Atto donasto aisus

Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 11:19 am

atto donasto aisus
viewtopic.php?f=88&t=164

(Gurina-Valle de Zeglia-Gailtal GT 1)
-.a..t.to.dona/.s.to./a..i.su[.]ś.
atto donasto aisus


Due vasai celti dell’area bavarese (Germania sud-occidentale) a sud del Donau ATTO e VATTUS attestati dai sigilli –ceramiche nere e lucide detta terre nigre (siti di: Rottweil, Oberstimm, Schleitheim, Winterthur, Hüfingen) da paj. 182 La parola ai barbari di Peter S. Welles

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Re: Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » lun mar 31, 2014 2:14 pm

Aisus - Aisun - Aisum

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Eiscrision

(Gurina-Valle de Zeglia-Gailtal GT 1)
-.a..t.to.dona/.s.to./a..i.su[.]ś.
atto donasto aisus

(Gurina-Valle de Zeglia-Gailtal GT 2)
a) ]o.a..i.su.n.per.volterk[.]
a) donast]o aisun per volterk[on vontar
b) ]to.a..i.su.s/ ] e [
b) donas]to [b]aisus [per volt]e[rkon vontar][/b]


(Ca 14)
-kellospittamnikostolertrumusicateidonom//d( )a( )?
kellos pittamni(kos) toler trumusijatei donom //d(onasto) a(aisum )??

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Eiscrision venetego Cadorine

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Re: Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » lun mar 31, 2014 2:18 pm

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Lessico venetico, da Lingua Venetica di Prosdocimi e Fogolari, da p 411
6. LA POSIZIONE DEL VENETICO
6.1. IL LESSICO

aisu- è stato interpretato sia come ‘dio’ sia come ‘offerta (< sacrum)’ (cfr. Prosdocimi 1961-62 in “AIV”, LV II s.v.) e rapportato ad italico ais-. Si ritiene ora probabile la vecchia ipotesi di un germanismo secondo una lettura Ahsu- (ad Gt 1, 2 § 2.1.3). Ciò risolverebbe la complicazione interna di singolare ~ plurale o della dimorfia del plurale (allora uno morfologicamente germanico!) e la presenza di deivo- in Vi 1. Qui la forma seguita da aggettivazione (Termonios) richiama il tipo latino diva Angeron(i)a, diva Palalua, deus Terminus che indica un preciso stato semantico, riflesso di una speciale condizione ideofogica, non esattamente corrispondente alla traduzione ‘dio’.
È possibile che i devo- nell’onomastica ‘gallica’ del Noricum mascherino un deivo- venetico: cfr. deivo-laijio- in Ag 1.


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Anna Marinetti (2008)
Culti e divinità dei Veneti antichi: novità dalle iscrizioni
................
Propongo una tabella in cui riporto nomi e caratteri delle divinità menzionate nelle iscrizioni venetiche; restano esclusi, per prudenza, quei casi in cui la identificazione come figure divine (piuttosto che personaggi umani) è stata supposta ma è incerta o poco probabile, come per i nomi Laivna Vrota a Idria della Baccia e Vebelei a Este; inoltre si omettono le dediche di Gurina a (pl.) Ahsus/(sing.) Ahsun in quanto, nonostante la veneticità di lingua, formulario e tipologia materiale, le dediche promanano da un ambito culturale con influssi prettamente germanici, non fosse che per quanto riguarda il nostro tema, dal momento che gli dèi Asi fanno parte della più radicata tradizione religiosa dei Germani.
.................................
Dati i limiti e i rischi delle eccessive schematizzazioni, e l’attribuzione solo probabilistica e non certa per alcune voci, la sintesi dei dati così presentata non vuole portare a conclusioni affrettate. Tuttavia la constatazione che emerge con evidenza è che, allo stato attuale delle conoscenze, il numero delle divinità maschili documentate nel Veneto antico appare di gran lunga superiore a quello delle divinità femminili. Il dato numerico potrebbe venir ulteriormente dimensionato se si considera che il supposto culto delle Matres di Asolo potrebbe essere attribuito – alla pari degli Ahsus di Gurina – ad influenza culturale di provenienza “esterna”; come pure certamente di origine non locale è Louderai Kanei di Valle di Cadore, in cui si è ravvisata -- per via etimologica nel valore di “Libera-Fanciulla”???-- la Kore/Persefone di ambito misterico (cfr. anche nota 55). L'unica divinità femminile solidamente fondata sembra essere Reitia Pora di Este.
...........................................



