Islamizzazione dell'Europa contro Israele - Eurabia ?

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » gio mag 05, 2016 7:41 pm

Gran Bretagna? Moderati? Come?
di Douglas Murray
5 maggio 2016
Traduzioni di Angelita La Spada

http://it.gatestoneinstitute.org/7989/b ... i-moderati


Un nuovo sondaggio sui musulmani britannici ha rilevato che le opinioni della maggioranza di essi sono discordanti con quelle della maggior parte dei cittadini britannici. Ad esempio, secondo il 52 per cento dei musulmani del Regno Unito, l'omosessualità andrebbe resa illegale. Da un precedente sondaggio è emerso che il 27 per cento dei musulmani britannici "appoggia le motivazioni che si celano dietro l'attentato" alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo dello scorso anno.

Ogni volta che vengono diffusi i risultati di un sondaggio d'opinione, la quasi totalità della comunità musulmana, compresi i musulmani che lavorano nei media e i gruppi che si autoproclamano "leader della comunità musulmana", cerca di dimostrare che il sondaggio è una farsa.

Se avessi sempre saputo che la mia "comunità" nutre idee del genere e un sondaggio avesse mostrato questa verità, mi sarei profondamente vergognato. Ma quando vengono diffusi sondaggi come questi sulle opinioni dei musulmani britannici, non c'è mai alcun segno di introspezione. Non c'è da vergognarsi né da preoccuparsi, occorre solo contestare.

Se esistesse davvero una "maggioranza moderata", quando salta fuori un sondaggio che dice che un quarto della vostra comunità vuole modificare la legge di questa nazione e vivere sotto la Sharia, l'altro 75 per cento passerebbe il proprio tempo a cercare di cambiare le opinioni di quel quarto. Anzi, circa il 74 per cento del 75 per cento che non è favorevole alla Sharia impiega il proprio tempo a difendere quel 25 per cento e ad attaccare l'istituto demoscopico che lo ha scoperto.

Si sente spesso parlare di "maggiorana musulmana moderata". Dopo ogni attacco terroristico i politici ci dicono che "la maggioranza moderata dei musulmani condanna categoricamente questo". Dopo ogni violenza, spuntano commentatori ed esperti che asseriscono: "Naturalmente, la stragrande maggioranza dei musulmani è moderata". È vero questo? La maggior parte dei musulmani sono davvero "moderati"?

Una serie di fattori indica che probabilmente non è così. Molto spesso, i risultati dei sondaggi d'opinione condotti nel mondo occidentale, figuriamoci in Medio Oriente o nel Nord Africa, mostrano un quadro ben diverso dalla "maggioranza moderata" di cui si parla.

Sì, è vero, questi sondaggi possono dire, ad esempio, che solo il 27 per cento dei musulmani britannici "appoggia le motivazioni che si celano dietro l'attentato" alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo dello scorso anno. È vero che solo tra un quarto e un terzo dei musulmani del Regno Unito è solidale con le ronde anti-blasfemia. In altre occasioni, come accaduto di recente in Gran Bretagna con un nuovo sondaggio dell'ICM commissionato da Channel 4, è stato rilevato che le opinioni della maggioranza dei musulmani sono discordanti con quelle della maggior parte dei cittadini britannici. Da questo sondaggio è emerso, ad esempio, che secondo il 52 per cento dei musulmani britannici l'omosessualità andrebbe resa illegale. Questo dato parla da sé. Il 52 per cento dei musulmani britannici non dice che l'omosessualità "non è di loro gradimento" o che "non sono d'accordo sui matrimoni tra persone dello stesso sesso", ma pensa che l'omosessualità dovrebbe essere considerato un reato ai sensi della legge.

Ma è dopo che i sondaggi vengono diffusi che l'idea di "maggioranza moderata" viene messa a dura prova. Innanzitutto, ovviamente, si cerca sempre di dare una nota positiva ai risultati. Così, ad esempio, in seguito a un sondaggio condotto lo scorso anno dopo l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo, la BBC (che aveva commissionato il sondaggio) ha titolato un pezzo "La maggior parte dei musulmani britannici 'è contraria alle rappresaglie contro le vignette su Maometto'". Anche se è vero, non è però l'elemento più importante dei risultati del sondaggio. Ma è quello che succede dopo che è più eloquente e mette davvero in dubbio se abbiamo a che fare con una "maggioranza moderata" o con una "minoranza moderata". Perché ogni volta che vengono diffusi i risultati di un sondaggio d'opinione, la quasi totalità della comunità musulmana – compresi i musulmani che lavorano nei media e i gruppi che si autoproclamano "leader della comunità musulmana" – cerca di dimostrare che il sondaggio è una farsa. È stato così per il sondaggio dell'ICM nel Regno Unito, ma è accaduto con ogni sondaggio precedente. Fatta eccezione per uno o due dissidenti musulmani di spicco, ogni voce musulmana dei media e ogni gruppo islamico ha deciso di non curarsi dei risultati dell'ICM, ma di cercare di criticare la validità, la metodologia e perfino le "motivazioni" del sondaggio. Questo è oltremodo eloquente.

Vale la pena fare un esperimento ipotetico qui. Qualunque sia la vostra comunità di origine, immaginate che reazione avreste, se venisse diffuso un sondaggio sulla vostra comunità, come quello condotto dall'ICM sui musulmani britannici. Immaginate di essere ebrei e che un sondaggio rilevi che la maggioranza degli altri ebrei del vostro paese desideri che l'omosessualità venga considerata un reato. Quale sarebbe la vostra immediata reazione? Ho l'impressione che la maggior parte degli ebrei sarebbe profondamente imbarazzata. Subito dopo questa reazione iniziale, potreste cominciare a chiedervi cosa potreste fare per cambiare questo terribile dato statistico. Se però non conoscete nessun correligionario che pensa che l'omosessualità vada perseguita penalmente e non vi eravate mai imbattuti prima d'ora in una situazione del genere (o nessun altro sondaggio in precedenza aveva rilevato qualcosa di simile) forse potreste mettere in discussione la credibilità e la metodologia del sondaggio. Se così non fosse, potreste chiedervi cosa si potrebbe fare per migliorare le cose. Ma se si sapesse che i risultati sono alquanto accurati, allora perché si dovrebbe metterli in discussione?

Allo stesso modo, se domani fossero pubblicati i risultati di un sondaggio condotto sui bianchi britannici che hanno ricevuto un'educazione cristiana nel Regno Unito, io sarei interessato a questa indagine. Se questi dati rivelassero che il 39 per cento dei cristiani britannici ritiene che le mogli debbano obbedire sempre ai loro mariti (come ha mostrato il sondaggio dell'ICM condotto sui musulmani britannici), allora nutrirei dei timori. Se inoltre il sondaggio rilevasse che quasi un quarto (il 23 per cento) della popolazione cristiana della Gran Bretagna volesse che in alcune zone del paese non si osservassero le leggi di questa nazione, preferendo l'applicazione di leggi che interpretano alla lettera la Bibbia, in questo caso sarei un po' più preoccupato.

Ovviamente, stiamo parlando di due eventualità improbabili. Ma ipotizziamo che non fosse così. Quale sarebbe la mia reazione? Innanzitutto, mi vergognerei. E anche profondamente, se i risultati non mi sorprendessero affatto. Se avessi sempre saputo che la mia "comunità" nutre idee del genere e un sondaggio avesse mostrato questa verità, mi vergognerei molto del fatto che ora tutti nel paese sono a conoscenza di ciò che io ho sempre saputo.

