No alla Turchia nazi maomettana nella UE

No alla Turchia nazi maomettana nella UE

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:21 pm

No alla Turchia nazi maomettana nella UE
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No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido de sta xente
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Aereo Ruso butà xo: Turkia fora de ła NATO e no ente ła UE


Turchia abbatte caccia russo al confine con la Siria. Putin: "Pugnalata alla schiena". Obama: "Ankara ha diritto a difendersi"
http://www.repubblica.it/esteri/2015/11 ... -128031271
Il caccia Sukhoi-24 colpito perché sarebbe entrato nello spazio aereo turco e non avrebbe risposto agli avvertimenti degli F-16 di Ankara. I piloti si sono lanciati con i paracadute, i ribelli ne rivendicano l'uccisione. Mosca: "Uccisi un pilota e un soldato della missione di soccorso". La Nato convoca il Consiglio atlantico straordinario. Lavrov annulla visita a Istanbul



La Turchia getta la maschera
Il vice presidente della Duma, Nikolai Levicev: "Adesso è evidente il legame di Ankara con l’Isis"
Putin lo aveva affermato con chiarezza al G20 di Antalya: "L'Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20".
Matteo Carnieletto - Mar, 24/11/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tur ... 98005.html

Inevitabile pensare a Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Le prove che dimostrano la connivenza tra turchi e Stato islamico sono molte e, nel corso di questi due anni, sono state mostrate dai media internazionali.
Tensioni - subito risolte - tra Russia e Turchia c'erano state già nei primi giorni di ottobre, subito dopo l'inizio dei bombardamenti russi in Siria. Oggi però la Turchia ha alzato i toni e ha abbattuto un caccia russo Sukhoi Su-24. Giustamente, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha definito l’abbattimento del caccia russo "un incidente molto grave", opinione condivisa anche dal Foreign Office britannico. Un incidente molto grave in quanto la Turchia è un Paese Nato che, come tale, gode della protezione dell'articolo V del Patto Atlantico.
Questo pomeriggio, secondo quanto hanno riferito a Efe fonti dell'Alleanza, il Consiglio del Nord Atlantico, il massimo organo decisionale della Nato composto dagli ambasciatori dei 28 Paesi alleati, si riunirà su richiesta di Ankara affinché "la Turchia possa informare gli alleati sull'abbattimento di un aereo russo".
La guerra, iniziata lo scorso 30 settembre, della Russia contro i terroristi dello Stato islamico e delle forze qaediste presenti in Siria non è mai piaciuta ad Ankara. L'obiettivo di Erdogan e Davutoglu è quello di eliminare il regime di Assad o, per lo meno, di mantenere una Siria destabilizzata.
Il vice presidente della Duma, Nikolai Levicev, ha commentato così l'abbattimento del caccia russo: "È consigliabile sospendere i voli" in Turchia "ed evacuare i russi presenti lì" dato che che "adesso è evidente il legame di Ankara con l’Isis". Secondo Levicev, inoltre, la Turchia "dimostra solidarietà ai terroristi" proprio mentre "la comunità internazionale comincia la lotta al terrorismo a pieno titolo". Il ministero della difesa russa ha definito l’abbattimento del caccia russo "un atto ostile". In Russia, inoltre, si sta lavorando a un pacchetto di misure con cui rispondere alla Turchia.
L'abbattimento del caccia russo da parte dei turchi rappresenta quindi una sorta di "trappolone" per Putin. Come reagirà ora il presidente russo?

Adesso la Turchia accusa: "Nostri jet puntati da missili"
Ankara ha denunciato che i suoi F-16 al confine con la Siria sono stati messi nel mirino da un caccia non identificato
Mario Valenza - Mar, 06/10/2015
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ade ... 79634.html

L’esercito turco ha denunciato che i suoi F-16 in volo di ricognizione al confine con la Siria sono stati messi nel mirino da un caccia non identificato.
"Otto jet F-16 turchi stavano compiendo un volo di ricognizione sul confine turco-siriano e durante la missione i nostri jet sono stati agganciati dai sistemi di puntamento di un Mig-29 per un totale di 4 mniuti e 30 secondi", ha reso noto l’esercito turco in un comunicato. In Siria operano i Mig russi impegnati nei bombardamenti oltre a quelli in dotazione al regime di Bashar al-Assad. L’incidente avviene dopo due sconfinamenti di caccia russi, tra sabato e domenica, nello spazio aereo di Ankara. "Otto jet turchi F-16 sono stati inseguiti da MiG-29 non identificati per 4 minuti e 30 secondi durante un volo di pattugliamento al confine con la Siria" di ieri, riferisce un comunicato dell’esercito turco citato dal sito del quotidiano Hurriyet. Inoltre "le batterie anti-aeree siriane hanno messo nel mirino i jet turchi per 4 minuti e 15 secondi", prosegue la nota.
Sia l’aviazione siriana che quella russa utilizzano caccia MiG-29. L’episodio segue uno analogo avvenuto domenica, quando due jet da combattimento F-16 turchi si sono trovati per 5 minuti e 40 secondi nel mirino del radar di un caccia MiG-29 di provenienza non identificata durante un volo di pattugliamento alla frontiera con la Siria. Secondo Ankara, inoltre, tra sabato e domenica "jet russi hanno violato per due volte lo spazio aereo turco al confine con la Siria.
La Nato ha definito gli episodi «una seria violazione" e "non un incidente", come invece sostenuto da Mosca a proposito del primo sconfinamento nei cieli turchi.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan mette in guardia la Russia dopo le violazioni dello spazio aereo turco da parte dei caccia russi impegnati in Siria. "Se la Russia perde un’amica come la Turchia, con cui ha collaborato molto, perde moltissimo", ha detto Erdogan da Bruxelles, citato dall’agenzia di stampa turca Anadolu. Il presidente turco ha aggiunto che un attacco contro la Turchia sarebbe un attacco contro la Nato. Il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, ha già affermato che le violazioni dello spazio aereo turco da parte dei caccia russi impegnati in Siria sono "inaccettabili" e "non sembrano essere un incidente".

Me despiaxe tanto, ma mi no fido dei turki e de ła Turkia.


