Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » gio mar 24, 2016 8:00 pm

Quando il ministro degli esteri belga voleva fare un monumento ai terroristi che partivano per la jihad in Siria
23/03/2016

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 2&pg=14921

In un'intervista rilasciata il 25 aprile 2014 a Silvia Cattori, alle domanda specifica se sostenendo la "ribellione" in Siria, l'Unione europea non avesse incoraggiato migliaia di giovani a partire per combattere Bashar al-Assad e se i servizi segreti dei paesi europei avessero lasciato partire questi giovani con la piena consapevolezza delle dimensioni del fenomeno, lo scrittore belga Bahar Kimyongür rispondeva:

“Del fenomeno "euro-jihad" ne parlo costantemente dall'inizio dello scorso anno. All'epoca i media tradizionali erano relativamente silenziosi sull'argomento. Essi credevano ancora che il reclutamento di giovani fosse un fenomeno marginale e benefico per i siriani.
Se i primi belgi si sono autoinvitati nel conflitto siriano nel 2011, si trattava principalmente di belgi di origine siriana. L'internazionalizzazione del jihad in Siria ha avuto come pionieri i veterani della guerra contro Muammar Gheddafi. Erdogan ha presentato questi combattenti libici come suoi ospiti d'onore. Ufficialmente, la loro presenza in Turchia è dovuta a motivi sanitari. Ma, ben presto, i libici hanno installato dei campi di terroristi lungo il confine turco-siriano. Questo è avvenuto a fine estate 2011. La proliferazione delle reti di reclutamento dall'Europa verso la Siria si è manifestata nel 2012. All'epoca, nelle strade di Bruxelles, sono circolate voci circa la partenza di questo o quel "mujahidin". Nel marzo 2013, al momento dell'annuncio della creazione della Task Force Siria del Ministero degli Interni belga, ho scritto ai genitori degli jihadisti una lettera di avvertimento denunciando la complicità delle autorità belghe nella partenza dei loro figli.

Ricordo che in un'intervista a Bel-RTL del 26 aprile 2013, il ministro degli Esteri belga Didier Reynders aveva dichiarato a proposito dei jihadisti belgi: "Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione". La facilità con cui questi giovani sono potuti andare ad invadere la Siria e terrorizzare la sua popolazione è sconcertante.
Dopo la pubblicazione della mia lettera, diverse famiglie mi hanno contattato. Da allora, ricevo regolarmente telefonate o e-mail provenienti di famiglie disperate”.

E alla domanda specifica sulle responsabilità del Belgio, Bahar Kimyongür rispondeva:

“Sì, certamente. Non è un caso che il Belgio ospiti l'8 maggio prossimo un incontro internazionale sui combattenti stranieri in Siria. Gli esperti europei di antiterrorismo sono unanimi: il Belgio ha il maggior numero di jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Nei quartieri popolari di Bruxelles, di Vilvoorde o di Anversa, a forte presenza musulmana, la pressione esercitata dai gruppi religiosi radicali è particolarmente sensibile. Storicamente, l'Arabia Saudita ha il monopolio della formazione religiosa dei musulmani di lingua araba in Belgio”.

Quando i primi ragazzi iniziavano a partire dalle periferie del Belgio per combattere intruppati nelle brigate islamiche contro il governo di Assad, il ministro degli Esteri belga Didier Reynders ha dichiarato: “Forse gli faremo un monumento come eroi di una rivoluzione". Se non è chiaro, e lo ripetiamo la terza volta, il giorno dei drammatici attentati di Buxelles dove a morire non è chi si diverte a fomentare il terrorismo ma lavoratori, studenti e povera genta, il governo belga voleva fare un monumento ai terroristi che partivano per la jihad in Siria per destabilizzare il paese guidato da un presidente con un'agenda politica che non piaceva agli Stati Uniti, alla Nato e quindi all'Europa. Per raggiungere quest'obiettivo si è creato, finanziato e supportato un mostro, un Fankestein che mette a nudo il Re di tutti i suoi crimini passati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » gio mar 24, 2016 11:56 pm

I tradidori oportounisti de l'Ouropa e de l'Ixlam łi vol n'Ixlam ouropeo

???

Attentati Bruxelles, imam Pallavicini: "Condanniamo Isis, dimentichiamo il Medioevo. Ma l'Italia riconosca l'Islam" - Il Fatto Quotidiano
di Tiziana Ciavardini | 24 marzo 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03 ... am/2578141

A poche ore dall’attacco terroristico che ha sconvolto Bruxelles e l’Europa uccidendo 32 persone e ferendone oltre 300, nel dibattito pubblico si riaffaccia il concetto di “islamofobia“, un copione già osservato dopo le stragi di Charlie Hebdo e dell’Hypercasher del gennaio 2015 e gli eccidi di Parigi del 13 novembre. Yahya Pallavicini, imam, vicepresidente della Co.Re.Is, Comunitá Religiosa Islamica Italiana, è una delle voci più autorevoli del mondo islamico in Italia.

È lecito chiedere ai musulmani europei di prendere posizione sulle stragi e sul concetto di Stato islamico?
“Piú che lecito, è doveroso. Ma bisogna andare oltre: oggi la nostra posizione è quella di mettere in evidenza la parte sana dei credenti e cittadini musulmani in modo che possano essere distinti dall’errore e dall’orrore rappresentato dall’Isis. Allo stesso tempo questa condanna deve essere immediatamente rinnovata”.

In che modo?
“Ovviamente noi musulmani condanniamo l’Isis ed esprimiamo la massima solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, ma ci stiamo rendendo conto che quello che abbiamo fatto fino a oggi non è più sufficiente. Continueremo a fare manifestazioni e siamo aperti al dialogo, ma oggi più che mai dobbiamo fare qualcosa di concreto”.

Ma cosa?
“Nell’immediato bisogna che tutti gli imam di Italia e d’Europa facciano un esame di coscienza e avviino un nuovo discorso, un nuovo pensiero religioso islamico nel contesto dell’Europa. Abbiamo tre sfide da affrontare. In primo luogo dobbiamo contestualizzare la nostra fede all’interno dell’Europa e difenderci dall’eversione islamistica. Dobbiamo smettere di considerarci e farci considerare come un fenomeno d’importazione. Abbiamo il dovere di risvegliare la coscienza e poter trovare la dignità di sentirci europei e musulmani allo stesso tempo. Dobbiamo ritrovare la fierezza di sentirci musulmani d’Europa“.

Un discorso che funziona a livello teorico. E nella pratica?
“Dobbiamo aggiornare l’Islam al presente, dimenticando il Medioevo. Bisogna riscoprire il Corano ed adattarne la lettura alle sfide dell’attualità, altrimenti la religione non sarà più riconoscibile nel presente nell’ispirazione valoriale della vita dei giovani credenti e cittadini musulmani”.

In che modo? La contrapposizione tra “noi occidentali sotto attacco” e “loro musulmani terroristi” che si respira dopo ogni attacco e che viene propugnata anche da esponenti politici di livello nazionale è sempre dietro l’angolo.
“Occorre investire sulla storia d’Europa e sulla storia Islamica. Noi oggi ci sentiamo attaccati da chi vuole attaccare e distruggere l’Occidente e il sano riferimento al sacro. Se la ‘politica’ dell’Isis è quella di cercare e trovare reclute in giovani svuotati dai valori e alla ricerca di falsi eroismi, noi dobbiamo evitare che questo avvenga. Ci sono giovani disperati che per motivi diversi sono facilmente suggestionabili. Dobbiamo lavorare su questo e se facciamo un buon lavoro tutti insieme, allora possiamo preservare questi giovani dal lavaggio del cervello e dalla corruzione politica”.

Sulle spalle di chi dovrà ricadere questa responsabilità?
“Gli esponenti politici, i cultori della materia, gli accademici, i religiosi – e non solo i religiosi islamici, ma anche quelli delle altre fedi d’Europa – devono dare vita a una task force coordinandosi tra loro. Solo attraverso questa dialettica tra laicità e pluralismo religioso sarà possibile ottenere risultati concreti”.

