Si liberi Europa dai sensi di colpa, dai miti, dai pgiudizi

Si liberi Europa dai sensi di colpa, dai miti, dai pgiudizi

Messaggioda Berto » ven feb 08, 2019 9:15 pm

NAUFRAGIO CON APPLAUSI
Niram Ferretti
8 febbraio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ci stiamo suicidando. Accade da tempo ormai, è un lungo lungo processo di smottamento che ha progressivamente eroso il nostro senso di identità, che ha picconato istituzioni fondamentali come la famiglia, l'università, la nazione. Si è continuato a strappare le radici della nostra storia in una furia iconoclasta senza precedenti.

Il marxismo culturale è stato ed è il cancro che ha avvelenato l'Occidente post Seconda guerra mondiale, insinuando la propria implacabile metastasi ovunque.

Inebriati dal meaculpismo "intellettuali", affascinati da regimi dittatoriali, da teocrazie e satrapie, da feroci regimi repressivi, ci hanno indicato che tutta la colpa dei mali del mondo risiedeva nella nostra civiltà.

Da una parte c'erano, ci sarebbero le "vittime", tutti i paesi del cosiddetto Terzo Mondo, proiettati in una idealità edenica, purgati dalla loro violenza autoctona, dalla loro ignoranza, dalla loro primitività, ed esaltati come modelli di emancipazione umana, di libertà. Dall'altra i "carnefici", i paesi europei, proiettati nel regno delle tenebre.

Oggi, una Europa disossata, che non sa più combattere, che è convinta che il mestiere delle armi appartenga irrimediabilmente al passato oscuro della storia, si apre a un'altra civiltà, che, diversamente dalla nostra, non ha mai rinunciato alla propria identità, un'identità coesa e armata, che non fa e non farà sconti.

Per secoli la Chiesa si è contrapposta all'Islam, quando il cristianesimo era ancora una cosa seria e osava proclamare con coraggio la propria alterità e ad affermare ciò che dovrebbe essere ovvio per ogni cristiano, che solo un nome salva.

Oggi, chi osa farlo? Non certo questo papa che si reca negli emirati e firma un documento pieno di buone intenzioni con un rigorista musulmano per il quale l'apostasia dall'Islam deve essere punita con la morte, e che esaltava gli attentati suicidi in Israele.

Tutto ciò, dai media embedded è stato salutato come un grande successo, come vennero salutati come un grande successo i patti di Monaco del 1938 dalla stampa dell'epoca.

Così, si continua ad applaudire giulivi, mentre si naufraga.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Si liberi Europa dai sensi di colpa, dai miti, dai pgiud

Messaggioda Berto » sab ago 24, 2019 8:14 pm

Le fobie dell’occidente che odia se stesso
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DA STAMPARE NELLA ROCCIA E LASCIARE AI POSTERI

https://www.facebook.com/alex.swan.3785 ... 9903278681

"Negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita esponenziale delle forme di discriminazione e delle «fobie». Al tradizionale razzismo, si sono aggiunte l’omofobia, la transfobia, l’islamofobia e la xenofobia.

A ben vedere, però, le uniche forme di discriminazione veramente in crescita sono l’antisemitismo e l’avversione all’uomo bianco. Se l’odio verso gli ebrei ha antiche origini, quello contro l’uomo bianco è un fenomeno relativamente nuovo. Il maschio bianco occidentale è responsabile di ogni singola sventura: della nascita del capitalismo, della devastazione ambientale, dei regimi totalitari fino alla violenza sugli animali. L’uomo bianco celebrato dal suddito di sua maestà Rudyard Kipling è marchiato dalla colpa incancellabile di aver sfruttato l’uomo extra europeo.

All’origine di questa avversione verso i bianchi e la loro civiltà, ostilità in grado di generare «uomini che odiano l’aria che respirano senza averne mai conosciuta un’altra» come scriveva François Furet, vi è il marxismo culturale. La sociologia neomarxista ricalibrò il «conflitto», non più fra classi ma fra oppressi e oppressori. Il proletariato, oramai «imborghesito», venne rimpiazzato con le minoranze (donne, neri, immigrati, gay) e con i «dannati» del Terzo Mondo. Ri-nacque il mito del buon selvaggio, di un mondo innocente distrutto dall’avidità dei bianchi europei. Ogni discorso sul Terzo Mondo, da allora, comincia e si conclude con questo leitmotiv: l’uomo bianco è malvagio. Per redimersi deve scomparire.

