Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 11:32 am

El mestolo co eiscrision:

Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan
viewtopic.php?f=88&t=168

http://picasaweb.google.it/pilpotis/Alk ... ePreromana

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Sto mestolo lè conpagno de sti kive:

Mestoło o caserola/casseruola o simpula
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pSQWM/edit
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 8:53 pm

Alkomno e vilkenis

*Este 120, copa de bronxo dal 'Scolo di Lozo' sora na scudeła/cópa/kantharos/mestolo de bronxo
(la dovaria esar la iscrision pì vecia)

-alkomnometlonsikosenogenesvilkenishorviontedonasan
alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan
http://picasaweb.google.it/pilpotis/Alk ... ePreromana

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /alkom.jpg

vilkeni la xe na parola ke la se cata anca ente l’escrision Pa 31- caston d'anelo

vil- de vilkenis ???

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ivoler.jpg


Alkomno

Jeografia storega del lesego ministrativo entel Veneto
viewtopic.php?f=172&t=1002


Nantro moto portà dai migranti xermani xe alodio/allodio, on istituto del mondo agrigoło, kel se cata anca entel toponemo Lodi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Allodio


l termine allodio (di origine germanica: Allod, latinizzato in allodium) era utilizzato nel Medioevo per indicare i beni e le terre possedute in piena proprietà, in opposizione ai termini feudo o "beneficio", con i quali si indicavano invece i beni ricevuti in concessione da un signore dietro prestazione di un giuramento di fedeltà (il cosiddetto omaggio feudale o vassallatico).

Spesso i proprietari di allodi erano i discendenti degli antichi arimanni, ovvero i germani che, conquistato un nuovo territorio, vi si insediavano con la propria famiglia e con i propri servi. Altre volte, invece, la nascita di allodi derivava dalla rovina della piccola feudalità, dovuta alla lievitazione del costo delle armi avvenuta alla fine dell'Alto Medioevo. La diffusione di armamenti più pesanti, di armature più resistenti (come l'usbergo) e di nuove forme di guerra più costose, ridusse a volte i piccoli feudatari al fallimento e li costrinse a ritirarsi in piccoli appezzamenti.

Questa forma di piccola proprietà, tra il IX e l'XI secolo, conobbe un declino, poiché, venuta meno l'usanza germanica che prevedeva che la guerra fosse un dovere di tutti i liberi (gli arimanni, appunto), i piccoli possidenti cercarono sempre di più la protezione dei feudatari sottomettendosi ad essi. Era inoltre forte l'azione dei grandi detentori di terre atta ad ampliare sempre di più i loro domini e ciò contribuì all'indebolimento progressivo della piccola proprietà.

In altri casi, al contrario, la forma allodiale era addirittura ricercata, poiché garantiva il possesso della terra e faceva sì che non fosse possibile che, da un giorno all'altro, il datore del beneficio potesse decidere di riprendersi la concessione. Molti monasteri, quindi, cercarono in tutti i modi di ottenere il possesso delle proprie terre per sfuggire ai vincoli feudali. Altre volte, invece, erano i feudatari che cercavano di crearsi delle "enclave" allodiali tra i propri possedimenti, per riuscire a costituirsi dei centri di potere autonomi, sui quali avere l'assoluto controllo. Avveniva, così, che signori facessero dono di un appezzamento di terreno allodiale ad un'istituzione religiosa per meglio controllarla o che edificassero i propri castelli in una terra non soggetta a vincoli feudali, per farne una base di conquista o di rapina.


http://it.wikipedia.org/wiki/Lodi
Lodi (Lòd in dialetto lodigiano) è un comune italiano di 43 465 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Lombardia.
La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa, in seguito alla distruzione dell'antico borgo di Laus Pompeia, già municipium romano, sede vescovile e libero comune. Durante il Rinascimento conobbe un periodo di grande splendore artistico e culturale, dopo aver ospitato nel 1454 la firma dello storico trattato tra gli Stati preunitari italiani noto come Pace di Lodi.


http://www.treccani.it/enciclopedia/allodio

Allodio
Nel Medioevo, dominio fondiario libero e originario, perciò non derivante da concessione feudale. Camera (o Giunta) degli allodiali Magistratura medievale che a Napoli giudicava in ultima istanza le cause concernenti le proprietà regie.

di Pier Silverio Leicht
ALLODIO (fr. alleu; sp. alodio; ted. Alod; ingl. allodial tenure). - La proprietà viene chiamata Alod dalla legge salica (tit. 59); con ogni probabilità la parola è germanica e significa "piena proprietà" (al "intera"; od "proprietà").

