Bruxelles, operazione a SchaerbeekFerito e arrestato «un pesce grosso» Salah: «Abaaoud fu mente attentati»I terroristi e gli errori della poliziadopo gli ATTACCHI AL CUORE DELL’EUROPA
Milano, 25 marzo 2016 - 11:52
http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_ ... 5a08.shtml Nuovo blitz della polizia nel quartiere della capitale belga, fermato quello che viene definito «un elemento importante» legato agli attentati dello scorso martedì 22 marzo Il premier belga Charles Michel dichiara: pronte nuove missioni degli F-16 contro Isis
Spari a una fermata dell’autobus, ostaggi, esplosioni: Bruxelles, nel terzo giorno di lutto nazionale per gli attentati in metropolitana e all’aeroporto, sembra sempre più una città sotto assedio. Venerdì mattina un uomo, che i media belgi definiscono come «un pesce grosso», è stato individuato e fermato dalla polizia al termine di un’operazione antiterrorismo nel quartiere Schaerbeek, vicino ad una fermata dei mezzi pubblici. Secondo una prima ricostruzione realizzata attraverso le testimonianze, l’uomo avrebbe provato a prendere in ostaggio una donna e un bambino, prima di essere bloccato dagli agenti, che gli hanno sparato alle gambe. «Allontana lo zaino», gli hanno intimato gli agenti, che hanno messo in sicurezza la borsa che l’uomo aveva con sé, temendo si trattasse di una bomba. Era solo uno zaino: ma l’uomo, almeno stando al quotidiano belga Dernière Heure, aveva indosso un gilet esplosivo. Non si conosce ancora l’identità del fermato. Si sa solo che non si tratta, come si era ipotizzato in un primo momento, di Mohamed Abrini, uno dei super ricercati per gli attacchi di Parigi e complice di Salah Abdeslam nella preparazione e nella gestione logistica degli attentati.
Sul fronte delle indagini intanto è arrivata la conferma in un comunicato stampa diffuso dalla procura belga che era effettivamente Najim Laachraoui l’uomo che ha azionato la seconda esplosione all’aeroporto di Zaventem, martedì 22 marzo mattina. Il suo nome, ricorda l’autorità giudiziaria belga, «appariva anche nel dossier della Procura federale aperto dopo gli attentati di Parigi». E tra gli arresti di ieri sera a Bruxelles spicca quello di Faycal C. (identificato poi in Cheffou da altri media), un sedicente giornalista indipendente della capitale, considerato un reclutatore: secondo «fonti sicure» citate da Le Soir, sarebbe il terzo attentatore di Zaventem, l’uomo fotografato con una giacca chiara e un cappello scuro accanto ai kamikaze. L’uomo rifiuta di collaborare ma per ora non è stato incriminato. Ci sono anche due arresti in Germania sospettati di essere legati agli attentati. Uno dei due, Samir E., ha ricevuto messaggi sospetti sul telefonino e ha avuto contatti con gli ambienti frequentati dai kamikaze. L’uomo sarebbe stato fermato nell’estate del 2015 in Turchia al confine con la Siria. L’altro è un 28enne marocchino arrestato a Giessen, in Germania,che potrebbe essere uno dei complici che si trovavano con Salah al momento del suo arresto a Molenbek: il giovane, al momento del fermo, era in possesso di una falsa patente italiana e aveva una ferita da taglio alla spalla.
Il silenzio di Salah
«Dopo gli attentati di Bruxelles Salah Abdeslam non vuole più parlare», ha detto il ministro della giustizia belga Koen Geens intervenendo alla Camera. Dall’interrogatorio dello scorso 19 marzo di Salah Abdeslam sono emersi molti dettagli sugli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre. In particolare, ha anticipato Le Monde, è stato spiegato che la mente degli attacchi nella capitale francese è stata Abdelhamid Abaaoud, il terrorista morto nell’assalto al covo di Saint-Denis. Lo stesso giornale rivela che la cintura di Abdeslam, la notte degli assalti nella capitale francese, «mancava di liquido esplosivo» e sarebbe forse questo il motivo per cui, a differenza degli altri membri del commando, lui sarebbe rimasto in vita. Questo particolare è stato riferito da Abid Aberkan, il cugino da cui l’ex fuggitivo si rifugiò a Molenbeek, a sua volta fermato venerdì. Salah stesso ha detto agli inquirenti che quella cintura gliel’aveva consegnata il fratello Brahim nell’appartamento affittato a Bobigny.
