Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » gio mar 26, 2015 8:52 pm

Paƚifate e paƚafitari (castełari e teramarigołi)
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Da:

Caxe, corti, castełi, viłe, viłai e çità, cexe e muri veneti
viewtopic.php?f=172&t=938

Caxe

Caxe venete: da łe pałifate a łi caxoni
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Rnblk/edit

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... fitari.jpg


Siti palafitticoli: patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO

http://sites.palafittes.org
http://www.palafittes.org/it

Il sito seriale transnazionale Siti preistorici palafitticoli dell'arco alpino comprende una selezione di 111 villaggi palafitticoli tra i 1000 conosciuti nei sei paesi attorno alle Alpi, quali la Svizzera, l'Austria, la Francia, la Germania, l'Italia e la Slovenia. Il siti sono da situare tra il 5000 e il 500 a.C. e sono localizzati ai bordi dei laghi, nelle vicinanze dei fiumi o nelle zone di torbiera; di conseguenza l'umidità di questi luoghi ha permesso una conservazione ottimale dei materiali organici come il legno, i tessili e i resti vegetali e ossei.

Grazie all'abbondante ricchezza di questi ritrovamenti le palafitte offrono un'immagine precisa e dettagliata di questi periodi preistorici in Europa, dove si sviluppa l'agricoltura, permettendo di fornire dettagli della vita quotidiana, delle pratiche agricole, dell'allevamento di animali e delle innovazioni tecnologiche. La dendrocronologia (metodo di datazione che misura gli anelli di crescita degli alberi) si può datare con precisione gli elementi architettonici in legno, che compongono le case dei villaggi e che possono raccontare l'evoluzione dell'occupazione dello spazio in intervalli cronologici anche molto lunghi. Questi siti palafitticoli sono la miglior fonte di informazione archeologica a nostra disposizione oggigiorno per conoscere le culture e le popolazioni preistoriche.



http://www.beniculturali.it/mibac/expor ... 98430.html

Decisione della 35a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale riunita a Parigi dal 19 al 29 giugno 2011

Da oggi i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” sono nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

“Con le iscrizioni nella lista Unesco dei siti dell’Italia longobarda e dei siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino – dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan – il nostro Paese vede confermato un indiscusso primato, dovuto ad un patrimonio culturale e paesaggistico ricco e diffuso, frutto della millenaria interazione tra uomo e natura sul nostro territorio. Ringrazio per questo risultato l’amministrazione centrale e periferica del Ministero, che ha lavorato in stretta collaborazione con gli Enti Locali interessati. Ora è nostro dovere adoperarci per far sì che il coronamento di questo lavoro sia il punto di partenza per restituire visibilità a questo patrimonio”.

