Ecco il Progetto di Bergoglio sul Meticciato Mondiale, un progetto demenziale e imperiale, disumano, violento e criminale che viola i nostri diritti umani, civili e politici Anticipazione. Spadaro: «Così Francesco sta cambiando il mondo»Antonio Spadaro giovedì 25 gennaio 2018
https://www.avvenire.it/agora/pagine/mo ... 29da523d00Il direttore della «Civiltà Cattolica» spiega in un saggio la strategia della Chiesa in uscita e la logica rivoluzionaria della misericordia
Spadaro: «Così Francesco sta cambiando il mondo»
“Marxista” o “populista”, “profetico” o “rivoluzionario”: sono tante le definizioni che sono state date dell’operato di papa Bergoglio. Qualunque giudizio si esprima, è innegabile che la sua figura sia ormai quella di un leader in grado di esercitare un’enorme influenza sulla politica internazionale. Nell’intricato schema della geopolitica globale, i suoi decisi – e spesso poco convenzionali – interventi hanno cambiato il tono del dibattito, generando entusiasmo e stupore, oltre a numerose critiche. La diplomazia di Francesco sa essere “profetica”. Antonio Spadaro, direttore della “Civiltà Cattolica”, accanto ad autorevoli commentatori delle vicende politiche vaticane e non (fra i quali la giornalista di “Avvenire”, Lucia Capuzzi), ricostruisce le strategie attraverso cui Francesco e la sua “Chiesa in uscita” stanno mutando radicalmente il confronto sugli equilibri mondiali in un libro intitolato “Il nuovo mondo di Francesco. Come il Vaticano sta cambiando la politica globale” (Marsilio, pagine 240, euro 17,00) da oggi in libreria. In questa pagina anticipiamo una parte del saggio introduttivo di padre Spadaro intitolato “Sfida all’apocalisse”.
Integrare, dialogare, generare sono i tre verbi che Francesco ha usato per lanciare «la sfida di “aggiornare” » l’idea stessa di Europa alla luce di un «nuovo umanesimo». Tre verbi, tre processi. Questa dinamica inclusiva allarga «l’ampiezza dell’anima europea». Francesco sa che quest’anima nasce dall’incontro di civiltà e di popoli. Sa dunque che l’Europa è «più vasta degli attuali confini dell’Unione»: gli oltre cinquecento milioni di europei, rappresentati dai ventotto paesi membri dell’Unione europea, non esauriscono l’Europa, che è chiamata a diventare luogo vitale di «nuove sintesi». Perché l’Europa non è una «cosa», ma un «processo». Non è un sostantivo, ma un verbo. L’Europa non «è», ma «si fa». A questo punto è chiaro, con assoluta evidenza, perché il papa abbia scelto l’Albania e la Bosnia come prime tappe dei suoi viaggi nel vecchio continente: non ha scelto il luogo dell’anima definita dal centro. Per Francesco la definizione viene dalle richieste di accesso, dalle possibilità aperte nel futuro, dalle pressioni ai lati e ai fianchi. «L’identità europea è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale», ha detto il papa. Le radici sono sempre meticce e sporche di terra. Quello della purezza delle origini è un mito cieco e sordo.
L’Europa non è il frutto di un «laboratorio» diplomatico, ma di incontri e scontri, guerra e pace, sangue sparso e olio versato sulle ferite. Le radici si sono consolidate nel corso della storia, integrando culture più diverse e persino «senza apparente legame tra loro». Dunque, il volto dell’Europa non si distingue «nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure». L’integrazione trova poi nell’essere solidali «il modo in cui costruire la storia»: essa non ha nulla a che fare con l’elemosina, ma è la «generazione di opportunità». Dialogare è ciò che permette di ricostruire il tessuto sociale, perché riconosce l’altro da sé – lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura – come un interlocutore valido, un soggetto da ascoltare, che sia considerato e apprezzato. Il papa sogna un nuovo umanesimo europeo che si costruisca avendo un «vivo senso della storia » e della memoria. L’opposto di questo umanesimo sono la paura, l’esclusione, il sospetto, che producono «viltà, ristrettezza e brutalità» e soprattutto un senso di vischiosa «meschinità». Essere «meschini » è quanto di peggio possa accadere per Francesco che ama l’anima ampia e amplia le anime strette. «La creatività, l’ingegno, la capacità di rial- zarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europa»: ecco nel suo discorso subito affiorare il riferimento all’eccentricità, al superamento dei limiti e dei confini. L’Europa è se stessa perché sa andare oltre se stessa. La sua «casa » si costruisce andando oltre le ceneri dei «tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi». Questa visione dunque è profondamente legata al divenire, al superamento dialettico di muri e ostacoli. L’Europa è un «processo» tuttora in atto all’interno di «un mondo più complesso e fortemente in movimento».