Ma la cosa più interessante è che quando vengono diffusi sondaggi come questi sulle opinioni dei musulmani britannici, non c'è mai alcun segno di introspezione. Non c'è da vergognarsi né da preoccuparsi, occorre solo contestare. Se esistesse davvero una "maggioranza moderata", quando salta fuori un sondaggio che dice che un quarto della vostra comunità vuole modificare la legge di questa nazione e vivere sotto la Sharia, l'altro 75 per cento passerebbe il proprio tempo a cercare di cambiare le opinioni di quel quarto. Anzi, circa il 74 per cento del 75 per cento che non è favorevole alla Sharia impiega il proprio tempo a difendere quel 25 per cento e ad attaccare l'istituto demoscopico che lo ha scoperto. Si tratta di un piccolo sintomo di un problema molto più grande e le nostre società hanno appena iniziato ad affrontare le conseguenze di ciò.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 6:49 pm

Vargognate Françesco a dir ła buxia granda kel Coran lè on livro de paxe, vargognate Françesco, vargognate!

http://video.repubblica.it/dossier/il-n ... 105/183968
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 10:36 am

Temo che quando i musulmani saranno maggioranza, noi non saremo più liberi dentro casa nostra
GRAZIA NONIS
19/05/2016

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 01222821:0

“Si è presentato senza barba, mano nella mano con la moglie: lei sorridente senza burqa, senza velo e addirittura in pantaloni! Sadiq Khan, sindaco di Londra, difensore dei diritti umani, europeista e a favore delle nozze gay!” Già, un musulmano con simili aperture mentali non potrà mai ostacolare la nostra libertà di pensiero, il nostro modo di vivere. E mai limiterà i nostri diritti.

Voglio uscire dal coro, e poter essere libera di urlare al mondo che ho paura di questo crescendo di islamiche conquiste, ed esigo poterlo fare senza passare per razzista.

Se fosse stato nero o con gli occhi a mandorla non avrei fatto un plissè. Se fosse stato buddhista, ebreo o ateo avrei urlato un bel machissenefrega. Ma l’islam che avanza è un salto nel buio, nel senso che noi spicchiamo il salto e loro sono lì, acquattati nel buio, pronti a modificarci la vita più di quanto noi si abbia fatto finora mostrandoci accomodanti e troppo spesso tolleranti, grazie anche alla complicità dei buonisti di casa nostra, quelli che han calato braghe, croci, feste, santi e madonne.

Lo temo questo benedetto islam. Temo quello moderato, quello metà e metà, quello fanatico e quello estremista. Gli ultimi due li colloco tra le mie paure immediate: i kamikaze in metrò, al mercato, la bomba sull’aereo o la mitragliata fuori dal bar. Gli altri, quelli del “Siamo tutti fratelli, figli di uno stesso Dio”, quelli che ci danno pacche sulle spalle ed abbracciano ricambiati il nostro Papa, sono la paura del mio domani.

Inoltre, come si distinguono i moderati puri dai moderatamente moderati, dai moderati borderline, dai finti moderati e da quelli che di moderato non hanno proprio nulla? Lo scopriremo molto presto, e cioè quando saremo battuti numericamente. La squadra di casa formata da infecondi uteri da 1,3 figli a testa contro quella dei fertili uteri musulmani che come minimo ci raddoppia. Questa è matematica. E la matematica ci dice che vince il gruppo più numeroso, quello che vanta più mani alzate quando ci sono da prendere decisioni e varare leggi. Perciò, quando i fedeli di Allah saranno in maggioranza, l’ordine del giorno potrebbe contemplare drastiche modifiche al nostro stile di vita.

Divieti ed obblighi, per noi oggi inaccettabili innaturali o da Medioevo, potrebbero diventare la nostra consuetudine, la nostra quotidianità. D’altronde, non dimentichiamoci che nel cuore della nostra cara e vecchia Europa esistono quartieri islamici dove vige la sharia e nessuno, anche se non islamico, può bere o mangiare in pubblico durante il Ramadan. Qui le donne sono "invitate" a indossare il velo, a non portare i tacchi, non bere alcool e non ascoltare musica. Interi rioni dove l'autorità dello Stato è completamente assente e la polizia non mette piede.

Se ciò è stato possibile, ribadisco, è stato grazie ai soliti fessi ed ottusi buonisti che hanno abbozzato, concesso, ceduto e svenduto la nostra libertà per un’integrazione fasulla, da farsa. O meglio, per un’integrazione al contrario: la nostra auto-islamizzazione.

Vorrei sapere fino a quando noi occidentali potremo continuare a vivere “all’occidentale”; fino a quando le nostre donne potranno guidare la macchina, inforcare la bicicletta, indossare la minigonna, fumare, bere, sposare, divorziare, credere in Dio o in niente, e pregare nella stessa stanza o chiesa dove pregano gli uomini; fino a quando potranno girare per strada senza una tenda sul capo, libere di abbracciare, baciare, ascoltare musica e ballare fino allo sfinimento; fino a quando potremo dichiararci omosessuali senza essere lanciati giù da una finestra; fino a quando potrò scrivere quello che sto scrivendo in piena libertà, senza correre il rischio d’essere accusata d’islamofobia.

Fino a quando … è solo una questione di numeri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » sab mag 21, 2016 6:32 am

???

Merkel apre alla sharia (purché sia democratica)
Secondo l'editorialista di Die Welt Henryk M. Broder, la posizione del governo è quella di accettare le pratiche sociali connesse all'islam, purché non mettano in dubbio la democrazia
Luca Steinmann - Gio, 19/05/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... 60237.html

Secondo la Cdu, il partito di Angela Merkel, l’islam fa parte della Germania.

A rivendicare recentemente questa posizione è stato Christian Wulff, ex presidente del Paese ed esponente di spicco del partito.

A rispondergli è stata Frauke Petry, leader di Alternative fuer Deutschland, che ha detto che nel suo Paese non c’è spazio per l’islam. Una posizione, la sua, condivisa da parte di elettorato, ma che non è quella della maggioranza. Che continua ad insistere sulla necessità di garantire la libertà di culto nel Paese e le pratiche connesse alle rispettive religioni.

Una posizione accomuna però le due parti: i jihadisti non fanno parte della Germania né dell’Europa. A spiegarlo è l’editorialista di Die Welt Henryk M Broder. Secondo Broder la posizione condivisa da entrambe le parti è che le persone nate nel Paese, che hanno passaporto tedesco e che hanno ricevuto una educazione cristiana e si siano poi convertite, vanno monitorate ed eventualmente non accettate socialmente.

In modo particolare non vengono accettati i salafiti, gruppo di islamisti radicali già protagonisti di diversi episodi di violenza in guerra tedesca. Uno dei loro leader, il convertito Sven Lau, è stato arrestato qualche mese fa per presunti finanziamenti di attività terroristiche. I salafiti, infatti, non accettano la democrazia come forma di espressione popolare. Secondo loro la legge perfetta, cioè la sharia, è stata scritta da Dio e non ha bisogno di interpretazioni, ma solo di un’applicazione diretta di quanto insegnato nelle sacre scritture. Né la democrazia né lo Stato nazionale sono dunque accettabili per loro. E per questo sia la polizia che le forze di intelligence li tengono severamente sotto controllo. Il governo tedesco non vuole correre rischi per la propria democrazia.

