmi delle scuole pubbliche.

La Merkel cercò costantemente consensi, lavorando con i socialdemocratici per otto dei dodici anni trascorsi alla guida del Paese.

I tedeschi sembravano favorevoli a questo modus operandi fino a quando, nell'agosto 2015, la cancelliera non ha aperto i confini della Germania a un'ondata enorme di profughi e migranti provenienti dal Medio Oriente. Più di 1,5 milioni di persone sono entrate nel Paese senza alcun criterio e la maggior parte erano giovani uomini aventi diritto al ricongiungimento familiare.

La tesi secondo cui i rifugiati potrebbero tranquillamente integrarsi senza grossi problemi ha cominciato a cozzare con la realtà. Gli stupri si sono moltiplicati. Gli atti di violenza si sono intensificati.

Nel 2016, quasi la metà dei reati commessi a Berlino sono stati perpetrati da migranti da poco arrivati nel Paese. Le reti jihadiste hanno preso forma. Gli atti terroristici hanno cominciato ad aver luogo. L'antisemitismo musulmano ha portato ad attentati contro le sinagoghe. I costi del welfare sono aumentati notevolmente.

La Merkel non ha espresso alcun rammarico. Non ha nemmeno avuto alcun ripensamento dopo le elezioni: ha detto che se dovesse di nuovo aprire le frontiere del Paese, lo farebbe. Ha cercato di imporre le sue decisioni sull'immigrazione a paesi europei riluttanti come l'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia. E sta ancora cercando di farlo.

La vergogna è ancora presente nella mente di milioni di tedeschi, ma sta svanendo. Qualche anno fa, un sondaggio ha mostrato che quasi il 70 per cento dei tedeschi era indignato per essere ritenuto ancor oggi responsabile dei crimini commessi contro gli ebrei. Circa il 25 per cento delle persone intervistate è d'accordo con l'affermazione: "Molti ebrei cercano di usare il Terzo Reich della Germania a loro vantaggio". Un recente sondaggio mostra che tra un terzo e la metà dei tedeschi ritiene che Israele sia l'equivalente politico della Germania nazista. Il governo tedesco ora pretende regolarmente di dare lezioni di morale a Israele, ma non critica mai i leader terroristici come Mahmoud Abbas.

La Germania continua a perseguire una politica di appeasement, assicurando e rafforzando i legami economici con regimi canaglia come l'Iran. L'esercito tedesco è così mal equipaggiato che durante le esercitazioni anziché le armi usa i manici di scopa. I sondaggi mostrano che la popolazione tedesca ora pensa che la principale minaccia alla pace mondiale non provenga dall'Iran o dalla Corea del Nord, ma dagli Stati Uniti. La Germania è oggi il paese più antiamericano del mondo occidentale. Stern, il settimanale più popolare in Germania, ha di recente messo in copertina un'immagine di Donald Trump avvolto nella bandiera americana mentre fa il saluto nazista.

L'efficienza economica è bassa. L'economia tedesca è essenzialmente un'economia industriale e non adattata all'era digitale. L'investimento nel PIL è diminuito; l'attività innovativa è debole; la produttività ristagna. Dal 2008, la crescita annua della produttività è stata solo dello 0,5 per cento. La chiusura prevista delle centrali nucleari tedesche in nome della "protezione del clima" aumenta i prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica, mentre le famiglie e le imprese tedesche si accollano l'onere finanziario di pagare le tariffe elettriche tra le più elevate del mondo sviluppato. Gli immigrati non qualificati provenienti dal mondo musulmano non possono sostituire i tedeschi qualificati che vanno in pensione o muoiono. Il numero delle persone indigenti continua ad aumentare. La capacità di accogliere i migranti è al limite; le condizioni di vita in molti centri di accoglienza sono diventate scadenti: i pavimenti non vengono puliti con regolarità e per giorni sono insudiciati da sangue, urina, feci e le invasioni di scarafaggi sono frequenti. Il Commissario tedesco per l'Immigrazione di recente ha dichiarato che soltanto un quarto di un terzo dei rifugiati che risiede in Germania potrebbe entrare nel mercato del lavoro. Gli altri devono fare affidamento sui sussidi statali per il resto della loro vita.