I suoi padri hanno «architettato» un «illuminato progetto» che è sempre in costruzione. Occorre dunque verificare non se la casa regge, ma se la sua realizzazione segue quel sapiente progetto. Ecco il parere del papa: «Quell’atmosfera di novità, quell’ardente desiderio di costruire l’unità paiono sempre più spenti; noi figli di quel sogno siamo tentati di cedere ai nostri egoismi, guardando al proprio utile e pensando di costruire recinti particolari». Perché questo è accaduto? Perché – ha affermato il papa, coerente con il suo approccio alla realtà – l’Europa è «tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va “trincerando” invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società; dinamismi capaci di coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone) nella ricerca di nuove soluzioni ai problemi attuali, che portino frutto in importanti avvenimenti storici; un’Europa che lungi dal proteggere spazi si renda madre generatrice di processi». Se l’Europa considera se stessa come uno «spazio», allora prima o poi verrà – ed è già venuto – il momento della paura, del timore che lo spazio sia invaso. Lo spazio va innanzitutto difeso. Se invece l’Europa è da considerarsi come un processo in fieri, allora si comprende come esso metta in movimento energie, accettando le sfide della storia. Allora anche difficoltà e contraddizioni «possono diventare promotrici potenti di unità».
Ragionamenti analoghi andrebbero fatti per ogni continente, tenendo conto delle specificità e particolarità che il papa ha dimostrato di saper riconoscere e rispettare. Certo è che il «nuovo umanesimo» di cui egli ha parlato in contesto europeo rappresenta un punto di riferimento più largo rispetto ai confini di quell’area geografica. Integrare, dialogare e generare nuovi processi: questi tre verbi sembrano sottesi a quanto il pontefice va dicendo in tutti i quadranti della terra – specialmente quelli più periferici. [...] La speranza è quella di aver chiarito in quale senso non debba scandalizzare il ruolo politico incarnato da papa Francesco: esso è in ogni sua parte esplicazione di un compito, della tensione religiosa che deve percorrere la Chiesa. Allo stesso tempo non si deve aver timore a parlare di Bergoglio nei termini di «leader rivoluzionario », perché «rivoluzionario» è colui che porta nel mondo la logica della misericordia.
Il cristianesimo globalista–egalitario di Bergoglio e quello sovranista–identitario della Lega, nostalgico di Giovanni Paolo II14/12/2018
https://www.huffingtonpost.it/piero-sch ... _23618169/Separati in casa, sotto il cielo di Roma. I due cristianesimi, globalista - egalitario di Francesco e sovranista - identitario della Lega, non si erano trovati mai così vicini e così lontani come l'8 dicembre 2018: il giorno in cui "l'interesse nazionale" dell'Italia e della Chiesa si separarono pubblicamente, platealmente in due distinte "annunciazioni". Alternati e alternativi, nel raggio e assaggio di ottocento metri appena, troppo corto per contenerli entrambi, a contendersi l'Urbe dopo l'Orbe. A dividersi garbatamente la piazza e la terrazza. La sera e la mattina. La Madonna e la preghiera. Lo share e le fasce orarie. Badando bene di non sovrapporsi, tanto meno incontrarsi.
Vangelo apocrifo, al rovescio e vagamente scismatico. Dove il Matteo di turno non riscuote le tasse: le abolisce. E al passaggio del Vicario di Cristo non lascia ogni cosa per seguirlo, conforme al copione. Bensì proclama il nome, e arruola il nume, di un altro pontefice, Giovanni Paolo II. Assumendone programmatico il messaggio e facendolo riecheggiare, ieratico, tra le piazze del Popolo e di Spagna. Politicamente scorretto ma d'effetto.
Ai limiti dell'incidente diplomatico. Poiché il segretario di partito, che in campagna elettorale un anno fa esibiva spensierato la maglietta con lo slogan "Il mio Papa è Benedetto", nel frattempo ha ricevuto l'upgrade, unitamente alle consegne, di uomo di governo, Vicepresidente del Consiglio, pronunciando parole che impegnano il Paese, al di là delle intenzioni, e risuonano de facto a delegittimazione di un capo di stato, sull'altra riva del Tevere (come se Francesco, di rimando, cimentandosi nel remake della resurrezione di Lazzaro, evocasse a modello Renzi e Gentiloni, Mario Monti e la Fornero).