Se però la democrazia non è in pericolo, allora per la maggioranza l’islam può essere considerato parte della Germania. E con lui anche le pratiche ad esso connesse, come la sharia. A patto che non metta in pericolo la democrazia, il governo vuole garantirne la legittimità, altrimenti si tratterebbe di una violazione della libertà religiosa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mar mag 31, 2016 3:04 pm

Il problema islamico in Svezia è arrivato al punto di non ritorno. E in Baviera è boom per le pistole
Di Mauro Bottarelli , il 30 maggio 2016

http://www.rischiocalcolato.it/2016/05/ ... stole.html

L’ultima volta in cui in Svezia si è tenuto un censimento che chiedeva ai cittadini quale fosse il loro culto religioso di riferimento, nel 1930, solo 15 persone risposero Islam. Oggi, circa un milione di persone è di religione islamica e le moschee sono ovunque nel Paese e continuano a sorgerne. E se in Francia il 93% dei musulmani ha votato per Francois Hollande nel 2012, in Svezia il 75% ha scelto i Socialdemocratici alle elezioni del 2006 e alcuni studi indicano che il blocco rosso-verde raccoglie tra l’80 e il 90% del voto islamico. Attenzione, è il vecchio gioco del cavallo di Troia: la democrazia è lo strumento migliore per abolire la democrazia stessa. Ma in Svezia questo non si può dire: politici, autorità e persino la stampa negano che esista un problema di convivenza, negano di sapere che l’islam è anche ideologia politica con un proprio sistema giudiziario – la sharia – e regole specifiche per la vita di ognuno, dal modo di vestire e chi puoi frequentare e chi no. Questa è la più chiara definizione di un’ideologia totalitaria, senza scomodare Hannah Arendt.

Ma come vi dicevo, in Svezia il potere nega l’esistenza stessa del problema e la sconnessione tra quanto provato dalla cittadinanza, un misto di paura e rabbia e quanto ammesso dalla politica diviene più grande ogni giorno, come ci dimostra questa frase del primo ministro, Stefan Löfven, al Financial Times: “La cosa più surreale è che tutti i numeri stanno andando nella giusta direzione ma l’immagine che l’opinione pubblica è quella di un Paese che invece va nella direzione sbagliata. Non è una questione legata solo al fatto di capire se la gente è spaventata dalla crisi dei rifugiati ma al fatto che sembra che tutto stia andando male”.

Insomma, gli svedesi sono degli ingrati che non vedono in quale paradiso stanno vivendo. Sarà ma lo svedese medio, soprattutto quelli di una certa età, vede altro. Ad esempio che il costo dell’immigrazione sul welfare state del Paese ha potato a qualcosa come 250mila pensionati che vivono sotto la soglia di povertà indicata dai parametri Ue, il tutto mentre il governo ha appena aumentato di altri 30 miliardi di corone (circa 3,6 miliardi di dollari) al budget per l’immigrazione. Quest’anno la Svezia spenderà per i richiedenti asilo 70 miliardi di corone (8,4 miliardi di dollari), più di quanto costino assieme le forze di polizia e il sistema giudiziario, più dell’intero budget per la difesa nazionale e il doppio di quanto stanziato in benefit per l’infanzia. La Svezia ha 9,5 milioni di abitanti e spende 70 miliardi di corone per i richiedenti asilo, mentre gli Usa, dove ci sono 320 milioni di abitanti, nel 2015 hanno speso 1,56 miliardi per i rifugiati.

E non sono cifre sparate a caso, le ha confermato l’editorialista PM Nilsson sul quotidiano economico Dagens Industri: “Per capire il volume dell’aumento della spesa, basta dare un’occhiata al trend storico. Quando andò al potere nel 2006, il governo stanziò per l’immigrazione 8 miliardi di corone. Bene, nel 2014 eravamo a 24 miliardi e quell’estate il ministro delle Finanze, Anders Borg, parlò dell’aumento di spesa maggiore all’interno di un budget che avesse mai visto. Nel 2015, i costi salirono a 35 miliardi e quest’anno la prospettiva è quella dell’arrivo a 70 miliardi di corone”.

Ovviamente, in Svezia come in Italia, il potere vende alla gente la favoletta dell’immigrazione come un beneficio futuro, a fronte di un costo iniziale. Non è così, i richiedenti asilo raramente trovano un lavoro. Il quotidiano Sydsvenskan lo scorso febbraio fece un’inchiesta dalla quale risultò che il 64% degli immigrati residenti a Malmoe erano ancora disoccupati dopo aver vissuto 10 anni in Svezia. Lo stesso governo nei calcoli relativi al budget ha dovuto ammettere che da qui a quattro anni, 980mila persone vivranno in base a sussidi, pensioni di invalidità, indennità di disoccupazione o cosiddetti “introduction benefits”. Non scordando poi una cosa, ovvero il triste primato della Svezia, terzo Paese al mondo per numero di stupri dopo Sud Africa e Lesotho e primo in Europa, tanto che la polizia della provincia di Östersund ha emanato un dispaccio nel quale invita ragazze e donne a non uscire da sole dopo il tramonto. In Europa, nell’anno del Signore2016. Solo nei primi tre mesi di quest’anno si sono inoltre registrati 40 omicidi e 57 tentati omicidi, stando a ricerche della giornalista Elisabeth Höglund. Sono le cifre a parlare per la gente, mentre la politica vive di ideologia.

Nel 2012 il quotidiano svedese Dispatch International calcolò il numero di musulmani registrati come residenti in Svezia e arrivò alla cifra di 574mila, con un’approssimazione per eccesso o difetto di 20mila unità. Ovviamente, né clandestini, né richiedenti asilo erano contemplati in quel numero. Da allora, quasi 300mila persone ha cercato rifugio in Svezia e nonostante non tutti abbiano visto accettata la propria richiesta, nessuno ha lasciato il Paese nell’attesa. Stando a dati del Gatestone Institute basati su cifre del Servizio per l’immigrazione, solo 9700 persone sono state espulse lo scorso anno. Insomma, i musulmani in Svezia stanno avvicinandosi al milione di unità, il 10% della popolazione.

Una percentuale critica, almeno stando agli studi del professor Peter Hammond, il quale nel 2005 ha pubblicato il libro “Slavery, Terrorism and Islam: The Historical Roots and Contemporary Threat” nel quale mostra cosa accade a una società quando aumenta percentualmente il numero di cittadini di fede islamica. Fino all’1%, gli islamici vengono considerati una minoranza pacifica, dal 2-3% comincia una sorta di proselitismo verso altre minoranze o gruppi disagiati, come carcerati e bande di strada. Al 5% della popolazione, i musulmani hanno un’irragionevole influenza rispetto al loro peso nella società. Molti cominciano a rivendicare diritti come la macellazione rituale e spingono la società a rispondere a queste loro esigenze, tanto da arrivare a chiedere un qualche riconoscimento anche per la sharia e a rivendicare istanze presso le istituzioni.

Quando gli islamici raggiungono il 10% della popolazione, come il caso svedese, aumenta l’assenza di legalità e cominciano le rivendicazioni violente, gli scontri di strada e le minacce verso i non musulmani. Al 20% si arriva alla creazione di milizie confessionali, all’omicidio e agli attacchi diretti contro chiese e sinagoghe. Al 40% si arriva agli attacchi terroristici e al warfare vero e proprio tramite milizie. Mi fermo qui, oltre il 50% siamo all’inferno in terra per una società come quella europea. Tanto più che lo stesso Hammond fa notare come già oggi in Francia, Belgio, Gran Bretagna e Svezia, i cittadini musulmani vivano di fatto in enclave islamiche, rifiutando l’assimilazione con la società e i costumi occidentali.