Con l’abbattimento dell’aereo russo la Turchia mette l’occidente davanti a un bivio
Gabriele Crescente, giornalista di Internazionale

http://www.internazionale.it/opinione/g ... ia-analisi

La guerra in Siria ha appena superato quella che molti analisti consideravano la soglia critica: per la prima volta due delle potenze straniere coinvolte nel conflitto si sono scontrate direttamente.
L’incidente era prevedibile: da quando l’aviazione russa ha cominciato a operare in Siria, la Turchia ha denunciato diverse violazioni del suo spazio aereo e in alcune occasioni ha mandato i suoi caccia a intercettare i jet russi. Negli ultimi giorni la tensione si era ulteriormente alzata dopo che l’avanzata dell’esercito siriano nel nordovest del paese aveva raggiunto alcuni villaggi a maggioranza turcofona, occupati dalle forze ribelli turkmene che sono attualmente il principale alleato di Ankara sul suolo siriano. La Turchia aveva minacciato “gravi conseguenze” se l’aviazione russa non avesse cessato immediatamente di supportare l’offensiva siriana. La Russia ha ignorato l’avvertimento, probabilmente pensando che anche questa volta Ankara stesse bluffando. Si sbagliava.
Se il governo turco ha deciso di compiere questo passo dalle conseguenze potenzialmente disastrose è anche per ragioni di orgoglio nazionale: veder cadere nel vuoto i propri ultimatum non piace a nessun governo, tantomeno a un governo sempre più nazionalista e autoritario come quello dell’Akp.
Ma ovviamente i veri motivi sono ben più seri. Nell’immediato, la Turchia vuole impedire che la regione di Aleppo cada nelle mani dell’esercito siriano, che con l’aiuto dei bombardamenti russi sta accerchiando la parte della città ancora in mano ai ribelli. In secondo luogo, Ankara sta intensificando le pressioni per ottenere l’appoggio dell’occidente alla creazione delle cosiddette “zone sicure” – aree occupate e interdette all’esercito siriano e ai suoi alleati – nel nord della Siria.
Dopo il ritrovamento di passaporti siriani sui luoghi degli attentati di Parigi, i timori che tra i profughi possano nascondersi dei terroristi dello Stato islamico ha enormemente aumentato l’urgenza politica di arrestare l’esodo dalla Siria. La Turchia sta cercando di sfruttare questa spinta sostenendo che le zone sicure potrebbero ospitare campi profughi dove raccogliere gli sfollati senza farli uscire dalla Siria, un’idea che è stata apertamente sposata anche da Donald Trump. In realtà l’obiettivo è fermare l’avanzata delle milizie curde dell’Ypg lungo il confine e mantenere aperti i canali di collegamento con i gruppi ribelli islamisti siriani appoggiati da Ankara. Questo piano è apertamente avversato dalla Russia.
Nelle ultime settimane le trattative svoltesi a Vienna tra i paesi coinvolti nel conflitto e l’ondata emotiva causata dagli attentati di Parigi e dall’abbattimento dell’aereo russo in Sinai avevano fatto pensare a un riavvicinamento tra la Russia e l’occidente, nell’ottica di un’alleanza di fatto contro lo Stato islamico e della ricerca di una soluzione politica in Siria. La Turchia, che dopo la vittoria del partito di governo Akp alle elezioni del 1 novembre non ha alcuna intenzione di rinunciare all’obiettivo di rovesciare Assad, si è sentita aggirata dall’apertura della Francia nei confronti di Mosca. Così ha deciso di mettere i paesi occidentali di fronte a una scelta: con una possibile escalation diplomatica o addirittura militare causata dall’abbattimento del jet russo, l’occidente dovrà scegliere se schierarsi con la Russia di Putin o con Ankara, che fa parte della Nato ed è dunque coperta dalla clausola di mutua assistenza in caso di attacco.
Molto dipenderà dalla reazione russa. Mosca ha smentito la versione della Turchia, sostenendo di avere le prove che il suo aereo non aveva violato lo spazio aereo turco, e il presidente russo Vladimir Putin ha definito l’abbattimento “una pugnalata nella schiena da parte dei complici dei terroristi”. La Russia ha tutto l’interesse a minimizzare l’accaduto e cercare di salvare il disgelo. Ma anche in questo caso l’orgoglio nazionale e la paura di perdere la faccia non vanno sottovalutati. Inoltre il ritorno delle tensioni in Ucraina e l’indiscrezione secondo cui i paesi occidentali avrebbero intenzione di prolungare di altri sei mesi le sanzioni contro la Russia in scadenza a gennaio potrebbero convincere il Cremlino che non ha molto da perdere.
In ogni caso la prospettiva di una soluzione al conflitto siriano, che le trattative di Vienna sembravano aver avvicinato, appare più distante che mai. Dopo la violazione di questa soglia simbolica, che i più ottimisti pensavano non sarebbe mai stata raggiunta, nessuno scenario può più essere escluso a priori.