I particolari sui fratelli El Bakraoui e l’ira di Erdogan
Inoltre sarebbero emersi nuovi particolari su Khalid e Ibrahim El Bakraoui, i due fratelli kamikaze degli attentati nella città belga, costati la vita a 31 persone e che hanno fatto oltre 270 feriti, 61 dei quali ancora in gravi condizioni. Stando a quanto riportato dal Daily Mail, che ha intervistato uno zio, i fratelli El Bakraoui avrebbero lavorato in passato presso l’aeroporto della capitale belga. Lo zio avrebbe riferito che i due «non hanno finito le scuole superiori, avevano lavorato anche in un ristorante e durante i mesi estivi hanno trovato impiego come addetti alle pulizie dell’aeroporto». Ma proprio su Ibrahim è tornato alla carica il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, accusando pubblicamente le autorità belghe di essere «incompetenti» per come hanno gestito le informazioni fornite da Ankara sul terrorista: colui che martedì scorso si è fatto saltare in aria nell’aeroporto di Zaventem, al momento del suo rientro in Olanda - fa notare Erdogan - non era stato preso in custodia né dagli olandesi né dai belgi, nonostante la segnalazione dei turchi e il fatto che fosse evaso dalla libertà vigilata che gli era stata concessa nel 2014 dopo una condanna a 10 anni per rapina a mano armata.
Un nuovo ricercato
La notizia è però anche un’altra. C’è un nuovo ricercato, ritenuto coinvolto negli attacchi terroristici sia di Parigi che Bruxelles: si tratta di Naim Al Hamed, siriano originario di Hama, di 28 anni. Il nome compare su una lista di cinque principali sospettati introvabili stilata dalle intelligence occidentali, che si presume siano stati coinvolti negli attentati del 13 novembre a Parigi e in quelli del 22 marzo a Bruxelles. La notizia era stata pubblicata da alcuni media spagnoli ed è stata ripresa La Dernière Heure belga. L’uomo, di cui è stato reso noto un documento con foto, è descritto come «molto pericoloso e forse armato».
La polizia conosceva l’indirizzo di Abdeslam
Un’altra notizia, sempre riferita da La Dernière Heure, accresce le già numerose domande sulla strategia e l’operato delle autorità belghe. Un poliziotto di Mechelen (città del Nord del belgio, nella provincia di Anversa) sarebbe stato in possesso dell’indirizzo del luogo in cui Salah Abdeslam - il ricercato numero uno dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 - è stato trovato lo scorso venerdì 18 marzo: rue des Quatre Vents 79 a Molenbeek, roccaforte jihadista nel cuore del belgio. Il funzionario lo avrebbe saputo dal 7 dicembre scorso, ma la segnalazione non sarebbe giunta a Bruxelles prima di tre mesi. Secondo quanto riferito, l’ufficiale di polizia aveva ottenuto le informazioni a Mechelen e aveva inserito l’indirizzo in un rapporto confidenziale destinato alla cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles. Ma il rapporto non sarebbe stato trasmesso alla capitale e sarebbe rimasto sotto chiave per tre mesi presso la centrale di polizia di Mechelen.
L’arresto di Rema Kriket a Parigi e la connessione franco-belga
Nel frattempo il legame a doppio filo che connette Belgio e Francia, Bruxelles e Parigi, continua a intricarsi e avvilupparsi. Nelle stesse ore in cui i colleghi belgi effettuavano le loro operazioni, i poliziotti francesi hanno arrestato un uomo di nome Reda Kriket ad Argenteuil, banlieue a nord di Parigi. Kriket, che secondo quanto riferito dalle autorità francesi sarebbe arrivato allo «stadio avanzato» nella preparazione di un attentato in Francia, era stato condannato in contumacia in Belgio insieme ad Abdelhamid Abaaoud, la «mente» degli attentati di Parigi. A casa di Reda Kriket è stato ritrovato un arsenale impressionate: esplosivo TATP, kalashnikov e armi varie. Il TATP è lo stesso tipo di esplosivo artigianale utilizzato negli attentati del 13 novembre allo Stade de france e a Saint Denis. Contrariamente a quanto dichiarato in un primo momento dal ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve, gli inquirenti avrebbero ricostruito un nesso tra l’attività di Reda Kriket con quella degli attentati di Bruxelles e Parigi. Nell’ambito di questa rete, Kriket - originario di una banlieue a Sud-Ovest di Parigi e con un passato da criminale comune- avrebbe fatto partire per la Siria una trentina di persone per seguire la via estrema del jihad e del martirio. Fra queste, proprio Abaaoud.
La visita di Kerry e l’annuncio del premier belga Michel
«Je suis Bruxellois»: così, mutuando una celebre frase di John Fitzgerald Kennedy, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha salutato una Bruxelles ancora scossa dagli attentati di martedì. Durante la conferenza stampa congiunta con il premier belga, Charles Michel, il capo della diplomazia Usa ha espresso le condoglianze per le vittime e ha promesso sostegno nella lotta al terrorismo: «Non ci faremo intimidire, non ci fermeremo fino a quando non avremo eliminato» l’ideologia dell’Isis «da questo mondo». Lo stesso premier belga Michel ha poi confermato, parlando con i media dopo l’incontro con Kerry, che il suo Paese invierà caccia F-16 per bombardare lo Stato islamico in territorio siriano. Precisando che la natura della missione sarà a breve discussa in parlamento. Il presidente francese Francois Hollande ha invece sottolineato oggi che la cellula terroristica che ha colpito negli attentati di Parigi e Bruxelles sta per essere «annientata» ma «ci sono altre cellule» e quindi «la minaccia resta».