Sta parlando di quello che in Italia viene definito ‘islam moderato’?
“L’Islam è Islam e basta, diventa ‘moderato’ in Occidente. Questo concetto è un’invenzione occidentale creata solo per far capire a chi l’Islam non lo conosce che è qualcosa di diverso dall’estremismo, dal fondamentalismo islamista. Mi si spieghi allora il carattere del cristiano moderato o dell’ebreo moderato. Un musulmano è un credente che si attiene a una fede come accade nelle altre fedi”.

Ma deve esserci una formula per distinguere i milioni di musulmani che vivono in Europa dai pochissimi che contemplano la jihad nel proprio orizzonte di valori.
“È una formula semplicistica. Dobbiamo tenere a mente, poi, un’altra cosa: quando parliamo di ‘fondamentalisti islamici’ pensiamo che questi personaggi abbiano un’approfondita conoscenza e osservanza della religione. Troppo spesso invece dimentichiamo che questi ‘falsi’ religiosi hanno una conoscenza grossolana, se non una totale assenza di esperienza di quella che è la dottrina islamica o di qualsiasi insegnamento religioso. Nella maggior parte dei casi costoro ignorano completamente il Diritto Islamico e anche quello della Repubblica. Sono solo dei pericolosi manipolatori abili nel creare slogan copiando, storpiando e incollando alcuni versetti dal Corano. Il loro marketing del Corano è solo propaganda di odio e giustizialismo”.

Come si combattono costoro? Ed esiste un antidoto alla contrapposizione “noi/loro”?
“La spiritualità è un valore fondamentale nella vita di ogni credente e non possiamo permettere che diventi ostaggio o sia confusa con le barbarie del terrorismo. Anche le istituzioni dovrebbero fare scelte impopolari, avere il coraggio di dare una dignità all’Islam autentico d’Europa. Le istituzioni dovrebbero tenere conto della vita e dell’identità dei musulmani non solo in momenti di emergenza come quello di questi giorni, ma con un dialogo costruttivo. Mi piacerebbe che le istituzioni riconoscessero l’Islam tra i culti ammessi della Repubblica Italiana. Servirebbe una ‘mossa storica’, un protocollo di intesa in cui vengano riconosciuti i diritti dell’Islam in un Paese come Italia in cui quella islamica è la seconda religione per numero di fedeli. Le istituzioni dovrebbero individuare rappresentanti seri, affidabili e competenti che siano in grado di orientare l’organizzazione dell’Islam in Italia”.

A cosa servirebbe?
“Proprio perché l’Islam non è riconosciuto come religione, ad oggi non esistono stime esatte sul numero e la qualità reale degli imam, o sulle moschee e soprattutto spesso non si conosce il significato dei discorsi che vi vengono fatti. Serve dunque con urgenza un riconoscimento giuridico tutelato dalla legge. Questo servirebbe a far emergere maggiormente la parte sana dell’Islam in Italia e in Europa e far luce persino su quelle zone d’ombra dove i fondamentalisti spesso manovrano e reclutano i giovani terroristi”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 12:02 am

Cacciamo l'islam da casa nostra
Alessandro Sallusti - Mer, 23/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cacciamo- ... 38561.html


Altri attentati, altri morti. Ora non colpiscono neppure più a sorpresa, a freddo, ma rispondono colpo su colpo, come si fa in guerra.

Perché quella dichiarata dall'islam all'Occidente è una guerra. Basta con le balle dei «cani sciolti», dell'islam moderato, del dialogo possibile. A poche ore dall'arresto a Bruxelles della belva Salah, membro del commando terrorista che entrò in azione a Parigi quattro mesi fa, volontari islamici si sono fatti esplodere ieri nell'aeroporto e nel metrò della capitale belga, già blindata e in stato di allerta. Hanno riempito le bombe di chiodi per fare più male. Non si fermano, non si fermeranno. Non sono dei disperati, sono la borghesia dell'islam che qualcuno ha definito «integrato», quello di cui dovremmo fidarci.

L'islam e il suo Allah sono incompatibili con la nostra civiltà, hanno le mani sporche di sangue dei nostri figli e non sono sazi. Il problema è questo, le altre sono chiacchiere. Fanno leva sul mal interpretato principio della tolleranza occidentale per minare l'Europa là dove fallirono, nel 1571, i loro antenati nella battaglia di Lepanto, ultimo ostacolo alle flotte musulmane verso l'annientamento del cristianesimo.I morti di ieri, come quelli degli anni e mesi precedenti, sono vittime oltre che dell'Isis anche della tolleranza. In nome dell'accoglienza, dell'egualitarismo e del buonismo nessuno li ha difesi, oggi come nei decenni passati, quando il Belgio, primo Paese europeo, spalancò le porte all'immigrazione senza regole e limiti. È la fine che faremo anche noi se non diciamo, ammesso di essere in tempo, subito basta. Basta con le Boldrini, basta con le ricette della sinistra, basta con preti e vescovi che tradiscono il Vangelo, sindaci, presidi e insegnanti che negano il problema e calpestano la Costituzione che è stata fatta per difendere noi, con magistrati che legalizzano l'illegalità. Basta con l'accoglienza «valore assoluto», basta con politici purtroppo non solo di sinistra - che tentennano. Stiamo salvando, nutrendo e allevando i nostri nemici. Lo saranno anche se «moderati», anche se non maneggiano bombe, perché fanno e faranno da brodo di coltura, da rete di protezione e complicità a chi le bombe le metterà. Devono stare a casa loro, devono tornare a casa loro. Non è razzismo, è legittima difesa.

Te ghè raxon!


"Il Giornale" contro l'Islam. E i musulmani pregano davanti alla sede del quotidiano
Redazione MilanoToday 23 marzo 2016
La preghiera di protesta (foto Piccardo, Fb)

http://www.milanotoday.it/politica/prot ... rnale.html

Musulmani milanesi in preghiera in via Gaetano Negri, davanti alla sede della redazione de Il Giornale. Motivo? Il titolo di apertura (e del fondo del 23 marzo, a firma del direttore Alessandro Sallusti) era "Cacciamo l'Islam da casa nostra". Per la verità "islam" aveva l'iniziale minuscola.

L'erede di Indro Montanelli, nel suo editoriale dopo gli attentati di Bruxelles, ha attaccato i musulmani asserendo, tra l'altro, che non ne esistono di "moderati", ma anche i "preti che tradiscono il Vangelo", le "ricette della sinistra", i "sindaci, presidi e insegnanti che negano il problema e calpestano la Costituzione". Unica ricetta possibile, secondo Sallusti, per sconfiggere i terroristi è cacciarli. "Devono stare a casa loro, devono tornare a casa loro. Non è razzismo, è legittima difesa".

La risposta non s'è fatta attendere: appuntamento alle 18.30 davanti alla redazione. E le forze dell'ordine, secondo quanto riferito sempre da Il Giornale, hanno "evacuato" il direttore Alessandro Sallusti, ovvero l'hanno portato fuori preventivamente. Perché - si legge sempre sul sito del quotidiano - "quando ci sono in giro i musulmani, non si sa mai come può andare a finire". Tanto per rincarare la dose.