Nel tempo merovingio più tardo, il significato di Alod venne ristretto agl'immobili. Si tratta di proprietà libera da ogni vincolo, e perciò, sino dall'epoca carolingia, "alode" viene contrapposto a "beneficion: cioè si distinguono col primo termine le terre possedute in proprietà, da quelle che derivano da una concessione regia; così nel capitolare di Nimega dell'anno 806: aut in beneficio aut in alode. Questa contrapposizione dura a lungo, e ancora nei secoli XIII e XIV si trova, in vari paesi italiani, usato questo termine a indicare la proprietà non feudale, libera da censi.

Le terre allodiali furono la regola nei regni barbarici fino al diffondersi del feudo.
Se non che, mentre all'origine i liberi dovettero essere proprietari, più tardi le condizioni si mutano.

La proprietà fondiaria conferiva diritti e obblighi di grande rilievo. Così nella legge 2 di Astolfo, emanata sul finire del regno longobardo, chi ha 7 o più case massaricie, ossia poderi, milita a cavallo con la lorica, chi ha quaranta iugeri di terra milita a cavallo con lo scudo e con la lancia, mentre i minores homines vanno all'esercito a piedi con l'arco e le frecce.

Tuttavia in questo tempo non si può ormai più dire che libertà e proprietà siano equivalenti: infatti già i Longobardi conobbero il libero che risiede su terra altrui e la cui libertà personale è garantita da una carta di concessione, cioè il livello.
Questi liberi hanno però una posizione assai precaria in confronto degli allodiari.
L'estensione della proprietà allodiale ha un riflesso nella stessa credibilità della persona. Così una formula dell'imperatore Ludovico il Pio dice che i testimoni, per essere ritenuti degni di fede, dovevano avere tanti beni allodiali, da corrispondere al valore del guidrigildo, cioè alla somma alla quale si ragguagliava la vita dell'uomo libero.

Un problema interessante è costituito dalla formazione di questa proprietà libera.
Certamente ai tempi di Tacito i Germani ancora non conoscevano l'allodio (???); la proprietà apparteneva al villaggio, e ogni anno si designavano, nella landa che lo circondava, i terreni da dissodare, e si tiravano a sorte le porzioni attribuite alle singole famiglie.
Ignoriamo se prima delle invasioni fosse avvenuta la formazione d'una vera proprietà privata; certo si è che, avvenuta l'occupazione delle provincie romane, i Germani s'impossessarono di tutte o di parte delle terre dei Romani (dei romani ?), e così si svolse ampiamente una proprietà allodiaria.

Questa ripartizione avvenne in modo diverso. secondo i vari popoli:

-così i Visigoti presero due terzi delle terre coltivate e un terzo delle incolte,
-i Goti e i Longobardi un terzo,
-i Vandali in Africa e i Sassoni nella Britannia s'impossessarono di tutte le terre.
-Invece i Franchi nelle Gallie rispettarono, in generale, le proprietà dei Romani (dei romani ?), giacché gran parte del paese fu da essi occupata per accordi pacifici coi vescovi e con le popolazioni: distribuirono ai loro gregari numerose terre dei grandi possessi imperiali e demaniali.

Un ampliamento degli allodi avvenne poi col progressivo dissodamento dei terreni incolti spettanti ai villaggi.
I "vicini", che ne avevano la proprietà collettiva, ingrandivano a danno di questa le loro proprietà private: è l'adprisio o proprisio dei documenti del IX e X secolo.
Ne troviamo il ricordo, in Italia, nei documenti di Farfa.

La proprietà allodiale declinò poi nei secoli X-XII. A ciò contribuirono varie cause. Il diffondersi delle immunità concesse a chiese e a signori feudali pose i possessori di beni allodiali in condizione d'inferiorità di fronte a coloro che per qualche titolo possedevano beni nella cerchia dell'immunità. Mentre i primi dovevano seguire il conte nelle spedizioni militari, dovevano intervenire nei giudizi o placiti, e avevano altri gravosi obblighi, gli altri vivevano nella protezione dei loro signori, che li assistevano in giudizio e li capitanavano in guerra, erano esenti dal fastidioso obbligo d'intervenire al placito e da altre gravezze.