Sliding door spazio - temporale, che attraversa la storia e la stravolge, nella luce tersa e intensa, fredda e vivida, cinematografica e caravaggesca di un meriggio d'inverno. Inverando alla stregua di un presagio il jingle e refrain dell'evento leghista: "lui non ci sarà".
Già, lui non c'è stato. Più dei poteri forti, l'attuale successore di Pietro è divenuto all'istante il convitato di pietra e grande assente, stridente, della kermesse all'ombra della Cupola, quando Matteo Salvini, "nel giorno di Maria Vergine", ha scelto a mani giunte d'imprimere un taglio religioso, quasi omiletico al discorso e dedicare a un papa segnatamente, non però a quello regnante, la più lunga, poetica, pittorica delle sue citazioni.
Additando il celebre, dilatato affresco di Giovanni Paolo II del 5 ottobre 1982, "dall'Atlantico agli Urali", ed esaltando in Wojtyla il protagonista dell'ultimo, eroico e romantico tentativo dell'Europa di estroflettersi, alla stregua di una carica di Piłsudski, e proiettare fuori di sé universalmente la propria influenza, prima di riavvolgere il nastro, su se stesso, in modalità stretch-back ed essere risucchiata da una repentina quanto anodina involuzione.
"Lui non ci sarà": dall'America di Trump al Brasile di Bolsonaro, dall'Austria – Ungheria di Kurz e Orbán alla Russia di Vladimir Putin, l'impero d'Occidente risorge cristiano. Ma esclude il Papa, questo papa, dal proprio disegno di "Reconquista".
Di fronte ai "barbari" che avanzano senza incontrare resistenza non c'è per il Pontefice, contraddicendo la sequenza storica, un re dei Franchi, erede carolingio a cui appellarsi e offrire solenne la corona, la notte di Natale, come Leone III a Carlo Magno, nell'anno del Signore 2018. Anch'egli sotto assedio, e sotto gli occhi del mondo, Macron si è fatto "micro" e non sarà l'Emmanuel d'Oltralpe, a dispetto del nome, a recitare il ruolo dell'Emanuele.
In tale cornice Bergoglio ancor più che assediato appare insidiato: non solo il trono, bensì l'altare. Poiché la presa di Roma in versione sovranista, diversamente da Porta Pia, non si limita 150 anni dopo alla capitale politica. Punta orgogliosamente, strategicamente alla cattedra etica.
Tutti e due, papato e impero, convergono devotamente sul simbolo dell'Immacolata e ambiscono a restaurare la civiltà cristiana nella sua integrità perduta, restituendole la purezza che fu e che coincide, per il Papa, con l'eguaglianza primigenia, globalizzata e idealizzata, meticcia e mediterranea della comunità primitiva. Mentre per Salvini & Co., al contrario, riafferma i tratti e i connotati eurocentrici, somatici e gotici, del continente delle cattedrali, da Notre Dame a Marienplatz, dalla Madonnina a St. Mary the Great.
Anche se poi, occorre chiarirlo e bisogna evidenziarlo, nei termini del diritto costituzionale comparato e della scienza politica strettamente intesa, il modulo autonomista, bolivariano di Francesco si mostra di gran lunga più idoneo, fungibile all'impianto concettuale della Lega che non il federalismo di Wojtyla: il quale, al pari dei padri fondatori e ispiratori, credenti e non, da Spinelli a Schuman, sognava invece gli Stati Uniti d'Europa, sic et simpliciter, al punto da elevarli a comandamento aggiuntivo e target distintivo del magistero.
Pure sul piano del linguaggio - a prescindere dal messaggio, conservatore di Via Bellerio e progressista del Vaticano – gli strappi elettrizzanti, trasgressivi e le movenze irregolari, peroniste di Salvini, sonoramente insofferenti di protocolli e partiture, riconducono al tango di Astor Piazzolla, nelle milonghe di Buenos Aires, piuttosto che al passo, brioso ma composto, di mazurche polacche o danze Schützen, su piazze bavaresi o cracoviensi.
Mentre la Weltanshauung e il giudizio di fondo sulla globalizzazione, positivo in Bergoglio, negativo nei sovranisti, va ribadito e sottolineato, divarica tuttavia irrimediabilmente la direttrice Sudest, afroasiatica, della barca di Pietro - che intravede o vagheggia persino una rievangelizzazione per via migratoria del Settentrione secolarizzato - dalla rotta Nordovest, restauratrice, della flotte populiste, sospinte dal vento dei sondaggi: strategie antitetiche in cui ciascun ammiraglio considera quella dell'altro una "deriva". Per non dire una eresia.