"Oggi siamo stati davanti alla redazione de Il Giornale perché volevamo che chi istiga alla pulizia etnica e alla persecuzione religiosa ci guardasse in faccia", ha poi commentato Davide Piccardo, coordinatore del Caim, secondo cui "Il terrorismo armato e quello mediatico sono figli dello stesso pensiero criminale che vorrebbe una guerra civile".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 6:45 am

“La stessa peste colpirà anche voi”
Niram Ferretti
24 marzo 2016

http://www.linformale.eu/la-stessa-pest ... -anche-voi

Le “pazze” Bat Ye’Or e Oriana Fallaci lo hanno detto quando ancora non era conclamato come lo è oggi, e vennero appunto bollate come pazze. La grande studiosa ginevrina con piglio accademico e lucidità cartesiana ha iniziato ha scriverlo nel 1996. Ci ha parlato di “Eurabia”, della nuova creatura sorta per volontà politica arabo-europea, della svendita di Israele agli arabi in cambio di commesse lucrose. Ci ha parlato della “dhimmitudine” lo status di inferiorità civile concesso dall’Islam agli infedeli ebrei e cristiani come la condizione culturale e psicologica della nostra resa. E la Fallaci, nel magma della sua prosa furibonda, ci disse che l’Islam guerriero ci aveva dato guerra e avrebbe continuato a farlo senza sosta.
E ora siamo qui ad assistere a una Europa incapace di rispondere, preda del proprio inutile balbettio, dei suoi sotterfugi e delle sue ipocrite capziosità, dei suoi distinguo bizantini da salotto. Tutti sintomi chiari di un esaurimento di risorse, di linfa, di una fiacchezza irrimediabile.

L’Europa che non esiste e non è mai esistita, se non come potentato economico, moloch burocratico-finanziario, è la finzione più grande del dopoguerra. Questa Europa non più continente capace di darsi un ubi consistam convinto e risoluto su come agire, questa Europa è alle corde. I prossimi attentati, perché ci saranno, oh sì, ci saranno, e non c’è bisogno di essere Cassandre per prevederli, le daranno il colpo di grazia e forse, in questo modo, la libereranno dalla sua mascheratura. Riconsegneranno gli stati in ordine sparso, alla loro irriducibile specificità, come è stato per secoli, e lo è ancora oggi nonostante si voglia fare credere che tutto ciò appartiene al passato. Come se il passato, la storia dei popoli e le loro alterità e identità si potessero cancellare a colpi di decreti.

Prendano il cappello in mano i burocrati di Bruxelles, i politici incapaci di affrontare l’emergenza e si rechino da chi ha sulle spalle quasi settanta anni di lotta con il terrorismo islamico travestito da movimento di liberazione nazionale. Vadano a Gerusalemme a imparare il modo in cui gestire al meglio quella “peste” che è “La stessa peste che colpirà anche voi”, come diceva a una giornalista francese prima del massacro di Parigi, l’attuale primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 7:33 am

Inattaccabile.

I terroristi, si legge, volevano colpire la centrale nucleare di Tihage in Belgio.
24 marzo 2016 - Umberto Minopoli

https://lottimistablog.wordpress.com/20 ... ttaccabile

I terroristi, si legge, volevano colpire la centrale nucleare di Tihage in Belgio. Ci hanno rinunciato. Cosa deve succedere in una centrale nucleare per renderla pericolosa per la popolazione? Una sola cosa: provocare un rilascio di radioattivita’ in atmosfera. Puo’ succedere questo in seguito all’attacco di un commando di terroristi? Praticamente no. Per questo non vi sono mai stati attentati a centrali nucleari. Se non come vaga minaccia propagandistica. Ma senza seguito. Come e’ il caso, anche, delle minacce dei terroristi di Bruxelles alla centrale nucleare belga di Tihage. Un attacco terroristico di terra ad una centrale nucleare finirebbe, infatti, in un flop sicuro. Anzitutto una centrale nucleare e’ un impianto che sta in un luogo non popolato, con larghi spazi e con difese esterne variegate. Un commando di terroristi si troverebbe esposto ad una facile azione di difesa delle forze dell’ordine. Gia’ solo nel lungo tragitto sorvegliato che porta ad una centrale. Se per miracolo il commando riuscisse a penetrare la centrale si scontrerebbe con una serie infinita di difficolta’. Ovviamente l’obiettivo, l’unico pericoloso, dovrebbe essere provocare una fuoriuscita di radioattivita’ in atmosfera. E’ una parola! Il 90% della radioattivita’, in una centrale nucleare, e’ nel reattore. I terroristi dovrebbero penetrare li’. Non avrebbe, intanto, effetto attaccare dall’esterno l’edificio in cui si trova il reattore con dell’esplosivo conenzionale. Il contenitore del reattore, infatti, e’ fatto per resistere alle esplosioni convenzionali. Il commando dovrebbe, percio’, penetrare nell’edificio reattore. Opera non facile. Una volta li’, probabilmente, si fermerebbe. Per rendere pericolosa la centrale, il commando dovrebbe, infatti, realizzare due obiettivi: primo, mandare in sovracriticita’ il reattore. Occorrerebbe un tempo lunghissimo ( con l’esercito, si presume, ormai dentro) e una competenza superspecialistica di molte persone dedicate all’opera criminale. Impossibile. Secondo: i terroristi dovrebbero provocare, insieme, la distruzione del contenimento del reattore (vessel) e poi la distruzione del contenitore in cemento armato resistentissimo del vessel. Se non salta questo bunker del contenitore esterno (che e’ un edificio a prova di bomba) l’eventuale danno al reattore, che i terroristi potrebbero aver provocato, sarebbe inutile: la radioattivita’ resterebbe contenuta all’interno. Senza conseguenze per l’ambiente e la popolazione. Ammazzerebbe, forse, solo i terroristi. Ma avrebbe effetto nullo per la popolazione. Per far saltare il contenitore una banale esplosione chimica e’ insufficiente. Insomma: un commando per distruggere i due contenitori di protezione del reattore, dovrebbe disporre di armamento di guerra, di bombe da uso bellico e non di bombe artigianali come quelle usate e confezionate da terroristi. Nel frattempo che avessero portato avanti tutte queste operazioni, domandiamoci, quanto tempo sarebbe passato? Abbastanza perche’ una forza armata regolare ed equipaggiata abbia avuto ragione di un commando di terroristi. Fateci caso: se avete fatto attenzione ai comunicati di questi giorni, si e’ sentito parlare di “evacuazione della centrale” per il pericolo di attacco. Sembra un assurdo: si lascia la centrale indifesa? E invece no. In caso di attacco terroristico gli unici a correre pericolo sono i lavoratori della centrale. Le difese di una centrale nucleare non sono affidate agli uomini. Sono affidate ai mezzi fisici. In caso di attacco terroristico e’ meglio per i militari che devono catturare e fermare i terroristi non avere civili presenti. Per questo si evacua. Nella sostanza: una centrale nucleare e’ inattaccabile da terra. Nella sicurezza nucleare, non a caso, l’unico possibile attacco seriamente considerato, infatti, e’ quello da cielo. E le centrali sono progettate e costruite anche per resistere a questa possibilita’: il dirottamento sul contenitore del reattore dall’alto di un aereo di linea delle dimensioni del piu’ grande aereo commerciale in circolazione. Ebbene: i contenitori delle centrali di oggi resisterebbero anche a questo. Convincetevi: una centrale nucleare, alla luce di un attentato terroristico, e’ il luogo piu’ sicuro al mondo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 7:46 am

Milanopost

In Belgio muore l’Europa che ha venerato il proprio nulla

https://www.facebook.com/francesco.camp ... 6542847062

Quando a Monaco undici atleti Israeliani furono ammazzati da cinque terroristi Palestinesi, Golda Meir, primo ministro di Israele, Laburista, non versò pubblicamente una lacrima. Chiamò i migliori operativi del Mossad, ordinò loro di rinunciare alla cittadinanza Israeliana, tolse loro ogni protezione e poi li mandò nel mondo a giustiziare i responsabili. Che morirono tutti, meno uno. Così si fa!