Ne conseguì che molti proprietari d'allodi, perseguitati da potenti, aggravati da tali oneri, furono costretti, per avere difesa e protezione, ad offrire le loro terre a qualche potente ecclesiastico o laico, che poi gliele restituiva in godimento, gravandole di un censo, oppure gliele concedeva in benefizio feudale. Così moltissime terre allodiali sparirono nei secoli X-XII, e si accrebbero le terre beneficiarie. In gran parte d'Europa questo movimento fu così esteso, che l'allodio divenne una mera eccezione, così che sorse la presunzione legale che tutte le terre fossero feudali: è la regola che s'esprime col noto dettame: nulle terre sans seigneur.
Non così avvenne in Italia e nella Francia meridionale, dove vigeva la presunzione opposta, e chi pretendeva diritti di signoria su qualche terra doveva provarli, onde valse, in quelle terre francesi, l'opposta regola: nul seigneur sans titre.
In Italia il movimento comunale ruppe in moltissime provincie i vincoli feudali e rimise in fiore la libera proprietà: il termine allodio non è però usato se non per mera eccezione dopo il sec. XIII.
In Francia invece lo troviamo usato nei dibattiti che si svolsero nei secoli XVI e XVII nei parlamenti del Delfinato e della Linguadoca, quando questi non vollero riconoscere valida l'ordinanza di Marillac (1629), che pretendeva estendere anche alle regioni meridionali il principio già ricordato: nulle terre sans seigneur.
Nel 1658 il re di Francia accolse le rimostranze del Parlamento di Grenoble, e riconobbe il regime tradizionale del franc alleu nel Delfinato.
Bibl.: F. Schupfer, L'Allodio, studi sulla proprietà barbarica, in Digesto italiano, II (1896), p. 2; Fustel de Coulanges, L'Alleu et le domaine rural, Parigi 1889; Brissaud, Manuel d'histoire du droit privé, Parigi 1908, p. 321 seg.

Allodio - Dizionario di Storia (2010)
I beni, in primo luogo immobili, concessi nel Medioevo in piena proprietà, contrapposti a quelli detenuti in feudo che i signori concedevano a titolo di beneficio in cambio della fedeltà del vassallo. Nel corso del Medioevo centrale alcuni sovrani concessero in allodio ai loro alleati anche diritti pubblici di natura fiscale e giurisdizionale.

Al-
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... llodio.jpg

-komno
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... omunis.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... os-122.jpg
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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 11:11 am

Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan
http://picasaweb.google.it/pilpotis/Alk ... ePreromana

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lo-225.jpg


metlon = metidor/mietitore o metidura/mietitura ???

http://www.etimo.it/?term=mietere
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... messis.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... messer.jpg

Mesòra, xgheto o falçoła (canton de Rovigo) e sexoła/sixoła/sixora

tradusion del moto veneto:

Italia
"falce messoria"
Corsica
falce messoria: missoghja, missoghia
Emilia Romagna
falce messoria: msura, sàgghel
Friuli Venezia Giulia
sèsule
Liguria
falce messoria: messuira, messura, msujia
Lombardia
falce messoria: fer da medar (Mantova), folcia, folscèla (Valtellina), masura, messora (Milano), mesura, mesùura, msùria
Piemonte
falce messoria: messoira, faussetta
Sardegna
falce messoria: messadòlza, messadorza, missadogia
Valle d'Aosta
falce messoria: fouceille

Falxa mesora
http://www.lombardiabeniculturali.it/be ... r030-00042

Falce messoria (dizionario storico della Svizzera)
http://hls-dhs-dss.ch/textes/i/I28684.php

http://it.wikipedia.org/wiki/Falcetto_(attrezzo)