E la descrizione che lo stesso Hammond fa dello scenario al 10% è già oggi confacente con la situazione svedese, visto che nella cosiddette “exclusion areas” incidenti di strada con il ricorso all’incendio di automobili sono tutt’altro che un’eccezione, basti pensare alla rivolta di Malmoe nel 2008, quella di Goteborg nel 2009, quella di Stoccolma nel 2013 e quella di Norrköping e Växjö lo scorso anno. Quasi sempre, le violenze seguono all’arresto o al ferimento di un esponente della comunità islamica da parte della polizia: durante la rivolta di Husby del 2013, Rami Al-Khamisi dell’associazione giovanile Megafonen scrisse che “possiamo vedere chiaramente i motivi per cui la gente reagisce in questo modo”. E proprio in Svezia, l’artista Lars Vilks, il quale disegnò una vignetta in cui raffigurava Maometto come un cane randagio, è stato bersaglio di numerosi tentativi di omicidio e vive sotto scorta di polizia 24 ore al giorno.

Ma attenzione, perché se la Svezia è su una china rischiosissima dalla quale rischia di non avere ritorno, anche in Germania la gente comincia ad avere paura e a ribellarsi. Se infatti questo grafico ci mostra l’impennata in quel Paese delle ricerche su Google alla voce “spray al peperoncino”, con le vendite che aumentarono del 600% lo scorso anno, ora si è passati allo step successivo. Ovvero, la richiesta di porto per piccole armi da fuoco, specialmente quelle a gas. “La gente non si sente più sicura, altrimenti non verrebbero così in tanti a comprare da me” ha dichiarato alla Deutsche Welle il proprietario di un’armeria nel Nord-Reno Westfalia, il quale ha anche dichiarato che “da dopo i fatti di Colonia a Capodanno, la richiesta di pistole a gas o segnalatrici è aumentata mediamente di tre volte tanto”. Nei primi tre mesi di quest’anno, solo in Baviera la richiesta di licenza per questo genere di armi ha già doppiato il totale dell’intero 2015: solo in febbraio parliamo di 7435, mentre a marzo altre 4677. Lo scorso anno le richieste totali furono di 5748.

“L’esplosivo aumento delle richieste di licenze per armi è spaventoso. Non abbiamo bisogno che i bavaresi si armino, visto che possedere armi e praticare la giustizia privata non è un esempio che vogliamo offrire. Il pericolo è che sempre maggiori conflitti emergeranno se la gente si arma, dobbiamo agire contro questo”, ha dichiarato la portavoce per gli Affari interni dei Verdi bavaresi, Katharina Schulze. Guarda caso, i Verdi. Come in Austria, dove hanno vinto le presidenziali con i brogli. Che siano forse la quinta colonna di un progetto più ampio per l’Europa del futuro, al netto dell’ambientalismo d’accatto?

Nel frattempo, Alternative fur Deutschland continua a crescere nei sondaggi politici in Germania. Se il potere non capisce che la gente è stanca e la smette di tacciare di razzismo e ignoranza chiunque faccia notare che la situazione sociale e della sicurezza è allo sbando, potrebbe pagare un costo molto più alto che una sconfitta elettorale. Potrebbe dover fronteggiare una guerra civile in piena regola. E non manca molto in alcuni Paesi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 7:17 am

L'Unione Europea dichiara guerra alla libertà di espressione su Internet
di Soeren Kern
5 giugno 2016

http://it.gatestoneinstitute.org/8207/m ... li-censura

Pezzo in lingua originale inglese: European Union Declares War on Internet Free Speech
Traduzioni di Angelita La Spada

Gli oppositori ribattono che l'iniziativa equivale a un attacco alla libertà di espressione in Europa. Essi dicono che la definizione di "discorsi di incitamento all'odio" e "incitamento alla violenza" è talmente vaga da poter includere di fatto qualsiasi cosa ritenuta politicamente scorretta dalle autorità europee, compresa le critiche alla migrazione di massa, nei confronti dell'Islam o anche della stessa Unione Europea.

Alcuni membri del Parlamento europeo hanno definito "orwelliano" il codice di condotta online che prevede che il materiale "offensivo" sia rimosso da Internet entro 24 ore.

"Decidendo che i commenti 'xenofobi' in reazione alla crisi siano anche 'razzisti', Facebook ha trasformato l'opinione della maggioranza della popolazione europea (...) in opinioni 'razziste' e così facendo condanna la maggioranza degli europei tacciandola di 'razzismo'." — Douglas Murray.

Nel gennaio 2013, Facebook ha sospeso l'account di Khaled Abu Toameh dopo che lui aveva scritto della corruzione in seno all'Autorità palestinese. L'account è stato riaperto 24 ore dopo, ma con due post cancellati e nessuna spiegazione del perché.

L'Unione Europea (UE) ha presentato, insieme a Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, un "codice di condotta" per combattere la diffusione "dell'illecito incitamento all'odio" online in Europa.

I promotori di questa iniziativa sostengono che a seguito dei recenti attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles fosse necessario un giro di vite sui "discorsi di incitamento all'odio" per contrastare la propaganda jihadista online.

Gli oppositori ribattono che l'iniziativa equivale a un attacco alla libertà di espressione in Europa. Essi dicono che la definizione di "discorsi di incitamento all'odio" e "incitamento alla violenza" è talmente vaga da poter includere di fatto qualsiasi cosa ritenuta politicamente scorretta dalle autorità europee, compresa le critiche alla migrazione di massa, nei confronti dell'Islam o anche della stessa Unione Europea.

Alcuni membri del Parlamento europeo hanno definito "orwelliano" il codice di condotta online che prevede che il materiale "offensivo" sia rimosso da Internet entro 24 ore e rimpiazzato da "narrazioni alternative".

Questo "codice di condotta" [il testo integrale è disponibile solo in inglese, N.d.T.] è stato annunciato il 31 maggio in un comunicato della Commissione europea, il braccio esecutivo politicamente indipendente dell'UE. Ecco una sintesi dell'iniziativa:

"Con la firma del codice di condotta le aziende informatiche si impegnano a proseguire nei loro sforzi volti a contrastare qualsiasi illecito incitamento all'odio online. L'adesione comporta l'elaborazione permanente di procedure interne e l'offerta di formazione al personale in modo che sia possibile esaminare entro 24 ore la maggior parte delle richieste giustificate di rimozione di contenuti che incitano all'odio, e se del caso di cancellare tali contenuti o di renderli inaccessibili.

"Le aziende informatiche si impegneranno inoltre per rafforzare l'attuale partenariato con le organizzazioni della società civile, che contribuiranno a segnalare i contenuti istiganti alla violenza e a comportamenti improntati all'odio. Le aziende informatiche e la Commissione europea si prefiggono inoltre di proseguire l'opera di elaborazione e promozione di narrazioni alternative indipendenti, di nuove idee e iniziative e di sostegno di programmi educativi che incoraggino il pensiero critico".

Qui di seguito alcuni estratti del codice di condotta":

"Le aziende informatiche condividono l'impegno della Commissione europea e degli Stati membri dell'UE volto a contrastare i discorsi illegali di incitamento all'odio online. I discorsi di incitamento all'odio, come definiti dalla Decisione quadro 2008/913/GAI del 28 novembre 2008 sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale e le leggi nazionali che la recepiscono, implicano qualsiasi comportamento che istighi alla violenza o all'odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all'ascendenza o all'origine nazionale o etnica...

"Le aziende informatiche affiancano la Commissione europea e degli Stati membri dell'UE nell'affrontare la sfida di garantire che le piattaforme online non offrano opportunità di diffusione virale di forme illegali di incitamento all'odio online. La diffusione dell'illecito incitamento all'odio online si ripercuote negativamente non solo sui gruppi o sui singoli che vengono presi di mira, ma anche su coloro che nelle nostre società aperte si esprimono a favore della libertà, della tolleranza e della non discriminazione, e ha un effetto inibitore sul discorso democratico sulle piattaforme online.