Quando a Brighton Margarete Thatcher vide un’intera ala dell’Hotel in cui risiedeva per la convention dei Conservatori crollare per la bomba piazzata da alcuni terroristi dell’IRA, seppe dei morti del suo partito e fu investita da polvere e calcinacci, non annullò il congresso. Ma si presentò, ferma e composta, a dichiarare guerra al terrore. E vinse. L’Ira fu piegata ed oggi sopravvivono solo disparati gruppuscoli. La storia, ieri, ha registrato che, dopo le decine di morti a Bruxelles, la reazione dell’Europa sono state le lacrime di Federica Mogherini. Dimostrando quanto del tutto inadeguata al ruolo ella sia. Come inadeguato fu Obama, piangendo in pubblico dopo le stragi in suolo Americano. I sentimenti, checché ne dica la vulgata imperante, sono segno di debolezza quando sopraffanno chi li prova. Ma non sentirete quasi nessuno dirlo, perché la filosofia imperante vuole che la debolezza vada adorata. Che la forza sia da rigettare. Che la violenza si combatta con l’integrazione (Galantino docet). Che il male, alla fine, scappi da solo. Che si debba solo tirare a campare. Che i moderati vinceranno. Che tutto, alla fine andrà bene. Questa Europa, questa filosofia idolatra e questa religione di falsi dei e falsi miti ha costruito Molenbeeck. Un quartiere in rivolta contro gli agenti di polizia che arrestano Salah. Questa società ha consentito ai terroristi di entrare in aeroporto con le loro cinture esplosive. Ha fornito loro i timer per armare le bombe nella metropolitana. Ha coperto la loro fuga ed ora si contorce di dolore vedendosi ferita due volte. La Mogherini piange per i morti, forse, ma il problema più grosso è che il loro mondo è inerme e pronto a morire. Si deve solo decidere chi erediterà.
Il problema più grosso è identitario. Oggi ho letto diversi commenti di amici confusi. Non capiscono. L’argomento più diffuso è “come avete fatto a farvi prendere in giro da questi demagoghi? Quella non è religione. Quello non è Dio. Ecco, fin quando continueremo ad ostinarci a negare l’identità altrui non muoveremo un passo. I fedayn che trucidarono gli Ebrei a Monaco erano davvero Palestinesi. I militi dell’Ira che fecero saltare l’Hotel di Brighton erano davvero Cattolici Irlandesi. Nessuno l’ha mai messo in dubbio. Nessuno ha mai dubitato che uccidessero in nome di un ideale. Ma allora anche noi eravamo diversi. Allora anche noi credevamo.Oggi il nulla che avanza, il nulla che abbiamo coltivato, fatto crescere e curato con tanta attenzione, il nulla che ha circondato le scelte di integrazione, il nulla che abbiamo contrabbandato come rispetto, il nulla che ci ha resto letargici di fronte al male, il nulla che ha dominato il dibattito religioso e politico, quel nulla di cui ci siamo nutriti fino a morire di fame ci chiede il conto. Combattiamo contro un nemico che non comprendiamo, oscillando tra fughe oniriche, come l’idea che le frontiere si possano chiudere, e slanci umanitari folli, come chi si buttasse tra le fauci dell’orso affamato pur di mostrargli quanto sia innocuo. E tutto questo pur di non accettare che il nemico lo abbiamo come vicino di casa e che la guerra si combatterà strada per strada e coinvolgerà tutti noi. Sarà un’operazione di polizia continua, innocenti moriranno e finiranno in galere. Intere comunità soffriranno.
L’unica scelta che ci è rimasta è la dimensione di questa guerra. Possiamo ridimensionarla cominciando a rimpatriare chiunque non abbia validissime ragioni per restare qui. Il che non vuol dire costruire muri, ma solo perché questi ultimi sono scavalcabili. Oppure possiamo continuare a tentare di integrarli e fallire. Non certo perché i moderati non esistano. Esistono eccome. E sono certamente contro il terrorismo. Oggi. Che il terrorismo è minoritario. Qualcuno di voi scommetterebbe la vita dei propri figli che lo saranno anche domani, qualora la Jihad prendesse piede?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 10:46 am

Abbiamo maltrattato l'islam moderato, ora c'è quello di guerra
Fiamma Nirenstein - Lun, 19/01/2015

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 84047.html

Negli anni in cui ancora pensavamo che la democrazia fosse esportabile, l'islam moderato è stato il protagonista di una quantità di iniziative.

Nathan Sharansky, Bernard Lewis, Vaclav Havel, Aznar, io stessa con la fondazione Magna Carta, intellettuali americani fra cui lo storico della cultura islamica Harold Rhode abbiamo creato molteplici occasioni a Washington, a Roma, a Praga, perché i democratici parlassero al mondo. Ci abbiamo creduto solo noi: le loro voci sono state ritenute «di destra» e affossate, e oggi piangiamo l'islam moderato, mentre ascoltiamo il mantra che «l'islam è una religione di pace». Se anche lo fosse, in questo momento non importerebbe. Se anche esistono gruppi di islamisti moderati, in questo momento l'onda alta è legata a un'interpretazione dell'islam dominatrice e crudele. È del tutto evidente che oggi i messaggi positivi di questa religione sono sovrastati da fenomenti aggressivi, e che di questi ci si deve occupare. Dispiace, ma bisogna guardare nelle madrasse, nelle associazioni «culturali», fra i neoconvertiti, interrogandoci anche sul tema del reato di opinione. L'islam va osservato con l'occhio nuovo della storia attuale. L'integrazione non ha funzionato e anzi la seconda e la terza generazione tendono a radicalizzarsi più della prima. Perché, quali che siano le nostre ragioni e i nostri torti, vince nei giovani musulmani un desiderio di identità che si identifica con la sharia interpretata secondo i più antichi criteri. Come se, seguendo le regole della Bibbia, si condannassero adultere e traditori a fuoco, piombo fuso e lapidazione.

L'Isis ha messo in scena, dal taglio lento delle teste, al lancio dai tetti degli omosessuali, le fantasie che a noi vengono porte, sublimate e digerite, nei film dell'orrore. Ovvero: in ciascun uomo esistono pulsioni sanguinarie, inconfessabili desideri di morte, ma appunto tali vengono considerati dalla nostra cultura. L'avere liberato una massa di crudeltà visibile tanto facilmente nel cyberspazio rende fattibile ciò che non si fa, comune ciò che è rara perversione. La sharia così viene assunta da una massa come scusa per scatenare ogni pulsione crudele, violare le norme universali che bandiscono la violenza diviene dovere religioso. Se a questo si unisce il fatto che il 74 per cento degli egiziani e l'84 per cento dei palestinesi desidera che la sharia sia applicata completamente, la prospettiva risulta drammatica.

La marea investe ora la politica europea: per esempio, il 27 per cento dei mussulmani francesi è a favore dello Stato Islamico. Per l'islamismo, questa guerra è indispensabile in tutto il mondo, ma soprattutto nei luoghi che sono stati sotto la dominazione islamica. Deve essere chiaro: per l'islam, l'Europa è un diritto. Ricorda l'ambasciatore Dore Gold che per l'islam la conquista dell'Europa è una guerra di civilizzazione, che la Spagna, detta al Andalus , fu sotto il dominio islamico dal 711 al 1492, che da là si era espansa in Francia. Yussuf Al Qaradawi dalla tv del Qatar ha detto nel 2007 che «la conquista di Roma e dell'Europa significa che l'islam tornerà in Europa di nuovo».