Ora, volendo laicizzare con paragone estremo il ragionamento, è indubbio che qualunque tycoon o manager di holding multinazionale procederebbe senza esitare a un riposizionamento dell'azienda "Chiesa" sui mercati del futuro, dove i battezzati crescono a due cifre. Ma ciò introduce con altrettanta incidenza, per quanto ci riguarda, un dato di novità e instabilità sulla carta nautica, che per la prima volta diversifica e oppone, lungo la traiettoria della politica estera repubblicana, l'interesse del Belpaese (ancorato a Nord, seppure con margini di scostamento, del "2 - 2,4 - 2,04" per cento) e della Sede Apostolica.
"Sliding doors" o piattaforme continentali che al momento si sono soltanto sfiorate, rimandando la collisione, tra lo struscio e i marciapiedi, gaudenti e inconsapevoli, dello shopping festivo. Innestando però sottopelle, nel cuore di Roma, l'epicentro sismico del confronto.
Ad onta dei luoghi comuni sul secolarismo, da molto tempo l'Urbe non si presentava, per Natale, in conclusione, così "cristiana". Esuberante al punto che, di cattolicesimi, ne mette in scena e fa nascere, o rinascere, due. Tonici e ad ampio seguito in Orbe. Inaugurando una coabitazione inedita, senza precedenti, e lasciando presagire, a breve termine, l'insorgere di problemi da derby e condominiali.
Il Papa a Napoli: "Mediterrano mare del meticciato"Giuseppe Aloisi - Ven, 21/06/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 14675.html Papa Francesco, concludendo un convegno teologico a Napoli, ha parlato ancora di accoglienza dei migranti, dialogo interreligioso e società inclusiva. Il pontefice si è augurato la predisposizione nelle facoltà teologiche di corsi di lingua araba e di corsi di lingua ebraica
L'attesa è finita: papa Francesco ha concluso la due giorni di lavori promossa a Napoli dalla Facoltà teologica dell'Italia meridionale, richiamando tutti alla necessità dell'accoglienza.
Il canovaccio dell'intervento era annunciato, ma il Santo Padre ha approfondito anche molti altri aspetti correlati. Il virgolettato più forte, forse, è quello che ha riguardato il mar Mediterrano, che per il pontefice argentino è quello "del meticciato". Il vescovo di Roma ha argomentato nel dettaglio, sostenendo che: "Non è possibile leggere realisticamente tale spazio (Il Mediterraneo, ndr) se non in dialogo e come un ponte - storico, geografico, umano - tra l'Europa, l'Africa e l'Asia". Così come riportato dalla Lapresse.
L'incontro tra civiltà diverse, quindi, non può che avvenire pure per mezzo di un luogo fisico intercontinentale. Poi gli altri due oggetti centrali del discorso tenuto dall'ex arcivescovo di Buenos Aires: la dialettica interreligiosa e la "teologia dell'accoglienza". Rispetto al primo, Jorge Mario Bergoglio - come si apprende sempre sull'agenzia citata - ha citato soprattutto la necessità di una "società inclusiva" e scevra da chiusure di sorta. In relazione al dialogo con la religione ebraica e quella musulmana, ha rimarcato l'obbligatorietà della dialettica ai fini della "convivenza pacifica".
Il papa regnante ha domandato pure un incremento dei corsi di lingua araba e di lingua ebraica. I teologi del domani, insomma, devono poter confrontarsi meglio possibile, con confessioni religiose che presentano "radici comuni" con quella cristiano-cattolica. C'è stato pure modo di esplicitare in maniera più consistente la questione del vivere comune: il vertice della Chiesa cattolica ha chiesto ai musulmani di essere "partner" di questa "convivenza pacifica", definendo invece "nemici del dialogo" coloro che sono solito promuovere estremismi fanatisti. Queste dichiarazioni sono state riportate dall'Adnkronos.
Il viaggio di Papa Francesco a Napoli, insomma, si conclude come si prospettava: con un rilancio sull'accoglienza dei migranti, con un'apertura al mondo islamico e con un monito lanciato nei confronti di chi, predicando rigorismi ideologici di vario tipo, rema in direzione contraria rispetto a tutto questo.