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AIXER

Da el testo : Dal Veneto al Venetego de Pełegrini, paj 111-112

6. Potrei ora riassumere i problemi fondamentali che coinvolgono la posizione della lingua sulla quale è sempre importante, anche se assai ipotetico, il lavoro del Kretschmer 1943, il quale inquadra il retico nel gruppo linguistico «tirrenico», in una fase preistorica, antichissima affine all'indeuropeo. Per quanto concerne la lingua delle epigrafi, mi pare innanzi tutto necessario - e non sono il primo a dirlo - sottrarre al nostro corpus alcune iscrizioni che, più che retiche, debbono attribuirsi direttamente all’etrusco col quale offrono puntuali coincidenze che non possono ritenersi casuali. In questa categoria vanno sistemate soprattutto le due iscrizioni. preromane di Feltre e forse anche il cosiddetto lituo di Collalbo (Klobenstein) sul Renon (Ritten), Bolzano (PID II, 189 bis). Non a caso il Pallottino ha incluso le prime (PID 243 bis) nei TLE 718 (e v. LVen. pp. 445-46 e ivi buone foto e la bibliografia), ed anche se l’incisione dei. due frammenti di epigrafe appare piuttosto di tipo monumentale ed eccessivamente precisa, non vi sono dubbi tanto da non credere nella loro autenticità. Un testo quale a) ki aiser. tinia. ti[ colpisce subito l’etruscologo - come era già accaduto ad Elia Lattes - per la sua piena etruschità delle prime tre parole.
Ed infatti aiser (: aisar ) è notissimo come pl. ‘de’', al pari di tinia 'Giove' (: tin) e ki iniziale può essere il numerale per ‘tre’ o altro elemento etrusco. Anche b) silnane ha un aspetto etruscheggiante per la finale in -e e potrebbe stare per silvane ‘Silvano’ come già era stato letto, ma erroneamente, v. anche Tibiletti Bruno, LDIA p. 232 (che peraltro scarta il confronto, pur menzionandolo, con etrusco silvans). Non si dimenticherà che Feltre, definita da Plinio cit. «oppidum raeticum», offre altre tracce di una certa etruschità, forse anche nel nome, come ha sostenuto anche il Devoto 1941. L’iscrizione sul lituo di betulla carbonizzato (PiD 189 bis) è stata attribuita all’etrusco da C. Battisti, ma gli elementi propriamente etruschi non sono forse altrettanto perspicui rispetto a Feltre e si fondano principalmente sul confronto di kulisna (così letto, non senza qualche incertezza) con l’etrusco culsu, culsnu e Cuslanus (CIL V 3848) del Pagus Arusnatium, nome di divinità.

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Re: Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » lun mar 31, 2014 2:46 pm

Asi (par la Trecani)
http://www.treccani.it/enciclopedia/asi
Asi Grandi divinità del tardo paganesimo germanico rappresentate come una grande famiglia, con a capo Odino. La loro dimora si chiama Asgardhr, il loro numero è per lo più dodici. L’origine è oscura: il nome deriverebbe dalla radice indoeuropea che in sanscrito dà luogo ad asu, «spirito, potenza vitale»; secondo alcuni gli Asi sarebbero stati in origine gli spiriti degli antenati. Oscura è anche la tradizione che narra la lotta fra gli Asi e i Vani, conclusasi con la vittoria dei primi.