Obama ha sbagliato non andando a Parigi: temeva una colpevolizzazione eccessiva dell'islam. L'Europa, ha detto Obama, deve fare meglio con i musulmani, e ha portato l'America come esempio di integrazione. Ma dal 1972 ci sono stati ben 71 attacchi terroristi di origine religiosa negli Usa, fra cui Fort Hood e Boston. Inoltre, gli attacchi hanno preso di mira non necessariamente i responsabili di offese, ma i violatori della sharia : fra le vittime, ci sono molti più musulmani che cristiani o ebrei. Questo dovrebbero ricordarselo tutti quelli che sostengono che il conflitto israelo-palestinese è la causa della violenza islamista. In Europa, inoltre, la scelta di una quantità di giovani di islamizzarsi si chiama origine, identità, predominio. Un'altra molla propulsiva è la vilificazione delle donne, la violenza, la convinzione istituzionalizzata che una donna valga meno di un maschio. Scrive il giornalista israeliano Ben Drod Yemini che «chi opprime il 50 per cento della propria comunità sarà a sua volta oppresso... le società che producono eguaglianza non producono terrorismo. Le società patriarcali generano oppressione e fondamentalismo». Piace, a volte, ricordare con poetica civetteria l'harem, il velo che ripara da occhi indiscreti, l'onore dato alla madre. Ma è davvero questo che ci interessa oggi? O piuttosto l'esplosivo pacchetto di violenza che ci è stato consegnato a sorpresa? Chiedetelo ai moderati veri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 11:15 am

???

L'Europa, il nichilismo e l'Islam

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/ ... islam.html

Ascoltando i reportages e i commenti sui recenti fatti di Parigi colpisce e preoccupa la totale mancanza di consapevolezza non tanto del pericolo del terrorismo quanto delle ragioni reali da cui esso scaturisce; il che porta a valutazioni superficiali, quando non colluse col sistema laicista e tecnocratico che ci domina, nel nichilismo di una cultura di massa ormai purtroppo consolidata: deriva avanzata della secolarizzazione innestata dall'epoca dei lumi

E dunque si afferma con fermezza che dobbiamo difendere la nostra libertà, senza modificare gli stili di vita raggiunti dopo secoli di emancipazione e di progresso, che lo stesso mondo mussulmano trova attrattivi per i progressi reali in molti ambiti ma nello stesso tempo repulsivi per il disaggio provocato dal vuoto conseguente all'abbandono dei valori in nome di un malinteso senso di libertà e affermazione di diritti sganciati dai doveri. Non credo che il mondo musulmano sia allenato a fare questi distinguo, mentre la pseudo-libertà continua ad essere difesa attraverso dibattiti confusamente avvinghiati intorno a fenomeni sfuggenti non tanto per la loro visione parziale che non considera la multi-dimensionalità degli elementi in gioco, ma a causa delle chiavi di lettura che sviano o accecano l’osservatore chiamato a farsi interprete. Ed è così che veniamo sommersi da una marea di interpretazioni ideologizzate di segno diverso a seconda dell'ideologia che le genera.

Se non si riflette a fondo, non si possono affrontare con la dovuta consapevolezza e responsabilità gli eventi che incombono nella intricata e complessa correlazione dei molteplici elementi in campo. Sto elaborando ulteriori riflessioni anche in relazione ai mantra ricorrenti, proprio dopo aver riscontrato sui media (stampa e TV) una informazione sbilanciata la cui problematicità si innesta in questo discorso.

Colpisce l'elaborazione laica del lutto: lumini accesi, fiori, pensieri affidati al basamento della "Marianne", simbolo della Repubblica e dunque della rivoluzione e dell'esaltazione della Ragione scissa dalla fede. Persino le malinconiche note di "imagine" di John Lennon. che evoca un mondo senza paradiso, senza inferno e senza religioni... Finché non riavranno diritto di cittadinanza i valori cristiani, ma prima ancora il Signore che li rende fecondi, nessuna soluzione potrà essere efficace. Ma dove sono i veri Annunciatori, senza i quali chi potrà conoscerLo e amarLo e accoglierLo?

In questa confusione e vera e propria Babele delle lingue e dei significati cerchiamo di non perdere l'orientamento e, soprattutto, le coordinate che lo illuminano e che appartengono alla nostra fede vissuta.

Il mantra ricorrente è che il terrorismo non coincide con l'Islam, che esiste l'Islam moderato che dobbiamo continuare ad accogliere, senza però riconoscere che questa accoglienza indiscriminata è ormai acquiescente irresponsabile cedimento ad una situazione imposta da uno scenario e da dinamiche difficilmente gestibili ma subite senza appello e senza alcun tentativo di soluzione.

Ciò significa anche non aver capito che l'Islam, questa volta, ha lasciato un messaggio forte e chiaro, colpendo i 'luoghi' di quelli che vengono ritenuti i 'disvalori' della nostra società e che di fatto tali diventano solo quando sono portati all'eccesso riempiendo il vuoto di esistenze non orientate a Dio. E tuttavia questo non giustifica la barbarie e il tentativo ormai globalizzato di imporre i loro supposti valori, ma rappresenta un vulnus non indifferente perché significa non riconoscere la radice dei mali che affliggono la nostra società nella quale la pietra angolare è diventata pietra d'inciampo.

Non dimentichiamo dunque le carenze e le derive della spiritualità del nostro tempo, che riguardano la nostra cristianità a forte rischio, se non fosse per le promesse del Signore. E cerchiamo di districarci nella ridda di voci, di ipotesi e contro-ipotesi che accompagnano, anche in termini strumentali su tutti i fronti (come accaduto per il caso di Charlie Hebdo ed altri), il dramma che ha colpito nuovamente Parigi e che rivela una situazione purtroppo in rapida evoluzione.

La violenza non è nel nostro DNA spirituale; ma l'indifferenza delle masse diseducate o addirittura narcotizzate unita all'irresponsabilità di chi dovrebbe guidarle sono terribili segnali e fanno male. Oltretutto la mancanza di fermezza nelle nostre convinzioni provoca il disprezzo dei mussulmani, anche i più 'moderati', e nello stesso tempo li induce a credere (facendo il gioco di quelli in mala fede) che in Europa tutto sia permesso.
E fa molto male la mancanza di interventi efficaci:

legislativi a livello governativo
pastorali a livello ecclesiale, che non siano
la falsa affermazione [vedi anche qui - qui - qui] che "adoriamo lo stesso Dio"
l'accoglienza indiscriminata
la melassa buonista
che favoriscono un meticciato che rischia di cancellare la nostra identità nel crogiolo di un Nuovo Ordine Mondiale di conio antropocentrico dagli esiti disumanizzanti.

In quel che segue in parte mi ripeto; ma la realtà è questa. Sostanzialmente siamo incuneati tra le seguenti placche tettoniche in forte sommovimento

il messianismo sionista coniugato con l'imperialismo americano di matrice protestante, che sembrano rappresentare l'attuale degenerazione dell'Occidente cristiano secolarizzato, ma non lo esauriscono se l'Europa ritrova le sue vere radici cristiane coniugate nella cultura greco-romana
il neopaganesimo, punto terminale della secolarizzazione frutto dell'Illuminismo in cui sono confluite e da cui sono scaturite le sue varie componenti nonché frutto ormai maturo delle varie manovre massoniche in buona parte riconducibili alla matrice giudaica.

È qui che si inserisce:
l'islamismo: realtà disomogenea e non monolitica, ma con l'ineludibile e irreformabile denominatore comune della politica inesorabilmente legata alla religione. Checché vogliano farci credere da parte del cosiddetto Islam moderato (vogliamo fare gli gnorri con la Taqqya?1) che in molti paesi europei sta già emanando ed enucleando la sua sharia. Poi qualche "integrato" magari anche secolarizzato ci sarà pure; ma si tratta di una esigua minoranza che rischia di essere sopraffatta al pari di noi. E, da non sottovalutare, il fenomeno dell'integralismo che fa presa nelle terze o anche quarte generazioni perché trova terreno fertile, un vero e proprio brodo di coltura, nel malessere e vuoto spirituale dei nostri contesti sociali

Non cambia dunque nulla circa il reale pericolo (non l'unico ma realisticamente serio) che l'Islam rappresenta per la nostra Fede e per la nostra cultura. E invasi di fatto lo siamo dalle masse migratorie non solo ma soprattutto islamiche che si riversano nel nostro continente e ci stanno sommergendo. Basta guardarsi intorno nelle nostre città e non riconoscere più alcuni nostri quartieri. Basta ascoltare parroci ed educatori laici calabraghe che hanno già abdicato dalle nostre tradizioni più care e dalla nostra cultura; il che non è un miraggio allucinatorio ma un pericolo reale che rischia di consolidarsi ancor più e di creare, per contro, reazioni irrazionali. Il tutto, nell'inerte connivenza dei nostri politici ormai anch'essi trasformati in esecutori dei tecnocrati. Umanamente sembra impossibile vedere soluzioni e neppure a che prezzo; ma sappiamo da che parte stare, o meglio dalla parte di Chi stare... Purtroppo non abbiamo più saldo neppure il nostro Centro spirituale terreno... Ma il Signore provvederà ed è la nostra vita nella Verità il 'materiale da costruzione' del Suo regno.