Papa Francesco contro i sovranisti: "Portano alle guerre, salviamo l'Europa"Sergio Rame - Ven, 09/08/2019
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pap ... 38337.htmlBergoglio attacca populisti e sovranisti: "Mi spaventano". E sentenzia: "I migranti vanno accolti"
Papa Francesco scende in campo contro i partiti sovranisti. "Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento", attacca in una lunga intervista alla Stampa nella quale si dice "preoccupato" per certi discorsi che, a suo dire, "assomigliano a quelli di Hitler nel 1934".
Non nomina mai la Lega, ma dice chiaramente che lo slogan "Prima noi" è un pensiero che fa paura.
"Il sovranismo è chiusura", tuona Bergoglio nell'intervista alla Stampa spiegando che "un paese deve essere sovrano, ma non chiuso". Pur difendendo la sovranità, infatti, il Santo Padre propone di promuovere e proteggere anche i rapporti con gli altri paesi dell'Unione europea. Il sovranismo, invece, è visto dal Pontefice come "un'esagerazione che finisce male sempre" e che "porta alle guerre". Un attacco violentissimo che non fa sconti nemmeno al populismo che, a detta del Papa, rientra nello stesso calderone del sovranismo. Rifacendosi agli studi di teologia e alla teoria del popolarismo, cioè la cultura del popolo, sottolinea la differenza tra il popolo che si esprima e l'imposizione dell'atteggiamento populista. "Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare) - incalza - invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, 'ismi', non fa mai bene".
Nell'intervista alla Stampa, papa Francesco ribadisce più volte l'importanza della Comunità europea. "L'Europa non può e non deve sciogliersi", sentenzia ricordando che ci troviamo davanti a "un'unità storica e culturale oltre che geografica". Poi rifacendosi al "sogno" dei Padri Fondatori, che "ha avuto consistenza perché è stata un'attuazione di questa unità", invita tutti i leader del Vecchio Continente a "non perdere questo patrimonio". Bergoglio ammette che l'Unione europea si è indebolita con il passare degli anni, anche a causa dei dissidi interni continui, eppure non ammette altra soluzione se non quella di salvarla. Dopo le ultime elezioni spera, quindi, che tutti gli Stati membri intraprendano "un processo di rilancio".
Parlando di Unione europea, papa Francesco non può poi esimersi dal trattare l'emergenza immigrazione. E nell'intervista alla Stampa ribadisce, ancora una volta, quello che a suo avviso è il diritto più importante di tutti: quello alla vita. "Gli immigrati arrivano soprattutto per fuggire dalla guerra o dalla fame, dal Medio Oriente e dall'Africa", incalza il Santo Padre invitando l'Occidente a "lottare per la pace". Una parte della soluzione proposta da Bergoglio è investire in Africa "per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori". Questo, però, non esime i Paesi dell'Unione europea dall'accogliere i disperati che arrivano. Per il Pontefice "ricevere" è, infatti, "un compito cristiano". "Le porte vanno aperte, non chiuse", fa notare pungendo nuovamente il ministro dell'Interno Matteo Salvini che, quando è arrivato al governo, ha immediatamente chiusi i porti azzerando gli sbarchi in Italia. "Chi amministra - conclude - è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere".
Papa Francesco attacca i populisti: "Vogliono bloccare il meticciato e sterilizzare la razza"25 Settembre 2019
https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... iglia.html "Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità". Papa Francesco, in una intervista a La Repubblica, insiste sull'importanza dell'immigrazione che porta al meticciato appunto: "Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina. Da noi c'è tutto: lo spagnolo e l'indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato". Invece, continua il Pontefice, "costruire muri significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica".
Poi l'attacco al sovranismo: "La xenofobia e l'aporofobia (la paura per la povertà, ndr) oggi sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli. La xenofobia distrugge l'unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio. E il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti". Oggi, sottolinea Bergoglio, "siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura, come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla".
Papa Francesco: "La xenofobia distrugge anche il popolo di Dio""Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Costruire muri significa condananrsi a morte"
ANTONIO SPADARO
25 settembre 2019
https://www.repubblica.it/vaticano/2019 ... 236862828/Giovedì 5 settembre, durante il suo viaggio in Mozambico, Papa Francesco ha incontrato in maniera privata un gruppo di 24 gesuiti. Il colloquio è avvenuto in Nunziatura, al termine della giornata di impegni del Pontefice.
All'arrivo, i gesuiti hanno applaudito Francesco, che ha chiesto ai presenti di formare un cerchio con le sedie. Il Papa ha successivamente invitato i gesuiti a porre le domande. Repubblica anticipa parte del colloquio, la cui versione integrale verrà pubblicata domani sul sito della rivista La civiltà cattolica.