Caccia russo abbattuto dai turchi. Putin furioso: «Ankara complice del terrorismo». Mosca muove un incrociatore
con un’analisi di Alberto Negri24 novembre 2015
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=ACs5sBgB
Tensione altissima tra Turchia e Russia al confine con la Siria. Tutto è cominciato questa mattina, quando un aereo militare russo impegnato nei bombardamenti in Siria è stato abbattuto dagli F-16 turchi dopo che - secondo Ankara - aveva sconfinato nello spazio aereo turco. Entrambi i piloti del jet sarebbero morti. In serata inoltre il ministero della Difesa russo ha annunciato che un suo elicottero Mi-8 impegnato nella ricerca dei due piloti è stato distrutto in territorio siriano dopo essere stato colpito dal fuoco dei ribelli: uno dei piloti a bordo è morto.
Il governo russo ha subito convocato l'incaricato militare turco per colloqui. Il governo turco ha invece convocato gli ambasciatori di Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito e Cina per chiarimenti in merito alla vicenda. «Un atto ostile»: così il ministero della Difesa russa ha definito l'abbattimento del jet. Immediate le contromisure: l’incrociatore russo Moskva sta avanzando verso la costa di Latakia - dove si trova la base aerea russa - per rafforzare la difesa contraerea. «Saranno adottate misure per rinforzare la difesa contraerea: a tale scopo l'incrociatore Moskva, dotato del sistema contraereo Fort, analogo agli S-300, occuperà una postazione nella zona costiera di Latakia. Avvisiamo che tutti i bersagli che rappresentano per noi un pericolo potenziale saranno distrutti», ha ammonito Serghiei Rudski, capo dipartimento operativo dello Stato maggiore
L'aereo militare russo abbattuto vicino al confine con la Siria «ha violato lo spazio aereo turco per 17 secondi»: lo si afferma nella lettera inviata oggi da Ankara al Consiglio di Sicurezza Onu e al segretario generale Ban Ki-moon. Mosca dal canto suo nega lo sconfinamento. Il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov ha affermato che «il velivolo Sukhoi Su-24 stava sorvolando i cieli siriani e il territorio siriano prima di essere abbattuto dall'aviazione turca, lo sappiamo con certezza». Il presidente russo, Vladimir Putin, ha usato parole molto dure, parlando senza mezzi termini di una «pugnalata alle spalle da parte dei complici del terrorismo» ed evidenziando che l'abbattimento è un «evento che va oltre i limiti dell'ordinaria lotta contro il terrorismo» e che ci saranno «gravi conseguenze nei rapporti tra Russia e Turchia». Il leader russo ha poi chiesto polemicamente: «La Turchia vuole mettere la Nato al servizio dell’Isis?». Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha subito cancellato la sua visita in Turchia, che era prevista per mercoledì.
Mosca sconsiglia viaggi in Turchia
«La minaccia del terrorismo (in Turchia, ndr) non è inferiore a quella esistente in Egitto», ha spiegato Serghiei Lavrov. Perciò il ministero degli esteri russo sconsiglia ai propri cittadini di visitare la Turchia per motivi turistici o altri scopi. Anche il vice presidente della Duma, Nikolai Levicev, del partito Russia Giust, dichiara che è «consigliabile sospendere i voli» in Turchia «ed evacuare i russi presenti lì», dato che che «adesso è evidente il legame di Ankara con l'Isis». L'abbattimento del jet militare russo è «un atto di aggressione paragonabile all'attacco all'altro aereo russo nei cieli sopra il Sinai». Il numero due della Duma ha inoltre suggerito di ritirare l'ambasciatore russo in Turchia per consultazioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:26 pm

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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:27 pm

Atentato a Papa Wojtyla


https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato ... i_Paolo_II
L'attentato a Giovanni Paolo II avvenne mercoledì 13 maggio 1981, ad opera parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola.

Attentato al Papa mercoledì 13 maggio 1981 ore 17:17
https://www.youtube.com/watch?v=APuJ54Bf6bA


Immagine
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... tem81.jpeg

https://it.wikipedia.org/wiki/Mehmet_Ali_A%C4%9Fca
Mehmet Ali Ağca (pronuncia IPA: mehmet ali aɣ'ʤa; Hekimhan, 9 gennaio 1958) è un ex terrorista turco, condannato per l'assassinio del giornalista Abdi İpekçi e per il tentato omicidio di papa Giovanni Paolo II. In realtà non fu Alì Agca a premere il grilletto e ad uccidere materialmente il giornalista Ipekci, ma partecipò alla preparazione dell'attentato.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lupi_grigi
I Lupi grigi (bozkurtlar in turco) sono un movimento estremista nazionalista turco che ha tra i suoi fondamenti ideologici l'ideale del panturchismo (o turanismo, cioè l'unione di tutte le popolazioni di cultura turca), la xenofobia nei confronti delle minoranze etnico-religiose turche ed un generale atteggiamento militarista e parafascista.
I Lupi grigi sono ritenuti responsabili di una serie di attentanti terroristici in Turchia ed all'estero, compreso quello a papa Giovanni Paolo II. Sembra infatti che anche l'attentatore di quest'ultimo, il terrorista Alì Agca, facesse parte dei Lupi grigi.
Il gruppo è stato anche membro della rete Gladio, organizzazione Stay behind ispirata e articolata dalla CIA e dalla NATO, in collaborazione con gli Stati dell'Europa occidentale, al fine di impedire con qualsiasi mezzo ai partiti comunisti di raggiungere il potere con i mezzi democratici (operazioni sotto falsa bandiera, attentati, propaganda, diffamazione).
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:27 pm

Come ke Erdogan (el mafioxo turco musulman) el ga tratà el Papa Bergojo

Erdogan al Papa: "Sugli armeni non faccia più quell'errore"

A due giorni dalla messa in cui Bergoglio ha definito apertamente "genocidio" lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni da parte dell'esercito ottomano tra 1915 e 1916, giunge la dura replica del presidente turco: "Non permetterò che gli eventi storici siano deviati dal loro corso in una campagna contro il nostro
14 aprile 2015

http://www.repubblica.it/esteri/2015/04 ... -111954831

ANKARA - Suonano come un avvertimento, le parole che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha indirizzato al Papa rivolgendosi all'assemblea degli esportatori riunita ad Ankara. Sulla questione armena - che Bergoglio domenica scorsa, in una messa celebrata a San Pietro non ha esitato a definire il "primo genocidio del secolo scorso", mai ammesso dai turchi - "condanno il Papa e lo invito a non ripetere questo errore". Ricordando la visita compiuta in Turchia dal Pontefice nel novembre del 2014 , Erdogan ha detto che "ora, dopo le sue affermazioni, ho un'opinione diversa su di lui, sia come politico, sia come religioso".
Il presidente turco ha quindi affermato che è compito degli storici far luce su ciò che è realmente avvenuto nel 1915. "Quando i politici o i religiosi intervengono nel ruolo di storici, emergono cose senza senso come questa. Qui - ha aggiunto Erdogan - voglio ripetere il nostro appello a creare una commissione congiunta di storici e sottolineare che siamo pronti ad aprire i nostri archivi. Non permetterò che gli eventi storici siano deviati dal loro corso in una campagna contro il nostro Paese e la nostra nazione".
Contro le parole di Bergoglio, il primo Papa a parlare apertamente di "genocidio" degli armeni, tra domenica pomeriggio e lunedì, si erano già espressi diversi maggiorenti turchi, dal primo ministro al Gran Muftì responsabile del dipartimento affari religiosi, dal ministro degli Esteri al responsabile delle politiche europee. Ankara aveva convocato il rappresentante del Vaticano in Turchia e richiamato il proprio inviato presso la Santa Sede, mentre la stampa turca aveva ricordato le diverse posizioni sulla interpretazione degli eventi del 1915.
Un secolo fa, secondo gli armeni, un milione e mezzo di individui di fede cristiana della loro comunità fu sterminato dall'esercito ottomano, mentre Ankara ribatte che i numeri sono esagerati e che quelle morti vanno inquadrate nel prezzo di sangue pagato alla prima guerra mondiale. Lo scorso anno Erdogan presentò per la prima volta le "condoglianze" della Turchia ai discendenti delle vittime armene, ma nessuna ammissione sul genocidio. Il cui centenario cade il 24 aprile, giorno per il quale ad Ankara le autorità preparano il centenario del trionfo di Gallipoli, nello stretto di Dardanelli, quando un accerchiamento navale degli Alleati pianificato da Gran Bretagna e Francia per costringere l'Impero Ottomano, alleato della Germania, a ritirarsi dal conflitto si risolse in un'assedio sterile.
Ricordando le "condoglianze" di Erdogan, il Parlamento europeo, in una proposta di risoluzione al voto domani a Bruxelles, incoraggia le autorità di Ankara a trasformare "la commemorazione dei cento anni del genocidio armeno in un'importante opportunità per la Turchia di proseguire i propri sforzi, tra cui l'apertura degli archivi" e "fare i conti con il proprio passato, riconoscendo il genocidio armeno e aprendo la strada a una genuina riconciliazione tra i popoli turco e armeno". Il Parlamento europeo esorta la Turchia e l'Armenia a "procedere a una normalizzazione delle loro relazioni, ratificando e attuando i protocolli relativi all'instaurazione di relazioni diplomatiche, aprendo i confini e migliorando attivamente le loro relazioni, con particolare riferimento alla cooperazione transfrontaliera e all'integrazione economica".
Sulla questione è intervenuta anche Washington: "Il presidente Obama e altri alti esponenti dell'amministrazione hanno più volte
riconosciuto come un fatto storico che un milione e mezzo di armeni furono massacrati negli ultimi giorni dell'impero ottomano e che un pieno, franco e giusto riconoscimento dei fatti è nell'interesse di tutti", ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Marie Harf.



GENOCIDIO DEGLI ARMENI
15/04/2015 15:50
Erdogan contro il Vaticano: "Papa Francesco si è unito al fronte del male"
Il premier turco: "Potrei espellere 100mila armeni". Un gruppo di hacker rivendica l'attaccato il sito ufficiale della Santa Sede
http://www.iltempo.it/esteri/2015/04/15 ... -1.1404449

Oggi il primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan durante una riunione del partito nella quale sono stati annunciati i candidati che parteciperanno alle elezioni del 7 giugno, è stato perentorio: "Il Pontefice si è unito al fronte del male nel complotto contro il partito Giustizia e Sviluppo (Akp), la formazione islamo-conservatrice al governo". La polemica sullo sterminio degli armeni coinvolge anche l'Europa, nuovo bersaglio di Erdogan. "Qualunque decisione prenda, mi entrerà da un orecchio e mi uscirà dall'altro", ha avvertito poco prima che il Parlamento europeo votasse una risoluzione per commemorare il centenario dell'inizio del genocidio in Armenia. Stando alla bozza, nella sessione plenaria a Bruxelles l'Europarlamento chiederà alla Turchia di "continuare nei suoi sforzi per il riconoscimento del genocidio armeno" e anche "l'apertura degli archivi per accettare il passato". Il testo sostiene che per l'Europa i turchi ottomani commisero "un genocidio" ai danni degli armeni tra il 1915 e il 1917. E tuttavia è meno duro di altre risoluzioni approvate in passato in cui esplicitamente si definiva il riconoscimento turco del genocidio armeno come una "precondizione" per l'adesione della Turchia all'Ue. Questo riferimento è assente dal testo che sarà messo al voto e il documento accoglie invece come "un passo nella giusta direzione" le dichiarazioni delle massime autorità turche con cui sono state offerte le condoglianze agli armeni e sono state riconosciute "le atrocità" commesse contro gli armeni ottomani. I parlamentari europei incoraggiano i turchi a sfruttare le commemorazioni del centenario del genocidio per "creare le condizioni per un'autentica riconciliazione tra il popolo turco e quello armeno," si legge ancora nel documento. Anche gli Usa hanno sottolineato che il massacro di un milione e mezzo di armeni è "un fatto storico", ribadendo che il chiarimento di quel periodo storico è nell'interesse di tutti, "della Turchia, dell'Armenia e dell'America."Le nazioni sono più forti e possono progredire riconoscendo e facendo i conti con elementi dolorosi del loro passato", ha sottolineato la portavoce del Dipartimento di Stato, Marie Harf. Ma Erdogan sembra voler far orecchie da mercante. Nel frattempo, un gruppo di hacker turchi ha rivendicato di aver attaccato nella notte tra lunedì e martedì il sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va), messo fuori gioco per alcune ore e tornato alla normalità martedì mattina. Secondo la testata specializzata "Techworm", si è trattato di una rappresaglia - ufficiosa - di Ankara alle parole del Papa. La rivendicazione è arrivata sul profilo @YouAnonGlobal2, che fa riferimento a una delle tante sigle dell'organizzazione Anonymous, che sul sito ha presentato anche una nuova minaccia: "Continueremo".
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:28 pm

Trattamento dei Curdi

Esplode la rabbia curda: “La Turchia ci ha traditi è complice dell’Isis”
Scontri con polizia e islamisti da Istanbul a Diyarbakir: 21 morti. Kerry: Kobani non è la priorità. Il Pentagono: i raid non bastano
marta ottaviani
09/10/2014

http://www.lastampa.it/2014/10/09/ester ... agina.html

Kobane, per la coalizione anti-Isis, «non è una priorità». Le parole tombali sulle speranze dei curdi di veder arrivare rinforzi nella città assediata dagli islamisti, le ha pronunciate ieri sera il segretario di Stato americano John Kerry. Che per tutto il giorno aveva spinto Recep Tayyip Erdogan a intervenire. Troppo alte le richieste del presidente turco: una no fly zone rivolta contro il raiss siriano Bashar al Assad, un zona cuscinetto dove far confluire parte del milione e mezzo di profughi siriani ospitati in Turchia. Per gli Usa «l’obiettivo strategico è diverso»: prima di tutto colpire i centri di comando e fiaccare le capacità militari dei jihadisti «in tutta la Siria e l’Iraq». Raid, insomma, che però, ammette il Pentagono «da soli non bastano a salvare Kobani».

La divergenza fra Washington e Ankara rischia di condannare non solo Kobane. Ieri i raid alleati hanno allentato per qualche ora la morsa islamista, ma in serata l’Isis ha ricominciato ad avanzare verso il centro. La Turchia, in compenso, rischia la guerra fra bande. La Mezzaluna nelle ultime 48 ore è stata messa a ferro e fuoco da gruppi di manifestanti curdi, inferociti per la decisione di Ankara di non aiutare la cittadina curda subito la frontiera. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade di 22 città, devastando tutto quello che trovavano sul loro cammino. Il bilancio è drammatico: 21 morti, centinaia di feriti. Il dato più inquietante, è che la maggior parte delle vittime non è morta in scontri con la polizia, ma con gruppi di ultra nazionalisti o islamici, contrari alle rivendicazioni del popolo curdo.

Un clima pensante, che rischia di ricacciare la Turchia negli anni Settanta, quando gruppi di estrema sinistra ed estrema destra si ammazzavano per le strade. A Diyarbakir, nel sud-est del Paese e la città con la percentuale più alta di curdi, dopo 34 anni è entrato in vigore il coprifuoco. Stesso provvedimento per altre 5 località. Ma non è servito a nulla. Alle 18 di ieri migliaia di persone si sono riversate in piazza, con nuovi scontri con la polizia. Se il sud-est del Paese brucia, a Istanbul non sono più tranquilli: quartieri come Beyoglu, Bagcilar e Sultan Gazi sono blindati dalla polizia per evitare che si ripetano le scene di guerriglia urbana delle ultime due notti. Il rischio adesso è che il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, alimenti le violenze, che il premier, Ahmet Davutoglu ha definito «strumentali ad aumentare la tensione».

A Suruç e sul confine non si respira un clima migliore. La cittadina a 8 chilometri dalla frontiera da due sere è teatro di rivolte da parte del rifugiati curdo-siriani, stremati dalle condizioni in cui vivono, indignati con il governo di Ankara, e che accusano senza troppi giri di parole il presidente Recep Tayyip Erdogan e Davutoglu, di essere in combutta con Isis. In centinaia ieri hanno guardato Kobane da lontano. L’esercito turco ha sbarrato la strada verso il confine e quindi l’unica soluzione per avvicinarsi alla frontiera è utilizzare la campagna. «Staremo qui fino a tarda notte - spiega Mustafa - e poi proviamo a passare. Vogliamo andare a combattere. La Turchia ci ha traditi, Erdogan è un assassino sta lasciando che ci sterminino senza pietà». A Suruç la gente attende di sapere che ne sia stato dei loro cari che sono rimasti a combattere a Kobani. La giornata di ieri è stato un continuo alternarsi di colpi di mortaio e sparatorie. I raid alleati hanno creato un clima di grande euforia fra la folla, almeno per tutta la mattinata.

Ma per i curdi siriani le buone notizie sembrano essere finite qui. In serata sono arrivate le parole di Kerry. Il segretario di Stato ha anche specificato che la creazione di una no fly zone, che piacerebbe tanto ad Ankara, sarà valutata con attenzione, ma non è ancora nelle opzioni. E poco più tardi la Casa Bianca ha ribadito che la zona cuscinetto «non è in agenda». Ma proprio su quest’ultima, il presidente turco Erdogan ha incassato l’appoggio dell’omologo francese François Hollande. Kobane per il momento resiste, ma potrebbe una gioia momentanea. La Turchia si prepara a vivere giorni difficili, che forse non aveva messo in conto.


Kurdistan e de torno
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 144&t=1145

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... -curde.jpg
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:29 pm

Fondamentałixmo xlamego

Ma Erdogan sogna la rivincita islamica contro l’Occidente
Discorso al vertice dei Paesi musulmani “Ci odia e vuole soltanto sfruttarci”

maurizio molinari corrispondente da gerusalemme
29/11/2014

http://www.lastampa.it/2014/11/29/ester ... agina.html

«L’Occidente non ci ama, vuole solo sfruttare le nostre ricchezze ed è per questo che si interessa dei conflitti in Medio Oriente»: il presidente turco Recep Tayyp Erdogan sfodera contro Europa e Stati Uniti un linguaggio convergente con i gruppi islamici che sostiene, dai Fratelli Musulmani a Hamas, proiettandosi nel ruolo di leader regionale intenzionato a guidare l’ostilità più aggressiva contro gli «stranieri».

La cornice per l’exploit anti-Occidente del presidente turco è la riunione a Istanbul del Comitato permanente sulla cooperazione economica dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci) che riunisce i 57 Paesi musulmani. «Voglio dirlo apertamente - esordisce Erdogan, poche ore prima dell’arrivo di Papa Francesco - gli stranieri amano il petrolio, l’oro, i diamanti e la manodopera a basso costo del mondo islamico. Gli piacciono i conflitti, gli scontri e le dispute in Medio Oriente. Ma credetemi, noi non gli piaciamo affatto».

E ancora: «Sembrano nostri amici ma ci vogliono morti, gli piace veder morire i nostri figli, fino a quando lo sopporteremo?». Da qui l’imperativo di «risolvere da soli i nostri problemi» perché «l’unica maniera per superare le crisi del mondo islamico è unità, solidarietà e alleanza» al fine di «porre fine alla solitudine della Palestina che dura da quasi un secolo, ai massacri in Iraq e in Siria».

Proponendo l’unificazione dell’Islam contro l’Occidente Erdogan fa proprio il messaggio dei Fratelli Musulmani, sin dalla fondazione da parte di Hassan El Banna in Egitto nel 1928, i cui leader egiziani e del Golfo sono approdati in novembre a Istanbul dopo essere stati allontanati dal Qatar. Assieme a loro sono arrivati esponenti di Hamas, che ora ha in Turchia la sede di più alto profilo fuori dalla Striscia di Gaza. La recente visita del vicepresidente Usa Joe Biden ad Ankara è nata proprio dal desiderio della Casa Bianca di appurare l’entità della svolta pro-fondamentalisti di Erdogan - che guida la nazione con il secondo esercito della Nato - e la risposta è arrivata dopo l’ultimo colloquio fra i due quando il presidente turco ha commentato, riferendosi agli americani: «Li incontro sempre ma continuo a pensarla allo stesso modo, sono sensibili solo al petrolio».

L’ostilità dichiarata nei confronti dell’Occidente si somma alle misure aggressive contro ciò che più lo rappresenta - da Twitter alla moda femminile per le studentesse nei campus - trasformando la Turchia nella roccaforte di un progetto di islamizzazione del mondo musulmano che, secondo l’opposizione del Partito del popolo repubblicano, evoca i «Sultani ottomani del passato». Tantopiù che, secondo fonti di stampa turche, Erdogan gestisce un bilancio tre volte maggiore rispetto alla Regina d’Inghilterra, e lo usa per progetti faraonici come il nuovo Palazzo Bianco di Ankara e l’acquisto di jet privati per volare no-stop da Istanbul a Los Angeles.

In un Medio Oriente segnato dal progetto del Califfo Abu Bakr al Baghdadi di unificare il mondo arabo facendo leva sulla violenza più brutale, le mosse di Erdogan svelano il tentativo di diventare anch’egli un’unificatore dell’Islam, richiamandosi all’eredità dei Sultani ottomani, anch’essi «Califfi» ovvero successori di Maometto. Si spiega così la reiterata difesa della teoria della scoperta dell’America da parte dei musulmani come anche l’imminente vertice bilaterale con Vladimir Putin per trattare, da pari a pari, sulla sorte della Siria e dell’intero Medio Oriente. Perché Erdogan resta convinto che sarà il rovesciamento di Bashar al Assad a trasformarlo nella potenza di riferimento dei gruppi islamici emergenti di questo inizio secolo.
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mar nov 24, 2015 8:29 pm

Sovegnemose de Lepanto

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Lepanto
La battaglia di Lepanto (Lèpanto; chiamata Efpaktos dagli abitanti, Lepanto dai veneziani e İnebahtı in turco), detta anche battaglia delle Echinadi o Curzolari[7] , fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571[8], nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia[9], dell'Impero spagnolo[9] (con il Regno di Napoli e di Sicilia),[9] dello Stato Pontificio,[9] della Repubblica di Genova,[9] dei Cavalieri di Malta,[9] del Ducato di Savoia,[9] del Granducato di Toscana[9], del Ducato di Urbino.
La battaglia, quarta in ordine di tempo[10] e la maggiore, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.

Immagine
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... onese.jpeg
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » mer nov 25, 2015 8:04 am

Cardini: «Turchia mandante dello Stato del Califfo»
Lo storico getta ombre su Ankara, Arabia e Qatar «Hanno gli stessi nemici: curdi, Iran e Assad»
25/11/2015

http://www.iltempo.it/politica/2015/11/ ... -1.1482857

«Il ruolo della Turchia è ambiguo. O i turchi riescono a dimostrare che la loro azione era legittima, in seguito a una provocazione o a un involontario errore del pilota russo, o chiedono immediatamente scusa alla Russia o altrimenti la Russia prenderà provvedimenti, al minimo la rottura dei rapporti diplomatici». Franco Cardini, tra i massimi storici del Medioevo e analista con uno sguardo attento alle questioni mediorientali, commenta così l’ennesimo fronte di crisi che si è aperto nel già intricato scenario di quella che chiama la «guerra civile tra sunniti e sciiti».

Professore, alla luce dell’abbattimento dell’aereo russo da parte della Turchia che cosa si rischia?
«Voglio sperare che si sia trattato di un incidente. La Russia ovviamente chiederà spiegazioni e le scuse ufficiali. Certo, la diplomazia internazionale è arrivata a un livello tale che almeno le guerre ufficiali si dovrebbero evitare. Si tratta di una situazione seria però, che si potrebbe risolvere semplicemente se la Turchia ammettesse che c’è stato un equivoco, che è stato un errore. Altrimenti non so proprio che cosa potrebbe succedere».

Questo episodio ha scatenato i retroscena sul ruolo della Turchia nell’emergenza terrorismo. Da che parte sta a suo avviso?
«C’è una lotta di religione in atto nell’Islam tra sunniti e sciiti. Lotta che non è voluta dagli sciiti ma da alcuni Paesi sunniti. Per il momento la Turchia fa dichiarazioni di voler combattere l’Isis, come tutti, però in realtà non fa nulla. Ha effettuato alcuni raid, ma quando li fa spesso colpisce poi obiettivi curdi. A tutt’oggi sulla Turchia gravano responsabilità e sospetti molto gravi».

Ce ne dice uno?
«A mio avviso la Turchia è tra i mandanti dell’Isis. La Turchia, insieme con l’Arabia Saudita e il Qatar, sono fra i principali responsabili del fatto che l’Isis fino ad oggi ha lavorato impunemente».

Che tipo di asse esisterebbe tra Turchia e Is?
«La Turchia e l’Isis hanno esattamente gli stessi nemici: il presidente siriano Assad, i curdi e gli iraniani. Il fatto che il presidente Erdogan e il cosiddetto Stato islamico abbiano gli stessi nemici, li porta oggettivamente su un linea politica e militare di alleanza, non di inimicizia. Come, avendo gli stessi nemici, la Turchia possa combattere uno stato come l’Isis questo me lo domando. Certo se la Turchia facesse delle azioni chiare e dirette contro l’Is direi che, nonostante il governo turco abbia gli stessi nemici dell’Isis, prevarrebbero gli impegni con la Nato e con la comunità internazionale. Per il momento non lo ha ancora fatto. Però non ha detto nemmeno che non lo voglia fare. Da qui nasce l’ambiguità».

Chi sono dunque gli altri musulmani – e non - che stanno combattendo davvero l’Isis in quella regione?
«Nell’ordine sono l’esercito regolare siriano, i curdi – sia i peshmerga che quelli del Pkk – e i volontari iraniani. A tutt’oggi non c’è nessun altro che combatta realmente contro l’Isis. Gli oltre duemila raid rivendicati dall’alleanza occidentale contro l’Isis non hanno fatto nulla».
Eppure l’Occidente, dopo i fatti di Parigi, si sente sotto attacco. Le città europee sono militarizzate in questi giorni.
«L’essere sotto assedio è una scelta degli assedianti, in questo caso del governo di Bruxelles. Ci si può chiedere allora se sia opportuno fare delle leggi eccezionali. Credo che la linea del governo italiano di non adottare provvedimenti eccezionali sia corretta. Qui non ci sono provvedimenti di opinione pubblica da assumere ma misure di sicurezza e questo dipende dagli organismi preposti: non occorre, insomma, limitare troppo la libertà. Sicurezza vuol dire: intelligence, informazioni, infiltrazione. Queste cose non le può fare l’uomo della strada. Anzi, invitare le persone a non andare al bar, a non svolgere la propria vita, significa diminuire di pochissimo il rischio e aumentare di moltissimo la tensione, la paura e l’eventualità di reazioni impulsive».

Ricadere nel o riprendere lo scontro di civiltà?
«Non c’è alcuna guerra di religione in atto. L’unica guerra che può avere un aspetto religioso è la discordia interna, che sta diventando una sorta di guerra civile, tra il mondo sunnita e quello sciita. Al Califfo occorre fare vedere che non abbiamo paura di lui e correre un certo rischio tanto non c’è provvedimento di sicurezza che possa impedire a un terrorista di arrivare con uno zainetto carico di esplosivo. Il Califfo vuole che perdiamo la testa, che perdiamo il senso del vivere civile e che in Medioriente reagiamo in maniera inconsulta, seminando più morti innocenti possibile. Il Califfo vuol dimostrare al suo possibile bacino di utenza che il vero rappresentante dell’Islam sunnita è lui e che i veri terroristi sono gli altri che bombardano: vogliamo stare al suo gioco? E perché no, continuiamo a farci del male».

Alla manifestazione di solidarietà «Not in my name», organizzata dalle comunità islamiche a Roma, non è stato eseguito, come invece era stato annunciato, l’inno italiano. Come lo interpreta?
«Frequento tantissimi ambienti dove non si suona l’inno nazionale, anzi fino a poco tempo fa era piuttosto poco popolare fra gli italiani. Può darsi che molti dei manifestanti non fossero italiani, o siano in attesa di un riconoscimento di nazionalità: bisogna capire, del resto, che il malcontento è reciproco. Può darsi che loro non facciano tutti i passi necessari insieme, ma ho l’impressione che noi chiediamo a loro il massimo sforzo e che noi da parte nostra non ne facciamo altrettanti».

Ad esempio?
«Noi vorremmo che loro denunciassero il terrorismo: e loro dicono "sì noi lo condanniamo, ma perché voi non condannate certi bombardamenti a catena", allora immediatamente i nostri media dicono "sì, condannano però mettono tanti distinguo". Di fatto si segue la velina dettata da una famosissima pagina di Oriana Fallaci che diceva esattamente questo. Vorrei vedere noi nelle loro condizioni, se ci trovassimo davanti a un interlocutore che minimizza i nostri sforzi e che poi ignora tutto quello che subiamo».

Antonio Rapisarda
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » gio nov 26, 2015 3:45 am

Jet russo abbattuto, Obama con la Turchia Putin: "Se si dovesse ripetere reagiremo"
Lavrov rincara la dose: "Terroristi hanno usato il territorio turco per preparare gli attacchi". Medvedev parla di "azioni criminali".
25 novembre 2015