Asi (par la Sapere)
http://www.sapere.it/enciclopedia/Asi+( ... germaniche).html
categoria di dei dell'antica religione germanica di cui fa parte anche Odino. Gli dei Asi, secondo il mito, diedero il loro assetto al mondo dopo una guerra combattuta vittoriosamente contro i Vani, altra categoria divina. La vittoria degli Asi, comunque, non era sentita come definitiva: i Vani, infatti, non furono eliminati, ma si venne a patti con essi. La distinzione degli dei in due categorie contrapposte ritorna, nei popoli di lingua indeuropea, presso l'antica religione indiana, dove si distingue tra Asura e Deva.


Asi e Vani - Dizionario
http://digilander.libero.it/nordfriul/miti/asivani.html
Mitologia Nordica
http://www.bluedragon.it/non_fantasy/mi ... ordica.htm

Æsir (wikipedia)
http://it.wikipedia.org/wiki/%C3%86sir
Nel mondo norreno, gli Æsir (al singolare Áss, al femminile singolare Ásynja, al femminile plurale Ásynjur, in anglosassone Ós, dal proto-germanico *Ansuz), sono gli dèi, signori assoluti del cielo.
Secondo l'interpretazione evemeristica di Snorri Sturluson, gli Æsir erano originari dell'Asia (Asíá in norreno) e da quel luogo si sarebbero spostati seguendo il loro capo Odino verso le terre del nord, fermandosi in Svezia (Svíþjóð). La loro patria d'origine era Ásaland ("terra degli Æsir"), anche chiamata Ásaheimr ("regno degli Æsir"), e capitale di tale regno era Ásgarðr ("recinto degli Æsir") che Snorri curiosamente identifica con Troia.
Nel racconto riportato nella Saga degli Ynglingar, Ásgarðr era un centro di culto dove si tenevano solenni sacrifici cui presiedevano dodici sacerdoti (díar o drótnar) che erano nel frattempo i campi a cui spettavano le decisioni. Essi poi sarebbero stati divinizzati dai loro sudditi; nel caso di Odino, in particolare, si dice che, prossimo alla morte, lasciò la Svezia affermando che aveva l'intenzione di tornare nella sua antica patria, detta anche Goðheimr ("paese degli dèi") e i suoi seguaci credettero che da allora egli vivesse in eterno ritornato ad Ásgarðr.
Nel racconto dell'Edda in prosa, di stampo molto meno evemeristico, Ásgarðr è invece una fortezza celeste, al centro del mondo, che gli dèi hanno costruito per dimorarvi con le proprie famiglie per proteggersi dagli attacchi dei giganti, loro acerrimi nemici. Ad Ásgarðr alla quale si accede solo tramite Bifröst, il ponte arcobaleno, è presente un tempio d'oro detto Glaðsheimr, così come tutte le dimore degli dèi e delle dee. È qui presente anche Hliðskjálf, il trono di Odino, oltre all'immenso palazzo di 540 sale che ospita Thor, e al palazzo di Freyja, ricco di seggi, destinati ad ospitare la metà dei guerrieri deceduti in battaglia.


http://www.centrostudilaruna.it/leoriginideilatini.html
Quattro sono le principalì culture incineratrici nella prima età del ferro (1000-650 a.C.).
La prima è quella atestina, sui Colli Euganei, matrice della nazionalità veneta.
La seconda è quella di Golasecca, nella Lombardia Occidentale e nel Canton Ticino.
La sua identificazione etnica è incerta. Sulla base di alcune iscrizioni, si può parlare d’una parziale indoeuropeizzazione (???) dei Liguri. Ancora più complesso è il caso della cultura villanoviana, estesa dal bolognese alla Maremma attraverso l’Umbria, e sul cui impianto si sviluppa la fiorente civiltà etrusca.
Per la zona toscana si può pensare ad un assorbimento delle correnti italiche da parte del ricco substrato appenninico. L’etrusco ne conserva tracce nel vocabolario: etrusco usil, “sole”, si riconnette ad un indoeuropeo (???) *sauwel, italico auselo, (nel nome della gens Aurelia “a sole dicta” ???).
Etrusco aisar si riconnette al veneto aisus e ai germanici Asen.
Per la zona umbra bisognerà credere che correnti transadriatiche - attraverso le Marche meridionali - abbiano sommerso un’area protovillanoviana affine a quella veneta e a quella latina.
Le differenze e le affinità tra umbro e latino verrebbero spiegate da questa ipotesi.


