Da: Dispense di filologia germanica:http://www.maldura.unipd.it/dllags/doce ... se_fgB.pdf ...
Come si diceva, il tedesco
Heer è parola antica e ben attestata a partire dal gotico, dove si trova
harijs, che traduce il greco stratía “esercito”. Ma nche nelle iscrizioni runiche risultano attestati
haria e
harian “guerriero”.
Le corrispondenze nelle altre lingue sono ampie.
Si vedano il norreno herr, l’anglosassone
here, il sassone antico
heri, l’alto-tedesco antico
heri, tutti “esercito”.
(Anche in
guerriero)
Il termine risulta ben attestato nella onomastica come primo membro di composto, a partire dalle iscrizioni runiche e dal
Harigasti dell’elmo di Negau B.
In norreno si contano, per esempio, il maschile
Herbjnrn e i femminili
Herdís e
Hervnr.
La forma germanica ricostruita è, dunque,
*harjaz.
Si trova anche attestato il verbo norreno
harja “combattere”, “saccheggiare”, da confrontare con l’anglosassone
herigan (cfr. l’inglese
harry, harrow, stesso significato) e il sassone antico e alto-tedesco antico
her(r)iōn, con il medesimo significato.
Inoltre, in norreno,
Herjann “Combattente” è un nome di Odino, formato con un suffisso -ana- come
dróttinn “capo della schiera” e
þjóðann “capo del popolo”, “sovrano”.
Il germanico
*harjanaz, che sta alla base di
Herjann può confrontarsi col greco
koíranos “signore”.
Da segnalare, infine, il norreno
herjann, di uso esclusivamente poetico, che sta per “lupo”, evidentemente da un significato originario “razziatore”.
Il termine
*harjaz compare anche nel tedesco
Herzog “duca” (cfr. alto-tedesco antico
herizogo). Si tratta di un termine composto il cui secondo membro è riconducibile al tedesco
ziehen (germanico *teuhana-, cfr. indeuropeo *deuk- da cui il latino ducere “condurre” e dux “guida”) “tirare”.
In anglosassone abbiamo
heretoga, che viene usato da Alfredo il Grande per tradurre il latino consul “console” (in effetti spettava ai consoli guidare l’esercito in guerra), mentre in inglese è presente
heriot (anglosassone
heregeatwa) un termine che indica una particolare servitù militare nel Medio Evo.
Ancora un termine specializzato da *harjaz è l’alto-tedesco antico
heribergi “accampamento”, da cui il nostro “albergo”. Particolarmente significativo è il norreno
hernað che designa tanto la spedizione militare quanto la razzia.
Ma il significato di
*harjaz è più ampio che non il semplice “esercito”.
In norreno
herr vale anche “moltitudine “, “popolo”.
Inoltre, è noto che nelle costumanze germaniche tutti gli uomini liberi erano abili a detenere e usare armi. Il germanico
*harjaz è riconducibile all’indeuropeo *korøos, che viene confrontato col persiano antico
kāra “esercito”, ma anche con l’ittita
kuriúana “indipendente”. Dunque, con
*harjaz si sarà designato l’insieme degli uomini liberi in armi.
La connessione fra arma e uomini liberi è ben espressa da un passo di Paolo Diacono nella Storia dei Longobardi (I 13), dove l’affrancamento degli schiavi era sancito dal consegnare loro una freccia (in longobardo ‘istituzione era detta
gairethinx).
Del resto in Scandinavia si usava chiamare a raccolta gli uomini perché andassero in guerra lasciando una freccia davanti all’ingresso delle loro fattorie.
Altri termini che designano i guerrieri hanno poco a che fare con l’ambito militare vero e proprio. Il germanico
*haliþ-, *haluþ, da cui l’anglosassone
hæle, hæleð, lo svedese
hjälte e il tedesco
Held pare indicasse anch’esso l’uomo libero, mentre per il norreno hjaldr il significato “battaglia” risulta scarsamente attestato.
Anche il tedesco
Recke “guerriero”, “cavaliere errante”, “eroe” non pare aver avuto a che fare originariamente con la sfera militare.
L’alto-tedesco medio
recke significa propriamente “bandito”, “fuggiasco”, “girovago”. Stesso significato mostrano avere l’anglosassone
wrecca e l’alto-tedesco antico
recko. Il sostantivo va col verbo tedesco
rächen “vendicare” (cfr. gotico
wrikan, norreno
reka, anglosassone
wrecan, alto-tedesco antico
rehhan, con lo stesso significato).
Evidentemente si intende qualcuno che combatte singolarmente, per vendetta o per altro. E’ un termine tuttavia che designa un individuo collocato ai margini della società.
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