Si registra una recrudescenza di malattie debellate come la tubercolosi. I vaccini sono inesistenti perché gli europei avevano smesso di produrli.

Ora, l'età media complessiva in Germania è di 46,8 anni. È in atto una graduale sostituzione della popolazione non musulmana con una musulmana. Oggi, il quaranta per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni e nati in Germania è di origine straniera. Dal 2005, la popolazione dei nuovi arrivati è aumentata del 24 per cento, mentre la popolazione autoctona è diminuita del 5 per cento.

I demografi sostengono che se le tendenze attuali non saranno invertite, i tedeschi diventeranno una minoranza nel loro stesso paese, forse tra quindici o venti anni.

Nulla al momento indica che ci sarà un'inversione di tendenza.

La maggior parte della stampa tedesca è pervasa dalla correttezza politica. I quotidiani e le riviste appoggiano il multiculturalismo e non parlano dei problemi più urgenti che il paese si trova a dover affrontare, come la crescita economica anemica, l'invecchiamento della popolazione e l'islamizzazione. Molti giornalisti, docenti universitari e scrittori dicono che la cultura tedesca non esiste. Quando i libri che criticano l'Islam diventano dei best-seller, i loro autori vengono immediatamente demonizzati. Deutschland schafft sich ab ("La Germania si distrugge da sé") è stato un enorme successo nel 2010, ma il suo autore, Thilo Sarrazin, è stato subito equiparato a un "razzista" e spinto ai margini di tutti i dibattiti politici. Rolf Peter Sieferle, un ex consigliere di Angela Merkel, ha scritto molti articoli in cui parlava dell'autodistruzione della Germania. "Una società che non può più fare la differenza tra se stessa e le forze che la dissolvono vive moralmente al di là dei suoi mezzi", egli ha affermato nel 2015. Insultato e rifiutato da coloro con i quali lavorava, Sieferle si è suicidato nel settembre 2016. Finis Germaniae ("La fine della Germania"), una raccolta dei suoi scritti è stata pubblicata dopo la sua morte.

Il partito politico Alternativa per la Germania (AfD) promette di "scuotere il Bundestag". Il 12,6 per cento dei consensi ottenuti, indubbiamente gli darà voce. I suoi leader vengono considerati dai media e da altri partiti politici come l'incarnazione del diavolo. Il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha messo in guardia contro l'ingresso di "veri nazisti" nel Parlamento. Un dirigente del partito di estrema sinistra Die Linke ha chiesto: "Non abbiamo imparato le lezioni dalla guerra?". I leader ebrei sono spaventati: Josef Schuster, presidente del Consiglio centrale ebraico in Germania ha detto che l'AfD usa strategie in genere utilizzate dalle aspiranti "dittature fasciste".

Ma l'AfD non è nazista. I suoi membri sembrano piuttosto temere che la Germania e i tedeschi scompariranno sotto il peso dell'Islam. I nazisti erano antisemiti, militaristi, socialisti e desideravano conquistare. L'AfD non è antisemita, non è militarista né socialista e non vuole conquistare gli altri paesi. I leader ebrei in Germania sono spaventati perché pensano che se l'AfD è ostile a una minoranza, i musulmani, potrebbe diventare ostile ad altre minoranze. Probabilmente si sbagliano. Non c'è paragone tra musulmani ed ebrei. L'AfD ha appoggiato con convinzione il diritto di Israele di esistere e il diritto di Israele di dover combattere la minaccia islamica contro di esso.

Alcuni membri di Alternativa per la Germania hanno rilasciato controverse dichiarazioni sui soldati tedeschi e sul Memoriale dell'Olocausto a Berlino.

Allo stesso tempo, l'AfD è il partito più filo-israeliano della Germania. Ed è anche l'unico partito che prevede con chiarezza il rischio concreto che la Germania si avvii verso un tramonto islamico.

La Germania potrà riprendersi? Vedremo. Qui però è in gioco molto di più della Germania.


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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » sab ott 28, 2017 7:54 pm

Quello che molti non hanno capito delle vicende catalane è che in gioco non c’è l’unità o meno della Spagna. In gioco ci sono le libertà fondamentali di tutti noi cittadini dell’Unione Europea. In Catalogna si sta decidendo cosa sarà l’Unione Europea e quali saranno le possibilità per i cittadini europei di modificare l’ordinamento giuridico e l’assetto istituzionale esistente.

https://www.facebook.com/fabio.cintoles ... 8234213757

Chi, in modo superficiale, ha puntato il dito contro il referendum indipendentista del 1° ottobre, dicendo che era illegale perché la costituzione spagnola non permetteva quel tipo di referendum, semplicemente non ha capito che i cittadini catalani, votando per l’indipendenza della Catalogna, hanno dichiarato che quella spagnola non era più la loro costituzione.

E’ qui che ci dobbiamo fare la domanda: in una democrazia, di sostanza e non di mera forma, è legittimo che una legge, per quanto legge fondamentale dello stato, non possa essere modificata o abrogata dal corpo elettorale, che è, o almeno dovrebbe essere, la suprema fonte del diritto di ogni ordinamento veramente democratico?

L’Unione Europea, per bocca di tutti i suoi massimi responsabili, ha detto ripetutamente di no. Qualcuno si è chiesto il perché? Forse perché hanno paura dell’effetto domino? Ci sta. Ma io credo più che i padroni dell’Europa non vogliono che il popolo si esprima. Se passa il concetto che il corpo elettorale può mettere qualsiasi cosa in discussione, che fine farebbero le tecnocrazie di Bruxelles?

Perché oggi si parla di Catalogna indipendente. Domani qualcuno potrebbe indire un referendum sull’uscita dall’UE, stile Brexit. Oppure sull’euro l’euro. O chissà, un modifica che renda le posizioni occupate da Tusk, Juncker o altri delle cariche ad elezione diretta. Non sia mai.

Non molti hanno letto la notizia che l'UE ha richiesto alla Svizzera, paese in cui i propri cittadini possono modificare tramite referendum anche la costituzione federale, di limitare questo potere di intervento dei cittadini. Il motivo? La necessità di armonizzare le normative europee per permettere una migliore integrazione commerciale e finanziaria tra l'UE e la piccola Svizzera.

Se non un ultimatum ricattatorio, poco ci manca. L'espressione diretta della volontà popolare, oramai è vista come un fastidioso inconveniente da eliminare. Persino ai confini dell'UE, con paesi che hanno dimostrato di avere architetture istituzionali ben più efficienti dell'UE e di qualsiasi stato membro.

Chi crede di non essere toccato da tutto questo, dovrebbe tener presente che la concentrazione di potere porta anche alla concentrazione di ricchezza, da i molti senza potere (cioè voi) ai pochi occupanti delle segrete stanze del potere. Redistribuzione che in Europa già sta avvenendo.

In più, quando ai conflitti sociali e territoriali non si riesce a dare una soluzione nell'alveo della libertà e della democrazia, dopo poco inizieranno parlare le armi. Citando Clausewitz, la guerra non è altro che la prosecuzione della politica con altri mezzi.




Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » dom ott 29, 2017 7:23 pm

Fanno male gli ebrei austriaci a schierarsi contro le istanze nazionaliste degli austriaci

Austria: comunità ebraica a OVP, no a governo con FPO
TRIESTE, 23 OTT

http://www.ansa.it/nuova_europa/it/noti ... 9b230.html

(Il presidente della Comunità ebraica austriaca, Oskar Deutsch, ha lanciato un appello al Partito popolare (Ovp) e al Partito socialdemocratico (Spo) affinché non lavorino con il Partito della libertà (Fpo), alla formazione del governo.

Il leader dell'Ovp, Sebastian Kurz, sta conducendo i colloqui per la costruzione dell'esecutivo e ha parlato di punti di convergenza con l'estrema destra del Fpo. Kurz ha vinto le elezioni politiche ma i popolari non dispongono di una maggioranza. Secondo il premier incaricato, Ovp e Fpo hanno un terreno comune su "molte questioni" e per questa ragione è in corso il confronto con il capo del Fpo, Heinz-Christian Strache.

Conservatori ed estrema destra concordano sulla limitazione dell'immigrazione, sulla riduzione delle ingerenze statali e sulla riduzione del carico fiscale sulle imprese.

"Il lupo nazionalista non cambia la sua natura ma solo il suo aspetto, quando indossa una pelle di pecora di colore blu", ha dichiarato Deutsch. Blu è il colore che in Austria identifica il Partito della libertà. "Se Ovp e Spo credono di poter addomesticare il lupo, stanno mentendo a loro stessi", ha aggiunto il rappresentante della Comunità ebraica.

Fondato da esponenti ex nazisti sessant'anni fa, il Partito della libertà ha da tempo abbandonato le proprie origini politiche estremiste per collocarsi come partito d'opinione, riuscendo a ottenere un voto su quattro alle ultime consultazioni. Strache sottolinea che gli antisemiti non hanno spazio nell'odierno Fpo, che si ritrova non di rado a espellere membri che superano i limiti fissati su questo delicato argomento. (ANSA).
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Re: Europa e i diritti negati dei cittadini nativi europei

Messaggioda Berto » ven nov 03, 2017 8:53 pm

Intervista a Renaud Camus
02/11/2017

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La Grande Sostituzione deve essere concepita come la sostituzione di una civiltà per mano di un’altra (per esempio la civiltà europea rimpiazzata dalla civiltà arabo-islamica) o – come personalmente credo – come la creazione di una non-civiltà in cui tutti gli uomini e tutti i popoli siano sostituibili, come la vittoria della sostituibilità universale?

Ah, lei punta subito il dito sulla grande contraddizione del sostituzionismo (*), l’ideologia globale e, a mio avviso, totalitaria, che promette e instaura la Grande Sostituzione. Dal punto di vista di tale ideologia, è la seconda parte dell’alternativa che lei ha posto che è all’opera: solo che, nella sua ottica, quella che si tratta di creare non è una camus cpnon-civilità, ma, al contrario, la civiltà stessa: liberale, intelligente, umana, egualitaria, fraterna, armoniosa e civilizzata, perché non ci saranno più differenze o discriminazioni tra i suoi membri, tutti fratelli, nel villaggio universale senza frontiere. Questa è la sovrastruttura, per così dire, l’ideale reclamizzato e condiviso in buona fede da una larga parte delle masse sostituzioniste. Beninteso, sappiamo bene, noi, e lo constatiamo ogni giorno, che questo ideale è falso e che ciò che prepara l’enorme macchina sostituzionista è, in effetti, come dice lei, una non-civiltà, una barbarie post-industriale e iper-economista in cui sarebbe compiuta la fabbricazione, da parte di quella che chiamo “l’industria dell’ebetudine”, dell’uomo sostituibile: de-originato, de-nazionalizzato, de-culturato, de-sessuato, cosificato, intercambiabile e delocalizzabile a piacimento. Ma c’è una contraddizione nella contraddizione. Il sostituzionismo, che è una nemesi, ha la sua propria nemesi. In effetti, esso sostituisce un popolo che ha perfettamente preparato alla Grande Sostituzione, il popolo degli uomini sostituibili, con un popolo ferocemente identitario, arabo-musulmano, islamico quando non islamista. Per dirla in un altro modo, esso sostituisce un popolo di bovini (industriali) con un popolo di iene. E così facendo scava la propria fossa. Ma è una magra consolazione.

Lei ha proposto altri due concetti-chiave che in Italia sono meno conosciuti: quello di “Grande Deculturazione” e di “In-nocenza”. Di cosa si tratta?