Spero che a molti sacerdoti venga in mente di celebrare - il Messale Romano ce le consegna - Messe per i momenti di guerre e di calamità e di Riparazione per tanti rinnegamenti ed anche per le menzogne, gli inganni e le strumentalizzazioni di tragedie come questa.

Maria Guarini

1. Comportamento esteriore che nasconde o addirittura rinnega la fede islamica o aspetti peculiari di essa. Sostanzialmente dissimulazione che inganna per raggiungere i propri scopi che non escludono la violenza invasiva.

2. Pensiamo: 1) alla recente esclusione di una scolaresca fiorentina da una mostra d'arte perché espone opere contenenti i simboli del cristianesimo (!?), nella totale dimenticanza che sono inscritte nella trama profonda di una cultura e di una storia millenaria che ci appartengono; 2) all'abolizione di crocifissi e di presepi nelle scuole; 3) all'imbastardimento di molte parrocchie.

Il rispetto per l'altro non può arrivare all'abdicazione dalla propria cultura e dal proprio modo di essere nonché alla spersonalizzazione. Siamo a livelli davvero patologici...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 2:34 pm

In Olanda si tifa jihad: a favore 8 islamici su 10
I risultati choc di un sondaggio tra i giovani musulmani prima dell'attacco a «Charlie Hebdo» A Londra un quinto è favorevole ai combattenti
Massimo Malpica - Ven, 25/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 39195.html

È la zona grigia del terrore. L'area preoccupante dei collaborazionisti, di chi non partecipa armi in mano ma tifa per la guerra santa e fornisce logistica e copertura.

La Ue ha un grosso problema interno. Non bastassero gli attentati compiuti nel cuore dell'Europa da cittadini europei che hanno scelto il terrorismo nel nome della Jihad, a scorrere i sondaggi nei Paesi del Vecchio continente dove le comunità islamiche sono numericamente più consistenti, emerge che l'indulgenza verso l'Isis e la «guerra santa» contro gli infedeli non sono merce così rara.

E la radicalizzazione trova dunque un terreno già fertile anche in terra europea.I musulmani che vivono lontano dall'Europa si sono spesso schierati in modo poco moderato nei confronti del terrorismo di stampo fondamentalista. Un sondaggio di Al Jazeera, meno di un anno fa, sul sostegno «popolare» verso la campagna militare dell'Isis in Siria e Iraq, mostrò come l'81 per cento del campione fosse favorevole al Califfato. Ma anche le percentuali europee toccano punte inaspettate.A novembre del 2014, per esempio, due mesi prima dell'attacco a Charlie Hebdo che ha inaugurato la stagione degli attentati nel cuore dell'Europa, da un sondaggio della olandese «Motivaction» su un campione di giovani turco-olandesi (sono circa 400-500mila i turchi che vivono nei Paesi Bassi), vennero fuori risultati sorprendenti. L'80 per cento degli intervistati disse di non vedere «nulla di male» nella jihad contro i miscredenti. Il 50 per cento appoggiava apertamente l'eventuale partecipazione di musulmani d'Olanda alla guerra in Siria. Dove, d'altra parte, le milizie contrarie al presidente Bashar al-Assad erano viste come «eroi» dal 90 per cento del campione. Nonostante «solo» l'otto per cento dei turco-olandesi considerasse l'istituzione di un Califfato come preferibile a un governo democratico, il ministro degli affari sociali Lodewijk Asscher si era detto «preoccupato» per la radicalizzazione.E il sondaggio olandese non è il solo a far riflettere.

A febbraio 2015, la Bbc chiese a mille musulmani maggiorenni e residenti in Gran Bretagna un giudizio sulla strage a Charlie Hebdo. Più di uno su quattro disse di condividere i motivi che avevano portato i terroristi ad attaccare il periodico satirico, e il 24 per cento concordava pure sull'uso della violenza. Secondo il 45 per cento del campione, infine, gli imam che giustificano la violenza contro l'Occidente non si distaccano dall'opinione prevalente dei musulmani.Sempre nel Regno Unito, dopo l'attacco a Parigi del 13 novembre è stato il Sun a cercare di capire la posizione dei musulmani britannici sulla minaccia terroristica. I numeri della ricerca mostrano come un quinto della comunità islamica in Gran Bretagna sostenga «un po'» o «molto» la partenza dei foreign fighters verso la Siria, e il dato arriva al 25 per cento considerando solo i musulmani britannici tra 18 e 34 anni. A una maggioranza moderata, insomma, fa da contraltare una minoranza che cresce sia numericamente che nella radicalizzazione.Anche negli Usa non c'è troppo da stare allegri. Da un sondaggio datato 2015 della Polling company emerge che il 33 per cento degli intervistati in caso di conflitto tra Shariah e costituzione americana considera prevalente la prima. E il 19 per cento giustificherebbe anche la violenza per instaurare la legge islamica negli Stati Uniti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Li adoradori de l'idoło demoniago Alà łi taca l'Ouropa

Messaggioda Berto » ven mar 25, 2016 3:14 pm

Perché il Belgio è l'epicentro del jihadismo europeo
di Soeren Kern
23 marzo 2016
Pezzo in lingua originale inglese: Why Belgium is Ground Zero for European Jihadis
Traduzioni di Angelita La Spada

http://it.gatestoneinstitute.org/7681/belgio-jihadismo

Un numero crescente di musulmani presenti in Belgio vive in ghetti isolati dove la povertà, la disoccupazione e la criminalità dilagano. A Molenbeek, il tasso di disoccupazione si aggira attorno al 40 per cento. Gli imam radicali sono alla spasmodica ricerca di giovani disoccupati per il jihad contro l'Occidente.

"Quando dobbiamo contattare queste persone [i funzionari europei] o mandiamo i nostri uomini a parlare con loro, abbiamo la sensazione di parlare con dei bambini. Non sono attivi, non sanno cosa sta accadendo. Non sono motivati. Gli fa paura ammettere che il loro paese è stato preso d'assalto." — Un funzionario dell'intelligence americana.

"I combattenti di ritorno dalla Siria sono una minaccia enorme. (...) È assolutamente incredibile che i nostri governi gli consentano di tornare. (...) Ogni governo in Occidente che rifiuta di farlo [di rinchiuderli in prigione], si rende moralmente complice se uno di questi mostri commette un'atrocità. (...) I nostri cittadini sono in pericolo di vita se non ripristiniamo i controlli sui nostri stessi confini nazionali." — Il parlamentare olandese Geert Wilders.

Gli attacchi terroristici all'aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles hanno messo ancora una volta in evidenza l'ignobile funzione svolta del Belgio di rifugio europeo per jihadisti.

Diversi fattori distinti ma interconnessi aiutano a spiegare perché Bruxelles, la capitale politica dell'Europa, è diventata la capitale jihadista dell'Europa.

Scene del jihad in Belgio: le conseguenze degli attacchi sferrati all'aeroporto (a sinistra) e nella metropolitana di Bruxelles (a destra).

Una vasta popolazione musulmana

Si prevede che nel 2016 i musulmani in Belgio saranno 700.000, circa il 6,2 per cento della popolazione complessiva, secondo i dati estrapolati da un recente studio del Pew Research Center. In termini di percentuali, il Belgio è tra i paesi con il maggior numero di musulmani dell'Europa Occidentale.