La serie dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino si estende sui territori di sei paesi, Svizzera Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia, e comprende una selezione di 111 villaggi palafitticoli ritenuti i più interessanti tra i circa 1000 siti noti. Il sito seriale è composto dai resti di insediamenti preistorici databili fra il 5000 e il 500 a.C. Si tratta di siti spondali ubicati sulle rive di laghi o di fiumi oppure in torbiere che hanno consentito un’eccellente conservazione dei materiali organici.
Grazie alla notevole quantità ed importanza dei risultati scientifici, le palafitte restituiscono un’immagine precisa e dettagliata del mondo della prime comunità agricole in Europa, in particolare della vita quotidiana, delle pratiche agricole, dell’allevamento degli animali domestici e delle innovazioni tecnologiche. L’arco temporale di 4000 anni, coperto dalla serie, coincide con una delle fasi più importanti della storia recente dell’umanità: la nascita delle società moderne. Oggi, grazie alla dendrocronologia (datazione per mezzo degli anelli di accrescimento degli alberi) possiamo datare con precisione gli elementi architettonici in legno consentendo di analizzare in dettaglio l’organizzazione spaziale interna dei villaggi preistorici lungo un ampio arco cronologico. I siti palafitticoli sono le migliori fonti archeologiche di cui al momento si dispone per conoscere le culture preistoriche.
I Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino godono della tutela legale conforme ai sistemi giuridici in vigore nei singoli paesi. I diversi sistemi di tutela nazionali sono integrati ad un sistema di gestione internazionale per mezzo di un gruppo di coordinamento già formato sulla base di un protocollo d’intesa siglato fra tutti gli Stati membri. Gli obiettivi comuni sono indicati in un piano di gestione realizzato e traducibile in progetti concreti a livello internazionale, nazionale, regionale e locale.
Per l’Italia, che partecipa alla candidatura seriale transnazionale, è il 47° sito della Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Le 19 aree archeologiche selezionate sul territorio italiano sono dislocate in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Sono italiane le più antiche strutture palafitticole dell’area alpina, risalenti all’inizio del Neolitico, rinvenute sul lago di Varese, datate a ca. 5000 a.C. Il fenomeno si intensifica, tuttavia, durante l’Antica e la Media età del Bronzo (2200-1400 a.C.) per concludersi verso la fine del II millennio a.C. La maggiore concentrazione di palafitte è localizzata nella regione del lago di Garda, dove sono noti più di 30 abitati dislocati sia sulle sponde del lago, sia nei bacini inframorenici. Villaggi palafitticoli sono stati rinvenuti anche nei piccoli laghi alpini del Trentino e nei bacini del Piemonte. Insediamenti palafitticoli sono noti anche nella Pianura Padana nella fascia delle risorgive o lungo i fiumi, anche nella fascia pedemontana del Friuli.
La candidatura e l’impegnativa procedura tecnico-amministrativa è stata condotta per gran parte dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, e dalla Soprintendenza archeologica della Provincia autonoma di Trento, insieme con il gruppo italiano di esperti, con il coordinamento dell’ Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO del Segretariato Generale, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, unitamente agli uffici delle Direzioni Regionali del MiBAC, e a tutte le amministrazioni territoriali, regioni, province, comuni, che hanno il compito di proteggere e valorizzare questi luoghi eccezionali. In quanto sito transnazionale il dossier è stato firmato dagli ambasciatori delle Rappresentanze permanenti dei sei Paesi presso l’UNESCO a Parigi.
L’importante riconoscimento dell’UNESCO suggella una lunga attività di collaborazione transnazionale fra i sei Paesi coinvolti, durante il quale si è instaurato un clima di incontro e condivisione che è andato al di là degli impegni istituzionali, contribuendo ad instaurare un effettivo rapporto di collaborazione nel settore specifico, efficace e fattivo.
L’iscrizione rappresenta il momento più alto del percorso di candidatura, ma costituisce anche una ulteriore e rinnovata spinta per la delicata fase di mantenimento dell’elevato standard raggiunto, nonché un’occasione straordinaria di restituire visibilità ad un patrimonio così difficile da comunicare e trasmettere.

??? V miłegno ???
http://www.comune.anguillara-sabazia.ro ... _pagina=56
Sommerso dalle acque da otto millenni
AD ANGUILLARA SABAZIA IL PIU’ ANTICO VILLAGGIO NEOLITICO D’EUROPA
Prevista una riproduzione su scala 1/1 del villaggio neolitico con annesso Polo Museale
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » gio mar 26, 2015 8:52 pm

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Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » gio mar 26, 2015 8:52 pm

Troxi de legno so łe pałù entel IV miłegno v.C.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -track.jpg

Sweet Track
http://it.wikipedia.org/wiki/Sweet_Track
La Sweet Track è un'antica strada rialzata nell'Inghilterra sudoccidentale presso i bassopiani del Somerset Levels. Databile a 6000 anni fa, quindi agli inizi del Neolitico, è una delle più antiche strade del mondo e una delle più antiche in legno del nord Europa.

Fu costruita dagli abitanti dei pendii delle Polden Hills inizialmente per collegarsi a due isolotti sabbiosi, uno dei quali forniva legname alla popolazione e conteneva terre coltivate. L'altro isolotto invece, denominato Westhay Island, si ipotizza comprendesse anche un insediamento umano oltre, in aggiunta, terreni di pascolo.
Il camminamento è stato scoperto nel 1970 da un operaio, Raymond Sweet, mentre eseguiva un lavoro di pulizia dei canali di drenaggio che attraversano le torbiere dei Somerset Levels.
I primi emigranti continentali iniziarono a trasferirsi in Gran Bretagna intorno al 4000 a.C., ed essendo per lo più agricoltori, cercarono terre idonee per la coltura ed i Somerset Levels si dimostrarono un luogo adatto in quanto ricco di risorse di selvaggina, di pesci, di suini selvatici e di materiali, come le canne, e di alberi da disboscare per il legname.
Per realizzare il camminamento vennero abbattuti alberi grandi, quali il querce, il frassino, l'olmo, che venivano lavorati fino a trasformarli in tavole.
La costruzione era basata su una guida formata da tronchi collocati in fila sulla superficie dell'acquitrino aventi la funzione di struttura di sostegno, da pioli piantati nel terreno per consentire che ogni coppia formasse una "X", e infine dalle tavole che costituivano la base del camminamento che erano incastrate tra i due bracci superiori dei pioli. La base era sopraelevata di circa mezzo metro rispetto alla guida e aveva una larghezza di trenta centimetri e tagliava due file di alte canne.
Gli archeologi hanno effettuato studi multidisciplinari dell'ambiente, e analizzando i residui della flora e della fauna, sono riusciti a scoprire che gli abitanti praticavano una forma di silvicoltura e che vigeva già allora l'abbattimento selettivo che consentiva la rapida crescita dai ceppi rimanenti. I ritrovamenti di resti di scarabei ha fornito agli specialisti le indicazioni sul clima dell'epoca neolitica, che prevedeva temperature più basse di circa tre gradi rispetto ad oggi in inverno, e temperature più alte di circa tre gradi in estate. Le informazioni fornite dai pollini hanno consentito di capire la conformazione dei boschi (querce, olmi, frassini e tigli) e dei sottoboschi (noccioli e agrifogli). L'acquitrino pullulava di giunchi e canne oltre alla ninfee, e prosperavano girinidi e grossi ragni pirata.
Tra i reperti ritrovati vi sono gli utensili utilizzati all'epoca, quali le schegge, per il legno, per le canne, per le piante e per le pelli. Inoltre sono state rinvenute anche punte di frecce, probabilmente utilizzate per la caccia, oltre a ceramiche, cocci e oggetti di legno, quali zappe, spatole, manici e spilloni levigati utilizzati forse come ornamento.
http://en.wikipedia.org/wiki/Sweet_Track




A Ockenhausen vicino a Leer, dove sono stati scoperti i resti di una strada rialzata sopra una palude, della lunghezza di circa un chilometro, composta da ben 13.000 assi di querciaLe prime tecniche di base sembrano appartenere, pertanto, all'esperienza palafitticola e terramaricola, antecendenti all'invasione romana della Germania Magna. Si tratterebbe di costruzioni risalenti addirittura del IV millennio a.C.

http://it.wikipedia.org/wiki/Pontes_longi
I pontes longi erano delle strade in legno costruite dai Romani su terreni paludosi o acquitrinosi, famose soprattutto per essere state impiegate nel corso dell'occupazione romana della Germania sotto Augusto. Questo genere di strade sembra esistessero già nel nord della Germania fin dal VII secolo a.C. I Romani appresero queste tecniche dalle genti celto-germaniche del nord-europa e le utilizzarono per la conquista della Germania Magna.
Di questo genere di costruzioni esistono resti archeologici nella Germania del Nord, datati sin dal VII secolo a.C., alcuni secoli prima che queste terre fossero invase dai Romani: vedasi il sito di Ockenhausen vicino a Leer, dove sono stati scoperti i resti di una strada rialzata sopra una palude, della lunghezza di circa un chilometro, composta da ben 13.000 assi di querciaLe prime tecniche di base sembrano appartenere, pertanto, all'esperienza palafitticola e terramaricola, antecendenti all'invasione romana della Germania Magna. Si tratterebbe di costruzioni risalenti addirittura del IV millennio a.C.
I Romani inizialmente utilizzarono un sistema di sopraelevazione delle strade rispetto al terreno in Italia. La prima operazione consisteva nel segnare il percorso da realizzare con dei piloni, successivamente lo spazio fra di essi era riempito con grandi quantità di pietre, innalzando il livello stradale fino a 2 metri sopra la palude.
Nelle province il metodo di costruzione differiva lievemente in quanto nel corso della prima fase di conquista le costruzioni dovevano essere sia stabili che rapide da realizzare, per meglio penetrare nei territori di recente acquisizione: In questo caso i piloni e l'intera struttura erano fatti con tronchi d'albero: i cosiddetti pontes longi.

Troxi veneti e d’Ouropa ente ła pristoria - (łe strade no łe xe na envension dei romani)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... BMVFk/edit
viewtopic.php?f=49&t=415
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Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » gio mar 26, 2015 8:52 pm

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Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2015 6:58 am

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Re: Łe pì vecie costrusion en legno de ła pristoria

Messaggioda Berto » mer apr 01, 2015 10:11 pm

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