Sichel (sixola/sexola en veneto)
http://en.wikipedia.org/wiki/Sickle

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... Sichel.jpg

http://de.wikipedia.org/wiki/Sichel_(Werkzeug)
http://da.wikipedia.org/wiki/Segl_(redskab)
http://cs.wikipedia.org/wiki/Srp
http://fr.wikipedia.org/wiki/Faucille
http://fr.wikipedia.org/wiki/Serpe
http://et.wikipedia.org/wiki/Sirp
http://hu.wikipedia.org/wiki/Sarl%C3%B3
http://ro.wikipedia.org/wiki/Secer%C4%83
http://la.wikipedia.org/wiki/Falx



Cultura de La Tène

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... age007.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... anna-2.jpg
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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 11:12 am

Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

???

sikos

cfr. co:

sichel

Sichel/sickel (sixola/sexola en veneto)
http://en.wikipedia.org/wiki/Sickle

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... Sichel.jpg

Sixołe o sichel/sickel de bronxo

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_dei_campi_di_urne
http://en.wikipedia.org/wiki/Urnfield_culture

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ronxee.jpg

Noumerasion
viewtopic.php?f=102&t=462


Sixoła/sexoła, sexora/sixora, çexoja, cesoia, sicola, sichel, sickel, sica e seca/sega, ... (etimoloja)

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... sixola.jpg

sìxoƚa (sexora, çexoja, cesoia) (etimoloja)

http://www.elgalepin.com

sìxoƚa (sexora, çexoja, cesoia)
Traduzione italiana per "sìxoƚa": falcetto
English translation for "sìxoƚa": sickle, scythe

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -museo.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... sizora.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10/413.jpg

Etimoloja del filologo Xane Semeran:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 0/sica.jpg


Sica, secar/segar e sicario; vara ke te seco/sego (te copo, te tajo).


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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -latin.jpg

secula, ae, f., falce, VARR. [seco + -ula].

securicula (-cla), ae, f.,
1 piccola scure, PL., MART.;
2 t. t. in archit., coda di rondine, VITR.
[securis + -cula].

securiclatus, a, um, agg.,
1 a coda di rondine, VITR.;
2 a forma di scure, PLIN.
[securicula + -atus2].

securifer, fera, ferum, agg.,
che porta una scure, OV.
[securis + -fer].

securiger, gera, gerum, agg.,
che porta una scure, armato di scure: securigerae puellae (le Amazzoni), OV.; securigera dextra, con la destra armata di scure, SIL.
[securis + -ger].

securis, is, f.,
1 scure, ascia, mannaia: securi ferire o percutere, giustiziare con la mannaia, decapitare, CIC.; eum securi percussisti, gli facesti tagliare la testa, CIC.; securis anceps, la scure a due tagli, bipenne, OV.; prov.: securi Tenedia, con la scure di Tenes = col massimo rigore, CIC. ad Q. fr. 2, 11, 2;
2 fig. colpo, ferita, danno: graviorem rei publicae securim infligere, assestare un più violento colpo allo Stato, CIC. Planc. 70; securim petitioni inicere, infliggere un colpo mortale alla candidatura, CIC. Mur. 48;
3 le scuri dei fasci simbolo di autorità, donde autorità, comando; dominio romano: Gallia securibus subiecta, la Gallia soggetta all'autorità romana, CAES. B. G. 7, 77, 16; sumere aut ponere secures, prendere o deporre il comando = le magistrature, HOR. Carm. 3, 2, 19.
• Accus. normalm. securim, ma anche securem, VARR., CIC., LIV.; abl. securi, raram. secure, APUL.
[cf. seco].

secena, ae, f.,
strumento tagliente, ANDR. (congett.)
[cf. 2 scena].

secamenta, orum, n. pl.,
piccoli lavori in legno, PLIN.
[seco + -mentum].

secespita, ae, f.,
secéspita, coltello per i sacrifici, SUET. e a.

secedo, is, cessi, cessum, ere, 3 intr.,
1 allontanarsi, ritirarsi, appartarsi, tirarsi in disparte: secedant improbi, si allontanino i malvagi, CIC. Cat. 1, 32; de via secedite, sgombrate la strada, PL.; secedere ad deliberandum, ritirarsi a deliberare, LIV.; secedere in hortos, ritirarsi nei giardini, OV.; secessisse, vivere appartato, PLIN. Ep. 1, 9, 3; di cose: distare, essere distante o lontano: villa ab urbe secessit, la villa dista dalla città, PLIN. Ep. 2, 17, 2; tantum secessit, altrettanto è distante, OV.;
2 in senso politico o a indicare il disaccordo in genere, ritirarsi, allontanarsi, fare una secessione, dividersi: in Sacrum Montem secedere, ritirarsi sul Monte Sacro, LIV.; plebs a patribus secessit, la plebe si separò dai senatori, SALL. Cat. 33, 3; incipio secedere, comincio a cambiar parere, SEN. Ep. 117, 4;
3 fig. secedere ad stilum, raccogliersi per scrivere, QUINT.; in te ipse secede, ritirati in te stesso, SEN. Ep. 25, 7
[se-1 + 1. cedo].

