Islamizzazione dell'Europa contro Israele - Eurabia ?

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2020 8:34 pm

I buonisti vogliono cancellare gli attentati islamici e jihadisti
Davide Zamberlan - Mar, 21/07/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595350220

La polizia inglese sta valutando di bandire l'utilizzo dei termini islamista e jihadista per descrivere le violenze perpetrate da terroristi che compiono le loro atrocità nel nome dell'islam.

A rivelarlo, in un articolo di ieri, è stato il Times che ha riferito di un incontro online presieduto da Neil Basu, responsabile nazionale della polizia antiterrorismo, cui hanno partecipato anche parenti delle vittime di attacchi terroristici, sopravvissuti, accademici. Un numeroso gruppo di lavoro riunitosi su istanza dell'Associazione Nazionale della Polizia Musulmana, che raccoglie circa 3000 poliziotti inglesi di fede islamica e il cui rappresentante Alexander Gent ha invitato ad abbandonare i due termini perché «non aiutano le relazioni comunitarie e la fiducia del pubblico». In alternativa si potrebbe usare la parola araba Irhabi, che è usata nel Medioriente per indicare il terrorista ed è scevra da ogni connotazione religiosa, o espressioni quali «terrorismo di matrice religiosa» o «aderenti all'ideologia di Bin Laden». Nell'incontro si è discusso anche di abbandonare locuzioni quali terrorismo di «estrema destra» e «relativo all'Irlanda del Nord», sempre nel tentativo di non discriminare intere comunità e favorire l'inclusione.

L'esperto di terrorismo Liam Duffy scrive sullo Spectator di aver partecipato all'incontro dicendosi rammaricato che «l'uso del termine islamismo sia stato inquadrato nell'attuale dibattito sulla razza». Confondendo i piani e rendendo più difficile una discussione libera da quei pregiudizi e luoghi comuni che la polizia si propone di combattere. Il punto che la proposta di revisione linguistica sembra disconoscere è che sono proprio gli stessi terroristi a definirsi islamisti, cioè di puntare a uno stato islamico imperniato su un'ideologia politica e sociale di matrice islamica.

Si può discutere se uno stato islamico possa essere compatibile con la democrazia e lo stato di diritto occidentale, si può dibattere se l'Isis e prima ancora Al-Qaeda perseguissero uno stato islamico perverso, basato su una lettura fallace dei precetti coranici, ma dal punto di vista dei terroristi quello che stavano cercando di ottenere, per cui combattevano e ammazzavano e si immolavano, era un legittimo stato islamico. «Siamo contenti quando discutete se chiamarci Daesh, Isil o Isis. Finché parlate di questo e non di teologia, politica o operazioni militari, sappiamo che non ci state prendendo sul serio». Le parole ricordate da Duffy sono quelle di un favoreggiatore dello Stato Islamico, raccolte dal giornalista Graeme Wood, nel libro The Way of the Strangers: Encounters with the Islamic State. Negare attraverso un atto autoregolamentativo come quello discusso (ma non ancora approvato) dalla polizia inglese l'esistenza della piaga terroristica di matrice islamista non significa risolvere il problema, anche a volersi proclamare convinti nominalisti. E c'è di più: secondo il centro studi Quilliam, citato dal Times, raccontare una verità parziale, edulcorata, rischia anche di sfilacciare il rapporto di fiducia tra polizia e cittadini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » sab ago 29, 2020 8:48 pm

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Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » sab ago 29, 2020 8:48 pm

La colonizzazione inversa della Francia
di Guy Millière
28 agosto 2020
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/16427 ... sa-francia

Chiedere alla polizia di non rendere noti i nomi degli assassini è un tentativo di nascondere la verità e impedire all'opinione pubblica di sapere esattamente chi in Francia perpetra quegli atti. Nascondere il nome mostra un desiderio di rabbonire quei criminali: quando un assassino ha un nome, quel nome viene immediatamente sbattuto in prima pagina.