"Se da un lato l'applicazione effettiva delle disposizioni che prevedono il reato di incitamento all'odio dipende dall'esistenza di un solido sistema di applicazione delle sanzioni penali contro i singoli autori dei discorsi di incitamento all'odio, dall'altro questa azione deve essere integrata da iniziative atte a garantire che appena ricevono una valida segnalazione gli intermediari online e le piattaforme dei media sociali le esaminano prontamente, in tempi idonei, per contrastare le forme illegali di incitamento all'odio online. Per essere considerata valida, la segnalazione dovrebbe essere sufficientemente precisa e adeguatamente fondata.

"Le aziende informatiche, prendendo la guida nella lotta contro la diffusione delle forme illegali di incitamento all'odio online, hanno convenuto con la Commissione europea un codice di condotta che stabilisce gli impegni pubblici che si riportano di seguito:

Le aziende informatiche predispongono procedure chiare ed efficaci per esaminare le segnalazioni riguardanti forme illegali di incitamento all'odio nei servizi da loro offerti, in modo da poter rimuovere tali contenuti o disabilitarne l'accesso. Le aziende informatiche predispongono regole o orientamenti per la comunità degli utenti volte a precisare che sono vietate la promozione dell'istigazione alla violenza e a comportamenti improntati all'odio.
Le aziende informatiche esaminano in meno di 24 ore la maggior parte delle segnalazioni valide miranti alla rimozione di forme illegali di incitamento all'odio e, se necessario, rimuovono tali contenuti o ne disabilitano l'accesso.
"Le aziende informatiche e la Commissione europea, riconoscendo il valore di voci indipendenti che contrastino la retorica dell'odio e i pregiudizi, si prefiggono di proseguire l'opera di elaborazione e promozione di narrazioni alternative indipendenti, di nuove idee e iniziative e di sostegno di programmi educativi che incoraggino il pensiero critico.

L'accordo prevede anche che le imprese operanti su Internet creino una rete di "relatori di fiducia" in tutti e 28 Stati membri per segnalare online contenuti che "promuovono l'istigazione alla violenza e ai comportamenti improntati all'odio".

Vĕra Jourová, commissaria per la Giustizia, i Consumatori e la Parità di genere, ha difeso l'iniziativa dicendo:

"I recenti attacchi terroristici hanno ribadito l'urgente necessità di combattere l'illecito incitamento all'odio online. Purtroppo i social network sono uno degli strumenti usati da gruppi terroristici per radicalizzare giovani adepti e dai razzisti per diffondere l'odio e la violenza. L'accordo costituisce un importante passo avanti per garantire che la rete rimanga un luogo aperto all'espressione libera e democratica, nel rispetto dei valori e delle normative europee. Mi compiaccio dell'impegno preso dalle aziende informatiche di tutto il mondo di esaminare entro 24 ore la maggior parte delle richieste giustificate di rimozione di contenuti che incitano all'odio, e se del caso di cancellare tali contenuti o di renderli inaccessibili".

Altri non sono d'accordo. Nel Regno Unito, la National Secular Society (NSS) ha avvertito che i piani dell'UE "si basano su una definizione vaga di 'discorsi d'incitamento all'odio' e rischiano di minacciare online i dibattiti che criticano la religione". E ha aggiunto:

"L'accordo giunge nel bel mezzo di ripetute accuse lanciate da ex musulmani che si lamentano di essere censurati online dai social media. Il Consiglio degli ex musulmani della Gran Bretagna ha ora cominciato a raccogliere i casi di persone che si sono viste censurare su Facebook 'commenti atei, laicisti e le opinioni espresse come ex musulmani' dopo false 'segnalazioni di massa' da parte di 'cyber-jihadisti'. Il Consiglio ha chiesto ai propri sostenitori di fornire informazioni dettagliate ed elementi di eventuali casi di pagine e gruppi che sono stati 'banditi [o] sospesi da Facebook per aver criticato l'Islam e l'islamismo".

Benjamin Jones, responsabile della comunicazione dell'NSS, ha detto:

"Lungi dall'affrontare il problema del 'cyber jihad', l'accordo rischia di sortire l'effetto esattamente opposto e di intrappolare ogni discussione critica sulla religione sotto vaghe disposizioni che disciplinano i 'discorsi di incitamento all'odio'. Non essendo stato adeguatamente formato, il personale di Facebook e Twitter, magari con i loro pregiudizi ideologici, potrebbe facilmente ravvisare accese critiche dell'Islam e pensare che si tratta di 'discorsi di incitamento all'odio', in particolare se le pagine o gli utenti sono presi di mira e segnalati in massa da islamisti".

In un'intervista a Breitbart London, il CEO di Index on Censorship, Jodie Ginsburg, ha detto:

"La normativa sull'incitamento all'odio è già troppo ampia e ambigua in gran parte dell'Europa. Questo accordo non riesce a definire correttamente cosa sia 'l'illecito incitamento all'odio' e non fornisce garanzie sufficienti per la libertà di espressione.

"Ancora un volta, ad aziende non elette viene delegato il potere di stabilire ciò che va considerato come un incitamento all'odio e di vigilare su esso – una mossa che garantisce la soppressione della libertà di espressione nella convinzione errata che questo ci renderà tutti più sicuri. Non è così. Questa decisione servirà solo a far sì che le idee e le opinioni inaccettabili vengano diffuse 'clandestinamente', e pertanto sarà più difficile controllarle o contestarle.

"Ci sono stati casi precedenti di rimozione dei contenuti a causa di punti di vista invisi o offensivi e questo accordo rischia di amplificare il fenomeno di cancellare contenuti controversi – anche se legali – tramite un abuso o un uso improprio di procedure di notifica".

Una coalizione di organizzazioni a difesa della libertà di espressione, formata da European Digital Rights e Access Now, ha annunciato la decisione di non partecipare alle future discussioni con la Commissione europea, asserendo che "non abbiamo fiducia nello sconsiderato 'codice di condotta' che è stato approvato". Un comunicato stampa fa presente che:

"In breve, il 'codice di condotta' sminuisce la portata della normativa, conferendo un 'ruolo guida' alle aziende private alle quali è chiesto di applicare in modo arbitrario le condizioni di servizio. Questa procedura, stabilita al di fuori di un quadro democratico responsabile, utilizza regole ambigue in materia di responsabilità per le aziende che operano online. Crea anche gravi rischi per la libertà di espressione, poiché contenuti legali – ma controversi – possono essere cancellati a causa di questo meccanismo di disattivazione volontario e irresponsabile.

"Ciò significa che questo 'accordo' tra un numero esiguo di aziende e la Commissione europea rischia di violare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (in base alla quale le restrizioni ai diritti fondamentali dovrebbero essere stabilite dalla legge) e in termini pratici ribalterà la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla difesa della libertà di opinione".

Janice Atkinson, parlamentare indipendente della regione del South East England, lo ha sintetizzato così: "È orwelliano. Chiunque abbia letto 1984 vede la finzione diventare realtà".

Già prima di siglare il codice di condotta dell'UE, i grandi social media hanno preso severi provvedimenti contro la libertà di espressione, spesso per volere dei governi stranieri.

Nel settembre, 2015, da un microfono aperto si era sentito la cancelliera tedesca Angela Merkel chiedere in diretta all'amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg che cosa lui stesse facendo per impedire le critiche mosse alla sua politica delle "porte aperte" agli immigrati.

Nel gennaio 2016, Facebook ha lanciato una "iniziativa del coraggio civile online" rivolta ai suoi utenti tedeschi e finalizzata alla "lotta contro l'incitamento all'odio e l'estremismo su Internet".

In un articolo scritto per il Gatestone Institute, l'opinionista britannico Douglas Murray ha rilevato che l'attacco lanciato da Facebook ai contenuti "razzisti" sembra "includere qualsiasi tipo di critica mossa alla catastrofica politica dell'Unione Europea in materia di immigrazione". Egli ha scritto:

"Avendo stabilito che anche i commenti "xenofobi" espressi in reazione alla crisi migratoria sono "razzisti", Facebook ha trasformato l'opinione della maggioranza degli europei (che, va sottolineato, sono contrari alle politiche della cancelliera Merkel) in un'opinione "razzista", e così facendo condanna la maggioranza degli europei tacciandola di "razzismo". Questa è una politica che contribuirà a spingere l'Europa verso un futuro disastroso."

Facebook ha anche preso di mira gli autori del Gatestone Institute. Nel gennaio 2013, Fb ha sospeso l'account di Khaled Abu Toameh dopo che si era occupato della corruzione in seno all'Autorità palestinese. L'account è stato riaperto 24 ore dopo, ma con due post cancellati e nessuna spiegazione del perché. Abu Toameh ha scritto:

"È ancora una questione di censura. Decidono ciò che è accettabile. Ora dobbiamo stare attenti a ciò che postiamo e condividiamo. Questo significa che non possiamo più criticare i governi arabi?"

A giugno di quest'anno, Facebook ha sospeso l'account di Ingrid Carlqvist, esperta svedese del Gatestone, dopo che lei ha postato un video di Gatestone intitolato "Migranti: un'epidemia di stupri in Svezia". In un editoriale, Gatestone ha scritto:

"L'enorme pressione esercitata dai lettori del Gatestone ha attirato l'attenzione dei media svedesi che hanno iniziato a parlare della rigida censura esercitata da Facebook. Si è verificato un effetto boomerang e Fb è diventato più conciliante. L'account di Ingrid è stato riattivato, senza alcuna spiegazione né scuse. Paradossalmente, la censura del video di Ingrid ha catturato l'attenzione del pubblico.

"Per il momento, Facebook e l'UE hanno fatto marcia indietro. Ma sono fermamente intenzionati a impedire la diffusione di idee a loro non gradite. Torneranno a colpire".

Questa settimana, l'UE ha presentato, insieme a Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, un "codice di condotta" per combattere la diffusione "dell'illecito incitamento all'odio" online in Europa. Il giorno dopo, Facebook ha sospeso l'account di Ingrid Carlqvist, l'esperta svedese di Gatestone, dopo che lei aveva postato un video di Gatestone intitolato "Migranti: un'epidemia di stupri in Svezia".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mer giu 15, 2016 8:33 pm

Altro che lupi solitari. «I “soldati del Califfo” in Europa sono centinaia e hanno un disegno chiaro»
giugno 15, 2016

Il commento dell’esperto di movimenti jihadisti Wassim Nasr dopo l’omicidio di due poliziotti a Magnanville, ennesimo attentato in Francia rivendicato dall’Isis

http://www.tempi.it/lupi-solitari-solda ... gno-chiaro

I “lupi solitari” del terrorismo islamico non sono affatto solitari. E non sono neanche irrazionali. «Possono essere squilibrati o emarginati quanto vogliamo ma ubbidiscono a una logica, a un disegno», «hanno una visione politica». È questo l’interessante commento di Wassim Nasr, esperto dei movimenti jihadisti e autore di un saggio sull’Etat Islamique, raccolto da Stefano Montefiori per il Corriere della Sera all’indomani dell’ennesimo attentato messo a segno da un simpatizzante dell’Isis in territorio francese.

DUPLICE OMICIDIO. Come ricostruisce la cronaca del Corriere, nella notte fra lunedì e martedì Larossi Abballa, cittadino francese 25enne di origine marocchina, già condannato a tre anni di carcere per terrorismo nel 2013, ha assassinato due poliziotti, marito e moglie, nella loro casa di Magnanville, a una cinquantina di chilometri da Parigi, davanti al figlio di 3 anni, che ha avuto salva la vita. L’attacco, terminato con l’uccisione del terrorista in un blitz delle forze speciali, è stato rivendicato dai tagliagole del califfo Al Baghdadi, e di conseguenza, come per la strage nel locale gay di Orlando, i media sono tornati a parlare della nuova strategia “asimmetrica” dell’Isis, che si basa proprio sui cosiddetti “lupi solitari”.

«PROBLEMA SOTTOVALUTATO». Tuttavia secondo Nasr l’utilizzo del termine “lupi solitari” rischia di essere fuorviante e di dare l’impressione che ogni sforzo per fermare questi terroristi sia vano proprio per via del loro presunto isolamento. Soprattutto, anche peggio, «comporta una sottovalutazione del problema». Secondo l’esperto sentito dal Corriere invece «Larossi Abballa non era affatto solitario, come non lo era l’assassino di Orlando che aveva avuto in passato legami con Al Qaeda, e come non lo sono stati tutti gli attentatori degli ultimi anni, soprattutto in Francia».

«TUTTI HANNO CONTATTI». «Nello jihadismo non esistono lupi solitari», insiste Nasr. «Ogni terrorista ha contatti, ramificazioni, complicità». Lo stesso killer di Orlando, «Omar Mateen, omosessuale represso o no, aveva un amico che si era fatto esplodere per Al Qaeda». In quanto all’ultimo terrorista entrato in azione in Francia, Larossi Abballa, non solo l’uomo era stato condannato in passato per reati analoghi, e non solo la polizia avrebbe già arrestato alcuni suoi potenziali complici, ma secondo Nasr «conosce persone dell’Isis in Siria». Del resto, continua, «nessuno si sveglia un giorno e decide da solo di fare un attentato invocando lo Stato islamico».

«PAROLE NON CASUALI». Senza i legami di Abballa con le milizie jihadiste in Siria, il duplice omicida secondo l’esperto «non sarebbe stato qualificato “Soldato del Califfato” come ha fatto lo Stato islamico nella rivendicazione. Lo avrebbero chiamato simpatizzante, sostenitore. Il linguaggio usato è preciso e non casuale». Spiega Nasr: «Lo Stato islamico non rivendica mai azioni che non lo vedono coinvolto». È una questione di credibilità. Non a caso, per esempio, «i capi dell’Isis hanno evitato di rivendicare il disastro del volo Egyptair, anche nelle ore in cui tutti parlavano solo di loro».

IL “FATTO COMPIUTO”. Riguardo infine alla «visione politica» che accomuna gli attentatori come Larossi Abballa ai loro ispiratori che stanno in Siria e Iraq, Wassim Nasr per rendere l’idea definisce nel suo libro lo Stato islamico le fait accompli, «il fatto compiuto». Questo perché ormai «qualsiasi cosa accada, sono riusciti a costruire il loro sistema ideologico e politico. Se domani perdono i loro territori in Siria e Iraq, continueranno a minacciarci. Sono già riusciti a rimettere in discussione la libertà di circolazione in Europa. Centinaia di persone in Francia sono pronte a fare quel che ha fatto Abballa». Ecco perché è sbagliato definirlo “lupo solitario”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » gio giu 23, 2016 7:37 am

Siamo noi i veri islamici e abbiamo già preso Roma"
Giuseppe De Lorenzo - Mar, 21/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/abbiamo-g ... 72170.html

“Roma è già musulmana”. Quando inizia l’intervista con Saydawi Hamid, la guida di una comunità del movimento islamico radicale dei Tabligh Eddawa, gli altri componenti del gruppo stanno dormendo distesi in moschea.

Sanno che l’imam parlerà anche per loro. Fa un certo effetto sentir dire che l’Italia “è stata conquistata, perché abbiamo una grande moschea, perché possiamo predicare liberamente la nostra fede” (guarda il video http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 74413.html ). E il sorriso sul volto del nostro interlocutore tradisce il fatto che conosca l’effetto delle sue parole. Ma non è una provocazione: poter predicare il Corano in Occidente è a tutti gli effetti una vittoria.

Il Corano, quel libro sacro la cui diffusione, a ragione, ci spaventa: cinquecento morti in Europa uccisi nel nome di Allah non si dimenticano. Non si possono dimenticare. Vittime della religione musulmana? No - ci hanno sempre assicurato - solo carne da macello di estremisti che “non praticano il vero islam”. È davvero così? E allora qual è l'islam “giusto”? Quello del Califfo, quello iraniano o quello predicato nei centri islamici italiani? Esiste davvero la sua versione “moderata”? Vivere tre giorni insieme a questa comunità di musulmani radicali (tra preghiere, pranzi e notti in moschea), forse, non ci ha fornito tutte le risposte. Ma è un buon punto di partenza. Visto che i Tabligh rappresentano, o dicono di rappresentare, l’unica vera strada per il Paradiso.
(Tre giorni con i Tabligh Eddawa: guarda il video https://www.youtube.com/watch?v=G1b_5FSocuw )

“Per ogni aspetto della società - spiega Hamid - l'islam impone una precisa legge”. E loro la applicano. La sera, dopo il calare del sole, leggono il Riyad al-Salihin, il libro dove sono spiegate tutte le regole formali e di comportamento. Quando si dorme in moschea, per esempio, i piedi non devono mai essere rivolti verso la Mecca e il sacco a pelo va purificato con lunghi rituali. Per tagliarsi le unghie, bisogna partire dal dito più esterno e poi seppellirle “perché sono una parte del corpo donata da Allah”. È questa la Sunna: il dettagliato codice di comportamento che ogni fedele è chiamato a seguire. L’unica via dettata dal Profeta. E se la Sunna è una, allora anche l’islam non può che essere unico: “Tutti dovrebbero diventare Tabligh - dicono - perché tutti devono seguire la strada indicata da Maometto”.

Così, se dovessimo sintetizzare i principi dei Tabligh lo faremmo con una parola: sottomissione. Ad Allah, al Profeta e alla legge coranica. Non a caso, per spiegare la relazione tra uomo e Dio, Hamid usa una metafora quanto meno curiosa: “L’uomo riesce a stare in piedi solo grazie alla cacca che ha nello stomaco: cosa può essere quindi di fronte a Dio se si regge solo grazie alla sua cacca?”. E se questi sono i pressuposti, la spiritualità Tabligh non può che essere totalizzante, avvolgente e granitica. Una fede che Hamid non ha esitazione a definire “l’unica religione naturale dell’uomo”. Non il cristianesimo. Non altri credo.

E infatti, quando in moschea provo parlare di Gesù come “figlio di Dio” e non solo semplice profeta, scende un gelido silenzio. Il più anziano balbetta alcune preghiere a bassa voce, come ad esorcizzare la mia “bestemmia”. L’imam mi guarda dritto negli occhi e sussurra: “Come fai a credere a queste fantasie?”. “Quando tornerai all’islam - ringhia di fianco uno dei compagni - non lo penserai più”. Non c’è cattiveria nelle loro parole, eppure nessun cristiano si sarebbe permesso di considerare “fantasie” i dogmi islamici. O almeno non di fronte a un fedele. Per un musulmano itinerante, invece, tutto quello che esce dai rigidi sentieri del Profeta è senza senso, perde di significato, è un “errore” rispetto alla “verità” islamica. Tanto da considerare assurdo che qualcuno non voglia accogliere il messaggio coranico.

Talmente inconcepibile che, conclusa l’abluzione e la vestizione con gli abiti tradizionali per la foto di rito, il più anziano del gruppo mi invita a pronunciare le parole di conversione: “Ora devi dire: ‘Allah è grande e Maometto è il suo profeta”. Io declino gentilmente l’offerta e lui, dispiaciuto, scoppia a piangere. Versa lacrime che dimostrano la forza con cui sono permeati dalla fede in Allah, una spiritualità largamente più radicata della nostra. E se è vero che un popolo senza spiritualità muore o viene sostituito, si capisce perché i musulmani affermino che “l’unico vero islam” ha “conquistato Roma”. Se non è già così, sono a buon punto.



"L'Occidente ormai è fallito. Va curato con il Corano"
Giuseppe De Lorenzo - Mer, 22/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 74191.html


“La carta di identità islamica è quella che ci ha consegnato Allah”, dice Hamid senza esitazione. E il documento, secondo lui, calzerebbe a pennello anche all’Occidente. “Esiste un sistema sociale ancora valido? - si chiede infatti la guida dei Tabligh Eddawa - Quello Occidentale? Fallito.

Quello americano? Fallito. Anche il sistema familiare è fallito". E forse in parte ha anche ragione
(Guarda il video: "L'Islam cura dell'Occidente".
http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 74413.html)


Prima di sederci a pranzo intorno ad un telo di plastica disteso per terra in moschea, discutiamo di valori occidentali, della sua struttura educativa, sociale e politica. E lui convinto afferma: "L'islam è la soluzione ai problemi dell’Occidente”
(Guarda il video: "Tre giorni con i musulmani radicali" https://www.youtube.com/watch?v=G1b_5FSocuw ).

I musulmani itineranti sono certi che il famoso "scontro di civiltà", se esiste, ha già un vincitore: l'islam. La loro fede granitica contro il nostro individualismo fragile. La legge islamica contro il liberalismo europeo. E questa convinzione incide inevitabilmente sull’integrazione degli stranieri in Europa, sul loro desiderio di "essere parte" del nostro mondo. Di apprezzarlo e assimilarlo. Un tema su cui si sono versati tanti, inutili litri di inchiostro.

I Tabligh Eddawa, che per missione hanno quella di ri-convertire i musulmani ad una pratica corretta della fede sulla via del Profeta, sostengono che chi arriva in Italia debba tenersi alla larga dai valori occidentali. Non assimilarli. Anzi. Vivere in periferie “etniche” che impediscano l’inquinamento reciproco. “Integrazione - dice Hamid - per me significa rispettare le leggi, la religione e le tradizioni del Paese in cui viviamo ma rimanendo islamici, mantenendo al 100% la nostra identità musulmana”. Tanto che ai suoi figli, fino all’età di 4 anni anni, impedisce di imparare l’italiano “perché prima devono conoscere bene l’arabo”.

Nella pratica, però, "rimanere islamici" non significa solo professare la fede in Allah. L'islam dei Tabligh coinvolge in toto la persona, la plasma nella quotidianità. E così il rigetto dell'Occidente parte dalle libertà personali fino ad arrivare alla vita domestica, passando per l'ambito medico e scolastico. Tutto viene messo in discussione, rispettato ma mai condiviso. "Il cristianesimo - dice Hamid - si è inchinato troppo alle richieste del mondo". E così alla modernità si preferisce una società sostanzialmente arretrata, radicata in credenze che l’Occidente ha abbandonato secoli fa. Non solo a livello scientifico. Un esempio? Mentre consumiamo la merenda, uno dei membri del gruppo richiama la mia attenzione sui datteri. Me ne offre uno (non sa che li detesto) perché “se ne mangi 3, 5 o 7 sarai in grado di emanare una forza blu che tiene lontano il demonio”. Sembra una sciocchezza, ma Mohammed è serio. E con la stessa serietà mi fa notare che, poco prima, ha cercato di farsi pungere da un’ape nella speranza di guarire la fastidiosa allergia che lo attanaglia. “Le api - mi spiega Hamid, che deve avermi visto contrariato - sono la cura per ogni cosa. L’ha dimostrato pure la scienza”. Sarà.

L’educazione islamica per l’Occidente
La contrapposizione poi si riflette sul sistema educativo e familiare. I Tabligh vorrebbero una società maggiormente incentrata sulle figure dell'uomo capo-famiglia e della donna regina della casa.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 74021.html
“Mio padre - racconta con una vena di orgoglio Hamid - mi diceva: «Da me non avrai parole dolci, ma solo quelle amare»”. “I giovani musulmani - aggiunge - quando entrano in casa baciano sulla fronte i loro genitori per rispetto, poi fanno un massaggio ai piedi del padre”. Il pericolo è che la contaminazione con l’Occidente porti i giovani musulmani ad assimilare “un islam sbagliato, non il vero islam dei loro genitori”. Se importassimo il sistema educativo islamico, è la tesi dei Tabligh, se accettassimo la via del Profeta, tutti i problemi sarebbero risolti. La crisi, “che non è quella economica ma quella sociale e religiosa”, verrebbe sconfitta dai dettami della Sunna e del Corano.

L’obiettivo dei Tabligh, però, non è imporre l’islam agli italiani. “Non possiamo e non cerchiamo la conversione dei cristiani”, precisano più volte tutti. E non mi sembra ci siano bugie nelle loro parole. In alcuni casi ammettono anche di "aver perso tempo" sull'integrazione e di aver tenuto a "troppa distanza" gli italiani, ma non indietraggiano sulla richiesta all’Italia di accettare il sistema educativo, religioso e sociale islamico. Che gli venga permesso senza restrizioni di vivere secondo la propria cultura. Poligamia compresa (“cosa cambia tra avere due mogli legali e tre amanti, come fate voi?”). Quelle norme, quelle leggi, quelle tradizioni che vorrebero imporre come un’ottima, salutare cura per l’Occidente. Piegato al volere di Allah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » mer lug 27, 2016 8:17 pm

La resa di Bassam Tibi, che teorizzò l'euroislam: "Ha vinto il velo"
L'islamologo anni fa parlò della necessità di sviluppare un islam di tipo europeo. Oggi si ricrede: "Ammetto la mia sconfitta"
di Matteo Matzuzzi | 03 Giugno 2016

http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/06/ ... e_c287.htm

Roma. “Il 2015 segna la fine della mia speranza di una europeizzazione dell’islam”, scrive nell’ultimo numero della rivista politico-culturale tedesca Cicero Bassam Tibi, tra i più noti islamologi contemporanei, una carriera tra Harvard, Berkeley e infine Gottinga. Anni fa, Tibi coniò il neologismo “euroislam”, argomentando la necessità di sviluppare un islam di tipo europeo tra gli immigrati musulmani inseriti nel vecchio continente per scongiurare il rischio di vedere entro pochi anni la nascita di una “Europa islamizzata”. Un modello i cui requisiti fondamentali erano la separazione tra religione e politica e la capacità dell’islam di fare propria un’idea di tolleranza ispirata ai princìpi dell’Illuminismo europeo, e non “a quello che i musulmani considerano per tolleranza, cioè ritenere gli ebrei e i cristiani subordinati, dhimmi. Concetto, quest’ultimo, che rappresenta la negazione stessa dell’idea d’Europa”, che può ammettere solo “la determinazione dei musulmani che vivono qui come individui singoli, e non come umma, cioè come collettivo”.

Il rischio di un’Europa islamizzata era comunque basso, scriveva Tibi, convinto della possibilità di far coesistere la religione islamica con i più genuini valori europei. Oggi, l’ammissione della resa: “Non ci sarà alcun islam europeo”, perché ha vinto “l’islam del velo, che è rappresentato dagli islamisti e dai salafiti ortodossi”. Una resa i cui contorni hanno iniziato a manifestarsi molto tempo fa, scrive l’intellettuale nato a Damasco: “Dopo l’undici settembre, e dopo aver visto molte persone nelle società parallele islamiche in Europa plaudire a tanta umiliazione dell’occidente, cominciai a nutrire dubbi sulla mia visione di un islam europeo. Io – prosegue Tibi – sono europeo ‘per scelta’, nel senso che ho deciso di trasferirmi in Europa per godere del diritto fondamentale alla libertà di pensiero. Ma oggi in Germania mi sento ostacolato dai divieti ogni qual volta vorrei esprimere qualche osservazione sull’islam, l’islamismo e la stessa Europa”. Dopotutto, aggiunge, “già Theodor Adorno criticò l’abitudine mentale tedesca di evitare di dire la propria su non poche questioni per mera paura delle conseguenze. Il risultato è l’emergere di un ‘censore interiore’ che impedisce non solo di esprimere pensieri scomodi, ma anche di elaborarli”. E oggi la Germania – dove lui ha scelto di risiedere – è l’emblema del fallimento dell’idea di un euroislam: “Lo stato tedesco vuole essere ideologicamente neutrale, ma finora ha solo incoraggiato le reti islamiche organizzate, finendo per emarginare i musulmani europei. Questo modello è il principale responsabile per il fallimento dell’euroislam”.

Il futuro è già qui, sotto gli occhi, osserva Bassam Tibi, e per capirlo bisogna tornare al 1992 quando all’Istituto del mondo arabo di Parigi partecipò a un progetto per rendere pienamente cittadini i musulmani in Francia. L’obiettivo, scrive l’islamologo, consisteva nel sostituire l’integrazione al concetto obsoleto di assimilazione. Un quarto di secolo dopo, “le società parallele hanno trionfato sull’integrazione”, benché “i tedeschi buonisti non vogliano sapere nulla di tutto questo”, perché “questi argomenti sono un tabù”. Nei prossimi anni, è la previsione, “avremo tante società parallele, la siriana e l’afghana, l’irachena e la somala, il cui segno distintivo è il velo islamico”. “Il mio impegno per l’euroislam – è la chiosa – si è tradotto nel tentativo di costruire ponti. Devo ammettere la mia sconfitta”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?

Messaggioda Berto » ven ago 05, 2016 8:50 pm

Islam "vietato" in Francia: market halal costretto a vendere alcol
A Colombes, nella regione parigina, il sindaco ha imposto a un minimarket halal di vendere anche alcol e carne non macellata secondo le regole islamiche: islam umiliato
Ivan Francese - Ven, 05/08/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93906.html

Un vero e proprio schiaffo in faccia all'islam.

Le autorità locali di Colombes, nell'hinterland di Parigi, hanno imposto a un mini-market halal (un supermarket che vende solo cibi consentiti dalla legge islamica, ndr) di vendere anche carne di maiale e prodotti alcolici, che naturalmente sarebbero vietati dalle norme islamiche.

Il sindaco del Comune, racconta il quotidiano britannico The Telegraph, si è recato sul posto personalmente chiedendo al titolare dell'attività di "diversificare la gamma di prodotti in vendita". Alla base delle rimostranze ci sarebbe il mancato rispetto, da parte del supermaket, del contratto d'affitto, che indicava espressamente che i locali dovevano essere adibiti a "negozio alimentare generico".

Dal municipio spiegano inoltre che i residenti del quartiere avevano iniziato a lamentarsi perché non trovavano più i loro prodotti preferiti dopo che il supermercato era stato "convertito" al regime alimentare dell'islam.

"Vogliamo il multiculturalismo - spiega Jerome Besnard, capo dell'ufficio dello staff del sindaco - Non vogliamo che una zona della città sia abitata esclusivamente da musulmani o sia viceversa interdetta ai musulmani". La giunta municipale, d'altronde, ha aggiunto che nulla sarebbe cambiato anche se si fosse trattato di un supermercato kosher.

I gestori del supermercato hanno replicato stupefatti: "È business - spiega il titolare Soulemane Yalcin - Mi guardo intorno e commisuro l'offerta alle necessità dei clienti".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Europa e America

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron