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Messaggioda Berto » ven mar 11, 2016 7:50 am

Boicotta chi? Lettera agli accademici italiani | di Gabriele Levy
10 marzo 2016
http://www.linformale.eu/boicotta-chi-l ... riele-levy

Gabriele Levy, fondatore della Software University di Torino, ha scritto una lettera aperta agli accademici che hanno firmato l’appello al boicottaggio contro il Technion di Haifa. All’epoca, 31 gennaio 2016, i sottoscrittori erano 168. Poi sono purtroppo aumentati, dimostrando come il mondo accademico e intellettuale italiano (e non solo) sia schiavo di certe ideologie.
La lettera di Gabriele Levy, ricondivisa ieri, è pertanto ancora attuale. La riportiamo interamente

Cari amici, ieri è apparsa sul web una nuova campagna di boicottaggio contro il Technion, il Politecnico di Haifa (Israele), campagna che è stata firmata da 168 docenti e ricercatori accademici italiani.

La campagna è dotata di un appello dove vengono spiegate le motivazioni del boicottaggio. Il mio problema è che comincio a non capire una cosa: chi dobbiamo boicottare? Dalla TV ho appreso nei mesi scorsi che bisogna segnalare e boicottare i prodotti israeliani provenienti dai territori occupati, mentre per le strade della mia città vedo manifesti che invitano a boicottare Israele in generale. Ora un gruppo di 168 accademici ci dice che dobbiamo boicottare il Technion. Comincio a sentire un pò di confusione. Ecco, vorrei dire a questi 168 accademici che prima di dare un giudizio su qualcosa, è bene che si informino su quella cosa. Lasciando da parte la millenaria disputa dei territori contesi o occupati, ed anche quella di chi c’era prima e cosa c’era dopo, vorrei raccontare ai 168 accademici che cosa è il Technion, oggetto del loro boicottaggio, visto che ho avuto il piacere di laurearmi al Technion in Ingegneria Informatica ed Ingegneria Gestionale, nei lontani anni ‘80. Il Technion è un Istituto Tecnologico che comprende 18 facoltà di ingegneria e medicina, biologia ed architettura, fisica e chimica, in cui circa 1200 docenti insegnano a 13000 studenti materie tecnologiche e non solo. Nel Technion studiano studenti di tutte le etnie e le religioni, circa il 20% degli studenti è arabo, e naturalmente ci sono anche ebrei, buddhisti ed anche tanti atei. Questa è la fotografia del Technion oggi:

Il Technion di Haifa. Vista aerea.
...


Tra i vari palazzi di questa città-studi ci sono le facoltà universitarie, le case dello studente, le mense , le biblioteche la piscina, il campo da calcio e le sale informatiche. Il Technion è stato fondato nel 1912, ma l’erogazione dei corsi è iniziata solo nel 1923. Il primo rettore del Technion si chiamava Albert Einstein.

Eccolo in ispezione al Technion nel 1925:
Albert Einstein al Technion. 1925
...

Nel 1962 al Technion apre la Facoltà di Informatica. Nel 1969 quella di Ingegneria Biomedicale. Nel ranking mondiale delle università tecniche, il Technion è posizionato al posto numero 29. Diversi sono i premi Nobel usciti da questa scuola. Migliaia sono le invenzioni inventate in questa scuola, e milioni sono i posti di lavoro creati da tecnologie nate in questa scuola. Negli anni ‘80 frequentai il Technion per sei anni. In una delle costruzioni c’era un corridoio con tanti uffici con porte aperte e dentro due sedie e un tavolo. Il corridoio si chiamava “Incubator”, incubatore. Li nell’incubatore, chiunque si poteva presentare con una idea di business ed il sistema scuola gli dava una sede, un micro budget, un ricercatore di fondi (oggi si chiamano Seed Capital), uno o più persone di supporto per sviluppare l’idea. Se l’idea prendeva piede, l’ufficio si spostava in una zona industriale più o meno vicina, liberando cosi’ un micro ufficio per la prossima idea. Se fate un giro per la zona industriale di Haifa, vedrete palazzi che si chiamano Google e Microsoft, Facebook e Intel, Yahoo e Waze. Mica noccioline… Oggi questa roba si chiama “startup economy”, ed è la cosa più rivoluzionaria che sia successa nella storia del pensiero economico dopo la definizione del plusvalore da parte di “Carletto” Marx. L’economia delle startup ha infatti dimostrato che lavoro e ricchezza si sviluppano la dove c’è innovazione e tecnologia, ricerca e sviluppo, diversità e disciplina organizzativa. Può darsi che 168 accademici italiani vogliano boicottare il Technion, ma vorrei far notare loro una cosa: probabilmente ognuno di loro usa un computer o cellulare dove vi sono dentro decine se non centinaia di prodotti e algoritmi israeliani, magari realizzati proprio dal Technion e dai suoi laureati. Se comprate un prodotto in una farmacia italiana, avete il 10% di probabilità di comprare un prodotto israeliano, magari realizzato proprio dai tecnici usciti dal Technion. Se vai in ospedale, rischi che ti salvino la vita con un macchinario o un software israeliano, inventato proprio al Technion… Negli ultimi anni le campagne di boicottaggio hanno fatto molti danni, soprattutto ai palestinesi, quelli che lavoravano nelle fabbriche boicottate. Ad esempio alcune settimane fa 90 famiglie palestinesi hanno perso il lavoro che li sosteneva, quando, grazie proprio al boicottaggio, la fabbrica israeliana Sodastream ha dovuto chiudere i battenti. Ora che volete boicottare il Technion, sappiate che anche li c’è gente di tutte le etnie e le religioni che non ha nessuna voglia di perdere il proprio posto di lavoro, per cui se ne strafrega altamente del vostro boicottaggio: un mese fa il Technion ha aperto una mega sede in Cina, e migliaia di cinesi ed altri asiatici vengono a imparare come si crea innovazione in Israele. E ben vengano anche gli accordi tra le migliori università italiane ed il Technion, e auguriamoci che i risultati della collaborazione tecnologica Italia-Israele diano presto importanti frutti che creino sviluppo e lavoro per i due popoli e per il mondo intero. E mi chiedo però una sola cosa: voi 168 accademici, siete in Italia, che vista da Israele è un bellissimo posto, e da li a qui o da li alla Siria, più o meno è la stessa distanza. Io non so che cosa vi raccontano nei media oltre al fatto che i soldati israeliani mangiano i bambini arabi, ma a pochi chilometri da qui, in Siria, sta succedendo da anni un massacro che non si allontana molto da un paio di mesi di Auschwitz. In Siria ci sono stati 300 mila morti e dieci milioni di profughi negli ultimi anni. Noi israeliani abbiamo costruito un ospedale da campo al confine siriano, dove 1653 siriani feriti sono sinora venuti a farsi curare. Inoltre vi sono nel paese organizzazioni umanitarie che collaborano alacramente con i nuovi campi profughi che sono sorti, ad esempio, in Giordania e diamo anche una mano con team paramedicali sull’isola di Lesvos.
Voi 168 accademici italiani, che cosa state facendo di realmente operativo per aiutare la tragedia umanitaria che si sta svolgendo in quel luogo che era chiamato “Siria”? Avete boicottato Assad, che ha fatto gettare barili riempiti di dinamite sui condomini dei propri concittadini a Damasco? Avete protestato per le strade di Milano quando l’ISIS ha massacrato migliaia di Yazidi e Cristiani? Avete manifestato contro i bombardamenti turchi che stanno uccidendo centinaia di curdi? Vi state muovendo contro l’impiccagione di centinaia di gay all’anno in Iran? No, non vi state muovendo, voi vi svegliate solo quando si può accusare Israele o gli Stati Uniti. Avete lasciato il terreno libero a Salvini. Quando vedo Salvini protestare contro l’impiccagione dei gay, mi rendo conto che in Italia la destra si e’ presa il ruolo della sinistra…. Come se protestare contro gli Ayatollah fosse “di destra”: Salvini quando dice NO alla Shariya, è più di sinistra di chi non la vuol veder arrivare. Protestare contro l’integralismo islamico non è di destra, ma è una azione di sinistra: l’integralismo islamico, la Shariya, e’ la piu’ depravata, fascista, nazista, totalitaria e pericolosa legislazione diffusa al mondo. E protestare contro il fascismo non è di destra. La Shariya è di destra, non Salvini o Geert Wilders. Allora, cari 168 accademici, vi auguro solo che i vostri nomi non diventino famosi come quelli degli “scienziati” italiani che firmarono il “Manifesto della razza” nel lontano 1938…
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Messaggioda Berto » dom mar 13, 2016 7:54 am

UN ALTRO SCHIAFFONE MADE-IN-ISRAEL AL BDS

Israele venderà il suo gas alla Striscia di Gaza. E’ pazzesco ma è così.
Dopo sette anni di negoziati segreti il cui ritardo è legato alle ultime due operazioni militari che hanno coinvolto Israele con Hamas, il Quartetto – Nazioni Unite, Unione Europea, Usa e Russia – ha coordinato l’accordo garantendo che pagherà il futuro gasdotto che collegherà Israele a Gaza per consegnare una fornitura pari a 50 milioni di dollari l’anno. In passato, era stato il Qatar a proporsi per la costruzione del gasdotto e per il pagamento delle forniture ma nei fatti l'intenzione si è rivelata lettera morta.

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 4751368553
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Messaggioda Berto » mer mar 16, 2016 4:36 pm

MINISTRO INGLESE: È LO STESSO BDS AD USARE METODI DA APARTHEID

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9111127117

Non ha utilizzato mezze misure Michael Gove, Segretario di Stato della Giustizia inglese, per condannare le attività del movimento BDS. Lanciando un attacco senza precedenti, i ministro ha accusato i boicottatori seriali di diffondere menzogne antisemite e di usare metodi di Apartheid contro Israele, durante una conferenza sull'antisemitismo che si è tenuta a Berlino. "Israele si trova ad affrontare un pregiudizievole e sistematico attacco alla propria esistenza", ha affermato Gove, "il movimento BDS, che sostiene di lavorare contro l'Apartheid, di fatto utilizza metodi si Apartheid escludendo i docenti ebrei, boicottando i prodotti ebraici e delegittimando il commercio degli ebrei".
"Sta a noi - ha aggiunto - mostrare solidarietà agli ebrei e al loro diritto ad una sovranità nazionale".
Facendo eco a Gove, è intervenuta l'ex Ministro degli Esteri d'Israele Tzipi Livni che ha ricordato come l'antisemitismo vesta la maschera da critica alla politica israeliana; "BDS ha seguito perché la gente con capisce che il movimento non sussiste per difendere i palestinesi e neanche si occupa di protestare contro specifiche politiche israeliane - ha commentato - è piuttosto volto a contrastare l'esistenza stessa dello Stato d'Israele". La Livni ha poi aggiunto che invece di dare la possibilità al BDS di isolare Israele, bisogna fare il possibile per isolare il BDS.
Ad aprire il convegno è stato invece il Ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier che ha ricordato quando la Germania abbia vissuto momenti di shoccante antisemitismo durante l'Operazione Margine di Difesa di due anni fa.


IL SEGRETARIO DI STATO BRITANNICO PER LA GIUSTIZIA: "IL BDS COMMETTE UN CRIMINE PEGGIORE DELL’APARTHEID"

https://www.facebook.com/padregabrielit ... 5750515445

Il Segretario di Stato britannico per la Giustizia, Michael Gove, si è scagliato questo lunedì contro il movimento BDS, definendolo la nuova manifestazione di un odio antico. Ha affermato che "L’antisemitismo è cambiato, ed ora trova la sua espressione in opposizione all’identità collettiva del popolo ebraico e all’esistenza dello Stato di Israele".

Nel suo discorso alla terza serata di gala annuale "Algemeiner Jewish 100" a New York, il Segretario di Stato britannico per la Giustizia ha detto: "In tutto il mondo, i nuovi antisemiti si riuniscono nel movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni - il movimento BDS. E le persone che ne fanno parte hanno l’ardire di paragonare Israele al Sud Africa dell’apartheid, anche se Israele è un Paese che dà a tutti i suoi cittadini - qualunque sia il loro ambiente, qualunque sia la loro etnia - un voto e una voce. Un Paese con politici arabi nella Knesset e un avvocato arabo nella Corte Suprema."

"Ma peggio ancora - peggio di calunniare lo Stato di Israele - il movimento BDS, esortando al boicottaggio mirato di prodotti fabbricati da ebrei, esortando all’esclusione dello Stato ebraico e al rifiuto del commercio ebraico e del pensiero ebraico, in realtà commette un crimine peggiore dell’apartheid. Reintroduce nel nostro mondo e nella nostra società un pregiudizio contro gli ebrei a livello collettivo che avrebbe dovuto essere scomparso generazioni fa dalla faccia della terra."

Chiedendosi retoricamente perché questo sia così importante per gli ebrei come per i non ebrei, ha dichiarato: "Perché, come ha sottolineato il rabbino capo del Regno Unito, ‘quello che comincia con gli ebrei non finisce mai con gli ebrei’."

"Tutti i Paesi in cui sta crescendo l’antisemitismo, sono Paesi che stanno andando verso le tenebre," ha concluso.

FONTE: Algemeiner
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Messaggioda Berto » mer mag 18, 2016 5:26 am

A destra: la Francia appoggia il boicottaggio dei prodotti israeliani dei territori contesi e chiude un occhio sui tipici prodotti dei terroristi islamici
La nuova commedia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Informazione Corretta
Roberto Ramella: r.ramella@dgtmedia-no.spam.com

http://www.informazionecorretta.com/mai ... s.facebook

Cari amici,

in questi giorni si sta recitando una nuova commedia di varietà nel teatrino diplomatico intorno a Israele, sempre attivo per la gioia di coloro che pensano che nel bagno di sangue che ha coinvolto tutto il Medio Oriente arabo il problema non siano le guerre fra le fazioni islamiche, il terrorismo sempre islamico, il genocidio delle popolazioni cristiane sopravvissute, l'uso delle armi chimiche che Assad ha ripreso a fare in pieno spregio non solo del diritto internazionale, ma dei patti con la comunità internazionale (http://www.theguardian.com/world/2016/m ... ed-nations ) senza obiezioni da parte di nessuno, né l'imperialismo iraniano, che ha ormai conquistato tre paesi arabi (Iraq, Siria, Libano) e minaccia gli altri - no, il problema è la pretesa dell'Autorità Palestinese di ottenere da Israele tutto il territorio al di là della linea verde senza garanzie di sicurezza o contraccambi di sorta; o piuttosto, come la mettono loro, il rifiuto di Israele di fare “le necessarie concessioni” cioè di mettere a rischio la sua stessa esistenza, senza garanzie, solo per “riprendere il processo di pace”.

Questa nuova commedia ha un autore, il presidente francese Hollande. Approfittando dell'assenza americana dovuta alla campagna elettorale o forse alla consapevolezza diffusa, anche nel mondo politico di Washington, che ogni mossa di Obama si conclude in un disastro, Hollande ha deciso di giocare la carta mediorientale forse per far risalire la sua popolarità che è ai minimi storici e naturalmente per ribadire l'ammaccata grandeur francese. Ha scelto cioè di convocare per fine maggio una conferenza internazionale sul conflitto israelo-palestinese con questa bizzarra trovata, di non farvi partecipare gli interessati (http://www.reuters.com/article/us-israe ... SKCN0XI26T ). Non solo insomma si vuole evitare la sola strada ovvia e legale nel caso di conflitti internazionali, che è la trattativa fra le parti, ma proprio le si lascia fuori dalla porta. E' una mossa neocoloniale, in cui delle autonominate grande potenze dovrebbero decidere loro al posto degli interessati: una cosa così azzardata che neppure le grandi potenze vere, Usa e Russia, hanno mostrato la minima voglia di entrare in scena. Kerry per esempio ha spiegato che purtroppo nei giorni programmati per la conferenza aveva altri impegni, e richiesto di dare delle disponibilità alternative si è distratto e non ha risposto... (http://hamodia.com/2016/05/15/france-de ... ce-kerry-2 ).

Incurante dell'evidente perplessità internazionale, Hollande ha deciso di andare avanti e ha spedito il suo ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault in tournée fra Israele e Autorità Palestinese per ottenere il consenso degli interessati alla conferenza da cui li si vorrebbe escludere. Muhammed Abbas naturalmente ha accettato con entusiasmo, perché tutto ciò che mette in crisi lo status quo e mette in difficoltà Israele gli va bene.

Netanyahu ha fatto notare ad Ayrault che Israele aveva molte difficoltà a considerare l'iniziativa francese come equilibrata e gli ha fatto notare che la Francia appena una settimana fa aveva votato una mozione all'Unesco in cui si nega qualunque rapporto del mondo ebraico con Gerusalemme e il Monte del Tempio, uno dei numerosi scempi della storia e del buon senso che l'agenzia dell'Onu che dovrebbe occuparsi della cultura commette contro Israele. Non è certo una novità, la retorica folle che nega i dati storici per la causa “antimperialista” della “Palestina” sono prodotti senza sosta dalle agenzie internazionali e in particolare dall'Unesco. Il fatto è che questa volta la negazione della storia del popolo ebraico (e anche implicitamente della narrazione evangelica dei cristiani) porta anche la firma della Francia. (http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.719649 ).

Dopo il voto Hollande si è affrettato a definirlo “un equivoco” (http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.719567 ) e il suo primo ministro Valls (molto migliore di lui, perché a sua differenza certamente non è antisemita) ha dichiarato che gli dispiaceva (http://www.lemonde.fr/politique/article ... 23448.html ). Lo stesso hanno fatto alcuni altri politici francesi. Ma la politica internazionale non è una lite da comari in cui a una può scappare una parola di troppo. I casi sono due: o la negazione dei diritti storici del popolo ebraico sulla terra di Israele e su Gerusalemme sono la politica francese; oppure la diplomazia francese è del tutto incapace e prende posizioni a casaccio su temi delicatissimi. E' abbastanza chiaro che (al di là delle frasi più o meno “infelici” o meglio grottesche), la prima ipotesi è molto più probabile. Ma anche la seconda è inquietante.

In ogni caso Netanyahu ha dichiarato a Ayrault che Israele non si fida della conduzione francese di una conferenza sul Medio Oriente, la considera di parte e che non intende accettarne i risultati. Inutile dire che Hollande ha fatto replicare che la Francia intende andare avanti lo stesso (http://www.timesofisrael.com/french-min ... -jerusalem ). Ecco, la nuova commedia sul Medio Oriente (o la nuova tappa dell'assedio diplomatico) è preparata e il sipario si aprirà probabilmente fra un paio di settimane. Siamo tutti avvertiti, non mancheranno le dichiarazioni solenni e la pretesa di agire in nome della pace e dell'umanità. Non preoccupatevi, sono battute comiche, scritte per emozionare gli aficionados. Peccato solo che Hollande, il presidente che scappava in vespa dalla residenza ufficiale per andare a trovare l'amante, sia un pessimo attore.
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Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 4:03 am

Perché il movimento BDS distrugge il futuro Stato palestinese
di Fred Maroun
18 maggio 2016
Pezzo in lingua originale inglese: Why the BDS Movement is Destroying a Future Palestinian State
Traduzioni di Angelita La Spada

http://it.gatestoneinstitute.org/8077/b ... alestinese

Israele avrebbe potuto rispettare le regole arabe ed espellere tutti gli arabi dei territori che ha occupato, ma non lo ha fatto. Proprio perché Israele ha rispettato i diritti umani degli arabi, e nonostante fosse contro il suo stesso interesse, lo Stato ebraico ha fornito ai palestinesi una piattaforma da cui cercare di distruggere Israele.

Si può solo sperare che i palestinesi, come l'Egitto e la Giordania, decideranno presto di vivere in pace con un vicino che ha dimostrato di trattarli molto meglio di come li trattano i loro stessi "fratelli arabi" – tutto sommato, non così male. Si può solo sperare che i leader palestinesi inizieranno a promuovere una cultura di pace anziché una cultura dell'odio.

Dal quando Israele ha dichiarato la propria indipendenza, una delle principale tattiche usate dagli arabi è stata quella di sfruttare il tallone di Achille degli ebrei: la loro cultura altamente sviluppata, che rispetta e valorizza la vita e il sostegno offerto ai diritti umani.

Essendo io di origine araba, conosco bene lo stereotipo arabo sull'Occidente e Israele, secondo il quale essi sono deboli perché si preoccupano della vita della loro popolazione e desiderano rispettare i diritti umani dei loro nemici. Nelle parole di Golda Meir: "Noi possiamo perdonare agli arabi il fatto che uccidono i nostri figli, ma non perdoneremo mai il fatto che costringono a uccidere i loro figli".

Fino a oggi, il comportamento di Israele si è conformato a questo stereotipo arabo, come nel caso della tecnica detta "bussare sul tetto" utilizzata a Gaza, in base alla quale i soldati israeliani avvertono i residenti di evacuare gli edifici usati per scopi militari prima di colpirli, ma parlando con i sionisti pare che questo atteggiamento stia cambiando. Se è vero che gli ebrei daranno sempre valore alla vita, la loro determinazione a contenere le perdite dei nemici e rispettare i loro diritti umani a oltranza potrebbe venire meno e saranno i palestinesi a rischiare di farne le spese.

Durante la guerra d'Indipendenza, la parte araba assicurò che non un solo ebreo sarebbe rimasto a vivere nel lato arabo delle linee armistiziali del 1949, ma a un gran numero di arabi fu permesso dagli ebrei di restare nel lato israeliano. Oggi, questi arabi costituiscono il 20 per cento della popolazione israeliana.

Il rispetto mostrato da Israele per i diritti umani degli arabi che vivono nello Stato ebraico è stato utilizzato dagli arabi contro Israele. L'idea della presenza di ebrei nei territori arabi è demonizzata e qualsiasi tentativo di "normalizzare" i rapporti con gli ebrei viene scoraggiato in modo aggressivo.

Al contrario, gli arabi che vivono in Israele hanno sempre eletto parlamentari arabi, anche quelli antisionisti che appoggiano apertamente i terroristi palestinesi. Se Israele espellesse questi politici dalla Knesset – come una proposta di legge intende fare – sarebbe accusato dall'Occidente di essere antidemocratico, ma se non li espellesse verrebbe visto come debole dagli arabi.

Durante la guerra dei Sei giorni del giugno 1967 – una guerra difensiva condotta contro gli eserciti arabi, tra cui quelli della Giordania e dell'Egitto – Israele si estese in vaste aree di terra araba, come la penisola del Sinai, la Cisgiordania e Gaza. Ma subito dopo propose di restituire quei territori in cambio del riconoscimento e della pace. Meno di tre mesi dopo, il 1° settembre 1967, la risposta arrivò nella forma dei famosi "tre no" della Conferenza di Khartoum: no alla pace con Israele, no al riconoscimento di Israele, no ai negoziati con Israele.

Israele avrebbe potuto rispettare le regole arabe ed espellere tutti gli arabi dei territori che ha occupato, ma non lo ha fatto. Proprio perché Israele ha rispettato i diritti umani degli arabi, e nonostante fosse contro il suo stesso interesse, lo Stato ebraico ha fornito ai palestinesi una piattaforma da cui cercare di distruggere Israele.

Oggi, il movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) continua ad applicare ipocritamente la regola dei due pesi e due misure in un tentativo evidente di eliminare Israele. I suoi leader hanno dichiarato senza mezzi termini che non sono interessati a una soluzione dei due Stati. Vogliono uno Stato arabo al posto di Israele. Essi contano sul presupposto che prima o poi Israele sarà costretto ad annettere la Cisgiordania e dare la cittadinanza israeliana a tutti i suoi abitanti. Dopo questo, la distruzione di Israele come Stato ebraico sarebbe solo una questione di tempo.

La sensazione dominante da parte sionista è che la soluzione dei due Stati accettata dalla maggior parte degli ebrei sin dagli anni Quaranta come etica oggi non funziona affatto. La stragrande maggioranza dei sionisti dà la colpa di questo all'inesorabile rifiuto arabo di accettare una soluzione del genere e al fatto che nel momento in cui sono state avviate trattative in proposito, i palestinesi non abbiano mai pensato di formulare una contro-offerta ragionevole. Anche il presidente dell'Autorità palestinese Mahmous Abbas, presumibilmente il leader più moderato dei palestinesi, non ha mai accettato una soluzione a due Stati che non includesse un "diritto al ritorno" palestinese, che porterebbe a uno Stato completamente arabo accanto a uno Stato a maggioranza araba: un altro modo per tentare di distruggere lo Stato ebraico.

Messo con le spalle al muro, Israele dovrà prima o poi scegliere se rinunciare allo Stato ebraico o abbassare i suoi standard di tutela dei diritti umani dei palestinesi. Sembra sempre più chiaro che gli israeliani non sceglieranno la prima opzione. Al loro posto, non lo farei neanche io. Un segnale in tal senso sono due proposte di legge volte rispettivamente a espellere le famiglie dei terroristi e i membri della Knesset che appoggiano apertamente i terroristi.

Alan Dershowitz, l'avvocato americano difensore dei diritti umani, ha ripetutamente avvertito che il movimento BDS sta vanificando la prospettiva di una soluzione dei due Stati, inducendo i leader palestinesi a credere che non hanno alcun bisogno di scendere a compromessi. Dershowitz non ha osato dire cosa accadrebbe se il BDS proseguisse sulla strada intrapresa. Ha però fatto una previsione generale e ovvia che si arriverebbe a "più guerre, più morti e più sofferenza".

Se questa tattica continuasse, Israele potrebbe spostarsi a destra del suo attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu, ed eleggere un governo per il quale il rispetto dei diritti umani palestinesi è una priorità minore. Un governo del genere sarebbe molto meno riluttante di Netanyahu all'idea di espandere gli insediamenti in Cisgiordania e a rispondere brutalmente agli attacchi terroristici, rendendo così la vita dei palestinesi molto più difficile e danneggiando seriamente i sogni di uno Stato palestinese.

I sostenitori del BDS sembrano basarsi sulla convinzione che Israele non lo farebbe mai, ma si sbagliano per svariati motivi:

Gli ebrei di Israele non saranno disposti a suicidarsi. Finora, ogni volta che si sono rifiutati di adottare approcci contrari alla tutela dei diritti umani, queste decisioni non sono state fatali per Israele. La soluzione di uno Stato unico con diritti uguali per tutti sarebbe invece fatale per Israele e la maggior parte degli ebrei di Israele non l'approverà.
Israele vede che nel resto del Medio Oriente è attuata impunemente una pulizia etnica – da quella degli ebrei a quella dei cristiani e tutti gli altri gruppi – e vede anche che l'Occidente non intraprende alcuna azione concreta per impedirlo.
Gli israeliani sanno che gli arabi maltrattano i palestinesi da quasi 70 anni, pertanto i paesi arabi non rischieranno di perdere altre guerre per il bene dei palestinesi, che in ogni caso disprezzano (sempre che gli arabi divisi siano comunque in grado di formare una possibile coalizione contro Israele).
Uno dei fattori che attualmente frenano l'ala destra di Israele è il rischio di perdere il sostegno dell'Occidente. Tuttavia, con la crescita del movimento BDS, Israele potrebbe pensare di aver perso in ogni caso l'appoggio occidentale e che non ci sia più niente da perdere.

Da quasi 70 anni gli arabi conducono un gioco molto pericoloso, contando sugli scrupoli degli ebrei per trasformare ogni sconfitta in una vittoria parziale. Nel corso della storia, coloro che perdono le guerre – in particolare le guerre che essi stessi hanno iniziato – sono costretti a vivere secondo le regole del vincitore. Ma gli arabi hanno sempre rifiutato di vivere secondo le regole degli israeliani così come hanno rifiutato costantemente una soluzione intermedia come quella dei due Stati, che sarebbe stata ragionevole per entrambe le parti. Si può solo sperare che i palestinesi, come l'Egitto e la Giordania, decideranno presto di vivere in pace con un vicino che ha dimostrato di trattarli molto meglio di come li trattano i loro stessi "fratelli arabi" – tutto sommato, non così male. Si può solo sperare che i leader palestinesi inizieranno a promuovere una cultura di pace anziché una cultura dell'odio.

Fred Maroun è un giornalista canadese di origine araba orientato a sinistra, scrive tra l'altro per New Canadian Media. Maroun ha vissuto in Libano dal 1961 al 1984.
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Messaggioda Berto » lun mag 30, 2016 8:55 pm

Fiom, Cobas e Arci per il boicottaggio d’Israele
di Giulio Meotti | 27 Maggio 2016

http://www.ilfoglio.it/occidentalia/201 ... e_c158.htm

Hanno firmato anche sigle sindacali come la Fiom e i Cobas, oltre ad associazioni come l’Arci e movimento di protesta contro il Muos, l’appello di 350 organizzazioni europee per il boicottaggio di Israele in Europa. Tanti le associazioni italiane "pacifiste". Nel 1982, la Cgil promosse il blocco di navi e aerei da e per Israele. "Ha sempre un significato, per il movimento sindacale italiano, organizzare un boicottaggio, azione e lotta politica, solidarietà internazionale, rifiuto ad essere spettatori passivi di fronte ad avvenimenti internazionali di eccezionale gravità", disse Lucio De Carlini, segretario generale della federazione trasporti Cgil.

Per otto giorni non partirono voli per Tel Aviv dagli aeroporti italiani. Furono boicottate anche le due navi israeliane nel porto di Livorno. Quando un volo della compagnia israeliana El Al atterrò a Fiumicino, i passeggeri dovettero raggiungere a piedi il terminale. Nella manifestazione sindacale per il Libano si udirono per la prima volta slogan su “Nazi-Israele”, con la tramutazione della stella di David (la stessa che portavano sulla giubba i deportati) in croce uncinata. Per la prima volta, i rappresentanti dei sindacati e delle organizzazioni operaie israeliane furono esclusi dalle iniziative internazionali della sinistra, subendo il ricatto arabo-islamico che preconizzava la distruzione dello stato ebraico. Trent’anni dopo, siamo ancora lì.
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L'Ouropa fiłoxlamega e antisemita ła boicota Ixraełe, mi no

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 9:11 pm

Bds distrugge futuro Stato palestinese
(*) Gatestone Institute
20 maggio 2016

http://www.opinione.it/esteri/2016/05/2 ... 20-05.aspx

Dal quando Israele ha dichiarato la propria indipendenza, una delle principale tattiche usate dagli arabi è stata quella di sfruttare il tallone di Achille degli ebrei: la loro cultura altamente sviluppata, che rispetta e valorizza la vita e il sostegno offerto ai diritti umani. Essendo io di origine araba, conosco bene lo stereotipo arabo sull’Occidente e Israele, secondo il quale essi sono deboli perché si preoccupano della vita della loro popolazione e desiderano rispettare i diritti umani dei loro nemici. Nelle parole di Golda Meir: “Noi possiamo perdonare agli arabi il fatto che uccidono i nostri figli, ma non perdoneremo mai il fatto che ci costringono a uccidere i loro figli”.

Fino ad oggi, il comportamento di Israele si è conformato a questo stereotipo arabo, come nel caso della tecnica detta “bussare sul tetto” utilizzata a Gaza, in base alla quale i soldati israeliani avvertono i residenti di evacuare gli edifici usati per scopi militari prima di colpirli, ma parlando con i sionisti pare che questo atteggiamento stia cambiando. Se è vero che gli ebrei daranno sempre valore alla vita, la loro determinazione a contenere le perdite dei nemici e rispettare i loro diritti umani a oltranza potrebbe venire meno e saranno i palestinesi a rischiare di farne le spese.

Durante la guerra d’Indipendenza, la parte araba assicurò che non un solo ebreo sarebbe rimasto a vivere nel lato arabo delle linee armistiziali del 1949, ma a un gran numero di arabi fu permesso dagli ebrei di restare nel lato israeliano. Oggi, questi arabi costituiscono il 20 per cento della popolazione israeliana. Il rispetto mostrato da Israele per i diritti umani degli arabi che vivono nello Stato ebraico è stato utilizzato dagli arabi contro Israele. L’idea della presenza di ebrei nei territori arabi è demonizzata e qualsiasi tentativo di “normalizzare” i rapporti con gli ebrei viene scoraggiato in modo aggressivo. Al contrario, gli arabi che vivono in Israele hanno sempre eletto parlamentari arabi, anche quelli antisionisti che appoggiano apertamente i terroristi palestinesi. Se Israele espellesse questi politici dalla Knesset – come una proposta di legge intende fare – sarebbe accusato dall’Occidente di essere antidemocratico, ma se non li espellesse verrebbe visto come debole dagli arabi.

Durante la “guerra dei sei giorni” del giugno 1967 – una guerra difensiva condotta contro gli eserciti arabi, tra cui quelli della Giordania e dell’Egitto – Israele si estese in vaste aree di terra araba, come la penisola del Sinai, la Cisgiordania e Gaza. Ma subito dopo propose di restituire quei territori in cambio del riconoscimento e della pace. Meno di tre mesi dopo, il primo settembre del 1967, la risposta arrivò nella forma dei famosi “tre no” della Conferenza di Khartoum: no alla pace con Israele, no al riconoscimento di Israele, no ai negoziati con Israele.

Israele avrebbe potuto rispettare le regole arabe ed espellere tutti gli arabi dei territori che ha occupato, ma non lo ha fatto. Proprio perché Israele ha rispettato i diritti umani degli arabi, e nonostante fosse contro il suo stesso interesse, lo Stato ebraico ha fornito ai palestinesi una piattaforma da cui cercare di distruggere Israele.

Oggi, il movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) continua ad applicare ipocritamente la regola dei due pesi e due misure in un tentativo evidente di eliminare Israele. I suoi leader hanno dichiarato senza mezzi termini che non sono interessati a una soluzione dei due Stati. Vogliono uno Stato arabo al posto di Israele. Essi contano sul presupposto che prima o poi Israele sarà costretto ad annettere la Cisgiordania e dare la cittadinanza israeliana a tutti i suoi abitanti. Dopo questo, la distruzione di Israele come Stato ebraico sarebbe solo una questione di tempo.

La sensazione dominante da parte sionista è che la soluzione dei due Stati accettata dalla maggior parte degli ebrei sin dagli anni Quaranta come etica oggi non funziona affatto. La stragrande maggioranza dei sionisti dà la colpa di questo all’inesorabile rifiuto arabo di accettare una soluzione del genere e al fatto che nel momento in cui sono state avviate trattative in proposito, i palestinesi non abbiano mai pensato di formulare una contro-offerta ragionevole. Anche il presidente dell’Autorità palestinese Mahmūd Abbās, presumibilmente il leader più moderato dei palestinesi, non ha mai accettato una soluzione a due Stati che non includesse un “diritto al ritorno” palestinese, che porterebbe a uno Stato completamente arabo accanto a uno Stato a maggioranza araba: un altro modo per tentare di distruggere lo Stato ebraico. Messo con le spalle al muro, Israele dovrà prima o poi scegliere se rinunciare allo Stato ebraico o abbassare i suoi standard di tutela dei diritti umani dei palestinesi. Sembra sempre più chiaro che gli israeliani non sceglieranno la prima opzione. Al loro posto, non lo farei neanche io. Un segnale in tal senso sono due proposte di legge volte rispettivamente a espellere le famiglie dei terroristi e i membri della Knesset che appoggiano apertamente i terroristi.

