Colonia: le donne argomento marginale, ora ci vuole una strategia europea10/01/2016 Alessia Rotta Deputata Pd
http://www.huffingtonpost.it/alessia-ro ... 49262.htmlCi sono questioni su cui le discussioni non sono mai abbastanza, che meritano tutta l'attenzione possibile. Su cose come le violenze subite dalle donne a Colonia e in altre città del nord Europa nella notte di Capodanno, molto già si è detto, con toni e segni diversi.
È un bene, come si diceva, perché si tratta di un caso gravissimo - quasi senza precedenti a certe latitudini per dimensione del fatto e per le implicazioni che comporta. Ed è per questo che persino le provocazioni sono benvenute, perché servono spesso a muovere un terreno di pubblica opinione che sulle questioni di genere e, peggio, sui diritti femminili calpestati a volte fa fatica a stare sul pezzo.
È con questo spirito che ho colto anche lo stimolo di Lucia Annunziata che nel suo editoriale sul tema ha invitato il mondo politico italiano, a partire da quello femminile, ad aprire un dibattito sulle conseguenze di una pagina così scioccante della nostra contemporaneità.
Niente di più auspicabile, come si diceva. Meno condivisibile mi è parso, con sincerità, il passaggio sulle "madamine" in Parlamento, che non svolgerebbero sulle questioni femminili un lavoro adeguato alle necessità del caso.
Non credo che sul punto servano indignazioni rituali, ma c'è un che di ingeneroso in questa definizione che forse merita due parole di approfondimento, e forse anche l'occasione di riflessione cui ci invitava Lucia Annunziata.
Le parlamentari di questa legislatura hanno portato e stanno portando avanti battaglie fondamentali per le donne, spesso vincendole, con uno spirito che riesce a conciliare generazioni e punti di vista diversi tra loro e non precostituiti. Dal codice rosa all'opzione donna, alla possibilità di cumulare i periodi di maternità, agli anni di studio per il riscatto ai fini pensionistici, alla maternità estesa alle lavoratrici precarie e autonome, l'impegno a favore delle donne ha trovato in questo Parlamento un ascolto e una concretezza di cui credo sia giusto rendere testimonianza. Non è roba da poco e per ottenerle non sarebbe bastato un impegno da circolo di beneficenza.
Sul tema dell'immigrazione non si può dire che il centrosinistra abbia mai mostrato timori: abbiamo detto a voce alta, per primi, in un clima di scarsa condivisione, che salvare una vita è più importante di qualche voto in più, non ci stanchiamo di chiedere all'Europa e alla Germania di fare della questione un tema finalmente e pienamente europeo. E non parliamo solo di risorse economiche o di quote, che pure contano, ma di richiamarci innanzitutto a quei valori senza i quali, semplicemente, l'Europa cesserebbe di esistere.
Non c'è spazio, in vicende così, per dare retta o perdere tempo dietro al gioco degli isolazionisti e dei razzisti che speculano su questi fatti e sul corpo delle donne, non ci interessano le loro false soluzioni. Non è un'occasione per chiudere le frontiere e tirare su muraglie, togliamo subito dal campo opzioni di qualunquismo xenofobo.
Quello che va fatto è ricollocare avvenimenti di questo genere in un'ottica complessa e non ideologizzata. E questo significa innanzi tutto non derogare ad alcuno dei diritti acquisiti, in primo luogo dalle donne. Ci sono costati battaglie e fatiche lunghe secoli. Sono un patrimonio inestimabile cui non facciamo sconti, anzi, ogni giorno lavoriamo perché possano essere accresciuti, perché siamo ben consapevoli che il tema della parità di genere è ben lontano dall'essere risolto. Del resto i fatti di Colonia sono una cartina di tornasole in questo senso.
E sull'altro fronte, quello dei rifugiati, dei processi migratori, acquisiamo una buona volta la consapevolezza che non si tratti di una questione burocratica, freddamente legislativa, contrattuale. Rimettiamo al centro non solo quanti e chi accogliamo, ma soprattutto il come, un tema di cui tutti, politica e informazione, è bene si facciano carico con sempre maggiore responsabilità.
Le segnalazioni delle donne profughe che arrivano incinte o pronte per ripopolare le strade della prostituzione non sono notizie di corridoio, ma dati nelle mani del ministero dell'interno, che non dorme, ma osserva, studia e agisce.
Non basta intruppare centinaia, migliaia o milioni di uomini o donne in grandi contenitori urbani disinteressandosi poi del loro destino, di cosa significhi concretamente un processo di integrazione culturale o, perlomeno di reale accoglienza. Significa dunque anche, diciamolo senza ritrosie, affrontare adeguatamente le questioni di sicurezza, un capitolo sul quale a quanto pare nei fatti di Capodanno è mancata sufficiente attenzione.
Ma certo, il tema di chi arriva da noi non può essere affrontato solo dal versante della difesa, come per troppo tempo è stato a partire dall'approccio della Bossi-Fini. Per questo abbiamo detto, suscitando anche alcune delle polemiche meno comprensibili dei nostri giorni, che ad ogni euro messo sulla sicurezza dovrà corrispondere un euro speso in cultura.
E sempre di più sarà necessario investire sulla mediazione culturale, troppo a lungo rimasta tra parentesi negli anni di governo della destra. Perché è sul rapporto, mediato, tra culture e diversità che si gioca l'equilibrio fragilissimo tra chi vive da sempre in un luogo e chi in questo luogo arriva di punto in bianco, spinto da necessità irrinunciabili, senza camera di compensazione, senza avere quasi contezza di dove vada a stare, della cultura che dovrà essere quella frequentata quotidianamente. Non serve buonismo, dunque, ma non serve neppure il suo opposto, serve un cambio di prospettiva vero.
La poetessa libanese Joumana Addad scrive "Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione/ e ringraziassi e obbedissi. Ma io sono libera prima e dopo di loro, con loro e senza loro/sono libera nella vittoria e nella sconfitta".
Che questa poesia oggi si adattasse alle donne di Colonia forse fino a qualche settimana fa non lo avremmo potuto immaginare. Ma è il nostro tempo, e ci dobbiamo fare i conti. Sapendo che i muri si abbattono insieme. Anche non imponendo modelli di comportamento e di risposta e chiedendo che nell'agenda politica europea venga data priorità a temi bollati come marginali.
Temi che invece attraversano e incendiano il dibattito italiano (dall'utero in affitto alla step child adoption), e che attraversano le nostre politiche con riflessioni ampie sul da farsi. Che se ne parli, che si faccia. Non solo sull'onda di quanto avvenuto a Colonia. Un fatto che resta gravissimo e senza precedenti e che chiede una strategia corale europea di donne e uomini, alleati con le mille poetesse arabe.