Influenzati da questa micidiale mescolanza di marxismo e terzomondismo; di antioccidentalismo e anticapitalismo, gli intellettuali e gli attivisti politici hanno identificato la cultura occidentale solo con i suoi aspetti esecrabili. Tutta la cultura europea, da Omero alla Bibbia, da Platone a Dante a Hegel ha come inevitabile approdo l’imperialismo, il consumismo, lo sfruttamento capitalista e il genocidio. L’uomo bianco europeo e la sua cultura sono intrinsecamente colonialisti e razzisti.

Le soluzioni al problema dei «bianchi» e della loro egemonia sono diverse e mirano tutte allo stesso scopo: ridimensionare la cultura occidentale fino a cancellarla e diluire i «caucasici» in un melting-pot planetario fino alla loro scomparsa. Far dimenticare agli occidentale i primati artistici, scientifici, filosofici, politici… della loro civiltà, rendendola una fra le tante.

Di qui, l’idea che i classici del pensiero occidentale vadano sostituiti con autori africani o asiatici. Edward Said proponeva una didattica che accantonasse il riferimento primario alle radici occidentali, rimpicciolendo il ruolo di greci, romani ed ebrei. Insomma, ciò che appartiene ai bianchi deve essere messo da parte o amputato. La millenaria cultura europea ridotta a mera violenza, il pericoloso relativismo che vorrebbe mettere sullo stesso piano una sinfonia di Bach e una musica tribale del continente nero.

I bianchi vengono continuamente sbeffeggiati e bistrattati, dall’assurda accusa di «menspreading» all’articolo del settimanale sudafricano Mail & Guardian che così titolava: L’ultimo avamposto dell’uomo bianco: il suo fuoristrada. Un delirio psicotico, secondo cui l’uomo bianco «naturalmente violento» sfogava la sua frustrazione sulle quattro ruote. Dai movimenti anti-Trump fino alle neofemministe, tutti denunciano il maschio bianco come causa di ogni male.

L’etnomasochismo è il portato principale del marxismo sociologico e sessantottino. I media sono invasi dai discepoli di Marcuse, profeti di un Occidente autoannullato senza nazioni, confini, identità, Cristianesimo, Ebraismo e, soprattutto, senza uomini bianchi. L’orizzonte dei vari Zucconi, Lerner, Boldrini, Bonino, Lucano… è il meticciato mondiale. Al grido di: «siamo tutti esseri umani» e negando la realtà delle differenze nazionali e di civiltà, credono e vogliono imporre la credenza che il meticciato globale sia ineluttabile. Dai salotti televisivi, i loro altari, spiegano al popolo cafone che dobbiamo storicamente accogliere massicci flussi migratori per smacchiarci della nostra colpa originaria, il colonialismo.

Intanto, mentre l’intellighenzia di sinistra pontifica, gli immigrati ci conquistano per infiltrazione animati da uno spirito di rivalsa. Il cosmopolitismo ingenuo e il già più volte citato marxismo culturale, hanno paralizzato politicamente l’Europa e adesso viene sommersa da immigrati portatori di una fede guerriera e granitica: l’Islam.

La sinistra assimilazionista, seguita a considerare l’essere umano come una cera malleabile e neutra trascurando la sua provenienza e la cultura di riferimento; l’educazione non serve con comunità chiuse, sicure di sé e venate di revanche contro l’uomo bianco. Se alle polveriere che le società multiculturali stanno diventando, sommiamo l’inverno demografico, è chiaro come l’uomo bianco e la sua civiltà rischino di scomparire. Senza fragore anzi, avendo lavorato alla propria fine."
(Davide Cavaliere)
..e se guardiamo fuori dall'Europa, gli Stati Uniti sono stati colpiti dalla stessa fobia, si è iniziato con l'abbattere le statue del Generale Lee, si è passati alla rivisitazione storica e pure qui all'abbatimento delle statue di Cristoforo Colombo ritenuto indegno ecoplevole del genocidio dei nativi americani finendo (è notizia di questi mesi) col voler cancellare il nome dell'aeroporto di los Angeles intitolato a Jhon Whayne, perchè ritenuto omofobo, troppo macho e troppo bianco.
Dulcis in fundo è comparsa come un fungo tossico "La Greta" la quale nel suo bel impermeabile di plastica giallo, lancia strali e moniti contro l'uomo bianco colpevole addirittura voler uccidere il pianeta.
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Re: Si liberi Europa dai sensi di colpa, dai miti, dai pgiud

Messaggioda Berto » sab ago 24, 2019 8:15 pm

QUEL SENSO DI COLPA CHE ALIMENTA I DEMONI DELL’OCCIDENTE
22 agosto 2019
Fabrizio Baldi

https://www.facebook.com/groups/4478672 ... 6849438918

Cosa hanno in comune un transessuale e lo spacciatore maghrebino nel parco sotto casa, Greta Thunberg che va a New York in barca a vela e le sodali del "metoo", l’espiazione cristiana del peccato ed il collettivismo?
Molto più di quanto si potrebbe pensare: sono i frutti dei demoni dell’Occidente, con cui la nostra civiltà deve confrontarsi se non vuole morire dopo più di 2000 anni di storia.

I Demoni
Quando parlo di demoni intendo quelle pulsioni distruttive, o meglio, auto-distruttive, che negli ultimi anni hanno trovato spazio e legittimazione e che portano gli occidentali a non credere più non dico al primato, ma solo semplicemente ai valori della loro civiltà millenaria, basata sull’autonomia dell’individuo dagli arbitri dello Stato, sulla sacralità della libertà di espressione, sull’etica del lavoro nella vita terrena unita alla speranza in qualcosa oltre la morte, sulla possibilità di sottoporre tutto e tutti a critica.
Questi demoni, evocati dalle elite di matrice liberal e socialista, stanno distruggendo l’Occidente dall’interno. Diventa dunque fondamentale conoscerli e chiamarli col loro nome per poterli affrontare.

1) Genderismo – Si tratta dell’idea infondata che il genere sessuale non sia qualcosa di dato da prima della nascita, ma una pura costruzione sociale, e come tale interpretabile ed intercambiabile a seconda delle preferenze, per poter assicurare a ciascuno la possibilità di esprimere sé stesso.
Molti potrebbero farsi una risata all’idea di un uomo che sostenga di essere una donna (o viceversa), in realtà la situazione è molto più seria ed ha in sé i germi del totalitarismo.
Ci sono già paesi (Canada, alcuni stati degli USA) dove la legge protegge “l’identità di genere” anche dal punto di vista linguistico (nello stato di New York si può essere sanzionati per aver chiamato signore un uomo che si creda una donna). Ci troviamo di fronte ad un legislatore che, oltre a calpestare le leggi di natura e milioni di anni di evoluzione, stabilisce per legge che una certa visione della realtà debba prevalere sulla realtà stessa, “blindandone” il linguaggio (e dunque il pensiero) che la sostiene. Uno Stato che ti dica come parlare (e quindi cosa pensare, dal momento che come scriveva George Orwell, i pensieri possono essere formulati solo in relazione alle parole esistenti) si dimostra a tutti gli effetti totalitario, direi anche distopico.

2) Ecologismo – Nella sua accezione radicale non è semplicemente la cura e l’attenzione per l’ambiente circostante, ma la condanna dell’operato dell’uomo (ovviamente solo di quello occidentale) sulla natura.
Partendo da pericoli e problemi reali (l’inquinamento, la desertificazione di alcune aree del pianeta) si arriva una visione anti-umana (e certamente anti-cristiana) che abbatte l’antropocentrismo per sostituirlo con la venerazione di tutto ciò che è “naturale”. Ecco dunque la moda del veganismo (a mio avviso pura e semplice psicopatologia), l’indignarsi oltremisura per le violenze sugli animali (cui fa da contraltare l’indifferenza per massacri e genocidi lontani), l’idea che l’uomo occidentale stia uccidendo il pianeta (quando è noto che la maggior parte dell’inquinamento provenga dai paesi in via di sviluppo e dalla Cina), le profezie catastrofiste legate al “riscaldamento globale” (che bene si inseriscono nel filone millenarista da fine del mondo sempre presente nella residua religiosità occidentale).
Si spiegano così anche le ricadute etiche e morali con conseguente svalutazione della vita umana (il filosofo australiano Peter Singer ci ha deliziati nello spiegarci perché i maiali hanno diritti e la lattuga no).
Ci siamo già passati: un rabbino in visita a Berlino tra le due guerre mondiali, osservando il gran numero di cani a spasso con il cappottino ebbe a dire: “In un posto dove si trattano gli animali come fossero uomini, si uccideranno gli uomini come fossero animali”.

3) Femminismo – Il femminismo di oggi (la cosiddetta third-wave) è diventato una parodia di quello che fu in grado di condurre le grandi battaglie per l’emancipazione delle donne. Non si occupa più dei diritti delle donne (ormai dati per scontati in gran parte del mondo occidentale) quanto di una costante denigrazione ai danni del maschio, specie se etero e bianco. A questo scopo è stato inventato un concetto alquanto bizzarro, quello della “toxic masculinity”, che non è altro che la colpevolizzazione del maschio in quanto tale. L’uomo, per il solo fatto di essere maschio, è colpevole a priori di molestie e comportamenti libidinosi, in quanto oppressore (magari a sua insaputa) al servizio di una fantomatica società patriarcale.
A nulla vale far presente che le società occidentali sono tra quelle più aperte al contributo delle donne (in politica, nelle scienze, nell’imprenditoria, nello sport, nella cultura): le cosiddette femministe si indigneranno sempre per il manspreading ma non troveranno mai tempo per Asia Bibi. A loro non interessano i diritti delle donne, ma la colpevolizzazione del maschio occidentale, cui va insegnato che non ci sono generi (in un asilo in Svezia si sono aboliti i pronomi di genere) e la cui autostima va distrutta, a costo di inventarsi storie di abusi mai avvenuti (caso Kavanaugh alla Corte Suprema USA).
Storicamente è sempre gravata sui maschi la responsabilità di difendere la comunità da aggressioni esterne; va da sé che se il ruolo del maschio viene coperto di ridicolo e disprezzo, la comunità risulta più vulnerabile.

4) Secolarismo – Il crollo della religione organizzata in Occidente è sotto gli occhi di tutti. Dal momento che il Cristianesimo (assieme alla filosofia greca ed al diritto romano) costituisce uno degli elementi essenziali della nostra civiltà, il suo progressivo abbandono non può non avere conseguenze sul nostro futuro.
Mancando ogni visione trascendentale (sostituita da emozioni immediate: il profilo Instagram di Chiara Ferragni, l’iPhone, ecc.) non c’è nessuna spinta al futuro, nessuna progettualità in nome di qualcosa di più grande (aspetto di cui avevo già parlato nel mio post “Conservatorismo e Visione del Futuro”), per cui viene meno persino il bisogno di continuare la specie e di trasmettere i valori fondamentali della civiltà ai propri discendenti. L’inverno demografico come risultato del crollo della natalità ne è l’ovvia conseguenza.
In realtà il discorso si fa più ampio: non c’è solo il disprezzo della religione (quella cristiana s’intende, perché quella musulmana sembra godere di particolare considerazione) ma della storia e delle tradizioni in generale. Negli USA si abbattono le statue di Cristoforo Colombo, in Europa si stanziano fondi per dimostrare le radici islamiche della cultura europea e la BBC fa interpretare ad un nero il personaggio di Niccolò Machiavelli).
Nelle università britanniche gli studenti chiedono di dare meno spazio a Kant e Platone perché bianchi.
Tutto quanto prodotto dall’uomo bianco occidentale viene ridotto a mera oppressione, sfruttamento ai danni di altri popoli, da purgare ed estirpare dalla nostra storia in un ideale falò riparatore e purificatore.
Amare il proprio retaggio storico-culturale, difendere i confini da popolazioni ritenute ostili o semplicemente troppo diverse, diventano colpe imperdonabili da espiare sull’altare del politicamente corretto.
Alla sparizione del Cristianesimo non corrisponde però la completa scomparsa del sacro. La mancanza di religiosità organizzata porta a venerare tutto (gli animali al posto dell’uomo, i “migranti” al posto dei cittadini) e a credere a qualsiasi cosa (le profezie sempre sbagliate sugli oceani che ci inonderanno tutti, le visioni allucinate di una ragazzina autistica svedese che ci punta contro il dito) per colmare il vuoto che Instagram e iPhone non riescono a riempire.