"Amiamo solo ciò che ci odia, tutto ciò che ci distrugge è percepito come qualcosa di formidabile. Si vuole distruggere la verità, la storia. (...) Noi non insegniamo più la storia della Francia e non diciamo più ciò che la nostra civiltà ha realizzato. Parliamo solo della nostra civiltà per disprezzarla." – Michel Onfray, Le Salon Beige, 30 luglio 2020 e YouTube, 17 luglio 2020.

"La Francia sta subendo una colonizzazione inversa. Le popolazioni provenienti principalmente da Paesi precedentemente colonizzati dalla Francia si sono stabilite in Francia senza alcuna intenzione di integrarsi. La maggior parte di loro vive in quartieri dove le leggi dell'Islam ora regnano e dove gli imam diffondono l'odio verso la Francia. (...) E in un gesto di sottomissione, le autorità francesi affermano che l'odio non proviene da chi uccide, ma da chi vuole reagire e dice che bisogna porre fine alle aggressioni e agli omicidi. È un atteggiamento suicida." – Éric Zemmour, YouTube, 22 novembre 2016.

Il 4 luglio, in una stradina di Lot-et-Garonne, nella parte sudoccidentale della Francia, una giovane gendarme, Mélanie Lemée, 25 anni, ha cercato di fermare Yassine E., un conducente di un'auto che andava a velocità eccessiva. L'uomo ha accelerato e l'ha intenzionalmente travolta. La giovane donna è morta sul colpo. Nella foto: Agenti della Gendarmerie portano a spalla la bara di Mélanie Lemée, al suo funerale a Merignac, nei pressi di Bordeaux, il 9 luglio 2020. (Foto di Philippe Lopez/AFP via Getty Images)

Lione, la terza città più grande della Francia, 20 luglio, alle 3 del mattino. Un quartiere borghese. Una giovane donna cammina con il suo cane in una strada tranquilla. Un'auto arriva ad alta velocità e travolge il cane. Il conducente dell'autovettura si ferma, fa marcia indietro e travolge anche la giovane. L'uomo prosegue la folle corsa e trascina il suo cadavere per più di 800 metri. Le persone svegliate dal rumore annotano il numero di targa. Gli agenti di polizia accorsi sul posto sono inorriditi. Il corpo della giovane donna è stato smembrato. Una gamba è stata ritrovata su un lato della strada; il resto del corpo era a brandelli. Un braccio era vicino al corpo del cane. L'altro teneva ancora il guinzaglio dell'animale. Si chiamava Axelle Dorier. Era un'infermiera e aveva solo 23 anni.

Il Dipartimento di Giustizia francese ha chiesto alla polizia di non divulgare il nome dell'assassino. Un poliziotto anonimo lo ha comunque rivelato su un sito di social network. Il nome del killer è Youssef T. Guidava in stato di ebbrezza, senza patente. Il pubblico ministero lo ha accusato di "omicidio colposo". È in prigione in attesa di processo. Rischia una pena massima di dieci anni. Gli abitanti di Lione volevano organizzare una marcia pacifica per rendere omaggio alla giovane infermiera. Hanno chiesto al governo di essere inflessibile nei confronti della criminalità. I parenti della giovane donna hanno disapprovato la marcia, affermando che "non nutrono odio" nei confronti dell'assassino.

Questo non è l'unico atto di barbarie perpetrato in Francia nel mese di luglio. Il 4 luglio, in una stradina di Lot-et-Garonne, nella parte sudoccidentale della Francia, una giovane gendarme, Mélanie Lemée, 25 anni, ha cercato di fermare Yassine E., un conducente di un'auto che andava a velocità eccessiva. L'uomo ha accelerato e l'ha intenzionalmente travolta. La giovane donna è morta sul colpo. Gli altri gendarmi accorsi sul posto hanno rintracciato rapidamente il conducente dell'auto. Un poliziotto ha fornito il suo nome a un giornalista: si chiama Yassine E. Anche lui guidava in stato di ebbrezza, senza patente. I familiari di Mélanie Lemée hanno acconsentito a una marcia pacifica, affermando però di "non nutrire odio" nei confronti dell'assassino. Hanno anche aggiunto di aver avuto compassione di lui, perché "la sua vita è distrutta".