I poveri si fanno affascinare da alcune sètte protestanti e sperano di diventare ricchi aderendovi. Come fare affinché la nostra evangelizzazione non sia proselitismo?
"Ci sono sètte che non si possono davvero definire cristiane.
Predicano Cristo, sì, ma il loro messaggio non è cristiano. Nulla a che vedere con la predicazione di un luterano o di un altro cristiano evangelico serio. Questi cosiddetti "evangelici" predicano la prosperità, promettono un Vangelo che non conosce la povertà, ma cercano semplicemente di fare proseliti. È proprio quello che Gesù condanna nei farisei del suo tempo. Oggi una signora mi ha avvicinato con un giovane e una giovane. Mi è stato detto che facevano parte di un movimento un po' fondamentalista. Mi ha detto: "Santità, vengo dal Sud Africa.
Questo ragazzo era indù e si è convertito al cattolicesimo. Questa ragazza era anglicana e si è convertita al cattolicesimo". Me lo ha detto in maniera trionfale, come se avesse fatto una battuta di caccia con il trofeo. Mi sono sentito a disagio e le ho detto: "Signora, evangelizzazione sì, proselitismo no"".
Come è cambiata la sua esperienza di Dio da quando è stato eletto Papa?
"Credo che la mia esperienza di Dio non sia cambiata. Resto sempre lo stesso di prima. Avverto un senso di maggiore responsabilità, senza dubbio. La mia preghiera di intercessione poi si è fatta molto più ampia di prima. Ma anche prima vivevo la preghiera di intercessione e avvertivo la responsabilità pastorale. Parlo al Signore come prima. E poi commetto gli stessi peccati di prima. L'elezione a Papa non mi ha convertito di colpo, in modo da rendermi meno peccatore. Sono e resto un peccatore. Per questo mi confesso ogni due settimane. Mi conforta molto sapere che Pietro, l'ultima volta che appare nei Vangeli, è ancora insicuro come lo era prima. Leggere dell'ipocrisia di Pietro mi conforta tanto e mi mette in guardia. Soprattutto mi aiuta a capire che non c'è alcuna magia nell'essere eletto Papa. Il conclave non funziona per magia".
Come si fa a evitare di cadere nel clericalismo nel corso della formazione al ministero sacerdotale?
"Il clericalismo è una vera perversione nella Chiesa, pretende che il pastore stia sempre davanti, stabilisce una rotta, e punisce con la scomunica chi si allontana dal gregge. Insomma: è proprio l'opposto di quello che ha fatto Gesù. Il clericalismo condanna, separa, frusta, disprezza il popolo di Dio. Il clericalismo confonde il "servizio" presbiterale con la "potenza" presbiterale. Il clericalismo è ascesa e dominio. In italiano si chiama "arrampicamento". Il clericalismo ha come diretta conseguenza la rigidità. Non avete mai visto giovani sacerdoti tutti rigidi in tonaca nera e cappello a forma del pianeta Saturno in testa? Dietro a tutto il rigido clericalismo ci sono seri problemi. Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita mi disse di stare attento nel dare l'assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore "angelicità": orgoglio, arroganza, dominio. E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all'ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne".
Cosa pensa di questa xenofobia dilagante?
"La xenofobia e l'aporofobia - fobia che rappresenta la paura per la povertà o per i poveri, ndr - oggi sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli. La xenofobia distrugge l'unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio. E il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti. Oggi siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura, come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla. Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità. Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina. Da noi c'è tutto: lo spagnolo e l'indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato.
Costruire muri significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica".
Ho sentito che i missionari francesi usavano dare come penitenza per i peccati di far piantare alberi. Cosa ne pensa?
"Mi sembra un'intuizione pastorale molto creativa! Da quel che mi dici si è trattato di una penitenza sociale, ambientale, che si prende cura di costruire la società. Quando sono andato alla Città dell'amicizia, padre Pedro mi ha fatto vedere alcuni pini. Mi ha detto che li aveva piantati proprio lui 20 anni fa.
Questo è davvero molto bello".
Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilitàhttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2624 Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadinihttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2605 A ciascuno la sua casa, il suo paese e il suo continente.L'Africa agli africani, l'America agli americani, l'Asia agli asiatici, l'Europa agli europei, l'Oceania agli oceaniani
viewtopic.php?f=205&t=2887 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0069203153