http://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_ ... Samotracia

La Grande Madre, divinità femminile spesso rappresentata nelle monete di Samotracia come una donna seduta con un leone al fianco. Il suo nome segreto originale era Axiéros. È una figura prossima alla Grande Madre anatolica, la Cibele frigia, o ancora alla Dea Madre troiana del monte Ida. I Greci l'hanno assimilata alla dea della fecondità, Demetra, e al mito del suo accoppiamento con Iasione. La Grande Madre è la signora onnipotente del mondo selvaggio delle montagne, venerata tra sacre rupi dove le vengono offerti sacrifici. Nel santuario di Samotracia, i suoi altari corrispondono ad affioramenti rocciosi di porfido di vari colori (rosso, verde, blu o grigio). Per i fedeli, il suo potere si manifesta anche nelle vene di minerale di ferro magnetico, con cui essi realizzano anelli che gli iniziati portano in segno di riconoscimento. Un certo numero di questi anelli è stato ritrovato nelle tombe della necropoli vicina al santuario.
A Samotracia si venerano anche Ecate, con il nome di Zerynthia, e Afrodite-Zerynthia, il cui culto è stato scorporato da quello della Grande Madre e assimilato a divinità più familiari ai Greci.
Kadmylos, lo sposo della Grande Madre Axiéros, è un dio della fertilità identificato dai Greci con Ermes itifallico, i cui simboli sacri sono una testa d'ariete e un bastone - il kerykeion, evidente simbolo fallico che si ritrova su alcune monete.
Cadmilo è accompagnato da altre due figure maschili, i Cabiri, che rappresentano forse la forma originaria dei due eroi leggendari fondatori di Samotracia, i fratelli Dardano (il fondatore di Troia) ed Eetione. I Greci li identificavano con i Dioscuri, divinità gemelle assai popolari come protettori dei marinai in pericolo.
Una ulteriore coppia di divinità infere, Axiokersos e Axiokersa, è identificata con la coppia Ade - Persefone, e forse non appartiene al gruppo originale di divinità pre-greche. Attraverso queste figure, comunque, la leggenda del ratto della dea della fertilità da parte del signore degli inferi entra a far parte del dramma sacro che si celebra a Samotracia, sia pure con un'importanza minore che ad Eleusi. Quest'ultima coppia costituisce insomma la saldatura, nel pantheon di Samotracia, tra i culti misterici arcaici di provenienza frigia, e quelli "moderni" celebrati in Grecia.
Il pantheon dei Grandi Dei comprende diverse divinità ctonie, in gran parte anteriori all'arrivo dei coloni greci sull'isola (VII secolo a.C.), tutte legate alla figura centrale della Grande Madre.
In epoca tarda, questo mito della coppia generatrice è stato identificato con quello del matrimonio di Cadmo e Armonia, forse per via di un accostamento dei nomi con Kadmylos ed Elektra.
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Re: Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » lun mar 31, 2014 2:48 pm

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LА RELIGIONE DEI GERMANI

Da “Le origini della cultura europea” di Giovanni Semerano

La Svezia preistorica, intorno al 4000 a. C., vede fiorire una cultura agricola, che viene caratterizzata come ‘Funnel Beaker Culture’,
la cultura del bicchiere imbutiforme, la quale trasforma la primitiva società di cacciatori:
si parlò esattamente di una provenienza dalla Valle del Nilo e dal vicino oriente.
...
Questi motivi risuonano inconsapevolmente anche a distanza di alсunı secoli: che significato hanno le notizie di Paolo Diacono (VII) che parte dei Longobardi sia emigrata sotto guida due fratelli, Ebor o Ibor e Aio o Agjo e che si sia scontrata соn i Vandali, i cui re si chiamavano Ambri e Assi?