A Bruxelles – dove attualmente vive circa la metà dei musulmani del paese – la popolazione islamica ha raggiunto quota 300.000, ossia circa il 25 per cento. Questo fa di Bruxelles una delle più grandi città islamiche dell'Europa.

Sono circa 100.000 i musulmani che vivono nel distretto di Molenbeek, alla periferia di Bruxelles, che è diventato il centro del jihadismo belga.


Società parallele

In Belgio, il problema dell'Islam radicale ha avuto origine negli anni Sessanta, quando le autorità belghe incoraggiarono l'immigrazione di massa dalla Turchia e dal Marocco come fonte di manodopera a basso costo. In seguito, arrivarono migranti dall'Egitto e dalla Libia.

Le fabbriche hanno chiuso, ma i migranti sono rimasti e hanno messo radici. Oggi, la maggior parte dei musulmani presenti in Belgio sono figli di immigrati di terza o quarta generazione. Se molti di questi musulmani sono integrati nella società belga, molti altri però non lo sono.

Un numero crescente di musulmani presenti in Belgio vive in ghetti isolati dove la povertà, la disoccupazione e la criminalità dilagano. A Molenbeek, il tasso di disoccupazione si aggira attorno al 40 per cento. Gli imam radicali sono alla spasmodica ricerca di giovani disoccupati per condurre il jihad contro l'Occidente.



Salafismo

Come in altri paesi europei, sono numerosi i musulmani che nel paese stanno abbracciando il salafismo – una forma radicale di Islam – che invoca un jihad violento contro tutti i miscredenti in nome di Allah.

Il salafismo prende il nome dal termine arabo salaf, che significa predecessori o antenati – ossia i contemporanei di Maometto. I salafiti affondano le loro radici nell'Arabia Saudita, luogo di nascita di Maometto. Essi glorificano una visione idealizzata di ciò che secondo loro è il vero e originario Islam, praticato dalle prime generazioni di musulmani, tra cui Maometto e i suoi compagni e seguaci, nel VII e VIII secolo. Lo scopo del salafismo è quello di ricreare una forma pura di Islam in epoca moderna.

Quest'obiettivo presenta seri problemi per gli Stati moderni, laici e pluralisti. Un recente rapporto dell'intelligence tedesca ha definito il salafismo come "un'ideologia politica, i cui seguaci vedono nell'Islam non solo una religione, ma anche un quadro giuridico che regola tutti gli ambiti della vita: dal ruolo dello Stato nell'organizzare le relazioni tra le persone alla vita privata dei singoli.

Il rapporto poi aggiunge: "Il salafismo respinge i principi democratici della separazione tra Stato e religione, la sovranità popolare, l'autodeterminazione in ambito religioso e sessuale, l'uguaglianza di genere e il diritto fondamentale all'integrità fisica".

Anche se i salafiti costituiscono solo una piccola parte della fiorente comunità di musulmani che vivono in Europa, le autorità sono sempre più preoccupate che la maggior parte di coloro che sono attratti dall'ideologia salafita sono giovani musulmani impressionabili, che potrebbero essere disposti a ricorrere alla violenza in nome dell'Islam.



Sharia4Belgium

Prima della comparsa dello Stato islamico, il più noto gruppo salafita del Belgio era Sharia4Belgium, che ha svolto un ruolo importante nel processo di radicalizzazione dei musulmani del paese.

Sharia4Belgium è stato messo al bando nel febbraio 2015, quando il suo leader, Fouad Belkacem, è stato condannato a 12 anni di carcere. Una parte dell'archivio dell'ex sito web del gruppo è disponibile nell'Archivio Internet. In esso Sharia4Belgium invitava tutti i belgi a convertirsi all'Islam, a sottomettersi alla legge della Sharia oppure affrontare le conseguenze. Il testo afferma:

"Sono oramai trascorsi 86 anni dalla caduta del Califfato islamico. In questo paese [Belgio], prevalgono la tirannia e la corruzione; si passa da uno scandalo all'altro: crisi economiche, pedofilia, criminalità, crescente islamofobia etc.

"Così come in passato noi [musulmani] abbiamo salvato l'Europa dai secoli bui, ora intendiamo fare lo stesso. Ora abbiamo la soluzione giusta per tutte le crisi e questa consiste nell'osservare la legge divina, ossia la Sharia. Noi chiediamo di attuare la Sharia in Belgio.

"La Sharia è il sistema perfetto per il genere umano. In 1300 anni di stato islamico abbiamo conosciuto solo ordine, benessere e tutela di tutti i diritti umani. Sappiamo che Spagna, Francia e Svizzera hanno conosciuto i migliori periodi della loro storia sotto la Sharia. In questi 1300 anni, sono state violentate 120 donne, mentre oggi in Europa ne vengono stuprate 120 al giorno. In 1300 anni sono stati commessi appena 60 furti.

"Di conseguenza, invitiamo la famiglia reale, il parlamento, tutta l'aristocrazia e ogni cittadino belga a sottomettersi alla luce dell'Islam. Salvate voi stessi e i vostri figli dalla dolorosa punizione nell'Aldilà e garantitevi la vita eterna in Paradiso".

Nell'immagine di sfondo del sito web di Sharia4 Belgium si vede una bandiera nera del jihad che sventola sul parlamento belga. Fino a poco tempo fa, la pagina di YouTube del gruppo era usata per incitare i musulmani al jihad. Il gruppo aveva postato dei video con titoli come "Il jihad è obbligatorio", "Incoraggiare il jihad", "Duello e Guerriglia" e "Le virtù del martirio". In questo modo, Sharia4 Belgium ha aperto la strada allo Stato islamico in Belgio.


Jihadisti belgi

Pur essendo uno dei paesi più piccoli dell'Europa Occidentale, il Belgio è diventato la principale fonte europea di jihadisti che combattono in Siria e Iraq. Secondo i dati forniti il 22 febbraio 2016 dal ministro degli Interni Jan Jambon, 451 cittadini belgi sono stati identificati come jihadisti. Di questi, 269 si trovano nei campi di battaglia in Siria o Iraq; 6 sarebbero diretti nella zona di guerra; 117 sono tornati in Belgio e 59 hanno tentato di lasciare il paese, ma sono stati fermati alla frontiera.

Secondo Jambon, 197 di questi jihadisti sono originari della regione di Bruxelles-Capitale; 112 sono in Siria e 59 sono tornati in Belgio. Altri 195 sono originari delle Fiandre, di essi 133 sono in Siria e 36 sono tornati.

Il Belgio è il principale fornitore di jihadisti dello Stato islamico: circa 40 jihadisti per milione di abitanti, rispetto alla Danimarca (27), Francia (18), Austria (17), Finlandia (13), Norvegia (12), Regno Unito (9,5), Germania (7,5) e Spagna (2).


Incompetenza dello Stato?

Nel corso degli ultimi 24 mesi, almeno cinque attacchi jihadisti sono stati collegati al Belgio. Nel maggio 2014, i jihadisti hanno attaccato il Museo ebraico di Bruxelles. Nell'agosto 2014, un jihadista con legami a Molenbeek ha attaccato un treno Amsterdam-Parigi. Nel gennaio 2015, la polizia belga ha compiuto un raid anti-jihadisti a Verviers, in Belgio.

Nel novembre 2015, è emerso che due degli otto jihadisti che hanno colpito Parigi erano residenti a Bruxelles. Il 18 marzo, la polizia ha arrestato Salah Abdeslam, nato in Belgio da una famiglia francese di origine marocchina, per il ruolo avuto negli attacchi di Parigi. Era ricercato da mesi. Il 22 marzo, i jihadisti hanno ancora una volta colpito Bruxelles.