Un terzo atto barbarico è avvenuto il 5 luglio a Bayonne, una cittadina dei Paesi Baschi francesi. Un autista di un bus, Philippe Monguillot, 59 anni, si è rifiutato di consentire a due giovani di salire a bordo senza biglietto e senza mascherina. I due hanno iniziato a colpirlo con violenza, costringendolo a scendere dall'autobus. Altri due giovani si sono uniti agli aggressori e hanno cominciato a picchiarlo. L'uomo è stato lasciato coperto di sangue e agonizzante sul marciapiede. In ospedale, gli è stata diagnosticata la morte cerebrale. I familiari hanno detto che il suo viso era completamente distrutto. Due giorni dopo, l'uomo è morto. I quattro aggressori sono stati identificati e si trovano in prigione. I giornalisti conoscevano i loro nomi, ma hanno deciso di non pubblicarli. Agenti di polizia li hanno comunque resi noti. Si tratta di Mohamed C., Mohammed A., Moussa B. e Selim Z. È stata organizzata una marcia pacifica. La moglie di Philippe Monguillot ha affermato che la sua vita è distrutta e dubita che i tribunali faranno il loro lavoro.

Episodi di violenza altrettanto orribili, e sempre più numerosi, si verificano quotidianamente in Francia da anni. I perpetratori sono in genere giovani poco più che adolescenti o ventenni. Sono tutti immigrati dal mondo musulmano. Non sono islamisti e non hanno motivazioni politiche o religiose. Di solito, non mostrano segni di pentimento.

Vengono descritti dagli psichiatri che li esaminano come "individui che esercitano atti di violenza gratuita": una violenza il cui unico scopo è quello di godere nell'infliggerla. Sembrano non avere alcun rispetto per la vita umana o per le leggi.

Maurice Berger, uno psichiatra incaricato di trattare giovani con questi problemi, ha di recente pubblicato un libro, Sur la violence gratuite en France (Sulla violenza gratuita in Francia). "La violenza gratuita", scrive Berger, ora può scoppiare sempre, ovunque e può colpire chiunque. "In Francia," egli osserva, "si registra un episodio di violenza gratuita ogni 44 secondi. (...) Ogni cittadino potrebbe doverla affrontare. Per non compromettere le possibilità di sopravvivenza, occorre sottomettersi, abbassare gli occhi, accettare l'umiliazione".

A volte, come nel caso di Axelle Dorier, sottomettersi non è possibile: la giovane donna non aveva avuto alcun contatto con il suo assassino fino al momento in cui lui l'ha travolta con l'auto. Talvolta, se si è, ad esempio, un conducente di autobus o se si fa parte della polizia, questo tipo di professione non consente alcun tipo di sottomissione.

Ma i familiari delle vittime possono sottomettersi e spesso lo fanno, per poi essere sommersi da messaggi di congratulazione da parte delle autorità politiche e dei media. Alcuni giorni dopo l'attacco terroristico al Teatro Bataclan di Parigi, nel 2015, Antoine Leiris, marito di una donna orribilmente torturata e uccisa all'interno della sala concerti, ha postato su Facebook una lettera aperta ai terroristi, in cui l'uomo affermava di aver compreso le loro motivazioni e di non odiarli. Leiris ha aggiunto che non era arrabbiato e che doveva continuare a vivere la propria vita. La lettera è stata immediatamente condivisa da centinaia di migliaia di persone sui social media. Una casa editrice ha chiesto all'uomo di trasformare la missiva in un libro poi pubblicato col titolo Non avrete il mio odio, che è diventato subito un best-seller.