Pare impossibile negare che l’emigrazione dei Longobardi è un passaggio " di là " dal fiume o dalle zone paludose: accadadico eber, ebar (di là), ebraico `eber (' region or land beyond, river-land ') e agû (latino aqua), eppure la fraternità dei due è suggerita da omofonie al confronto con basi соrrisроndеntı ad accadico ebru (confratello, alleato, ‘friend’, ‘Genosse’) e aḫu (fratello, ‘brother’); così Ambri, come per Ambroni, richiama accadico apparu, sumero ambar (palude, ‘lagoon’) e Assi significa “acqua profonda” accadico apsû, “elevato”: āṣû.

Il significato originario della voce germanica per indicare la divinità, *ansuՀ, fu inteso alle origini “accanto alla palude”, “ quello della palude” accadico an + ṣuṣī: an, ana (a, presso, ‘to, for, upon, up to’) e ṣuṣû (‘swamp’). Ма in asi rivive un'antica voce che si confuse con la prima.

Non fu data la dovuta attenzione a quanto detto nеll’Еddа in prosa, cioè l’Edda Snorri Sturluson (1178-1241), lo statista e poeta islandese che rinvia l’etimologia di Asi ad Asia.

Noi sappiamo che il nome Asia significa “oriente”, accadico āṣû aggettivo da accadico aṣû (sorgere, levarsi in alto, ‘to rise’) come mostra il greco Άσίη la voce ha avuto sviluppi semantici, anche come idronimo, “sorgente di acqua”.
Ed è evidente che l’antichissimo culto del sole tra i Germani autorizza a pensare che Asi sia affine alla base di ["eos, aos"], “aurora”, e che la voce antica sia stata preceduta da una base an- col senso di accadico Anu (Cielo, dio del cielo, ‘Himmelsgott’) che richiama il latino Ianus.

Asi è una delle parole più antiche per designare la divinità : Asi torna in anglosassone ēsa, nell’antroponimia gotica, longobarda, tedesca, sassone, anglosassone, burgunda.
Giordane (Dе orig. actibusque Getarum, III 78) attesta che gli antenati dei Goti chiamavano i semideos Ansis.
Le etimologie che se ne sono date, fra le quali da ANS- “respirare”, non chiariscono il valore dell’antichissima voce che in realtà ha antecedenti in quella base corrispondente ad accadico āṣû (alto, eminente, ‘high-rising’: detto anche di ‘pillars as foundation terrace’) che ci riporta al concetto del bond e ai noti simboli di pali, di stipiti comuni ai culti dei Celti.

Ma la voce ondeggia tra valori più modesti: gli Asi (ēsa Zescot, “il colpo degli Asi, nella formula magica contro la lombaggine”) non sono le grandi divinità: come dice Giordane, sono semidei, se è vero che il germanico ansu- si identifica con lo spirito dei defunti accanto ai potenti dei, essi sono i grandi mortali, ma pure dei “signori superni” accadico ēnu āṣû.

Va aggiunto che quella voce prende sviluppo dallo scadimento e fraintendimento della base d’impianto su cui si amalgamano molti elementi sincretistici : è la stessa che ritroviamo nell’etrusco αισαρ, aesar: accadico A-šir, A-šar, А-šur, Аššur di cui A-šur ricorre nelle iscrizioni degli antichi assiri e nei nomi personali che emergono dalle tavolette assiro-cappadociche, risalenti al III millennio a. C.
Au-sar pare scrittura tarda dei tempi di Sennacherib o Assurbanipal. La voce poté incrociarsi con accadico ašaru ašru nel senso di tempio (‘sacred place, cosmic locality’) o eššu.