5) Immigrazionismo – Finito miseramente il mito della classe proletaria da salvare e redimere dalle tentazioni piccolo-borghesi e consumistiche, la sinistra post-comunista s’è inventata l’immigrato come nuovo feticcio da adorare.
L’immigrato è a priori buono, da accogliere in casa e vezzeggiare come un cucciolo (uomini ed animali sono intercambiabili, come aveva ben capito il rabbino sopra citato). Questo atteggiamento naturalmente può portare a tragiche conseguenze: se pensiamo che la nostra cultura ed i nostri valori siano merda, non per questo gli immigrati pensano lo stesso della loro cultura e dei loro valori. I risultati di questo fraintendimento sono abbastanza prevedibili, in un crescendo di mancata integrazione, no-go zones ed infine scontri etnici.
Questo atteggiamento non solo è pericoloso per le società occidentali (cui si richiede di snaturarsi per non offendere i nuovi venuti) ma tradisce anche un certo disprezzo verso gli immigrati stessi. L’immigrato è de-responsabilizzato come fosse un bambino, assolto da tutte le colpe quasi fosse un minorato mentale, esentato dalla responsabilità di (ri)costruire il proprio paese per trarlo fuori dalla povertà. L’immigrato in altre parole è compatito, specie quando è di fronte alle telecamere, per permettere alla sinistra liberal e socialista di presentarsi come piena di amore per il prossimo e di considerazione per i diritti umani. Quando l’immigrato crepa nell’attraversare il Sahara lontano da occhi indiscreti, non potendo più essere strumentalizzato, perde di importanza.
Ci troviamo di fronte ad un idealismo idiota ed infantile totalmente disconnesso dalla realtà.
Logica conseguenza di questo atteggiamento non può che essere l’insistere unicamente su concetti come razzismo e accoglienza, trascurando completamente ogni aspetto pratico (l’Europa non può e non vuole accogliere decine di milioni di africani).

Il politicamente corretto
Il politicamente corretto è al contempo spada e scudo dei demoni. È il politicamente corretto che sposta la contesa dal piano delle idee (da sottoporre a verifica fattuale e sempre criticabili) a quello delle emozioni, impedendo ogni discussione ed analisi critica (per non offendere i sentimenti ed i fragili ego di chi non è d’accordo).
È in altre parole il sistema di pensiero, prima ancora che linguistico, che costituisce una corazza quasi impenetrabile a difesa dei demoni evocati dall’ideologia liberal e socialista.
Se avanzi critiche nei confronti dell’immigrazione incontrollata diventi automaticamente razzista, se sostieni la famiglia tradizionale (padre e madre, non coppie gay, harem, o genitore un due tre) sei un sessista e/o un omofobo.
Particolarmente interessante l’accusa di fascismo, sempre presente sulla bocca delle elite di sinistra nonostante i regimi fascisti siano morti da più di 70 anni.
Se una cosa terribile come il fascismo sta per tornare, ogni mezzo per fermarlo diventa lecito, con conseguenze potenzialmente letali per la libertà di espressione. Ecco dunque che la sinistra si auto-investe del titolo di guardiano morale, per vigilare sulle possibili deviazioni fascistoidi del popolino grezzo ed ignorante che vota Salvini o Trump.
Lo fa facendo leva sul senso di colpa: “Come puoi sostenere un fascista dopo tutto quello che i fascisti hanno fatto? Non ti vergogni?”.
Nell’utilizzare l’armamentario del politicamente corretto (utile tra l’altro come arma offensiva per indottrinare i bambini, ad esempio propugnando il genderismo nelle scuole) la sinistra mostra la sua impostazione culturale stalinista, votata alla denigrazione dell’avversario allo scopo di distruggerne le idee.

Collettivismo e senso di colpa
I demoni prima menzionati hanno certamente un elemento in comune: il collettivismo.
L’intervento statale (in nome di inesistenti interessi collettivi) si manifesta nella pretesa di normare e regolare tutto: si creano quote rosa per le donne in politica, ci si inventa una “carbon tax” per tassare le emissioni di anidride carbonica, si regola la lingua decidendo cosa è opportuno dire e cosa no.
Si creano organismi e commissioni (naturalmente finanziati con soldi pubblici) per vigilare sulla corretta applicazione dei principi del politicamente corretto.
Diego Fusaro ha ragione nel denunciare il tentativo di distruggere la famiglia come corpo intermedio in grado di fornire identità, valori e linee guida all’individuo, ma sbaglia completamente quando incolpa di tutto ciò un fantomatico (quanto inesistente) turbo-capitalismo. Il responsabile è invece lo Stato, o meglio, la concezione statalista e collettivista che la sinistra non ha mai abbandonato. Distruggere i corpi intermedi ed avere persone sradicate dalla propria cultura di riferimento permette allo Stato e a chi lo idolatra di meglio controllare i singoli individui, oramai poco affascinati dal vecchio comunismo che vedeva nell’URSS un modello da seguire.
Il collettivismo però non è sufficiente a spiegare la forza dei demoni; c’è qualcosa di più profondo, a cui i demoni attingono per alimentarsi e prosperare.
Questo qualcosa è la concezione cristiana del peccato e della colpa. Per quanto il sentimento religioso sia moribondo, l’influenza cristiana sulla nostra visione del mondo continua a farsi sentire, e la cosa non è certo passata inosservata agli occhi delle elite.
L’uomo occidentale, per il solo fatto di essere tale, si porta dietro una colpa, un peccato originale da cui deve purificarsi: il suo esistere, la sua storia.
Politici, giornalisti, opinionisti, intellettuali, uomini di spettacolo, sono riusciti nel capolavoro di convincere interi popoli ad odiare sé stessi ed a sentirsi in colpa per i torti del mondo. Nella storia i governanti hanno sempre cercato capri espiatori (gli ebrei, i templari, i borghesi) che fossero altro, mentre le elite liberal per la prima volta sono riuscite ad imporre un gigantesco senso di colpa collettivo (si veda anche il white-privilege in America, il cui discorso è portato avanti prevalentemente da bianchi).
L’uomo bianco deve vergognarsi di tutto ciò che è stato, deve chiedere scusa per le Crociate (e poco importa se furono una reazione a 500 anni di aggressioni islamiche) e per il colonialismo (anche se prima dell’arrivo dei bianchi in Africa c’era il cannibalismo ed in India bruciavano le vedove nei roghi funerari).
Permettendo un’immigrazione senza controllo nelle proprie terre native, umiliando il proprio stesso passato, denigrando il livello di sviluppo materiale raggiunto in nome della protezione dell’ambiente, l’uomo bianco confessa la sua colpa come si faceva una volta nel confessionale e la espia per pagare oggi i torti commessi secoli fa (alla faccia della responsabilità individuale).
La continua ricerca di vittime da salvare, di minoranze da redimere (di volta in volta gli immigrati, i gay, gli animali, ecc.) unita all’odio di sé, è la penitenza inflitta dal confessore per ottenere il perdono dei propri peccati da parte del mondo.
Visti gli epiteti poco simpatici con cui ci chiamano i musulmani (kafir, ossia infedeli) ed i cinesi (baizuo), più che perdono si direbbe che stiamo ottenendo un misto di compatimento e disprezzo, anche se probabilmente liberal e socialisti non se ne curano.
È questa auto-colpevolizzazione la fonte dell’energia malvagia che nutre i nostri demoni ed attacca al cuore l’Occidente.
I cantori ne sono gli intellettuali organici alla sinistra liberal e socialista. Per loro la colpevolizzazione deve riguardare solo l’Occidente: nessuno di loro si sogna infatti di criticare la Cina che inquina a più non posso, l’Arabia Saudita che massacra migliaia di civili in Yemen, L’Iran che vela le donne ed uccide i gay. Questi sono fatti che, si direbbe in inglese, “do not fit the narrative”, non si adattano alla loro fiaba, pertanto non meritevoli di attenzione e copertura mediatica.
D’altronde Joseph Schumpeter ricordava che l’Occidente fosse l’unica civiltà a sostenere e proteggere un gran numero di intellettuali votati alla sua denigrazione e alla sua distruzione.
Di questo in effetti si tratta: del rischio di distruzione dall’interno dell’Occidente.
E l’Islam, appena accennato in questo post?
L’Islam è certamente, e da sempre, una forza antagonista all’Occidente ed irrimediabilmente incompatibile con i suoi valori.
La religione musulmana pone certamente una minaccia, potendo godere di finanziamenti illimitati da parte delle monarchie del golfo, di compiacente tolleranza da parte delle elite liberal (pronte a sguainare la spada del politicamente corretto contro una presunta islamofobia) e di un forte tasso di crescita demografica tra gli immigrati musulmani.
Ritengo però che il vero campo di battaglia per la sopravvivenza occidentale sia interno, e passi per il superamento del senso di colpa e la distruzione del politicamente corretto così da poter uccidere i demoni.
Solo così l’Occidente potrà recuperare fiducia in sé stesso e vincere la sfida posta dall’Islam.
Nessun guerriero con pulsioni suicide ha mai vinto una guerra.
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