Le autorità giudiziarie abbassano lo sguardo e si sottomettono: è quello che fanno. Chiedere alla polizia e ai media di non rendere noti i nomi degli assassini è un tentativo di nascondere la verità e impedire all'opinione pubblica di sapere esattamente chi in Francia perpetra quegli atti. Nascondere il nome mostra un desiderio di rabbonire quei criminali: quando un assassino ha un nome, quel nome viene immediatamente sbattuto in prima pagina. Nascondere l'identità mostra di aver paura delle comunità a cui appartengono gli assassini e dei sentimenti di rabbia nel resto della popolazione francese.

Le autorità politiche si comportano allo stesso modo. Sanno che i voti dei musulmani contano più che mai. Commentando le uccisioni di Axelle Dorier, Mélanie Lemée e di Philippe Monguillot, il presidente Emmanuel Macron ha parlato di atti di "inciviltà" e ha definito "deplorevoli" questi episodi di violenza, per poi rapidamente passare a un altro argomento. Il neo-ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, un avvocato, ha risposto a un giornalista che gli aveva chiesto cosa ne pensasse di chi invitava il governo a essere inflessibile nei confronti della criminalità dicendo che "la giustizia deve essere garante della pace sociale". Il suo compito più importante in questo momento, egli ha aggiunto, è quello di garantire il rimpatrio in Francia dei jihadisti francesi imprigionati in Siria e in Iraq, "perché sono cittadini francesi ed è dovere della Francia assicurarsi che evitino la pena di morte".

Soltanto Marine Le Pen, leader del Rassemblement National , è sembrata più ferma:

"Quale livello di barbarie dobbiamo raggiungere perché il popolo francese dica basta a questa crescente ferocia nella nostra società? Quanti poliziotti, gendarmi, conducenti di autobus, giovani donne e ragazzi massacrati ci vogliono?"

I media mainstream l'hanno immediatamente accusata di gettare benzina sul fuoco e di essere un'estremista irresponsabile.

"La Francia sta subendo una colonizzazione inversa" ," ha commentato in televisione il giornalista Éric Zemmour.

"Le popolazioni provenienti principalmente da Paesi precedentemente colonizzati dalla Francia si sono stabilite in Francia senza alcuna intenzione di integrarsi. La maggior parte di loro vive in quartieri dove le leggi dell'Islam ora regnano e dove gli imam diffondono l'odio verso la Francia. I governi che si sono susseguiti hanno permesso a questi quartieri di crescere nella convinzione che l'odio contro la Francia e i francesi non sarebbe uscito da questi quartieri.

"L'odio per la Francia e per i francesi è venuto fuori e ha preso forma di rivolte e di terrorismo. Ora assume la forma di aggressioni e di omicidi: un'espressione generalizzata di odio verso la Francia e i francesi. E in un gesto di sottomissione, le autorità francesi affermano che l'odio non proviene da chi uccide, ma da chi vuole reagire e dice che bisogna porre fine alle aggressioni e agli omicidi. È un atteggiamento suicida."

"La Francia è in una fase di coma e di morte avanzata", ha detto in un'intervista lo scrittore e filosofo Michel Onfray. Il segno principale, egli ha affermato è stata la scomparsa del Cristianesimo, su cui si fondano i valori e l'etica che da secoli hanno pervaso il Paese. Onfray ha osservato che le chiese sono vuote, le cattedrali vengono bruciate e che è in atto la profanazione dei luoghi di culto cristiani, e si moltiplica di fronte all'indifferenza generale. "Il Cristianesimo sta svanendo rapidamente", egli ha aggiunto. "Siamo in una civiltà esaurita. Amiamo solo ciò che ci odia, tutto ciò che ci distrugge è percepito come qualcosa di formidabile. Si vuole distruggere la verità, la storia". Il filosofo ha rilevato la radice della distruzione: "Noi non insegniamo più la storia della Francia e non diciamo più ciò che la nostra civiltà ha realizzato. Parliamo solo della nostra civiltà per disprezzarla".

Onfray ha arguito di non credere in un risveglio, ma di essere determinato a lottare sino alla fine: "Occorre resistere, opporsi".

Negli ultimi anni, è aumentato il numero degli atti anti-ebraici perpetrati in Francia. Decine di migliaia di ebrei hanno lasciato il Paese, un'ondata migratoria che sta gradualmente svuotando la Francia della sua popolazione ebraica. Molti ebrei che ancora risiedono nel Paese hanno abbandonato le città e i quartieri in cui vivevano e si sono trasferiti in zone temporaneamente più sicure. Nelle no-go zones, i cristiani francesi vengono considerati infedeli dagli imam e sono anche facili prede di giovani uomini pervasi da sentimenti di odio per la Francia e per i francesi, giovani che non sono certamente dissuasi dall'atteggiamento sottomesso delle autorità.

Il 30 maggio scorso, a Parigi, si è tenuta una manifestazione di solidarietà a favore degli immigrati irregolari, provenienti principalmente dall'Africa del Nord e subsahariana. Sebbene la marcia fosse stata vietata dal governo, alla polizia è stato ordinato di non intervenire. Anche se tutti i manifestanti violavano la legge, ne sono stati fermati solo 92 – e poi rapidamente rilasciati. Due settimane dopo, sempre a Parigi, si è svolta un'altra manifestazione a sostegno della famiglia di Adama Traoré, un giovane di origine africana morto nel 2016 durante il suo movimentato arresto. Anche quella manifestazione è stata vietata dal governo e alla polizia è stato ordinato di non intervenire. "Morte alla Francia", gridavano i manifestanti e, a volte, "Sporchi ebrei". Ma né il governo né i media mainstream sono rimasti sconcertati. I giovani francesi appartenenti alla Génération Identitaire (Generazione identitaria), un movimento per la difesa della Francia e della civiltà occidentale, sono saliti su un tetto e hanno sventolato uno striscione con la scritta "Giustizia per le vittime del razzismo anti-bianco". Un uomo si è arrampicato sul tetto dell'edificio con l'evidente intento di sollevare lo striscione. Durante le interviste trasmesse dalle emittenti televisive è stato descritto per giorni come un eroe della "lotta al fascismo". Nel frattempo, i giovani francesi che mostravano lo striscione sono stati arrestati e accusati di "incitamento all'odio".

Dal 16 al 18 giugno, a Digione (una città di 156 mila abitanti), capoluogo della Borgogna, la lotta tra bande ha visto contrapporsi una banda di trafficanti di droga ceceni e una di trafficanti arabi. Sono state utilizzate armi di tipo militare – questo accade in un Paese senza diritto costituzionale di portare armi. Il governo ha chiesto ancora una volta alla polizia di non intervenire. Il conflitto è stato alla fine risolto in una moschea, sotto la supervisione degli imam. La polizia ha chiesto agli abitanti di Digione di non uscire di casa e di fare molta attenzione sino alla fine di questa guerra tra bande. Sono stati effettuati alcuni arresti, ma solo dopo la fine degli scontri.

Il 26 luglio scorso, è stata organizzata una cerimonia a Saint-Étienne-du-Rouvray, un piccolo villaggio della Normandia dove, quattro anni fa, l'86enne don Jacques Hamel venne assassinato da due giovani islamisti mentre stava celebrando la Messa. Quest'anno, il ministro dell'Interno Gerard Darmanin ha pronunciato un discorso di condanna della "barbarie islamica". "Uccidere un prete in chiesa", egli ha affermato, "è tentare di assassinare una parte dell'anima nazionale". Darmanin non ha però detto che al momento dell'omicidio la chiesa era semivuota, con solo quattro anziani fedeli che hanno assistito impotenti all'omicidio. Tuttavia, il ministro ha aggiunto di essere soddisfatto che i francesi non si siano arresi alla rabbia, scegliendo piuttosto la "pace".

Guy Millière, insegna all'Università di Parigi ed è autore di 27 libri sulla Francia e l'Europa.
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