secessio, onis, f.,
1 l'azione di separarsi, l'appartarsi, il ritirarsi: secessione facta, tiratisi in disparte, LIV.; secessionem facere, appartarsi per discutere, CAES. B. C. 1, 20, 1; secessiones subscriptorum, i segreti maneggi con i firmatari dell'accusa, CIC. Mur. 49;
2 secessione, rottura politica, scissione; rivolta: secessiones plebei, le secessioni della plebe, CIC. Rep. 1, 62; separazione: animae corporisque secessio, AMBR.
[secedo + -tio].

secessus, us, m.,
1 l'azione di ritirarsi, partenza: in secessu avium, alla partenza degli uccelli, PLIN. 10, 76; separazione, GELL.; isolamento, segregazione, solitudine, ritiro: specie secessus, sotto apparenza di vita ritirata, TAC. Ann. 1, 4; carmina secessum quaerunt, la poesia richiede la solitudine, OV. Trist. 1, 1, 41; studiorum secessus, solitari recessi di studio, QUINT. 10, 5, 16; omnes vitae secessus, tutte le intimità della vita, SEN.;
2 luogo appartato, ritiro, recesso; casa di campagna: in secessu longo, in un luogo molto appartato, VERG.; saevi secessus, crudeli recessi, PLIN. Pan. 49; amoeni secessus, ameni luoghi di ritiro, TAC., SUET.;
3 secessione della plebe, PLIN.;
4 ritirata, cesso, Vulg.
[secedo + -tus3].

seco, as, secui, sectum (part. fut. secaturus), are, 1 tr.,
1 tagliare, troncare, fare a pezzi, segare: quam mox seco?, tra quanto lo devo fare a pezzi?, PL.; pabulum secare, tagliare il fieno, CAES. B. G. 7, 14, 4; secare in frusta, tagliare in pezzi, VERG.; secare aristas, mietere, SEN.; arva secare, arare, VAL. FL.; postes tarmes secat (rode), PL. Most. 825; trinciare vivande, SEN., IUV., MART.; intagliare, scolpire: dona secto elephanto gravia, doni fregiati d'avorio lavorato, VERG. Aen. 3, 464; secta marmora, tavole di marmo, LUC., PLIN.; t. t. in medicina: amputare, operare: Marius cum secaretur, Mario mentre subiva un'operazione, CIC. Tusc. 2, 53; uri secarique, esser sottoposto a operazione chirurgica, CIC., SEN.; sost. n. pl. secta, orum, membra operate, PLIN.; mutilare, evirare, MART.;

2 tagliare, graffiare, scalfire, lacerare: hirsuti secuerunt corpora vepres, le acute spine hanno scorticato la loro pelle, VERG. Georg. 3, 444; genae ungue sectae, guance graffiate dalle unghie, OV.; sectus flagellis, percosso a sangue dalle sferze, HOR.; si quem podagra secat, se uno è tormentato dalla podagra, CATULL. 71, 2; fig. secuit Lucilius urbem, Lucilio flagellò a sangue la città, PERS. 1, 114;
3 tagliare passando, attraversare, fendere, solcare, tracciare: fugiens secat aethera, fuggendo fende l'aria, VERG. Georg. 1, 406; amnis urbem secans, fiume che attraversa la città, PLIN.; secare maria, VERG., aequor, OV., pontum, VERG., solcare il mare; ingentem secuit sub nubibus arcum, descrisse un grande arco sotto le nubi, VERG. Aen. 5, 658; via secta, via tracciata, VERG., LUC.; ignota secat (passa per mezzo a) sidera, SEN. tr.; sectus orbis, una parte del mondo, HOR.; fig. secare spem, vagheggiare una speranza, VERG. Aen. 10, 107;
4 fig. spartire, dividere: causas in plura genera secare, suddividere le cause in troppi generi, CIC. de orat. 2, 117; sectae vires, forze divise e suddivise, QUINT.; dirimere, appianare, decidere: magnas secat res, tronca le gravi questioni, HOR. Epist. 1, 16, 42.

sectarius, a, um, agg.,
castrato, PL. Capt. 820 (secondo P. FEST. = che guida il gregge)
[1. sector + -arius].

sectator, oris, m.,
1 accompagnatore; seguace, partigiano; al pl., seguito, scorta, CIC.; sectator domi, frequentatore assiduo (di essi) in casa, TAC. Ann. 4, 68; sectator iudiciorum, frequentatore assiduo dei tribunali, TAC. Dial. 34;
2 discepolo, seguace di una dottrina o di un maestro, SUET. e a.
[1. sector + -tor].

secto, as, avi, atum, are, 1 tr.,
seguire, accompagnare: a cane sectari, essere accompagnato dal cane, VARR.; cercare di conseguire, ISID.
[cf. 1. sector].

1. sector, aris, atus sum, ari, 1 dep. tr.,
1 seguire, accompagnare dappertutto, scortare, far la corte: te iam sector quintum hunc annum, sono già cinque anni che sto al tuo seguito, PL. Persa 172; qui Caesarem sectantur, coloro che costituiscono il seguito dell'imperatore, TAC.; oratores sectari (fare scorta di onore a), TAC.; sectarier matronas, molestare le matrone, HOR. Sat. 1, 2, 78; frequentare un luogo, PLIN. Ep.;
2 con idea di ostilità, far codazzo, seguire, inseguire: eum pueri sectantur, i ragazzi gli fan sempre codazzo (per deriderlo), CIC.; inseguire, cacciare, dar la caccia, VERG.; sectari leporem, OV.;
3 cercare, ricercare, bramare: quid hanc miseram sectamini praedam?, perché vi accanite dietro a questa misera preda?, CAES. B. G. 6, 35, 8; eminentes virtutes sectari, ricercare (negli uomini) elevate virtù, TAC.; mitte sectari, smetti di cercare, HOR. Carm. 1, 38, 3
[sequor + -to].

sectilis, e, agg.,
1 segato, tagliato, diviso in più parti: pavimenta sectilia, pavimenti a lastre di marmo di varie forme e colori, SUET. e a.;
2 che si può facilmente tagliare o spaccare: sectile ebur, OV. Med. 10; IUV. e a.
[seco + -ilis].

sectio, onis, f.,
1 sezione, taglio, VITR., PLIN. e a.; amputazione di parti malate: ante sectiones, prima delle operazioni chirurgiche, PLIN.; mutilazione, castrazione, APUL.; divisione: sectio in infinitum, divisibilità all'infinito, QUINT. 1, 10, 49;
2 trasl., vendita all'incanto per lotti del bottino o di beni confiscati: ad illud scelus sectionis accedere, prender parte a quella vendita scellerata, CIC. Phil. 2, 64; exercendis apud aerarium sectionibus famosus, famigerato profittatore di vendite all'asta, TAC. Ann. 13, 23; bottino, beni venduti all'asta: sectionem eius oppidi universam vendidit, vendette all'asta tutto quanto il bottino di quella città, CAES. B. G. 2, 33, 6
[seco + -tio].

sectivus, a, um, agg.,
che si può facilmente tagliare, COL., PLIN.
[seco + -ivus].

2. sector, oris, m.,
1 tagliatore: sector zonarius, tagliaborse, PL. Trin. 862; sector feni, falciatore di fieno, COL.; tortor et sector, il torturatore e il carnefice, PRUD.;
2 compratore all'asta pubblica di beni confiscati, incettatore di beni confiscati, CIC. (sectores collorum et bonorum, assassini e incettatori di averi, CIC. S. Rosc. 80) e a.: ubique sector et hasta, dovunque incettatore ed asta, TAC.; trasl.: chi mette in vendita i suoi favori, i suoi suffragi, LUC. 1, 178;
3 t. t. geom., settore, BOETH.
[seco + -tor].

sectura, ae, f.,
1 il tagliare, taglio, VARR., PLIN.;
2 cava di pietre, CAES. B. G. 3, 21, 3
[seco + -ura].

sectus, a, um, part. di seco,
tagliato, separato, troncato; ferito, flagellato.

sica, ae, f.,
1 pugnale, CIC. e a.: sicas vibrare, menar colpi di pugnale, CIC.; latus sica transfodere, trafiggere il fianco con un pugnale, VAL. MAX.; trasl., sicae dentium, le zanne (del cinghiale), PLIN. 18, 2;
2 pugnalata, assassinio: hinc sicae, hinc venena... nascuntur, CIC. Off. 3, 36.


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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10/846.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10/847.jpg


http://it.wikipedia.org/wiki/Falce_(attrezzo)
http://de.wikipedia.org/wiki/Sense_(Werkzeug)

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... eug%29.jpg

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... scythe.png


http://es.wikipedia.org/wiki/Guada%C3%B1a
La guadaña, dalle o dalla es una herramienta agrícola compuesta de una cuchilla curva insertada en un palo, usada para segar hierba, forraje para el ganado o cereales. La llegada de los medios mecánicos la ha llevado al desuso en los países desarrollados, aunque sobrevive por tradición en muchas zonas rurales y se realizan campeonatos recreativos de siega, en el norte de España.

http://fr.wikipedia.org/wiki/Faux_(outil)

http://tl.wikipedia.org/wiki/Karit_(dalawang_kamay)



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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 290004.jpg

«Tagliar via, raschiare, scorticare»

La tecnica del raschiamento e del taglio è più complessa di quella della frantumazione. È quindi interessante notare che la radice che designa questa operazione risulta attestata solo in IE, dove tuttavia mostra sviluppi semantici di grande interesse.

La radice PIE *(s)ker- *(s)kera- ecc. (P. 938) forma una vastissima famiglia lessicale: una delle poche attestate in 13 dei 14 gruppi IE [Bird 1987].
Per non menzionare che i rappresentanti principali, vi troviamo antico indiano k(r)ṇāti «ferisce, uccide», utkīrṇa- «tagliato», cárman- avestico čarəman- «pelle», armeno k’erem «gratto, raschio», greco keírō «tagliare, divorare», kérma «pezzo (di carne)», albanese korr, kuarr «taglio via», latino corium, (veneto corame) «cuoio», carō carnis «carne», orig. «pezzo di carne», umbro karu «porzione», kartu «distribuito», antico irlandese scar(a)im «divido», gallese ysgar «separare», antico irlandese curach, gallese corwg «battello di pelle», antico islandese skera «tagliare, sgozzare», antico alto tedesco sceran, anglosassone scieran «raschiare, tagliare», anglosassone scierian «distribuire, assegnare», scearu «rasatura dei capelli, porzione», antico alto tedesco scara, anglosassone scear, norvegese skere «vomere»; inglese scrape e tedesco schrappen «raschiare», collegati a inglese shred «brandello», inglese sharp, tedesco sharf «affilato», inglese scrub, tedesco schrubben «raschiare», tedesco scheren, inglese shear «tosare, tagliare», da cui inglese short «tagliato, corto»; e ancora inglese shirt, tedesco Schiirze, Schurz «grembiule»; tedesco Schere, nederlandese schaar «forbici», tedesco Schar e inglese share «vomero», oltre che «porzione condivisa, parte», inglese shore «costa», shard «coccio», scurf «squame» e tedesco Schorf «scabbia, èscara»; russo korá «corteccia, crosta», čerëvo «ventre», orig. «viscere di animale tagliate via», lituano skerdžiù «sgozzare (il maiale)»; antico indiano k(r)ntáti «taglia», kartanam «il tagliare», k(r)tí- «coltello», avwstico karəti- «coltello», armeno k’ert’em «spello, raschio», albanese kjëth «raschio», latino cortex «corteccia», scortum «pelle, vello», cēna «pasto» (= osco kersnu, da *kertsna «porzione tagliata»), umbro śesna «cena», antico alto tedesco herdo «vello», anglosassone heora «idem», antico alto tedesco herde härde «vello di pecora o capra» ecc.