Sono solito dire che i popoli che conoscono i loro classici non si lasciano condurre nell’immondezzaio della storia senza protestare. La Grande Deculturazione è indispensabile alla Grande Sostituzione. E proprio a questa che alludevo quando dicevo prima che il potere sostituzionista aveva preparato alla sostituzione il popolo sostituito (ma non il popolo sostituente). Quella che chiamo industria dell’ebetudine conta tre branchie principali: l’insegnamento dell’oblio, così come è dispensato in Francia dal ministero dell’educazione nazionale; l’imbecillizzazione delle masse, così come è assicurato dall’industria culturale e dai divertimenti di massa, peraltro sempre più indistinguibili l’una dagli altri, senza contare la politica stessa che vi si sta ormai diluendo; e, in terzo luogo, la droga, la cui distribuzione, cosa non indifferente, è già largamente nelle mani dei popoli sostituenti, contrariamente alle altre due branche, che sono ancora gestite dai sostituzionisti. Quattro gruppi sono i protagonisti del dramma non politico ma ontologico che si sta svolgendo: i sostituiti in rivolta, che rifiutano la loro sostituzione; i sostituiti che acconsentono, che non percepiscono il fenomeno, che ne negano l’esistenza o vi sono rassegnati o pensano addirittura che sia una buona cosa; i sostituzionisti, che lo promuovono e lo impongono; e i sostituenti, sempre più numerosi e potenti. I secondi e i terzi possono essere considerati una cosa sola, e comunque saranno inghiottiti dai quarti. Quindi, in sostanza, non ci sono che due forze in campo, molti diseguali ideologicamente; e la linea che le separa è la sola che conta ideologicamente: quella che oppone i sostituzionisti, promotori e autori della Grande Sostituzione, e gli anti-sostituzionisti, coloro che sono decisi a fare di tutto per interromperne il corso e a invertirlo. La Grande Déculturation è il titolo di uno dei miei saggi sul crollo del sistema scolastico. Décivilisation tratta lo stesso problema della trasmissione della cultura prendendolo a monte della scuola, nelle famiglie, al cuore del lignaggio, che esiste sempre di meno. Il recente La Civilisation des prénoms riguarda il trionfo del nome nei rapporti sociali contemporanei, ovvero la scomparsa progressiva del cognome, dunque della responsabilità (solo il cognome firma), ma anche dell’inscrizione nel tempo, nella storia, nell’eredità, nel lignaggio. L’avvento del nome è uno dei segni di questa presentificazione, di questa imposizione del presente, di questo “da capo” perpetuo che è uno dei tratti più caratteristici della deculturazione, della decivilizzazione, del ridiventare selvaggia della specie. Tutti questi libri, e ancora La Dictature de la petite bourgeoisie, o Le Communisme du XXIe siècle (ovvero l’antirazzismo, ma oggi parlerei piuttosto di sostituzionismo, che ne è la forma evoluta), sono isole di un arcipelago il cui centro, il serbatoio teorico, è il voluminoso Du sens, che generalizza l’opposizione famosa messa in scena da Platone nel Cratilo, tra Cratilo stesso, che pensa che le parole abbiano un senso determinato dalla loro origine e dalla storia della loro origine, ed Ermogene, per il quale il rapporto tra significante e significato è pura convenzione. Essere francese, per esempio, o italiano, o europeo, è una questione puramente amministrativa, di carte bollate e timbri, o anche una appartenenza modellata dai secoli? “Sono francese come lei”, mi ha detto una volta una musulmana con il velo che parlava molto male la mia lingua. E, dal punto di vista di Ermogene, aveva ragione. Nessuna epoca è stata ermogeniana come la nostra. Del resto Ermogene vince sempre. Ma Cratilo non perde mai del tutto. Egli ritorna senza sosta. Quanto a l’in-nocenza [in-nocence], è il concetto attorno al quale ho sempre sognato di ordinare la mia riflessione politica. Esso procede dall’osservazione che innocenza è una parola negativa, in-nocenza, da cui risalta nettamente che ciò che è primario è la “nocenza”, la nocività, la pulsione di nuocere agli altri uomini, alla loro vita, ai loro beni, alla Terra. La civiltà, il contratto sociale, il covenant hobbesiano, la città, il civismo, l’essere civili, la sintassi, l’educazione, sono tutti patti di in-nocenza. L’in-nocenza, la non-nocenza, l’assenza di nocività, è un concetto che permette di pensare insieme tre campi che non possono essere separati, a mio avviso: la politica propriamente detta; l’ecologia, ovviamente; e – cosa che è grandemente dimenticata – la vita quotidiana, esposta al rumore, alla spudoratezza, a inciviltà di ogni genere, negli edifici, sulle scale, nel trasporto pubblico, ovunque. La gente non crede alla conquista di cui l’Europa è oggetto perché non vede eserciti stranieri sfilare sugli Champs-Élysées o in Via Veneto. La conquista non è militare, in effetti. Il suo strumento è la “nocenza”, dalle piccole aggressioni fino all’iperviolenza e alla carneficina, passando per tutte le forme di furto e di stupro. Non c’è soluzione di continuità tra la delinquenza e il terrorismo. D’altronde tutti gli autori degli attentati hanno fatto il loro esordio in rapine a mano armata. È a causa di un discorso intitolato “La Nocenza, strumento della Grande Sostituzione”, che io sono perseguito da anni dalla giustizia francese. Adesso siamo alla corte di Cassazione.

Credo che le origini della Grande Sostituzione siano liberali e marxiste allo stesso tempo. Lei è d’accordo ? O, in alternativa, quale ritiene che siano le radici ideologiche di tale dinamica?

La Grande Sostituzione è il figlio mostruoso della Rivoluzione industriale al suo stadio ultimo, post-fordiano, post-industriale, e dell’antirazzismo nella sua fase senile.

Quando la Grande Sostituzione sarà compiuta, il risultato sarà un mondo infernale, persino per le élite immigrazioniste che l’hanno favorita. Perché allora queste perseguono perseguono tale obbiettivo?

Non sono sicuro che ci sia da qualche parte una volontà espressa in azione, anche se alcuni documenti dell’Onu raccomandano papale papale una sostituzione degli europei. Credo piuttosto ad enormi meccanismi incontrollabili: egualitarismo, dogma dell’inesistenza delle razze, economicismo, dittatura della piccola borghesia: “Ciò significa – dice Agamben – che la piccola borghesia planetaria è verosimilmente la forma nella quale l’umanità sta andando incontro alla sua propria distruzione”.

Qual è il contrario della Grande Sostituzione? Qual è la buona ragione, in fin dei conti, affinché sia un popolo e non un altro a dover vivere in un dato territorio? Non è forse vero, come ci ripetono le élite immigrazioniste, che nessuno di noi è originario o autoctono, che le radici possono essere “decostruite”, che l’identità è un’illusione?

Il sostituzionismo è come un Dio terribile per cui tutti gli uomini sono uguali e intercambiabili, dato che gli sono indifferenti. Il contrario del sostituzionismo è non solamente l’identità, ma il carattere “insostituibile” degli individui e dei popoli. L’esilio ha una sua nobiltà tragica e metafisica, certo, ma non c’è esilio che a partire da un fondo di appartenenza. È la propaganda cosificante che pretende di decostruire l’essere. Amo più la morale de I nutrimenti terrestri, di Gide: “Non legarti in te se non a ciò che senti non essere altrove che in te stesso, e crea di te, impazientemente o pazientemente, ah! il più insostituibile degli esseri”.


Francesco Birardi
DAGLI AL FASCISTA !!!!! Ormai è dato per scontato lo spostamento a destra dell'elettorato europeo "indigeno", ma si spera comunque da un lato di rallentarlo, demonizzando al massimo la "destra" (e anche per questo assistiamo oggi a un revival della "minaccia fascista" in tutte le salse), e dall'altro di compensarlo, affrettandosi a dare cittadinanza e diritto di voto a quanti più immigrati possibile.... I "sostituzionisti" (come li chiama Camus) si stanno muovendo in questo senso come i peggiori assassini, inquinando, addormentando, minaciando e avvelenando....
E gli ebrei italiani e europei? In un contesto come questo, la cosa peggiore che gli amici ebrei possono fare è cadere in questa trappola del “dagli al fascista!”, e finire così per opporsi alla reazione degli “indigeni” e appoggiare di fatto il progetto dei sostituzionisti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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