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/je ... 502a.shtml

"Se si dovesse ripetere reagiremo". Putin lancia un avvertimento alla Turchia dopo l'abbattimento del jet russo. E il ministro degli Esteri Lavrov accusa: "I terroristi hanno usato il territorio turco per preparare gli attacchi. Ma non faremo la guerra alla Turchia". Il premier Medvedev parla di "azioni criminali" mentre Obama si schiera con Erdogan: "Ankara ha il diritto di difendere la propria sovranità". In salvo il pilota sopravvissuto.
All'indomani dell'abbattimento di un Sukhoi-24 al confine con la Turchia, Mosca annuncia che continuerà i suoi raid in quella zona di frontiera e rivede il suo dispositivo tattico mentre Ankara, sollecitata anche da Washington e dalla Ue, cerca di abbassare i toni.
La Russia dispiega missili anti-aerei a confine con la Turchia - Dopo aver avvicinato alla costa siriana l'incrociatore lancia missili Moskva e deciso di proteggere i bombardieri con i caccia, oggi la Russia ha annunciato che dispiegherà i missili anti-aerei S-400 nella base di Latakia, dove nel frattempo è stato portato il secondo pilota, tratto in salvo dall'esercito siriano. "Dopo quello che è successo martedì, non possiamo escludere qualche altro incidente, ma se succederà dovremo reagire in un modo o nell'altro", ha ammonito Putin, che si prepara a ricevere al Cremlino il presidente francese Francois Hollande, al termine di una reciproca spola diplomatica. Un incontro cruciale, sul quale pesano l'abbattimento del jet russo e le accuse di Mosca ad Ankara
Le accuse ad Ankara del co-pilota e la replica della Turchia - Il premier Dmitri Medvedev ha affermato che si tratta di "una provocazione premeditata". Inoltre il co-pilota sopravvissuto ha sottolineato che non c'è stato "nessuno sconfinamento" e neanche "un avvertimento dai turchi". Le accuse sono state respinte da Ankara che ha diffuso alcune registrazioni audio come presunta prova degli avvertimenti lanciati martedì dal centro di comando della base militare di Diyarbakir.
La Russia spera ancora in una super coalizione anti-Isis - Se dopo gli attentati di Parigi il leader del Cremlino ha sperato che potesse decollare la sua idea di una grande coalizione anti-Isis con l'Occidente e i Paesi della regione, ora appare difficile immaginare Russia e Turchia nella stessa alleanza. Tanto più dopo la proposta di Hollande, subito condivisa da Lavrov, di chiudere il confine turco-siriano, lo stesso sul quale Ankara ha rafforzato il controllo aereo con 18 F16.
Ma Mosca sembra non voler perdere un'occasione unica per riconciliarsi con l'Occidente: l'ambasciatore russo a Parigi, Alexandre Orlov, ha assicurato ai media francesi che il suo Paese sarebbe pronto a costituire uno "stato maggiore comune" nella lotta all'Isis, che comprenda la Francia, gli Usa e anche la Turchia. Una coalizione, a suo avviso, "ancora possibile: torneremo a parlare con la Turchia. E' un nostro vicino, e un vicino importante".
Segnali di distensione da Ankara: "Non vogliamo un'escalation" - Segnali di distensione arrivano anche da Ankara. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha assicurato di non avere "assolutamente alcuna intenzione di provocare un'escalation dopo questa vicenda", concordando su questo punto con Obama. Sulla stessa lunghezza d'onda il suo premier, Ahmet Davutoglu: "La Russia è nostra amica e nostra vicina. Abbiamo fornito alle autorità russe le informazioni necessarie sul jet" abbattuto, "non vogliamo un'ulteriore escalation. I canali di comunicazione restano aperti".
A rompere il ghiaccio è stato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che ha telefonato a Lavrov e, pur giustificando l'abbattimento del jet, ha espresso le condoglianze e il rammarico per l'accaduto. I due dovrebbero incontrarsi a breve, forse a Belgrado, secondo fonti di Ankara, ma Lavrov per ora non conferma.
Entrambi i Paesi non hanno alcun interesse di farsi una "guerra" - Sullo sfondo di una crisi economica che attanaglia entrambi i Paesi, neppure la Russia è interessata davvero a privarsi di un partner commerciale ed energetico di primo piano. E Putin dovrà forse prendere atto di aver sottovalutato gli interessi di Ankara in un conflitto che, prima di essere una crisi internazionale, è una crisi regionale dove la Turchia gioca il suo ruolo indipendentemente dalle grandi potenze e non rinuncia a proteggere ai suoi confini la minoranza turcofona dei turcomanni siriani, anche in funzione anti-curdi.
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Re: No a ła Turkia ente l'Ouropa Onida, mi no me fido

Messaggioda Berto » gio nov 26, 2015 10:34 pm

La Russia «chiede l’acconto» alla Turchia: uccide il capo dei turcomanni e anche il Turkish Stream
E in Siria schiera gli S-300
Di Massimiliano Greco -
nov 26, 2015

http://www.opinione-pubblica.com/2015/1 ... ish-stream

La Russia non intende cadere nelle provocazioni turco-americane e colpisce la Turchia in maniera indiretta (si fa per dire) ma ripetutamente (e ancora non è finita).
Dopo aver bombardato per otto ore consecutive le postazioni dei terroristi turcomanni (legati a doppio filo con Ankara) terrorizzandoli, e uccidendo anche il generale Rashid Bagdash, cioè colui che ha guidato l’azione terroristica che ha portato all’abbattimento del caccia Su-24, nonché alla morte del pilota Oleg Peshkov e del soldato della squadra di soccorso Alexander Pozynich.
La Russia, per bocca di Putin, ha annunciato che schiererà in Siria, attorno alle proprie basi, il micidiale sistema antiaereo S-300, che fornirà ulteriore protezione ai suoi bombardieri, che inoltre verranno scortati da caccia.
La Turchia non solo rifiuta di scusarsi, ma anzi chiede che sia la Russia a farlo. Ankara ha accolto con rabbia questa operazione di antiterrorismo, intimando alla Russia di smetterla di “bombardare civili” (sic!). Erdogan ha anche affermato che in futuro qualunque altro velivolo che violerà lo spazio aereo turco verrà abbattuto.
La Russia insiste nel dire, prove inoppugnabili alla mano, che quello turco è stato un agguato premeditato.
In ogni caso, l’azione di oggi non è e non sarà la sola ritorsione russa. Innanzitutto, vi sono una serie di iniziative economiche alcune delle quali sono già state adottate spontaneamente dai cittadini e dai negozianti, come il boicottaggio dei prodotti turchi. In aggiunta, Medvedev ha ordinato che entro due giorni venga preparata una lista di possibili misure economiche dirette contro la Turchia. Fra e restrizioni possibili vi sono quelle relative ai beni di consumo e alle transazioni finanziarie, e si parla in generale di embargo alimentare.
Oggi un convoglio turco, che probabilmente trasportava armi, è stato distrutto in modo misterioso nel Nordovest della Siria. Si ipotizza un bombardamento aereo, ma ancora non si ha né la certezza che sia davvero tale, né tanto meno di chi sia opera. Alcuni ipotizzano un ritorsione russa, ma è presto per dirlo.
Intanto 60 uomini d’affari turchi sono stati arrestati in Russia e detenuti per un giorno, perché facevano affari usando però un visto turistico. A breve verranno rimandati in patria.
In ogni caso, la mossa che fa davvero male alla Turchia è la fine del progetto Turkish Stream.
Il Ministro dello Sviluppo Economico russo ha dichiarato che il progetto del gasdotto turco rientra nelle misure restrittive introdotte nei confronti della Turchia.
“Questo progetto non è diverso da qualsiasi altro, stiamo parlando della nostra cooperazione di investimento [con la Turchia] e, proprio come qualsiasi altro progetto, rientra nella legge sulle misure economiche speciali” ha detto il Ministro.
La costruzione del Turkish Stream era stato programmato per iniziare nel mese di giugno, ma venne rinviato in attesa di un accordo formale.
Le restrizioni nei confronti di Ankara possono includere anche la centrale nucleare di Akkuyu, che è attualmente in costruzione nella provincia meridionale di Mersin in Turchia.
Il ministro ha anche osservato che le restrizioni nella comunicazione aerea possono includere i voli di linea e charter.
Erdogan ha dichiarato che la reazione del Cremlino per l’incidente è “emozionale” e “sconveniente.”
Massimiliano Greco
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