Ora, una simile configurazione di significati, che va da «sgozzare», «tagliare», «raschiare», a «coltello», «forbici» e «affilato»; da «cuoio» e «vello» a «corteccia»; da «carne» «brandello» «pezzo di carne», a «parte condivisa» e «porzione», e così via, ci confronta con un campo semantico inconfondibile, che è quello della macellazione, della distribuzione socializzata della carne, della lavorazione delle pelli ecc.

Dove potrebbe nascere questa configurazione semantica se non nel Paleolitico Inferiore o Medio, quando convergono la caccia, la spartizione del cibo, la produzione di semplici schegge come raschiatoi? Quale contesto socioculturale o economico che non sia quello del modo di sussistenza della caccia potrebbe mettere insieme nozioni di questo tipo? Si ricordi che l’associazione fra la dieta carnivora e la spartizione sociale del cibo è stata considerata una delle innovazioni fondamentali di Homo («ipotesi di Isaac») [Leakey e Lewin 1992, trad. it. 1993, 177]. (Anca la voxe caretà-carità xe da ligar a sto mondo.)


Ma vi è di più: nozioni come «carne» o «cuoio» o «porzione», tipiche di certe aree, sono notevolmente diverse da quella del «raschiare, tagliare», più comune nell’area germanica: nel primo sviluppo, la specializzazione semantica va in direzione del risultato finale desiderato (carne, porzione), mentre nelle altre la lessicalizzazione resta quella dell'azione (tagliare, raschiare ecc.), indipendentemente dal raggiungimento del risultato.

Si potrebbe ipotizzare che questa differenza rifletta diversi fattori, come per esempio una maggiore sicurezza o abbondanza di risultati venatori: là dove prevale la lessicalizzazione del risultato ci troveremmo in aree dove la preda era abbondante e facile, là dove prevale l’azione ci troveremmo in aree più povere.
Naturalmente, quando in area germanica nascono significati legati al Neolitico come «vomere», «tosatura», «grembiule», o addirittura all’età del Ferro come «forbici», quest’area doveva essere già del tutto separata dalle altre, e svilupparsi in modo del tutto indipendente. L’ulteriore illustrazione di questa tesi è l’oggetto del secondo volume.
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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 11:12 am

Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... the_02.jpg


metlon

Da: Le origini delle lingue europee del glottologo Mario Alinei ,
volume II (esempi di stratigrafia lessicale celtica)


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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 290004.jpg

6.2. Mercantilismo
...
2) Una nozione che - incredibilmente - viene di solito posta nell’orizzonte PIE, mentre non può essere che recentissima, è quella del «compenso fisso» (che è tutt’altra cosa che «ricompensa»).
Essa deve invece risalire al Bronzo, al più presto, e più probabilmente al Ferro e ai nuovi rapporti sociali che si instaurano in questo periodo.
La concordanza si instaura infatti fra la base antico irlandese lōg «compenso, prezzo» e la famiglia germanica per «compenso, stipendio», rappresentata da gotico e antico islandese laun, anglosassone laun, antico frisone len [ibidem], antico alto tedesco, medio alto tedesco e antico sassone lōn, tedeso Lohn, nederlandese loon, svedese lön, islandese laun [Kluge-Seebold s.v.; Buck 11.87].

Il lat. lucrum è vicino, ma non identico, come semantica.

3) Anche la nozione del «prestito», che implica l’esistenza della proprietà privata e probabilmente anche quella del denaro, dev’essere datata alla fine delle età dei Metalli (e certo non al PIE!). Non a caso, come aveva già intuito Hubert [ibidem, 66], abbiamo un’esatta corrispondenza solo fra Celtico e Germanico: antico irlandese air-leicim «io presto», irlandese air-leagaim, e gotico leibwan, antico alto tedesco lī(h)an, medio alto tedesco lihen (id.), antico sassone lihan (id.), tedesco leihen, nederlandese lenen, inglese lend, islandese làna, tutti «prestare» (dal sostantivo antico islandese lin, antico alto tedesco lēhan «prestito»).

...
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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » gio giu 12, 2014 11:32 am

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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » lun mag 11, 2015 10:00 pm

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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » ven giu 19, 2015 9:03 pm

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Re: Alkomno metlon sikos enogenes vilkenis horvionte donasan

Messaggioda Berto » gio mar 10, 2016 9:38 pm

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