Dopo gli attacchi di Parigi del novembre 2015, il primo ministro belga Charles Michel ha dichiarato: "C'è quasi sempre un legame con Molenbeek. Questo è un problema enorme. A parte la prevenzione, dovremmo concentrarci di più sulla repressione".


Il ministro degli Interni Jambon ha aggiunto:

"Al momento, non abbiamo il controllo della situazione a Molenbeek. Dobbiamo intensificare gli sforzi come prossimo obiettivo. Vedo che il sindaco [di Molenbeek] Françoise Schepmans ha chiesto anche il nostro aiuto e che il capo della polizia locale è disposto a cooperare. Dobbiamo unire le forze e 'ripulire' ogni centimetro di terreno, il che è davvero necessario".

L'ultimo attacco a Bruxelles, tuttavia, dimostra che le autorità belghe non riescono ancora a controllare il problema jihadista.

Un funzionario dell'antiterrorismo belga ha detto che a causa delle piccole dimensioni del governo belga e del gran numero di indagini in corso, di fatto ogni detective della polizia e ogni funzionario dell'intelligence militare del paese è concentrato su indagini internazionali contro il terrorismo jihadista. E ha aggiunto:

"Siamo sotto organico e non possiamo occuparci di qualsiasi altra cosa, e a dire il vero non disponiamo dell'infrastruttura necessaria per indagare o sorvegliare le persone sospettate di legami terroristici e per seguire le centinaia di casi aperti. È una situazione letteralmente impossibile e onestamente è molto grave".

Un funzionario dell'intelligence americana avrebbe asserito che lavorare con i funzionari della sicurezza è stato come lavorare con dei bambini:

"È una ventina d'anni che i jihadisti si sono infiltrati nel territorio dell'Unione Europea. E ora stanno iniziando a lavorare su questo problema. Quando dobbiamo contattare queste persone [i funzionari europei] o mandiamo i nostri uomini a parlare con loro, abbiamo la sensazione di parlare con gente che, per dirla senza mezzi termine, è infantile. Non sono attivi, non sanno cosa sta accadendo. Non sono motivati. Gli fa paura ammettere che il loro paese è stato preso d'assalto.

Nel novembre 2015, il New York Times ha pubblicato un'analisi graffiante dell'incompetenza belga. È emerso che un mese prima degli attacchi, il sindaco di Molenbeek Françoise Schepmans aveva ricevuto una lista con i nomi e gli indirizzi di 80 jihadisti residenti nel suo distretto. Nella lista c'erano i due fratelli che avrebbero preso parte agli attacchi di Parigi del 13 novembre.

Secondo il Times, la Schepmans ha detto: "Cosa avrei dovuto fare? Non è compito mio controllare i presunti terroristi. È compito della polizia federale". E il Times continua: "La polizia federale, da parte sua, riferisce sul proprio operato al ministro degli Interni Jan Jambon, un nazionalista fiammingo che nutre dubbi in merito al fatto che il Belgio – diviso tra abitanti di lingua francese, olandese e tedesca – debba essere un unico Stato.



Uno Stato artificiale

Stretto tra Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, il Belgio fu creato a tavolino nel 1830 per essere uno Stato cuscinetto tra Francia e Germania, rivali geopolitici. Il ruolo del Belgio come Stato cuscinetto è terminato dopo la fine della Seconda guerra mondiale e con il successivo processo di integrazione europea. Col passare del tempo, Bruxelles è diventata di fatto la capitale dell'Unione Europea.

Negli ultimi trent'anni, il Belgio ha dovuto far fronte a una crisi esistenziale a causa del crescente antagonismo tra i cittadini di lingua olandese e francese. Un osservatore ha scritto:

"Il paese opera sulla base dell'apartheid linguistico, che infetta tutto: le biblioteche, le amministrazioni locali e regionali, il sistema scolastico, i partiti politici, la televisione nazionale, i quotidiani e anche le squadre di calcio. Non esiste alcuna narrazione nazionale in Belgio, esistono piuttosto due opposte storie raccontate in olandese o francese. Il risultato è un dialogo tra sordi".

Questa disfunzione si estende all'antiterrorismo belga. Il New York Times ha osservato:

"Con tre popolazioni mal coese, il Belgio ha una numerosa pletora di istituzioni e partiti politici divisi secondo logiche linguistiche, ideologiche o semplicemente opportunistiche, che vengono accusati di apparente incapacità di affrontare la minaccia terroristica.

"Non è stato difficile trovare i due fratelli di Molenbeek prima che contribuissero a uccidere 130 persone negli attacchi di Parigi. Vivevano a cento metri dal municipio, dall'altra parte della piazza del mercato, in un appartamento affittato, ben visibile dall'ufficio del sindaco, situato al secondo piano del municipio. Un terzo fratello ha anche lavorato per l'amministrazione comunale di Madame Schepmans.

"Però, è stato molto più difficile negoziare una qualunque collaborazione nei meandri che collegano – e dividono – una moltitudine di servizi responsabili della sicurezza di Bruxelles, una capitale che dispone di sei corpi di polizia locale e una polizia federale.

"Bruxelles ha tre parlamenti, 19 circoscrizioni ed è sede di due servizi di intelligence – uno militare e l'altro civile – così come di un'unità di valutazione della minaccia terroristica il cui capo, esausto e demoralizzato dalle lotte intestine, si è dimesso a luglio ma è ancora alla sua scrivania.

"In questa confusione, c'erano i due fratelli Abdeslam, Ibrahim che si è fatto esplodere indossando un giubbotto esplosivo a Parigi e Salah che è stato l'obiettivo di una gigantesca caccia all'uomo che ha portato la polizia a compiere irruzioni in diverse abitazioni del paese".

I problemi linguistici incidono anche sull'integrazione. Come spiega un'analisi del Washington Post , "per trovare lavoro a Bruxelles occorre parlare francese, fiammingo o olandese, e a volte anche inglese, mentre la maggior parte dei migranti parlano per lo più arabo e qualcuno francese. Questo blocca l'integrazione".



Senza frontiere

L'accordo di Schengen che permette di viaggiare senza passaporto attraverso la maggior parte dei paesi dell'UE, ha consentito ai jihadisti di fingere di essere migranti per entrare in Europa attraverso la Grecia e dirigersi verso l'Europa Settentrionale di fatto inosservati.

In un'intervista a Breitbart London, il parlamentare olandese Geert Wilders, attualmente sotto processo nei Paesi Bassi per la libertà di parola, ha dichiarato:

"I combattenti di ritorno dalla Siria sono una minaccia enorme. Sono pericolosi predatori che circolano liberamente nelle nostre strade. È assolutamente incredibile che i nostri governi gli consentano di tornare. Ed è incredibile che una volta tornati non vengano imprigionati.

"Nei Paesi Bassi, ci sono decine e decine di jihadisti. Il nostro governo permette alla maggior parte di loro di camminare liberamente per le strade e si rifiuta di rinchiuderli in prigione. Chiedo che siano immediatamente imprigionati. Ogni governo in Occidente che rifiuta di farlo si rende moralmente complice se uno di questi mostri commette un'atrocità.

"Il governo deve anche chiudere le frontiere. Lo spazio Schengen dell'UE, che è una zona di libera circolazione senza controlli, è una catastrofe. Il belga-marocchino Salah Abdeslam, la mente del bagno di sangue dello scorso novembre a Parigi, ha viaggiato liberamente dal Belgio ai Paesi Bassi più volte nel 2015.

Wilders ha concluso dicendo: "Questo è intollerabile. Aprire le frontiere è un enorme rischio per la sicurezza. I nostri cittadini sono in pericolo di vita se non ripristiniamo i controlli sui nostri stessi confini nazionali".

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. È anche senior fellow per la politica europea del Grupo de Estudios estratégicos/Strategic Studies Group che ha sede a Madrid. Seguitelo su Facebook e Twitter. Il suo primo libro, Global Fire, uscirà all'inizio del 2016.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Europa e America

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron