Udan kanta makna donasto reitiai

Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 10:23 am

Udan kanta makna donasto reitiai
viewtopic.php?f=87&t=154

4) udan ???

sto bocaboło o voxe el o ła se cata ente xvare eiscrision votive a Este, so łamene o bandete o lastre e so ciòdi o stiłi :


iscrision so lamena o bandeta o lastra:

Este 27:
[vza].n.vo.l[.tiio.n]mno.s.zona.s.tokela.x[--/
śa.i.nate.i.re.i.tiia.i.o.p[vo.]l[.]tiiole[no]
[vda]n vol[tion]mnos donasto ke lag[...?] S’ainatei reitiai op [vo]ltio le[no]

Este 31:
vza.n.zona.s.[to-------]φiiia/ko/.s.rc.i[.tiia.i.?-----]o[?]
vdan donas[to-------]biakos rei[tiai-----?]

Este 32:
vza.n.zona.s[.to]vhremavh/[r]ema.i.s.t[nare.i.]tiia.i 0. pvo.l.t/[iio]len[o]
vdan donas[to] frema f[r]emaist[na] rei]tiiai op volt[io] len[o]


iscrision sora on ciodo

Este 47:
vza.n.vhuxia.u.r.kle.i.na/re.i.tie.i.zona.s.to
vdan Fugia Urkleina Reiti(a)i donasto

Este 51:
vza.n.zona.s.tore.itia.i.vhetiana.o.tnia (opp. fetia naotnia)
vdan donasto reitiai fetiana otnia (opp. fetia naotnia)

Este 62:
vda.n. ka.n.ta m(a)kna dona.s.to re.i./tiia.i. (n. pro a. intelligitur)
-vdankantamaknadonastoreitiai-
vdan kanta makna donasto reitiai
(cfr. iscrizione Este 49 : kanta rumanna donasto Reitia)


.
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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » dom mar 30, 2014 8:06 pm

Forse a ghè on ligo co sto anbeto semantego çeltego:


Vol 2 - ESEMPI DI STRATIGRAFIA LESSICALE CELTICA
da paxena 537 a paxena 573

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6.5 Armi e guerra
...
3) Il nome celtico del «giuramento solenne» si sviluppa nell’ambito della radice PIE *ei- «andare» [IEW 295], e rappresenta quindi un’innovazione col significato probabile di «adito a un impegno di giuramento», probabilmente in un contesto militare: antico irlandese ōeth, antico gallico an-utonou, medio gallese an-udon «spergiuro»; di qui il gotico aiþs, antico islandese eiðr, anglosassone āþ antico sassone ēth, antico alto tedesco e tedesco Eid, danese svedese ed, nederlandese eed, inglese oath [Hubert 1987, vol. I, 66].

4.1.2. Religione

A diffusione panceltica
...
2) «Oracolo, profeta»: Celtico: dirla fāith «oracolo, profeta», medio irlandese fāth «profezia, causa», galese gwawd «poesia»; Germanico: gotico wōds «invasato, posseduto», antico islandese oðr, anglosassone wōd «idem», antico alto tedesco wuot «insanitus», antico islandese ēsa «essere furioso, folle», anglosassone wēdan, antico alto tedesco wuoten, idem», medio alto tedesco wuot, tedesco Wut, nederlandese woed «rabbia furiosa»; teonimi: antico islandese Oðinn, antico sassone anglosassone Wōden, antico alto tedesco Wuotan; antico isalandese. ōðr «poesia», anglosassone wōþ «canto, voce, poesia»; Latino vātēs [IEW 1113].
[fata]

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 3/uodh.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... to-239.jpg
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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » sab giu 07, 2014 4:07 pm

Da Le Origini della Cultura Europea del filologo Giovanni Semerano

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vas, vadis garante, «vador» obbligo qualcuno con «vadimonium», «vadatus» impegnato; «vadimonium» impegno : di pagare, obbligo.
Accadico (w)adû (accordo sancito con giuramento, ‘agreement’, ‘Eid’); wadû, ugaritico w’d (stabilire, ‘bestimmen’); «vadimonium» il dare cauzione; il secondo elemento «-monium» richiama la base corrispondente a accadico manûm, munnû (dare, assegnare, ‘to reckon against someone, to deliver, to count, to assign’), che si ritrova in «matrimonium».


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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... s-vadi.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... d-uidi.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... to-239.jpg


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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... tico-1.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... tico-2.jpg

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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » dom giu 15, 2014 8:22 pm

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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » dom giu 15, 2014 8:37 pm

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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » lun nov 17, 2014 7:07 pm

SANCO

http://www.treccani.it/enciclopedia/san ... a_Italiana)

Enciclopedia Italiana (1936) di Nicola Turchi

SANCO. - Divinità italica, del ciclo di Giove, garante del giuramento, il cui nome intero è Semo Sancus Dius Fidius. Semo richiama i Semones del carme arvalico e i semunu dell'iscrizione di Corfinio, con significato agricolo relativo alla semina; Sanctus è in rapporto con sancire e sanctus, indigitazione del dio in quanto è garante del giuramento;
Dius Fidius è un epiteto di Giove in quanto come divinità celeste è il custode dei giuramenti (cfr. Ζεύς πίστιος).

Sotto il nome di Fisos Sancios lo si ritrova anche nella religione degli Umbri (tavole eugubine che menzionano anche Iupater Sancios).
Per questa sua prerogativa di garante dei giuramenti venne in appresso posto in relazione anche con Ercole (cfr. la invocazione mehercle! accanto a me Dius Fidius!).

Sanco aveva in Roma un tempio sulla pendice orientale del Quirinale (collis Sanqualis: la porta locale del recinto serviano si chiamava appunto Sanqualis) dedicato nel 466 a. C. (la dedica cadeva il 5 giugno; cfr. Ovidio, Fasti, VI, 213 seg.), di cui sono note due particolarità rituali che bene si addicono a una divinità, del giuramento: aveva cioè una parte del tetto scoperchiata per la visione immediata del cielo; conservava nell'interno dei dischi di rame (orbes ænei) simbolo del disco solare e che ricordano l'analoga urfeta (=orbita) del rituale umbro. Nel tempio venivano custoditi i trattati.
Nell'orto attiguo alla chiesa di san Silvestro sul Quirinale si rinvennero epigrafi relative al dio.

La più importante (però di ignota provenienza, scoperta nel 1879) è incisa su una base che sosteneva una statua del dio in figura di Apollo (di tipo arcaico che richiama quello del Didimeo di Mileto scolpito da Kanachos, che doveva avere un fulmine nella sinistra) ed è dedicata "Semoni Sanco sancto deo Fidio" dalla "decuria sacerdotum bidentalium" (Corp. Inscr. Lat., VI, 30.994), collegio sacerdotale addetto alla disciplina fulgurale e che per ciò appunto aveva la custodia del tempio di quel dio "qui foedera fulmine sancit" (Verg., Aen., XII, 200). Statua e base si trovano ora nel Museo Vaticano.

Nell'Isola Tiberina si trovava un altro santuario del dio, noto per l'errata attribuzione che gli apologisti cristiani (Giustino, Apol., I, 26; Tertull., Apol., 13) fecero di esso a Simon Mago, tratti in inganno dall'iscrizione dedicatoria.
C. L. Visconti, in Studi e documenti di storia e diritto, II (1881), p. 105 seg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912; F. Altheim, Römische Religionsgeschichte, I, Berlino 1931; per la relazione tra Semo e i Semones, v. M. Nacinovich, Carmen Arvale, II, Roma 1934, p. 8 seg.; A. Platner, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929, p. 469 seg.

Esculapio e la medicina, nell’Isola Tiberina

http://www.accademiasalute.eu/wp-conten ... ulapio.pdf

...

Molti furono i santuari o “Asclepei” edificati in suo onore ed ancora più numerosi i luoghi di accoglienza per i malati che venivano preparati a ricevere i suoi medicamenti.
I primi “Asclepei” venivano costruiti, non a caso, in luoghi riparati dai venti, circondati da estesi boschi e sempre in prossimità di una fonte o di un pozzo di acque sorgive: caratteristiche che ben legano con l’idea di salubrità che quei luoghi dovevano possedere.
Solo più tardi si pensò di edificarli come veri e propri templi contornati da portici ed abitazioni che accogliessero gli ammalati.
I malati vi arrivavano dopo un vero e proprio pellegrinaggio e, prima di venir sottoposti ai segreti metodi di cura, volontariamente si sottoponevano a riti liturgici, preghiere, digiuni ed offerte sacrificali.

La medicina che Esculapio esercitava era completa e si fondava sulla guarigione non solo del corpo, ma anche dello spirito.

Il metodo di cura si basava sul “rito d’incubazione”.
“In-cubare” significa “giacere dentro un luogo sacro o tempio” e, quando si parla di tempio, ci si riferisce anche ad uno spazio intimo, segreto, da ricercare nel proprio cuore.
Questo procedimento, insieme alla taumaturgia ed all’ipnomagnetismo curativo era stato praticato, già da epoche antichissime, sia in Egitto che in India; in seguito fu utilizzato dagli Esseni del Mar Morto, da Gesù Cristo, dai suoi Apostoli e dai santi Cosma e Damiano.

I malati dopo essere stati sottoposti a quei riti di purificazione, passavano la notte nel tempio e qui cadevano in un sonno spontaneo (o provocato dai
sacerdoti stessi) durante il quale appariva loro Esculapio o i suoi messaggeri, con i suggerimenti per la cura da seguire.
Al mattino i Sacerdoti o Asclepiadi, interpretavano quei sogni enunciando la diagnosi ed i medicamenti necessari.

I numerosi “ex-voto” restituiti dagli scavi archeologici attestano l’autenticità di quelle guarigioni; spesso le iscrizioni indicano la ricetta della medicina
utilizzata mettendo in evidenza, per la semplicità della cura adottata, il mistero legato a quelle miracolose restituzioni di salute fisica e psichica.
I simboli adottati da Esculapio erano il bastone, il rotolo di libro, il fascio di papaveri, il gallo ed il serpente. Il rotolo di libro rappresenta la Legge Divina, la guida sicura da seguire;
i papaveri, simbolo del “sonno dello spirito”, recisi in modo da formare un bel fascio, diventano l’emblema di rinascita a nuova vita: esperienza ben espressa dalla figura del gallo, annunciatore del “nuovo giorno”.
Un significato particolare lo riveste il bastone con il serpente attorcigliato che Esculapio portava sempre con sé. Quel “sostegno” nodoso e possente diventò ben presto il sicuro emblema di cura e soccorso adottatoper contraddistinguere la vera Medicina.
Nell’antichità per Medicina s’intendeva la “Medicina Aurea”, rimedio che guarisce tutte le infermità del corpo e dell’anima, intesa come “dono” che Dio elargisce a chi ne è degno. I Filosofi ermetici attribuirono a quest’Arte la proprietà di ogni guarigione e ringiovanimento: il vero medico era l’Artista che dà inizio alle fatiche d’Ercole per portare a compimento la Grande Opera alchemica o Medicina Aurea.

Si dice che Esculapio risolvesse le malattie utilizzando tutte le risorse fisiche e metafisiche da lui acquisite e che lo facesse con leggeri toccamenti sulle parti malate del paziente, alitando poi su di queste. In breve tempo divenne talmente eccellente nell’“arte medica”da metterla a profitto dell’umanità, tanto da riuscire a riportare in vita il giovane Ippolito, figlio di Teseo: tutto il suo potere sembrava risiedere in quel serpente avvolto sul suo bastone (tirso o Caduceo)
emblema adottato poi dalle farmacie di tutta Europa.

Il serpente, simbolo di insidia e seduzione operata dall’illusione cosmica (l’Uroboros dei Greci) in questo contesto diventa l’emblema di morte e di rigenerazione spirituale, aiuto insostituibile per poter esercitare la vera Medicina.
Nell’antica Grecia la fama di Esculapio risultò talmente grande, da far pensare che bastasse dormire in un santuario a lui consacrato per guarire da ogni malattia e fu proprio dietro a questa notorietà che anche Roma volle legare l’Isola Tiberina alle prodigiose qualità mediche della sua persona.
Secondo la tradizione romana il Tempio di Esculapio fu costruito dove già ne esisteva un altro, dedicato a Vediovis. Nel mito, il dio Vediovis, era assimilato ad Apollo, dio del Sole, della medicina e di tutte le arti, quindi il fatto di festeggiare Esculapio nello stesso giorno, consacrava maggiormente la sua grandezza di Medico.
I l Te m p i o s o rg eva n e l l a p a r t e meridionale dell’Isola vicino ad una fonte; ai suoi lati era stato edificato un portico destinato all’accoglienza dei malati e dei pellegrini, infine nella parte settentrionale si trovavano tre piccoli santuari dedicati a divinità che avevano a che vedere con il mondo agreste e con l’osservanza di giuramenti e promesse divine.
...
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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » lun apr 20, 2015 9:25 am

???

Codici longobardi-łesego xerman.pdf

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... hxVEk/edit

Quaderni del Dipartimento di Linguistica - Università di Firenze 9 (1998/99): 191-240 GERMANISMI EDITI E INEDITI NEL CODICE DIPLOMATICO LONGOBARDO: ANTICIPI DA UNO SPOGLIO INTEGRALE E COMMENTATO DI FONTI LATINE IN VISTA DI UN TESORO LONGOBARDO*
Giovanna PRINCI BRACCINI
...
40. wadia (32) ‘pegno’ (guadiam [16], uadia [1], uadiam [1], uuadia [7], uuadiam [4], vvadia [2], wadiam [1]).
88. wadiare ‘offrire un pegno’.
[p. 269a] « GUADIA. Pignus, salarium. Alias Wadia, et Wadium, quod vide.
Guadia autem juxta vocabular. priscum Latino-Anglic. interpretatur, debita consuetudo, seu constitutio: Angl. a Customs. Atque inde, Guadiare pro constituere, vel guadiam, edere. ».
[p. 317b-318a] « INVADIARE, Longobardis INWADIARE. Oppignerare […]
Longobardis Wadia; pignus, fidejussio. Inde vadiare, invadiare, convadiare, revadiare, id est, repignerare, seu a vadio recolligere; subvadiare, i. post vel latenter vadiare. Vide Inwadiare.[…] ».
[p. 318b] « INWADIARE. Oppignerare. Gall. Engager. Longob. Lib. 1. Tit. 14. l.
10 [= …]. Si liber homo aliquod damnum cuilibet fecerit, pro quo plenam compositionem facere non valeat: semet ipsum inwadiare studeat usque dum plenam compositionem adimpleat. Et l. 10 […]. --- semet ipsum per wadium in servitio Principis tradat. […] Vide Invadiare ».
[p. 561a] « WADIO, as. Pignoro. Item wadia et Wadium, et Wadimonia frequentia omnia in legibus barbaricis. Vadium, pignus, vadimonium, alias Guadium. De his vide Prateum, Hotomannum, feudistas, Lindenbrog etc. ».
È passata sotto silenzio la forma volgare , anche dell’antico inglese (wedd ‘pegno’, weddian ‘contrattare, promettere’) nonché nell’inglese moderno e si tace pure dell’etimo del francese gage e engager dalla base germanica degli stessi mediolatini wadium e inwadiare: ma forse è chiedere troppo a Spelman, tanto più che siamo alla parte del Glossarium da lui non direttamente curata per la stampa. 94 Cfr.
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Re: Udan kanta makna donasto reitiai

Messaggioda Berto » lun apr 20, 2015 9:37 am

???

Spirtoaƚetà da ƚa pristoria, shamaneixmo e coxmołoja shamana
viewtopic.php?f=24&t=19

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 4/udan.jpg
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