LА RELIJON DE LI XERMANI
de Xane Semeran
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ViTWc/edit
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Re: Atto donasto aisus

Messaggioda Berto » lun mar 31, 2014 3:40 pm

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Assurbanipal o Sardanapalo
http://it.wikipedia.org/wiki/Assurbanipal
Assurbanipal o Sardanapalo (... – ...) fu re degli Assiri (668-631 a.C.). È menzionato nei testi biblici come Asenappar o Osnapper. Figlio secondogenito di Asarhaddon e Naqi'a-Zakutu, divenne principe ereditario alla morte del fratello maggiore Sin-iddina-apla; l'altro fratello Shamash-shum-ukin divenne invece re di Babilonia.
La salita al trono del re assiro Assurbanipal non fu facile, essendo il soggetto inviso a buona parte della popolazione, della corte regale e del clero: per questa ragione il padre, ancora in vita, aveva redatto veri e propri contratti (adê, come trattato di vassallaggio) coi quali si prometteva la futura lealtà per il proprio successore. Ciò malgrado, Sardanapalo viene descritto (particolarmente da Diodoro Siculo, ma è citato anche da Orosio, Giovenale e perfino Dante) come ricco e potente, colto, anzi capace di leggere e scrivere (dote rara fra i sovrani dell'epoca): inoltre istituì a Ninive la prima raccolta dei testi in scrittura cuneiforme di cui gli Assiri avessero copia. La raccolta, ordinata per la prima volta secondo criteri classificativi sistematici (sia pur rudimentali), innovativamente si distingueva dai disordinati depositi archivistici sino ad allora in uso, e raccolse un corpus di testi (di cui molti sono oggi al British Museum di Londra) che spaziavano dalle raccolte di tradizioni astronomico-religiose alla repertazione di glosse sulla lingua sumera. Dalla biblioteca di Ninive vengono ad esempio i testi più completi sull'epopea di Gilgamesh. Promosse anche la lavorazione artistica della pietra, sia nell'arte della scultura, sia nell'architettura.
Sardanapalo fu l'ultimo grande re di Assiria, che con lui raggiunse l'apoteosi prima della rapida decaduta. Leggendario fondatore di Tarso (la città, oggi in Turchia, di san Paolo, in realtà già esistente dall'età del bronzo), di cui si narrò una leggendaria fondazione in un giorno solo, entrò in guerra contro Babilonia, retta dal fratello Shamash-shum-ukin, che aveva aggregato una coalizione di popoli (della Mesopotamia, ma anche dell'Egitto) contro Ninive. Sardanapalo sconfisse Babilonia, si espanse sui territori arabi e punì i collusi elamiti, distruggendone la capitale Susa. A reggere Babilonia pose Kandalanu quale reggente assiro.
Anche il privato di Sardanapalo divenne pubblico, perché (non si sa con quanto fondamento) per secoli - e sino a tempi recenti - fu descritto, se non proprio come un omosessuale, almeno come uomo non virile, e la tradizione storiografica lo distinse come simbolo di effemminatezza e (in un'accezione negativa) di voluttà. Per contro, altre visioni, non meno indignate, lo volevano semplicemente dedito alla crapula in senso più "convenzionalmente" orgiastico. Si sa che viveva chiuso nel suo palazzo di Ninive, pare quasi sempre rinserrato all'interno di un nutrito gineceo con un numero ragguardevole di ospiti. Il re è citato nell'opera di Aristotele, l'Etica Nicomachea, quando analizza il comportamento dell'uomo dinanzi alla felicità ed al piacere.

Assur
http://it.wikipedia.org/wiki/Assur_(divinit%C3%A0)
Assur o Aššur è una divinità della mitologia mesopotamica, il dio principale dell'Assiria e patrono della città omonima. Il culto non venne mai inserito all'interno della mitologia babilonese. Veniva considerato anche come artefice del destino, ed aveva come simbolo prevalente il Sole.
Le prime attestazioni della sua venerazione risalgono al periodo della terza dinastia di Ur (2112-2003 a.C.). Inizialmente i miti che lo riguardano sostituiscono la figura del dio Enlil; in seguito all'aumentare della supremazia politica dell'Assiria, il dio sostituirà anche Marduk nel poema Enūma Eliš.
http://it.wikipedia.org/wiki/En%C5%ABma_Eli%C5%A1

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Enuma elish (co’ l’alto sielo)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... VvazQ/edit

Enuma Elish, Elixi/Elisi, Eleusi/Eleuxini, Elohim
viewtopic.php?f=24&t=346
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