Alan Dershowitz, l’avvocato americano difensore dei diritti umani, ha ripetutamente avvertito che il movimento Bds sta vanificando la prospettiva di una soluzione dei due Stati, inducendo i leader palestinesi a credere che non hanno alcun bisogno di scendere a compromessi. Dershowitz non ha osato dire cosa accadrebbe se il Bds proseguisse sulla strada intrapresa. Ha però fatto una previsione generale e ovvia che si arriverebbe a “più guerre, più morti e più sofferenza”.

Se questa tattica continuasse, Israele potrebbe spostarsi a destra del suo attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu, ed eleggere un governo per il quale il rispetto dei diritti umani palestinesi è una priorità minore. Un governo del genere sarebbe molto meno riluttante di Netanyahu all’idea di espandere gli insediamenti in Cisgiordania e a rispondere brutalmente agli attacchi terroristici, rendendo così la vita dei palestinesi molto più difficile e danneggiando seriamente i sogni di uno Stato palestinese.

I sostenitori del Bds sembrano basarsi sulla convinzione che Israele non lo farebbe mai, ma si sbagliano per svariati motivi: gli ebrei di Israele non saranno disposti a suicidarsi. Finora, ogni volta che si sono rifiutati di adottare approcci contrari alla tutela dei diritti umani, queste decisioni non sono state fatali per Israele. La soluzione di uno Stato unico con diritti uguali per tutti sarebbe invece fatale per Israele e la maggior parte degli ebrei di Israele non l’approverà; Israele vede che nel resto del Medio Oriente è attuata impunemente una pulizia etnica – da quella degli ebrei a quella dei cristiani e tutti gli altri gruppi – e vede anche che l’Occidente non intraprende alcuna azione concreta per impedirlo; gli israeliani sanno che gli arabi maltrattano i palestinesi da quasi 70 anni, pertanto i paesi arabi non rischieranno di perdere altre guerre per il bene dei palestinesi, che in ogni caso disprezzano (sempre che gli arabi divisi siano comunque in grado di formare una possibile coalizione contro Israele); uno dei fattori che attualmente frenano l’ala destra di Israele è il rischio di perdere il sostegno dell’Occidente. Tuttavia, con la crescita del movimento Bds, Israele potrebbe pensare di aver perso in ogni caso l’appoggio occidentale e che non ci sia più niente da perdere.

Da quasi 70 anni gli arabi conducono un gioco molto pericoloso, contando sugli scrupoli degli ebrei per trasformare ogni sconfitta in una vittoria parziale. Nel corso della storia, coloro che perdono le guerre – in particolare le guerre che essi stessi hanno iniziato – sono costretti a vivere secondo le regole del vincitore. Ma gli arabi hanno sempre rifiutato di vivere secondo le regole degli israeliani così come hanno rifiutato costantemente una soluzione intermedia come quella dei due Stati, che sarebbe stata ragionevole per entrambe le parti. Si può solo sperare che i palestinesi, come l’Egitto e la Giordania, decideranno presto di vivere in pace con un vicino che ha dimostrato di trattarli molto meglio di come li trattano i loro stessi “fratelli arabi” – tutto sommato, non così male. Si può solo sperare che i leader palestinesi inizieranno a promuovere una cultura di pace anziché una cultura dell’odio.
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Re: L'Ouropa fiłoxlamega e antisemita ła boicota Ixraełe, mi

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 1:03 pm

NEW YORK BOICOTTERA' COLORO CHE BOICOTTANO ISRAELE

Il Governatore di New York Andrew Cuomo ha emesso un ordine esecutivo ieri in cui ordina alle agenzie governative di cedere i fondi e di rifiutare di fare affari con aziende e gruppi che partecipano al boicottaggio contro Israele.

"Israele e' sotto attacco e non on possiamo permettere che ciò accada",se boicotti Israele, New York boicottera' te." ha detto Cuomo

Grazie New York!

Grazie Governatore Cuomo!

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9243669138


https://www.youtube.com/watch?v=33MerEw ... e=youtu.be
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L'Ouropa fiłoxlamega e antisemita ła boicota Ixraełe, mi no

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2016 8:44 pm

BDS, antisemitismo e propaganda anti-occidentale: i finanziamenti islamici alle università britanniche - Progetto Dreyfus
Gabriele ZweilawyerStorico & Blogger
15 dicembre 2015

http://www.progettodreyfus.com/bds-anti ... ritanniche

Pochi giorni fa si è verificato un fatto inquietante. Come molti altri, lo avevo reputato poco veritiero, anzi, è più probabile che una parte di me si rifiutasse di accettare una cosa del genere. In breve, una bambina israeliana ha inviato una mail a una ex-professoressa di Cambridge per chiederle alcune informazioni, ricevendo come risposta che, beh, la risposta poteva sognarsela, perché la menzionata professoressa fa parte del BDS e si rifiuta di parlare con qualsiasi israeliano.

L'episodio si inserisce in una lunghissima lista di boicottaggi, episodi di antisemitismo, fondamentalismo islamico e, più in generale, atteggiamenti di disprezzo per Israele e manifestamente favorevoli a qualsivoglia argomento pro-islamico e anti-occidentale.

Per comprendere appieno il fenomeno che vogliamo trattare, penso sia importante partire da questa notizia, contenuta in un articolo del Telegraph del 3 marzo 2011 intitolato Libya and the LSE: Large Arab gifts to universities lead to ‘hostile’ teaching e scritto da Stephen Pollard: "Fra 1995 e 2008, otto università - Oxford, Cambridge, Durham, University College London, LSE, Exeter, Dundee e City - hanno ricevuto più di 233 milioni di sterline da governanti Musulmani [170 dalla sola Arabia Saudita] e altre persone strettamente legate a questi ultimi."

Lo stesso autore riporta un altro dato interessante: "uno studio quinquennale sulle letture politiche tenute al Middle Eastern Centre al St. Antony's College di Oxford, ha rivelato che il 70% di queste erano "implacabilmente ostili nei confronti dell'Occidente e di Israele."

Sono cifre che non destano meraviglia se paragonate a quelle versate dagli stati Arabi o Islamici al sistema universitario inglese considerato nel suo complesso; secondo gli esperti di Buckingam Palace, citati dalla BBC, la somma complessiva si aggira sui 750 milioni di sterline per il periodo 1996-2011.

Il metodo utilizzato da governanti Musulmani e dai loro faccendieri è ben conosciuto. Di solito iniziano con grandi donazioni per la creazione di centri di cultura islamica, nei quali inizia l'opera di radicalizzazione dei sentimenti anti-occidentali e anti-israelani degli studenti. Pur non essendo oggetto di questo articolo, vale la pena sottolineare che lo stesso metodo è stato utilizzato dai Sauditi, dai Fratelli Musulmani e da altri soggetti (penso alla famiglia Khalidi, con i loro diversi enti/organizzazioni di studi storici) per infiltrarsi nel tessuto accademico statunitense.

Questo modus agendi si è manifestato in modo chiarissimo all'interno dell'Università di Oxford. L'Oxford Centre for Islamic Studies (OCIS), un Recognised Independent Centre dell'Università, è stato fondato nel 1985 grazie alle massicce donazioni della famiglia reale Saudita. Nel corso dei 25 anni successivi, l'Università e l'OCIS hanno ricevuto una cifra pari a 105 milioni di sterline provenienti non solo dai Sauditi, ma anche dal governo Malese, dello Yemen, da membri della famiglia Bin Laden e da altri governi autoritari islamici.

Le intenzioni dichiarate di queste donazioni sono sempre la promozione e la comprensione della cultura islamica e il dialogo fra culture differente, ma, per dirla con la parole del Prof. Anthony Glees , in realtà "si promuove un tipo di educazione sbagliato, da parte delle persone sbagliate e finanziato dai donatori sbagliati." In sintesi, parliamo di piena propaganda wahabita nel cuore universitario dell'Occidente.

Il continuo flusso di moneta saudita, capace di influire in modo significativo sui centri finanziari londinesi, convinse addirittura il Principe Carlo a diventare il principale sponsor dell'OCIS. Nel 1993, egli tenne un discorso, poco conosciuto in Italia, proprio presso l'OCIS, di cui riporto alcuni estratti:

"Al contrario di molti di voi, non sono un esperto di Islam - e tuttavia sono felice, per ragioni che spero diverranno chiare, di essere il Patrono dell'Oxford Centre for Islamic Studies. Il Centro ha le potenzialità di essere un importante ed eccitante mezzo per promuovere e migliorare la comprensione del mondo Islamico in Inghilterra... [...] Per noi Occidentali, il 1492 parla dell'intraprendenza umana e di nuovi orizzonti, di Colombo e della scoperta delle Americhe. Per i Musulmani, il 1492 è l'anno di una tragedia - l'anno in cui Granada cadde nelle mani di Ferdinando e Isabella, significando la fine di otto secoli di civiltà Musulmana in Europa.[...]

Allo stesso tempo, non dobbiamo essere tentati di pensare che l'estremismo sia in qualche modo, il segno distintivo e l'essenza del Musulmano. L'estremismo non è monopolio dell'Islam più di quanto non sia monopolio di altre religioni, Cristianità inclusa. [...]

Molti dei tratti di cui si vanta la moderna Europa provengono dalla Spagna Musulmana. La diplomazia, il libero commercio, le frontiere aperte, l'antropologia, le modalità di ricerca scientifica, l'etiquette, la moda, diversi tipi di medicina, gli ospedali, tutti vengono da quel grande paese.[...]

Mi sono limitato ad alcune affermazioni, neanche le più eclatanti, visto che è presente l'intero repertorio della storiografia anticlericale ottocentesca e degli anni sessanta-settanta del secolo scorso (dalle Crociate alla scienza araba, il principe Carlo non si lascia sfuggire nulla). E tuttavia il riassunto è esemplificativo di un atteggiamento filo-islamico che parte da una premessa bizzarra, visto che quel "non sono un esperto di Islam" pregiudica l'attendibilità delle sue affermazioni successive. Bisogna anche sottolineare che Carlo ha ribadito gli stessi concetti nel 2010, sempre durante un discorso presso OCIS.

Ritornando alla questione dei finanziamenti in senso stretto, la scelta di Oxford come esempio di macroscopica influenza islamica deriva dal fatto che dei 233 milioni di sterline, oltre il 70% sono finiti nelle casse del prestigioso ateneo (circa 175 milioni). In pochi sono inoltre a conoscenza del fatto che le donazioni effettuate da Wafic Said, famoso uomo d'affari saudita più volte accusato di traffico d'armi, (70 milioni fra 1996 e 2014), hanno portato all'istituzione di una Business School che porta il suo nome.

Alla luce di quanto scritto finora, risulta difficile immaginare che nell'Università di Oxford non ci siano professori vicini, se non addirittura segnalati (o imposti) dai finanziatori. Nel luglio 2009, quando è stata annunciata l'assegnazione della nuova cattedra di Studi Islamici, istituita con i 2.4 milioni di sterline versati dall'Emiro del Qatar, a Tariq Ramadan (cui abbiamo dedicato un articolo l'anno scorso), in molti hanno pensato alle voci che giravano presso l'ateneo un paio di anni prima, e che raccontavano di una imminente istituzione della cattedra alla condizione che fosse assegnata al noto esponente della taqyya. Insomma, detto fatto.

A legittimare il peso della moneta saudita a Oxford, il prossimo gennaio verrà inaugurato il nuovo edificio dell’Oxford Centre for Islamic Studies, dotato di moschea e minareto. Il Centro inserirà per la prima volta elementi islamici nello skyline della città e occuperà un’area complessiva di circa 1,5 ettari.

Il rettore di Oxford pianta un albero nel cortile del nuovo OCIS

In concomitanza con il fluire di moneta araba nelle sue casse, Oxford si è trovata a dover fare i conti un un crescente antisemitismo. Nel 2010, nel corso di un incontro con il Ministro degli Esteri Israeliano, Danny Ayalon, dalla platea di sono levate urla di protesta e un “Uccidete gli Ebrei” che ha reso necessaria un’inchiesta interna. Durante un dibattito nel 2013, il deputato inglese George Galloway ha risposto al suo interlocutore “Non riconosco Israele e non parlo con gli Israeliani”. In tutta risposta, poco tempo dopo la Oxford University Student Union ha votato contro il sostegno al movimento BDS. Purtroppo, il boicottaggio culturale verso Israele ha avuto maggiore fortuna, visto che undici firme apposte al documento di Boicottaggio Accademico nei confronti di Israele sono quelle di professori di Oxford (Prof. Karma Nabulsi, Dr. Walter Armbrust, Prof. Clive Holes FBA, Prof. Tariq Ramadan [onnipresente], Dr. Peter King, Prof. Klim McPherson, Dr. Stephanie Cronin, Bernard Sufrin, Dr. Rosalind Temple, Dr. James McDougall, Prof. Laurence Dreyfus).

Ma se Oxford piange (o ride, se vale, come sembra, il motto latino “pecunia non olet”), Cambridge non ride. Nel 2008, il principe saudita Alwaleed Bin Talal ha donato 8 milioni di sterline per stabile un Centro di Studi Islamici anche lì (e altri 8 milioni per l’istituzione di un altro centro a Edimburgo). Divenuto uno degli uomini più ricchi del pianeta, Alwaleed divenne famoso nel 2001, quando Rudolph Giuliani rifiutò il suo assegno da 10 milioni di dollari poco dopo il 9/11. Il saudita aveva infatti affermato che la politica degli USA in Medioriente aveva contribuito all’attacco terroristico e che questi ultimi avrebbero dovuto cambiare l’atteggiamento (in favore degli arabi di Palestina) sulla questione Israelo-palestinese.

Nel 2011, Cambridge ha chiuso un altro accordo, questa volta con il Sultanato dell’Oman, per l’istituzione di un corso in “Fedi Abramitiche e Valori Condivisi”. In cambio, il sultano Qaboos ha donato 4 milioni di sterline. E non si è trattato della prima elargizione alla seconda Università d’Inghilterra, visto che qualche anno prima aveva versato altri 3.1 milioni per istituire una Cattedra di Arabo Moderno presso la Facoltà di Studi Orientali.

Negli ultimi anni (lungi da me il voler evidenziare una connessione con i finanziamenti arabi), anche a Cambridge ci sono stati preoccupanti episodi di antisemitismo e antisionismo. Sono divenuti particolarmente attivi sia la Cambridge University Palestine Society (PalSoc), accanita sostenitrice del BDS e del revisionismo sulla Guerra del 1948, che altri gruppi pro-palestina e filoislamici, molti dei quali sono affiliati al Cambridge Palestine Forum, la cui manifestazione davanti alla sinagoga di Cambridge a favore di Gaza dello scorso anno è stata annullata proprio a causa delle giustificate accuse di antisemitismo.

Associazioni Islamiche di Cambridge

Entrambe le associazioni hanno supportato attivamente la petizione che chiedeva al governo inglese di arrestare il premier israeliano Benjamin Netanyahu per crimini di guerra non appena avesse messo piede in UK. A coronamento della lunga opera di propaganda anti-occidentale e anti-israeliana operata all’interno del campus, nel marzo 2015 la Cambridge Union Society ha celebrato il secondo centenario dalla sua fondazione con una votazione ufficiale su Israele: la mozione “Questa Unione crede che Israele sia uno stato Canaglia (rogue state)” è passata con oltre il 50% dei voti anche grazie all’intervento di Norman Finkelstein, che in passato ha equiparato l’IDF ad Hamas e ha dichiarato tutto il suo supporto per Hezbollah.

Passando da Oxford e Cambridge ad altre università, la questione non cambia. Nel 2011 la LSE ha dovuto fronteggiare il gravissimo scandalo dovuto ai 3 milioni di dollari ricevuti dal figlio di Gheddafi, Saif-Al Islam, che ha portato alle dimissioni del rettore Howard Davies. L’università di Dundee ha istituito il primo corso postgraduate in finanza islamica ed è considerata una roccaforte della propaganda islamica, tanto che fra 2005 e 2007, alcuni suoi studenti sono stati interrogati su possibili connessioni con l’estremismo islamico. Nell’ottobre 2014, l’unione studentesca della Goldsmiths University di Londra ha rigettato per 60 voti a 1 (uno) l’istituzione di alcune giornate per commemorare l’Olocausto, le vittime del Nazismo e del Comunismo e il Genocidio del popolo Armeno; in particolare, l’iniziativa è stata considerata troppo “eurocentrica” e “colonialista” dalla funzionaria dell’università Sarah El-alfy. Non parliamo poi della Durham e dell’University College di Londra (UCL), ampiamente foraggiate da soggetti legati a doppio filo con violazioni dei diritti umani e terrorismo islamico.

In tutte queste università, e in altre non menzionate, diversi membri delle Società Islamiche (ISOC) hanno posto in essere atti terroristici o piani falliti. Kafeel Ahmed, coautore dei falliti attentati di Londra del 2007 e morto nell’attentato di Glasgow dello stesso anno, aveva studiato alla Queen’s University di Belfast (dove aveva fatto parte della dirigenza dell’ISOC) e a Cambridge; Waseem Mughal, condannato a 10 anni per incitazione al terrorismo, era laureato a Leicester ed era nell’esecutivo dell’ISOC e addetto al sito internet; Yassin Nassari, presidente dell’ISOC dell’Università di Westminster, è stato trovato nel 2006 con la blueprint di un missile al-Qassam rocket usato dai terroristi di Hamas contro Israele. E poi Ahmed Omar Saeed Sheikh, Muluemebet Girma, Mohammed Naveed Bhatti e molti altri.

Diciamo pure che sarebbe necessario un intero volume per stilare una lista dettagliata dei rapporti economici fra università inglesi e le sterline arabe. In questa sede è forse più importante rilevare che questi soldi provengono da paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, in cui la pena per il furto è l’amputazione di una mano e quella per gli omosessuali è la decapitazione. Limitandoci alla sola Arabia Saudita, la pena di morte è prevista anche per la conversione a un credo diverso dall’Islam (apostasia), per l’adulterio, la stregoneria e la blasfemia. Dal 2007, i reali sauditi hanno fatto decapitare, lapidare e impiccare più di 500 persone. Anche fuori dai confini, il regime ha promosso in modo sostanziale la diffusione dell’estremismo wahabita finanziando ovunque gruppi terroristici (dall’Iraq alla Palestina fino all’Indonesia) e l’istituzione di decine di migliaia di madrasse.

E tuttavia, le relazioni fra università inglesi e paesi arabi si stanno stringendo in modo sempre più palese, tanto che, nel 2012, l’Observatory for Borderless Education ha rilevato che su 200 campus satellite (ossia i campus universitari distaccati presso paesi al di fuori dello UK), ben 37 erano in UAE, 10 in Qatar e altrettanti in Arabia Saudita.

Anche il Boicottaggio Accedemico nei confronti di Israele, di cui abbiamo parlato in precedenza, va considerato in questo contesto. Nella lista dei firmatari sono infatti presenti centinaia di professori provenienti da Università (in particolare Oxford, Cambridge, LSE, ecc.) foraggiate in modo costante e consistente dalla finanza araba.

Insomma, il motto è latino, ma il Pecunia non olet si applica particolarmente bene quando si tratta di università inglesi e soldi islamici.
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Messaggioda Berto » lun giu 27, 2016 7:51 pm

Svizzera, no al finanziamento del boicottaggio commerciale di Israele
David Spagnoletto
24 giugno 2016

http://www.progettodreyfus.com/svizzera ... io-israele

La Svizzera ha annunciato che non finanzierà alcuna campagna in favore del boicottaggio economico nei confronti di Israele. La Confederazione, secondo il Consiglio federale, non intende dare il proprio aiuto a ONG che incitano alla violenza e all’antisemitismo. Diversi esponenti di UDC, PPD e PLR hanno firmato una mozione in cui si chiede di non sovvenzionare attività, progetti e iniziative di organizzazioni che hanno implicazioni in azioni razziste, antisemite o di incitazione all’odio. Mozione in cui si legge che la Svizzera non sovvenzionerà alcuna campagna di boicottaggio dei prodotti made in Israel. Il governo di Berna, inoltre, ha fatto sapere che le organizzazioni partner verranno selezionate in base all’esperienza e al contributo verso uno specifico obiettivo. L’impegno del Paese sarà rivolto alla promozione della pace e del rispetto dei diritti fondamentali di tutte le parti in causa nel conflitto israelo-palestinese: il Consiglio federale si impegnerà per una pace negoziata, giusta e duratura.

Un provvedimento importante preso dalla Svizzera che fa seguito ai buoni propositivi di Gran Bretagna e Spagna. Nel Regno Unito sta andando avanti lo studio di proposta per rendere reato penale per enti pubblici, consigli comunali, amministrazioni locali, associazioni studentesche che ricevono finanziamenti pubblici; la propaganda contro i prodotti, beni e servizi che provengono da Israele. Secondo fonti del governo, le adesioni al movimento BDS potrebbero “minare le relazioni tra comunità, avvelenare e polarizzare il dibattito ed alimentare l’antisemitismo”.

Nel maggio scorso, un tribunale spagnolo ha condannato il boicottaggio contro Israele e reso vana una delibera approvata a inizio anno dal comune di Langreo (che si trova nel parte settentrionale del paese) in favore del boicottaggio di qualsiasi persona o azienda che sostenesse Israele, grazie alla causa aperta dall’ACOM.

Angel Mas, presidente dell’organizzazione, aveva commentato così il provvedimento al Jerusalem Post: “Per la prima volta una decisione della corte afferma che l’adesione di una città alla posizione BDS è discriminatoria e vìola i diritti umani per cui deve essere cancellata”.
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